numero zero

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ogni
traceur deve
imparare a
conoscersi
più possibile. Infatti, avere un’idea ben formata
di come si muove il nostro corpo nell’ambiente
(se volete approfondire questo argomento,
andate a documentarvi sul concetto di
“schema corporeo”) contribuirà ad evitare
possibili infortuni dovuti a cadute causate, per
esempio, da sbagliati appoggi degli arti o un
errato calcolo delle distanze.
- Cercare di non fare rumore negli atterraggi e
di.non piegare le gambe al di sotto dei 90°, in
quanto potrebbe lesionare legamenti e tendini
dell’articolazione del ginocchio.
- Ricercare una buona mobilità articolare
generale. Essere elastici in una giusta misura
aiuta a prevenire stiramenti e favorisce il
recupero tra le sedute di training.
- Cominciare ad allenarsi al massimo 3 volte a
settimana, con almeno un giorno di riposo fra
le sedute d’allenamento.
- Concludere ogni seduta con 10-20 minuti
di defaticamento. Esercizi aerobici a bassa
intensità (come camminare, o correre
molto lentamente), stretching ed esercizi di
respirazione aiuteranno il recupero fisico e a
rilassarsi dopo l’allenamento.
Il buon senso
Ovviamente, alcuni aspetti di queste linee
guida sono molto soggettivi.
Per fare solo un esempio, il tempo dedicato allo
sviluppo della mobilità articolare da praticanti
in giovane età sarà di gran lunga inferiore
rispetto a quello dedicato invece da traceur
adulti. Questo perché i primi sono molto più
elastici dei secondi, che invece hanno un
tono muscolare più sviluppato, sono
molto meno mobili e quindi molto più a rischio
di stiramenti. Ed è lo stesso per alcuni degli
altri punti.
Sta a ogni praticante l’interpretazione delle
linee guida secondo il proprio buon senso e
la conoscenza di se stessi. Bisogna imparare
a conoscere se stessi. Ma di questo, mi
sembra, ne abbiamo già parlato.