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mostre
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IN MOSTRA AL MUSEO DELLA CITTÀ FINO AL 10 LUGLIO
Alla scoperta di Victore Grubicy
Grande amico del nostro Benvenuto Benvenuti
Probabilmente
oggi il
nome di
Vittore
Grubicy
De Dragon
non
dice molto al grande pubblico,
eppure questo personaggio
nato a Milano nel 1851 da
un barone ungherese e una
nobildonna lombarda, ebbe
un’influenza notevolissima
sullo sviluppo dell’arte italiana
a cavallo tra Otto e Novecento.
La sua cultura cosmopolita,
la sua lucida capacità
critica, gli stretti rapporti
allacciati con i principali
artisti dell’epoca, ne fecero
un autentico protagonista
della scena artistica. Il Grubicy
fu infatti mercante d’arte,
mecenate, critico e pittore,
esercitando ognuno di
questi ruoli con straordinaria
personalità e autonomia intellettuale.
Alla sua figura ed ai diversi
ambiti culturali nei quali si trovò
ad operare è dedicata la
mostra: “Vittore Grubicy De
Dragon. Un intellettuale –
artista e la sua eredità.
Aperture internazionali tra
Divisionismo e Simbolismo”,
a cura di Sergio Rebora
e Aurora Scotti, inauguratasi
lo scorso 8 Aprile e
aperta fino al 10 Luglio al
Museo della Città di Livorno.
Una rassegna ampia e
articolata in ben nove sezioni
che accanto a numerosi dipinti
e disegni dello stesso
Grubicy provenienti da collezioni
private ma anche da
di Mario Michelucci
importanti istituzioni pubbliche
- in primis la “Fondazione
Livorno” - propone opere
dei più grandi maestri del
Divisionismo italiano, da Gaetano
Previati a Giovanni
Segantini, da Angelo Morbelli
ad Achille Tominetti.
Accanto a questi gli “scapigliati”
Tranquillo Cremona,
Daniele Ranzoni e Luigi Conconi
ma anche artisti olandesi
come Anton Mauve, Bart
Bloommers e i fratelli Maris,
frequentati dal Grubicy durante
i suoi soggiorni nei Paesi
Bassi. In mostra anche
quadri dei labronici Benvenuto
Benvenuti e Adriano Baracchini-Caputi
che del Grubicy
furono fedeli seguaci.
L’esposizione è arricchita da
alcuni elementi d’arredo che
si trovavano nella residenza
milanese dell’artista, testimonianza
del suo interesse per
le arti applicate; una piccola
collezione di stampe giapponesi
documenta infine l’influenza
della cultura artistica
orientale sulla sua pittura.
Il debutto in arte di Vittore
Grubicy avvenne nel 1884,
dopo un decennale periodo di
attività come mercante d’arte,
svolta in società col fratello
Alberto, durante il quale
il nostro aveva frequentato
gallerie e case d’asta delle
principali capitali europee,
prima fra tutte Parigi. Il Grubicy
iniziò a dedicarsi dapprima
al disegno e poi alla pittura
in Olanda, dove si trattenne
tra il 1883 e il 1885, incoraggiato
dall’amico Anton
Mauve; eseguì i primi disegni
a Laren, una cittadina
Vittore Grubicy De Dragon: “Alla sorgente tiepida”, 1890-1901,
olio su tela, cm. 47 x 40,5 (G.A.M. Milano).
prossima ad Amsterdam, e i
primi studi a olio ad Anversa.
Tornato in Italia alla fine dell’anno
successivo, cominciò
a mettere in pratica le teorie
divisioniste che andavano affermandosi
in quegli anni e
del Divisionismo divenne uno
dei protagonisti, non solo
come interprete ma anche
come teorico, attraverso la
pubblicazione di saggi e articoli
sulle principali riviste
d’arte italiane. Parallelamente
continuò la sua attività di
commerciante e promotore
ottenendo incarichi prestigiosi
come quello di curatore della
sezione artistica della “Italian
Exibition” londinese nel 1888.
Il suo sostegno commerciale
e morale ai già citati pittori
divisionisti e della scapigliatura
milanese, la sua amicizia
con gli scultori Troubetzkoy
e Bistolfi, e più tardi
col direttore d’orchestra
Arturo Toscanini, ne fecero
senza dubbio un punto di riferimento
essenziale dell’ambiente
culturale lombardo
ma Vittore Grubicy ebbe
un ruolo di primo piano anche
nella diffusione del Divisionismo
a Livorno; tra i suoi
allievi figurano infatti Benvenuto
Benvenuti e Adriano
Baracchini-Caputi, due tra i
più validi interpreti della pennellata
divisa in ambito labronico
e toscano.
Benvenuti, che aveva avuto
modo di conoscere il Grubicy
a Livorno nel 1903, rimase
letteralmente folgorato da un
articolo pubblicato dallo