Dialogo, Musica, Effetti: il Suono nell'Audiovisivo
di Simone Corelli, Stefano Mainetti, Gilberto Martinelli Il volume tratta in modo approfondito il suono nell’audiovisivo nei suoi aspetti tecnici ed espressivi, principalmente per film e documentari. I tre autori, noti professionisti del settore, affrontano sia i lati produttivi che postproduttivi, fino all'ascolto dello spettatore, trattando anche la musica per film. Il saggio è impreziosito da una dettagliata cronologia sull'avanzamento scientifico e tecnologico correlato al suono, e da grafiche e fotografie originali. E' un'opera per esperti ma anche per appassionati e studenti di cinema. La prefazione è di Claudio Strinati. Lambda Edizioni, 2021
di Simone Corelli, Stefano Mainetti, Gilberto Martinelli
Il volume tratta in modo approfondito il suono nell’audiovisivo nei suoi aspetti tecnici ed espressivi,
principalmente per film e documentari. I tre autori, noti professionisti del settore, affrontano sia i lati produttivi che postproduttivi, fino all'ascolto dello spettatore, trattando anche la musica per film. Il
saggio è impreziosito da una dettagliata cronologia sull'avanzamento scientifico e tecnologico correlato al suono, e da grafiche e fotografie originali. E' un'opera per esperti ma anche per appassionati e studenti di cinema. La prefazione è di Claudio Strinati.
Lambda Edizioni, 2021
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Capitolo 22
Sistemi d’ascolto
Figura 22.1: Per compensare la ridotta sensibilità dell’orecchio
umano alle frequenze più gravi e scongiurare la
saturazione, il sistema d’ascolto dedicato al canale LFE è
impostato in modo che riproduca 10 dB più forte rispetto
ad un ipotetico canale frontale di estensione ideale.
22.1 Ascolto al cinematografo
Nella forma più diffusa il suono cinematografico odierno
è caratterizzato da un sistema d’ascolto a tre (più
raramente cinque) canali frontali posti immediatamente
dietro al telone di proiezione, con i centri d’emissione
posti a due terzi dell’altezza complessiva del fotogramma
proiettato, dato che quasi sempre è l’altezza dove
compare la testa di chi parla, o nei primi piani gli
occhi, elementi su cui si concentra l’attenzione dello
spettatore.
Sempre frontalmente è posto, di solito in basso a
centro-destra, un ingombrante diffusore dedicato agli
effetti a bassa frequenza (LFE, Low Frequency Effect),
ossia ai suoni sotto al centinaio di hertz necessitanti
di particolare potenza: sono garantiti infatti 10 dB
in più rispetto agli altri canali frontali a compensazione
della scarsa sensibilità dell’orecchio umano a tali
frequenze. Talvolta i subwoofer possono essere due o
più per pareggiare la risposta in diverse posizioni d’ascolto,
riducendo le disomogeneità dovute alle onde
stazionarie.
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Lateralmente e posteriormente una serie di altoparlanti
circonda gli spettatori per immergerli nell’azione.
Tali altoparlanti sono pilotabili da due segnali indipendenti,
detti surround sinistro e surround destro, anche se
la complessità sta crescendo, per esempio prevedendo
quattro gruppi di altoparlanti invece di due (split surround),
detti surround laterali e surround posteriori di
sinistra e destra, per un ascolto in 7.1.
Il livello d’ascolto in teoria è standardizzato allineando
i 20 dB digitali 1 con gli 85 dB di pressione acustica
(livello Dolby 7) ma è un parametro sotto il controllo del
proiezionista, che per esempio potrebbe voler compensare
la variazione di acustica della sala in funzione della
quantità di pubblico. Dopo il 2010 si è purtroppo innescato
l’equivalente della loudness war musicale anche
nel cinema, così che l’attenuazione effettuata dai proiezionisti
in presenza di film particolarmente aggressivi
ha portato alcuni fonici di mix a compensare quest’azione
incidendo ad un livello maggiore, dando il via
ad una rincorsa suicida in cui ovviamente non possono
che vincere i proiezionisti, che possono attenuare senza
Pagine dimostrative
a bassa qualità "Dialoghi, Musica, Effetti:
il Suono nell'Audiovisivo"
si Corelli, Mainetti, Martinelli
Lambda Edizioni 2021
limiti, e perdere gli spettatori, cui rimane una dinamica
assai ridotta ed un suono conseguentemente schiacciato
contro il “soffitto” degli 0 dB digitali. Per disinnescare
questo fenomeno i fonici di mix dovrebbero smettere di
prevedere il comportamento dei proiezionisti.
Sono anche standardizzate le curve di equalizzazione,
i tempi di riverberazione e altre caratteristiche della sala,
rendendo così molto uniforme l’esperienza d’ascolto
tra i cinematografi di tutto il mondo, specie se conformi
alle ancor più stringenti specifiche di qualità THX oa
quelle definite dal sistema Dolby Atmos.
Le sale di missaggio dove viene finalizzato il suono
dei film ricalcano le caratteristiche dei cinematografi
destinati al pubblico, per avere la garanzia di una resa
conforme a quella prodotta. E’ da osservare che mentre
nelle sale mix la zona ottimale d’ascolto è di pochi metri
1 Stiamo semplificando. Attualmente si usa un rumore rosa limitato
in banda audio di livello RMS pari a quello di una sinusoide di
18.21 dB FS di picco, e sono coinvolti effetti psicoacustici relativi
alla dimensione ed all’acustica della sala.