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BERNARD AUBERTIN territori di fuoco - Rosenberg

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Bernard Aubertin<br />

<strong>territori</strong> <strong>di</strong> <strong>fuoco</strong><br />

L’idea dell’assoluto, nel colore, nella tensione dell’arte, nel grado zero<br />

<strong>di</strong> annullamento del passato per formulazione del nuovo, certamente<br />

appassionava Aubertin dalla prima maturità.<br />

Una motivazione imperativa e perentoria, capace <strong>di</strong> sfidare le tra<strong>di</strong>zioni<br />

più ra<strong>di</strong>cate e le <strong>di</strong>scendenze più evolute, tanto sincera da abbracciare le<br />

avanguar<strong>di</strong>e della seconda metà del secolo.<br />

Un lavoro fondato sul pensiero, su concetti intransigenti che analizzavano il<br />

percorso dell’arte, l’estetica e il senso della vita.<br />

La soluzione formale era cammino d’impegno. Il rigore totale, la<br />

determinazione dello spazio e la suggestione dell’infinito. Il campo visivo e<br />

la proiezione evocativa.<br />

Poi venne il volume, primo in<strong>di</strong>ce del tempo, della materia, simbolo <strong>di</strong><br />

esistenza alterna e palpitante.<br />

Dettato da chio<strong>di</strong>, <strong>di</strong>segna luci e ombre, <strong>di</strong>namiche e staticità, suoni e<br />

silenzi. Nella vicissitu<strong>di</strong>ne tra piano e cuspi<strong>di</strong> risaltano il flusso delle cose e<br />

la metafora della vita. Tensioni acuminate e superfici <strong>di</strong> scorrimento. Come<br />

<strong>di</strong>re, citando gli antichi, che tutto passa, anche nelle avversità.<br />

I riferimenti alla classicità sono evidenti in Aubertin ma attingono all’ambito<br />

filosofico, non alla voce dell’arte.<br />

Fedele all’annullamento del passato, Aubertin ra<strong>di</strong>ca nel pensiero classico la<br />

continuità e la logica del percorso storico e adotta il <strong>fuoco</strong> quale elemento<br />

<strong>di</strong> vitalità a commisurazione del tempo.<br />

La bruciatura in apparenza determina un fatto compiuto, in<strong>di</strong>ca un momento<br />

concluso e preclude il <strong>di</strong>venire. Risuona sinonimo <strong>di</strong> fine e <strong>di</strong> inerte. Ma da<br />

questa soglia deve originare la riflessione e confutare l’implicito aspetto <strong>di</strong><br />

nullità fatiscente attribuito alla cosa consunta nella combustione.<br />

Si tratta <strong>di</strong> una convenzione, quasi semantica sociale, posta tra pregiu<strong>di</strong>zio e<br />

faciloneria. Insorge spontanea una connotazione, o etichetta, che attiva un<br />

senso <strong>di</strong> condanna e <strong>di</strong> rifiuto.<br />

La realtà invece offre <strong>di</strong>verse letture. Sia perché un’antica tra<strong>di</strong>zione<br />

ravvede nel <strong>fuoco</strong> la purificazione, sia perché sono molteplici le esperienze<br />

<strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> valori storici aggre<strong>di</strong>ti dalle fiamme.<br />

Le bruciature <strong>di</strong> Aubertin non sono fini a se stesse né tantomeno conducono<br />

all’estinzione della cosa. Sono autoritratto nel pensiero e nel principio<br />

Clau<strong>di</strong>o Rizzi<br />

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