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In punta di sellino n. 4 - maggio 2024

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8 in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

IL RECORD<br />

Miro Panizza, il campione operaio<br />

Detiene il record <strong>di</strong> partecipazioni al Giro d’Italia: ben 18 volte al via, per 9 volte<br />

si è classificato tra i primi <strong>di</strong>eci, ha vinto due tappe e indossato la maglia rosa<br />

per un’intera settimana. Quest'anno sarà una sfida a <strong>di</strong>stanza con Domenico Pozzovivo...<br />

Otto giugno 1967: il giovane neoprofessionista<br />

Miro Panizza da Fagnano<br />

Olona ha staccato tutti e nella bufera<br />

delle Tre Cime <strong>di</strong> Lavaredo si sta rivelando<br />

come il miglior scalatore del<br />

gruppo. <strong>In</strong>dossa la maglia della Vittadello,<br />

azienda <strong>di</strong> Fiesso d’Artico (Venezia)<br />

attiva nel settore tessile; i capitani<br />

sono Michele Dancelli e Aldo<br />

Moser. La sofferenza è in<strong>di</strong>cibile e il<br />

pubblico apprezza: urla, agita ombrelli,<br />

a tratti invade la carreggiata bagnata<br />

da copiosi fiocchi <strong>di</strong> neve. Panizza <strong>di</strong>grigna<br />

i denti e sta per coronare un sogno<br />

cullato da ragazzo. All’improvviso,<br />

però, in prossimità del traguardo, viene<br />

superato dai “padroni del vapore” e Gimon<strong>di</strong><br />

transita per primo sotto lo striscione<br />

dell’arrivo. Cos’è mai accaduto?<br />

Semplice: impietositi dalle con<strong>di</strong>zioni<br />

del meteo, i tifosi hanno cominciato<br />

a spingere i corridori, molti dei quali<br />

si sono anche attaccati alle auto e alle<br />

moto. Miro stava per vincere, senza<br />

spinte e traini.<br />

Al Giro d’Italia del 1980 fece vedere<br />

i sorci ver<strong>di</strong> a Bernard Hinault…<br />

Ma la giuria non si limita a penalizzare<br />

chi non è stato corretto: annulla la<br />

tappa, la 19° della 50° e<strong>di</strong>zione del Giro<br />

d’Italia. <strong>In</strong>izia così, nella rabbia e<br />

nel pianto, l’intenso rapporto <strong>di</strong> Wla<strong>di</strong>miro<br />

Panizza con la corsa rosa. Per<br />

un ventennio il piccolo corridore della<br />

Valle Olona è stato uno dei protagonisti<br />

più amati del Giro, un personaggio<br />

che Adriano De Zan amava invitare<br />

sul palco della Rai. Sapeva che con lui<br />

nulla era scontato: quasi sempre erano<br />

lacrime, spesso scaturiva una polemica.<br />

Perché Miro, passionale, generoso<br />

e istintivo come nessun altro, non le<br />

mandava mai a <strong>di</strong>re.<br />

Dal 1967 al 1985 Panizza ha partecipato<br />

a 18 e<strong>di</strong>zioni del Giro, per 9 volte<br />

si è classificato tra i primi <strong>di</strong>eci, ha vinto<br />

due tappe e indossato la maglia<br />

rosa per una settimana intera (6 tappe).<br />

Purtroppo non si presentò al via<br />

dell’e<strong>di</strong>zione 1968 perché in primavera<br />

venne investito da un camion, mentre<br />

i ritiri furono soltanto due, nel 1970 e<br />

nel 1981, causati da brutte cadute. Sono<br />

numeri irraggiungibili e non saranno<br />

mai più superati: il ciclismo moderno<br />

non consente simili performance.<br />

Proprio per questo un plauso enorme<br />

va in<strong>di</strong>rizzato a Domenico Pozzovivo,<br />

classe 1982, che imperterrito - nonostante<br />

terrificanti cadute e l’età che<br />

avanza - sta percorrendo i sentieri del<br />

Miro. <strong>In</strong> onore del quale, per due volte<br />

(nel ’74 e nel ’75), la carovana del Giro<br />

s’è fermata. La tappa transitava da Cassano<br />

Magnago e lì lo hanno aspettato<br />

al varco moglie, figlio, amici, tifosi,<br />

centinaia e centinaia <strong>di</strong> persone pronte<br />

ad applau<strong>di</strong>re. Miro era amatissimo per<br />

la sua tenacia. Era un combattente mai<br />

domo. Sapeva <strong>di</strong> non essere né Merckx<br />

né Hinault, ma nemmeno con loro rinunciava<br />

a incrociare le lame. Nel 1980<br />

il premio più bello: la maglia rosa, ottenuta<br />

marcando stretto proprio Hinault.<br />

A Roccaraso arrivarono loro due, al<br />

francese la tappa e a Miro la maglia,<br />

che però nessuno aveva previsto potesse<br />

conquistare proprio lui. E perciò la<br />

taglia giusta non c’era. Miro sprizzava<br />

<strong>di</strong> una felicità genuina e contagiosa. Sul<br />

palco, tra le lacrime, <strong>di</strong>sse a De Zan parole<br />

memorabili: “Sono riuscito a 35 anni<br />

a prendere la maglia rosa e per me è<br />

il sogno più bello che si è avverato. Sono<br />

contento così, domani posso anche perderla.<br />

Mio figlio mi <strong>di</strong>rà: no, non è vero,<br />

papà, non è vero. Proprio ieri mi aveva<br />

detto: t’ho visto, t’ho visto. Chissà se mi<br />

pren<strong>di</strong> la maglia rosa e adesso l’ho presa.<br />

Dovessi tenerla anche un giorno soltanto,<br />

adesso so che cos’è la felicità. Ho<br />

faticato, rischiato, sudato tanto in bicicletta:<br />

finalmente ce l’ho fatta”.<br />

Sempre nel “Giro”<br />

Dopo qualche giorno, a Sirmione, altro<br />

siparietto. De Zan organizzò una sorpresa<br />

e invitò sul palco la moglie Maria<br />

Rosa e il figlio Massimiliano. Per<br />

il buon Miro furono nuove lacrime. Il<br />

5 giugno, giorno del suo compleanno,<br />

la fine del sogno: lo Stelvio decretò la<br />

graduatoria finale del Giro e Hinault<br />

si inse<strong>di</strong>ò sul trono lasciando Panizza<br />

a un più che onorevole secondo posto.<br />

“Credevo <strong>di</strong> dover smettere - si lascia<br />

andare al microfono della Rai - adesso<br />

dovrò correre un altro anno”. E poi,<br />

sorprendendo De Zan e tutti gli ascoltatori:<br />

“Da domani devo pensare ad altro<br />

e dovrò de<strong>di</strong>carmi all’esame <strong>di</strong> terza<br />

me<strong>di</strong>a, che mi aspetta a giorni… devo<br />

stu<strong>di</strong>are… non si sa mai, un domani potrà<br />

servire, magari per un posto in banca”.<br />

<strong>In</strong> realtà, sfogata l’amarezza (dettata<br />

dalla fatica <strong>di</strong> una tappa durissima),<br />

Panizza si riconsegnò al suo consueto<br />

ottimismo e alla bicicletta. E corse altre<br />

cinque stagioni, ottenendo qualche<br />

bella vittoria. Conclusa la carriera è stato<br />

poi, per qualche anno, commissario<br />

degli arrivi <strong>di</strong> tappa. Lo si vedeva con<br />

paletta e fischietto a <strong>di</strong>sciplinare auto,<br />

moto e corridori. Poteva mai, il caro Miro,<br />

stare lontano dall’ambiente del Giro<br />

d’Italia? Sofferente <strong>di</strong> cuore, ci ha lasciati<br />

il 21 giugno 2002 a soli 57 anni.<br />

Il giorno dopo la Gazzetta dello Sport<br />

ha scritto: “Non era un fuoriclasse come<br />

Hinault, Moser o Saronni. Però era un<br />

uomo con la u maiuscola”.<br />

Lo scrittore Paolo Costa,<br />

autore dell'articolo<br />

Paolo Costa

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