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portualità
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Fig. 5 - Il ponte a una luce detto “dei sospiri”. Foto anteriore al
1888 con il monumento dei Quattro mori nella posizione
originale(a ridosso della Darsena)
fendere il porto dal maestrale
(fig.1). Ma prima per
importanza fra tutte le iniziative
granducali fu quella di edificare
la grandiosa diga curvilinea,
definita correntemente
“molo novo”, per distinguerla
dal “molo vecchio” realizzato
sotto Cosimo II de’
Medici (fig.2).
Leopoldo II affidò l’impresa
all’ingegnere francese Vittorio
Poirel che ne curò il progetto
e la realizzazione fu iniziata
nel 1853 e fu conclusa
in concomitanza con la fine
del Granducato nel 1859.
Costruita in larga misura coi
materiali di risulta provenienti
dall’abbattimento delle mura
seicentesche e di gran parte
delle strutture del lazzaretto
Fig. 6 - Prospettiva dallo Scalo dell’Andana degli Anelli fino a
tutta la via Grande.
di San Rocco, a coronamento
dei suoi 1818 m. (per il
Piombanti sono 1130) dispone
di due fari, in direzione
nord e sud. I relatori Orlando
e Padova la definiscono
“un’opera d’arte”, ma ne
constatano la scarsa utilità,
essendo sempre deserta di
navi e fuori da ogni attività di
traffico o di lavoro perché lo
specchio d’acqua, pur profondo
mediamente 11 m. (per
Piombanti sono 8,5 m.) quindi
quasi il triplo (o il doppio)
del porto Mediceo, è troppo
esposto ad onde e correnti.
Sembra che il Poirel avesse
previsto questo limite e che
avrebbe voluto ovviarvi collegando
la diga al Marzocco,
ma i costi e le vicende risorgimentali
ne impedirono la
realizzazione. Così la grandiosa
diga sarà utile, più che
allo sviluppo di un porto mercantile
nuovo, come era negli
auspici, “a coloro che voglion
fare una passeggiata
in mezzo al mare, e godere
la vista della sua vastità,
respirando un’aria
balsamica”, come si legge
nella Guida (1903) del canonico
Giuseppe Piombanti.
Per restare alle iniziative promosse
dall’ultimo granduca,
meno scenografica ma assai
più utile, anche in vista di futuri
sviluppi, fu la costruzione
della Stazione Marittima
e della sua prospiciente darsena,
realizzate con lo scopo
di semplificare le comunicazioni
tre mare e terra, tra navi
e ferrovia (fig.3). I lavori, affidati
all’ingegnere Giuseppe
Laschi, iniziarono nel 1856 e
l’inaugurazione, con la benedizione
del vescovo Gavi, avvenne
il 12 agosto 1858.
L’opera consisteva in una
darsena quadrilatera pensata
per imbarcazioni soprattutto
a vela e dotata di ampi depositi,
nel mezzo della quale
si ergeva una piccola costruzione,
poi in disuso, riservata
ai finanzieri. Sul lato di terra
fu innalzata la stazione, guarnita
con bozze di marmo, sede
degli uffici e collegata per strada
ferrata alla Leopolda di
Piazza San Marco.
Negli anni immediatamente
successivi all’Unità una prima
iniziativa riguardò il rialzo
ed il terrazzamento della