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una bella scorpacciata; era
questo il pensiero che andava
in su e giù per la mia mente
mentre lei versava quella
piccola cascata gialla nella
pentola, un lieve rivolo d’oro
scintillante ai raggi del sole
che riempiva di luce la finestra
spalancata, mentre ero
impegnato a scuotere forte
forte la ventaglia davanti al
riquadro nero del camino, cercando
di far prendere bene il
carbone e dare vivacità al
fuoco che già, da sotto la pen-
bombardamenti
5
I ricordi di Otello Chelli e Luciano Canessa su quel tragico 28 Maggio 1943
Le bombe che spezzarono
il mio cuore di fanciullo
(bidam) - Pubblichiamo i ricordi di Otello Chelli e
Luciano Canessa sul distruttivo bombardamento di
Livorno del 28 maggio 1943 ad opera delle incursioni
aeree degli angloamericani. Una rievocazione
che, ahinoi, ci riporta alla tremenda attualità: scene
di morte, di distruzioni, di paura, di famiglie separate,
di bambini spaventati e allucinati. Speravamo di
apprendere e leggere tali tragedie solo nei libri di
storia, ma, da due mesi a questa parte, sono notizie
che fanno parte del (drammatico) quotidiano. Gli
orrori del passato, evidentemente, non ci hanno insegnato
niente!
Cogliamo l’occasione per fare gli auguri e complimentarci
con il buon Otello, scrittore, giornalista, cantore
unico del quartiere della Venezia e un ‘pezzo’
della vita politica della città, nonché mente storica,
che nelle scorse settimane, circondato dalla sua bella
e numerosa famiglia, ha festeggiato i suoi 89 anni,
con qualche acciacco, ma con uno spirito e una lucidità
da... ragazzino. Grande Otello!
Era una
splendida
giornata
di primavera
e
nel cielo
azzurro
non c’era nemmeno uno
straccio di nuvola, forse nel
pomeriggio avremmo fatto il
bagno sulla Spiaggetta dei
Calafati, alla Tura, sotto il
ponte spezzato, davanti alla
Fortezza Vecchia. Erano
momenti molto dolorosi per
me quelli dei giochi; Doretta,
la mia inseparabile compagna
di corse sui navicelli e sull’Erta
degli Arrisi’atori, non
c’era più, uccisa dalle bombe
che avevano distrutto la
stazione di Pisa. Mi mancava
terribilmente e ad ogni atto
compiuto precedentemente
con lei, gli occhi cominciavano
a pizzicarmi e le lacrime
formavano un velo che copriva
il mondo tutto attorno a
me.
Quel mattino io e i miei fratelli
Anna, Enio e Marisa, eravamo
assiepati davanti al camino
dove mamma preparava
la farinata gialla e con noi
c’erano altrettante bocche da
di Otello Chelli
Uno spaccato del quartiere di Venezia dopo i bombardamenti aerei sulla città.
sfamare, quelle dei figlioli di
Assunta, la madre di Cecco,
recatasi in Prefettura per
avere notizie del marito dato
per disperso in guerra.
Eh, sì, eravamo in guerra e i
sacrifici da fare moltissimi,
troppi, come se quelli della
nostra vita quotidiana di poveri
in canna non fossero già
a sufficienza. Comunque in
quel fatidico, maledetto mattino,
Mamma aveva portato
in casa un bel po’ di farina
gialla e così ne avremmo fatto
tola, faceva alzare al cielo un
nugolo di scintille.
D’un tratto sentimmo il suono
lugubre delle sirene, ma
non ci fecero paura, convinti
come tutti eravamo che gli
americani non avrebbero mai
bombardato la nostra città.
Chi diceva grazie a Padre
Saglietto, il nostro venerato
parroco, da tutti creduto il
confessore della Regina Elena
alla quale, secondo i più,
aveva chiesto di far risparmiare
Livorno dai suoi paren-