In punta di sellino n. 4 - maggio 2024
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10 in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />
AMARCORD<br />
Oropa, la rimonta più bella <strong>di</strong> Pantani<br />
Ci fu la sfortuna, un salto <strong>di</strong> catena, il gioco <strong>di</strong> squadra dei compagni della Mercatone<br />
Uno e poi la rincorsa solitaria del Pirata per agguantare gli avversari uno a uno.<br />
Quest’anno il Giro ritornerà sulla salita resa celebre da quell’impresa<br />
30 <strong>maggio</strong> 1999: mancano 8,5 km al<br />
traguardo della quin<strong>di</strong>cesima tappa del<br />
Giro d’Italia, la Racconigi-Oropa. Accade<br />
l’imprevisto: Marco Pantani si ferma.<br />
Il gruppo sta affrontando la salita<br />
finale che porta verso il Santuario de<strong>di</strong>cato<br />
alla Madonna Nera. Il Pirata indossa<br />
la maglia rosa, ha messo da parte<br />
53’’ su Savoldelli e oltre un minuto<br />
su Gotti; l’intenzione è <strong>di</strong> incrementare<br />
il vantaggio. La salita è impegnativa,<br />
ma non particolarmente impervia.<br />
Pendenza me<strong>di</strong>a del 6,2%. Lunghezza<br />
nemmeno 12 km. Ci sono tratti <strong>di</strong> leggero<br />
falsopiano dove i corridori possono<br />
prendere fiato ed altri decisamente<br />
più impegnativi. La tappa, sulla carta,<br />
è favorevole alla maglia rosa. Ma quando<br />
meno te l’aspetti arriva la guigne, la<br />
sciagurata sfortuna, quella che Pantani<br />
ha incontrato più volte (incidenti, attraversamenti<br />
<strong>di</strong> gatti sulla strada, eccetera).<br />
Anche questa volta la malasorte è lì<br />
in agguato, vuole metterci lo zampino<br />
e fa niente se sei il corridore più forte<br />
del momento e gli avversari in salita li<br />
abbatti come birilli. Pantani va con un<br />
altro passo, ha un’altra cadenza. Pedala<br />
in modo <strong>di</strong>verso.<br />
“Attenzione, Pantani ha forato!”. La voce<br />
è quella <strong>di</strong> Adriano De Zan, lo storico<br />
telecronista della Rai. Sbaglia e viene<br />
corretto imme<strong>di</strong>atamente da Davide<br />
Cassani, la sua spalla tecnica al commento<br />
televisivo: “È un salto <strong>di</strong> catena”<br />
Il prosieguo della scena, fotogramma<br />
per fotogramma, sembra un film, un<br />
thriller, un manuale <strong>di</strong> strategia ciclistica,<br />
un’impresa unica, impossibile da replicare.<br />
Il treno della Mercatone Uno<br />
La Mercatone Uno si organizza: Velo e<br />
Borgheresi sono i primi ad attenderlo.<br />
La maglia rosa si mette nella loro scia.<br />
Poi anche Garzelli, Velo e Podenzana<br />
formano il treno della squadra che<br />
stantuffa per riportare Pantani nelle<br />
prime posizioni del gruppo. I compagni<br />
si sacrificano per il leader, Velo è l’ultimo<br />
a mollare, poi Pantani è da solo,<br />
da solo contro tutti. Davanti ci sono Jalabert,<br />
Miceli e Gotti. Il francese sale<br />
elegante con un paio <strong>di</strong> occhiali scuri e<br />
un cappellino <strong>di</strong> tela bianco. La strada<br />
spiana leggermente, i corridori fanno<br />
velocità e prendono un po’ <strong>di</strong> respiro.<br />
Quando ritorna la salita, la strada torna<br />
a essere alleata del Pirata. Pantani vede<br />
le sagome <strong>di</strong> Simoni e Savoldelli e<br />
si mette sulle loro scie. Davanti c’è Jalabert,<br />
che sfodera una sagoma da turista,<br />
stacca Gotti, il suo ritmo non è incontenibile,<br />
ma basta a fare la <strong>di</strong>fferenza.<br />
Pantani è ancora in<strong>di</strong>etro con il gruppetto<br />
<strong>di</strong> Savoldelli. Pochi minuti per riprendere<br />
fiato, poi <strong>di</strong> nuovo all’attacco.<br />
La <strong>di</strong>fesa gagliarda <strong>di</strong> Miceli<br />
Stacca i compagni all’inseguimento <strong>di</strong><br />
Gotti e Miceli. Nei tratti <strong>di</strong> falsopiano<br />
il Pirata respira, quando la strada s’impenna<br />
invece attacca, si alza sui pedali,<br />
l’espressione concentrata, un mondo<br />
a sé. Quando arriva sulla scia <strong>di</strong> Miceli<br />
e Gotti, riparte subito all’attacco. Il bergamasco<br />
pedala legnoso, la pedalata <strong>di</strong><br />
Marco è fluida e potente. Jalabert è lì,<br />
ad appena venti metri. Solo Miceli prova<br />
a stargli in scia, tutti gli altri arrancano.<br />
Quando Pantani arriva sui tubolari <strong>di</strong><br />
Jalabert, prova subito a dare uno strappo,<br />
il francese gli resiste a ruota, ma è<br />
un’illusione perché il romagnolo ha ancora<br />
energie da vendere. Si alza <strong>di</strong> nuovo<br />
sui pedali per l’affondo finale. Lo <strong>di</strong>stanzia<br />
a 3 km dall’arrivo, dandogli alla<br />
fine 20 secon<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco, raggranellati<br />
per la <strong>maggio</strong>r parte nel tratto più duro<br />
della salita. Pantani taglia il traguardo<br />
per primo, ma non solleva le braccia al<br />
cielo. Sembra talmente in trance da non<br />
aver realizzato <strong>di</strong> aver vinto.<br />
25 anni fa l’impresa<br />
Il 5 <strong>maggio</strong> <strong>2024</strong> saranno 25 anni dalla vittoria del 1999<br />
<strong>di</strong> Marco Pantani che dominò una tappa che sembrava<br />
persa rimontando tutto il gruppo dopo la caduta della<br />
catena. Oropa per l’occasione sarà anche la «montagna<br />
Pantani» del Giro.<br />
La corsa rosa renderà infatti o<strong>maggio</strong> al Pirata<br />
con la seconda tappa in programma<br />
domenica 5 <strong>maggio</strong>. Partenza da San Francesco<br />
al Campo, arrivo al Santuario <strong>di</strong> Oropa.<br />
Percorso facile nella prima parte e vallonato<br />
nel finale. Il punto decisivo della<br />
frazione sarà la salita che da Biella porta<br />
al santuario mariano, un luogo <strong>di</strong> profonda<br />
devozione per la presenza della statua della<br />
Madonna nera. Secondo la tra<strong>di</strong>zione, la<br />
statua venne portata da Sant’Eusebio dalla<br />
Palestina nel IV secolo d.C. mentre fuggiva dalla furia<br />
della persecuzione ariana; adoperandosi per la <strong>di</strong>ffusione<br />
della devozione mariana, Sant’Eusebio avrebbe<br />
nascosto la statua tra le rocce dove ora sorge la Cappella<br />
del Roc, costruita nella prima metà del<br />
Settecento dagli abitanti <strong>di</strong> Fontainemore,<br />
località valdostana ancora oggi fortemente<br />
legata al Santuario dall’antica processione<br />
che si snoda ogni cinque anni tra i monti<br />
che separano le due vallate.<br />
Durante i lavori <strong>di</strong> restauro eseguiti nei primi<br />
mesi del 2005 sono emerse sulla volta<br />
decorazioni risalenti al XVII secolo, caratterizzati<br />
da motivi floreali giallo ocra su campo<br />
<strong>di</strong> colore azzurro, recente scoperta <strong>di</strong> un<br />
passato che ha ancora misteri da svelare.