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LNS Maggio 2022

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mostre

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IN MOSTRA AL MUSEO DELLA CITTÀ FINO AL 10 LUGLIO

Alla scoperta di Victore Grubicy

Grande amico del nostro Benvenuto Benvenuti

Probabilmente

oggi il

nome di

Vittore

Grubicy

De Dragon

non

dice molto al grande pubblico,

eppure questo personaggio

nato a Milano nel 1851 da

un barone ungherese e una

nobildonna lombarda, ebbe

un’influenza notevolissima

sullo sviluppo dell’arte italiana

a cavallo tra Otto e Novecento.

La sua cultura cosmopolita,

la sua lucida capacità

critica, gli stretti rapporti

allacciati con i principali

artisti dell’epoca, ne fecero

un autentico protagonista

della scena artistica. Il Grubicy

fu infatti mercante d’arte,

mecenate, critico e pittore,

esercitando ognuno di

questi ruoli con straordinaria

personalità e autonomia intellettuale.

Alla sua figura ed ai diversi

ambiti culturali nei quali si trovò

ad operare è dedicata la

mostra: “Vittore Grubicy De

Dragon. Un intellettuale –

artista e la sua eredità.

Aperture internazionali tra

Divisionismo e Simbolismo”,

a cura di Sergio Rebora

e Aurora Scotti, inauguratasi

lo scorso 8 Aprile e

aperta fino al 10 Luglio al

Museo della Città di Livorno.

Una rassegna ampia e

articolata in ben nove sezioni

che accanto a numerosi dipinti

e disegni dello stesso

Grubicy provenienti da collezioni

private ma anche da

di Mario Michelucci

importanti istituzioni pubbliche

- in primis la “Fondazione

Livorno” - propone opere

dei più grandi maestri del

Divisionismo italiano, da Gaetano

Previati a Giovanni

Segantini, da Angelo Morbelli

ad Achille Tominetti.

Accanto a questi gli “scapigliati”

Tranquillo Cremona,

Daniele Ranzoni e Luigi Conconi

ma anche artisti olandesi

come Anton Mauve, Bart

Bloommers e i fratelli Maris,

frequentati dal Grubicy durante

i suoi soggiorni nei Paesi

Bassi. In mostra anche

quadri dei labronici Benvenuto

Benvenuti e Adriano Baracchini-Caputi

che del Grubicy

furono fedeli seguaci.

L’esposizione è arricchita da

alcuni elementi d’arredo che

si trovavano nella residenza

milanese dell’artista, testimonianza

del suo interesse per

le arti applicate; una piccola

collezione di stampe giapponesi

documenta infine l’influenza

della cultura artistica

orientale sulla sua pittura.

Il debutto in arte di Vittore

Grubicy avvenne nel 1884,

dopo un decennale periodo di

attività come mercante d’arte,

svolta in società col fratello

Alberto, durante il quale

il nostro aveva frequentato

gallerie e case d’asta delle

principali capitali europee,

prima fra tutte Parigi. Il Grubicy

iniziò a dedicarsi dapprima

al disegno e poi alla pittura

in Olanda, dove si trattenne

tra il 1883 e il 1885, incoraggiato

dall’amico Anton

Mauve; eseguì i primi disegni

a Laren, una cittadina

Vittore Grubicy De Dragon: “Alla sorgente tiepida”, 1890-1901,

olio su tela, cm. 47 x 40,5 (G.A.M. Milano).

prossima ad Amsterdam, e i

primi studi a olio ad Anversa.

Tornato in Italia alla fine dell’anno

successivo, cominciò

a mettere in pratica le teorie

divisioniste che andavano affermandosi

in quegli anni e

del Divisionismo divenne uno

dei protagonisti, non solo

come interprete ma anche

come teorico, attraverso la

pubblicazione di saggi e articoli

sulle principali riviste

d’arte italiane. Parallelamente

continuò la sua attività di

commerciante e promotore

ottenendo incarichi prestigiosi

come quello di curatore della

sezione artistica della “Italian

Exibition” londinese nel 1888.

Il suo sostegno commerciale

e morale ai già citati pittori

divisionisti e della scapigliatura

milanese, la sua amicizia

con gli scultori Troubetzkoy

e Bistolfi, e più tardi

col direttore d’orchestra

Arturo Toscanini, ne fecero

senza dubbio un punto di riferimento

essenziale dell’ambiente

culturale lombardo

ma Vittore Grubicy ebbe

un ruolo di primo piano anche

nella diffusione del Divisionismo

a Livorno; tra i suoi

allievi figurano infatti Benvenuto

Benvenuti e Adriano

Baracchini-Caputi, due tra i

più validi interpreti della pennellata

divisa in ambito labronico

e toscano.

Benvenuti, che aveva avuto

modo di conoscere il Grubicy

a Livorno nel 1903, rimase

letteralmente folgorato da un

articolo pubblicato dallo

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