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L'intervista
Andrea Vitali:
A domanda… risponde!
Andrea Vitali è un gentile signore con il quale è un vero piacere parlare del mestiere di scrivere. Una persona di altri
tempi, che scrive storie all’apparenza semplici con un tocco di piacevole ironia, piene di personaggi che ci riportano
alla memoria i nostri nonni ed usanze e tradizioni di cui, purtroppo, oggi stiamo perdendo la memoria. Lo abbiamo
incontrato a Legnano durante la presentazione di uno dei suoi ultimi lavori e ne è nata una piacevole chiaccherata
che vi riportiamo qui di seguito.
Partiamo dal suo ultimo libro, edito da Garzanti “Un uomo in
mutande” con il ritorno del mitico Maresciallo Ernesto Maccadò…
Nel frattempo ne è uscito un altro “Nessuno scrive al federale“ dove
è ancora presente Maccadò ed è una storia necessaria a completare
un paio di cose lasciate in sospeso ne “Un uomo in mutande“: vale a
dire l’attesa di un figlio da parte di Maristella, e di un marito da parte
di Fusagna Carpignati. Oltre naturalmente a concludere una serie di
vicende ambientate negli anni venti, gli anni dell’arrivo di Maccadò
e signora sulle rive del lago di Como con i conseguenti problemi di
adattamento al nuovo ambiente.
Nei suoi libri colpisce molto l’ambientazione e la semplicità
delle storie raccontate che però con sottile arguzia ed ironia
riescono sempre a catturare l’attenzione del lettore...
L’ambientazione, sia storica sia paesaggistica, è fondamentale per
avere un territorio sicuro e conosciuto che reca sostanza alla storia.
Lo stesso discorso vale per l’ironia, abituale pratica che esercito
principalmente su me stesso, che permette così di mantenere
un tono di lievità nel delineare i personaggi e le loro vicende. La
semplicità delle storie deriva dalla mia curiosità per quelle vicende
che appartengono alla categoria della “vita in provincia“ dove
peraltro, stante l’unicità del “mondo piccolo“, si intrecciano tra di
loro, ingarbugliandosi. Ed è così che nascono le pseudo indagini
del maresciallo Maccadò, permettendogli così di conoscere sempre
meglio luoghi e genti.
Allo scoppio della recente pandemia è ritornato a fare il medico
ed ha abbandonato momentaneamente
la scrittura: una scelta
ammirevole e coraggiosa...
Doverosa direi visto che ogni tanto nella
vita bisogna fare qualcosa di serio!
A parte ciò non mi sono posto dubbi
di sorta nel mettermi a disposizione per
dare una mano anche, se tengo a sottolineare,
che ben altro e ben di più hanno
fatto i colleghi che hanno lavorato
sul territorio e negli ospedali. In ogni
caso, visto che questa dannata pandemia
continua a perseguitarci, mi ritengo
e sono tuttora ancora a disposizione.
Parliamo ora dei suoi personaggi.
Lasciano il segno ed entrano subito
nella memoria profonda del lettore.
Da cosa prende spunto per poterli
creare?
In genere tendo a immaginarli partendo
da qualche piccolo particolare notato.
Può essere un naso, una maniera
insolita di muovere le mani oppure di
parlare. Particolare sui quali insisto scrivendo
senza aggiungere troppo altro affinché il lettore abbia la
più ampia libertà di immaginare a suo piacimento. Valga per tutti
ancora il Maccadò che non ho mai descritto compiutamente ma
accennato con i suoi mezzi sorrisi o le frasi secche quando parla
con qualche gerarchetto.
Possiamo dire che la vita quieta della provincia, lontano dalla
frenesia delle grandi città, è fonte prolifica di storie da cui
trarre ispirazione?
Forse oggi non più così tanto come negli anni passati considerato
lo spopolamento, la scomparsa di certe tradizioni o di momenti
topici nella vita della comunità. Più fertili sono gli anni che fanno
da cornice alle mie storie poiché allora la gente che popolava i
paese cercava e creava la “vita“ all’interno anziché di sconfinare.
Insomma gli effetti della cosiddetta globalizzazione si fanno sentire
anche qui.
Quali dei suoi lavori le piacerebbe vedere realizzato come
film o fiction televisiva?
Direi tra i tanti “Viva più che mai“ per la ragione che rispetto alle
altre, oltre al solito aspetto ironico e divertito, c’è anche un “filino“
di giallo che fa da contraltare.
Ultima domanda: come intitoliamo questa intervista?
Trovare un bel titolo è una delle cose più difficili. ma pensando al
Maccadò direi: A domanda risponde.
di Fabio Villa
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