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LNS Maggio 2022

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portualità

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Fig. 5 - Il ponte a una luce detto “dei sospiri”. Foto anteriore al

1888 con il monumento dei Quattro mori nella posizione

originale(a ridosso della Darsena)

fendere il porto dal maestrale

(fig.1). Ma prima per

importanza fra tutte le iniziative

granducali fu quella di edificare

la grandiosa diga curvilinea,

definita correntemente

“molo novo”, per distinguerla

dal “molo vecchio” realizzato

sotto Cosimo II de’

Medici (fig.2).

Leopoldo II affidò l’impresa

all’ingegnere francese Vittorio

Poirel che ne curò il progetto

e la realizzazione fu iniziata

nel 1853 e fu conclusa

in concomitanza con la fine

del Granducato nel 1859.

Costruita in larga misura coi

materiali di risulta provenienti

dall’abbattimento delle mura

seicentesche e di gran parte

delle strutture del lazzaretto

Fig. 6 - Prospettiva dallo Scalo dell’Andana degli Anelli fino a

tutta la via Grande.

di San Rocco, a coronamento

dei suoi 1818 m. (per il

Piombanti sono 1130) dispone

di due fari, in direzione

nord e sud. I relatori Orlando

e Padova la definiscono

“un’opera d’arte”, ma ne

constatano la scarsa utilità,

essendo sempre deserta di

navi e fuori da ogni attività di

traffico o di lavoro perché lo

specchio d’acqua, pur profondo

mediamente 11 m. (per

Piombanti sono 8,5 m.) quindi

quasi il triplo (o il doppio)

del porto Mediceo, è troppo

esposto ad onde e correnti.

Sembra che il Poirel avesse

previsto questo limite e che

avrebbe voluto ovviarvi collegando

la diga al Marzocco,

ma i costi e le vicende risorgimentali

ne impedirono la

realizzazione. Così la grandiosa

diga sarà utile, più che

allo sviluppo di un porto mercantile

nuovo, come era negli

auspici, “a coloro che voglion

fare una passeggiata

in mezzo al mare, e godere

la vista della sua vastità,

respirando un’aria

balsamica”, come si legge

nella Guida (1903) del canonico

Giuseppe Piombanti.

Per restare alle iniziative promosse

dall’ultimo granduca,

meno scenografica ma assai

più utile, anche in vista di futuri

sviluppi, fu la costruzione

della Stazione Marittima

e della sua prospiciente darsena,

realizzate con lo scopo

di semplificare le comunicazioni

tre mare e terra, tra navi

e ferrovia (fig.3). I lavori, affidati

all’ingegnere Giuseppe

Laschi, iniziarono nel 1856 e

l’inaugurazione, con la benedizione

del vescovo Gavi, avvenne

il 12 agosto 1858.

L’opera consisteva in una

darsena quadrilatera pensata

per imbarcazioni soprattutto

a vela e dotata di ampi depositi,

nel mezzo della quale

si ergeva una piccola costruzione,

poi in disuso, riservata

ai finanzieri. Sul lato di terra

fu innalzata la stazione, guarnita

con bozze di marmo, sede

degli uffici e collegata per strada

ferrata alla Leopolda di

Piazza San Marco.

Negli anni immediatamente

successivi all’Unità una prima

iniziativa riguardò il rialzo

ed il terrazzamento della

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