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bombardamenti
15
Mentre gli scoppi continuavano,
dopo pochi minuti
sopraggiunse anche la donna
prima svenuta, che gridava
perché i suoi parenti abitavano
lungo l’Aurelia, a Ponte
Ugione.
Cessato il bombardamento
uscirono all’aperto, pieni di
terra e di polvere. “Fuori
non vedemmo più sole, era
come all’imbrunire, le fiamme
alte centinaia di metri
si alzavano con un fumo
nero che aveva oscurato il
sole; tanti altri incendi divamparono
in più zone della
città, ma l’incendio della
raffineria fu il maggiore,
continuando a bruciare
per molti giorni”.
Tutto questo disastro e dolore
fu rappresentato nel bollettino
di guerra del Comando
Supremo n. 1099 del 29
maggio 1943 così: “... Livorno,
Foggia, la zona di Lucera
e località della Sicilia
sono state attaccate dall’aviazione
nemica con lancio
di bombe ed azioni di
mitragliamento. Rilevanti i
danni ad edifici pubblici e
fabbricati civili, con numerose
vittime, in Livorno”.
Il bollettino proseguiva parlando
di quattro apparecchi
abbattuti a Livorno e indicando
un numero di morti e feriti
di gran lunga inferiore alla
realtà.
Anche nelle democrazie, tra
coloro che scrivono, ci sono
bugiardi a pagamento, o per
quieto vivere, figuriamoci sotto
le dittature.
La città, avendo un porto importante,
un’ossatura industriale
notevole ed essendo
sede dell’Accademia Navale,
fu bombardata numerose
altre volte e Gastone Razzaguta
che, con la madre ammalata
e impossibilitata a
muoversi, fu costretto a rimanere
in città, ci descrisse,
commuovendoci, “lo spietato
assassino senz’occhi”.
Le immagini dei palazzi sventrati
e delle persone morte, lasciate
a terra, a Kiev, Mariupol,
Kharvik, Bucha, Kramatorsk
ecc., e la gente piangente,
in fuga dalla guerra,
con valigie e bambini per
mano, che le varie televisioni
passano 2 , ci fanno venire il
nodo alla gola e capire appieno
il dramma dei nostri genitori
e parenti che quei momenti
terribili hanno vissuto
sulla propria pelle nella seconda
guerra mondiale.
Quel 28 maggio tanta gente,
rimasta senza casa, fuggì da
Livorno verso Collinaia, Gabbro,
nel pisano, in lucchesia
ed altri sfollarono via via
dopo.
Terribile fu anche il bombardamento
del 28 giugno 1943.
In dieci minuti novantasette
aerei B 17 sganciarono sulla
città più di duecento tonnellate
di bombe con ancora tanti
morti e gravi danni alla zona
industriale, alla stazione ferroviaria
ecc.
Livorno continuò a essere
colpita dagli apparecchi americani
e inglesi, con i tedeschi
sabotatori, in ritirata, che si
misero minuziosamente all’opera
per lasciare ai nemici
solo macerie. Distrutti magazzini,
gru, binari, mentre le navi,
affondate, furono utilizzate
per impedire l’accesso al porto
mediceo e porto industriale.
Una Livorno spettrale,
dove si potevano vedere negli
edifici sventrati dalle bombe
segnali di vita familiare,
come armadi, letti, quadri
ecc.
Scriveva Gastone Razzaguta:
“Tragici avvenimenti
portaron via una Livorno
che tutti conoscemmo. Era
una città nella quale si viveva
bene, anche se non
proprio tutta bellissima e
comodissima. In quella
s’era nati, s’era cresciuti,
con la sua gente, con la
sua vita. Non si chiedeva
di meglio e ci s’era fatto il
nido. E ora non c’è più!
Una nuova città sorgerà
sicuramente, più comoda e
forse più bella, non certo
più amabile né più amata.
E sempre ripenseremo a
quell’altra…”. •
1
La villa era appartenuta alla granduchessa
Elisa Baciocchi, sorella di
Napoleone, che qui veniva durante
l’estate. V. LIVORNOnonstop
del febbraio 2017.
2
Al momento di andare in stampa
la guerra in Ucraina, purtroppo, è
ancora in corso.