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In punta di sellino n. 4 - maggio 2024

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16<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

IN LIBRERIA<br />

Il ciclismo come un romanzo<br />

La corsa rosa è un affare per scrittori, gli unici capaci <strong>di</strong> raccontare le atmosfere<br />

oniriche <strong>di</strong> una fuga o gli incubi <strong>di</strong> una sconfitta: il talento <strong>di</strong> Buzzati,<br />

la verve affabulatrice <strong>di</strong> Ballestracci...<br />

Gino Cervi e Paolo Facchinetti<br />

IL GIRO D’ITALIA<br />

Strade storie oggetti <strong>di</strong> un mito<br />

Per immergersi nell’atmosfera della corsa<br />

rosa si suggerisce la lettura <strong>di</strong> un volume<br />

<strong>di</strong> Bolis E<strong>di</strong>zioni apparso nel 2009,<br />

ma ancora utile allo scopo: Il Giro d’Italia.<br />

Strade storie oggetti <strong>di</strong> un mito, a<br />

cura <strong>di</strong> Gino Cervi e Paolo Facchinetti<br />

e con una preziosa testimonianza <strong>di</strong> Felice<br />

Gimon<strong>di</strong> (1942-2019).<br />

<strong>In</strong> questo testo c’è un po’ <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong> ciò<br />

che occorre sapere: la storia, gli aneddoti,<br />

le parole-chiave (tornanti, sconfinamenti,<br />

pioggia, freddo e neve) e tante<br />

immagini a colori.<br />

AA.VV.<br />

CRONACHE DEL PRIMO GIRO D’ITALIA<br />

Cronache del primo Giro d’Italia <strong>di</strong><br />

Otto/Novecento raccoglie gli articoli<br />

apparsi sulla Gazzetta dello Sport<br />

dell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o della corsa rosa.<br />

L’introduzione <strong>di</strong> Ermanno Paccagnini,<br />

professore universitario e critico letterario,<br />

si sofferma sul linguaggio dei cronisti,<br />

degli inviati e degli scrittori mandati<br />

sulla strada a raccon tare le gesta dei<br />

corridori. Il fenomeno del Giro prende<br />

consistenza nel racconto scritto, fra eleganza<br />

<strong>di</strong> stile e cadute negli stereotipi<br />

del linguaggio giornalistico.<br />

IL SEGUITO DI JACK FRUSCIANTE<br />

Il vecchio Alex<br />

tornerà a pedalare<br />

Marco Ballestracci<br />

1961<br />

L’anno in cui vinse il fantasma <strong>di</strong> Coppi<br />

Marco Ballestracci racconta con il piglio<br />

del cantastorie il Giro d’Italia vinto<br />

da Arnaldo Pambianco nel 1961. Scritto<br />

in prima persona, in forma narrativa<br />

mischiando italiano e <strong>di</strong>aletto, l’autore<br />

ci accompagna fino al punto <strong>di</strong> vista del<br />

corridore, raccontando le tappe in presa<br />

<strong>di</strong>retta; non un campione, Pambianco,<br />

ma un bravo ciclista, un romagnolo<br />

che vinse fra lo stupore <strong>di</strong> tanti. <strong>In</strong> questo<br />

libro <strong>di</strong> E<strong>di</strong>ciclo l’autore mostra il ritratto<br />

collettivo <strong>di</strong> un ciclismo schietto,<br />

popolare e soprattutto orfano del grande<br />

Fausto Coppi, scomparso l’anno precedente.<br />

A settembre uscirà il seguito <strong>di</strong> Jack Frusciante è uscito dal gruppo (1974), un<br />

libro che, stampato inizialmente in sole 200 copie, <strong>di</strong>venne in poco tempo un<br />

best seller da due milioni <strong>di</strong> copie vendute. Improvvisamente, il suo autore, Enrico<br />

Brizzi, <strong>di</strong>venne il Salinger italiano e il suo Jack un “giovane Holden che vive<br />

a Bologna”. Vedremo così, per la gioia dei numerosi fan dell’autore, il suo personaggio<br />

sfrecciare ancora in bicicletta su e giù per i colli bolognesi o dovremo<br />

adattarci a una visione più accomodante? Brizzi, allora autore esor<strong>di</strong>ente, aveva<br />

appena 19 anni, amava la bici e anche oggi, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> trent’anni, non l’ha abbandonata.<br />

Lo scrittore, appassionato <strong>di</strong> ciclismo, per i suoi spostamenti quoti<strong>di</strong>ani<br />

si muove spesso in bicicletta.<br />

Dino Buzzati<br />

DINO BUZZATI AL GIRO D’ITALIA<br />

<strong>In</strong> qualsiasi libreria che si rispetti non<br />

può mancare un autore come Dino<br />

Buzzati e <strong>maggio</strong>r ragione in una raccolta<br />

<strong>di</strong> libri de<strong>di</strong>cati al ciclismo. Consigliamo<br />

vivamente la lettura <strong>di</strong> Dino<br />

Buzzati al Giro d’Italia (Oscar Mondadori),<br />

antologia postuma <strong>di</strong> articoli scritti<br />

dal giornalista per Il Corriere della<br />

Sera sul Giro del 1949 vissuto da inviato.<br />

Buzzati fu giornalista, scrittore ed anche<br />

pittore. Nel celeberrimo attacco<br />

che scrisse per il giornale il giorno della<br />

Cuneo - Pinerolo al Giro d’Italia 1949,<br />

Buzzati paragonò Coppi ad Achille e<br />

Bartali a Ettore. “Quando oggi, su per le<br />

terribili strade dell’Izoard, vedemmo Bartali<br />

che da solo inseguiva a rabbiose pedalate,<br />

tutto lordo <strong>di</strong> fango, gli angoli della<br />

bocca piegati in giù per la sofferenza<br />

dell’anima e del corpo – e Coppi era già<br />

passato da un pezzo, ormai stava arrampicando<br />

su per le estreme balze del valico<br />

– allora rinacque in noi, dopo trent’anni,<br />

un sentimento mai <strong>di</strong>menticato”.<br />

Per lo scrittore Il Giro d’Italia in bicicletta<br />

era come “una delle ultime città della<br />

fantasia, un caposaldo del romanticismo,<br />

asse<strong>di</strong>ato dalle squallide forze del progresso,<br />

e che rifiuta <strong>di</strong> arrendersi”. E i corridori<br />

erano visti come “cavalieri erranti<br />

che partono a una guerra senza terre da<br />

conquistare”.<br />

Siamo dalle parti de Il deserto dei tartari,<br />

celebre opera dello scrittore inventata<br />

durante le serate trascorse al Corriere<br />

della Sera, dove aveva l’incarico <strong>di</strong><br />

scrivere le notizie raccolte da altri.

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