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18 portualità
Capitaneria, già molto
modificata nel 1823 dall’architetto
Giovanni Pacini
(fig.4). Inoltre verranno promosse
molte altre importanti
trasformazioni su cui però
la relazione glissa, forse perché
ricollegabili più alla cantieristica
che alla vera e propria
portualità, ma è opportuno
farne almeno un accenno.
L’ingegnere Tommaso Mati
tra il 1864 e il 1866 aveva costruito
il bacino di carenaggio
e, ai danni del forte di
Porta Murata in gran parte
abbattuto, era stata aperta
una vasta darsena, ampliando
quella già in funzione nel
Sei-Settecento. Essa verrà
presto acquisita dagli Orlando
per stabilirvi i loro cantieri
di navi da guerra e mercantili;
inoltre, a partire dal 1906,
vi si aggiungerà il cantiere
Gallinari, allora specializzato
in cutter, jole e piccole imbarcazioni.
Fig. 7 - Ponte girevole.
Per collegare al porto Mediceo
la nuova e vecchia darsena,
ancora attiva nell’area
dei Quattro Mori al punto da
rischiare di recare danni allo
storico monumento e da richiederne
l’arretramento
(1888) furono eseguiti lavori
di grande portata che modificarono
sensibilmente tutta
l’area interessata.
Il collegamento via terra tra
porto e darsena vecchia, fino
ad allora garantito da una
chiatta che prestava servizio
continuato, fu risolto riducendone
l’area con la costruzione
del ponte a schiena d’asino
comunemente detto “dei
sospiri” (1872) progettato dall’ingegnere
Olinto Paradossi,
il cui nome dovette essere
spesso rammentato da tutti i
barrocciai e trasportatori che
avevano necessità di affrontarlo
in salita e con non minore
impegno in discesa, finché
nel 1888 il Comune provvide
ad adeguarlo al suolo,
creando due luci in luogo dell’unica
precedente (fig.5).
Sotto il ponte avveniva anche
il collegamento d’acqua tra
le due darsene, continuando
ad utilizzarsi il precedente canale
dei Francesi (1799).
In asse con la via Vittorio
Emanuele, la nuova strada
che passava sul ponte si indirizzava
verso due infrastrutture
di servizio adibite a
barriera daziaria (terminate
nel 1874), per concludersi –
o iniziare – allo scalo emiciclico
dell’Andana degli Anelli.
Si realizzava così un chiaro
esempio prospettico di città
che penetra nel porto e viceversa
(fig.6).
La nuova darsena fu invece
collegata al Mediceo grazie
all’impiego di un elegante
ponte di ferro “girante”, come
si diceva all’epoca (fig.7).
Ma i lavori di ammodernamento
delle infrastrutture
portuarie eseguiti nel secolo
XIX non si conclusero qui.
L’articolo del prossimo mese
si soffermerà sulla realizzazione
del Mandraccio e del Deposito
Franco, affrontando poi
le prime importanti iniziative realizzate
nel nuovo secolo. •
(1 - continua)