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LNS Maggio 2022

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18 portualità

Capitaneria, già molto

modificata nel 1823 dall’architetto

Giovanni Pacini

(fig.4). Inoltre verranno promosse

molte altre importanti

trasformazioni su cui però

la relazione glissa, forse perché

ricollegabili più alla cantieristica

che alla vera e propria

portualità, ma è opportuno

farne almeno un accenno.

L’ingegnere Tommaso Mati

tra il 1864 e il 1866 aveva costruito

il bacino di carenaggio

e, ai danni del forte di

Porta Murata in gran parte

abbattuto, era stata aperta

una vasta darsena, ampliando

quella già in funzione nel

Sei-Settecento. Essa verrà

presto acquisita dagli Orlando

per stabilirvi i loro cantieri

di navi da guerra e mercantili;

inoltre, a partire dal 1906,

vi si aggiungerà il cantiere

Gallinari, allora specializzato

in cutter, jole e piccole imbarcazioni.

Fig. 7 - Ponte girevole.

Per collegare al porto Mediceo

la nuova e vecchia darsena,

ancora attiva nell’area

dei Quattro Mori al punto da

rischiare di recare danni allo

storico monumento e da richiederne

l’arretramento

(1888) furono eseguiti lavori

di grande portata che modificarono

sensibilmente tutta

l’area interessata.

Il collegamento via terra tra

porto e darsena vecchia, fino

ad allora garantito da una

chiatta che prestava servizio

continuato, fu risolto riducendone

l’area con la costruzione

del ponte a schiena d’asino

comunemente detto “dei

sospiri” (1872) progettato dall’ingegnere

Olinto Paradossi,

il cui nome dovette essere

spesso rammentato da tutti i

barrocciai e trasportatori che

avevano necessità di affrontarlo

in salita e con non minore

impegno in discesa, finché

nel 1888 il Comune provvide

ad adeguarlo al suolo,

creando due luci in luogo dell’unica

precedente (fig.5).

Sotto il ponte avveniva anche

il collegamento d’acqua tra

le due darsene, continuando

ad utilizzarsi il precedente canale

dei Francesi (1799).

In asse con la via Vittorio

Emanuele, la nuova strada

che passava sul ponte si indirizzava

verso due infrastrutture

di servizio adibite a

barriera daziaria (terminate

nel 1874), per concludersi –

o iniziare – allo scalo emiciclico

dell’Andana degli Anelli.

Si realizzava così un chiaro

esempio prospettico di città

che penetra nel porto e viceversa

(fig.6).

La nuova darsena fu invece

collegata al Mediceo grazie

all’impiego di un elegante

ponte di ferro “girante”, come

si diceva all’epoca (fig.7).

Ma i lavori di ammodernamento

delle infrastrutture

portuarie eseguiti nel secolo

XIX non si conclusero qui.

L’articolo del prossimo mese

si soffermerà sulla realizzazione

del Mandraccio e del Deposito

Franco, affrontando poi

le prime importanti iniziative realizzate

nel nuovo secolo. •

(1 - continua)

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