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NOMI DI BATTESIMO<br />
Leggo sempre con piacere e divertimento la rubrica di Stefano Cecchi,<br />
“Buongiorno Nazione”, sul mio quotidiano fiorentino. Mi ritrovo nei<br />
suoi commenti e li condivido. Anche lui non più ‘dell’erba d’oggi’, ma<br />
assai più giovane di me, si esprime con saggezza e arguzia, talvolta mi<br />
fornisce anche argomenti per la mia rubrichetta settimanale.<br />
La scorsa settimana riferiva di una notizia da Mosca. La Duma russa<br />
sta studiando una legge per vietare ai genitori russi di imporre nomi<br />
strani ai propri figli. Divertentissimo. Sarebbe un sollievo evitare che una<br />
bimba si porti dietro per una vita il nome di Skiler Eva (Canalis), un bimbo,<br />
Nathan Falco (Briatore), Oceano (Elkan), o altri nomi ‘bischeri’, come<br />
il Cecchi già li definiva in altri articoli di anni fa.<br />
È passata l’epoca delle Samantha, delle Deborah, delle Suellen, dei<br />
Jeiar e degli Yuri. Sono tornati di moda i bei nomi antichi: Giulia, Carolina,<br />
Caterina, Emma, Ginevra, Veronica, Giacomo, Riccardo, Giovanni.<br />
Quando nelle famiglie di un tempo nascevano tanti figli, mancava la<br />
fantasia. I bambini erano spesso battezzati col nome del santo del giorno<br />
e disgrazia se toccava a Cunegonda o a Frumezio. Spesso se la cavavano<br />
con i numeri. Ho una mia vecchia poesia in tema:<br />
Scorza di quercia<br />
Scorza di quercia le mani.<br />
Misuravan la vita con gli eventi,<br />
numeravano i figli al Sacro Fonte.<br />
‘Fu quell’anno che la grandine mitragliò la vigna’.<br />
‘Quel gruppo infame ci portò via Primetta’.<br />
‘Si mieteva quando nacque Ottavio<br />
e Terzo era partito per il fronte’.<br />
In un bicchier di vino, poppa de’ vecchi<br />
s’intingono i ricordi.