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MAP - Magazine Alumni Politecnico di Milano #9 - PRIMAVERA 2021 - Perseverance Preview

Una preview dell'articolo sull'Alumnus Marco Dolci, e il suo lavoro con Perseverance, dal nuovo numero degli Alumni del Politecnico di MIlano.

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La rivista degli architetti, designer e ingegneri del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />

Numero 9 - Primavera <strong>2021</strong><br />

<strong>Politecnico</strong> in numeri: ranking internazionali e indagini occupazionali - Al <strong>Politecnico</strong> si stu<strong>di</strong>a anche come insegnare meglio - Cosa accade<br />

nelle molecole nell'interazione con la luce? - Chimica, e vita, circolare <strong>di</strong> Gianvito Vilé - Mettiamo alla prova il mondo: reportage dai laboratori<br />

del Poli - Un algoritmo pilota a In<strong>di</strong>anapolis - Dal laboratorio all'impresa: come nasce una spin-off - Progress in research: la ricerca contro<br />

il coronavirus e quella a alto impatto sociale finanziata con il 5 per mille - Girls@Polimi, le borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o - Accordo tra il ministero<br />

delle infrastrutture dei trasporti e <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> - Virkill, il tessuto che protegge dai virus - Per mari politecnici: la prima barca al<br />

mondo stampata in 3D e l'Internet of Things per le vele del futuro - Il <strong>Politecnico</strong> su Marte: l'Alumnus che ha progettato il sotto-sistema<br />

robotico <strong>di</strong> <strong>Perseverance</strong> - Diario dalla Silicon Valley - Made in Polimi: museo a campus aperto - Il nuovo campo sportivo Giuriati - Il nuovo<br />

Campus <strong>di</strong> Architettura - Su strade future: il simulatore <strong>di</strong> guida dl <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> - Una giornata nell'ufficio degli Oggetti Rinvenuti<br />

1


6<br />

NEL MONDO<br />

STORIE DA UN ALTRO PIANETA:<br />

CON I PIEDI SULLA TERRA,<br />

LA TESTA SU MARTE<br />

E IL CUORE NEL LANCIO<br />

NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS<br />

66


L’Alumnus Marco Dolci, responsabile della matematica<br />

del sotto-sistema robotico del rover <strong>Perseverance</strong>,<br />

ci racconta com’è essere “uno dei mille” del progetto Mars2020.<br />

E com’è vivere in <strong>di</strong>fferita tra Terra e Marte<br />

<strong>di</strong> Irene Zreick<br />

Segui gli<br />

aggiornamenti <strong>di</strong><br />

<strong>Perseverance</strong> su<br />

Instagram<br />

NASA/JPL-Caltech<br />

67


NEL MONDO<br />

6<br />

Il progetto Mars2020 inizia a prendere<br />

forma nel 2012, dopo l’atterraggio, o meglio,<br />

l’ammartaggio, del rover Curiosity. Ci sono<br />

voluti quasi <strong>di</strong>eci anni per perfezionare<br />

il design, fare calcoli, proiezioni, test e<br />

partorire, alla fine, il rover <strong>Perseverance</strong>,<br />

ammartato lo scorso 18 febbraio.<br />

“Partorire” è un termine che racconta sia<br />

le <strong>di</strong>fficoltà che il grande coinvolgimento<br />

<strong>di</strong> chi ci lavora ogni giorno. «Dalla bozza<br />

iniziale, fino a poter toccare il rover con<br />

le mani e vedere che funziona come ci<br />

si aspetta… è come prendersi cura <strong>di</strong> un<br />

bambino che cresce», ci racconta Marco<br />

Dolci, ingegnere e Alumnus del <strong>Politecnico</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, uno dei 1.000 ingegneri,<br />

scienziati e ricercatori che hanno<br />

contribuito a dar vita a <strong>Perseverance</strong>.<br />

«Come genitori, nella sua avventura noi<br />

siamo sempre lì per lui, che però segue la<br />

sua strada e va lontano. È un parallelismo<br />

che vale anche nell’apprezzamento<br />

al dettaglio delle piccole cose che<br />

<strong>Perseverance</strong> fa, ogni giorno. Tra i<br />

giornalisti e nella società c’è sempre la<br />

tendenza a chiederci quale sia la sua<br />

ultima grande scoperta; ma per gente che<br />

ci lavora ogni giorno da quasi 10 anni, ogni<br />

passetto che fa è un evento grande: <strong>di</strong>etro<br />

c’è il lavoro <strong>di</strong> tante persone che ci hanno<br />

pensato, che ci hanno fatto innumerevoli<br />

test, che non hanno dormito, affinché<br />

quel singolo passo fosse possibile».<br />

Marco è “uno dei 1.000” da cinque anni,<br />

come ingegnere dei sistemi robotici, un<br />

ruolo che gli ha permesso <strong>di</strong> seguire da<br />

vicino le varie fasi dell’evoluzione del<br />

rover. Da lui ci siamo fatti raccontare<br />

la missione Mars2020 e gli obiettivi del<br />

piccolo grande <strong>Perseverance</strong>. «È prima <strong>di</strong><br />

tutto una missione <strong>di</strong> esplorazione del<br />

suolo marziano e ha quattro obiettivi<br />

fondamentali. Il primo e più imme<strong>di</strong>ato<br />

è lo stu<strong>di</strong>o della geologia marziana»,<br />

spiega Dolci. <strong>Perseverance</strong> è una specie<br />

<strong>di</strong> geologo robotico e stu<strong>di</strong>a le rocce e<br />

le proprietà minerali del suolo marziano,<br />

su scale che vanno da 1 metro a 1 mm <strong>di</strong><br />

grandezza. Il secondo obiettivo tocca una<br />

delle gran<strong>di</strong> domande dell’astrobiologia:<br />

«Noi sappiamo che Marte, dal punto <strong>di</strong><br />

vista dell’evoluzione planetaria, fino a<br />

3 miliar<strong>di</strong> e mezzo <strong>di</strong> anni fa era molto<br />

simile alla Terra. Poi è successo qualcosa,<br />

un evento che non conosciamo, che<br />

lo ha trasformato in quello che è oggi,<br />

ma non sappiamo se in quel momento<br />

Marte ospitasse vita né se, in mancanza<br />

<strong>di</strong> quell’evento, l’evoluzione sarebbe<br />

proseguita in modo simile a come è<br />

accaduto sulla Terra». <strong>Perseverance</strong><br />

cercherà <strong>di</strong> far luce su questo con analisi<br />

<strong>di</strong> suolo a bordo del rover, per capire<br />

se il pianeta, in un certo punto del<br />

suo passato, poteva rappresentare un<br />

ambiente favorevole a ospitare vita. Un<br />

altro compito importante <strong>di</strong> <strong>Perseverance</strong><br />

è la raccolta <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> suolo, roccia<br />

e atmosfera per una eventuale futura<br />

missione <strong>di</strong> «Mars sample return: il cui<br />

obiettivo sarebbe quello <strong>di</strong> poter riportare<br />

questi campioni sulla Terra per poterli<br />

analizzare. Sarebbe un evento scientifico<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssimo livello internazionale e<br />

rappresenterebbe una svolta negli stu<strong>di</strong><br />

per capire se Marte potesse ospitare<br />

la vita». E infine, pensando ancora più<br />

in grande, <strong>Perseverance</strong> è su Marte<br />

anche per preparare l’esplorazione<br />

umana: sono previsti infatti alcuni<br />

esperimenti specifici che permetteranno<br />

<strong>di</strong> capire se sia possibile utilizzare<br />

risorse marziane per rendere il pianeta<br />

più abitabile per un’eventuale missione<br />

con “veri esseri umani a bordo”.<br />

In questo momento «<strong>Perseverance</strong> sta<br />

bene», ci conferma Dolci. Le attività del<br />

rover possono essere seguite (quasi) in<br />

<strong>di</strong>retta sui canali della NASA, che ne dà<br />

aggiornamenti ora per ora su Instagram<br />

Dolci si occupa del sotto-sistema<br />

robotico del rover e, in particolare, dei<br />

due manipolatori, il braccio robotico<br />

esterno e quello interno. Il design è molto<br />

simile a quello <strong>di</strong> Curiosity (un design<br />

collaudato aiuta a minimizzare i rischi)<br />

ma ci sono alcune importanti <strong>di</strong>fferenze.<br />

NASA/JPL-Caltech/MSSS/ASU<br />

68


Il sotto-sistema robotico <strong>di</strong> <strong>Perseverance</strong>,<br />

progettato da Dolci, è il più complesso<br />

mai mandato dall’uomo al <strong>di</strong> là dell’orbita<br />

terrestre per poter esplorare il sistema<br />

solare. «È composto da due parti», ci<br />

spiega l’ingegnere, «una parte è il braccio<br />

robotico <strong>di</strong> circa 2 metri, che porta,<br />

sull’estremità, una torretta con strumenti<br />

scientifici per le analisi e una trivella per<br />

raccogliere campioni. Una volta che il<br />

campione è raccolto, il braccio si piega<br />

verso il rover e deposita il campione<br />

nella “pancia” <strong>di</strong> <strong>Perseverance</strong>. All’interno<br />

del rover c’è un altro braccio robotico<br />

che prende il campione, lo inserisce in<br />

un tubo, lo esamina e lo mette al sicuro,<br />

con l’idea <strong>di</strong> lasciarlo sul suolo marziano<br />

per un’eventuale futura missione <strong>di</strong><br />

recupero». Marco ha seguito il progetto<br />

dalla fase <strong>di</strong> test, verification e validation<br />

fino al lancio e anche adesso, nella fase<br />

<strong>di</strong> operations: «sviluppo la matematica, la<br />

applico al software e valuto come questo<br />

interagisce con l’hardware, cioè con tutto<br />

il sistema». Il suo compito, dunque, è<br />

stato quello <strong>di</strong> supervisionare la crescita<br />

armoniosa del sistema, tenendo conto<br />

dell’hardware, del software, dei dati<br />

<strong>di</strong> avionica, e far sì che «tutto venisse<br />

costruito in maniera ragionevole» tenendo<br />

conto <strong>di</strong> tutti i fattori in gioco. Dolci ci<br />

spiega che la maggiore criticità in questo<br />

tipo <strong>di</strong> impresa è che non possiamo<br />

controllare l’ambiente nel quale il rover<br />

andrà ad operate una volta arrivato a<br />

destinazione. «Chiamiamo questo tipo <strong>di</strong><br />

variabili “incognite nascoste”. Dobbiamo<br />

far sì che il sistema possa sopravvivere<br />

e operare in modo affidabile anche<br />

se le con<strong>di</strong>zioni al contorno variano<br />

e questa è una grande sfida. Non c’è<br />

una soluzione già preconfezionata,<br />

la dobbiamo costruire noi».<br />

Com’è una “giornata tipo” nella vita<br />

<strong>di</strong> <strong>Perseverance</strong> e dei “suoi 1.000”?<br />

«Noi viviamo sulla Terra», ci spiega<br />

pazientemente Dolci, «ma lavoriamo sul<br />

tempo <strong>di</strong> Marte. E questo crea qualche<br />

effetto collaterale nelle nostre vite,<br />

perché il giorno, su Marte, dura 25 ore.<br />

Quin<strong>di</strong> ogni giorno il nostro orario <strong>di</strong><br />

entrata al lavoro sfasa <strong>di</strong> un’ora. All’inizio<br />

del mese iniziamo alle 8, il giorno dopo<br />

alle 9 e così via. Ci sono giorni in cui si<br />

comincia alle 2 <strong>di</strong> notte!» Questo per<br />

seguire e ottimizzare il tempo del rover<br />

su Marte, che lavora durante il dì, e <strong>di</strong><br />

notte si riposa (o meglio, si ricarica).<br />

«Qui, a NASA-JPL CalTech, “oggi” e<br />

“domani” si <strong>di</strong>cono in modo <strong>di</strong>verso a<br />

seconda che intendano il giorno terrestre<br />

o quello marziano. Il giorno marziano<br />

si chiama “sol”. Quin<strong>di</strong>, se per “oggi<br />

sulla Terra” <strong>di</strong>ciamo “today”, quando ci<br />

riferiamo a Marte <strong>di</strong>ciamo “tosol”. Per <strong>di</strong>re<br />

“domani” usiamo “tomorrow” e “solorrow”.<br />

«La maggiore<br />

criticità in questo tipo<br />

<strong>di</strong> impresa è che non<br />

possiamo controllare<br />

l’ambiente nel<br />

quale il rover<br />

andrà ad operare<br />

una volta arrivato<br />

a destinazione.<br />

Chiamiamo<br />

questo tipo <strong>di</strong><br />

variabili “incognite<br />

nascoste”»<br />

69


6<br />

NEL MONDO<br />

NASA/JPL-Caltech<br />

NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS<br />

70


Può creare un po’ <strong>di</strong> confusione… anche<br />

se oggi è molto più facile, non servono più<br />

calendari e orologi, abbiamo le app che<br />

sincronizzano tutte le operazioni».<br />

Questi primi mesi <strong>di</strong> missione vengono<br />

detti <strong>di</strong> “commissioning”. Servono per<br />

valutare che il rover funzioni bene<br />

nell’ambiente, prima <strong>di</strong> iniziare la<br />

missione <strong>di</strong> esplorazione vera e propria.<br />

«Ogni sera, prima <strong>di</strong> andare a dormire,<br />

<strong>Perseverance</strong> ci manda tutti i dati relativi<br />

alle attività della giornata. Mentre lui<br />

dorme, noi analizziamo questi dati e gli<br />

<strong>di</strong>amo la sequenza <strong>di</strong> cose che fare per il<br />

giorno dopo». Questi dati vengono inviati<br />

a Terra attraverso la Deep Space Network,<br />

l’unico sistema al mondo che permetta<br />

<strong>di</strong> ricevere informazioni e controllare gli<br />

spacecrafts oltre l’orbita lunare. È costituita<br />

da 3 gran<strong>di</strong> antenne dal <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 70<br />

m che si trovano in Australia, in Spagna<br />

e in California, in modo da fornire<br />

sempre un punto attracco per i dati che<br />

vengono inviati in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dalla posizione relativa alla Terra. I<br />

dati convergono a NASA-JPL CalTech,<br />

che controlla la Deep Space Network.<br />

«<strong>Perseverance</strong> è atterrato in un cratere<br />

che si chiama Jezero, che sembra essere<br />

un antico lago. Sul bordo del cratere<br />

c’è un delta che pare proprio essere<br />

la foce <strong>di</strong> un fiume. Alla fine della fase<br />

<strong>di</strong> commissioning, per i successivi 2<br />

anni terrestri, <strong>Perseverance</strong> realizzerà<br />

la sua missione esplorativa vera e<br />

propria, che consiste nel risalire il<br />

letto <strong>di</strong> questo fiume. E poi… chissà!».<br />

Ma non è solo il futuro lontano a<br />

nascondere incognite. «Tutti i giorni<br />

affronto problemi che non so come<br />

risolvere e che nessuno ha mai risolto<br />

prima: non esistono libri <strong>di</strong> testo. Il<br />

motto <strong>di</strong> NASA-JPL CalTech è “Dare<br />

Mighty Things”, cioè “osate cose gran<strong>di</strong>”.<br />

È il nostro approccio alle sfide, ma è un<br />

approccio che ha ra<strong>di</strong>ci molto umane: noi<br />

siamo esploratori, dobbiamo lanciare,<br />

dobbiamo andare dove nessuno è mai<br />

andato, dobbiamo andare, conoscere,<br />

esplorare. Lavoriamo a problemi che<br />

nessuno ha mai risolto e il punto è che<br />

noi dobbiamo risolverli. Dobbiamo<br />

trovare una soluzione e <strong>di</strong>mostrare che è<br />

robusta e affidabile, che funziona anche<br />

se le circostanze cambiano». A NASA-<br />

JPL CalTech lavorano circa 6.000 persone<br />

<strong>di</strong>vise in due gran<strong>di</strong> aree, una che si<br />

occupa <strong>di</strong> ricerca pura, l’altra <strong>di</strong> flight<br />

projects, come <strong>Perseverance</strong>, Curiosity,<br />

Cassini–Huygens e molti altri. «Io seguo<br />

progetti <strong>di</strong> volo», racconta Dolci, «ed è<br />

un ambiente molto <strong>di</strong>namico, eccitante,<br />

febbrile perché bisogna lanciare. BISOGNA<br />

LANCIARE!!! Tutto quello che facciamo è<br />

per poter lanciare. D’altra parte, per poter<br />

lanciare, dobbiamo <strong>di</strong>mostrare che quello<br />

che noi pensiamo sia giusto. È sempre<br />

una sfida e la affrontiamo con una<br />

buona dose <strong>di</strong> paranoia ingegneristica,<br />

ponendoci in maniera critica rispetto<br />

al problema, col desiderio <strong>di</strong> imparare<br />

e fare sempre meglio. Può esserci tanta<br />

tensione nei momenti più delicati, come<br />

i test che devono validare i modelli o,<br />

naturalmente, come l’atterraggio <strong>di</strong> un<br />

rover, ma li affrontiamo con la fiducia nei<br />

colleghi, che hanno fatto del loro meglio,<br />

e in un sistema <strong>di</strong> revisioni e assistenza<br />

che aiuta a minimizzare gli errori.<br />

Anche nei momenti in cui io non sono<br />

coinvolto <strong>di</strong>rettamente, come l’atterraggio<br />

appunto, so che i miei colleghi stanno sul<br />

problema esattamente come farei io».<br />

Ma da dove è partito il lancio <strong>di</strong> Marco<br />

Dolci verso quest’avventura spaziale?<br />

Dolci si laurea in fisica all’Università<br />

Statale <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> (sia laurea triennale<br />

che magistrale). Dopo<strong>di</strong>ché gli offrono<br />

la possibilità <strong>di</strong> fare un dottorato in<br />

astrofisica. «Ma io ho sempre avuto il<br />

desiderio <strong>di</strong> un’unità <strong>di</strong> conoscenza<br />

tra scienza e tecnologia in ambito<br />

spaziale, così ho deciso <strong>di</strong> iscrivermi<br />

al <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> per prendere<br />

un’altra laurea magistrale in Ingegneria<br />

Spaziale», racconta. «Proprio in quel<br />

periodo partecipai a un concorso per<br />

studenti <strong>di</strong> ingegneria e fisica italiani,<br />

sponsorizzato da ASI e ISSNAF. Il premio<br />

era andare 2 mesi in un centro <strong>di</strong><br />

ricerca nordamericano a scelta. Lo vinsi.<br />

Volevo andare a NASA-JPL CalTech. Non<br />

sapevo niente, non sapevo neanche<br />

dove fosse, era in California ma per me<br />

poteva essere in cima a un ghiacciaio<br />

dell’Alaska: io volevo andare lì perché è il<br />

centro mon<strong>di</strong>ale leader dell’esplorazione<br />

robotica del sistema solare e quin<strong>di</strong><br />

dell’intero universo. Ci rimasi un annetto,<br />

non due mesi, lavorando a missioni <strong>di</strong><br />

astrofisica <strong>di</strong> piccola e me<strong>di</strong>a stazza.<br />

Quando tornai in Italia, dopo la laurea al<br />

<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, iniziai un dottorato<br />

a Torino. Appena ho potuto, sono tornato<br />

a NASA-JPL CalTech e dopo intensi<br />

colloqui sono stato assunto. Tutto quello<br />

che ho fatto mi è servito per arrivare dove<br />

sono oggi. Quello che mi colpisce molto<br />

dell’approccio italiano, e in particolare del<br />

<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, è questa visione <strong>di</strong><br />

ingegneria <strong>di</strong> sistema. Ingegneria Spaziale<br />

è un’ingegneria <strong>di</strong> sistema, che prende il<br />

sistema spaziale e lo decompone dei vari<br />

sotto-sistemi. Ogni insegnamento è un<br />

approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un sotto-sistema e<br />

questo permette <strong>di</strong> avere una conoscenza<br />

globale molto approfon<strong>di</strong>ta e considerare<br />

il sistema nella sua interezza. L’approccio<br />

matematico che ho è dovuto agli stu<strong>di</strong><br />

fisici, ma io mi considero prima <strong>di</strong> tutto un<br />

ingegnere <strong>di</strong> sistemi: la mia vera natura è<br />

quella <strong>di</strong> essere un ingegnere che guarda<br />

al sistema nella sua interezza e cerca <strong>di</strong><br />

ottimizzarlo».<br />

MARCO DOLCI<br />

NASA-JPL Caltech Robotics<br />

Systems Engineer<br />

Alumnus Ingegneria Spaziale<br />

NASA/JPL-Caltech<br />

71


<strong>Alumni</strong>@polimi.it | www.alumni.polimi.it<br />

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