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NO TIZIARIO TRIMESTRALE DEL COMUNE DI RABBI

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Parlar (e scriver) Rabies<br />

Parte l’ambizioso progetto per creare un dizionario della nostra parlata<br />

Ogni anno nel mondo scompaiono, si estinguono, moltissime lingue e dialetti. Ed è un grande peccato,<br />

una grande perdita, perché la lingua che si parla è un fondamentale elemento della propria<br />

identità, del proprio modo di essere. E quando una lingua scompare vuol dire che insieme ad essa è<br />

scomparsa la cultura, la civiltà, nella quale tale lingua è nata e si è sviluppata.<br />

Globalizzazione è una parola fin troppo sfruttata, ma nel caso della scomparsa di lingue e civiltà minoritarie<br />

è proprio il caso di usarla: di fronte al potere economico e al bombardamento dei mezzi di<br />

comunicazione si tende a diventare tutti uguali, ad omologarsi a un modello molto semplice e basato<br />

sul consumo. Persino nei villaggi sperduti, fra la gente più povera del pianeta, arrivano le parabole tv,<br />

arriva la pubblicità… e alla fine scompaiono le culture più deboli.<br />

Per fortuna il nostro rabies non corre ovviamente questo rischio, visto che da noi lo usano regolarmente…<br />

pressoché tutti: giovani e anziani, donne e uomini, genitori e figli, anche piccoli, molto più<br />

dell’italiano. Il fatto che il rabies sia la prima lingua della nostra comunità non lo preserva però da tutti<br />

i “rischi”.<br />

Nessuna lingua viva è immobile, ma tende invece a trasformarsi nel tempo e questo è un fenomeno<br />

normale al quale sarebbe assurdo opporsi. Ma se i cambiamenti significano solo veloce impoverimento<br />

e semplice adesione ad altri modi di parlare… sarà forse il caso di fermarsi a riflettere.<br />

Il rabies che si parla oggi è già molto diverso e meno caratterizzato di quello che si parlava due o tre<br />

decenni fa. La tendenza è a renderlo sempre più simile al solandro o al trentino, da cui si importano<br />

pronuncia, sintassi, espressioni e vocaboli. A volte si fa ricorso anche all’italiano.<br />

Il risultato è che il rabies va perdendo, costantemente e velocemente, le proprie peculiarità e la propria<br />

ricchezza.<br />

Per questo ci siamo dati da fare per sviluppare, come peraltro avevamo promesso nel programma<br />

elettorale, una ricerca sul rabies che porti prima di tutto a raccogliere, fra quanto è stato registrato in<br />

passato (in vocabolari, tesi di laurea re studi) e direttamente sul territorio, il materiale che servirà a<br />

produrre un dizionario, anche digitale, ed eventualmente altre pubblicazioni.<br />

L’idea è quella di attivare un progetto che coinvolga più persone possibile, per farle partecipare ad<br />

un vivace gruppo di lavoro. Prima ancora di raccogliere ed “immagazzinare” la prima parola, dovremo<br />

però affrontare il problema di come scrivere il rabies, che non ha una propria ortografia. Bene, insieme<br />

la creeremo, con l’aiuto di un gruppo di studiosi che abbiamo già individuato.<br />

Poi ci sono le differenze tre le frazioni, a volte molto significative, e anche di queste bisognerà tenere<br />

conto. Fondamentale sarà infine la collaborazione degli anziani, in particolare le donne, perché proprio<br />

loro sono le naturali custodi dei vocaboli e dei modi di dire più “puri”.<br />

A fornire indicazioni tecniche e aiuto organizzativo sarà un gruppo di specialisti davvero molto qualificati<br />

ed esperti. È prevista infatti la costante supervisione da parte di docenti di linguistica dell’Università<br />

di Milano-Bicocca, di Vaasa (Finlandia), di ricercatori del progetto SPELL (Servisc de Planificazion y<br />

Elaborazion dl Lingaz Ladin) di Ortisei e di ingegneri informatici della società OpenLab di Firenze.<br />

Il supporto degli studiosi è una garanzia affinché le energie che i rabiesi metteranno in campo producano<br />

qualcosa di concreto, serio e ben fatto anche dal punto di vista scientifico.<br />

In pratica a breve, dopo aver definito con i tecnici le linee guida del progetto almeno nella sua fase<br />

iniziale, organizzeremo una prima riunione pubblica alla quale tutti saranno invitati.<br />

Ci auguriamo che questo progetto, aperto al contributo ed alle idee di tutti, stimoli l’interesse delle<br />

persone, così come della scuola e delle associazioni.<br />

È scontato che le giovani generazioni, per potersi realizzare pienamente nel lavoro e nella vita, debbano<br />

saper comunicare perfettamente in italiano e sarà opportuno che abbiano anche ottime capacità<br />

di esprimersi in inglese e in tedesco. Ma questo non vuol dire che debbano dimenticarsi il rabies.<br />

Anzi! Secondo noi la nostra parlata è un grande patrimonio, una ricchezza che va difesa e conservata.<br />

E proprio questo è l’obbiettivo del progetto che porteremo avanti insieme.<br />

Ettore Zanon<br />

<strong>RABBI</strong>nforma

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