quaderno sinodo VII.pdf - Diocesi Altamura - Gravina - Acquaviva ...
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dioceSi di<br />
A ltAmurA<br />
GrAvinA<br />
AcQuAvivA delle Fonti<br />
Quaderni<br />
del<br />
Sin do
SAluto del veScovo
Il Quaderno n. 7 non serve per la celebrazione del<br />
Sinodo, ma per la sua storia.<br />
In queste pagine, infatti, non ci sono piste di lavoro,<br />
ma istantanee di un grande evento che ne lasciano<br />
intravedere lo svolgimento, la profondità, le tappe, la<br />
risonanza mediatica.<br />
Al centro di questo <strong>quaderno</strong>, che conclude la serie<br />
dei fascicoli che hanno preparato e accompagnato le fasi<br />
sinodali, c’è il discorso del Santo Padre Benedetto XVI alla<br />
<strong>Diocesi</strong> nella storica udienza esclusiva del 2 luglio 2011.<br />
Il messaggio del Papa, infatti ha sintetizzato tutto<br />
l’itinerario delle riflessioni sinodali, imprimendo l’autorevole<br />
sigillo del magistero pontificio su tutto ciò che<br />
la nostra Chiesa, in ascolto dello Spirito, aveva riflettuto<br />
e codificato.<br />
Tutti gli altri contenuti del Quaderno n. 7 raccontano<br />
e testimoniano che il Sinodo non è stato solo un progetto,<br />
ma un’esperienza pasquale vissuta dalla nostra Chiesa,<br />
bisognosa di inoltrarsi in un cammino di speranza<br />
verso la terra promessa dell’instaurazione del Regno di<br />
Dio tra gli uomini.<br />
Giunti al traguardo di tutto il lavoro sinodale, sento il<br />
bisogno di esprimere la mia paterna, pastorale gratitudine<br />
a quanti, in qualunque modo, hanno contribuito a<br />
preparare e a celebrare il Sinodo nel pieno rispetto dei<br />
tempi e delle modalità previste dal Regolamento.<br />
Su tutti coloro che hanno collaborato e su quanti si<br />
serviranno del Libro del Sinodo scenda la benedizione<br />
del Signore.<br />
† Mario Paciello<br />
Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />
<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
5
IHS<br />
PRIMO SINODO PASTORALE DELLA DIOCESI DI ALTAMURA - GRAVINA - ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
• CRISTO VIA VERITÁ E VITA •<br />
2008 2011<br />
DIOCESI DI ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
1° SINODO PASTORALE DIOCESANO<br />
DECRETO DI APERTURA<br />
DELLE ASSEMBLEE SINODALI<br />
A tutti i fratelli e le sorelle, chiamati a vario titolo a partecipare personalmente<br />
alla prima, grande Assise Sinodale Diocesana, e a tutti i Figli di Dio che sono<br />
nella Chiesa di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti, in questo momento<br />
solenne della vita e della storia della <strong>Diocesi</strong>, mentre ci accingiamo, come gli<br />
Apostoli, a riunirci per metterci in ascolto di ciò che lo Spirito ha da dire alla<br />
nostra Chiesa (cfr Ap 1, 11), auguro di cuore “grazia e pace da Dio, Padre<br />
nostro, e dal Signore Nostro Gesù Cristo”. (Rm 1, 7).<br />
La parola ferma, rassicurante e confortatrice di Cristo “Io sono la via, la verità<br />
e la vita” (Gv 14, 6) che ha guidato i nostri passi nel cammino di rifl essione e<br />
di ricerca, iniziato dopo l’indizione del Sinodo, il 22 maggio 2008, ci accoglie<br />
e ci sostiene nella fase culminante dei lavori sinodali, perché la nostra Chiesa,<br />
in un tempo caratterizzato da smarrimento di pensiero e di principi etici, ma<br />
anche dal bisogno di ricerca e di speranza, possa essere faro elevato di verità<br />
e casa di salvezza.<br />
Durante la fase preparatoria ci siamo messi alla scuola del Concilio Vaticano<br />
II e del magistero nell’intento di rendere “Conciliare” il nostro modo di essere<br />
“Chiesa” e la nostra azione pastorale. Ora, dopo:<br />
• l’ampia consultazione svoltasi nelle parrocchie e in molte realtà<br />
ecclesiali;<br />
• il lavoro di sintesi delle risposte date ai questionari;<br />
• le diverse bozze dei lineamenti fatte dalle dodici commissioni<br />
preparatorie;<br />
• la rielaborazione fatta dalla segreteria generale del Sinodo per stilare<br />
lo “Strumento di Lavoro”;<br />
• la pubblicazione del Regolamento del Sinodo;<br />
• le nomine dei Delegati Sinodali,<br />
tutto è pronto per entrare nella terza fase del Sinodo, che si svolgerà in<br />
quattro sessioni, ognuna delle quali comprenderà tre sedute. Ogni seduta<br />
consisterà in tre giornate di riunioni.<br />
La solenne inaugurazione dell’Assemblea Sinodale si svolgerà nella nuova<br />
struttura polifunzionale del Santuario di Maria SS. del Buoncammino in<br />
<strong>Altamura</strong>, il 7 dicembre 2010, alle ore 18.00.<br />
I lavori sinodali avranno inizio il 10 dicembre 2010, alle ore 17.30, nell’aula<br />
allestita per la celebrazione del Sinodo, al secondo piano della Chiesa della<br />
Trasfi gurazione, in via Santeramo, ad <strong>Altamura</strong>.<br />
La Solenne Concelebrazione conclusiva del Sinodo si farà il 7 dicembre<br />
2011.<br />
L’anno delle Sessioni Sinodali deve essere, per tutte le comunità e per ogni<br />
fedele, un anno di preghiera, di revisione, di conversione, e di preparazione<br />
del cuore ad accogliere i decreti sinodali per viverli, osservarli ed insegnarli<br />
con rinnovata fedeltà.<br />
Il Sinodo è un dono di inestimabile valore dello Spirito alla nostra Chiesa.<br />
Ma ad ogni grande dono corrisponde una più grande responsabilità di<br />
valorizzarlo, per immettere un nuovo affl ato di unità, di comunione e di<br />
missione nella vela della nostra Chiesa locale.<br />
La Vergine Maria, Madre della Chiesa, e tutti i nostri Santi Protettori:<br />
intercedano perché siano perseveranti le nostre volontà e fruttuoso il nostro<br />
impegno.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 4 settembre 2010<br />
2010 - 7 DICEMBRE - 2011<br />
† Mario Paciello, Vescovo
interventi
IHS<br />
PRIMO SINODO PASTORALE DELLA DIOCESI DI ALTAMURA - GRAVINA - ACQUAVIVA DEL<br />
LE FONTI<br />
• CRISTO VIA VERITÁ E VITA •<br />
2008 2011<br />
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DIOCESI DI ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
1 Il cammino storico<br />
della <strong>Diocesi</strong> delle Murge<br />
dalla diversità all’unità<br />
1SINODO SINODO PASTORALE DIOCESANO<br />
1TAVOLA 1TAVOLA 1TAVOLA 1TAVOLA 1TAVOLA 1TAVOLA 1TAVOLA TAVOLA ROTONDA<br />
˚1˚SINODO<br />
Interverranno<br />
Prof. GIUSEPPE PUPILLO Storico<br />
Le Chiese di <strong>Altamura</strong>, <strong>Gravina</strong>,<br />
<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti nel loro sviluppo storico<br />
Prof. GIACOMO LORUSSO Docente di Sacra Scrittura Facoltà Teologica Pugliese<br />
L’azione pastorale della <strong>Diocesi</strong> dal 1986 ad oggi<br />
Prof. SALVATORE PALESE Preside della Facoltà Teologica Pugliese<br />
La missione della <strong>Diocesi</strong> in una società che cambia<br />
Con la partecipazione dei cori<br />
F. S. MERCADANTE di <strong>Altamura</strong>;<br />
DON LUIGI SANSEVERINO GRAMEGNA di <strong>Gravina</strong>;<br />
DON CESARE FRANCO di <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
Moderatore<br />
Don ANGELO CIANCIOTTA<br />
Tutti sono invitati<br />
a partecipare<br />
Lunedì<br />
11 aprile 2011<br />
ore 19.00<br />
Chiesa<br />
della Trasfi gurazione<br />
ALTAMURA
Le Chiese di <strong>Altamura</strong>, <strong>Gravina</strong>,<br />
<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
nel loro sviluppo storico<br />
di<br />
Giuseppe Pupillo<br />
Le vicende delle Chiese di <strong>Altamura</strong>, <strong>Gravina</strong> in Puglia<br />
e <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti, eponime dell’attuale <strong>Diocesi</strong><br />
creata nel 1986, sono state considerate dalla storiografia<br />
locale quasi sempre sotto l’aspetto della contrapposizione,<br />
un’ottica, questa, che ha scavato nei secoli un solco<br />
sempre più profondo tra le stesse comunità che si sono<br />
schierate con i rispettivi cleri in difesa di non meglio<br />
specificati diritti di antichità, superiorità o autonomia.<br />
L’analisi storica delle origini e degli sviluppi delle tre<br />
ecclesiae non può e deve soffermarsi esclusivamente sul<br />
contrasto secolare che le ha viste, purtroppo, protagoniste,<br />
ma partire dalla diversità della loro “natura”, che<br />
ha segnato percorsi differenti (a tratti coincidenti, intersecanti<br />
o paralleli), per poi convergere, a distanza di<br />
secoli, verso un’unica direzione.<br />
Tra la sponda adriatica e la Murgia nord-occidentale,<br />
la storia ha visto la nascita di realtà ecclesiastiche diverse:<br />
un’arcidiocesi, quella di Bari, un’antica sede vescovile<br />
a <strong>Gravina</strong> con giurisdizione sulla città e il suo<br />
territorio e due Chiese Palatine, che per la loro natura<br />
sono nate libere da qualunque autorità vescovile e arcivescovile.<br />
È in questa chiave di lettura che, a mio avviso, bisogna<br />
ricondurre gli avvenimenti che spesso si sono presentati<br />
come una contrapposizione violenta e sanguinosa<br />
tra le comunità e che hanno originato lotte di campanile<br />
in cui tutto e tutti sono stati coinvolti.<br />
9
10<br />
Annodare le vicende storiche di queste tre realtà, ricondurle<br />
sul piano di un’analisi oggettiva, eliminando<br />
e rifiutando quanto di campanilistico c’è ancora nella<br />
storiografia locale, non è stata un’impresa semplice,<br />
perché, per quanto abbia potuto ricercare, anche con i<br />
moderni mezzi che la Rete mette a disposizione dei ricercatori,<br />
pochi risultano gli studi pubblicati dopo gli<br />
anni Ottanta del secolo scorso. È stato pertanto obbligatorio<br />
partire dai documenti medievali, per poi soffermarsi<br />
sulle opere del X<strong>VII</strong>I-XIX secolo che rimangono,<br />
comunque, le fonti più informate anche se vanno esaminate<br />
criticamente.<br />
Tra le tre città principali che compongono l’attuale<br />
<strong>Diocesi</strong> delle Murge, il primato dell’antichità sembrerebbe<br />
spettare a <strong>Gravina</strong>, dove i cronisti riconoscono<br />
l’esistenza di una sede vescovile a partire dal IX secolo.<br />
Di questa fa menzione Cesare Baronio, che nella sua<br />
opera monumentale ricorda come nel Sinodo di Pontion<br />
dell’876 fosse presente un tale Leone, indicato come<br />
vescovo di <strong>Gravina</strong> 1 .<br />
1 C. Baronio, Annales ecclesiastici, ed. A. Theiner, t. XV, a. 864-<br />
933, Barri-Ducis, Ludovico Guerin, s.l. 1868, p. 268: «25. Post<br />
haec autem perrexit Petrus episcopus Forosempronii, et Joannes Tuscanensis<br />
ad cubiculum imperatoris, et adduxerunt imperatricem Rachilden<br />
coronatam in Synodum. Et stante illa juxta imperatorem, surrexerunt<br />
omnes, et stantes quique in gradu suo, incoeperunt laudes Leo<br />
episcopus et Joannes Tuscanensis episcopus. Et post laudes actas in<br />
dominum Apostolicum, et domnum imperatorem et imperatricem, data<br />
oratione a Leone Gravinensis episcopo, soluta est Synodus». Dubbi<br />
sulla reale esistenza di questo vescovo sono espressi da Cosimo<br />
Damiano Fonseca nell’introduzione ad A. Casino, I vescovi<br />
di <strong>Gravina</strong>, Molfetta 1982, p. 10, che non ritiene attendibile<br />
la notizia data dall’Ughelli, riconoscendo in quel Leone<br />
non il vescovo di <strong>Gravina</strong>, ma un «episcopus Sabinensis». In questo<br />
Sinodo, i vescovi francesi, su invito del pontefice Giovanni
L’Ughelli 2 , invece, si diceva convinto che questa diocesi<br />
fosse posteriore al pontificato di papa Alessandro<br />
II (1061-1073) che l’aveva resa suffraganea di Acerenza.<br />
Leone, però, non fu il primo vescovo gravinese. Prima<br />
di lui le fonti ricordano un certo Pietro, presente alla<br />
consacrazione del pontefice Adriano II il 14 dicembre<br />
867, che resse la sede episcopale fino all’872 circa.<br />
Il primato di <strong>Gravina</strong>, però, potrebbe essere messo<br />
in discussione. Infatti, <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti, secondo<br />
alcuni scrittori, vanterebbe una sede vescovile ancora<br />
più antica, le cui prime attestazioni risalirebbero addirittura<br />
al V secolo d.C.<br />
Nel Sinodo romano del 463 3 , tenutosi sotto il pontificato<br />
di Ilario, intervenne Paolino in qualità di vescovo<br />
di <strong>Acquaviva</strong>. Altri presuli dello stesso luogo sono ricordati<br />
come presenti nel Concilio di Roma del 487 e in<br />
quelli del 499, 502 e 503 4 . Dell’antica sede vescovile non<br />
<strong>VII</strong>I, dichiararono canonicamente valida l’assunzione del titolo<br />
imperiale di Carlo il Calvo e procedettero a nominare il<br />
vescovo di Sans primate della Gallia e della Germania. Cf. S.<br />
Cappelli, Cronaca e storia dei Concili, Mondadori, 1963, p. 266.<br />
2 Cf. F. Ughelli, Italia sacra, t. <strong>VII</strong>, Venezia 1721, rist. anast.<br />
A. Forni, Sala Bolognese 1981, p. 114.<br />
3 In questo Concilio si condannò l’abitudine dei vescovi spagnoli<br />
di nominare, ancora in vita, il proprio successore.<br />
Quarantotto presuli sottoscrissero all’unanimità «che nessuno<br />
fosse tanto temerario da disprezzare l’evangelico ammaestramento;<br />
ma che le chiese e i vescovadi si conferissero<br />
per merito, attraverso elezioni, e mai per successione o<br />
discendenza». S. Cappelli, op. cit., p. 160.<br />
4 Il Concilio del 487, sotto Felice III, vide la partecipazione<br />
del vescovo Benigno che intervenne anche a quelli del 499<br />
e 502 convocati dal pontefice Simmaco, fortemente contestato<br />
da una parte del Senato romano che gli aveva opposto<br />
come antipapa Celso Lorenzo. Cf. S. Cappelli, op. cit.,<br />
p. 163. Nel successivo, svoltosi nel 503, il vescovo di Acqua-<br />
11
12<br />
si hanno più notizie dal IX secolo, quando il locus Aquavive<br />
fu conquistato e distrutto dai longobardi nell’871 5 .<br />
Diversi sono gli autori convinti dell’esistenza di una<br />
sede vescovile nell’antica <strong>Acquaviva</strong>. Alcune perplessità<br />
sono state avanzate, invece, da qualche cronista (poco<br />
credibile, in verità, per l’aperta opposizione nei confronti<br />
della Chiesa acquavivese), per il fatto che nell’Italia<br />
meridionale esistono altri luoghi che portano lo<br />
stesso nome 6 . Se si escludono diverse frazioni disseminate<br />
nel Settentrione, le possibilità si restringono a soli<br />
quattro i centri: <strong>Acquaviva</strong> Collecroce, in provincia di<br />
Campobasso 7 , <strong>Acquaviva</strong> d’Isernia 8 , <strong>Acquaviva</strong> Picena<br />
e <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti. Fra tutti, però, solo quest’ultima,<br />
per la sua storia e la sua estensione territoriale, potrebbe<br />
essere stata una sede episcopale, poiché gli altri<br />
sono ancora oggi solo dei borghi.<br />
viva presente fu Bonifacio. Cf. G. Cappelletti, Le Chiese d’Italia,<br />
vol. XXI, Venezia 1870, p. 25.<br />
5 S. Luciani, Storia della Chiesa palatina di <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti,<br />
Bari 1876, pp. 3-9.<br />
6 Cf. M. Garruba, Serie critica de’ sacri pastori Baresi, Bari 1844,<br />
p. 699 e nota 2, p. 704: «Qualche scrittore ha opinato che<br />
<strong>Acquaviva</strong> abbia avuto negli antichi tempi la Sede Vescovile<br />
ma molti altri ne disconvengono, attribuendo ad altra<br />
<strong>Acquaviva</strong> la Cattedra Episcopale; e noi ci attenghiamo alla<br />
opinione de’ secondi, che ci sembra assai più probabile<br />
della prima». L’Ughelli, invece, sembra propendere per<br />
la identificazione dell’<strong>Acquaviva</strong> in Terra di Bari con l’antica<br />
sede episcopale: «In his oppidis variae sunt sodalitates laicorum,<br />
pietatis operibus incumbentium. Oppidora praecipua sunt<br />
Aquavivum, ubi Episcopalem quondam sedem fuisse suspicor…»,<br />
F. Ughelli, op. cit., p. 593.<br />
7 Dal XV secolo ha accolto un’antica comunità slava proveniente<br />
dalla costa dalmata e che parla ancora oggi l’antica<br />
lingua d’origine.<br />
8 Nell’Ottocento nella diocesi di Montecassino. Oggi conta<br />
poco più di 500 abitanti.
L’antichità di <strong>Acquaviva</strong> sarebbe suffragata, inoltre,<br />
dalla venerazione che in quel centro si ha per un’immagine<br />
della Madre di Dio, chiamata Odegitria o di Costantinopoli,<br />
un’icona sacra che era portata nelle spedizioni<br />
militari dai soldati bizantini per aiuto e protezione.<br />
Scrive Giovanni Pinto: «Il dato storico acquista<br />
particolare rilievo se si tiene conto che, in genere, le icone<br />
bizantine portate dai militari, divenivano spessissimo<br />
il centro della vita religiosa popolare e costituivano<br />
un cemento naturale tra gli occupanti e gli occupati».<br />
Nell’altomedioevo, dunque, quel centro ricco di sorgenti<br />
d’acqua dovette essere un’importante base strategica<br />
per i dominatori greci, la cui lunga presenza sarebbe<br />
testimoniata non solo dal culto dell’Odegitria,<br />
ma anche da quello di due santi bizantini: S. Pulcheria<br />
e S. Eustazio 9 .<br />
La semplice testimonianza dei cronisti, non supportata<br />
al momento da una documentazione probante, lascia<br />
ancora insoluta la questione.<br />
Il vescovado di <strong>Gravina</strong><br />
Verso la fine del IX secolo, l’Italia meridionale fu terreno<br />
di riconquista dell’impero bizantino, grazie alla<br />
politica espansionistica voluta e sostenuta dall’imperatore<br />
Basilio I (867-886), che cessò solamente nella seconda<br />
metà dell’XI con la vittoria definitiva dei Normanni.<br />
In questo periodo, in cui la Puglia fu compresa dai<br />
bizantini nel tema di Longobardia, Bari fu capitale e se-<br />
9 G. Pinto, La Traslationis Historia del prete Gregorio, in L’Odegitria<br />
della cattedrale. Storia, arte, culto, a cura di N. Bux, Bari<br />
1995, p. 82.<br />
13
14<br />
de del Catapano, mentre dal punto di vista delle giurisdizioni<br />
ecclesiastiche, si accentuarono tutte quelle tematiche<br />
collegate ai rapporti tra Oriente e Occidente.<br />
Nella Puglia salentina, i vescovadi di Otranto e Gallipoli<br />
erano da diverso tempo alle dipendenze del Patriarca<br />
di Costantinopoli. Il primo era stato elevato ad<br />
arcivescovado, ma senza suffraganei e fu autocefalo fin<br />
dai tempi dell’imperatore Leone VI (886-912).<br />
Le sedi episcopali latine, dipendenti direttamente<br />
da Roma, non subirono sconvolgimenti di alcun genere,<br />
ma si trovarono a dipendere dal punto di vista ecclesiastico<br />
dal pontefice, da quello politico e amministrativo<br />
dall’autorità bizantina 10 .<br />
Nel X secolo cominciarono a manifestarsi gli effetti<br />
del governo degli imperatori della Casa di Sassonia<br />
sull’Italia.<br />
Il potente signore di Capua, Pandolfo I Capodiferro,<br />
aveva salvato la vita al papa Giovanni XIII, fatto oggetto<br />
di continui attentati da parte della fazione avversa<br />
alla sua famiglia e a lui. Ripristinata l’autorità pontificia,<br />
tra il 967 e il 971 aveva elevato la chiesa di quella<br />
città a sede arcivescovile, concedendo il sacro pallio.<br />
La creazione di questa nuova istituzione poteva apparire<br />
come il segno della progressiva perdita di potere<br />
del papa nell’Italia meridionale, perché esaltava il ruolo<br />
di capitale di tutto l’ex ducato beneventano di Capua,<br />
cui il centro campano era assurto grazie alla politica di<br />
Pandolfo. Questi, sottostando all’omaggio feudale, aveva<br />
ottenuto dall’imperatore Ottone I l’investitura delle<br />
marche di Spoleto e di Camerino, accarezzando così<br />
l’idea di grandi progetti per la sua dinastia, che si sa-<br />
10 P. Corsi, L’episcopato pugliese nel Medioevo. Problemi e prospettive,<br />
in Aa.Vv., Cronotassi, iconografia e araldica dell’episcopato<br />
pugliese, Bari, 1984, pp. 26-28.
ebbero potuti realizzare con la presenza nella capitale<br />
del ducato di un metropolita, suo famigliare, che avrebbe<br />
potuto concedergli l’unzione reale. In realtà, la creazione<br />
della sede arcivescovile di Capua, diede l’opportunità<br />
al pontefice di istituire nella stessa regione numerose<br />
altre sedi arcivescovili, esaltando così la sua autorità<br />
primaziale e patriarcale nel Mezzogiorno d’Italia e<br />
contrastando l’influenza del Patriarca di Costantinopoli,<br />
che nel secolo precedente aveva concesso la stessa dignità<br />
alle chiese di Reggio, Otranto e Santa Severina 11 .<br />
Questa nuova situazione, che vide le arcidiocesi latine<br />
di Benevento e Salerno estendere la loro autorità su<br />
vescovi suffraganei che vivevano in territorio bizantino,<br />
indusse l’imperatore d’Oriente a ricercare una soluzione.<br />
Nel 968, Niceforo II Foca (963-969) autorizzò il patriarca<br />
di Costantinopoli Polieucto e creare una nuova<br />
provincia ecclesiastica greca. L’arcivescovo autocefalo<br />
di Otranto divenne, così, metropolita ed ebbe come suffraganei<br />
i vescovi di Acerenza, Tursi, <strong>Gravina</strong>, Matera e<br />
Tricarico. Era intenzione dell’imperatore procedere a<br />
una bizantinizzazione di tutte le Chiese poste nei suoi<br />
domini in Italia. Infatti, ordinò a tutte le istituzioni ecclesiastiche,<br />
tramite il patriarca Polieucto, di celebrare<br />
i sacri riti secondo la liturgia greca, vietando quella latina<br />
12 . L’arcivescovo di Otranto, poi, ebbe la facoltà di<br />
nominare vescovi greci nelle diocesi che gli erano state<br />
assegnate. In risposta, il pontefice Giovanni XIII nel<br />
11 G. Spinelli, Il papato e la riorganizzazione ecclesiastica della Longobardia<br />
meridionale, in Longobardia e longobardi nell’Italia meridionale.<br />
Le istituzioni ecclesiastiche («Vita e Pensiero». Pubblicazioni<br />
dell’Università Cattolica), Milano 1996, pp. 27-29.<br />
12 P. Corsi, op. cit., pp. 27-28. Lo studioso, comunque, non crede<br />
che ciò sia realmente avvenuto, essendo stata la popolazione<br />
di Puglia prevalentemente di rito latino. P. Belli D’Elia,<br />
Alle sorgenti del Romanico. Puglia XI secolo, Bari 1975, p. 309.<br />
15
16<br />
maggio del 969 elevò al rango di Chiesa Metropolitana<br />
quella di Benevento, assegnandole come suffraganei i<br />
vescovati di Ascoli, Bovino, Volturara e Larino, politicamente<br />
sottoposte all’autorità di Costantinopoli.<br />
A <strong>Gravina</strong>, sul finire del X secolo, giunsero i primi<br />
gruppi di monaci benedettini che si stabilirono nel territorio<br />
circostante dove, nel breve volgere di alcuni anni,<br />
crearono dei piccoli centri agricoli, come il sobborgo<br />
di Santa Maria la Nova, il villaggio di S. Angelo del<br />
Frassineto, di Santa Maria di Belmonte ed altri. L’insofferenza<br />
dei monaci greci, che abitavano le grotte della<br />
gravina, nei confronti dei nuovi venuti, che diffondevano<br />
il rito latino ed erano molto ben visti dalla gente<br />
del luogo, innescò una serie di contrasti che sfociarono<br />
in aperti e violenti scontri, cui partecipò la popolazione<br />
in aperta ribellione antibizantina.<br />
Con la presenza dei benedettini, <strong>Gravina</strong> abbandonò<br />
l’antica cattedrale di S. Michele arcangelo nelle grotte<br />
della lama e ne costruì una nuova sub divo, nel rione<br />
Fondovico, dedicandola a San Giovanni Battista, con<br />
annessa badia 13 .<br />
Al tramonto di questo secolo, però, la città subì il feroce<br />
saccheggio dei Saraceni (999): la chiesa di San Giovanni<br />
e l’adiacente palazzo vescovile furono distrutti e<br />
la cattedra episcopale rimase vacante.<br />
<strong>Gravina</strong> tornò così all’obbedienza dell’imperatore<br />
di Costantinopoli e la sua Chiesa, priva del pastore, divenne<br />
ancora una volta suffraganea dell’arcivescovado<br />
di Otranto sotto il quale rimase fino al 1054, anno<br />
dello scisma definitivo tra la Chiesa d’Oriente e quella<br />
d’Occidente.<br />
13 D. Nardone, <strong>Gravina</strong> e l’opera patriottica dei benedettini, <strong>Gravina</strong><br />
1929, pp. 10-22.
Nel 1066 fu soggetta alla Chiesa di Acerenza, secondo<br />
quanto disposto dalla bolla di papa Alessandro II 14 .<br />
Con la conquista dell’Italia Meridionale da parte dei<br />
Normanni, nel 1069 <strong>Gravina</strong> fu liberata dall’oppressivo<br />
governo bizantino da Roberto il Guiscardo e concessa in<br />
feudo a suo nipote, Abecelardo, figlio di Unfrido. L’anno<br />
successivo, però, colpito da accusa di fellonia, il territorio<br />
gli fu tolto e assegnato ad Accardo, padre di quell’Unfrido<br />
che diverrà signore di <strong>Gravina</strong> e che, con le sue cospicue<br />
donazioni, non solo farà rinascere il feudo ricevuto,<br />
ma riporterà in vita la sede vescovile che aveva languito<br />
lungamente prima sotto Otranto e poi sotto Acerenza.<br />
Il conte Unfrido, già nel luglio del 1080, aveva donato<br />
pro anima all’abate della chiesa di S. Angelo di Frassineto<br />
un casale posto nelle sue immediate vicinanze<br />
e un’ampia estensione di terre, i cui confini sono meticolosamente<br />
riportati nel documento 15 . La sua generosità,<br />
però, non si fermò solo a questo gesto. Dodici anni<br />
dopo (dicembre 1092), sempre pro anima e col consenso<br />
del fratello Aitardo, dei suoi milites e dei più nobili<br />
abitanti di <strong>Gravina</strong>, concesse alla Chiesa di questa<br />
città una serie di privilegi e immunità tese a ricostituire<br />
le rendite ecclesiastiche che erano diventate del tutto<br />
inesistenti, permettendole, così, di poter riavere dopo<br />
anni di sede vacante un nuovo vescovo. Questa fu la<br />
preghiera che il nobile normanno rivolse all’arcivescovo<br />
di Acerenza, Arnaldo (1066-1101) 16 . Secondo lo sto-<br />
14 D. Nardone, Notizie storiche sulla città di <strong>Gravina</strong>, IV ed., Cassano<br />
1990, pp. 21-22. Per la chiesa grotta di S. Michele si rimanda<br />
al documentato lavoro di G. Otranto, F. Raguso,<br />
M. D’Agostino, S. Michele Arcangelo. Dal Gargano ai confini<br />
apulo-lucani, Modugno 1990.<br />
15 D. Nardone, <strong>Gravina</strong> e l’opera, cit., doc. I, pp. 30-32.<br />
16 Idem, doc. II, pp. 33-35. Certamente dovette essere ancora<br />
più importante per Unfrido e per le sorti del vescovado di<br />
17
18<br />
rico Nardone, nello stesso anno fu iniziata la costruzione<br />
della chiesa monumentale ed il vicino castello 17 .<br />
Dovette passare diverso tempo dalla donazione prima<br />
che alla sede episcopale gravinese fosse nominato<br />
un nuovo pastore. Il primo si trova citato il 29 settembre<br />
1099: alla consacrazione della chiesa dedicata a San Michele<br />
Arcangelo in Montescaglioso era presente, insieme<br />
con i vescovi Librando di Tricarico, Gerardo di Potenza<br />
e Amuri di Mottola, quello di <strong>Gravina</strong>, Guido Manila 18 .<br />
La Chiesa palatina di <strong>Acquaviva</strong><br />
Allo stesso XI secolo si fa risalire la nascita della Chiesa<br />
di <strong>Acquaviva</strong> 19 . Fu fondata come cappella personale<br />
<strong>Gravina</strong> essere presente al Concio di Bari del 1098, come<br />
ipotizzato da G. Cioffari, Il Concilio di Bari del 1098, Uomini<br />
ed eventi, in Il Concilio di Bari del 1098. Atti del Convegno Storico<br />
Internazionale e celebrazioni del IX Centenario del Concilio, a<br />
cura di S. Palese e G. Locatelli, Bari 1999, p. 121.<br />
17 D. Nardone, Notizie storiche, cit., pp. 34-35.<br />
18 Cf. F. Ughelli, op. cit., col. 117; A. Casino, op. cit., p. 24;<br />
Aa.Vv., Cronotassi, cit., p. 193 (che erroneamente riporta<br />
la data del 29 novembre 1099); S. Tanzi, Historia chronologica<br />
Monasterii S. Michaelis Arcangeli Montis Caveosi Congregationis<br />
Ordinis Sancti Benedicti ad anno MLXV ad annum<br />
MCDLXXXIV, Napoli 1746, pp. 141-143; C.D. Fonseca, La<br />
prima generazione normanna e le istituzioni monastiche dell’Italia<br />
meridionale, in Roberto il Guiscardo e il suo tempo. Atti delle<br />
prime giornate normanno-sveve (Bari 29-29 maggio 1973), Bari<br />
1975, p. 153. Nardone è l’unico a considerarlo vescovo fin<br />
dal 1092, cosa improbabile, giacché la donazione alla Chiesa<br />
gravinese è del dicembre. Nessuna autorità ecclesiastica<br />
avrebbe potuto nominarlo entro la fine di quell’anno. Cf.<br />
D. Nardone, Notizie storiche, cit., p. 35.<br />
19 La città assunse il nome di <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti con il Regio<br />
Decreto n. 1196 del 4 gennaio 1863, che confermò una
per espressa volontà del signore normanno di quel territorio,<br />
Roberto, figlio di Guglielmo Gurguglione (Serguglione<br />
per gli storici locali) 20 , il quale si riservò la nomina<br />
dei sacerdoti e la dotò di beni fondiari, tra cui i<br />
casali di Ventauro, S. Andrea, S. Angelo, Malano e Salentino.<br />
Pose a capo del clero un arciprete di nome Andrea<br />
ed esercitò il diritto di nomina, sottraendolo alla<br />
giurisdizione dell’arcivescovo di Bari.<br />
Ad Andrea, che sopravvisse al fondatore, ne succedettero<br />
altri due che godettero liberamente dei privilegi<br />
ricevuti con la fondazione, vivendo esenti dall’ingerenza<br />
dell’arcivescovo barese, cui si consentiva sporadicamente<br />
la visita, ma solo come jure communi 21 .<br />
Questa esenzione fu poi confermata solennemente<br />
con bolla del 26 marzo 1221 dall’arcivescovo di Bari An-<br />
precedente deliberazione del Consiglio comunale del 6 agosto<br />
1862. La stessa cosa avvenne per <strong>Gravina</strong>, che vi aggiunse<br />
in Puglia (deliberazione municipale del 23 agosto 1862).<br />
Cf. Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, vol.<br />
VI, anno 1863, Torino [1863], pp. 507-508: «N. 1196. Regio<br />
Decreto che autorizza vari Comuni nelle Provincie Napolitane e Siciliane<br />
a variare la loro denominazione».<br />
20 Normanno, si era unito a Roberto il Guiscardo e da questi<br />
aveva ricevuto il compito di scacciare i greci dal Barese.<br />
Terminata con esito positivo l’impresa, si fermò ad <strong>Acquaviva</strong>.<br />
È menzionato così nel Catalogus Baronum: «Robertus<br />
filius Guillelmi Gurgulionis dixit quod tenet Aquamvivam, quod<br />
est feudum V militum et cum augmento obtulit milites XII et servientes<br />
XXX». Cf. G. Del Re, Cronisti e scrittori sincroni napoletani,<br />
Napoli 1845, p. 571.<br />
21 Non è di questo parere Garruba, il quale ritiene essere stata<br />
la Chiesa di <strong>Acquaviva</strong> soggetta a quella di Bari. Tale convinzione<br />
gli derivava dalla lettura dello Statuto di Rainaldo<br />
(arcivescovo di Bari nel 1171), non dell’originale, bensì di<br />
una trascrizione seicentesca riportata negli atti del Sinodo<br />
diocesano di mons. Decio Caracciolo (1606-1613). Cf. M.<br />
Garruba, Serie critica, cit., p. 699.<br />
19
20<br />
drea III, che fino a quell’anno si era sempre opposto alla<br />
sua autonomia.<br />
Per la Chiesa di <strong>Acquaviva</strong>, come più tardi per <strong>Altamura</strong>,<br />
si prefigurava già con la sua fondazione il carattere<br />
di “palatinità”, giacché gli elementi fondamentali<br />
di tale status erano tutti presenti: costituzione e dotazione<br />
da parte di un principe di mezzi e terreni propri; diritto<br />
del re o del signore della nomina dell’ecclesiastico<br />
preposto alla chiesa o alla cappella; esenzione giurisdizionale<br />
dall’autorità vescovile e arcivescovile.<br />
Nascita della chiesa palatina di <strong>Altamura</strong><br />
La Chiesa di <strong>Altamura</strong> ebbe caratteristiche analoghe<br />
a quelle di <strong>Acquaviva</strong>, anche se la sua “palatinità” le derivò<br />
non da un signore feudale, ma dal re di Sicilia, oltre<br />
che Imperatore del Sacro Romano Impero: Federico<br />
II di Svevia.<br />
La sua istituzione rappresenta ancora oggi un casus<br />
storico di cui si continua a discutere, soprattutto per i<br />
termini cronologici in cui essa avvenne e comunque tra<br />
il 1232 e il 1243.<br />
Federico II edificò la sua chiesa su un territorio che<br />
aveva riportato nell’ambito del demanio, sottraendolo<br />
ai vicini centri di <strong>Gravina</strong>, Bitetto e Matera 22 .<br />
22 In età normanna il territorio su cui sorse <strong>Altamura</strong> era in<br />
grandissima parte sotto la giurisdizione del vescovo di Bitetto,<br />
come ormai accertato sulla scorta di documenti coevi oltre<br />
che dalle testimonianze rese nel processo giurisdizionale<br />
del 1299. A tal proposito si rimanda direttamente alle fonti<br />
diplomatiche contenute in A. Giannuzzi, Le carte di <strong>Altamura</strong><br />
(1232-1502), in «Codice Diplomatico Barese» (d’ora in poi<br />
C.D.B.), XII, Bari 1935, doc. n. 1, p. 3; n. 2, p. 4, n. 89, p. 93.
L’imperatore la fece costruire a proprie spese (e non<br />
degli altamurani come testimoniato da qualcuno nei<br />
processi di età angioina), la dichiarò esente da qualsiasi<br />
giurisdizione vescovile e arcivescovile, dipendente<br />
solamente dal sovrano che nominava gli arcipreti e dalla<br />
Santa Sede.<br />
Una Chiesa palatina, dunque, a tutti gli effetti. Infatti,<br />
col documento del febbraio 1232, lo svevo nominò<br />
Riccardo da Brindisi primo arciprete. Dall’analisi<br />
del testo risultano di estrema importanza le espressioni<br />
utilizzate dal sovrano e riferite a Riccardo (dilectis familiaris<br />
et fidelis noster), alla Chiesa (de novo fundata), alla<br />
sua natura (liberam et exemptam ab ogni iurisdictione archiepiscopatus<br />
vel episcopatus: … liberam et immunem, collacione<br />
predicti archiepresbiteratus nobis et successoribus perpetuo<br />
reservata), agli arcipreti (nulli archiepiscopo vel episcopo<br />
prorsus sit subditus preter Sancte Romane ecclesie et nobis),<br />
alla terra (ecclesia nostre Altamure … in honorem beate Virginis<br />
edificari fecimus in terra predicta <strong>Altamura</strong>) 23 .<br />
Federico II creò una Chiesa palatina in una terra che<br />
ricostruì, curandosi del suo ripopolamento attraverso<br />
la diffusa e antica pratica della revocatio e dell’assegnazione<br />
di un territorio che circoscrisse, sottraendolo a<br />
quelle realtà feudali normanne esistenti prima della sua<br />
ascesa al trono e del quale si erano impossessate, approfittando<br />
del fatto che quell’area, occupata dai resti di un<br />
antico abitato, era rimasta per diversi secoli spopolata.<br />
La natura delle Chiese palatine prevedeva l’affidamento<br />
a sacerdoti, chiamati cappellani, scelti dall’imperatore<br />
o dal re; non erano richiesti né il decreto di<br />
fondazione ecclesiastico, né quello di creazione in titolo.<br />
L’autorità ecclesiastica non poteva ingerirsi.<br />
23 CDB XII, cit., doc. n. 1, pp. 3-4.<br />
21
22<br />
Nel 1248, in un periodo di grandi tensioni tra Federico<br />
II di Svevia e il pontefice Innocenzo IV che lo aveva<br />
scomunicato, Riccardo da Brindisi, forse preoccupato<br />
di salvaguardare le sue prerogative e quelle dell’arcipretura<br />
di <strong>Altamura</strong>, ottenne dal pontefice il riconoscimento<br />
della fondazione della cappella palatina di <strong>Altamura</strong><br />
e i privilegi consessi dal sovrano, tra cui l’autonomia<br />
dall’autorità vescovile e arcivescovile 24 .<br />
Finché governarono gli Svevi non vi fu alcuna contestazione<br />
da parte delle diocesi vicine nei confronti della<br />
nuova istituzione. Con gli Angioini, invece, iniziarono<br />
subito a verificarsi gravi contrasti tra i prelati di <strong>Altamura</strong><br />
e i vescovi di <strong>Gravina</strong>, ognuno pronto a far valere con<br />
ogni mezzo i propri diritti, reali o presunti che fossero.<br />
24 Alcuni studiosi fanno risalire la costituzione della prelatura<br />
nullius alla volontà del Pontefice Innocenzo IV. In realtà<br />
il prelato nullius, nel significato di nullius dioecesis, indica<br />
nella gerarchia cattolica proprio un ecclesiastico non appartenente<br />
a una diocesi, capo di una “prelatura territoriale”,<br />
cioè una diocesi senza tale titolo. Il documento di Innocenzo<br />
IV, invece, pur riconoscendo a Riccardo da Brindisi<br />
e alla sua Chiesa tutti i privilegi concessi, definendolo «clerico<br />
de <strong>Altamura</strong> gravinensis diocesis», negava nella forma la<br />
natura “nullius” dell’arcipretura che non è menzionata nel<br />
testo nel quale si conferma solamente il disposto dell’imperatore.<br />
Tale negazione formale investiva anche l’essenza<br />
della personalità dello stesso prelato. Cf. CDB XII, doc. n.<br />
3, pp. 7-8. Dagli Annuari Pontifici si evince che in tutta Italia,<br />
fino al 1848, due sole erano le Prelature Nullius: Santa<br />
Lucia in Mela (Messina), creata nel 1206 da Federico II di<br />
Svevia, quella di <strong>Altamura</strong> (1232) per volontà dello stesso<br />
imperatore e solo nei secoli scorsi ne sono state create altre<br />
tre: <strong>Acquaviva</strong> (1848), Pompei (1926) e Loreto (1935).
Le vertenze diocesane tra <strong>Altamura</strong> e <strong>Gravina</strong><br />
Il consolidamento della nuova dinastia angioina nel<br />
Meridione d’Italia diede occasione ai vescovi di <strong>Gravina</strong><br />
di reclamare supposti diritti sulla Chiesa altamurana<br />
come ordinari diocesani.<br />
Il presule Giacomo (1256-1266), pur essendo stato<br />
un partigiano di re Manfredi, alla sua scomparsa cercò<br />
di impossessarsi della limitrofa arcipretura, dichiarando<br />
che il territorio di <strong>Altamura</strong> apparteneva a <strong>Gravina</strong><br />
e che il documento di Federico II e la bolla di Innocenzo<br />
IV erano stati falsificati dagli altamurani 25 . Trovandosi<br />
dunque quella Chiesa sotto la sua giurisdizione,<br />
egli voleva far valere il suo diritto di visita.<br />
A tale pretesa si oppose fermamente il prelato di <strong>Altamura</strong>,<br />
Palmiro de Viana (1262-1269) 26 , che ricorse al<br />
re Carlo I d’Angiò il quale, dopo aver fatto esaminare<br />
attentamente la questione e valutare le ragioni avanzate<br />
da entrambe le parti, diede ragione al de Viana, riconoscendo<br />
autentica e valida la creazione della Chiesa<br />
palatina altamurana. A tale decisione non si oppose<br />
neanche il pontefice Clemente IV, che aprì un’inchiesta<br />
proprio sul comportamento del vescovo Giacomo<br />
per appurare quanto si vociferava, e cioè che aveva preso<br />
parte alla cerimonia d’incoronazione di Manfredi e<br />
si era distinto per la sua accesa partigianeria. Riconosciute<br />
fondate quelle accuse, il presule fu destituito il<br />
25 D. Nardone, Notizie storiche, cit., p. 145.<br />
26 Era stato nominato da re Manfredi. Prese possesso dell’arcipretura<br />
nel 1262. Originario di Gioia, nominò suoi vicari<br />
due preti greci come lui: don Sergio e don Giorgio. Cf. V.<br />
Vicenti, Cronologia altamurana, in «<strong>Altamura</strong>», n. 13, 1971,<br />
p. 286; CDB XII, doc. n. 89, p. 145 e 191.<br />
23
24<br />
14 ottobre 1266 27 , per cui la cattedra di <strong>Gravina</strong> rimase<br />
vacante per oltre un decennio.<br />
Per sedici anni la questione che aveva infuocato gli<br />
animi delle superiori cariche ecclesiastiche di <strong>Gravina</strong><br />
e <strong>Altamura</strong> rimase sopita. Nel 1283, però, il nuovo vescovo<br />
della chiesa gravinese, il monaco benedettino Pietro,<br />
non tenendo in alcuna considerazione l’esito della<br />
precedente vertenza 28 , tornò a far valere le sue ragioni<br />
presso il sovrano. Ci volle tutta la determinazione<br />
dell’arciprete Giovanni prima e di Pietro de Lusarchiis<br />
poi per impedire quello che essi considerarono un abuso<br />
e un’aperta violazione dello ius patronatus di cui godeva<br />
la Chiesa di <strong>Altamura</strong>.<br />
De Lusarchiis mostrò al vescovo Pietro i documenti<br />
originali della fondazione e ottenne da lui una dichiarazione<br />
giurata con la quale riconobbe l’autonomia<br />
dell’arcipretura altamurana dalla giurisdizione dell’ordinario<br />
diocesano 29 . Tale manifestazione di buon senso<br />
mostrata dal vescovo Pietro non fece desistere i suoi<br />
successori dal tentarci nuovamente.<br />
27 D. Vendola, Documenti tratti dai registri vaticani. Da Innocenzo<br />
III a Nicola IV, I, Trani 1940, doc. n. 366, p. 289.<br />
28 Su questo presule vi sono ancora problemi di cronologia. La<br />
cronotassi dell’episcopato pugliese lo riporta defunto il 6<br />
novembre 1283 (Aa.Vv., Cronotassi, cit., p. 193). Ciò contrasta<br />
con un documento del 15 giugno 1284 di Carlo I d’Angiò<br />
in cui si fa riferimento al tentativo fatto il giorno 11 dello<br />
stesso mese dal vescovo Pietro di visitare la Chiesa di <strong>Altamura</strong>.<br />
Cf. CDB XII, doc. n. 34, p. 31.<br />
29 Il testo di questa dichiarazione fu riportato in sintesi e in<br />
lingua italiana da B. Chioccarelli, Archivio della Regia giurisdizione<br />
del Regno di Napoli, Venezia 1721, t. III, p. 126, per<br />
intero e in latino da M. Garruba, Esame su l’origine e su i privilegi<br />
del Priorato di San Nicola di Bari, Napoli 1830, pp. 152-<br />
157.
Dopo la breve parentesi di Palmerio, il nuovo presule<br />
di <strong>Gravina</strong>, Giacomo (1294-1308), secondo della serie,<br />
ricorse al re, pretendendo di esercitare i diritti di ordinario<br />
diocesano sulla Chiesa di <strong>Altamura</strong> che gli erano<br />
impediti e contestati dall’arciprete Dionigi Juppart<br />
(1293-1294). Costui aveva inviato il suo vicario, il prete<br />
greco Dionisio de Galliano a Bitetto presso il vescovo di<br />
quel luogo, Marino Scicutella (1294-1302), per ottenere<br />
due copie legali dei documenti del 1232 e del 1248. Analoga<br />
documentazione aveva richiesto alla Curia regia.<br />
Il vescovo Giacomo denunciò al re Juppart, accusandolo<br />
non solo di impedirgli di svolgere le sue funzioni,<br />
ma anche di aver ordinato al suo vicario di falsificare i<br />
documenti originali della Chiesa di <strong>Altamura</strong>. Dionisio,<br />
per sottrarsi alle possibili conseguenze, si rese irreperibile,<br />
per cui il presule se la prese col fratello, Giovanni<br />
de Galliano, facendolo arrestare. Compiva, in questo<br />
modo, un grave abuso, essendo quello un laico e quindi<br />
non sottoposto alle leggi ecclesiastiche.<br />
I gravi disordini che si vennero a creare spinsero re<br />
Carlo II il 10 maggio 1295 a incaricare Lucio, vescovo<br />
di Bitonto e il milite Angelo Pischitto di Barletta di recarsi<br />
ad <strong>Altamura</strong> per condurre un’accurata indagine 30 .<br />
Sono le testimonianze rese nel lungo processo giurisdizionale<br />
del 1299 a far luce sull’intricata vicenda e<br />
sulla scomparsa dei documenti del 1232 e 1248, incautamente<br />
consegnati dall’arciprete Dionigi Juppart al<br />
vescovo Giacomo e da questi fatti definitivamente sparire<br />
31 .<br />
Per sottrarre l’arcipretura di <strong>Altamura</strong> alle continue<br />
ingerenze dei vescovi di <strong>Gravina</strong>, Carlo II d’Angiò, il 20<br />
ottobre 1298, la unì in perpetuo al Tesorierato di San<br />
30 CDB XII, doc. n. 58, p. 59.<br />
31 Ivi, doc. n. 89, p. 145, testimonianze sul terzo articolo.<br />
25
26<br />
Nicola di Bari 32 . Fu una decisione che i cittadini altamurani<br />
non accettarono, poiché essa comportava di fatto<br />
la perdita dell’autonomia della loro Chiesa. Infatti, con<br />
diploma del 17 ottobre 1298 dato da Napoli, il re ordinò,<br />
sotto gravi pene, di riconoscere come arciprete il tesoriere<br />
di San Nicola, Pietro de Angeriaco, da lui investito<br />
già della prima carica l’1 maggio 1296 33 .<br />
Col potente tesoriere alla guida della Chiesa di <strong>Altamura</strong>,<br />
Carlo II dispose la ripresa del processo giurisdizionale<br />
col vescovo di <strong>Gravina</strong>.<br />
Il 7 marzo 1299 questi presentò gli argomenti a suo<br />
favore (25), mentre il 13 marzo fu la volta di de Angeriaco<br />
(49).<br />
Il processo ebbe inizio il 25 luglio 1299 e terminò il<br />
20 gennaio 1301, dopo l’escussione di numerosi testi<br />
dell’una e dell’altra parte, con un accordo tra il vescovo<br />
di <strong>Gravina</strong> e l’arciprete di <strong>Altamura</strong> 34 .<br />
Giacomo riconobbe la regia collazione della Chiesa<br />
fondata da Federico II e promise di non promuovere<br />
altre liti contro l’arciprete e i suoi successori. Tale dichiarazione<br />
fu approvata dal clero gravinese e dall’arcivescovo<br />
metropolita di Acerenza, Gentile Orsini (1300-<br />
32 Ivi, doc. n. 81, pp. 78-79. Carlo II in questo modo veniva incontro<br />
anche a un desiderio del pontefice Bonifacio <strong>VII</strong>I,<br />
che lo esortava ad accrescere le rendite della chiesa di San<br />
Nicola di Bari, unendo al Tesorierato qualche chiesa di regia<br />
collazione. Ivi, doc. n. 70, p. 69.<br />
33 F. Nitti, Le pergamene di S. Nicola di Bari. Periodo angioino<br />
(1266-1309), in «Codice Diplomatico Barese» (CDB), XIII,<br />
1936, doc. n. 80, pp. 111-112.<br />
34 In circa diciotto mesi di dibattito furono ascoltati 48 testimoni.<br />
L’intero processo fu riportato su 14 pergamene cucite<br />
insieme. Il documento finale, conservato presso l’archivio<br />
di San Nicola di Bari (colloc. Ang. C 25), è lungo più di<br />
10 metri e largo circa 50 centimetri. Cf. anche www.centrostudinicolaiani.it.
1303). De Angeriaco, a sua volta, giurò di non ingerirsi<br />
nell’amministrazione vescovile 35 .<br />
Il grande potere acquisito dai tesorieri di San Nicola<br />
di Bari e dal vescovo di <strong>Gravina</strong> Giacomo non fu certamente<br />
gradito ad alcune frange della nobiltà, che videro<br />
in questi uomini dei pericolosi avversari dei quali<br />
bisognava sbarazzarsi o limitare fortemente l’invadenza<br />
politica ed ecclesiastica. Ciò doveva essere fatto ad<br />
ogni costo e in qualunque modo. Infatti, il 13 dicembre<br />
1300, tre altamurani, di cui non si sono mai conosciute<br />
le identità, si recarono a Bari presso la chiesa di San Nicola.<br />
Qui Pietro de Angeriaco si stava accingendo a celebrare<br />
l’ufficio mattutino, quando fu assalito da quegli<br />
sconosciuti che tentarono di assassinarlo. L’attentato<br />
fu sventato per il pronto intervento dei monaci della<br />
basilica. Il tesoriere ne uscì leggermente ferito, ma il<br />
cappellano che lo accompagnava cadde sotto i colpi dei<br />
sicari, che riuscirono a fuggire protetti, a quanto si narra,<br />
anche dai nobili baresi che mal sopportavano l’arroganza<br />
del tesoriere che non mancava di infastidire e<br />
provocare l’arcivescovo di Bari, Romualdo 36 .<br />
Più tragica fu la fine del vescovo di <strong>Gravina</strong>, Giacomo,<br />
che era entrato in conflitto con un nobile locale,<br />
il barone Teodoro. Costui, con alcuni suoi famigliari e<br />
uomini armati al seguito, assalì l’episcopio con la chiara<br />
intenzione di liberarsi una volta per sempre di lui e<br />
dei suoi accoliti. Questo tentativo, compiuto poco prima<br />
della festività del santo Natale del 1306, fu vanificato<br />
dal pronto accorrere degli inservienti del presule, allarmati<br />
dal suono a martello delle campane. L’interven-<br />
35 CDB XII, doc. n. 89, p. 93; doc. n. 93, p. 223.<br />
36 Su quest’argomento Cf. F. Nitti, Nella Basilica di San Nicola.<br />
Una brutale aggressione del 1300, in «La Gazzetta del Mezzogiorno»<br />
del 7 novembre 1936.<br />
27
28<br />
to del re contro il barone, su querela del vescovo, non<br />
fece altro che inasprire gli animi. Teodoro tentò nuovamente<br />
di assassinarlo il 9 novembre 1307 e il 7 luglio<br />
1308, riuscendo questa volta nel suo progetto criminale.<br />
Giacomo, sorpreso mentre celebrava in cattedrale,<br />
fu ferito gravemente e abbandonato a terra perché creduto<br />
morto. Benché versasse in gravi condizioni, fu trasportato<br />
nell’episcopio e qui soccorso. Il giorno successivo,<br />
venuto a conoscenza che era ancora in vita, il barone<br />
Teodoro assalì con i suoi scherani la dimora del<br />
vescovo. Razziarono tutto quello che di prezioso vi trovarono<br />
e giunti nella stanza in cui giaceva ferito il presule,<br />
lo afferrarono e lo scaraventarono di sotto, in un<br />
luogo stretto e fetido, da una finestra 37 .<br />
Un altro attentato fu perpetrato nel 1316 ai danni del<br />
nuovo tesoriere-arciprete, Rostaino di Candole (1313-<br />
1328), succeduto al de Angeriaco, contro il quale si erano<br />
subito manifestati i segni di una forte insofferenza<br />
da parte dei capitoli della basilica nicolaiana, dell’arcipretura<br />
e cittadini di <strong>Altamura</strong> 38 .<br />
Se la pretesa di riscuotere le decime su alcuni territori<br />
che appartenevano ad <strong>Altamura</strong> e non più a <strong>Gravina</strong><br />
aveva scatenato la furia omicida del barone Teodoro e<br />
provocato la tragica fine del vescovo Giacomo, la stessa<br />
condusse il successore Nicola a riaprire un nuovo contenzioso<br />
con l’arciprete altamurano Rostaino.<br />
37 Cf. D. Nardone, Notizie storiche, cit., pp. 117-122. Sembra che<br />
il presule non sia morto neanche in quell’occasione, ma pochi<br />
giorni dopo, giacché a suo nome fu presentato un esposto<br />
al sovrano sulle aggressioni subite e sul furto di beni mobili<br />
del valore stimato di 500 once d’oro.<br />
38 Su quest’argomento cf. F. Babudri, Il tesorierato di Fra Rostaino<br />
in San Nicola: fermenti di spirito laico negli istituti civili ed ecclesiastici<br />
trecenteschi in Puglia (1313-1328), in «Archivio Storico<br />
Pugliese», fasc. 3-4, 1954, pp. 260-332.
La questione fu sottoposta al giudizio del pontefice<br />
Giovanni XXII il quale, con bolla del 27 giugno 1321<br />
data da Avignone, incaricò dell’indagine come giudice<br />
apostolico il vescovo Giacomo di Bitetto, che subdelegò<br />
il suo arciprete Scelzio. Costui, nell’agosto del 1321, invitò<br />
a comparire in giudizio il vescovo Nicola che non si<br />
presentò, ritenendo il presule di Bitetto troppo amico<br />
del tesoriere di San Nicola. Tra reiterati inviti e dinieghi,<br />
Scelzio giunse a condannare in contumacia Nicola<br />
e poi a scomunicarlo una prima volta il 23 settembre<br />
1323 con la sospensione a divinis e una seconda il giorno<br />
successivo, interdicendolo, poiché aveva fatto bastonare<br />
e incarcerare la delegazione a lui inviata 39 .<br />
Interdetto per sette anni, nel 1300, Nicola ritornò<br />
ad avanzare le sue antiche pretese. Anche questa volta<br />
la vertenza fu chiusa dall’intervento del re Roberto<br />
d’Angiò, che fece valere i suoi diritti sulla Chiesa palatina<br />
di <strong>Altamura</strong>, riconoscendone l’autonomia dall’autorità<br />
vescovile 40 .<br />
Le Chiese di <strong>Gravina</strong>, <strong>Acquaviva</strong> e <strong>Altamura</strong><br />
tra XV e X<strong>VII</strong> secolo<br />
Le tre Chiese risentirono come tutto il mondo cristiano<br />
occidentale dello scisma (1378-1417), che si concluse<br />
con l’elezione di Martino V. Negli anni successivi,<br />
però, i travagli interni alla Chiesa di Roma fecero sentire<br />
i propri effetti anche nelle piccole circoscrizioni ecclesiastiche<br />
di periferia. Quella di <strong>Gravina</strong> sembrò riflettere<br />
ciò che accadeva nell’Occidente cristiano.<br />
39 CDB XII, doc. n. 158, pp. 278-283.<br />
40 Ivi, doc. n. 164, p. 289 e doc. n. 181, p. 304; B. Chioccarelli,<br />
Archivio, cit., pp. 129-130 e 157-158.<br />
29
30<br />
Alla morte di mons. Luciani (1381), la diocesi rimase<br />
senza pastore fino al 1386, quando si scatenò una lotta<br />
che vide contrapposti il vescovo Nicola de Madio, eletto<br />
dall’antipapa Clemente <strong>VII</strong> il 7 febbraio di quell’anno<br />
e un tal Filippo, nominato dal pontefice Urbano IV. Il<br />
primo fu costretto a dimettersi dopo pochi giorni, mentre<br />
l’altro resse la diocesi fino al 16 aprile 1395, quando<br />
fu trasferito a Otranto 41 .<br />
La designazione dei vescovi proseguì senza soluzione<br />
di continuità fino al 1411, anno della morte di mons.<br />
Ruggero de Longobardi.<br />
Il pontefice Giovanni XXII provvide subito alla nomina,<br />
designando un frate dell’ordine dei Minori Osservanti,<br />
Enrico Dasmani, che pare non abbia mai preso<br />
possesso della cattedra.<br />
La situazione che venne a crearsi è stata così stigmatizzata<br />
dallo storico Domenico Nardone: «La Chiesa Romana<br />
era allora travagliata dallo scisma, e gli ecclesiastici<br />
di <strong>Gravina</strong> appaiono in quest’epoca assai turbolenti<br />
per quisquiglie personali, differenza di vedute, abusi<br />
e prepotenze reciproche, in una aspra lotta di fazioni<br />
al servizio di personalità più autorevoli e aspiranti a<br />
posti più remunerativi e di comando» .<br />
Uno dei tanti effetti di questa caotica situazione fu<br />
la pretesa del capitolo e clero gravinese di volere un vescovo<br />
della loro stessa terra, mostrandosi ostili nei confronti<br />
di quei pastori regolarmente nominati dalla Curia<br />
pontificia, che saggiamente rifiutarono per non essere<br />
coinvolti nelle violente lotte interne. La vacanza vescovile,<br />
protrattasi ormai per diciotto anni, risultò dannosa<br />
allo sviluppo economico e sociale della città, tant’è<br />
che il duca Francesco I Orsini obbligò il capitolo e tut-<br />
41 Aa.Vv., Cronotassi, cit., p. 193; D. Nardone, Notizie storiche,<br />
cit., pp. 156-158.
ti gli ecclesiastici a riunirsi e raggiungere un accordo.<br />
Unanimemente furono fatti voti presso il papa, perché<br />
l’arcidiacono D. Giovanni di Roberto Santoro, da loro<br />
indicato, fosse nominato vescovo di <strong>Gravina</strong>.<br />
Tale designazione fu accettata dal pontefice Martino<br />
V che la ratificò con bolla del 13 giugno 1429, ma<br />
creò, così, un pericoloso precedente, poiché da allora<br />
in poi il clero gravinese credette d’essere un suo diritto<br />
quello di indicare la persona chiamata a sedere sulla<br />
cattedra vescovile. Alla morte del Santoro, infatti, gli<br />
ecclesiastici si divisero in due fazioni: una sostenne l’elezione<br />
di D. Antonio de Trinchidella, il cui nome, però,<br />
non fu gradito al papa Eugenio IV, l’altra si dichiarò<br />
partigiana di un tal Giacomo (forse di <strong>Gravina</strong>) che<br />
venne sostenuto dall’antipapa Felice V.<br />
La questione della successione ebbe termine con la<br />
nomina di un Amministratore perpetuo della Chiesa<br />
gravinese nella persona del potente Marino Orsini, arcivescovo<br />
di Taranto.<br />
Nel momento in cui sembrò profilarsi all’orizzonte<br />
un periodo di pace e tranquillità, un grave disastro si<br />
abbatté sulla città e sulla Chiesa.<br />
Secondo quanto narrano gli storici locali, un tremendo<br />
terremoto verificatosi nella notte tra il 4 e 5 dicembre<br />
1456 rase al suolo fin dalle fondamenta la cattedrale<br />
di <strong>Gravina</strong>; stessa sorte toccò all’annesso episcopio e<br />
al vicino castello detto degli Altavilla 42 .<br />
42 Ivi, pp. 174-178. Il crollo della cattedrale e degli altri palazzi<br />
del potere religioso e politico è solamente congetturato dal<br />
Nardone, che si rifà a quanto narrato dalle storie di quei paesi<br />
che ne furono colpiti, anche molto duramente. Con onestà<br />
intellettuale, egli ammette di non aver trovato nei documenti<br />
da lui consultati neanche una piccola menzione. Attribuisce<br />
però all’opera distruttiva del fenomeno tellurico la colpa<br />
della decadenza di molti centri popolati da comunità religio-<br />
31
32<br />
Se la Chiesa di <strong>Gravina</strong> dovette affrontare nel corso<br />
del secolo un lungo travaglio interno, la pace dell’arcipretura<br />
di <strong>Acquaviva</strong>, che era durata più di due secoli,<br />
fu improvvisamente interrotta dai nuovi tentativi messi<br />
in atto dall’arcivescovo di Bari, Francesco Ayello (1424-<br />
1453) di annullare la sua autonomia.<br />
Nel 1452, infatti, dichiarò unilateralmente apocrifa<br />
la bolla del suo predecessore Andrea III, ritenuta da<br />
lui tale perché estratta da una copia e declassò la Chiesa<br />
da palatina a ricettizia 43 .<br />
se o semplicemente agricole, che erano sparse nel territorio.<br />
Storicamente, l’epicentro della scossa, individuato con molta<br />
probabilità nel Matese, investì quest’area, l’Irpinia e il Sannio,<br />
con un’ampia onda sismica che fece sentire i suoi effetti<br />
distruttivi anche in altre zone dell’Italia centro-settentrionale<br />
e meridionale. Quella principale si verificò nella notte tra il 4<br />
e 5 dicembre alle ore 23 ed è stata calcolata di magnitudo 7,1<br />
(quella del 2 novembre 1980 che colpi l’Irpinia e la Basilicata<br />
fu di 7,2). Causò ben 30.000 morti. Cf. M. Baratta, I terremoti<br />
d’Italia, Torino 1901, pp. 66-73; S. Russo, Storia di Foggia<br />
in età moderna, Bari 1992, pp. 27-28 e il sito web http://www.<br />
markrage.it. Nelle cronache delle città vicine, stranamente,<br />
non si trovano riferimenti a questo sisma. Per la città di <strong>Altamura</strong>,<br />
per esempio, è riportata da Ottavio Serena una notizia<br />
che suscitò non poche perplessità nello storico per la sua<br />
provenienza: Egli scriveva: «In alcune notizie che diconsi raccolte<br />
nella Biblioteca del Monastero della Trinità della Cava e<br />
di cui furono comunicate dal Sig. Emmanuele Cavalli di Lucera<br />
si dice che <strong>Altamura</strong> in quest’anno 1456 subì un fortissimo<br />
terremoto “che lasciò illesa la sola Chiesa e tolse la vita alla<br />
maggior parte dei suoi abitanti”. Non so donde sia stata ricavata<br />
tale notizia, di cui non si fa cenno in nessuna cronaca …».<br />
T. Berloco, Storie inedite della città di <strong>Altamura</strong>, Cassano delle<br />
Murge, 1985, pp. 187-188. Nessuna traccia neanche nelle storie<br />
delle vicine città di Matera e Montepeloso. Possibile che<br />
danni così ingenti si siano verificati nella sola <strong>Gravina</strong>?<br />
43 Era definita così quella Chiesa posta sotto il patronato del<br />
Comune o della famiglia che l’aveva fondata.
Il clero di <strong>Acquaviva</strong> reagì a quel sopruso e tramite<br />
l’arciprete Angelo e il signore feudale, Francesco del<br />
Balzo, duca di Andria, ricorse presso il pontefice Niccolò<br />
V, che incaricò il vescovo di Bisceglie, Giacomo, di<br />
inquisire sulla questione e di ripristinare l’autonomia<br />
dell’arcipretura nel caso in cui fosse stata appurata la<br />
violazione dei suoi privilegi.<br />
Il solerte Giacomo rigettò qualunque pretesa dell’arcivescovo<br />
barese e ristabilì con apposita bolla tutti i diritti<br />
goduti fino ad allora dalla Chiesa di <strong>Acquaviva</strong> 44 .<br />
Il XV secolo si mostrò favorevole alla Chiesa palatina<br />
di <strong>Altamura</strong>.<br />
Nel 1442, il signore feudale della città, Giovanni Antonio<br />
Orsini del Balzo, figlio di Maria d’Enghien 45 e<br />
Raimondo Orsini del Balzo, divenuto uno dei più potenti<br />
baroni del Regno, riuscì a sottrarre l’Arcipretura<br />
di <strong>Altamura</strong> al Tesorierato di Bari, restituendo alla<br />
prima l’autonomia e gli antichi diritti. Complice la<br />
madre, avocò a sé il diritto di nominare il prelato, scelta<br />
che cadde sull’abate Pietro di Gargano. Questi, il 15<br />
gennaio dello stesso anno, inviò il padre, il nobile Giovanni<br />
Gizzinosi di Bari, a prendere possesso della prelatura<br />
assegnatagli 46 .<br />
44 S. Luciani, Storia della chiesa palatina di <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti,<br />
Bari 1876, pp. 24-25. All’arciprete Angelo seguirono Leone<br />
Quartanario (…1483) e fino al 1505, Marino de Falconibus<br />
o de Falconi (1497), vescovo di Minervino. Cf. Aa.Vv.,<br />
Cronotassi, cit., p. 225.<br />
45 Fu contessa di Lecce e convolò a nozze col principe di Taranto,<br />
Raimondo Orsini del Balzo. Rimasta vedova nel 1406,<br />
sposò il re di Napoli Ladislao I di Durazzo.<br />
46 V. Vicenti, I Prelati di <strong>Altamura</strong>, a cura di D. Denora, Fasano<br />
1978, p. 11; Idem, Cronologia, cit., p. 292; CDB XII, doc.<br />
n. 273, p. 410.<br />
33
34<br />
Nel 1463 gli altamurani avevano ottenuto dal re Ferdinando<br />
I d’Aragona la conferma dei privilegi goduti<br />
in precedenza, ma anche la concessione di nuovi, tra<br />
cui quello di sormontare l’arma cittadina con la corona<br />
regia 47 .<br />
Il lungo periodo di demanialità goduto dalla città<br />
(1464-1482) l’aveva resa ricca e potente, tanto da essere<br />
annoverata tra le più importanti del Regno.<br />
Nel 1482 fu concessa nuovamente in feudo a Pirro<br />
del Balzo, nipote di Giovanni Antonio Orsini del Balzo<br />
e suocero di Federico d’Aragona, figlio del re Ferdinando.<br />
Tre anni dopo, l’arciprete altamurano Francesco<br />
Rossi (1477-1527), sostenuto dal feudatario, ottenne dal<br />
pontefice Innocenzo <strong>VII</strong>I, con bolla data da Roma il 23<br />
settembre 1485, il privilegio che elevava la chiesa di <strong>Altamura</strong><br />
da Parrocchiale a Collegiata Insigne 48 con un aumento<br />
considerevole dei capitolari, concedeva all’arciprete<br />
gli jura episcopalia, cioè portare il rocchetto, impartire<br />
la solenne benedizione, conferire gli ordini mino-<br />
47 CDB XII, doc. n. 289, p. 423.<br />
48 Secondo A. Ceccaroni, Dizionario, cit., pp. 344-385, si definisce<br />
«collegiata quella chiesa che ha comunità clericale,<br />
la quale può e suole congregare particolarmente ed agire<br />
con uso libero di sigillo … Per l’erezione d’una collegiata<br />
è necessario che 1° il paese sia rispettabile e di riguardo; 2°<br />
che vi regni la convenienza, la civiltà e contenga un popolo<br />
ed un clero abbastanza numeroso; 3° che la chiesa, ove devesi<br />
erigere, non sia mancante di ornato decente e di vastità;<br />
4° che in essa si trovi una certa quantità di preziose suppellettili<br />
sacre; 5° che sia questa al possesso di una dote sufficiente<br />
per le prebende dei canonici; 6° che le condizioni<br />
della fondazione non eccedano i limiti della legge; 7° che<br />
tale erezione non rispondi in altrui pregiudizio, ma invece<br />
cagioni l’accrescimento del culto divino; 8° finalmente, che<br />
vi concorra la libera approvazione dell’ordinario».
i, esercitare la superiorità e il diritto di punire i sacerdoti,<br />
fregiarsi delle insegne vescovili. Inoltre Innocenzo<br />
<strong>VII</strong>I disponeva che <strong>Altamura</strong> potesse chiamarsi città.<br />
Questa concessione determinò la decisione di prolungare<br />
la fabbrica della chiesa dell’Assunta per costruirvi<br />
il nuovo presbiterio e ciò comportò anche un mutamento<br />
importante nel tessuto urbano di <strong>Altamura</strong>. I<br />
lavori di ampliamento iniziarono quasi subito, ma dovettero<br />
essere interrotti nel 1494 non solo per la morte<br />
del re di Napoli Ferdinando I d’Aragona che aveva sostenuto<br />
la causa dell’arciprete Rossi, ma probabilmente<br />
anche per mancanza di fondi 49 .<br />
Se il Quattrocento si caratterizzò per le lotte interne<br />
e le gravi sciagure naturali che sconvolsero il normale<br />
fluire della vita cittadina, il successivo si contraddistinse<br />
per una fervente attività edilizia che interessò le cattedrali<br />
di <strong>Gravina</strong>, <strong>Acquaviva</strong> e <strong>Altamura</strong>.<br />
La nomina del nuovo vescovo di <strong>Gravina</strong>, Pietro Matteo<br />
d’Aquino (1482-1508) e il sostegno datogli dal duca<br />
Francesco II Orsini, dai nobili, dall’università e da numerosissimi<br />
cittadini determinarono la ricostruzione<br />
della cattedrale e il recupero di quei pochi frammenti<br />
architettonici e di fabbrica che il terremoto aveva risparmiato<br />
50 .<br />
49 Cf. G. Pupillo, La Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Guida storico-artistica,<br />
Fasano 1978; Idem, La Cattedrale di <strong>Altamura</strong> segno del<br />
Medioevo, in Aa.Vv., <strong>Altamura</strong>. Segni e percorsi di un’evoluzione<br />
urbana, Matera, 1990, pp. 61-69; G. Palasciano, La Cattedrale<br />
di <strong>Altamura</strong>. Guida per immagini, <strong>Altamura</strong> 2010.<br />
50 Appare contraddittorio quanto riferito dal Nardone. Parlando<br />
degli effetti disastrosi del terremoto del 1456 aveva scritto<br />
che della chiesa «non rimasero che le sola fondamenta e<br />
pochi avanzi di ornati» (sic), mentre nel descrivere l’opera<br />
di ricostruzione, partendo dallo stato pietoso in cui versava<br />
l’edificio sacro, affermava che «tranne la rimozione del-<br />
35
36<br />
Come <strong>Gravina</strong>, anche <strong>Acquaviva</strong> dovette affrontare<br />
il problema d’interventi urgenti alla fabbrica della sua<br />
maggior chiesa.<br />
Nel 1505 il pontefice Giulio II nominò arciprete<br />
mons. Cesare Lambertini, già vescovo di Isola. Questi,<br />
trovando ormai cadente la chiesa, iniziò una serie di lavori<br />
che portarono alla costruzione di un edificio più<br />
grande del precedente e con un’altra area di culto a livello<br />
inferiore. Le opere, iniziate nel 1529, terminarono<br />
nel 1594.<br />
Durante questi anni si verificarono gli ennesimi tentativi<br />
dell’ordinario di Bari di annullare i privilegi goduti<br />
dall’arcipretura acquavivese.<br />
Nel 1532, infatti, l’arcivescovo Girolamo Grimaldi<br />
(1520-1540) avocò a sé le prerogative degli arcipreti di<br />
<strong>Acquaviva</strong>. Gli si opposero il Duca e il prelato Tommaso<br />
Lambertini che, sostenuti dal clero e dalla popolazione,<br />
si rivolsero al viceré, il potente cardinale Pompeo<br />
Colonna, il quale ordinò che fossero ripristinati gli antichi<br />
diritti dell’arcipretura 51 .<br />
Dopo la morte di Cornelio Lambertini (1558), si<br />
susseguirono gli arcipreti Giambattista Fesce (fino al<br />
1556), Lucio Gallo († 1569), Lorenzo Mandino, patrizio<br />
di Novara e abate di S. Angelo e Nicola de Cillis.<br />
Quest’ultimo fu tenuto in grande considerazione dal<br />
pontefice Pio V dal quale ottenne l’investitura arcipretile<br />
il 17 gennaio 1569.<br />
le macerie ingombranti e i necessari puntellamenti e le inevitabili<br />
demolizioni, nulla era stato fatto ancora di positivo<br />
per ridare alla nostra città il suo perduto tempio». D. Nardone,<br />
Notizie storiche, cit., pp. 174-175 e 187.<br />
51 Furono quattro gli arcipreti di <strong>Acquaviva</strong> con lo stesso cognome<br />
Lambertini: dopo Cesare ci furono Girolamo, Tommaso<br />
e Cornelio. Cf. S. Luciani, op. cit., pp. 26-27.
Alla sua morte, avvenuta dopo otto anni, gli successe<br />
Paolo Puteo, che però morì subito dopo la nomina e<br />
fu sostituito da Agostino Chiarito nel 1577.<br />
Questo prelato contrastò energicamente le nuove<br />
pretese dell’arcivescovo Antonio de Puteo (1562-1592) 52<br />
e ricorse nel 1590 alla Curia Romana. In questa sede, il<br />
presule barese fece presente che l’ingerenza del potere<br />
laico negli affari ecclesiastici arrecava nocumento ai<br />
diritti della Chiesa e soprattutto spingeva il clero di <strong>Acquaviva</strong><br />
a non rispettare né tenere in grande considerazione<br />
le prescrizioni della Santa Sede.<br />
L’arciprete Chiarito, invece, fondò le sue ragioni su<br />
due presupposti:<br />
1° l’esistenza e l’autenticità della bolla del 1221 dell’arcivescovo<br />
Andrea III e del vescovo delegato nel 1452;<br />
2° gli arcivescovi baresi potevano provare la pretesa<br />
giurisdizione sulla Chiesa di <strong>Acquaviva</strong>?<br />
La curia di papa Leone XI non volle scontentare il re<br />
di Spagna e del Regno di Napoli, Filippo II, negandogli<br />
i diritti legati alla palatinità della Chiesa di <strong>Acquaviva</strong><br />
e così affidò la questione all’arbitrato del cardinale<br />
Antonio Saulo e Ottavio Paravicino, la cui decisione<br />
giunse solo all’alba del secolo successivo 53 .<br />
In <strong>Altamura</strong>, a partire dal 1521, si registrarono grandi<br />
spese per la ripresa dei lavori di completamento della<br />
nuova area presbiteriale della chiesa dell’Assunta.<br />
Quest’opera, iniziata dall’arciprete Francesco Rossi,<br />
non fu portata da lui a compimento per la sopravvenuta<br />
morte nel 1527 in seguito alla pestilenza che colpì<br />
la città.<br />
52 Luciani lo chiama Giovanni II Puteo, ma nessuno con tale<br />
nome e nello stesso periodo compare nell’elenco degli arcivescovi<br />
di Bari. Cf. Aa.Vv., Cronotassi, cit., p. 105.<br />
53 S. Luciani, op. cit., pp. 29-31.<br />
37
38<br />
Rimasta vacante l’arcipretura, Carlo V d’Asburgo<br />
non si preoccupò di procedere alla nomina del nuovo<br />
prelato. Se ne interessò, invece, il signore della città, Ferdinando<br />
Gaetani, il quale credette d’essere di sua competenza<br />
la proposta di nomina dell’arciprete, giacché<br />
suo padre Onorato aveva ricevuto in feudo <strong>Altamura</strong> da<br />
Ferdinando il Cattolico nel 1506 54 . Infatti, su suo suggerimento,<br />
il pontefice Clemente <strong>VII</strong> nominò a tale carica<br />
il nobile napoletano Fabio Pignatelli (1528) che non<br />
prese mai possesso dell’arcipretura altamurana, rinunciandovi<br />
definitivamente sette mesi dopo.<br />
Lo stesso Clemente, allora, investì della stessa l’altamurano<br />
Niccolò Sapio (1529-1548). La modalità di nomina,<br />
però, non sfuggì al nuovo viceré di Napoli, Pietro<br />
da Toledo che, ristabilendo il diritto di regia collazione,<br />
fece designare lo spagnolo Vincenzo d’Avyla de Salazar<br />
la cui investitura, però, fu contestata presso l’ufficio<br />
del Cappellano Maggiore.<br />
Sapio portò a compimento le grandi opere iniziate<br />
dal suo predecessore. Alla sua morte, avvenuta nel 1548,<br />
il Capitolo volle usurpare il diritto di nomina del sovrano,<br />
facendo cadere la scelta del nuovo arciprete su un altro<br />
altamurano. Salazar, però, che aveva atteso ben sette<br />
anni per prendere possesso dell’arcipretura che gli<br />
spettava, non fu disposto a rinunciare, né tollerò d’essere<br />
messo in discussione. Nel 1550 la occupò con la forza<br />
delle armi, facendo abbattere la porta della chiesa che<br />
il capitolo prepotentemente gli aveva chiuso in faccia.<br />
A questo prelato si deve la costruzione della seconda<br />
torre campanaria e l’apposizione dei tre stemmi sulla<br />
facciata (quello di Carlo V d’ Asburgo, di Pietro da Toledo<br />
e il suo) con una lunga iscrizione che ricordava le<br />
tappe storiche della prelatura nullius.<br />
54 V. Vicenti, Cronologia, cit., p. 295.
Con queste opere si chiudeva la grande stagione dei<br />
lavori alla fabbrica della chiesa, che saranno ripresi solo<br />
due secoli più tardi 55 .<br />
Il Seicento vide riacuirsi le tensioni tra l’arciprete di<br />
<strong>Acquaviva</strong> e l’arcivescovo di Bari. I due cardinali incaricati<br />
dalla Santa Sede di risolvere il contenzioso si pronunciarono<br />
il 6 aprile 1601. Essi convalidarono e riconobbero<br />
la legittimità dell’autonomia della Chiesa acquavivese<br />
e imposero il “perpetuo silenzio” all’arcivescovo<br />
di Bari 56 . Se il laudo ancora una volta dava ragione<br />
ad <strong>Acquaviva</strong>, molti e diversi furono i tentativi non<br />
solo di ritardarne l’esecuzione, ma di rendere lo stesso<br />
privo di efficacia.<br />
Erano di fronte due istituzioni ecclesiastiche che avevano<br />
un peso ben diverso. Quella decisione (laudo) approvata<br />
da papa Pio V nel 1605 fu convalidata con regio<br />
exequatur solamente il 14 febbraio 1606 e comunicata<br />
all’arcivescovo Decio Caracciolo (1606-1613), che dopo<br />
appena quattro anni l’avrebbe contestata formalmente.<br />
Nonostante un’altra sentenza a favore dell’arcipretura<br />
di <strong>Acquaviva</strong> di papa Innocenzo XII del 16 giugno<br />
1692, gli arcivescovi di Bari continuarono nel loro atteggiamento<br />
di ostilità e di sfida.<br />
Il 26 novembre 1694, a seguito di brighe segrete di<br />
mons. Carlo Loffredi (1691-1698), la “Romana Ruota”,<br />
non tenendo conto delle sentenze precedenti, stabilì<br />
che “per consuetudine” spettasse al ricorrente e ai suoi<br />
successori il diritto di ordinare Primiceri e conferire benefici<br />
e canonicati vacanti nella chiesa di S. Eustachio di<br />
<strong>Acquaviva</strong>, mentre all’arciprete era riconosciuta la giurisdizione<br />
nelle cause civili, ma non in quelle criminali.<br />
55 Idem, I prelati, cit., pp. 14-17.<br />
56 S. Luciani, op. cit., p. 31.<br />
39
40<br />
A nulla valsero le proteste dell’anziano arciprete Bernal,<br />
che cercò anche la protezione del viceré Luigi della<br />
Zerda, duca di Medina Coeli e, chiamato a Roma, fu<br />
incarcerato per inosservanza delle sentenze.<br />
Per essere rimesso in libertà dovette firmare a Modugno<br />
nel 1696 la rinuncia alle sue prerogative e a quelle<br />
della sua chiesa. L’arcipretura di <strong>Acquaviva</strong> perse, così,<br />
la sua autonomia e cadde sotto la giurisdizione degli<br />
arcivescovi di Bari 57 .<br />
La Chiesa di <strong>Altamura</strong>, dopo aver sopportato il grave<br />
onere economico per l’ampliamento della fabbrica<br />
del suo tempio maggiore, negli ultimi anni del secolo<br />
fece fronte a una nuova stagione di attacchi alla sua autonomia<br />
da parte dei vescovi gravinesi.<br />
Il 2 agosto 1593 il pontefice Clemente <strong>VII</strong>I aveva<br />
nominato vescovo di <strong>Gravina</strong> Vincenzo Giustiniani<br />
(1593-1614), monaco domenicano 58 il quale, finché<br />
visse il re Filippo II, non avanzò alcuna pretesa nei<br />
confronti della prelatura altamurana. Alla sua morte<br />
(1598), però, approfittando della discordia che si era<br />
venuta a creare in <strong>Altamura</strong> tra il clero latino, greco e<br />
l’arciprete Giovan Geronimo de Mari (1585-1624), reclamò<br />
l’esercizio dei diritti episcopali su quella Chiesa.<br />
Iniziò, così, grazie all’appoggio dei pontefici Clemente<br />
<strong>VII</strong>I prima e Paolo V dopo, una delle vertenze<br />
più violente che la storia ecclesiastica di <strong>Gravina</strong> e <strong>Altamura</strong><br />
ricordi.<br />
L’arciprete de Mari si oppose con tutto il clero, che<br />
in quest’occasione ritrovò coesione, e il popolo. Tutti<br />
confidarono nel favore del nuovo sovrano Filippo III,<br />
57 Ibidem, pp. 32-37; M. Garruba, Serie critica, cit., p. 700; Guida<br />
agli Archivi capitolari d’Italia, a cura di S. Palese, E. Boaga,<br />
F. De Luca, L. Ingrosso, II, Roma 2003, p. 18.<br />
58 A. Casino, op. cit., pp. 91-94.
che si sperava avesse avuto la stessa lungimiranza e determinazione<br />
del padre.<br />
Mons. Giustiniani nel 1601 lanciò l’interdetto contro<br />
<strong>Altamura</strong> e la sua Chiesa e nel 1605, sfruttando l’elezione<br />
al soglio pontificio dell’intransigente Paolo V,<br />
fece convertire l’interdetto in scomunica.<br />
Il de Mari, recatosi a Roma per sostenere le ragioni<br />
della sua Chiesa, fu arrestato e imprigionato nelle carceri<br />
pontificie, dove rimase per lungo tempo.<br />
Nello stesso anno, Paolo V aveva scomunicato anche<br />
la città di Venezia. Le motivazioni, naturalmente, erano<br />
completamente diverse: in quel caso si cercò di arginare<br />
un’eresia che si stava diffondendo in seguito alle<br />
posizioni anticuriali di Paolo Sarpi e sostenute dalla<br />
Serenissima; per <strong>Altamura</strong>, invece, si trattò di una presa<br />
di posizione a favore delle pretese giurisdizionali del<br />
vicino vescovo di <strong>Gravina</strong>.<br />
Durante il lungo periodo di scomunica, le uniche<br />
chiese in cui venne amministrato il solo battesimo furono<br />
quelle del convento di S. Francesco d’Assisi e di S.<br />
Antonio dei PP. Conventuali.<br />
Tutte le mediazioni cui si ricorse per fare annullare<br />
l’interdetto, compresa quella del viceré conte di Benavente<br />
(1603-1610), non sortirono alcun effetto 59 .<br />
Morto Giustiniani, si riaccesero gli scontri tra i sostenitori<br />
del suo successore, mons. Agostino Cassandra, e<br />
59 Neanche il vescovo di <strong>Gravina</strong>, Giustiniani, ottenne alcun<br />
beneficio dalla condizione in cui versava la vicina <strong>Altamura</strong>.<br />
Fu un grande pastore che lasciò traccia del suo cammino<br />
terreno nella diocesi che gli era stata affidata. Fondò un seminario,<br />
un ricovero per ragazze perdute, poste sotto la regola<br />
di S. Francesco; fece costruire la chiesa di S. Maria delle<br />
Grazie, la cui facciata è impreziosita dalla grande aquila<br />
su tre torri, che campeggiava nel suo stemma episcopale.<br />
Cf. D. Nardone, Notizie storiche, cit., pp. 249-250.<br />
41
42<br />
gli uomini di <strong>Altamura</strong>: numerosi furono gli sconfinamenti<br />
territoriali, le aggressioni, i ferimenti, i furti e le<br />
carcerazioni da entrambe le parti.<br />
Tale stato di grave tensione durò fino al 1622 quando,<br />
con l’elezione di Gregorio XV, fu tolta la scomunica.<br />
Da questo momento in poi, i signori di <strong>Altamura</strong>, i<br />
potenti Farnesi, gli amministratori locali e il popolo,<br />
forti del denaro necessario raccolto, cercarono di far<br />
elevare l’arcipretura nullius a sede episcopale. Tutti i<br />
tentativi fatti, però, non ottennero alcun risultato per<br />
l’opposizione del vescovo gravinese e l’intransigenza<br />
della Santa Sede.<br />
L’ultimo fu compiuto nel 1690 da Ranuccio II Farnese<br />
e dall’arciprete Nicola Abrusci (1689-1698) di <strong>Acquaviva</strong>,<br />
nominato dal re Carlo II, ma senza fortuna 60 .<br />
Nel secolo dei Lumi<br />
Nel Settecento la sede episcopale di <strong>Gravina</strong> rimase<br />
vacante per circa dieci anni (13 settembre 1708-15 maggio<br />
1718). L’assenza di un pastore provocò «incresciosi<br />
episodi di rilassatezza e di ordine morale e di ordine civile»,<br />
tanto da richiedere l’intervento di Roma che nominò<br />
Visitatore apostolico il cardinale Pietro Francesco<br />
Orsini, arcivescovo di Benevento.<br />
La cronotassi dei vescovi gravinesi riprese con la desi-<br />
60 V. Vicenti, Cronologia, cit., p. 301. A tal proposito si legga<br />
la fitta corrispondenza intercorsa con l’abate Gian Battista<br />
Pacichelli, “Residente” di Napoli e ambasciatore della S. Sede<br />
in Germania, Inghilterra e Francia. Costui visitò <strong>Altamura</strong><br />
proprio nel 1690 e riportò le sue impressioni nell’opera<br />
che scrisse. Cf. G.B. Pacichelli, Memorie novelle de’ viaggi per<br />
l’Europa cristiana, Napoli 1690, pp. 224-226 e 233-234.
gnazione del milanese Cesare Francesco Lucino (1718-<br />
1725), per interrompersi nuovamente nel 1730-1731 e<br />
1790-1792 61 .<br />
Le Chiese di <strong>Acquaviva</strong> e <strong>Altamura</strong>, invece, dopo varie<br />
peripezie, si videro finalmente riconoscere l’antica<br />
natura giuridica, ma i problemi con gli ordinari vicini<br />
non cessarono.<br />
All’epoca dell’arcivescovo di Bari, Gennaro Adelmo<br />
Pignatelli (1770-1777), il clero di <strong>Acquaviva</strong> riuscì ad<br />
ottenere nuovamente l’autonomia dalla diocesi barese<br />
«con l’appoggio di alcune iscrizioni» 62 .<br />
61 Per la serie dei vescovi e gli avvenimenti storici della diocesi<br />
si rimanda a A. Casino, op. cit., pp. 129-153.<br />
62 Così scriveva M. Garruba, Serie critica, cit., p. 700. Le iscrizioni<br />
cui lo storico si riferiva erano quelle incise su due lapidi<br />
ritenute di età normanna, che si trovavano all’interno<br />
della chiesa di S. Eustachio. Una riguardava la fondazione<br />
della Chiesa, l’altra la donazione di beni per dotarla. Queste<br />
due testimonianze, pare ritrovate durante i lavori effettuati<br />
nel X<strong>VII</strong>I secolo all’edificio sacro e inviate a Napoli<br />
per essere studiate dagli “antiquari” del tempo, non furono<br />
più restituite. Il loro contenuto era stato ricopiato (con<br />
qualche inevitabile errore di trascrizione) in un codice di<br />
memorie intitolato Avvertimenti e notizie di questo Reverendissimo<br />
Capitolo, Chiesa e venerabile Cappella di S. Maria di Costantinopoli.<br />
I dubbi sull’autenticità delle iscrizioni e sulla stessa<br />
palatinità della Chiesa di <strong>Acquaviva</strong> furono sollevati dallo<br />
storico A. Lucarelli, La chiesa di <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti è palatina?,<br />
in «Rassegna Pugliese», XIX, nn. 11-12, Trani 1902,<br />
pp. 374-379. Lo studioso, sulla scorta dell’errata indicazione<br />
dell’anno indizionale contenuto nei testi (errori che egli<br />
stesso commetteva, pur correggendoli) e di una lettera inviata<br />
il 16 marzo 1778 dallo scrittore drammatico Giambattista<br />
Molignani all’arciprete del tempo, Valerio Giustiniani<br />
Persio, additava come false le due iscrizioni e quindi tutto<br />
quel castello di presunti privilegi e prerogative che su quello<br />
(ma non solo) era stato costruito dai suoi stessi concittadini.<br />
In verità, la lettera in questione genera forti perplessi-<br />
43
44<br />
Il Cappellano Maggiore 63 , infatti, sentenziò che la<br />
Chiesa di <strong>Acquaviva</strong> era di Regio patronato e Palatina<br />
e l’arciprete fu riconosciuto Prelato nullius.<br />
Stessa decisione era già stata presa per la Chiesa di<br />
<strong>Altamura</strong> con la Bolla Convenit di papa Benedetto XIV.<br />
Gli altamurani, abbandonate definitivamente le speranze<br />
di veder elevare la loro Chiesa a sede vescovile e<br />
per evitare che in futuro gli ordinari diocesani della vicina<br />
<strong>Gravina</strong> potessero nuovamente pretendere di esercitare<br />
gli iura episcopalia, chiesero e ottennero dalla Santa<br />
Sede che i loro arcipreti ricevessero dopo la nomina<br />
regia anche la consacrazione episcopale 64 .<br />
A seguito di tale concessione, il pontefice Pio VI, il 18<br />
marzo 1798, nominò l’arciprete di <strong>Altamura</strong>, Gioacchino<br />
de Gemmis, vescovo di Listra in partibus infidelium 65 .<br />
tà per il suo contenuto: «Credo che sia tempo – scriveva Molignani<br />
– di disotterrare quella lapida da noi fatta, perché<br />
stimo che sia già logora, perché giace da parecchi anni in<br />
quel luogo dove da noi due fu messa». Si fa menzione, dunque,<br />
di una sola lapide che nel 1778 si pensava di riportare<br />
alla luce. Quelle cui la testimonianza (per altro non favorevole<br />
alla Chiesa di <strong>Acquaviva</strong>) di Garruba si riferisce furono<br />
presentate in giudizio all’epoca dell’arcivescovo Pignatelli,<br />
morto il 1777. Ne consegue, quindi, che non si tratta<br />
delle stesse delle quali si fa cenno nella missiva.<br />
63 Era l’autorità che svolgeva un ruolo di mediatore nei rapporti<br />
tra Stato e Chiesa ed era preposta, inoltre, a tutta l’organizzazione<br />
scolastica del regno con giurisdizione sia sui<br />
professori sia sugli studenti.<br />
64 G. Zaccaria, La prelatura nullius di <strong>Altamura</strong>, in «Japigia»,<br />
a. XIII, fasc. III, p. 197 nota 2.<br />
65 De Gemmis era stato nominato arciprete dal re Ferdinando<br />
IV di Borbone l’11 giugno 1793. La cerimonia d’investitura<br />
a vescovo di Listra, in Licaonia (Asia Minore), si svolse<br />
nella cattedrale di <strong>Altamura</strong> alla presenza del vescovo di<br />
Matera, Agnello Cattaneo dei principi di Montescaglioso,<br />
coadiuvato da quello di Minervino, Pietro Mancini (1792-
Tra Ottocento e Novecento<br />
Mentre le Chiese di <strong>Acquaviva</strong> e <strong>Altamura</strong>, superando<br />
le rispettive difficoltà, si preparavano a compiere un<br />
cammino comune, la diocesi di <strong>Gravina</strong> perdeva la sua<br />
autonomia.<br />
Il pontefice Pio <strong>VII</strong>, trovando vacante dal 1806 al<br />
1818 la sede vescovile di <strong>Gravina</strong> e di Montepeloso, decise<br />
di unirle aeque principaliter con la bolla De utiliori dominicae<br />
del 27 giugno 1818 66 e inviò a governarle mons.<br />
Ludovico Roselli.<br />
Con la stessa Bolla, il papa comprendeva la Chiesa di<br />
<strong>Altamura</strong> tra le cinque dichiarate espressamente nullius<br />
e quindi esenti da ogni giurisdizione vescovile 67 .<br />
1808) e di Montepeloso, Francesco Saverio Saggese (1792-<br />
1797). Cf. N. Di Pasquale, Mille anni di memorie storiche della<br />
diocesi di Montepeloso (ora Irsina) 988-1988, Matera 1990, p.<br />
296; Aa.Vv., Cronotassi, cit., p.226. Una lapide murata sulla<br />
parete sinistra, entrando dalla porta principale della maggior<br />
chiesa, ne ricorda l’evento.<br />
66 «Ecclesiam vero Gravinensem concathedralem declarantes, alteri<br />
episcopali ecclesiae Montis Pelusii aeque principaliter in perpetuum<br />
unimus». Cf. Bullarii Romani continuatio, t. XV, Roma<br />
1853, p. 59; Aa.Vv., Cronotassi, cit., p. 194; N. Di Pasquale,<br />
Mille anni, cit., p. 387.<br />
67 «Praeposituram vero seu archipresbyteratum ecclesiae sanctae Mariae<br />
la Mina (sic) nuncupatae, oppidi civitatis nuncupati Alti<br />
Muri provinciae Barensis ac prioratum sancti Nicolai Barensis<br />
denominatum in possessione et exercitio eorum jurium quibus legitime<br />
et canonico gaudet, conservamus». Bullarium cit., p. 59.<br />
Tra il 1815 e il 1816 la Prelatura di <strong>Altamura</strong>, come quella di<br />
<strong>Acquaviva</strong>, corse il serio pericolo di perdere quell’autonomia<br />
ab omni iurisdictione archiepiscopatus et episcopatus che Federico<br />
II di Svevia le aveva accordato. Queste trame a danno<br />
della Chiesa altamurana sono testimoniate da una corrispondenza<br />
tenutasi tra il marchese di Fuscaldo, Ministro<br />
plenipotenziario del Regno delle Due Sicilie presso la San-<br />
45
46<br />
Se questo decreto apostolico poneva fine ai problemi<br />
della diocesi di <strong>Gravina</strong> e riconosceva in maniera<br />
inconfutabile l’essenza della prelatura di <strong>Altamura</strong>, il<br />
concordato sottoscritto nel 1818 tra il Regno di Napoli<br />
e la Santa Sede riaprì nuovamente la secolare questione<br />
della natura nullius della Chiesa di <strong>Acquaviva</strong>, poiché<br />
diede esecuzione a un articolo segreto di un’altra<br />
convenzione stipulata nel 1741, che stabiliva, invece, la<br />
soppressione delle prelature nullius. Quella di <strong>Acquaviva</strong><br />
fu abolita e posta sotto la giurisdizione della diocesi<br />
di Bari 68 .<br />
Il clero e la popolazione di <strong>Acquaviva</strong> ricorsero nel<br />
1838 presso il sovrano nell’estremo tentativo di riportare<br />
in vita la prelatura, ma Ferdinando II di Borbone con<br />
risoluzione del 3 maggio 1840 riconobbe a quella Chiesa<br />
solo il godimento di tutte le prerogative che le derivavano<br />
dall’essere “palatina”. Il 27 maggio 1844, infine,<br />
stabilì irrevocabilmente l’osservanza di quanto stabilito<br />
nella bolla Convenit che ridisegnava le circoscrizioni<br />
ecclesiastiche del Regno delle Due Sicilie.<br />
Se <strong>Acquaviva</strong> ritornava a dipendere dall’arcidiocesi<br />
di Bari, dopo secoli di dura contrapposizione la dioce-<br />
ta Sede, il cardinale Ercole Consalvi, Segretario di Stato di<br />
Pio <strong>VII</strong> e il cardinale Alessandro Mattei, Protonotario del<br />
pontefice. Cf. G. Zaccaria, La prelatura, cit., pp. 196-202.<br />
68 In Terra di Bari fra il 1818 e il 1833 furono abolite ben cinque<br />
diocesi. Il 27 giugno 1818 con la bolla apostolica Ad dominici<br />
gregis curam, Pio <strong>VII</strong> soppresse tra le altre la Chiesa<br />
palatina di <strong>Acquaviva</strong> e la diocesi di Bitetto, unendole a Bari.<br />
D. Morfini, Parrocchia e laicato cattolico nel Novecento meridionale.<br />
L’episcopato barese di Giulio Vaccaro (1898-1924), Bari<br />
2006, p. 97 nota 38. Gli effetti del Concordato furono molto<br />
più vasti in tutta la Puglia, dove le diocesi si ridussero di<br />
quasi un terzo. A tal proposito, cf. A. Quacquarelli, Il Concordato<br />
del 1818 fra la Santa Sede e il Regno delle Due Sicilie in Puglia,<br />
in «Japigia», fasc. 4, 1942, pp. 247-260.
si di <strong>Gravina</strong> e la prelatura di <strong>Altamura</strong> si trovarono riunite<br />
sotto la guida di un unico pastore.<br />
Ferdinando I di Borbone nominò nel 1828 amministratore<br />
della chiesa altamurana il vescovo di <strong>Gravina</strong><br />
e Montepeloso, mons. Cassiodoro Margarita. L’attività<br />
pastorale di questo presule durò ben venti anni e<br />
lasciò nelle tre comunità sottoposte alla sua cura un ricordo<br />
molto positivo.<br />
Il 16 agosto 1848, il pontefice Pio IX con la bolla Si<br />
aliquando riunì le due Chiese palatine di <strong>Acquaviva</strong> e<br />
<strong>Altamura</strong> aeque principaliter, stabilendo la sede dell’arciprete<br />
in quest’ultima cittadina. Creò, così, una Nullius<br />
Dioecesis, esente da ogni ordinario ecclesiastico. Nel documento<br />
si riconosceva comunque al sovrano il diritto<br />
di nomina e di collazione del prelato 69 .<br />
Le due prelature godettero dei privilegi del loro status<br />
fino all’11 febbraio 1929 quando con i Patti Lateranensi<br />
smisero di essere palatine e dipesero esclusivamente<br />
dalla Santa Sede 70 .<br />
69 La bolla rappresentò per <strong>Acquaviva</strong> un riconoscimento per<br />
la perduta autonomia e palatinità. Con essa veniva ridefinita<br />
anche la composizione del Capitolo con ventuno canonici<br />
e tre dignità. Sulle prerogative dell’arciprete e sulle nomine<br />
a lui spettanti, cf. la scheda in Guida degli Archivi, cit., p.<br />
19. Per entrambe le Chiese la parrocchia fu unica e il prelato<br />
svolgeva la funzione di parroco. Solo ad <strong>Altamura</strong> ce n’era<br />
una seconda (chiesa della SS. Trinità) e una succursale<br />
della Cattedrale, che però non erano riconosciute dal Governo.<br />
D. Morfini, Parrocchia, cit., pp. 131-132 e nota 109.<br />
70 Anche dopo questa data la vita della prelatura di <strong>Acquaviva</strong>-<br />
<strong>Altamura</strong> s’intrecciò con quella dell’arcidiocesi di Bari. Dal<br />
1929 al 1932 l’arcivescovo di Bari, Augusto Curi ne fu Amministratore<br />
Apostolico. In tale carica, nel 1931, con l’appoggio<br />
del clero delle due istituzioni, inviò al pontefice Pio<br />
XI una petizione per la creazione di un nuovo Seminario,<br />
essendo quello già esistente «vecchio e fatiscente», inadatto<br />
47
48<br />
<strong>Gravina</strong> rimarrà unita a Montepeloso fino all’11 ottobre<br />
1976 e da quell’anno al 1980 fu suffraganea dell’arcivescovo<br />
di Bari.<br />
Le strade della prelatura di <strong>Acquaviva</strong>-<strong>Altamura</strong> e<br />
della sede episcopale di <strong>Gravina</strong> furono diverse fino al<br />
1973, quando mons. Michele Giordano, già Amministratore<br />
apostolico della diocesi gravinese ottenne il medesimo<br />
incarico anche per l’altra istituzione.<br />
Il vero e proprio cammino unitario è iniziato il 30<br />
settembre 1986 con la creazione della nuova circoscrizione<br />
ecclesiastica della diocesi di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<br />
<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti; un evento epocale per le comunità<br />
della Murgia barese che da una diversità storicamente<br />
riconosciuta si trovano oggi a vivere il dono dell’unità<br />
e di una nuova identità che si arricchisce quotidianamente<br />
e che nel passato trova le ragioni e la spinta per<br />
guardare con fiducia al futuro sotto la guida illuminata<br />
del suo pastore, mons. Mario Paciello.<br />
all’educazione dei piccoli chierici. Chiedeva, inoltre, un aiuto<br />
economico per la costruzione e la necessaria dotazione,<br />
perché questa istituzione sarebbe servita non solo alla diocesi<br />
barese, ma anche al territorio delle due prelature che<br />
ne erano prive. Cf. C. Turrisi, Impegno pastorale di Ordini e<br />
Congregazioni religiose a Bari durante l’episcopato di Augusto Curi,<br />
in Augusto Curi arcivescovo di Bari (1925-1933). Lineamenti<br />
di governo pastorale negli anni del fascismo, a cura di F. Sportelli,<br />
Bari 2007, p.56, nota 60. Anche l’arcivescovo mons. Marcello<br />
Mimmi il 18 luglio 1942 ebbe l’incarico di Amministratore<br />
Apostolico della prelatura di <strong>Acquaviva</strong>-<strong>Altamura</strong>, seppure<br />
per un solo anno. F. Sportelli (a cura di), Cronologia<br />
dell’episcopato di Marcello Mimmi a Bari, in Marcello Mimmi e<br />
la svolta pastorale moderna della Chiesa di Bari (1933-1952), a<br />
cura di S. Palese e F. Sportelli, Bari 1995, p. 80; Aa.Vv., Cronotassi,<br />
cit., p. 85.
L’azione pastorale della <strong>Diocesi</strong><br />
dal 1986 ad oggi<br />
di<br />
Don Giacomo Lorusso<br />
Il tema che mi è stato assegnato ha per oggetto il percorso<br />
pastorale svolto dalla <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong><br />
delle Fonti dalla sua costituzione ad oggi.<br />
Dal momento che non ci sono ancora studi in merito,<br />
mi sono avvalso esclusivamente delle notizie riportate<br />
nel Bollettino Diocesano (chiamato dal 1986 al 1995<br />
“Bollettino di documentazione” e poi dal 1996 ad oggi<br />
“Bollettino diocesano «Camminare insieme»”).<br />
Ho pensato di articolare questa presentazione in una<br />
prima parte, più ampia, dedicata ad una panoramica<br />
sulle varie iniziative promosse e realizzate dai singoli<br />
Vescovi, e in una seconda, di sintesi, che raccoglie le linee<br />
guida pastorali di questi anni.<br />
I primi passi della pastorale diocesana:<br />
l’episcopato di Mons. Tarcisio Pisani<br />
La Congregazione dei Vescovi, con il Decreto “Instantibus<br />
votis” del 30 settembre 1986 e la lettera del 12<br />
gennaio 1987, costituiva Mons. Tarcisio Pisani, o.m., Vescovo<br />
della <strong>Diocesi</strong> Altamurensis-Gravinensis-Acquavivensis,<br />
determinandone i confini e l’organizzazione. Con<br />
una prima notificazione del 2 febbraio e una seconda<br />
del 12 febbraio, con le quali si dava corso al documento<br />
di esecuzione dell’11 febbraio del Decreto della Congregazione<br />
dei Vescovi, Mons. Pisani rendeva operan-<br />
49
50<br />
te la scelta della Congregazione dei Vescovi di istituire<br />
la nuova <strong>Diocesi</strong> 71 . Da allora, sino alla sua morte, avvenuta<br />
il 14 marzo 1994, Mons. Tarcisio Pisani guidava<br />
con sapiente spirito di oblazione e sacrificio il cammino<br />
della Chiesa di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle<br />
Fonti, composta dai comuni di <strong>Altamura</strong>, <strong>Gravina</strong>, <strong>Acquaviva</strong><br />
delle Fonti, Poggiorsini, Spinazzola e Santeramo<br />
in Colle.<br />
L’inizio del cammino unitario della nuova <strong>Diocesi</strong><br />
coincide con la prima Visita Pastorale, compiuta negli<br />
anni 1986-1987. Tra i primi adempimenti, abbiamo la<br />
costituzione degli organismi centrali della nuova <strong>Diocesi</strong>:<br />
l’unica Curia diocesana 72 (con l’unico Tribunale Ecclesiastico<br />
e l’unico Seminario), l’Istituto Diocesano per<br />
il Sostentamento del Clero (11 giugno 1987) 73 , il Consiglio<br />
per gli Affari Economici (1 settembre 1987) 74 , il<br />
Consiglio Episcopale (8 settembre 1987) 75 e il Consiglio<br />
Presbiterale (27 novembre 1988) 76 . A livello di scelte pastorali,<br />
sono da ricordare il Decreto sulle norme circa<br />
il conferimento dei sacramenti (14 novembre 1987) 77 e<br />
la preparazione e attuazione dell’Anno Mariano (6 giugno<br />
1987 - 8 dicembre 1988) 78 .<br />
71 Cf. Vescovo Diocesano, Atti, in Bollettino di documentazione,<br />
1 (1986), 99-102. È da menzionare la lettera inviata “ai fratelli<br />
di Santeramo” in data 2 febbraio 1987 con cui Mons. T.<br />
Pisani si rivolge alla comunità di Santeramo “assegnata alla<br />
mia cura pastorale” (Bollettino di documentazione, 1/1986,<br />
90-91.102).<br />
72 Cf. Bollettino di documentazione, 1/1987, 119-123.<br />
73 Cf. Bollettino di documentazione, 1/1987, 103-111.<br />
74 Cf. Bollettino di documentazione, 1/1987, 112.<br />
75 Cf. Bollettino di documentazione, 1/1987, 113.<br />
76 Cf. Bollettino di documentazione, 2/1988, 79-82.<br />
77 Cf. Bollettino di documentazione 1/1987, 113-118; cf. Bollettino<br />
di documentazione, 2/1988, 88-90.<br />
78 Cf. Bollettino di documentazione, 1/1987, 123-132.
Le linee guida del ministero di Mons. Tarcisio si possono<br />
riassumere in quattro punti 79 : la formazione del<br />
clero, che voleva unito, “orante e quasi contemplativo”;<br />
la pastorale vocazionale; la pastorale giovanile; la pastorale<br />
familiare; la formazione spirituale del popolo<br />
(l’esposizione quotidiana della SS. Eucaristia in tutte<br />
le città della <strong>Diocesi</strong>). Ma, in particolare, sono stati due<br />
gli ambiti che lo hanno occupato maggiormente: la formazione<br />
del clero (posa della prima pietra del Nuovo<br />
Seminario nel Centro Giovanile Polivalente “Benedetto<br />
XIII”, l’8 dicembre 1990) e la responsabilità dei laici<br />
(cf. il Decreto sulla costituzione in tutte le parrocchie<br />
del Consiglio Pastorale, dell’8 settembre 1988, e quello<br />
del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici, del<br />
28 novembre 1988) 80 . Accogliendo la novità del Concilio,<br />
si è sempre dimostrato attento alla promozione della<br />
vivacità delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali<br />
(riconoscimento della Comunità di Gesù del Rinnovamento<br />
nello Spirito, del 1 gennaio 1988) 81 , come testimoniano<br />
lo Statuto generale per tutte le Confraternite<br />
della diocesi (31 maggio 1990) 82 e la prima Ordinazione<br />
diaconale (Sig. Giuseppe Angelillo, 7 dicembre<br />
1989). Per quanto riguarda gli organismi diocesani di<br />
partecipazione, ricordiamo il Consiglio Pastorale Diocesano<br />
(25 marzo 1991) 83 .<br />
A Mons. Tarcisio si deve la definizione dello Statuto e<br />
finalità degli Uffici Catechistico Diocesano (11 novem-<br />
79 Cf. P. A. Galuzzi, La spiritualità di Mons. Tarcisio Pisani, in Atti<br />
Convegno Ecclesiale su “Vocazione alla famiglia - La famiglia<br />
per le vocazioni”, Matera 1994, p. 68.<br />
80 Cf. Bollettino di documentazione, 2/1988, 75-88.<br />
81 Cf. Bollettino di documentazione, 2/1988, 74.<br />
82 Cf. Bollettino di documentazione, 2/1988, 176-184.<br />
83 Cf. Bollettino di documentazione, 5/1991, 193-195.<br />
51
52<br />
bre 1988) 84 , Liturgico Diocesano, con le tre sezioni della<br />
pastorale liturgica, canto e musica sacra e arte sacra<br />
(11 novembre 1988) 85 e Caritas diocesana (7 novembre<br />
1988) 86 . Frutto di questo complesso lavoro di organizzazione<br />
fu il primo Piano Pastorale della diocesi unita per<br />
gli anni 1989-1990, dal titolo “Nuova evangelizzazione<br />
della nostra Chiesa”, ‘lanciato’ nella sua lettera «Camminare<br />
nell’umiltà con Maria» (8 dicembre 1988) 87 . In questa<br />
circostanza, fu preparata anche la prima “Agenda<br />
di vita diocesana” (anno 1988-1989) 88 . Ciascun Ufficio<br />
venne invitato, a partire dall’anno pastorale 1988-1989,<br />
a formulare i propri programmi 89 . Tra questi programmi,<br />
risulta particolarmente curato quello della Pastorale<br />
Sanitaria, volto alla crescita e sviluppo dell’attenzione<br />
diocesana agli ammalati, con la corretta gestione<br />
e amministrazione dell’Ospedale “Miulli”. Lo sguardo<br />
ai poveri si espresse con la creazione del primo Centro<br />
per tossicodipendenti in diocesi e con la solidarietà<br />
verso le Chiese povere dell’universo cattolico: i gemellaggi<br />
con le diocesi di Albania (dove fece costruire<br />
una Scuola-Convitto per infermieri), Guanare (Venezuela),<br />
Awasa (Etiopia, dove fece costruire un ospedale<br />
e dove, in una visita, contrasse un virus locale che gli<br />
procurò gravi problemi di salute, compromettendogli<br />
anche il cuore) e il gemellaggio con alcune parrocchie<br />
del Rwanda e del Burundi 90 .<br />
84 Cf. Bollettino di documentazione, 2/1988, 104-107.<br />
85 Cf. Bollettino di documentazione, 2/1988, 107-112.<br />
86 Cf. Bollettino di documentazione, 2/1988, 113-117.<br />
87 Lettera del Vescovo del 21.11.1989, in Bollettino di documentazione,<br />
3/1989, 99.<br />
88 Cf. Bollettino di documentazione, 3/1989, 170.<br />
89 Cf. Bollettino di documentazione, 2/1988, 104-129.<br />
90 Cf. Bollettino di documentazione, 1/1986, 88-89.
Esemplificativi del cammino svolto dalla diocesi unita<br />
durante il suo episcopato sono l’indagine di preparazione<br />
al Sinodo dei Vescovi del 1990 su “La formazione<br />
dei sacerdoti nelle circostanze attuali” 91 ; e i temi dei<br />
Convegni Ecclesiali:<br />
- 1987: “Famiglia e catechesi per una Chiesa missionaria”<br />
(<strong>Gravina</strong>, 18-20 settembre);<br />
- 1988: “Maria, Madre e modello della Chiesa e della<br />
famiglia, chiesa domestica” (Santeramo, 16-18<br />
settembre);<br />
- 1989: “Uomini di comunione costruttori di comunità”<br />
(Assemblea ecclesiale diocesana);<br />
- 1990: “La Christifideles laici e la nuova evangelizzazione”<br />
(Santeramo, 22-23 giugno);<br />
- 1991: “Eucarestia e vocazione” (Santeramo, 21-23<br />
giugno);<br />
- 1992: “Camminare nell’amore per crescere insieme”<br />
(Santeramo, 18-20 giugno);<br />
- 1993: “Insieme per servire meglio i fratelli” (Santeramo,<br />
24-25 settembre).<br />
La carica ideale di Mons. Tarcisio Pisani è testimoniata<br />
da un’omelia tenuta a Rimini il 26 aprile 1991: «Ricevete<br />
lo Spirito Santo! Ecco la Pentecoste, ecco che il<br />
fuoco ci avvolge, ecco perché questa fiamma ha bruciato<br />
i nostri peccati pochi istanti fa e ci ha messo veramente<br />
nell’anima tanta grazia, tanta luce, tanta vita, la Sua<br />
vita il suo amore. Ecco, perché noi siamo qui, perché Lui<br />
ci ha bruciato e il nostro cuore scoppia. Non ce la facciamo<br />
più. Dite la verità: non ci sentiamo il cuore pieno<br />
d’amore, perché lui in questo momento ci spinge ed è<br />
la realtà di questa esistenza; noi siamo pieni d’amore e<br />
diciamo come Geremia: Non ce la faccio più, o Signo-<br />
91 Cf. Bollettino di documentazione, 3/1989, 150-165.<br />
53
54<br />
re, sento nel mio cuore un fuoco ardente che è costretto<br />
nelle mie ossa, vorrei costringerlo ancora, ma non lo<br />
posso contenere, devo gridare, devo a tutti annunziare<br />
perché la ricchezza del mio cuore è troppo, non posso<br />
contenere, devo dirlo agli altri» 92 . Queste parole testimoniano<br />
la verità delle parole di P. A. Galuzzi che,<br />
in qualità di Padre Generale dell’Ordine dei Minimi,<br />
nel suo messaggio ai confratelli dell’Ordine, lo descrive<br />
come segue: «“In brevi explevit tempora multa” (Sap 4,<br />
13). È stata la sua vita un soffio di entusiasmo… Tante<br />
confidenze ho ricevuto da Lui in questi anni: sentiva il<br />
peso dell’episcopato, era presente negli avvenimenti di<br />
tutti, viveva nella certezza di voler bene a tutti» .<br />
La memoria di un Pastore:<br />
il periodo di sede vacante e Mons. Giuseppe Lofrese<br />
Mons. Giuseppe Lofrese, in qualità di Amministratore<br />
Diocesano (dal 14 marzo 1994 al 20 gennaio 1995),<br />
ha avuto il merito di tenere desta la memoria del “grande<br />
Pastore” Mons. Tarcisio Pisani e di preparare la <strong>Diocesi</strong><br />
all’accoglienza del nuovo Vescovo, Mons. Agostino<br />
Superbo. Durante la sua attività di Amministratore, la<br />
diocesi ha continuato l’impegno del Vescovo defunto<br />
per la riscoperta del ruolo della famiglia nella scelta vocazionale<br />
(Convegno Ecclesiale sul tema: “Vocazione<br />
alla famiglia, la famiglia per le vocazioni”).<br />
92 Bollettino di documentazione, 5/1991, 183.
La crescita del sentire diocesano attraverso<br />
l’impegno missionario, culturale e caritativo:<br />
l’episcopato di Mons. Agostino Superbo<br />
Mons. Agostino Superbo (Vescovo dal 21 gennaio<br />
1995 al 17 maggio 1996; Amministratore Apostolico<br />
dal 18 maggio al 25 ottobre 1997) è descritto come segue<br />
nella bolla di nomina: «Desiderando perciò dare<br />
un Vescovo alla <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong><br />
delle Fonti, resasi vacante per la dipartita al cielo del<br />
suo Pastore, Tarcisio Pisani di felice memoria, abbiamo<br />
ritenuto te, venerabile fratello, idoneo a reggerla:<br />
conosciamo, infatti, bene le spiccate tue doti di mente<br />
e di cuore e non poco la tua esperienza nei problemi<br />
religiosi».<br />
Sin dall’inizio del suo episcopato, la diocesi viene<br />
coinvolta nel cammino di preparazione di due eventi: il<br />
III Convegno di Palermo e il grande Giubileo del 2000.<br />
Per il primo, promuove un percorso di verifica e di individuazione<br />
di proposte pastorali utili alla riscoperta<br />
del servizio alla “nuova evangelizzazione”. Un percorso<br />
che ha visto coinvolti molti laici appartenenti alle diverse<br />
aree della pastorale, che hanno beneficiato indirettamente<br />
di un prezioso cammino di formazione all’autentica<br />
laicità, soprattutto per quanto riguarda i campi<br />
della cultura e dell’impegno socio-politico. Oltre alla<br />
promozione del laicato, la diocesi, con il suo ministero<br />
episcopale, riscopre l’attenzione ai poveri come criterio<br />
e punto di forza per edificare l’unità della diocesi.<br />
Lo dimostra l’accoglienza in diocesi dell’Opera del<br />
Samaritano, di cui riconosce il carattere di associazione<br />
di fedeli di diritto privato con personalità giuridica<br />
diocesana (8 dicembre 1996) e i tanti Centri di ascolto<br />
Caritas creati durante il suo episcopato. Segno di que-<br />
55
56<br />
sta attenzione agli ultimi è anche l’approvazione dello<br />
Statuto del Consiglio Pastorale Ospedaliero (1 ottobre<br />
1996), per offrire itinerari di fede in vista di un servizio<br />
di carità autenticamente cristiano 93 .<br />
In tre anni promuove la ristrutturazione dei vari Uffici<br />
di Curia; il completamento e l’apertura del Centro<br />
Giovanile “Benedetto XIII” - Seminario Diocesano, con<br />
50 seminaristi della scuola media inferiore e della scuola<br />
media superiore; la soluzione dei problemi del Santuario<br />
della Madonna del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>,<br />
con la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione.<br />
Dà indicazioni pastorali per il sacramento della Confermazione<br />
94 e la celebrazione del sacramento del Matrimonio<br />
95 . Istituisce la Scuola di Formazione per cooperatori<br />
pastorali, dotandola del relativo statuto (Decreto<br />
del 21 dicembre 1996) 96 . Promuove la costituzione<br />
della Commissione diocesana Giustizia e Pace (Decreto<br />
del 17 settembre 1997) 97 .<br />
Il cammino diocesano di questi anni è stato segnato<br />
da due momenti di riflessione principali, costituiti dai<br />
Convegni diocesani del:<br />
- 1995: “…Verso Palermo… Cultura e Comunicazione”<br />
(in preparazione al III Convegno Nazionale<br />
di Palermo: <strong>Gravina</strong>, 23-25 ottobre);<br />
- 1997: “Lo Spirito Santo anima della Chiesa e il<br />
93 Bollettino Diocesano “Camminare insieme”, Nuova Serie, 3/1996,<br />
122-124.<br />
94 Bollettino Diocesano “Camminare insieme”, Nuova Serie, 3/1996,<br />
125-129.<br />
95 Bollettino Diocesano “Camminare insieme”, Nuova Serie, 2/1996,<br />
64-69.<br />
96 Bollettino Diocesano “Camminare insieme”, Nuova Serie, 3/1996,<br />
130-142.<br />
97 Bollettino Diocesano “Camminare insieme”, Nuova Serie, 4/1997,<br />
175-180.
dono della ministerialità” (<strong>Gravina</strong>, 15-17 settembre).<br />
Il periodo dell’episcopato vissuto da Amministratore<br />
Apostolico, a motivo della sua nomina ad Assistente<br />
Nazionale dell’ACI, avvenuta il 17 maggio 1996, ha come<br />
effetto indiretto in diocesi l’attenzione alla riscoperta<br />
del carisma laicale.<br />
Il progetto dell’unità diocesana al servizio<br />
della testimonianza evangelica: Mons. Mario Paciello<br />
Il periodo di episcopato di Mons. Mario Paciello ha<br />
un profetico annuncio nelle parole di Giovanni Paolo II<br />
nella bolla con la quale lo trasferiva nella <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong><br />
delle Fonti (6 agosto 1997):<br />
«Noi che come il beato Pietro abbiamo accolto il nobilissimo<br />
governo di tutto il gregge, siamo stimolati dalla<br />
straordinaria sollecitudine di preporre alla guida delle<br />
diocesi vacanti Pastori preparati… stimiamo te, Venerando<br />
fratello, idoneo a governarla, perché sei dotato<br />
di eccellenti doti di mente e di cuore ed esperto nelle<br />
attività pastorali» 98 .<br />
Nel giorno dell’inizio del suo ministero episcopale,<br />
Mons. A. Superbo gli affida la diocesi con queste parole:<br />
«È una comunità che vive le tensioni difficili di questo<br />
momento e che vuole portare i suoi frutti di bene verso<br />
gli uomini del nostro tempo» . E Mons. Paciello fa eco<br />
al suo predecessore, dicendo: «…è necessario che camminiamo<br />
sulla scia segnataci da Gesù: “Siano una cosa<br />
sola” (Gv 17, 21), “Amatevi come io vi ho amato” (Gv 13,<br />
98 Vita diocesana, in Bollettino Diocesano “Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 4/1997, 212.<br />
57
58<br />
34). Il Padre delle misericordie mi ha mandato a voi nel<br />
secondo anno di preparazione al Giubileo per portarvi<br />
a varcare le soglie della speranza, come Chiesa salvata<br />
dal sangue redentore di Cristo, unita e santificata dalla<br />
forza rigeneratrice dello Spirito Santo: mi spenderò<br />
fino alla fine per essere fedele al mio compito; mi venga<br />
in aiuto la vostra generosa, attiva, responsabile collaborazione»<br />
. Nell’omelia d’inizio del ministero pastorale<br />
tenuta in <strong>Acquaviva</strong> il 26 ottobre 1997, chiarisce:<br />
«Alla volontà di servirvi del vescovo; al suo desiderio di<br />
essere mangiato da voi, si aggiunga la vostra disponibilità,<br />
la vostra docilità, la vostra collaborazione responsabile<br />
e costruttiva» per «far germogliare» la diocesi 99 .<br />
In linea con queste note programmatiche, Mons. Paciello<br />
si è posto da subito al servizio del Vangelo e della<br />
crescita della comunione (formazione dei presbiteri<br />
e dei laici; attenzione alle famiglie, ai poveri e agli<br />
ammalati; recupero dei beni ecclesiastici e costruzione<br />
di nuovi edifici sacri). L’impegno del nuovo Vescovo è<br />
testimoniato dai programmi di alcuni Uffici di Curia<br />
per l’anno pastorale 1997/98: il “programma pastorale<br />
giovanile”, il “programma dell’ufficio liturgico” (da<br />
segnalare le “convocazioni” del novembre 1997 per una<br />
“condivisione sull’animazione liturgica” 100 ; il programma<br />
degli incontri dei ministri straordinari, dal febbraio<br />
1998 101 ; le intenzioni mensili di preghiera per l’AdP,<br />
dall’ottobre 1997 102 ; il “programma dell’ufficio di musi-<br />
99 Omelia solenne celebrazione <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti, in Bollettino<br />
Diocesano “Camminare insieme”, Nuova Serie, 4/1997, 233.<br />
100 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 172-176.<br />
101 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 178-181.<br />
102 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 185-186; per il<br />
1998-1999, cf. “Camminare insieme”, Nuova Serie, 4/1998, 133-<br />
134.
ca sacra per l’anno pastorale”), lo “schema di Incontri<br />
dell’anno pastorale” (“incontro diocesano con il nuovo<br />
vescovo” del 1 novembre 1997 103 ; l’incontro-Via Crucis<br />
diocesana in occasione della giornata mondiale della<br />
gioventù dal sabato della Domenica delle Palme al sabato<br />
della settimana precedente, a partire dal 28 marzo<br />
1998 104 ; gli incontri diocesani per i giovani in occasione<br />
della giornata mondiale della gioventù, a partire<br />
dal 25 aprile 1998, primo ad <strong>Altamura</strong> 105 ), il “progetto<br />
Incubaritas I” e il programma della “Scuola per Cooperatori<br />
Pastorali”.<br />
Tre le fasi principali vissute dalla <strong>Diocesi</strong> durante<br />
il suo episcopato: la preparazione e celebrazione del<br />
“Grande Giubileo del 2000”; la preparazione del Convegno<br />
Ecclesiale di Verona (16-20 ottobre 2006) e la Visita<br />
ad Limina del 14 marzo 2007; la celebrazione del “Primo<br />
Sinodo Diocesano”.<br />
La prima fase ha visto impegnata la <strong>Diocesi</strong> nella preparazione<br />
al Giubileo del 2000, con la Missione Diocesana<br />
tenuta in diocesi dal 11 marzo al 11 giugno 2000 106<br />
e le tante iniziative liturgiche, caritative e culturali per<br />
la celebrazione del passaggio al terzo millennio.<br />
La seconda fase è iniziata con la Visita Pastorale de-<br />
103 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 188-189.<br />
104 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 195.<br />
105 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 197-198.<br />
106 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1999,111-115; “Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, 2-3/1999, 140-142; Omelia del mandato,<br />
in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1-2/2000, 91-93; Comitato<br />
centrale della missione diocesana del 2000, 8 gennaio<br />
2000; articolo di presentazione comparso su Avvenire, in<br />
“Camminare insieme”, Nuova serie, 1-2/2000, 148-150. Si deve<br />
aggiungere, a livello culturale, la mostra biblica tenutasi<br />
nel Centro Giovanile “Benedetto XIII”, nei giorni 13-20<br />
novembre 1999.<br />
59
60<br />
gli anni 2001-2002 ed è proseguita con la preparazione<br />
al Convegno di Verona del 2006, che invitava la Chiesa<br />
Italiana a riflettere sull’impegno dei laici nel testimoniare<br />
la “speranza” del Vangelo. Questa preparazione<br />
ha messo in luce l’apporto delle unità pastorali della<br />
<strong>Diocesi</strong> nella formulazione delle risposte al questionario<br />
preparato dalla CEI. Punto culminate del cammino<br />
degli anni 2001-2007 è stata la Visita ad Limina,<br />
preceduta dalla stesura della “Relazione quinquennale<br />
2001-2005” 107 .<br />
Attualmente, siamo nella terza fase del ministero episcopale<br />
di Mons. Paciello. Una fase che ci ha già visti<br />
impegnati nelle celebrazioni dell’Anno Paolino (2008-<br />
2009) e dell’Anno Sacerdotale (2009-2010). In questi<br />
anni, la <strong>Diocesi</strong> ha celebrato la seconda Visita Pastorale<br />
(anni 2008-2010) 108 e le tappe iniziali del “Primo Sinodo<br />
diocesano” 109 . L’attuazione del Sinodo, con le sessioni<br />
di analisi e confronto sulle dodici questioni affidate<br />
all’Assemblea sinodale, sta offrendo alla <strong>Diocesi</strong> un<br />
momento di grazia per il suo cammino storico-salvifico.<br />
Una delle caratteristiche del ministero episcopale di<br />
Mons. Paciello è stata ed è l’attività di programmazio-<br />
107 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XII/2006, 244-312.<br />
108 Cf. il “Decreto di indizione della seconda visita pastorale”,<br />
del 6 settembre 2008, in “Camminare insieme”, Nuova Serie,<br />
Anno XIV/2008, 166-167; e le indicazioni delle sue modalità,<br />
in “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XIV/2008,<br />
175-180.<br />
109 Cf. Omelia per la Messa Crismale nel giorno dell’annuncio del Sinodo<br />
Diocesano, del 19 marzo 2008 (“Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, Anno XIV/2008, 129-134); il decreto di indizione<br />
del primo <strong>sinodo</strong> diocesano, del 22 maggio 2008, annunciato<br />
nella celebrazione del Corpus Domini diocesano a <strong>Gravina</strong><br />
(“Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XIV/2008, 142-<br />
144).
ne. Ricordiamo il “Progetto pastorale diocesano” del<br />
1998 110 ; il “Programma pastorale diocesano” dell’anno<br />
pastorale 2000-2001 111 ; dell’anno 2001-2002 112 ; dell’anno<br />
2002-2003 113 ; il “Cammino pastorale Diocesano e<br />
parrocchiale per gli anni 2003-2005 114 ; il “Cammino<br />
pastorale Diocesano e Parrocchiale: verifica e sviluppo<br />
del programma pastorale 2003-2005 115 ; il “Programma<br />
Pastorale Diocesano 2005-2006 116 ; il “Programma pastorale<br />
diocesano 2006-2009” 117 ; il “Triennio Pastorale<br />
Diocesano 2006-2009. Programma Pastorale per il<br />
2007-2008” 118 ; il “Programma pastorale diocesano 2009-<br />
2011” 119 . Legati a questa attività di programmazione sono<br />
gli annuali Convegni diocesani 120 .<br />
110 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 2/1998, 3-16.<br />
111 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 3-4/2000, 311-321.<br />
112 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 2-3-4/2001, 601-617.<br />
113 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 2-3-4/2002, 129-141.<br />
114 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno IX/2003, 233-241.<br />
115 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno X/2004, 181-192.<br />
116 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XI/2005, 283-302.<br />
117 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XII/2006, 370-393.<br />
118 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XIII/2007, 255-267.<br />
119 Cf. Agenda Pastorale Diocesana 2009-2010.<br />
120 Il “Seminario di studio sul Diaconato permanente” (14 novembre<br />
1997); il “Convegno della Caritas diocesana” (30<br />
novembre 1997); il Convegno pastorale diocesano: “Pellegrini<br />
nel tempo testimoni di speranza” (Centro Giovanile<br />
“Benedetto XIII - <strong>Gravina</strong>, 16 settembre 1998 (cf. “Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, 3/1998), il Convegno diocesano<br />
di studio: “Famiglia: progetto-realtà-missione”, nei giorni<br />
16-19 settembre 1999 (cf. “Camminare insieme”, Nuova Serie,<br />
2-3/1999, 3-128), il Convegno pastorale: “Famiglia e liturgia”,<br />
nei giorni 13-15 settembre 2000 (cf. “Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 3-4/2000, 296-308), il Convegno pastorale<br />
diocesano “Per una famiglia culla e palestra di vita cristiana”,<br />
nei giorni 7-9 maggio 2001 (cf. gli Atti in “Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, 2-3-4/2001, 543-598).<br />
61
62<br />
Idee forza del suo ministero sono: la creazione di una<br />
“Curia organica, articolata, efficiente”, aspetto definito<br />
“indispensabile” per “il cammino pastorale della chiesa<br />
locale, per il dialogo tra curia, parrocchie, religiosi e associazioni<br />
per facilitare l’osmosi comunionale e lo sviluppo<br />
dell’unità pastorale della <strong>Diocesi</strong>”, con la calendarizzazione<br />
degli appuntamenti del Vescovo e degli Uffici<br />
di Curia a partire dall’anno pastorale 1998/1999 121 ; la<br />
scelta della celebrazione diocesana del mercoledì santo,<br />
per consentire la partecipazione di tutti i fedeli, a partire<br />
dalla Pasqua del 1998, e quella unitaria del “Corpus Domini”,<br />
dal 3 giugno dello stesso anno; l’impegno per la<br />
formazione permanente dei presbiteri e per le vocazioni<br />
(Nuovo Seminario di via Giardini, l’attività del CDV); la<br />
pastorale familiare e giovanile; la cura per la Scuola di<br />
Formazione Teologico-Pastorale, impostata in modo ciclico,<br />
monotematico e triennale dal 1998; i pellegrinaggi<br />
diocesani, a partire da quello in Terra Santa del luglio<br />
1999; il pellegrinaggio-assemblea diocesana del Santuario<br />
della Madonna Incoronata di Foggia per la presentazione<br />
del programma pastorale dell’anno, a partire dal<br />
pellegrinaggio delle famiglie del 2000, che aveva avuto<br />
una anticipazione nell’“Assemblea pastorale diocesana”<br />
tenuta ad <strong>Altamura</strong>, nel palazzetto dello sport, il 16 ottobre<br />
1998; l’esperienza della lectio divina guidata dal<br />
Vescovo, “Il pozzo di Giacobbe”, dal novembre 2003 al<br />
maggio 2008 (negli anni 2006-2008 incontri cittadini, alcuni<br />
dei quali tenuti dal Vescovo); gli esercizi spirituali<br />
dei sacerdoti con il Vescovo, a partire dal 1999 122 . Da ri-<br />
121 Assemblea Pastorale Diocesana, in “Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, 2/1998, 18.<br />
122 I primi tenuti a Montecalvo Irpino (AV), nei giorni 21-25<br />
giugno 1999 (cf. “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1999,<br />
133-13).
cordare, infine, la scelta del divieto di celebrazione della<br />
Messa vespertina del lunedì , per favorire la comunione<br />
interparrocchiale, oltre che la possibilità di partecipare<br />
ad incontri cittadini e diocesani.<br />
La Curia è stata riorganizzata una prima volta con<br />
il “Decreto di ristrutturazione della Curia diocesana”<br />
dell’8 settembre 1998 123 , articolata in settore pastorale<br />
per l’evangelizzazione e la catechesi (Ufficio Missionario,<br />
Ufficio Catechistico, Ufficio Scuola, Ufficio Cultura,<br />
Scuola di Formazione Teologico-Pastorale, Ufficio<br />
Comunicazioni Sociali, Centro Diocesano Vocazioni),<br />
settore pastorale per la liturgia e la santificazione (Ufficio<br />
Liturgico, Ufficio Formazione Permanente, Ufficio<br />
Vita Consacrata, Ufficio Confraternite), settore pastorale<br />
per la testimonianza cristiana e carità (Ufficio<br />
Famiglia, Ufficio Caritas, Ufficio Migranti, Ufficio Pastorale<br />
Sociale e del Lavoro, Ufficio Pastorale Sanitaria,<br />
Ufficio Pastorale Giovanile - sezione giovani a rischio,<br />
Segretariato per l’Ecumenismo e il Dialogo, Commissione<br />
Giustizia e Pace, Ufficio Diocesano Pellegrinaggi).<br />
Una seconda volta è stata riorganizzata, con il Decreto<br />
sul “Nuovo assetto della Curia diocesana”, del 1<br />
novembre 2006 124 . Parallelamente, è stato elaborato il<br />
nuovo “Statuto del Consiglio Presbiterale” (18 maggio<br />
1998). A livello di organizzazione, è da ricordare l’erezione<br />
canonica di nuove parrocchie, come quella del<br />
123 “Camminare insieme”, Nuova serie, 4/1998, 153-15483-88. Cf.<br />
il Decreto di nomina del Vicario Generale, dei Vicari Episcopali,<br />
Direttori e Collaboratori degli Uffici”, del 7 ottobre<br />
1998 (“Camminare insieme”, Nuova Serie, 4/1998, 93-96).<br />
124 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XII/2006, 323-325.<br />
Lo testimoniano le nomine per il nuovo assetto Curia diocesana<br />
del 1 novembre 2006 (“Camminare insieme”, Nuova Serie,<br />
Anno XII/2006, 339-343).<br />
63
64<br />
SS. Redentore 125 e il trasferimento di quella del Carmine<br />
in <strong>Altamura</strong>.<br />
Ma, tra tutte le iniziative, emerge la promozione delle<br />
Unità Pastorali. Questa scelta ha avuto la sua genesi<br />
nella convocazione “la sera del 31 marzo 1999 durante<br />
la celebrazione solenne della S. Messa Crismale” della<br />
Missione Diocesana in occasione del Giubileo. Nel programma<br />
annunciato alla diocesi, il Vescovo parlava di<br />
«sperimentazione di una nuova evangelizzazione della<br />
pastorale per il terzo millennio», e divideva le parrocchie<br />
della diocesi in Zone Pastorali cittadine. Per la Visita<br />
Pastorale del 2001, le Zone subivano alcune modifiche.<br />
Con il programma pastorale diocesano 2006-2009,<br />
queste sono diventate pienamente operanti 126 .<br />
In questi anni, la diocesi ha proseguito nel suo cammino<br />
di crescita nella comunione e nella solidarietà. Ricordiamo<br />
l’attenzione rivolta ai poveri, con il “rinnovo del<br />
gemellaggio con la diocesi di Awasa del 19 marzo 2001”<br />
127 ; l’adesione alla “Campagna” indetta dal Comitato Ecclesiale<br />
per la riduzione del debito estero dei Paesi più poveri<br />
128 ; la costruzione del Nuovo Ospedale “Miulli” 129 ; il<br />
“Messaggio del Vescovo per la Quaresima e per la presentazione<br />
del progetto «salva-vita»” 130 . Come pure, l’apertura<br />
di tre mense per i poveri ad <strong>Altamura</strong>, <strong>Gravina</strong> e Santeramo,<br />
con relativi Centri di assistenza per famiglie in<br />
difficoltà, ragazze madri e Centri di ascolto parrocchiali<br />
e cittadini (come il Centro S. Lorenzo ad <strong>Altamura</strong>, curato<br />
dall’Opera del Samaritano); la cura pastorale dedi-<br />
125 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XI/2005, 352-353.<br />
126 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XIII/2007, 273.<br />
127 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/2001, 199-200.<br />
128 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/2001, 227.<br />
129 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XII/2006, 237-243.<br />
130 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XIV/2008, 196-207.
cata alle carceri presenti in diocesi; il Banco alimentare<br />
e farmaceutico; il Centro anti-usura; il Progetto Policoro<br />
per la formazione dei giovani all’imprenditoria privata.<br />
Per favorire la partecipazione dei laici, sono stati organizzati<br />
campiscuola unitari diocesani dell’ACI, diretti<br />
dal Vescovo 131 e continua ad essere caldeggiata la<br />
presenza dell’ACI nelle singole parrocchie, con un impegno<br />
più fattivo e costante da parte dei parroci e assistenti.<br />
È stato aggiornato lo “Statuto delle Confraternite<br />
della diocesi” (22 giugno 1998) 132 , successivamente<br />
rivisto con la “Modifica dello Statuto unico per le Confraternite<br />
Enti Ecclesiastici civilmente riconosciuti” 133 .<br />
Sono stati approvati lo “Statuto del Consiglio Pastorale<br />
parrocchiale” 134 ; l’“Istituzione della Consulta Diocesana<br />
delle Aggregazioni laicali” (22 febbraio 2004) 135 ;<br />
“Statuto Unico dei Comitati Feste” (15 agosto 2005) 136 ;<br />
lo “Statuto unico per le confraternite Enti Ecclesiastici<br />
civilmente riconosciuti” 137 . Si è avuto il “Riconoscimento<br />
della «Fraternità Marta e Maria»” (29 aprile 2003) 138 .<br />
Dal punto di vista amministrativo, è stato emanato il<br />
Decreto per la “Determinazione degli atti di straordinaria<br />
amministrazione per le Persone Giuridiche Pubbliche<br />
soggette all’autorità del Vescovo diocesano” 139 ; e<br />
gli “Obblighi da parte delle Persone Giuridiche Pubbliche<br />
soggette al governo” 140 .<br />
A livello liturgico, sono da segnalare il “Decreto sul<br />
131 I campiscuola a Prati di Tivo nel 1999, a Nocera Umbra nel<br />
2000 e nel 2001, e a Roccaraso nel 2002 e 2003.<br />
132 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 4/1998, 80-81.<br />
133 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XV/2009, 247-248.<br />
134 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/2001, 233-241.<br />
135 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno X/2004, 255-261.<br />
136 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XI/2005, 356-367.<br />
137 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XIII/2007, 193-207.<br />
138 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno IX/2003, 315-329.<br />
139 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XIII/2007, 208-214.<br />
140 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XIII/2007, 215-216.<br />
65
66<br />
matrimonio”, del 16 marzo 2008 141 ; le “Disposizioni circa<br />
le Celebrazioni delle esequie” 142 ; la costituzione del<br />
“Servizio diocesano al catecumenato” (14 settembre<br />
2002) 143 ; le “Norme per il ministero straordinario della<br />
Santa Comunione” 144 .<br />
Grande attenzione è stata data ai mass media:<br />
messaggi in occasione delle giornate o eventi salienti<br />
della vita mondiale, diocesana e cittadina 145 ; arti-<br />
141 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XIV/2008, 153-159.<br />
142 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XV/2009, 244-246.<br />
143 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 2-3-4/2002, 195-196.<br />
144 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XII/2006, 315-317.<br />
145 I messaggi annuali per la Giornata del Seminario e quelli<br />
ai giovani (a partire da quello in occasione della domenica<br />
delle Palme del 28 marzo 1999, riportato in “Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 1/1999, 49-52); il Messaggio per il convegno<br />
diocesano sulla vita consacrata (“Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, 1/1998, 117-118); “Il tesoro e i vasi di argilla”. Messaggio<br />
per la Settimana di Preghiera per l’Unità dei cristiani (6 gennaio<br />
2003; “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno IX/2003,<br />
258-260). I messaggi alle famiglie “in vista della missione del<br />
2000” (comparso su Avvenire del 28 novembre 1999, riportato<br />
in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 2-3/1999, 56-60) e<br />
Ciuffetti di ovatta per le piaghe del mondo. Messaggio alle famiglie<br />
per la Solennità dell’Assunta (“Camminare insieme”, Nuova Serie,<br />
Anno IX/2003, 266-271). Quello Ai partecipanti alla veglia<br />
del 31 dicembre 1999 - 1° gennaio 2000 (“Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 2-3/1999, 65-67); i messaggi per la Giornata<br />
della Pace (Un sogno possibile 1998, in “Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 1/1998, 120-121; Il prezzo della Pace 1999,<br />
in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 4/1998, 31-33; Il dovere<br />
della pace 2003, in “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno<br />
IX/2003, 260-263; Nel grembo materno, il seme della nuova primavera.<br />
Messaggio per la giornata della Vita - 2 febbraio 1998,<br />
in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 121-123. I messaggi<br />
per la Quaresima: Quale deserto? Messaggio per la Quaresima.<br />
Mercoledì delle Ceneri - 25 febbraio 1998 (“Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 123-126); Non inizi un genoci-
coli su Avvenire e altre riviste e giornali 146 ;<br />
dio di popoli. Messaggio alla <strong>Diocesi</strong> in seguito agli attentati terroristici<br />
negli Stati Uniti dell’11 settembre 2001 (del 15 settembre<br />
2001, in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 2-3-4/2001, 448-<br />
450); Chiesa di Dio: popolo in festa. Messaggio inviato ai Sacerdoti,<br />
ai comitati Festa in occasione della Nota Pastorale della CEP<br />
sulle feste religiose popolari nelle chiese di Puglia (“Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 1/1998, 126-129); E sta già germogliando.<br />
Messaggio per la Giornata di digiuno e di preghiera per le vittime<br />
del terrorismo e della guerra (14 dicembre 2001, in “Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, 2-3-4/2001, 451-455); Messaggio ai fedeli<br />
di <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti sulla Festa patronale (2 settembre 2004,<br />
in “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno X/2004, 199-203);<br />
Non era un sogno. Dalla Giornata della Vita alla Vita del Risorto.<br />
Pista di riflessione quaresimale (“Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, Anno XII/2006, 331-336); Vittoria o schiaffo?, dopo<br />
la mancata visita di Benedetto XVI alla Sapienza (“Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, Anno XIV/2008, 194-195).<br />
146 Grazie, Chiesa di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti (“Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 136); Pensiero al Santuario<br />
della Madonna del Buon Cammino (“Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 1/1998, 144); Porta aperta o varco proibito?<br />
(“Camminare insieme”, Nuova Serie, 4/1998, 53-55); Il ‘Padre<br />
nostro’ non è solo una preghiera (“Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, 4/1998, 55-57); Dio, sei mio Padre (“Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 4/1998, 57-59); Per il trionfo della giustizia (7 marzo<br />
1999 su Avvenire, in occasione della morte di Maria Pia<br />
Labianca: in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1999, 62-<br />
64); I veri narratori di Dio (10 gennaio 1999 su Avvenire: in<br />
“Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1999, 82-84); Chi può dire:<br />
«Venga il tuo Regno»? (24 gennaio su Avvenire: in “Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, 1/1999, 84-86); La «conduttrice» mai<br />
vista in TV (7 febbraio 1999: in “Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, 1/1999, 87-89); Dove andare lontano dal tuo Spirito (Sal<br />
138)? (21 febbraio 1999: in “Camminare insieme”, Nuova Serie,<br />
1/1999, 89-92); Le vittime non chiedono perdono: lo danno<br />
(28 febbraio 1999 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, 1/1999, 92-94); Chi dei due? (28 marzo 1999 su Avvenire:<br />
in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1999, 95-97);<br />
67
68<br />
Perché Dio non manda i suoi angeli (18 aprile 1999 su Avvenire:<br />
in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1999, 98-100); Il<br />
padrino: «uno che fa venire la voglia di Gesù Cristo»” (9 maggio<br />
1999 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1999,<br />
100-102); Il pane che mangi sia l’altra metà di quello che doni (23<br />
maggio 1999 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova Serie,<br />
1/1999, 102-105); Debiti impagabili e condono rifiutato (6<br />
giugno 1999 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova Serie,<br />
1/1999, 105-107); Un faccia a faccia che salva (20 giugno<br />
1999 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1999,<br />
108-110); Giubileo: che c’è tra me e te, Cristo? (10 ottobre 1999<br />
su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 2-3/1999, 76-<br />
78); Cominciarono a far festa (24 ottobre 1999 su Avvenire: in<br />
“Camminare insieme”, Nuova Serie, 2-3/1999, 78-80); Giubileo:<br />
una scuola di amore (31 ottobre 1999 su Avvenire: in “Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, 2-3/1999, 80-82); Alla ricerca di se<br />
stessi (14 novembre 1999 su Avvenire: in “Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 2-3/1999, 82-85); Editoriale per la Rassegna Trimestrale<br />
“Ospedale Miulli”, Quaderno n. 20: L’Ospedale F. Miulli:<br />
un esempio di religiosità volto al bene sociale (“Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 1-2/2000, 115-116); Kosovo chiama Puglia (6<br />
febbraio 2000 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova Serie,<br />
1-2/2000, 116-117); Kosovo: la tranquillità della paura (13<br />
febbraio 2000 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova Serie,<br />
1-2/2000, 119-121); Kosovo: nell’inferno gli angeli (20 febbraio<br />
2000 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova Serie,<br />
1-2/2000, 121-124); L’occasione privilegiata (12 marzo 2000 su<br />
Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1-2/2000, 124-<br />
127); Odore di umanità (2 aprile 2000 su Avvenire: in “Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, 1-2/2000, 127-129); Messa crismale:<br />
alle sorgenti della gioia (20 aprile 2000 su Avvenire: in “Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, 1-2/2000, 130-132); L’argento e l’oro<br />
dei cristiani (7 maggio 2000 su Avvenire: in “Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 1-2/2000, 132-135); È opportuno non chiudere<br />
gli occhi (3 giugno 2001 su Avvenire: in “Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 1/2001, 206-207); Alle radici della Quaresima<br />
(2 marzo 2003 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, Anno IX/2003, 243-244); Una grande gioia sconosciuta<br />
(9 marzo 2003 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova Se-
lettere 147 ; libri 148 e interviste in occasione di particolari<br />
eventi come dedicazioni di chiese e fatti di cronaca<br />
149 . Infine, ricordiamo la creazione del nuovo sito web<br />
diocesano (24 gennaio 2008) 150 .<br />
rie, Anno IX/2003, 245-247); Quando le lacrime diventano perle<br />
(16 marzo 2003 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, Anno IX/2003, 247-249); Sulla pietra la tenerezza di Dio<br />
(23 marzo 2003 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, Anno IX/2003, 249-252); L’albero dell’amore e della gioia<br />
(30 marzo 2003 su Avvenire: in “Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, Anno IX/2003, 252-254); Dalla pietra al cuore, attraverso<br />
la Croce (6 aprile 2003 su Avvenire: in “Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, Anno IX/2003, 255-257); Pozzo di Giacobbe,<br />
intuizione felice (1 maggio 2004 su Avvenire: in “Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, Anno X/2004, 193-195).<br />
147 Lettera ai giovani dell’operazione «Alligator»… e a tutti gli altri<br />
(“Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 137-139); Lettera<br />
ai giovani della <strong>Diocesi</strong>: “Diteci che cosa non vi abbiamo saputo<br />
dare”, del novembre 1997; Carissimi Don (8 settembre 2007);<br />
Ai ragazzi di <strong>Gravina</strong> (“Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno<br />
XIV/2008, 168-170).<br />
148 Raccolte di articoli comparsi su Avvenire: Operai dell’ultima<br />
ora, pubblicato nel 1998.<br />
149 In occasione della Lettera del Vescovo ai giovani (“Camminare<br />
insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 139-143); quella rilasciata a<br />
Tonia Popolizio il 5 luglio 1998 (“Camminare insieme”, Nuova<br />
Serie, 4/1998, 50-52); La prima dimora: rilasciata a Paola Ronconi<br />
in occasione della Dedicazione della Chiesa dell’Annunciazione<br />
in <strong>Gravina</strong> in Puglia (pubblicata su “Tracce”,<br />
XX<strong>VII</strong>, n. 3 - marzo 2000, pp. 24-25: in “Camminare insieme”,<br />
Nuova Serie, 1-2/2000, 102-105); l’intervista rilasciata<br />
a “L’Obiettivo Polis”, mensile di attualità-cultura tempo libero<br />
di <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti, circa i lavori di restauro della<br />
cattedrale (“Camminare insieme”, Nuova Serie, 2-3-4/2001,<br />
435-437).<br />
150 Cf. Presentazione Ufficiale Sito Diocesano: www.diocesidialtamura.it:<br />
in “Camminare Insieme”, Nuova Serie, XIV/2008, 181-187.<br />
69
70<br />
In armonia con il progetto culturale della Chiesa Italiana,<br />
la diocesi si è dotata di un “Decreto di costituzione<br />
dell’Ufficio diocesano per i Beni Culturali e l’Arte<br />
Sacra” 151 ; dell’“Erezione canonica e Regolamento della<br />
Biblioteca Diocesana” 152 ; e dell’“Erezione canonica e<br />
Regolamento dell’Archivio Diocesano” 153 .<br />
In tale quadro, sono da menzionare il censimento in<br />
corso dei beni culturali (librari, archivistici e museali),<br />
la costruzione di nuovi complessi ed edifici parrocchiali<br />
(SS. Trinità in <strong>Altamura</strong>; SS. Pietro e Paolo e Spirito<br />
Santo in <strong>Gravina</strong>), il restauro già ultimato delle Chiese<br />
Cattedrali di <strong>Altamura</strong> e <strong>Acquaviva</strong>, e quello in corso<br />
della Cattedrale di <strong>Gravina</strong>. Come pure, il restauro<br />
di numerose chiese parrocchiali ed edifici monumentali<br />
(ad es. la Biblioteca Capitolare Finia).<br />
Questo grande lavoro di riorganizzazione e aggiornamento<br />
dell’attività pastorale diocesana ha avuto un rilancio<br />
con il cambio o immissione nell’attività pastorale<br />
di nuovi parroci, sacerdoti e diaconi, avvenuto lo scorso<br />
settembre, fatto che costituisce di per sé una prova del<br />
grado di maturità raggiunta dalla comunità diocesana<br />
in questi 25 anni che ci separano dalla sua costituzione.<br />
Sintesi delle linee pastorali perseguite dai Pastori<br />
della <strong>Diocesi</strong><br />
Ci sono delle linee di fondo che si possono cogliere<br />
nella vita diocesana di questi 25 anni, tutte convergenti<br />
verso la realizzazione di un’unica famiglia in grado<br />
di professare di fronte al mondo ad una sola voce l’u-<br />
151 “Camminare insieme”, Nuova Serie, 1/1998, 153-154.<br />
152 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XV/2009, 249-264.<br />
153 “Camminare insieme”, Nuova Serie, Anno XV/2009, 265-277.
nico Signore Gesù Cristo. Tutti i Vescovi hanno avuto a<br />
cuore la costituzione di una Curia efficiente e pastoralmente<br />
propositiva, capace di coordinare le varie iniziative<br />
diocesane; hanno avuto a cuore la formazione dei<br />
nuovi candidati al sacerdozio, la pastorale giovanile e<br />
familiare. Altra nota caratteristica è la solidarietà e l’attenzione<br />
ai più poveri. Per quanto riguarda l’annuncio<br />
del Vangelo, è stato promosso il dialogo con le diverse<br />
componenti della vita civile e culturale. Si è molto insistito<br />
sulla vita liturgica, sul recupero e sulla purificazione<br />
della tradizione religiosa, come anche sulla riscoperta<br />
e fruizione dei beni culturali presenti in diocesi.<br />
Durante questi 25 anni, la Chiesa diocesana è stata<br />
sempre più attenta a fare proprie le speranze e le attese,<br />
le difficoltà e i problemi del mondo, per testimoniare<br />
la novità del Vangelo, secondo le indicazioni del Concilio<br />
Vaticano II, e in particolare della Gaudium et Spes.<br />
Abbiamo vissuto e siamo testimoni di un cammino<br />
in crescendo. Dallo zelo ed entusiasmo di Mons. Tarcisio<br />
Pisani, il buon Pastore dai grandi sogni pastorali, siamo<br />
passati alla vivacità programmatica di Mons. Agostino<br />
Superbo, e infine alla lungimirante e paziente costruzione,<br />
progettazione e realizzazione dell’unità diocesana<br />
operata da Mons. Mario Paciello.<br />
Quale futuro per la nostra <strong>Diocesi</strong>? Il futuro dipenderà<br />
dalla nostra capacità di accogliere e vivere questi<br />
tre stili di vita e tensioni ideali testimoniate dai nostri<br />
Pastori: l’entusiasmo per l’unità, la vivacità programmatica<br />
e la paziente e colta apertura alle novità suscitate<br />
dallo Spirito. Lo Spirito Santo continuamente parla alla<br />
nostra Chiesa e la spinge verso l’attuazione del Regno<br />
di Dio in questa porzione di terra della Murgia barese<br />
e in questo tempo, l’alba radiosa del terzo millennio.<br />
71
GRAFICHE GRILLI - FOGGIA<br />
IHS<br />
PRIMO SINODO PASTORALE DELLA DIOCESI DI ALTAMURA - GRAVINA - ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
• CRISTO VIA VERITÁ E VITA •<br />
2008 2011<br />
DIOCESI DI ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
1° SINODO PASTORALE DIOCESANO<br />
2010 - DICEMBRE - 2011
Appunti<br />
per una storia dei Sinodi<br />
celebrati ad <strong>Altamura</strong>,<br />
<strong>Gravina</strong> e <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
nei secoli passati<br />
di<br />
Lorena Maria Calculli<br />
1. I Sinodi nella storia. Premesse storiche<br />
e concettuali relative ai sinodi diocesani<br />
Nel suo significato più esteso, per <strong>sinodo</strong> (o concilio)<br />
si intende una riunione dei rappresentanti delle<br />
diverse Chiese locali per discutere temi riguardanti la<br />
fede o l’ambito pastorale. Il termine <strong>sinodo</strong> deriva dal<br />
greco synodos, composto dalla particella syn (insieme) e<br />
odos (cammino). Il corrispondente latino è concilium. Le<br />
sue radici etimologiche ci indicano con immediatezza<br />
il senso di partecipazione attivo e corale alla vita della<br />
Chiesa insito in questo tipo di iniziativa, in particolare<br />
dopo il Concilio Vaticano II (svoltosi fra 1962 e il 1965).<br />
Nello specifico, un <strong>sinodo</strong> diocesano oggi rappresenta<br />
un’assemblea consultiva dei fedeli convocata e diretta<br />
dal Vescovo della diocesi stessa. Esso vede, dunque, coinvolti<br />
in un’opera di riflessione laici ed ecclesiastici. Secondo<br />
il Codice di Diritto Canonico, un <strong>sinodo</strong> diocesano,<br />
regolamentato dai canoni 460-468, è una assemblea<br />
dei sacerdoti e dei fedeli scelti per prestare aiuto al<br />
Vescovo in ordine al bene di tutta la comunità diocesana.<br />
Esso si celebra senza una periodicità prefissata, ma<br />
tutte le volte che lo ritenga opportuno il Vescovo, udito<br />
73
74<br />
il Consiglio Presbiterale. Il Vescovo è il solo competente<br />
a convocarlo e a presiederlo (così come a sospenderlo<br />
e a scioglierlo). I partecipanti hanno solo voto consultivo,<br />
in quanto l’unico legislatore è il Vescovo; solo<br />
costui, infatti, sottoscrive le dichiarazioni e i decreti sinodali<br />
che possono essere resi pubblici.<br />
E nei secoli passati? In questa sede si esulerà dalle<br />
molteplici indicazioni e riflessioni di carattere metodologico<br />
e storiografico sullo studio dei sinodi nel passato.<br />
Si prenderanno semplicemente in considerazione alcuni<br />
punti essenziali, per comprendere in generale i sinodi<br />
diocesani in un quadro diacronico. Non si può negare,<br />
in primo luogo, quanto sia arduo risalire nel tempo<br />
ai primordi dell’istituzione del <strong>sinodo</strong> diocesano, per<br />
ovvi problemi storiografici; d’altro canto, si può affermare<br />
che già nei primi secoli di vita della Chiesa vi era<br />
l’abitudine di indire assemblee annuali fra il Vescovo e<br />
il clero e che si costituì l’istituto del “concilio”, generalmente<br />
a livello locale, ma a volte anche a livello più generale,<br />
soprattutto nelle Chiese orientali. Una pratica<br />
che potremmo definire già “sinodale”, a livello diocesano,<br />
va fatta risalire all’epoca dei regni romano-barbarici<br />
nell’ambito delle Chiese locali. La normativa e<br />
la prassi dei sinodi diocesani si consolidarono nei secoli<br />
attorno al Mille, mantenendo la frequenza annuale e<br />
la caratteristica di coinvolgere attorno al Vescovo il clero,<br />
regolare e secolare, e altri religiosi. I sinodi diocesani<br />
erano svolti perlopiù per consentir l’applicazione<br />
delle decisioni prese nei sinodi provinciali, altre volte<br />
per anticipare questi ultimi, deliberando su problemi<br />
e controversie esistenti nell’ambito della Chiesa locale.<br />
Nei secoli XI e XII, queste assemblee hanno avuto una<br />
caratteristica “mista”: preti e laici si riunivano insieme<br />
e discutevano questioni religiose e civili. Nel 1200, i si-
nodi divennero istituzioni esclusivamente ecclesiastiche<br />
nella loro composizione, animati dal desiderio di riforma,<br />
nello spirito del Concilio Lateranense IV e dei due<br />
Concili di Lione.<br />
Nei secoli successivi, si può distinguere un’epoca<br />
pre-tridentina ed un’epoca postridentina, ponendo,<br />
dunque, come spartiacque il Concilio di Trento (1545-<br />
1563). La prima epoca fu caratterizzata da alterni momenti<br />
di decadenza, di abbandono e di successo. Il <strong>sinodo</strong><br />
diocesano fu inquadrato, in questo periodo, in<br />
un’ecclesiologia fondata sull’autorità del Vescovo e della<br />
sua potestà di legislatore. Dal punto di vista normativo,<br />
il <strong>sinodo</strong> diocesano era una cassa di risonanza dei<br />
sinodi provinciali, era impostato mettendo in rilievo il<br />
carattere di censura e mirava a ribadire il ruolo dell’autorità<br />
episcopale. I contenuti dei libri sinodali prodotti<br />
in questi decenni riguardavano la vita del clero; l’acquisizione<br />
e la gestione dei beni ecclesiastici; gli edifici<br />
sacri; il culto e le pratiche di pietà; l’amministrazione<br />
dei sacramenti e anche norme relative ai monasteri<br />
femminili.<br />
Una regolazione fondamentale dei sinodi diocesani<br />
è giunta poi con il Concilio di Trento. I decreti tridentini<br />
hanno conferito carattere di obbligatorietà a questo,<br />
come ad altri istituti giuridici della Chiesa (si pensi,<br />
ad esempio, alla visita pastorale). Nella sessione XXIV<br />
(1563), si stabilì, secondo le indicazioni e le disposizioni<br />
emanate nei concili precedenti, per gli arcivescovi e<br />
i vescovi, rispettivamente l’obbligo della convocazione<br />
dei sinodi o concili provinciali, ogni tre anni, e dei sinodi<br />
diocesani, ogni anno. L’immagine ecclesiologica in<br />
cui si inquadrava il <strong>sinodo</strong> diocesano fu senz’altro più<br />
articolata: rimase la centralità della figura del Vescovo<br />
diocesano, anche se un po’ sminuita dal rapporto con<br />
75
76<br />
Roma e un po’ bilanciata dalla partecipazione e collaborazione<br />
del clero al governo pastorale della diocesi.<br />
Dal punto di vista normativo, si consolidò in primo luogo<br />
il legame tra <strong>sinodo</strong> diocesano e vista pastorale, la<br />
quale permetteva al Vescovo di conoscere la situazione<br />
della sua diocesi, e in particolare lo stato del clero, per<br />
poi emanare delle norme adatte a regolamentare la disciplina<br />
degli ecclesiastici, e quindi a rimediare e mettere<br />
argine ai disordini emersi durante la visita pastorale;<br />
pertanto, in questo periodo, il <strong>sinodo</strong> diocesano<br />
non fu solo l’applicazione dei sinodi provinciali, ma acquistò<br />
una sua autonomia ed una forza propositiva particolare,<br />
che derivava dalle condizioni peculiari di ogni<br />
diocesi. Quanto, poi, alle tematiche trattate, lo schema<br />
era di solito il seguente: la fede cattolica, la predicazione<br />
della Parola di Dio e la dottrina cristiana; quindi, seguiva<br />
l’argomento degli edifici sacri, delle reliquie, delle<br />
indulgenze, del digiuno quaresimale e dei giorni festivi;<br />
poi, quelli inerenti l’amministrazione dei sacramenti,<br />
la vita del clero, la conduzione delle parrocchie,<br />
del seminario, delle congregazioni sacerdotali e dei vicariati<br />
foranei; infine, trovavano luogo nei sinodi questioni<br />
riguardanti i religiosi e le religiose, le confraternite<br />
dei laici, i luoghi pii e i beni ecclesiastici. Ancora, il<br />
compito affidato ed assolto propriamente dalle assemblee<br />
sinodali diocesane è stato quello di far conoscere i<br />
decreti tridentini e, al contempo, di tradurli in prescrizioni<br />
rispondenti alle condizioni contingenti delle singole<br />
diocesi, di far penetrare il clima e lo spirito tridentino<br />
nella quotidianità della vita delle Chiese cattoliche.<br />
Almeno a partire dal Concilio di Trento, inoltre, i sinodi<br />
e le costituzioni diocesane hanno assunto un prevalente<br />
carattere giuridico. È noto che, a seconda dei<br />
momenti storici, questa connotazione è stata diversa-
mente modulata: in alcuni periodi, i sinodi hanno costituito<br />
veri e propri centri di produzione del diritto particolare,<br />
selezionando, formalizzando e legittimando le<br />
istanze provenienti dal clero e dal popolo; altre volte,<br />
essi hanno svolto la funzione di cinghia di trasmissione<br />
a livello locale di norme elaborate a livello centrale,<br />
per lo più attraverso il passaggio intermedio di uno o<br />
più codici particolari; sotto un diverso profilo, le costituzioni<br />
sinodali hanno supplito all’assenza, fino a tempi<br />
abbastanza recenti, di un codice di diritto canonico,<br />
giocando un importante ruolo di semplificazione e divulgazione<br />
del diritto precodiciale della Chiesa cattolica.<br />
Sempre, però, i sinodi si sono mantenuti entro un<br />
orizzonte giuridico, all’interno del quale trovavano posto,<br />
con gli opportuni adattamenti, le componenti teologiche,<br />
storiche, sociologiche, ecc…<br />
Un ultimo aspetto, molto importante e ricco di suggestioni<br />
per la ricerca storica, merita di essere almeno<br />
citato. Le disposizioni tridentine sui sinodi, come si è rilevato<br />
anche per altri particolari ambiti della Chiesa su<br />
cui esse legiferarono, non potevano non costituire un<br />
fattore di destabilizzazione nelle diocesi delle periferie<br />
della penisola italiana. Si pensi, in particolar modo, al<br />
Mezzogiorno. A parte la difficoltà obiettiva di mantenere<br />
il ritmo annuale dei sinodi, i Vescovi potevano trovarsi<br />
di fronte ad una serie di resistenze mentali e politiche<br />
manifestate, a seconda dei casi, dai poteri laici, dalle<br />
popolazioni, nonché dallo stesso clero che, nelle costituzioni<br />
sinodali intese come prodotto normativo dei<br />
sinodi, vedevano una limitazione al proprio potere, alle<br />
proprie prerogative e ai privilegi garantiti da usi e consuetudini<br />
di vecchia data. In tal modo, il <strong>sinodo</strong> veniva<br />
a turbare, se così si può dire, la tranquillità della vita<br />
di una diocesi, introducendo elementi di conflittualità<br />
77
78<br />
e di polemica. Questo si verifica soprattutto nel Settecento,<br />
quando illuminismo, giurisdizionalismo e politiche<br />
di riforma di ampio respiro tendono a limitare il<br />
potere della Chiesa e, dunque, anche l’attività sinodale<br />
(l’unica eccezione in questo secolo è data da Vincenzo<br />
Maria Orsini con i suoi 44 sinodi diocesani a stampa<br />
e i tre concili provinciali), e nell’Ottocento, con le<br />
spinte di secolarizzazione e laicizzazione della società<br />
e le contingenze politiche di quel secolo. Diversi studi<br />
hanno analizzato e confermato le dinamiche appena<br />
descritte. In ogni caso, la stagione più fertile per i sinodi<br />
fu il periodo post-tridentino e, grossomodo, la prima<br />
metà del Seicento, quando l’onda lunga dello spirito<br />
tridentino non si era ancora esaurita. Una ripresa la<br />
si ha, per breve periodo, negli anni Venti del Settecento,<br />
proprio grazie all’opera del già citato Orsini, divenuto<br />
adesso Papa Benedetto XIII, nel Concilio Romano<br />
del 1725, quando il <strong>sinodo</strong> aveva esaurito la funzione<br />
storica assegnatagli dal Concilio di Trento. Dopo quella<br />
data, i sinodi sono rarissimi (perché unicamente finalizzati<br />
all’organizzazione della vita religiosa) e quando<br />
riprendono, nella seconda metà dell’Ottocento, essi<br />
si svolgono in una situazione completamente cambiata,<br />
sia per la Chiesa che per la penisola italiana, che nel<br />
frattempo è stata unificata politicamente.<br />
2. Temi, bisogni, orientamenti: panoramica sui sinodi<br />
celebrati in Età Moderna e Contemporanea<br />
Vista la prescrizione tridentina di celebrare con cadenza<br />
annuale i sinodi diocesani, ci si chiede se essa<br />
fu osservata. Se si dovesse considerare la presenza delle<br />
costituzioni sinodali a stampa o di quelle manoscrit-
te conservate negli archivi, la risposta non sarebbe positiva,<br />
concludendo che le norme tridentine, in generale,<br />
furono ampiamente eluse e non trovarono applicazione.<br />
D’altro canto, come è stato affermato da più parti,<br />
una conclusione del genere, che considera come indizio<br />
di base il numero delle costituzioni sinodali giunte<br />
fino a noi, sarebbe troppo sbrigativa e superficiale.<br />
L’incrocio delle fonti, in questo caso, quali ad esempio<br />
le Relazioni ad limina, in cui vi è traccia di celebrazioni<br />
di sinodi di cui, però, non si conservano le costituzioni<br />
per diverse ragioni, sarebbe di grande supporto per<br />
costruire un quadro più attendibile possibile. Allo stesso<br />
modo, le costituzioni sinodali stesse riportano cenni<br />
di sinodi celebrati in passato.<br />
Riguardo alla diocesi di <strong>Gravina</strong> nei secoli passati,<br />
l’Archivio Diocesano della medesima città conserva alcuni<br />
esemplari manoscritti e a stampa. I temi prevalenti<br />
dei sinodi che fra poco verranno illustrati sono stati<br />
ricavati, dunque, passando in rassegna queste fonti. Le<br />
prime costituzioni sinodali conservate in archivio risalgono<br />
al 1574, all’indomani del Concilio di Trento, per<br />
mano del Vescovo Francesco Bosio. In questo documento<br />
ci sono diversi cenni a sinodi celebrati negli anni precedenti<br />
dallo stesso Vescovo. Segue la raccolta di una<br />
parte degli atti del <strong>sinodo</strong> celebrato nel 1599 dal Vescovo<br />
Vincenzo Giustiniani. Vi è, poi, un vuoto di alcuni<br />
decenni. Per il 1647, l’archivio custodisce le costituzioni<br />
sinodali promulgate dal Vescovo Domenico Cennini,<br />
accompagnate da un editto di riduzione delle parrocchie<br />
della città da 6 a 4 relativo al 1677, a cura del medesimo<br />
Vescovo. Ci sono, poi, gli atti e le costituzioni sinodali<br />
curate dal Vescovo Domenico Valvassorio nel 1688.<br />
Ancora, gli atti del <strong>sinodo</strong> celebrato dal Vescovo Marcello<br />
Cavalieri nel 1693. Vi è anche una copia manoscritta<br />
79
80<br />
ed un esemplare a stampa facente parte del fondo della<br />
Biblioteca Finia. Per il 1700, si conservano gli editti<br />
sinodali promulgati dal Vescovo Francesco Lucino fra<br />
il 1720 e il 1724, anni in cui è forte il richiamo alle prescrizioni<br />
del Papa Benedetto XIII. Infine, vi sono le costituzioni<br />
sinodali del <strong>sinodo</strong> celebrato dal Vescovo Nicola<br />
Cicirelli tra il 1775 e il 1779. I documenti relativamente<br />
più recenti sono i seguenti:<br />
- gli atti del Sinodo diocesano di <strong>Altamura</strong> e <strong>Acquaviva</strong><br />
delle Fonti, indetto e celebrato da Monsignor<br />
Domenico dell’Aquila tra maggio e giugno<br />
del 1938, che, ad oggi, costituiscono l’unica testimonianza<br />
nota della celebrazione di un <strong>sinodo</strong><br />
nelle due città;<br />
- l’edizione delle costituzioni sinodali promulgate<br />
dal Vescovo Giovanni Maria Sanna nel 1940, relative<br />
al <strong>sinodo</strong> celebrato nel 1932.<br />
Le costituzioni sinodali, in genere, venivano redatte<br />
in latino, ma non era raro che lo fossero anche in volgare<br />
o che le due lingue si alternassero. La cifra stilistica<br />
era piuttosto varia: ad un latino ben scritto, poteva<br />
alternarsi un latino meno elegante. La lettura degli atti<br />
sinodali, per tale ragione, non è sempre agevole a causa<br />
del latino, come è stato scritto, “astruso ed incomprensibile,<br />
talvolta addirittura barbaro, che mette a dura prova<br />
la pazienza del ricercatore”.<br />
Ciò che veniva trattato nei sinodi diocesani ha avuto<br />
spesso una circolazione piuttosto ampia, grazie alla<br />
stampa degli atti. Proprio la possibilità di una più facile<br />
consultazione dei sinodi a stampa rispetto a quelli rimasti<br />
inediti, accostata al linguaggio giuridico in esse<br />
utilizzate, hanno fatto parlare di una sostanziale uniformità<br />
degli statuti sinodali, quasi che si tratti di un<br />
copione continuamente riproposto e modellato sui de-
creti tridentini e sulla produzione sinodale, ben presto<br />
considerata come esemplare per tutta la Chiesa, nello<br />
specifico si intende quella di San Carlo Borromeo, arcivescovo<br />
di Milano dal 1565 al 1584. Sembrerebbe quasi<br />
che la dialettica storica si annullasse nelle codificazioni<br />
dei Vescovi. In realtà, i sinodi e i suoi prodotti scritti<br />
costituivano un insieme di norme che intendevano diventare<br />
vita quotidiana e, quindi, si intrecciavano variamente<br />
con le diverse situazioni che costituivano la<br />
premessa per l’applicazione delle norme stesse. Quello<br />
che ne conseguiva, dunque, non era la pura e semplice<br />
riproduzione di una norma tridentina o di una disposizione<br />
romana, ma l’innesto di quelle disposizioni in<br />
un contesto più o meno ricettivo e comunque segnato<br />
da abitudini, tradizioni, costumi, riti e pratiche spesso<br />
così diverse da produrre, come sintesi, risultati né scontati<br />
né omogenei. Spetta agli storici, in ogni caso, porre<br />
le giuste domande alla documentazione e rianimare<br />
i differenti contesti.<br />
I sinodi diocesani, dunque, sono una miniera di informazioni.<br />
Si possono ricavare notizie su usi, costumi,<br />
consuetudini, tradizioni popolari e realtà geo-antropologiche.<br />
Sono fondamentali codici di lettura del<br />
“vissuto religioso”, secondo le parole dello storico Gabriele<br />
De Rosa. Essi si prestano ad essere analizzati sotto<br />
il profilo metodologico-storiografico, e dunque come<br />
momento significativo nella vita di una diocesi. Si<br />
tratta di fornire, accanto ai dati essenziali di un <strong>sinodo</strong><br />
(indizione, promulgazione, sommario dei contenuti<br />
e delle appendici, indicazione delle allocuzioni episcopali,<br />
ecc.), elementi relativi al Vescovo che lo ha indetto<br />
(data e luogo di nascita, tipo di formazione culturale,<br />
data dell’ingresso in diocesi, precedenti incarichi<br />
ecclesiastici), alla diocesi (numero dei fedeli, esten-<br />
81
82<br />
sione geografica, numero degli ecclesiastici e dei religiosi,<br />
appartenenza alla provincia e regione ecclesiastica),<br />
ai sinodi precedenti. Un repertorio di informazioni<br />
che vedrebbe aumentata la sua utilità se accostate alle<br />
visite pastorali e alle Relazioni ad limina. Si potrebbero<br />
ricostruire, inoltre, le modalità di svolgimento dei sinodi<br />
diocesani, che naturalmente prevedevano una determinata<br />
cerimonialità.<br />
Innumerevoli volte, d’altro canto, i legislatori ecclesiastici<br />
si sono trovati a dover combattere questa o quella<br />
costumanza o superstizione: e nel condannare moralmente,<br />
nel disporre mezzi anche secolari di repressione,<br />
nel regolamentare e comprimere usanze e modi<br />
di procedere tradizionali più difficilmente sradicabili o<br />
meno nocivi agli occhi del clero, ci hanno lasciato assai<br />
spesso attestazioni precise e descrizioni fedeli. E v’è di<br />
più: le condanne o le regolamentazioni dei sinodi non<br />
sono saggi di ricerca etnologica, ma atti di vita pratica:<br />
e illuminano così di viva luce quei tanto complessi rapporti<br />
di fusione o di contrasto, di adattamento o di divergenza<br />
tra mondo culturale popolare e mondo della<br />
cultura dirigente.<br />
Tra i temi prevalenti trattati nelle costituzioni e negli<br />
atti sinodali relative alla nostra diocesi, ritroviamo la<br />
trasmissione dei decreti tridentini (soprattutto nei documenti<br />
relativi al 1574), la professione della fede dei<br />
canonici e del clero, la dottrina cristiana, la disciplina<br />
e l’organizzazione ecclesiastica, la riduzione delle messe,<br />
i sacramenti, il culto e l’osservanza delle feste, le immagini<br />
sacre e le reliquie, lo stile di vita dei chierici e<br />
dei fedeli, l’integrità dei costumi, le modalità di congregazione<br />
del capitolo cattedrale, i luoghi e le suppellettili<br />
sacre, le istituzioni ecclesiastiche, quali il tribunale<br />
ecclesiastico, i monasteri. Altri argomenti più specifici,
infine, trovavano una trattazione a seconda delle contingenze<br />
del periodo. Si pensi, per fare degli esempi, alla<br />
peste degli anni ’20 del 1700, di cui si ha cenno nelle<br />
costituzioni sinodali del vescovo Francesco Lucino; ancora,<br />
alla regolazione di controversie con l’universitas di<br />
<strong>Gravina</strong> rispetto a problemi di ordine economico-amministrativo<br />
negli anni 1599-1600 sotto il vescovato del<br />
Vescovo Vincenzo Giustiniani. Dunque, un ventaglio<br />
di temi davvero vasto, che aspetta di essere studiato più<br />
approfonditamente.<br />
83
celeBrAZione di APerturA<br />
del Primo Sinodo dioceSAno
IHS<br />
PRIMO SINODO PASTORALE DELLA DIOCESI DI ALTAMURA - GRAVINA - ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
• CRISTO VIA VERITÁ E VITA •<br />
2008 2011<br />
presieduta dal<br />
VESCOVO MARIO PACIELLO<br />
si aprirà<br />
IL 1° SINODO PASTORALE DIOCESANO<br />
della nostra Chiesa Locale.<br />
Tutti siete invitati a pregare e a partecipare.<br />
DIOCESI DI ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
salute, grazia e pace.<br />
Carissimi,<br />
IL 7 DICEMBRE 2010, ALLE ORE 18.00<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
LA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO<br />
ALTAMURA SANTERAMO ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
ANDRIA<br />
LE PERSONE ANZIANE, MALATE O IMPEDITE POSSONO SEGUIRE LA CELEBRAZIONE IN TV<br />
IHS<br />
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PRIMO SINODO PA<br />
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2008 2011<br />
presieduta dal<br />
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della nostra Chiesa Locale.<br />
della nostra Chiesa Locale.<br />
Á<br />
della nostra Chiesa Locale.<br />
Á E<br />
della nostra Chiesa Locale.<br />
E V<br />
della nostra Chiesa Locale.<br />
V<br />
Tutti siete invitati a pregare e a partecipare.<br />
Tutti siete invitati a pregare e a partecipare.<br />
R<br />
Tutti siete invitati a pregare e a partecipare.<br />
RI<br />
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I<br />
RI<br />
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RI<br />
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T<br />
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Á<br />
TÁ<br />
T<br />
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TÁ<br />
T<br />
DIOCESI DI ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
DIOCESI DI ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
A<br />
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A -<br />
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RA<br />
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AV<br />
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A<br />
DIOCESI DI ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
A<br />
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O I<br />
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O<br />
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O<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
O<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
O<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
ON<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
N<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
N<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
N<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
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N<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
N<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
N<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
NT<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
T<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
T<br />
SOLENNE CONCELEBRAZIONE<br />
T<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
N<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
NA<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
A -<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
- A<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
AC<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
C<br />
salute, grazia e pace.<br />
salute, grazia e pace.<br />
A<br />
salute, grazia e pace.<br />
AC<br />
salute, grazia e pace.<br />
CQ<br />
salute, grazia e pace.<br />
QU<br />
salute, grazia e pace.<br />
U<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
salute, grazia e pace.<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
salute, grazia e pace.<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
A<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
A<br />
salute, grazia e pace.<br />
A<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
AC<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
C<br />
salute, grazia e pace.<br />
C<br />
Ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà,<br />
C<br />
Carissimi,<br />
Carissimi,<br />
Carissimi,<br />
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dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
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E<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
EL<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
LL<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
L<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
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dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
dopo due anni di preparazione e di rifl essione,<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
IHS<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
IHS<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
IHS<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
IHS<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
IHS<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
IHS<br />
IHS<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
IHS<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
IHS<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
IHS<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
IHS<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
IHS<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
L<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
LE<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
E F<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
F<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
presso il Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, con una<br />
LA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO<br />
ALTAMURA SANTERAMO ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
ANDRIA<br />
LE PERSONE ANZIANE, MALATE O IMPEDITE POSSONO SEGUIRE LA CELEBRAZIONE IN TV<br />
GRAFICHE GRILLI - FOGGIA
Omelia<br />
per la Celebrazione di apertura<br />
del Primo Sinodo Pastorale Diocesano<br />
Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>,<br />
7 dicembre 2010<br />
Primi Vespri della Solennità dell’Immacolata Concezione<br />
Maria primizia dell’umanità<br />
La Solennità dell’Immacolata pone davanti agli occhi<br />
della nostra fede<br />
· la donna preservata da ogni macchia di peccato<br />
originale;<br />
· la donna piena di grazia,<br />
· Madre del Figlio di Dio,<br />
· Sposa splendente di bellezza,<br />
· Modello di santità,<br />
· Inizio della Chiesa (cfr. Prefazio).<br />
Nello splendore della santità dell’Immacolata, la liturgia<br />
ci fa intravedere anche la vocazione di tutta l’umanità;<br />
Paolo, nella Lettera agli Efesini, ci fa prendere<br />
coscienza che:<br />
· anche noi siamo stati benedetti da Dio Padre;<br />
anche noi, in Cristo, siamo stati scelti, prima della<br />
creazione del mondo,<br />
· per essere santi e immacolati al suo cospetto,<br />
· per essere suoi figli adottivi, a lode della Sua gloria<br />
(cfr. Ef 1, 3-6.11-12).<br />
La Genesi (3, 9-15), tra Dio “Creatore” e l’uomo “decaduto”,<br />
ci ha mostrato una donna, la prima Eva.<br />
87
88<br />
Il Vangelo di Luca, tra Dio “Salvatore” e l’uomo “redento”,<br />
ci ha presentato la nuova Eva, Maria.<br />
A Nazaret, la disobbedienza rovinosa di Eva diventa<br />
l’“Eccomi” obbediente di Maria.<br />
La maternità di Maria e della Chiesa<br />
S. Bernardo, l’ultimo dei Padri della Chiesa (1090-<br />
1153), in un sermone, rivolgendosi ad Adamo, gli dice:<br />
“Adamo, non dire più: La donna che mi desti a compagna,<br />
m’ha dato di quel frutto (Gn 3,12). Di’ piuttosto: la donna che<br />
m’hai dato mi ha nutrito di quel frutto benedetto” (Sermone<br />
“De Aquaeductu”, 5-6).<br />
E, in un’omelia sull’Annunciazione, rivolgendosi alla<br />
Vergine, le dice che Adamo, Abramo, Davide, i Santi<br />
Patriarchi, l’umanità è in pianto e in attesa, e la supplica<br />
di aprire “il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo<br />
al Creatore”.<br />
Sant’Anselmo, il più autorevole pensatore della Chiesa<br />
dell’XI secolo, dice che, a causa del peccato di Adamo,<br />
“erano tutte morte le cose, perché avevano perduto la dignità<br />
originale”. Ma quando “Dio, che aveva creato ogni cosa,<br />
si fece Lui stesso creatura di Maria, ha ricreato così tutto<br />
quello che aveva creato”. “Questi beni così grandi sono venuti<br />
dal frutto benedetto del grembo benedetto di Maria Benedetta.<br />
Per la pienezza della tua grazia… le creature che sono sulla<br />
terra gioiscono di essere rinnovate”.<br />
Benedetto XVI, nel libro-intervista “Luce del mondo”,<br />
commentando le parole di Gesù “chi fa la volontà del Padre<br />
mio, è per me fratello, sorella e madre”, scrive: “così egli<br />
trasmetteva a noi il compito della maternità, per rendere ancora<br />
possibile per così dire, la nascita di Dio in questo tempo…<br />
La nascita di Dio… in un senso più ampio e più profondo, de-
ve accadere nuovamente in ogni generazione e ogni cristiano<br />
è chiamato a questo” (p. 220).<br />
La missione della Chiesa<br />
Generare Cristo per gli uomini del proprio tempo:<br />
è questa la missione che la Chiesa ha ricevuto da Cristo<br />
stesso.<br />
Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione “Gaudium<br />
et spes”, ha affermato che la Chiesa “è come il fermento e<br />
quasi l’anima della società umana, destinata a rinnovarsi in<br />
Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio” (40a); “La Chiesa…<br />
a questo soltanto mira: che venga il regno di Dio e si realizzi<br />
la salvezza dell’intera umanità” (45a).<br />
Perché l’intera umanità potesse entrare nel Regno<br />
di Dio e ottenere la salvezza, il Figlio di Dio, dice il Concilio:<br />
“si è fatto egli stesso carne, per operare, Lui l’uomo perfetto,<br />
la salvezza di tutti”; perché “è Lui il fine della storia<br />
umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà,<br />
il centro del genere umano, la gioia del cuore, la pienezza delle<br />
loro aspirazioni” (GS 45b). Nessuna creatura può fare<br />
a meno di Cristo.<br />
Nella solennità dell’Immacolata, la nostra Chiesa entra<br />
in Sinodo, non per una coincidenza fortuita, ma per<br />
scelta.<br />
Se è vero che la Chiesa è santa e peccatrice, che ha<br />
bisogno costantemente di essere “riformata”, è anche vero<br />
che, come Chiesa particolare, siamo nella condizione<br />
di peccato, bisognosi di conversione e di rinnovamento,<br />
per compiere la missione che ci è stata affidata.<br />
Attraverso il Sinodo, il Signore ci viene incontro, ci<br />
cerca, per chiederci “Dove sei, Chiesa di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong>?”.<br />
89
90<br />
Noi entriamo in Sinodo non per nasconderci, ma per<br />
prendere atto della nostra nudità; non per giustificare<br />
il nostro peccato, né per attribuire ad altri la responsabilità<br />
delle nostre colpe, ma per presentarci al Signore<br />
che ci chiama ad essere santi e immacolati nella carità,<br />
accompagnati dalla nuova Eva, da Maria; per dire al Signore<br />
che vogliamo nutrirci del frutto del grembo della<br />
nuova Eva, di Cristo Figlio di Dio e Figlio di Maria,<br />
della Sua Parola, del Suo Corpo, per ritrovare la forza<br />
di fare la Sua Volontà, per rispondere con fedeltà al Suo<br />
progetto di amore.<br />
Il Sinodo<br />
La nostra <strong>Diocesi</strong>, nel XXV anno della sua nuova<br />
conformazione, ha bisogno di fare un Check-Up completo<br />
del suo stato di salute, alla luce dello Spirito Santo.<br />
Un Sinodo, infatti, per una <strong>Diocesi</strong>, è la Pentecoste<br />
che si perpetua e si rinnova nel tempo. È azione dello<br />
Spirito sempre presente nella Chiesa.<br />
È un evento unico e privilegiato, in cui un gran numero<br />
di fratelli si incontrano per celebrare il mistero<br />
della loro fraternità, riscoprire e rinforzare la comunione,<br />
dare impulso nuovo alla missione.<br />
Questa assemblea, composta da Presbiteri, Diaconi,<br />
Religiosi e Fedeli laici, riuniti intorno al Vescovo, è<br />
segno di una Chiesa che vuole vivere in modo più profondo<br />
il suo mistero. È segno di una Chiesa che vuole<br />
essere ciò che è.
La Chiesa è Comunione<br />
Il mistero della Chiesa è di essere Corpo di Cristo, e<br />
quindi è essenzialmente “comunione”. Una comunione<br />
che ha radice nella partecipazione alla vita della Trinità<br />
e che si vive costruendo l’unità nella diversità e orientando<br />
la diversità verso l’unità.<br />
La <strong>Diocesi</strong> non è solo, né principalmente, circoscrizione<br />
territoriale, ma è soprattutto il Corpo di Cristo<br />
presente in un preciso contesto umano.<br />
La Parola, fonte di Comunione<br />
Luce, nutrimento, fonte e via della fedeltà, della comunione<br />
e della missionarietà della Chiesa è la Parola<br />
di Dio.<br />
Il Patriarca Antonios Naguib, al Sinodo per il Medio-<br />
Oriente, il 18 ottobre scorso, ha affermato: “Abbiamo bisogno<br />
che la Parola di Dio, evangelizzi la nostra vita, affinché<br />
la nostra vita evangelizzi la nostra società”. Entriamo in Sinodo<br />
per prendere meglio coscienza che la Parola deve<br />
prendere carne, assumere pensieri, sentimenti, comportamenti<br />
di chi evangelizza e di chi ascolta.<br />
L’esistenza umana, per essere trasformata, deve assumere<br />
la forma della Parola.<br />
Per modellare evangelicamente la società e non permettere<br />
di essere materialisticamente deformati, bisogna<br />
che la <strong>Diocesi</strong> e ogni comunità diventino una pagina<br />
biblica aperta sul territorio, e ogni cristiano diventi<br />
un seme di Vangelo.<br />
Il nostro tempo ha fame e sete di Parola. Dobbiamo<br />
domandarci se la mancanza di domanda, l’apparente<br />
rifiuto o la ricerca di surrogati sofisticati non di-<br />
91
92<br />
pendano dal pane rappreso o dall’acqua stantia che<br />
noi offriamo.<br />
Il Sinodo è di tutti<br />
Un Sinodo è un impegno troppo gravoso per non suscitare<br />
eventuali riserve, dissensi, commiserazioni, atteggiamenti<br />
passivi e disimpegnati.<br />
Non c’è da meravigliarsi: umanamente, è una grande<br />
impalcatura che, una volta smontata, potrebbe non<br />
lasciare intravedere nessuna costruzione.<br />
Una cosa è certa che questo avverrebbe, non per l’impegno<br />
di chi crede nel Sinodo e fa generosamente e fedelmente<br />
la sua parte, ma a causa di chi, eventualmente,<br />
lo ignora, di chi sta alla finestra a guardare, di chi<br />
sta bene col “vecchio”, di chi si prende davanti a Dio e alla<br />
storia la responsabilità di incrociare le braccia.<br />
Quando si celebra un Sinodo, le attese, giustamente,<br />
sono molte! Sono certo che noi tutti: Delegati Sinodali,<br />
Comunità Parrocchiali e Religiose, Associazioni e<br />
Movimenti, singoli Fedeli, con la preghiera, la riflessione,<br />
l’informazione, l’apertura di mente, l’interesse, faremo<br />
di tutto per non deludere le aspettative, e soprattutto<br />
per preparare i cuori ad accettare gli orientamenti<br />
sinodali.<br />
Ma che cosa dobbiamo aspettarci dal Sinodo?<br />
Le attese del Sinodo<br />
Dal Sinodo devono germogliare:<br />
· La coscienza che, pur essendo nella Chiesa sin dal<br />
giorno del battesimo; pur essendo noi sacerdoti,<br />
pastori da molti anni, forse non abbiamo capito
ancora molto l’inestimabile valore del dono ricevuto,<br />
né di ciò che rappresentiamo per il mondo,<br />
della cui salvezza siamo responsabili;<br />
· Una chiara consapevolezza che, pur non mancando<br />
nel mondo, come in ogni tempo, semi di speranza,<br />
aspirazioni di bene, impegno per la giustizia,<br />
c’è, però, una società in apnea, bisognosa di<br />
luce, di esperienza di Dio, per ritrovare la strada<br />
della Verità e della Vita;<br />
· La coscienza che siamo minoranza che annunzia<br />
un messaggio difficile; che siamo impari di fronte<br />
alla vastità della missione da compiere. Non è<br />
il numero dei testimoni il primo problema, ma la<br />
loro qualità e la coesione della loro testimonianza;<br />
· Un forte e indiscusso bisogno di unità, di comunione,<br />
di dialogo, di collaborazione, di condivisione.<br />
Nessun sacerdote o fedele laico, nessuna<br />
comunità parrocchiale o associativa possono da<br />
soli dare risposte adeguate alle urgenze e ai problemi<br />
che il contesto culturale, i mezzi di comunicazione,<br />
le scoperte della scienza e il progresso<br />
della tecnica pongono;<br />
· All’impegno di una ritrovata autenticità di testimonianza<br />
di vita, bisogna aggiungere lo sforzo<br />
di uscire da prassi pastorali fatte di ripetizioni<br />
senz’anima, di pratiche morte, di riti muti. Da organizzatori<br />
di iniziative solitarie o di circostanza,<br />
dobbiamo diventare annunciatori instancabili e<br />
coordinati di un Cristo che affascina e afferra;<br />
· Dobbiamo uscire dal cenacolo, per incontrare uomini,<br />
donne, ambienti che parlano lingue diverse<br />
da quella del Vangelo.<br />
93
94<br />
Concretamente, dobbiamo fare un grande e comunitario<br />
balzo in avanti:<br />
- nella formazione spirituale di noi sacerdoti e nel<br />
coinvolgimento pastorale dei laici;<br />
- nella catechesi a tutte le fasce di età;<br />
- nella Celebrazione di una liturgia viva, dignitosa,<br />
partecipata, rispettosa delle norme;<br />
- nella valorizzazione pastorale delle donne consacrate;<br />
- nella capacità di progettare una pastorale unitaria<br />
e di attuarla in équipe;<br />
- nella preparazione dei catechisti, anche sotto l’aspetto<br />
pedagogico, didattico, sociologico;<br />
- nell’educazione umana e religiosa dei ragazzi;<br />
- nel servizio ai poveri e agli immigrati come impegno<br />
di ogni comunità e di tutta la comunità;<br />
- nel mettere al primo posto l’accompagnamento<br />
vocazionale dei giovani e delle famiglie;<br />
- nel dialogo fraterno, rispettoso, cordiale, collaborativo<br />
con i fratelli delle Chiese cristiane evangeliche;<br />
- in una maggiore presenza nel mondo del lavoro<br />
e della fragilità umana;<br />
- nell’attuazione di iniziative di volontariato missionario<br />
e di apertura alla mondialità.<br />
Conclusione<br />
Una favola di Esopo (poeta greco del VI sec. a.C.),<br />
che ho letto qualche giorno fa, racconta di una foresta<br />
in fiamme e di tutti gli animali che fuggono via. Un piccolo<br />
colibrì, visto l’incendio, vola verso le fiamme. Lo<br />
incontra un leone, che gli chiede dove va; il colibrì ri-
sponde che va a spegnere l’incendio. Il leone replica:<br />
“Come puoi tu, con una goccia d’acqua, pretendere di spegnere<br />
una foresta in fiamme?” “Io faccio la mia parte”, risponde<br />
il colibrì, e vola verso la foresta.<br />
Il Sinodo è opera dello Spirito Santo. Solo lo Spirito<br />
Santo può rianimare la <strong>Diocesi</strong>, ravvivare il suo zelo,<br />
dare slancio alla sua missione.<br />
Tutto questo, però, lo Spirito lo compie attraverso i<br />
piccoli colibrì che siamo noi.<br />
Lasciamoci guidare dallo Spirito, rendiamoci disponibili<br />
alle sue mozioni, mettiamoci in movimento e “camminiamo<br />
insieme”, sotto la guida di Maria.<br />
All’“Eccomi, manda me” del Figlio di Dio; all’“Eccomi,<br />
sono la serva del Signore” di Maria, risponda come eco e<br />
continuità il nostro “Eccomi” al Signore, che ci chiama a<br />
vivere il Sinodo dal di dentro, per farci, a nostra volta,<br />
portatori e strumenti di salvezza.<br />
Per amore dell’uomo, Dio non ha risparmiato il proprio<br />
Figlio; per amore dell’umanità, Maria ha messo tutta<br />
se stessa a disposizione dello Spirito.<br />
Per amore della Chiesa, di cui siamo membra, per<br />
amore degli uomini del nostro tempo, per amore del<br />
progetto di amore di Dio, sentiamo tutti il grande privilegio<br />
e l’enorme responsabilità di dare al Sinodo la nostra<br />
goccia d’acqua: lo Spirito la farà diventare un fiume<br />
di Acqua Viva, che zampilla Vita eterna per questa<br />
Chiesa che Egli ama e vuole santa e immacolata, sposa<br />
splendente di bellezza e di santità.<br />
† Mario Paciello<br />
Vescovo<br />
95
Relazioni introduttive<br />
alle Sedute sinodali<br />
Annuncio e catechesi<br />
(cfr. Strumento di Lavoro, 1-43)<br />
Il nostro Sinodo diocesano entra nella sua fase celebrativa<br />
e ci coinvolge, come Chiesa locale, in prospettiva<br />
di un profondo rinnovamento della pastorale diocesana.<br />
In questa prima Sessione, è il tema della Parola di<br />
Dio e della Evangelizzazione e Catechesi, impegno fondamentale<br />
e prioritario sia della Chiesa primitiva che<br />
della Chiesa post conciliare.<br />
Nella fase preparatoria, attraverso il coinvolgimento<br />
di larghi strati della realtà parrocchiale, sociale, familiare,<br />
scolastica ecc., è stato dato ampio rilievo al 1°<br />
Questionario, che ha riscontrato grande interesse e un<br />
significativo apporto di idee, di proposte e di suggerimenti.<br />
La sintesi, elaborata ad un triplice livello (zonale,<br />
cittadino e diocesano), è stata raccolta e riportata<br />
nella premessa del Quaderno n. 4 del Sinodo, che avete<br />
fra le mani come Strumento di Lavoro. Tale premessa<br />
mette in evidenza sia gli aspetti positivi, che le ombre e<br />
le questioni aperte. È necessario tener conto e valorizzare<br />
quanto è stato approfondito e proposto a livello di<br />
base, per poter noi oggi discutere e proporre ai fini di<br />
validi progetti pastorali per il prossimo avvenire della<br />
nostra realtà diocesana.<br />
Ciò premesso, si richiama l’attenzione dei Sinodali<br />
sullo Strumento di Lavoro, che si presenta articolato in 3<br />
parti o Capitoli.<br />
97
98<br />
La prima parte, dopo la riflessione più dottrinale e<br />
teologica sulla Parola di Dio donata all’antico popolo<br />
d’Israele e poi affidata alla missione della Chiesa, affronta<br />
le proposte pastorali tese a far conoscere, vivere<br />
e praticare la divina rivelazione, sia scritta che orale.<br />
Nella seconda parte, viene affrontata la riflessione<br />
pastorale sulla catechesi, per quanto si riferisce ai soggetti<br />
e ai destinatari della catechesi medesima, in riferimento<br />
al Progetto Catechistico della Chiesa Italiana,<br />
con particolare riguardo al rapporto fra catechesi, liturgia<br />
e sacramenti. In modo specifico, richiamo l’attenzione<br />
al n. 34, che, nella stesura elaborata dalla Segreteria,<br />
non affronta la discussione delle tappe e dei tempi<br />
per la celebrazione dei Sacramenti dell’Iniziazione<br />
Cristiana. Dalle risposte al Questionario da parte della<br />
grande maggioranza dei fedeli, viene richiesto di affrontare<br />
questi argomenti in questo contesto sinodale.<br />
In particolare, si propone di discutere l’ipotesi di anticipare<br />
la celebrazione della Messa di Prima Comunione<br />
all’inizio dell’anno catechistico e nel contesto della fase<br />
della “scoperta” (6-8 anni), e non della “sequela” (anni<br />
9-10), che è l’età più opportuna, sotto l’aspetto psicoevolutivo<br />
e in sintonia con il cammino catechistico, per<br />
la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione.<br />
Nella terza parte, anch’essa concreta e propositiva,<br />
lo Strumento di Lavoro affronta gli argomenti del metodo<br />
catechistico nella sua tipicità e originalità, nonché<br />
il tema degli strumenti e dei sussidi catechistici. Una riflessione<br />
speciale è riservata ai nuovi ambienti e luoghi<br />
educativi, di cui alcuni sono già possibili valorizzare,<br />
mentre altri contesti richiedono una sfida pastorale eccezionale<br />
per essere al passo coi tempi e fedeli alle suggestioni<br />
dello Spirito Santo.<br />
Alla Sua potente azione affidiamo il nostro impegno
ed i nostri cuori, perché ci prenda per mano e ci conduca<br />
“in alto”, per una rinnovata Pentecoste sulla nostra<br />
Chiesa diocesana.<br />
Don Saverio Ciaccia<br />
Presidente 1 a Commissione antepreparatoria<br />
“Annuncio e Catechesi”<br />
* * *<br />
La Famiglia<br />
(cfr. Strumento di Lavoro, 44-90)<br />
Nel documento, preparato dall’Ufficio Diocesano<br />
per la Pastorale della Famiglia, da me presieduto, si è voluto<br />
precisare innanzitutto la natura e l’origine divina<br />
della famiglia, che è chiamata “icona della SS.ma Trinità”,<br />
“icona acherotìpa”, cioè non dipinta da mani d’uomo,<br />
ma da Dio, e pertanto indelebile, non modificabile<br />
da nessuna autorità religiosa o civile di questo mondo.<br />
Essere creati ad “immagine e somiglianza” di Dio<br />
significa essere uomo-donna in relazione: Dio è relazione,<br />
comunione di tre Persone. Nella Trinità abbiamo<br />
la perfetta comunione, e allo stesso tempo la perfetta<br />
distinzione. Nella Scrittura leggiamo: “Non è bene<br />
che l’uomo sia solo”. La solitudine è la madre di tutte<br />
le fragilità. Pensarsi da “soli” significa, nell’ottica di<br />
Dio, non essere nella Grazia, significa pensare che gli<br />
altri per noi sono dei nemici. Ogni persona è essenzialmente<br />
relazione. Il fidanzamento, in quanto relazione,<br />
è com-prensione della persona e prepara a vivere una relazione<br />
totalizzante, che si realizza pienamente nel matrimonio,<br />
archetipo delle relazioni. Anche la sessualità<br />
dice che, in se stesso, ogni corpo è capace di ricevere e<br />
donare amore. Tanti problemi della vita di oggi nasco-<br />
99
100<br />
no dal fatto che la persona ha perso di vista la sua origine<br />
trinitaria.<br />
Dai questionari è emerso che, lungo la storia, dopo<br />
il peccato d’Adamo ed Eva, la famiglia è incappata in<br />
dei predoni che l’hanno spogliata e derubata nella sua<br />
sacralità, nei suoi valori, lasciandola a terra gravemente<br />
ferita. L’accenno alla spiritualità e alla dimensione<br />
istituzionale della famiglia c’è sembrato urgente ed indispensabile.<br />
Cristo, offrendo il dono-grazia del sacramento<br />
del matrimonio, da buon samaritano, ha aperto<br />
nel cuore di un uomo e di una donna la strada per una<br />
fecondità dinamica e sponsale che li porta a darsi vita<br />
l’un l’altro, nella direzione della santità vissuta nella famiglia,<br />
nel servizio all’amore e alla vita, per una procreazione<br />
responsabile, di cui si fa cenno nel secondo capitolo.<br />
L’esperienza ci insegna che la sola realtà che riesce<br />
a dare senso vero alla vita è l’amore. Non abbiamo<br />
terreno più fertile di una persona innamorata, disposta<br />
ad essere dono totale di sé stessa! Il fine del matrimonio<br />
non è, pertanto, rimanere insieme, ma è quello<br />
di “fare famiglia”, Chiesa domestica in sintonia con la<br />
Chiesa “grande famiglia”, orientata verso l’Eucaristia.<br />
Guardando la celebrazione del matrimonio nei suoi<br />
aspetti liturgici, pastorali e canonici, nel terzo e quarto<br />
capitolo si evidenzia innanzitutto un bisogno di uniformità,<br />
per evitare superficialità irresponsabili e protagonismi<br />
di bassa lega. Gli operatori di pastorale familiare,<br />
curando sempre più la propria formazione, potranno<br />
aiutare la famiglia ad essere non solo oggetto, ma soggetto<br />
di pastorale. La preparazione al matrimonio diventa<br />
un appuntamento forte e un itinerario alla ricerca<br />
di se stessi in Cristo, per fare esperienza di Chiesa. La<br />
vocazione battesimale, nel fidanzamento, è sperimentata<br />
come “chiamata a due”, per vivere un unico progetto
di santità insieme. Sono dono di Cristo l’uno all’altra e,<br />
insieme a Lui, per rivivere e ridire al mondo l’Amore di<br />
Dio per l’umanità. Una persona che ci chiede Dio e lo<br />
chiede attraverso l’amore, l’amore per l’altro che è dono<br />
dell’amore di Dio, è un’esperienza esaltante, autenticamente<br />
evangelica del comandamento dell’amore!<br />
Nell’ultima parte, non si trascura di dare attenzione<br />
a situazioni matrimoniali e familiari e di sollecitare in<br />
tutti gli operatori pastorali una risposta attenta ai casi<br />
particolari, dove la Chiesa tutta deve farsi “buon samaritano”,<br />
sostando, curando e pagando in prima persona.<br />
Consci che la salvezza della famiglia non dipende<br />
dai nostri tatticismi pastorali, ma è opera di Dio, non<br />
possiamo esimerci di dare quei pochi pani e pesci che<br />
abbiamo e che siamo, perché il Signore possa moltiplicare<br />
le sue meraviglie anche nel mondo d’oggi. Dedicare<br />
del tempo-spazio-attenzione alla “Grazia” di tanto<br />
grande “amore” è certamente un investimento umano<br />
ed ecclesiale straordinario.<br />
Don Giovanni Bruno<br />
Presidente 5 a Commissione antepreparatoria<br />
“Famiglia”<br />
* * *<br />
I Giovani<br />
(cfr. Strumento di Lavoro, 91-104)<br />
Il tema che viene sottoposto alla nostra riflessione e<br />
discussione, nella seconda Seduta della prima Sessione<br />
del Sinodo, riguarda i giovani.<br />
Parlare dei giovani non è molto semplice, e la brevità<br />
degli articoli redatti nello Strumento di Lavoro non ci<br />
deve ingannare. La difficoltà può aumentare, se pren-<br />
101
102<br />
diamo in esame la fascia di età entro cui inserire i giovani:<br />
dai 15 ai 34 anni.<br />
Due anni fa, quando tutte le comunità parrocchiali<br />
della nostra <strong>Diocesi</strong> sono state invitate a fare analisi<br />
e confronto sui tredici ambiti pastorali con l’ausilio di<br />
questionari, anche i giovani delle nostre comunità hanno<br />
avuto questa occasione. Il questionario iniziale venne<br />
modificato, per suscitare un dialogo più immediato<br />
dei giovani, toccando realtà molto vicine alla loro età.<br />
Proprio dai questionari, sono stati evidenziati dei dati<br />
di fatto: i giovani sono particolarmente attenti a valori<br />
quali la libertà, la sete di autenticità, la pace e la solidarietà,<br />
la giustizia, il dialogo tra i popoli, anche se questa<br />
attenzione deve confrontarsi con la crisi dei valori,<br />
di certezze e miti, senso di smarrimento e solitudine.<br />
Infatti, risulta che alcune scelte di vita sono spinte da<br />
mode o capricci, piuttosto che da principi e valori. L’analisi<br />
più attenta dovrebbe, però, non essere circoscritta<br />
solo ai giovani che frequentano le nostre realtà ecclesiali,<br />
ma in special modo ai tantissimi giovani e giovanissimi<br />
che vivono lontani, fisicamente e spiritualmente,<br />
anche le nostre scelte pastorali.<br />
Nel nostro lavoro di sintesi e proposta, ci ha fatto<br />
compagnia un’immagine biblica tratta dal Vangelo di<br />
Matteo (19, 16-22), con il brano parallelo di Marco (10,<br />
17-22): il giovane ricco. Significative sono alcune riflessioni<br />
che vengono fuori da una lettura attenta e sinottica<br />
dei due brani.<br />
L’azione parte dal giovane, raggiunge Gesù e ritorna<br />
sul giovane, che si trova approvato dal Maestro, ma che<br />
non è capace di restare con Lui. Il giovane realizza un<br />
incontro, che è chiaramente intenzionale, voluto: «corse<br />
incontro» a Gesù e lo blocca. Ha un atteggiamento di<br />
fiducia vera: «gettandosi in ginocchio», lo chiama «ma-
estro (rabbì) buono», cioè competente, degno di fiducia.<br />
Con una domanda seria: «per avere la vita eterna».<br />
Gesù è «in viaggio», in atteggiamento missionario (cf.<br />
Mc 1, 38). Accetta il dialogo, ma corregge e qualifica la<br />
fiducia del giovane, dandovi la vera motivazione: «solo<br />
Dio è buono», ossia, solo a partire da Lui, Gesù è buono,<br />
e dunque merita la fiducia e può rispondere con verità.<br />
La risposta di Gesù è quella classica: «conosci (e<br />
dunque pratica) i comandamenti». Gesù ne elenca sei,<br />
per dirli tutti. A questo punto, abbiamo una importante<br />
conclusione da trarre: questo giovane è un pio ebreo,<br />
di cui Dio si compiace veramente e che, quindi, Gesù<br />
stesso «ama». Qui la legge non appare affatto dannosa,<br />
rende giusti e graditi a Dio chi l’osserva. Eppure, non<br />
basta. Non fa ottenere la vita eterna. Da qui nasce la fase<br />
della perfezione evangelica, o la condizione di chi è<br />
discepolo di Gesù pasquale (10, 21-22). Si rovesciano i<br />
ruoli, è il Maestro che prende l’iniziativa, perché si tratta<br />
di un’operazione del tutto inedita nella storia e nella<br />
legge dell’alleanza ebraica. Il racconto, però, termina<br />
in un modo inatteso e sgradito: Gesù esprime un atteggiamento<br />
di ricambiata fiducia verso il giovane; anzi,<br />
ancora più: «fissatolo, lo amò». Indica la penetrazione<br />
della verità, che è propria degli occhi di Dio (Sal 139),<br />
ed insieme la predilezione del Padre per i puri di cuore.<br />
Avviene la proposta nuova, sotto forma di verità indiscutibile<br />
ed insieme sottomessa alla libertà del giovane<br />
interlocutore: «Vieni e seguimi».<br />
Nella nostra Chiesa diocesana dobbiamo pensare ai<br />
giovani, per i giovani, con i giovani. In questa icona biblica<br />
vediamo coinvolti i giovani dei nostri gruppi, associazioni<br />
e parrocchie, ma anche i giovani che sono alla<br />
ricerca di un senso o di Qualcuno che dia senso alla loro<br />
vita, ai loro ideali, alle loro scelte.<br />
103
104<br />
Concludendo, cito alcuni passaggi del discorso tenuto ai<br />
giovani a Tor Vergata da Giovanni Paolo II, in occasione<br />
del Giubileo dei giovani (agosto 2000): “Cari giovani,<br />
non siete soli, con voi ci sono le vostre famiglie, ci sono<br />
le vostre comunità, ci sono i vostri sacerdoti ed educatori,<br />
ci sono tanti di voi che nel nascondimento non si<br />
stancano di amare Cristo e di credere in Lui… voi siete<br />
la speranza della Chiesa, la mia speranza. Questa sera<br />
vi consegnerò il Vangelo… se l’ascolterete nel silenzio,<br />
nella preghiera, facendovi aiutare a comprenderlo per<br />
la vostra vita dal consiglio saggio dei vostri sacerdoti ed<br />
educatori, allora incontrerete Cristo e lo seguirete, impegnando<br />
giorno dopo giorno la vita per Lui”.<br />
Don Michele Lombardi<br />
Presidente 11 a Commissione antepreparatoria<br />
“Giovani”<br />
* * *<br />
Vocazione e Missione<br />
(cfr. Strumento di Lavoro, 105-124)<br />
All’Angelus del 6 gennaio 2011, così si esprimeva Papa<br />
Benedetto XVI: “Cari amici, questa è la domanda<br />
che la Chiesa vuole suscitare nel cuore di tutti gli uomini:<br />
chi è Gesù? Questa è l’ansia spirituale che spinge<br />
la missione della Chiesa: far conoscere Gesù, il suo<br />
Vangelo, perché ogni uomo possa scoprire sul suo volto<br />
umano il volto di Dio, e venire illuminato dal suo<br />
mistero d’amore. L’Epifania preannuncia l’apertura<br />
universale della Chiesa, la sua chiamata ad evangelizzare<br />
tutte le genti. Ma l’Epifania ci dice anche in che<br />
modo la Chiesa realizza questa missione: riflettendo<br />
la luce di Cristo e annunciando la sua Parola. I cristia-
ni sono chiamati ad imitare il servizio che fece la stella<br />
per i Magi”.<br />
Partendo dalla consapevolezza che la missione di tutta<br />
la Chiesa è far conoscere Gesù e il suo Vangelo, i numeri<br />
116-124 dello Strumento di Lavoro ci invitano a riflettere<br />
su quale Chiesa missionaria stiamo costruendo<br />
nella nostra <strong>Diocesi</strong>. Si registra una scarsa consapevolezza<br />
della natura missionaria della Chiesa, e questo richiede<br />
una profonda riflessione, affinché l’attività missionaria<br />
in <strong>Diocesi</strong> non sia delegata agli addetti ai lavori.<br />
Alcune difficoltà sono emerse nella non conoscenza<br />
degli avvenimenti che accadono nel mondo e nella<br />
conoscenza e utilizzo di quei mezzi che costituiscono<br />
una soluzione etica alle scelte quotidiane. Pochi sono<br />
a conoscenza della Banca Etica e del Commercio<br />
Equo e Solidale. È necessario trovare strategie per educare<br />
i fedeli e le comunità a stili di vita più sobri. Moti<br />
fedeli sono sensibili alle problematiche delle missioni:<br />
in molte comunità parrocchiali ci sono le adozioni<br />
a distanza, si celebra il mese missionario, si fanno pesche<br />
missionarie. Tra le questioni aperte o da approfondire,<br />
ci sono il gemellaggio con la diocesi di Awasa,<br />
la proposta ai giovani del servizio civile all’estero o di<br />
esperienze missionarie, proporre alle comunità parrocchiali<br />
campi di lavoro, ed infine pensare all’invio di<br />
sacerdoti diocesani fidei donum, perché la nostra Chiesa<br />
si arricchisca nonostante la scarsità del clero. Infine,<br />
il pensare ad un vero e proprio Centro Diocesano Missionario,<br />
organismo pastorale che la Chiesa diocesana<br />
si dà come punto unificante di tutte le espressioni<br />
della missionarietà della Chiesa locale. Uno strumento<br />
ordinato a far sì che la comunità diocesana viva intensamente<br />
il suo essere Chiesa-missione e lo traduca<br />
in atto nell’impegno specifico dell’annuncio del Van-<br />
105
106<br />
gelo a tutte le genti e della cooperazione con le Chiese<br />
sparse per il mondo.<br />
La vita non è né caso, né cieco destino, ma è vocazione,<br />
cioè disegno di Dio pieno di amore proposto alla libertà<br />
umana. Quattro gli imperativi significativi: Pregate!<br />
Testimoniate! Evangelizzate! Chiamate!<br />
Pregate! La preghiera, mentre si rivolge con fiducia a<br />
Dio per invocare il dono di nuove vocazioni, “permette<br />
di arrendersi alle esigenze di Dio e di dar loro risposta<br />
con un preciso progetto di vita” (n. 10). È la preghiera<br />
l’unico strumento capace di agire nello stesso tempo sul<br />
versante della grazia e su quello della libertà. È la preghiera<br />
che mette a confronto la nostra libertà con quella<br />
di Dio. Nelle nostre comunità ecclesiali, la preghiera<br />
è esperienza diffusa. Maturando in questa esperienza,<br />
molti imparano a mettere al centro della loro preghiera<br />
le esigenze del Regno, chiedendo il dono di sante e<br />
numerose vocazioni. Così, la cultura della preghiera genera<br />
una “cultura vocazionale”.<br />
Testimoniate! L’annuncio vocazionale non può fare a<br />
meno della forza coinvolgente della testimonianza: “una<br />
Chiesa comunità di testimoni è l’habitat necessario per<br />
la fecondità vocazionale” (n. 13). Un’attenzione particolare<br />
viene riservata alla famiglia: è proprio nel cuore<br />
della famiglia che si sviluppano le condizioni umane e<br />
soprannaturali che rendono vocazionale la vita cristiana.<br />
Il fascino dei testimoni. Oggi, in modo particolare,<br />
ad attirare i giovani non è lo status o il ruolo di una vocazione<br />
di speciale consacrazione: essi seguono e scelgono<br />
ciò che è significativo per la loro esistenza personale.<br />
Evangelizzate! L’annuncio del “Vangelo della vocazione”<br />
non può essere saltuario o limitato a occasioni eccezionali,<br />
“deve, invece, trovare riscontro negli itinerari<br />
di formazione alla vita cristiana mediante l’ascolto del-
la Parola, la partecipazione all’Eucaristia e l’esercizio<br />
della carità” (n. 19). Ci sono degli spazi vitali nelle nostre<br />
comunità che si propongono come luoghi “segno”<br />
di vocazione per tutta la comunità cristiana. Il primo di<br />
essi è il presbiterio, in cui tutti i presbiteri sono uniti con<br />
il vescovo e tra di loro da uno speciale rapporto sacramentale<br />
di corresponsabilità e fraternità. La famiglia<br />
cristiana è chiamata a testimoniare amore e a promuovere<br />
incessantemente un clima di fede. Bisogna rendere<br />
consapevoli i genitori del ministero di educatori della<br />
fede, conferito col sacramento del Matrimonio. Nella<br />
scuola, gli insegnanti, impegnati in un servizio che per<br />
natura sua è già vocazione e missione, hanno il compito<br />
di ampliare l’opera educativa della famiglia nell’orizzonte<br />
proprio della cultura, mai trascurando la dimensione<br />
vocazionale della vita. Il loro servizio può aprire<br />
l’animo dei ragazzi e dei giovani a una scelta di vita di<br />
totale donazione a Dio e ai fratelli. Gli animatori del<br />
tempo libero, al di là dei motivi immediati che ispirano<br />
le diverse attività (cultura, sport, ecc.) e dei valori umani<br />
che esse permettono di raggiungere, non debbono<br />
perdere di vista l’obiettivo più alto: la formazione integrale<br />
e armonica della persona. Un’attenzione particolare<br />
– tra gli aspetti della radicalità evangelica legati alle<br />
vocazioni di speciale consacrazione – va dedicata alla<br />
presentazione del significato cristiano del celibato e<br />
della verginità consacrata, come espressione privilegiata<br />
della totale donazione a Cristo e al suo Regno. Questo<br />
significato, infatti, nell’attuale contesto culturale,<br />
viene difficilmente compreso e accolto. Il valore di tale<br />
dono si manifesta solo alla luce della Parola di Dio e si<br />
coltiva con una premurosa cura di discernimento e di<br />
accompagnamento. La parrocchia, luogo privilegiato<br />
della proposta. La parrocchia è il luogo per eccellenza<br />
107
108<br />
in cui va proclamato l’annuncio del Vangelo della vocazione<br />
e delle singole vocazioni, tanto da doversi pensare<br />
come comunità vocazionale, ministeriale e missionaria.<br />
Gli itinerari della fede. L’annuncio del Vangelo della<br />
vocazione deve trovare riscontro negli itinerari di formazione<br />
alla vita cristiana, mediante l’ascolto della Parola,<br />
la partecipazione all’Eucaristia e l’esercizio della<br />
carità. Spezzare il pane della Parola vuol dire investire<br />
precise energie nell’itinerario catechistico, portando<br />
alla luce la lettura vocazionale della vita, che sorregge<br />
la struttura e le pagine dei volumi del Catechismo pubblicato<br />
dalla C.E.I., in particolare quelli per i fanciulli<br />
e per i giovani. Preziosi «luoghi pedagogici» della «pastorale<br />
vocazionale» sono i gruppi, i movimenti, le associazioni.<br />
Al loro interno, l’incontro con il Cristo è favorito<br />
da una concreta attenzione alle persone, da una<br />
proposta spirituale chiara e incentrata sulla preghiera.<br />
Non poche vocazioni sono nate a partire da queste<br />
esperienze.<br />
Chiamate! Tutti contribuiscano ad annunciare la diversità<br />
delle vocazioni nella Chiesa. Non ci si può fermare<br />
ad un annuncio vocazionale rivolto a tutti, ma è necessario<br />
mettere in atto tutte quelle forme di accompagnamento<br />
comunitario e personale capaci di sostenere<br />
i giovani nella risposta vocazionale. Le nostre Chiese<br />
hanno estremamente bisogno di uomini e donne capaci<br />
di rispondere con la saggezza evangelica al “che cosa<br />
devo fare?” dei giovani. Sempre a proposito del “chiamare”,<br />
non possiamo dimenticare lo spazio proprio della<br />
pastorale giovanile. Se essa mette al centro dell’attenzione<br />
e dei programmi la persona di Cristo vivo nella<br />
sua Chiesa, il cuore delle ragazze e dei giovani si apre<br />
alla vocazione, cioè a una visione della vita come risposta<br />
a una chiamata. È necessario progettare cammini
progressivi di formazione, che alla fine non possono<br />
non diventare esplicitamente vocazionali. Forma privilegiata<br />
di discernimento e accompagnamento vocazionale<br />
è la direzione spirituale.<br />
Il Centro Diocesano Vocazioni. In una comunità a servizio<br />
di tutte le vocazioni, si colloca il servizio del Centro<br />
Diocesano Vocazioni, organismo di comunione e<br />
strumento a servizio della pastorale vocazionale nella<br />
Chiesa locale. Il Centro Diocesano Vocazioni testimonia<br />
e anima l’unità di tutte le vocazioni, dagli sposi ai<br />
consacrati, e tutte le rappresenta. Esso promuove itinerari<br />
vocazionali specifici e coordina le iniziative di pastorale<br />
vocazionale esistenti nella Chiesa particolare;<br />
forma gli animatori vocazionali e ha cura che nel popolo<br />
di Dio si diffonda una cultura vocazionale; partecipa<br />
all’elaborazione del progetto pastorale diocesano<br />
e collabora in particolare con la pastorale familiare e<br />
con quella giovanile.<br />
Conclusione. Pensando al “problema-vocazioni”, viene<br />
spontaneo intravedere in esso due sfide per le nostre<br />
Chiese. La più evidente e immediata è il bisogno di nuovi<br />
operai per la messe del Signore. È un bisogno “gridato”<br />
dalle nostre comunità bisognose di pastori e dai<br />
mille ambiti propri della missione: là dove il mondo invoca<br />
testimonianza di una vita spesa tutta per Dio. Ma,<br />
dietro questo bisogno, è in gioco un problema di cultura<br />
– la cultura di un «uomo senza vocazione» –, di fronte<br />
a cui ad essere seriamente interpellate sono la nostra<br />
pastorale, la nostra vita di Chiesa, la nostra capacità di<br />
ascolto del mondo e di annuncio del Vangelo. Noi abbiamo,<br />
però, una certezza: anche nei momenti difficili<br />
della storia, lo Spirito Santo è all’opera e ci incoraggia<br />
a seminare con fiducia, soprattutto nel cuore delle nuove<br />
generazioni. Ci chiede di diventare mediazione sa-<br />
109
110<br />
piente di una proposta vocazionale che passa attraverso<br />
la vita e la parola.<br />
Don Nunzio Falcicchio<br />
Presidente 8 a Commissione antepreparatoria<br />
“Vocazioni e Missione”<br />
* * *<br />
Cultura e Comunicazioni Sociali<br />
(cfr. Strumento di Lavoro, 125-158)<br />
La XII commissione si articola in 3 ambiti: cultura,<br />
scuola e comunicazioni sociali (anche se nel titolo non<br />
si fa menzione della scuola!). Il primo ambito, quello<br />
della cultura, è stato coordinato da Anna Garziano; il<br />
secondo, sulla scuola, da don Angelo Cianciotta, e quello<br />
delle comunicazioni sociali da Leonardo Ferrulli.<br />
All’attuale Strumento di Lavoro si è giunti raccogliendo<br />
le risposte dei questionari, coinvolgendo un gruppo di 12<br />
membri della commissione: la sintesi diocesana ha evidenziato<br />
luci, ombre e questioni aperte. La scheda di questi<br />
dati è riprodotta nel testo fotocopiato, in quanto, per<br />
un errore, non risulta completa nello Strumento di Lavoro.<br />
Una fase successiva ha riguardato la stesura degli articoli<br />
del testo: la lettura della realtà è stata interpretata<br />
alla luce dei documenti del magistero della Chiesa. Gli<br />
articoli sono poi stati rivisti dalla Segreteria del Sinodo<br />
e hanno ricevuto la stesura definitiva, presente nel testo.<br />
L’attuale Strumento di lavoro propone una “visione globale”,<br />
ma non esaustiva, sul vasto mondo della cultura,<br />
della scuola e delle comunicazioni sociali e offre una<br />
prospettiva in cui emerge la dignità della persona, criterio<br />
valutativo fondamentale con cui giudicare le realtà<br />
umane. Sollecita da parte dei cristiani un’azione di<br />
presenza, di dialogo, di testimonianza profetica.
Viene affidato all’assemblea sinodale, perché:<br />
· possa dare corpo alle luci, alle ombre e alle questioni<br />
aperte, fornendo riferimenti inerenti la nostra<br />
realtà diocesana, modulando la complessità<br />
delle situazioni prese in considerazione, offrendo<br />
ulteriori indicazioni circa fenomeni latenti e non<br />
facilmente rilevabili;<br />
· possa recepire lo spirito degli insegnamenti magisteriali,<br />
ampliando la ricerca di riferimenti e approfondendone<br />
la comprensione dei significati e<br />
delle implicazioni soggiacenti;<br />
· possa offrire proposte tese a modificare prassi esistenti,<br />
a volte inefficaci o discutibili, a valorizzare<br />
esperienze positive e carismi all’interno della<br />
comunità ecclesiale, a suggerire coraggiosamente<br />
e profeticamente sentieri nuovi e non battuti<br />
da percorrere, in vista di un’azione pastorale feconda<br />
in ambiti così difficili, che osiamo chiamare<br />
“di confine”, e per questo di rinnovata evangelizzazione.<br />
Ci aspettiamo che le comunità della diocesi e i singoli<br />
credenti prendano a cuore questi ambiti e ne comprendano<br />
l’importanza, per una inculturazione della fede<br />
e una evangelizzazione della cultura del nostro tempo:<br />
qui la fede ha la possibilità di articolarsi nelle concrete<br />
vicende della vita e di “incarnarsi”, e certamente la cultura,<br />
e con questa due “luoghi” fondamentali come la<br />
scuola e i mezzi di comunicazione, può conseguire una<br />
dimensione altra e alta. Ma è necessario credere alla validità<br />
di questa relazione.<br />
Don Angelo Cianciotta<br />
Presidente 12 a Commissione antepreparatoria<br />
“Comunicazioni sociali e Cultura”<br />
111
112<br />
Liturgia e Sacramenti<br />
(cfr. Strumento di Lavoro, 159-250)<br />
Il documento discusso in questa Sessione è frutto<br />
del lavoro della Commissione n. 2 “Liturgia e Sacramenti”<br />
e della successiva revisione e integrazione operate<br />
dalla Presidenza e dalla Segreteria del Sinodo. Il testo<br />
è strutturato, grosso modo, secondo l’impianto della<br />
sezione liturgica e sacramentale del Catechismo della<br />
Chiesa Cattolica, che ci è parso il più perspicuo e lineare<br />
per questo scopo. Il taglio, invece, con cui abbiamo<br />
scelto di rileggere tutta la materia è quello racchiuso<br />
nell’espressione “arte di celebrare”, ormai abbastanza<br />
consueta nella bibliografia liturgica. Ce ne serviamo<br />
per mettere in luce soprattutto due aspetti:<br />
1) la parola “arte” ci ricorda efficacemente il rapporto<br />
fondamentale tra la fissità di una norma, di un<br />
canone, di una regola e la molteplicità dei suoi esiti,<br />
delle sue attuazioni. Come in molte arti, anche<br />
nella liturgia noi abbiamo un rigoroso spartito teologico<br />
e liturgico (il rito), che ci permette, tuttavia,<br />
di mettere in atto ogni volta una celebrazione<br />
che sarà nuova, unica e irripetibile, legata alla<br />
storia, alle persone, alle sensibilità.<br />
2) Inoltre, la parola “arte” richiama anche l’importanza<br />
dei mezzi espressivi, dei segni e dei linguaggi<br />
di cui la liturgia, per suo stesso statuto, si serve.<br />
È sotto gli occhi di tutti – crediamo – la necessità<br />
di imparare a parlare il meglio possibile questi<br />
linguaggi con tutte le loro potenzialità, nonché<br />
la necessità di decodificare, ed eventualmente<br />
assumere, i linguaggi propri di alcune categorie<br />
di persone che alla liturgia si sentono ancora<br />
quasi completamente estranee.
I primi numeri del documento presentano la liturgia<br />
essenzialmente come opera trinitaria e delineano<br />
sommariamente l’esperienza trinitaria di chi celebra:<br />
la partecipazione, cioè, del celebrante al rapporto tra<br />
il Padre e il Figlio nello Spirito Santo. Si indugia qualche<br />
istante su questo, non solo per tratteggiare il contesto<br />
teologico in cui andranno inquadrati tutti i numeri<br />
successivi, ma anche perché ci sembra che questa realtà<br />
vada recepita e meditata ancora meglio nelle nostre<br />
comunità. La dossologia – se ci si può esprimere così –<br />
è, in fondo, il senso della vita!<br />
Per la discussione suggeriamo, innanzitutto, di tenere<br />
presenti le parole che il Segretario ci ha consegnato<br />
a conclusione della prima Sessione: evangelizzazione,<br />
formazione, famiglia. In che modo – ad esempio – la famiglia<br />
può diventare protagonista della liturgia? Possiamo<br />
avere presenti, inoltre, alcuni recenti documenti, che<br />
senz’altro orienteranno la vita ecclesiale di questo tempo.<br />
Intendiamo l’Esortazione Apostolica postsinodale<br />
Verbum Domini di Papa Benedetto XVI, che dedica naturalmente<br />
uno spazio importante alla proclamazione liturgica<br />
della Parola di Dio, e gli Orientamenti Pastorali<br />
dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Educare<br />
alla vita buona del Vangelo. A questo proposito, ricordo<br />
la conclusione, per me inattesa, di una famosa Lettera<br />
Pastorale del Cardinal Martini, Dio educa il suo popolo.<br />
Egli proponeva, alla fine, una rilettura dell’intero documento<br />
“in chiave liturgica”. Che portata educativa ha la liturgia?<br />
Pensiamo, ad esempio, a come la liturgia può plasmare<br />
le relazioni tra le persone nelle nostre comunità.<br />
Veniamo ai sacramenti. Qui viene toccato da vicino<br />
il nostro vissuto ecclesiale e su questo tasto potremmo,<br />
probabilmente, essere più sensibili. La Chiesa si sta interrogando<br />
da tempo sui sacramenti della Iniziazione Cri-<br />
113
114<br />
stiana. E qui, evidentemente, convergono molti dei discorsi<br />
che abbiamo fatto fino ad ora. I sacramenti dell’Iniziazione<br />
Cristiana plasmano, infatti, la nostra identità<br />
di cristiani e, quando avvertiamo che questa identità è offuscata<br />
o indebolita, siamo portati a rimettere in discussione<br />
le modalità in cui sono celebrati. Sono in corso, in<br />
numerose diocesi, parecchi esperimenti di riforma: che<br />
esito avranno? La nostra diocesi si può impegnare in una<br />
riflessione in questo senso? Il Sinodo potrebbe iniziare<br />
ad affrontare il problema. Un altro tasto delicato è quello<br />
del matrimonio. Oggi più che mai, in questo campo<br />
rischiamo che la liturgia ci sia espropriata e che venga<br />
svuotata del suo senso. Non si tratta, ovviamente, di badare<br />
tanto all’applicazione di alcune norme, quanto di<br />
insegnare agli sposi a celebrare le loro nozze. La preparazione<br />
al matrimonio può intendersi come preparazione<br />
eminentemente liturgica? Infine, un cenno almeno al<br />
sacramento della Riconciliazione. Oggi si dice che sia in<br />
crisi, e sicuramente questo manifesta un grande bisogno<br />
di evangelizzazione. Tuttavia, nelle nostre parrocchie ci<br />
accorgiamo anche come ci sia una richiesta insistente di<br />
ascolto: si possono forse mettere in relazione questi due<br />
momenti senza confusioni? È possibile, forse, vivere dei<br />
momenti di ascolto come “propedeutici” alla Confessione,<br />
lasciando emergere nelle contraddizioni della vita e<br />
nelle sofferenze interiori della persona, alla luce della Parola<br />
di Dio, istanze bisognose di conversione?<br />
Siamo tutti consapevoli che nella liturgia e nei sacramenti<br />
si gioca il nostro modo di essere Chiesa e, anzi, la<br />
nostra stessa possibilità di essere Chiesa. È bello e necessario<br />
che nel Sinodo la Chiesa si interroghi su questo.<br />
Don Nicola Chiarulli<br />
Presidente 2 a Commissione antepreparatoria<br />
“Liturgia e Sacramenti”
Carità e Promozione umana<br />
(cfr. Strumento di Lavoro, 251-268)<br />
All’interno delle indicazioni del magistero episcopale<br />
di questi anni, guidati da Sua Ecc.za Mons. Paciello<br />
(le lectio sul “Pozzo di Giacobbe”, la lettera quaresimale<br />
“Cenere e fuoco”, “Carissimi don…”, “Da uomo a<br />
uomo”, ecc.), il lavoro svolto dalla Commissione sinodale<br />
sulla Carità, nella raccolta dei contributi delle comunità<br />
di base della <strong>Diocesi</strong> ed il successivo confronto<br />
con gli Uffici di Pastorale Sociale e della Salute, hanno<br />
prodotto una proposta di testo, che è stato pubblicato<br />
nel Quaderno sinodale e che i delegati sinodali hanno<br />
tra le mani come Strumento di lavoro.<br />
In più, tenendo presente quanto Benedetto XVI nelle<br />
sue encicliche, ma soprattutto nella Deus caritas est, dice<br />
nel n. 25: “Giunti a questo punto, raccogliamo dalle<br />
nostre riflessioni due dati essenziali: l’intima natura<br />
della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio<br />
della Parola di Dio (kérygma-martyrìa), celebrazione dei<br />
Sacramenti (leiturghìa), servizio della carità (diakonìa).<br />
Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non<br />
possono essere separati l’uno dall’altro. La carità non<br />
è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale<br />
che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene<br />
alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua<br />
stessa essenza”. Perciò, parlare di carità, vuol dire parlare<br />
del Mistero cristiano in toto, come esperienza necessaria<br />
e costitutiva dell’essere cristiano ogni giorno, a<br />
prescindere dalle questioni e dalle emergenze sulle povertà<br />
e fragilità. Carità è Cristo, rivelazione e prolungamento<br />
della Misericordia del Padre. Non è fuori luogo<br />
ricordare che Benedetto XVI ha precisato che: “All’inizio<br />
dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o<br />
115
116<br />
una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento,<br />
con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte<br />
e con ciò la direzione decisiva” (Deus caritas est, n. 1).<br />
Di logica conseguenza, è quel nuovo orizzonte, quella<br />
direzione decisiva, che permette ai membri sinodali<br />
e, attraverso di loro, a tutti i cristiani della nostra Chiesa<br />
locale di interrogarsi sulla loro identità e sulla efficacia<br />
della loro presenza nella quotidianità della vita, nelle dinamiche<br />
relazionali e nelle esigenze della società tutta.<br />
In rapporto al bene comune, infine, la carità ha una<br />
responsabilità ed un’efficacia ben sottolineata nella stessa<br />
Deus caritas est al n. 28: “L’amore – caritas – sarà sempre<br />
necessario, anche nella società più giusta. Non c’è<br />
nessun ordinamento statale giusto che possa rendere<br />
superfluo il servizio dell’amore. Chi vuole sbarazzarsi<br />
dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto<br />
uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione<br />
e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine. Sempre<br />
ci saranno anche situazioni di necessità materiale nelle<br />
quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto<br />
amore per il prossimo. Lo Stato che vuole provvedere<br />
a tutto, che assorbe tutto in sé, diventa in definitiva<br />
un’istanza burocratica che non può assicurare l’essenziale<br />
di cui l’uomo sofferente – ogni uomo – ha bisogno…”.<br />
Ma, “L’amore del prossimo radicato nell’amore<br />
di Dio è anzitutto un compito per ogni singolo fedele,<br />
ma è anche un compito per l’intera comunità ecclesiale,<br />
e questo a tutti i suoi livelli: dalla comunità locale<br />
alla Chiesa particolare fino alla Chiesa universale nella<br />
sua globalità. Anche la Chiesa in quanto comunità deve<br />
praticare l’amore. Conseguenza di ciò è che l’amore<br />
ha bisogno anche di organizzazione quale presupposto<br />
per un servizio comunitario ordinato. La coscienza di<br />
tale compito ha avuto rilevanza costitutiva nella Chiesa
fin dai suoi inizi (At 2, 44-45): «Tutti coloro che erano<br />
diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa<br />
in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva<br />
e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno»”<br />
(Deus caritas est, n. 20). Perciò, nel ricordare quello<br />
che lo stesso Papa nella Caritas in veritate sottolinea<br />
e, cioè, come l’esperienza della carità è utile e necessaria<br />
alla stessa vita di Chiesa autenticamente missionaria,<br />
in quanto ne verifica la sua vitalità e incidenza, come<br />
anche alla stessa società, che senza di essa sarebbe<br />
disumana, mai come in questa occasione si evidenziano<br />
verissime le osservazioni sia di Santa Teresa del Bambin<br />
Gesù, che di Padre Annibale di Francia, rispettivamente:<br />
“Quando sono caritatevole è solo Gesù che agisce<br />
in me”; e “I poveri ci sono e possono essere un dono<br />
di Dio, ma senza Gesù, scocciano”.<br />
Don Vito Cassese<br />
Presidente 3 a Commissione antepreparatoria<br />
“Carità e Promozione umana”<br />
* * *<br />
Vita, salute e sofferenza<br />
(cfr. Strumento di Lavoro, 318-364)<br />
Nella seduta di giugno, siamo chiamati a riflettere<br />
insieme sui temi della vita, della salute e della sofferenza,<br />
per individuare nella nostra <strong>Diocesi</strong> – per il futuro<br />
– linee di azione pastorale all’altezza dei tempi. Si tratta<br />
di ambiti delicati e attuali per la vita delle nostre Comunità,<br />
delle famiglie e della società in cui viviamo. Si<br />
suole parlare di temi etici particolarmente “sensibili”.<br />
Essi sono trattati nei numeri 318-364 del nostro Strumento<br />
di Lavoro sinodale.<br />
117
118<br />
Dall’esame delle risposte, che le Parrocchie nella fase<br />
preparatoria hanno dato al “questionario” riguardante<br />
tali argomenti, abbiamo rilevato delle luci e delle<br />
ombre, aspetti positivi e lacune.<br />
È positivo che le nostre Comunità parrocchiali siano<br />
sensibili e attente alle questioni riguardanti la vita e la<br />
morte, la salute e la malattia, la condizione degli anziani<br />
e dei diversamente abili. In esse è diffuso un atteggiamento<br />
contrario alla pratica dell’aborto e un giudizio<br />
negativo nei confronti dell’eutanasia. In genere, i malati,<br />
gi anziani, i diversamente abili non sono considerati<br />
uno “scarto”, ma una “risorsa” per la comunità civile<br />
ed ecclesiale. È considerato elemento positivo anche il<br />
ministero dei cappellani negli ospedali e quello dei ministri<br />
straordinari della Comunione nelle parrocchie,<br />
dove affiancano i sacerdoti nell’assistenza spirituale dei<br />
malati. Ad oggi, il loro numero raggiunge complessivamente<br />
poco più delle 350 unità. Altra luce è data dalla<br />
presenza in <strong>Diocesi</strong> dell’Ospedale “F. Miulli” quale Ente<br />
Ecclesiastico e quale struttura sanitaria “di eccellenza”<br />
in ambito regionale e nazionale. Da non trascurare<br />
l’esistenza nel territorio della <strong>Diocesi</strong> di altre strutture<br />
sanitarie pubbliche.<br />
Tra le ombre o lacune emerse, c’è da dire che l’aborto<br />
è diffuso nei nostri Paesi come nel resto della Puglia<br />
soprattutto tra le ragazze di età inferiore ai 18 anni, anche<br />
se esso rimane un fenomeno ancora in parte sommerso.<br />
Nella predicazione e nella catechesi non sono<br />
sufficientemente presenti i temi della bioetica. Circa la<br />
cura e l’assistenza ai malati non sempre c’è intesa e collaborazione<br />
tra le famiglie e gli operatori sanitari e, nella<br />
gestione delle strutture sanitarie, l’efficienza e la razionalizzazione<br />
dei costi non sempre facilitano l’umanizzazione<br />
dei rapporti con i malati. Dal punto di vista
eligioso, poi, l’assistenza degli infermi negli ospedali è<br />
spesso ridotta al solo ministero del cappellano.<br />
Il capitolo dello Strumento di Lavoro dedicato al tema<br />
“Vita, Salute, Sofferenza” è suddiviso in tre parti:<br />
1. La dignità della vita umana: dono e responsabilità;<br />
2. Malattia, assistenza e cura degli infermi;<br />
3.Anziani.<br />
Le prime due parti sono più complesse e articolate;<br />
la terza parte, monotematica, è più semplice e più breve.<br />
Il tema riguardante i diversamente abili, che pure<br />
era compreso nel nostro questionario cui hanno risposto<br />
le parrocchie, è stato inserito tra le questioni sociali<br />
affrontate nella Seduta precedente a questa, nel tema:<br />
“lavoro e questioni sociali”.<br />
La prima parte, riguardante la vita umana, inizia<br />
dalla considerazione della vita come dono di Dio, per<br />
passare poi a considerare i nodi problematici quali l’aborto,<br />
la fecondazione artificiale, l’eutanasia e l’accanimento<br />
terapeutico. Su questi problemi ci si interroga,<br />
non solo a livello medico-scientifico, ma soprattutto<br />
a livello di Chiesa e si sostiene la responsabilità educativa<br />
della Comunità cristiana nel promuovere, insieme<br />
ad altre agenzie educative, una cultura della vita,<br />
specialmente tra i giovani; nel sostenere e favorire la<br />
ricerca medica circa la terapia del dolore attraverso le<br />
cure palliative e nell’affiancare con amore le famiglie<br />
nell’accompagnamento pastorale del morente. Si sollecita<br />
la creazione nella nostra <strong>Diocesi</strong> di servizi di assistenza<br />
e di accompagnamento dei malati terminali (es.<br />
l’hospice), si avanza la proposta di costituire un’équipe<br />
di persone con competenze professionali interdisciplinari,<br />
che possa offrire alle famiglie interessate informazioni<br />
e consulenze appropriate. A livello più strettamente<br />
ecclesiale, si propone di istituire, accanto al mi-<br />
119
120<br />
nistero straordinario della Comunione, un nuovo ministero<br />
detto “della Consolazione”, come già avviene in<br />
qualche altra diocesi della Puglia (es. Taranto).<br />
La seconda parte, dedicata all’argomento della malattia<br />
e dell’assistenza e cura degli infermi, presenta questi<br />
sottotemi: 1) la salute; 2) la malattia e la sofferenza;<br />
3) la pastorale sanitaria; 4) le strutture sanitarie cattoliche.<br />
Circa la pastorale sanitaria e la missione della Chiesa<br />
nel servizio ai malati e ai sofferenti, si precisa il ruolo<br />
dell’Ufficio diocesano di Pastorale della Salute; si sottolinea<br />
l’importanza e la necessità che il cappellano ospedaliero,<br />
soprattutto nella struttura sanitaria cattolica, non<br />
sia lasciato solo nello svolgimento del suo ministero, ma<br />
che sia affiancato da altre figure pastorali (diaconi, consacrati<br />
e consacrate, laici) in una vera e propria cappellania<br />
ospedaliera; si parla del ruolo delle associazioni di<br />
volontariato nel campo dell’assistenza socio-sanitaria; si<br />
illustra la “diaconia evangelica” delle parrocchie verso<br />
i sofferenti ed il loro impegno per la promozione della<br />
salute. Sul tema delle strutture sanitarie cattoliche, non<br />
poteva mancare un esplicito riferimento all’Ente Ecclesiastico<br />
Ospedale “F. Miulli”, chiamato ad eccellere non<br />
solo come struttura sanitaria efficiente, ma anche come<br />
luogo privilegiato di formazione professionale, etica e<br />
spirituale del personale, e come ambiente in cui al centro<br />
ci sia il servizio all’uomo malato.<br />
Nella terza parte del capitolo, dedicato agli anziani,<br />
si parla prima della responsabilità della famiglia e della<br />
società nei confronti dell’anziano e poi ci si sofferma<br />
sulla responsabilità della Comunità ecclesiale nel prendersi<br />
cura di loro e nel valorizzarli al proprio interno<br />
nella sua opera e missione evangelizzatrice. Si fa particolare<br />
riferimento in questa terza parte all’esperienza<br />
del volontariato.
Concludendo questa relazione introduttiva, non posso<br />
fare a meno di sollecitare la vostra attenzione ed il<br />
vostro sforzo creativo nell’individuare risposte appropriate<br />
ed efficaci alle questioni aperte, indicate nello<br />
Strumento di Lavoro.<br />
Riguardo al tema della Vita, sono posti due interrogativi:<br />
come formare i giovani e i loro educatori all’affettività,<br />
all’amore e al rispetto della vita? Come coniugare<br />
risorse e necessità del territorio a favore di strutture<br />
e servizi per l’accoglienza della vita?<br />
A proposito delle Strutture sanitarie, in particolare<br />
quelle cattoliche, ancora due interrogativi: come formare<br />
il personale sanitario dal punto di vista etico-religioso,<br />
oltre che professionale? Come conciliare l’efficienza<br />
delle strutture, la razionalizzazione dei costi e l’umanizzazione<br />
dei rapporti?<br />
Riguardo poi alla Pastorale della Salute, ci si chiede:<br />
come impostare una pastorale sanitaria che sia espressione<br />
del volto misericordioso della Chiesa? Si possono<br />
costituire delle vere e proprie cappellanie nei nostri<br />
Ospedali? Si può dar vita a nuovi ministeri a favore<br />
dei malati, specialmente terminali, e delle loro famiglie?<br />
La celebrazione dei funerali può essere occasione<br />
appropriata per una valida catechesi sul valore della vita<br />
e della morte, sul significato salvifico della sofferenza,<br />
sul mistero pasquale del cristiano? Si può pensare ad<br />
una “pastorale del lutto” con cui accompagnare le persone<br />
ferite dalla perdita di persone care, qualificando<br />
degli operatori pastorali in tale ambito con appropriati<br />
e specifici percorsi formativi? Come favorire e sostenere<br />
l’integrazione della pastorale della salute nella pastorale<br />
d’insieme delle comunità cristiane? Come collegare<br />
più strettamente l’azione pastorale dei cappellani<br />
ospedalieri e dei loro collaboratori con la pastorale or-<br />
121
122<br />
dinaria delle parrocchie, in modo che possano meglio<br />
integrarsi e interagire fra loro?<br />
Sac. Vito Incampo<br />
Presidente 9 a Commissione antepreparatoria<br />
“Vita, Salute e Sofferenza”<br />
* * *<br />
Presbiterio - Vita Consacrata - Ministeri<br />
(cfr. Strumento di Lavoro, 365-417)<br />
La fase preparatoria del questionario n. 9 della iniziale<br />
IX Commissione del Sinodo vide impegnati un<br />
gruppo di laici di mia fiducia, da me convocati più volte<br />
per studiare, pensare e formulare le domande da<br />
inserire nel questionario, non essendo stata ancora<br />
costituita dal Vescovo la Commissione ufficiale che,<br />
in una fase successiva, sarà costituita come IV Commissione,<br />
per il settore “Presbiterio, Vita Consacrata<br />
e Ministeri”.<br />
La Segreteria Generale del Sinodo diramò a tutte le<br />
Comunità della <strong>Diocesi</strong> i 12 questionari. Si diede, giustamente,<br />
grande importanza ai primi tre. Tutti gli altri<br />
non ottennero uguale attenzione da parte di tutte le<br />
Parrocchie. La IV Commissione non poté operare subito,<br />
perché attendeva l’arrivo delle risposte ai questionari<br />
dalle varie zone pastorali della <strong>Diocesi</strong>. Poiché le sintesi<br />
non arrivavano, il Segretario della Commissione,<br />
il Diac. Pasquale Caporusso, ed altri componenti della<br />
Commissione, dopo aver effettuato, invano, numerosi<br />
solleciti, riuscirono ad ottenere alla spicciolata le risposte<br />
al Questionario solo da sette Parrocchie: una di<br />
<strong>Altamura</strong> (S. Teresa), due di <strong>Gravina</strong> (Madonna delle<br />
Grazie e S. Francesco), una di <strong>Acquaviva</strong> (S. Domeni-
co), una di Santeramo (S. Cuore) e due di Spinazzola<br />
(S. Pietro e SS. Annunziata).<br />
Subito radunai la IV Commissione presso il Monastero<br />
di S. Chiara in <strong>Altamura</strong> per iniziare ad organizzare<br />
il lavoro da fare insieme.<br />
Intanto, il Diac. Pasquale Caporusso, coadiuvato da<br />
alcuni membri della Commissione, fece una prima sintesi<br />
delle risposte dei questionari pervenuti dalle 7 Comunità<br />
parrocchiali.<br />
Poiché i tempi stringevano e veniva richiesta in tempi<br />
brevi la redazione di un Indice per lo Strumento di Lavoro,<br />
la IV Commissione si prodigò a produrre il testo<br />
dell’Indice.<br />
Dopo vari incontri dei Presidenti col Vescovo, con<br />
la luce che lo Spirito Santo progressivamente irradiava<br />
su tutte le persone coinvolte in questo immane lavoro,<br />
si pervenne all’approvazione dell’Indice. Veniva richiesto,<br />
poi, in tempi abbastanza ristretti, una prima bozza<br />
di testo. Si trattava di sviluppare l’indice. Poiché il lavoro<br />
risultava molto impegnativo e abbastanza lungo, si<br />
studiò, in seno alla Commissione, un metodo di lavoro<br />
per raggiungere l’obiettivo nei tempi fissati.<br />
La strada più idonea da percorrere sembrò quella<br />
di dividere il lavoro per piccoli gruppi (o sottocommissioni),<br />
affidati alla direzione di presbiteri membri della<br />
Commissione, con scadenze temporali ben precise<br />
per l’esame e l’approvazione di quanto veniva prodotto<br />
dalle sottocommissioni. Ogni sottocommissione studiò<br />
ed approfondì il tema assegnatole, ricercò le fonti<br />
bibliche, conciliari e magisteriali relative all’argomento<br />
trattato e, considerando la situazione concreta della<br />
nostra <strong>Diocesi</strong>, cercò di proporre concrete soluzioni ai<br />
vari problemi. Completato il lavoro, fu consegnata alla<br />
Segreteria Generale del Sinodo la prima bozza.<br />
123
124<br />
Nelle successive riunioni dei Presidenti di Commissione<br />
col Vescovo, furono fatte osservazioni di vario genere<br />
e fu necessario procedere ad accorciare, sintetizzare<br />
e revisionare più volte tutto il testo, formulando<br />
anche proposizioni.<br />
Infine, il Vescovo con la Segreteria Generale, sulla<br />
base dell’ultima bozza prodotta dalla Commissione, ha<br />
elaborato il testo definitivo, come lo avete tra le mani<br />
nello Strumento di Lavoro, dal n. 365 al n. 417.<br />
Dai questionari, è emerso chiaramente che la nostra<br />
gente stima i Sacerdoti, i Consacrati e le Consacrate, e<br />
ne apprezza la coraggiosa scelta di vita, il delicato lavoro<br />
e la testimonianza.<br />
Essi sono un dono prezioso per la Chiesa, di cui rendere<br />
grazie a Dio sempre. Purtroppo, a volte, i Sacerdoti,<br />
soprattutto anziani e/o inabili, vengono lasciati soli.<br />
Non sempre i laici collaborano come dovrebbero e si<br />
sentono corresponsabili della vita della Chiesa e della<br />
condizione dei Sacri Ministri.<br />
La Vita Consacrata risulta poco conosciuta e scarsamente<br />
promossa nelle Comunità parrocchiali. Anche<br />
il Diaconato permanente ed i Ministeri di Lettore<br />
ed Accolito, in alcune Comunità parrocchiali, sono<br />
poco conosciuti, a volte del tutto ignorati e/o per niente<br />
valorizzati.<br />
Si dovrebbe fare un grosso passo in avanti: dalla collaborazione<br />
alla corresponsabilità tra Vescovo, Presbiteri,<br />
Diaconi, Consacrati, e laici.<br />
Nella trattazione dei vari argomenti, si è dato un evidente<br />
taglio pastorale, sottolineando come i Sacri Ministri<br />
(Vescovo, Presbiteri e Diaconi) devono essere sempre<br />
a servizio della Comunione della Chiesa Diocesana.<br />
Lo stesso dicasi della Vita Consacrata e dei Ministeri.<br />
La Segreteria Generale ha ritenuto opportuno in-
serire in questa parte anche la descrizione dell’organigramma<br />
della Curia Diocesana e delle Unità Pastorali,<br />
nonché lo Statuto del Consiglio Pastorale Parrocchiale.<br />
Ci si aspetta dal Sinodo:<br />
- una forte sottolineatura dell’ecclesiologia di comunione;<br />
- un rilancio del Diaconato permanente;<br />
- una maggiore considerazione dei Ministeri istituiti<br />
di Lettore ed Accolito, oggi molto poco o per<br />
niente conosciuti e considerati in numerose Comunità<br />
parrocchiali;<br />
- una particolare attenzione ai ministeri di fatto;<br />
- per tutti si richiedono percorsi formativi, prima<br />
e dopo l’istituzione;<br />
- una maggiore attenzione alla formazione continua<br />
dei Presbiteri, dei Diaconi, dei Consacrati/e<br />
e di tutti coloro che esercitano Ministeri istituiti<br />
e di fatto.<br />
In questi giorni di lavoro sinodale, teniamo costantemente<br />
presente l’icona di Gesù che lava i piedi agli<br />
Apostoli.<br />
Aiutiamoci a prendere coscienza di dover essere sempre<br />
a servizio gli uni degli altri, umili operai nella vigna<br />
del Signore, utili ma non indispensabili; decisi a vivere<br />
in comunione fraterna, pronti sempre a collaborare<br />
nella corresponsabilità, per edificare la nostra Chiesa<br />
diocesana nell’unità e nella carità.<br />
Sac. Giuseppe Pietroforte<br />
Presidente 4 a Commissione antepreparatoria<br />
“Presbiterio, Vita Consacrata e Ministeri”<br />
* * *<br />
125
126<br />
I Laici<br />
(cfr. Strumento di Lavoro, 418-433)<br />
In questa seduta siamo chiamati a riflettere insieme<br />
sul tema dei “Laici”, per analizzare ed individuare<br />
nella nostra <strong>Diocesi</strong> le linee per un’azione pastorale,<br />
che aiutino a delineare sempre meglio l’identità<br />
del laico, la sua formazione, la sua corresponsabilità<br />
e collaborazione nella comunione nella Chiesa Locale.<br />
Tale tema è trattato nei numeri 418-433 del nostro<br />
Strumento di Lavoro sinodale. La risposta delle Comunità<br />
parrocchiali e dei gruppi è stata limitata a pochi<br />
Questionari.<br />
Da un esame approfondito delle risposte, che ogni<br />
Comunità parrocchiale ha offerto nella fase preparatoria<br />
(dai “Questionari”), possiamo rilevare delle “luci”<br />
e delle “ombre”, che ora vado a proporvi in sintesi.<br />
Luci: si rileva una buona disposizione da parte dei<br />
laici alla formazione e alla collaborazione all’interno<br />
della Comunità, nell’assunzione delle responsabilità,<br />
avvertendo il bisogno di “camminare insieme”. Un ritorno<br />
sempre più consapevole al gusto per la preghiera,<br />
la contemplazione e la vita liturgica e sacramentale.<br />
Ombre: pur essendoci il desiderio di formarsi, si sottolinea,<br />
tra le ombre o le lacune, una conoscenza scarsa<br />
della Parola di Dio, dei Documenti del Magistero e,<br />
in parte, di quelli diocesani. Dai Questionari emerge<br />
anche che, in alcune Comunità, i laici non si sentono<br />
molto valorizzati dai loro Pastori. Tuttavia, non sempre<br />
i laici, pur invitati e sollecitati dai Pastori, rispondono<br />
agli inviti per formarsi e collaborare con corresponsabilità.<br />
Non di rado, si nota una certa indifferenza religiosa,<br />
uno scollamento tra fede e pratica religiosa e scarsa<br />
sollecitudine verso gli ultimi e i poveri.
Questioni aperte: un’attenzione maggiore verso una<br />
qualificata corresponsabilità all’interno delle Comunità<br />
parrocchiali; un’attenzione e sensibilità verso le nuove<br />
povertà odierne; esigenza avvertita dai laici per una<br />
maggiore presenza di essi negli organismi ecclesiali di<br />
partecipazione, perché, nel confronto e nel dialogo con<br />
i Pastori, le loro capacità e le loro specifiche competenze<br />
siano maggiormente valorizzate per un coinvolgimento<br />
più fattivo e concreto all’interno delle Unità Pastorali,<br />
in una Pastorale del territorio, specialmente verso<br />
i giovani e i loro ambienti di vita.<br />
Suddivisione dei capitoli:<br />
I numeri dello Strumento di Lavoro sono così suddivisi:<br />
1. Identità laicale: il termine “laico”; la condizione<br />
secolare del Laico. In questa 1 a parte si cerca di<br />
delineare chi è il “laico”, che partecipa all’evangelizzazione.<br />
Viene messa a fuoco la vita del laico<br />
alla luce dei “tre Uffici”, derivanti dal loro Battesimo,<br />
e il loro ruolo di evangelizzatori.<br />
2. La formazione laicale: il laico e le Comunità ecclesiali;<br />
il laico tra contemplazione ed impegno.<br />
In questa 2 a parte, si analizza l’impegno missionario<br />
del laico all’interno della Comunità ecclesiale<br />
e all’esterno nel territorio, la necessaria e continua<br />
sua formazione. Viene sottolineata l’esigenza<br />
di un impegno fattivo del laico, che ha la sua radice<br />
nella contemplazione del Mistero di Cristo,<br />
mediante itinerari di spiritualità laicale.<br />
3. La corresponsabilità e collaborazione: la collaborazione<br />
con i Pastori; la cura delle relazioni nelle<br />
Aggregazioni Laicali; i laici nella Chiesa Locale.<br />
In questa 3 a parte, si mette a fuoco l’inserimento<br />
del laico all’interno delle varie attività e strutture,<br />
in cui è invitato a lavorare, condividendo la vita<br />
127
128<br />
e la missione della Chiesa, valorizzando i carismi<br />
e i ministeri propri laicali, a livello parrocchiale,<br />
nelle Unità Pastorali e a livello diocesano. Viene<br />
evidenziata la cura relazionale dei laici, inseriti<br />
nelle Aggregazioni Laicali ecclesiali, con speciale<br />
attenzione alla singolare ministerialità dell’Azione<br />
Cattolica.<br />
4. Se dovessi scegliere una icona per indicare la missione<br />
dei laici nel «portare la forza del Vangelo<br />
nel cuore della cultura e delle culture» (cf. Giovanni<br />
Paolo II, Catechesi tradendae, n. 53), farei riferimento,<br />
anzitutto, alla lotta di Giacobbe, che<br />
sul fiume Jabbok lotta fino allo spuntare dell’aurora<br />
(cf. Gn 32, 25-32), sottolineando il “combattimento<br />
spirituale” che ogni laico deve affrontare<br />
per la sua missione nel mondo; e alla visione di<br />
Ezechiele delle acque che escono dal nuovo tempio<br />
(immagine di Cristo e di quanti Lo scelgono<br />
come Via-Verità-Vita), che, dopo aver attraversato<br />
come un grande fiume la nostra storia, sanano<br />
i cuori, le menti, le esistenze degli uomini e<br />
delle donne del nostro tempo, e «dove giungono<br />
le acque, risanano, e là dove giungerà il torrente<br />
tutto rivivrà» (Ez 47, 9b). Il laico, così, è colui che<br />
è chiamato a riportare al centro la speranza, secondo<br />
le parole della Costituzione Pastorale della<br />
Chiesa nel Mondo Contemporaneo: «Il futuro<br />
dell’umanità è riposto nelle mani di chi è capace<br />
di trasmettere alle generazioni di domani “ragioni<br />
di vita e di speranza”», nella complessa avventura<br />
umana, guidato dallo Spirito.<br />
A quarant’anni dal Concilio Vaticano II, il tema della<br />
vocazione e dell’azione dei laici nella vita e nella missione<br />
della Chiesa richiede una attenta riflessione e una
nuova progettualità, che affidiamo a questo Sinodo Pastorale.<br />
Concludendo, invito tutti i presenti, animati dallo Spirito,<br />
ad individuare indicazioni creative e stimolanti, perché<br />
i laici possano essere dei preziosi, formati e generosi<br />
collaboratori al servizio di Cristo Gesù, all’interno<br />
delle Comunità e sul territorio.<br />
Don Sante Ferrulli<br />
Presidente 7 a Commissione antepreparatoria<br />
“Laici”<br />
* * *<br />
L’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso<br />
(cfr. Strumento di Lavoro, 434-454)<br />
In questa ultima Seduta della quarta Sessione del<br />
cammino sinodale, siamo chiamati a riflettere sul tema<br />
dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso.<br />
Nel contesto sociale contemporaneo, la dimensione<br />
ecumenica e del dialogo interreligioso sembra emergere<br />
come urgente e necessaria. Ogni giorno veniamo in<br />
contatto con fedeli di altre confessioni cristiane o di altre<br />
fedi. Come rapportarsi ad esse? Quali vie percorrere<br />
insieme? Come superare la paura dell’altro? Quali<br />
prospettive pastorali si aprono dinanzi al nostro cammino<br />
di Chiesa locale?<br />
Questi sono alcuni degli interrogativi che hanno guidato<br />
la Commissione ecumenica sinodale nell’elaborare<br />
questa parte dello Strumento di Lavoro.<br />
Siamo partiti dalla percezione che le Comunità parrocchiali<br />
hanno della realtà dell’ecumenismo e del dialogo<br />
interreligioso, rilevando un crescente bisogno di<br />
conoscenza dei fratelli e delle sorelle sia di altre confes-<br />
129
130<br />
sioni cristiane, che di altre fedi. Si può aggiungere che,<br />
nella nostra Chiesa diocesana, l’ecumenismo non è più<br />
considerato una materia per gli “addetti ai lavori”.<br />
Nello stesso tempo, però, abbiamo rilevato sia una<br />
certa ignoranza sulla diversità delle varie Chiese e delle<br />
altre religioni, sia una scarsa considerazione di questa<br />
realtà nella vita delle Comunità, perché considerati<br />
non importanti.<br />
Alla luce di questi elementi, si è pensato di strutturare<br />
questo capitolo dello Strumento di Lavoro in tre parti:<br />
I. la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica;<br />
II. relazioni della Chiesa cattolica con le religioni<br />
non cristiane;<br />
III. la pastorale ecumenica e il dialogo interreligioso.<br />
La prima parte è suddivisa in due sezioni. La prima<br />
sezione mette in risalto qual è il fondamento della ricerca<br />
dell’unità della Chiesa, e quindi del perché è importante<br />
il movimento ecumenico. La seconda sezione<br />
sottolinea il cammino che la Chiesa cattolica ha compiuto<br />
fino ad oggi.<br />
Nella seconda parte si evidenzia come, nel nostro<br />
territorio, le altre religioni sono presenti e cosa questo<br />
comporta per noi.<br />
Nell’ultima parte si è cercato, invece, di prospettare<br />
le urgenze che la realtà ecumenica e del dialogo interreligioso<br />
pongono alla nostra Chiesa locale.<br />
Alla luce di tutto questo, per concludere, vorrei invitare<br />
a focalizzare la vostra attenzione e riflessione su<br />
alcune urgenze che non possono essere messe da parte.<br />
Può la dimensione ecumenica e del dialogo restare<br />
ancora fuori dai nostri itinerari formativi per i catechisti<br />
e per tutti? La dimensione ecumenica può aiutare a<br />
formare ed educare ad una cultura del dialogo su tutti<br />
i fronti? Il cammino ecumenico può dare un aiuto alle
nostre stesse Comunità parrocchiali, spesso divise al loro<br />
interno a causa delle rivalità tra gruppi e movimenti,<br />
a camminare verso l’unità? Come creare nelle nostre<br />
Comunità e nella nostra società una cultura del dialogo<br />
e dell’accoglienza?<br />
Don Rocco Scalera<br />
Presidente 10 a Commissione antepreparatoria<br />
“Ecumenismo e Dialogo interreligioso”<br />
131
DIOCESI DI ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
IHS<br />
PRIMO SINODO PASTORALE DELLA DIOCESI DI ALTAMURA - GRAVINA - ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
• CRISTO VIA VERITÁ E VITA •<br />
2008 2011<br />
IO<br />
SONO<br />
IL<br />
PANE<br />
DI<br />
VITA<br />
• DIOCESI DI ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI •<br />
30 Settembre 2012 – CONGRESSO EUCARISTICO DIOCESANO – 6 Ottobr<br />
CITTADINANZA TRADIZIONE LAVORO E FESTA<br />
FRAGILITÀ<br />
Carissimi,<br />
il 7 dicembre 2011, alle ore 18.00<br />
tutta la Comunità Diocesana<br />
si radunerà in Solenne Assemblea Liturgica presso il<br />
Santuario Maria SS. del Buoncammino<br />
in <strong>Altamura</strong>, per<br />
la Chiusura del Primo Sinodo Pastorale,<br />
la Consegna del Libro del Sinodo,<br />
l’Apertura dell’Anno Eucaristico,<br />
l’Indizione del Congresso Eucaristico Diocesano.<br />
Vi aspetto tutti per pregare<br />
e vivere insieme un evento straordinario<br />
della nostra <strong>Diocesi</strong>.<br />
AFFETTIVITÀ<br />
il Vescovo Mario<br />
e 2012
Omelia<br />
per la chiusura<br />
del Primo Sinodo Pastorale Diocesano,<br />
la consegna del Libro del Sinodo,<br />
l’apertura dell’Anno Eucaristico<br />
e l’indizione<br />
del Congresso Eucaristico Diocesano<br />
Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>,<br />
7 dicembre 2011<br />
“Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto<br />
meraviglie”.<br />
Così la liturgia ci invita ad esprimere il giubilo del cuore,<br />
contemplando lo splendore della concezione immacolata<br />
della Vergine Maria. Sembra che la Chiesa non trovi<br />
parole più appropriate per manifestare la sua esultanza<br />
per le meraviglie che il Signore ha compiuto in Maria.<br />
Tutto ciò che ammiriamo nella Vergine Immacolata<br />
è opera della Santissima Trinità; lodando Maria, glorifichiamo<br />
le Tre Persone Divine che l’hanno plasmata,<br />
santificata e destinata ad essere Madre di Dio, Sposa<br />
dello Spirito, Icona purissima della Chiesa.<br />
La gioia di questa <strong>Diocesi</strong> per la solennità dell’Immacolata<br />
è resa più profonda dall’evento che in questa<br />
festa si compie: mentre esultiamo per l’aurora di grazia<br />
e di salvezza apparsa al mondo con la Vergine Maria,<br />
inneggiamo alla Santissima Trinità, per aver posto, col<br />
Sinodo, un indelebile sigillo di amore sul cuore e nella<br />
storia di salvezza di questa Chiesa Locale.<br />
Questo primo Sinodo, 25 anni dopo la nascita della<br />
<strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti, nel<br />
133
134<br />
suo cammino di fede, è come una di quelle pietre sacre<br />
che i patriarchi, Mosè, Giosuè erigevano per segnare le<br />
grandi tappe del cammino della salvezza, gli interventi<br />
rivelatori di Dio nella storia del suo popolo (cfr. Gn 22,<br />
9; 28, 18; Es 24, 18; Gs 8, 30).<br />
Col dono del Sinodo, lo Spirito Santo ha operato<br />
grandi cose per noi. Ci ha benedetti con ogni benedizione<br />
spirituale; ci ha ricordato la nostra vocazione e<br />
la nostra elezione, la nostra dignità e il nostro destino<br />
(cfr. Ef 1, 3ss). Per questo, sentiamo il bisogno prorompente<br />
di cantare un canto nuovo, come ha fatto Maria.<br />
Dopo l’ascolto dell’Annuncio, ha cantato il suo magnificat,<br />
mettendosi in cammino per servire la carità, e poi<br />
facendo esplodere la pienezza di gaudio del suo cuore<br />
presso la cugina Elisabetta (cfr. Lc 1, 46ss).<br />
Fino ad oggi, lo Spirito Santo e noi abbiamo celebrato<br />
il Sinodo.<br />
Ora il Sinodo, con la grazia dello Spirito e la nostra<br />
disponibilità, deve celebrare la nostra vita nuova.<br />
Lo Spirito Santo, nel 50° anniversario dell’indizione<br />
del Concilio Vaticano II, con le pagine delle Costituzioni<br />
e dei Decreti Conciliari, per mezzo del Sinodo,<br />
ha confezionato un abito nuziale per questa Chiesa, per<br />
rinnovarla nella fedeltà. Ora dobbiamo indossare questa<br />
veste, mettendo decisamente da parte gli abiti vecchi<br />
dei nostri modi personali di pensare, le gramaglie<br />
di mentalità legate a un passato che non esiste più e che,<br />
se rimpianto, ostacola il cammino che è davanti a noi.<br />
Il Libro del Sinodo<br />
Oggi il Vescovo consegna il Libro del Primo Sinodo<br />
Pastorale alle 40 Parrocchie della <strong>Diocesi</strong>. Il Libro del
Sinodo non sostituisce le Sacre Scritture, né il Magistero<br />
solenne o ufficiale della Chiesa, né il Diritto Canonico;<br />
ma porta nelle nostre mani e nelle Comunità<br />
la verità rivelata che è nella Sacra Scrittura, il Magistero<br />
dei Pontefici e dei Vescovi, le leggi universali della<br />
Chiesa, che fanno di ogni battezzato e di ogni comunità<br />
cristiana una cellula viva del Corpo Mistico di<br />
Cristo. Accogliamolo, perciò, come un dono prezioso<br />
che ci fa il Signore per l’animazione cristiana di una<br />
società sempre più incline all’agnosticismo e all’ateismo<br />
pratico.<br />
Facciamo del Libro del Sinodo il “vademecum” di una<br />
missione continua in tutti gli ambiti di vita e in tutti gli<br />
ambienti della società.<br />
Valorizziamolo come strumento di evangelizzazione<br />
fuori dei locali parrocchiali. Facciamone la più ampia<br />
diffusione, perché è quasi un catechismo diocesano<br />
per tutti i contesti ecclesiali e culturali.<br />
Le tre priorità<br />
Il Sinodo che oggi si conclude, essendo il primo, dopo<br />
la costituzione della <strong>Diocesi</strong>, doveva necessariamente<br />
alzare lo sguardo per avere una visione panoramica<br />
di tutti i problemi, le realtà, le attese delle 40 Comunità<br />
parrocchiali e di tutte le realtà ecclesiali.<br />
Ma, se scremiamo al massimo l’essenza dei 532 articoli<br />
del Libro del Sinodo; se andiamo alla ricerca del<br />
suo DNA, emergono tre parole, tre istanze martellanti<br />
risuonate lungo le 36 riunioni assembleari: evangelizzazione<br />
- formazione - comunione.<br />
Evangelizzazione, formazione e comunione sono le<br />
tre consegne, i tre talenti da trafficare, il triplice man-<br />
135
136<br />
dato che lo Spirito ci affida e che nessuno può esimersi<br />
di accogliere.<br />
In questo momento, siamo come gli undici discepoli<br />
sul Monte degli Ulivi. Consegnandoci il Libro del Sinodo,<br />
Cristo ci affida la missione di annunciare il Suo<br />
Vangelo, di formare la Chiesa, di fare di tutti gli uomini<br />
un solo gregge (Mt 28, 18).<br />
Solo attraverso un annuncio instancabile, una formazione<br />
continua, una comunione solida e dinamica,<br />
possono svilupparsi in questa porzione del Popolo di<br />
Dio la fede, la speranza, la carità; le tre virtù teologali<br />
necessarie perché la luce di questa Chiesa possa risplendere<br />
all’intorno, senza che nessuno ne parli (cfr<br />
2Ts 1, 4).<br />
Evangelizzazione<br />
Annuncio, formazione e comunione hanno caratterizzato<br />
la Chiesa degli Apostoli e portato il messaggio<br />
rivoluzionario del Vangelo nel cuore del paganesimo.<br />
L’annuncio è stata la prima, incontenibile risposta<br />
degli Apostoli al dono dello Spirito di Pentecoste (cfr.<br />
At 2, 4).<br />
Una risposta entusiasta, generosa e fedele, nonostante<br />
i limiti, la pochezza degli evangelizzatori, l’ostilità<br />
del mondo giudaico, la reazione assurda e violenta delle<br />
strutture pagane.<br />
Le mutazioni culturali susseguitesi nei secoli hanno<br />
fatto passare in secondo ordine la primarietà dell’annuncio.<br />
Illudendoci di operare in un contesto cristiano,<br />
abbiamo privilegiato la sacramentalizzazione, e oggi<br />
facciamo fatica a prendere coscienza dell’urgenza di<br />
rievangelizzare la società che crede di essere cristiana.
È ora di uscire, non solo dal chiuso del cenacolo, ma<br />
anche dalle mura di Gerusalemme, e portare l’annuncio<br />
del Cristo morto e risorto a credenti e non credenti<br />
(cfr. At 15).<br />
Gli aspetti che caratterizzano la cultura di oggi: l’ateismo<br />
pratico, l’indifferenza, l’abbandono della fede<br />
e della pratica cristiana, i pregiudizi e le riserve verso la<br />
Chiesa, non sono ostacoli che rendono impossibile l’evangelizzazione,<br />
ma ragioni che la rendono più urgente.<br />
Rispetto a un passato remoto e recente, molti contesti<br />
dell’annuncio sono cambiati; la “nuova” evangelizzazione<br />
deve abbattere i cumuli di pregiudizi, di critica, di<br />
scandali per le divisioni di Chiese, le guerre di religione.<br />
Evangelizzare oggi significa tirare fuori dalla noia,<br />
dal non senso, dallo smarrimento, dalla disperazione,<br />
dalla paura della morte una società che non fa alcun riferimento<br />
ai valori cristiani e religiosi.<br />
Questo mondo così fatto ha bisogno di sentirsi annunziare<br />
che Dio ama l’uomo, che Cristo lo ha salvato,<br />
che il destino dell’uomo è entrare nella comunione<br />
della Trinità; e non lo saprà, se noi non lo gridiamo<br />
dai tetti, a tempo opportuno e importuno (cfr. Mt 10,<br />
27; 2Tm 4, 2).<br />
Ma chi può gridare a squarciagola, come i profeti di<br />
Israele? (cfr. Is 58, 1).<br />
Chi assimila nella mente, nel cuore, nella vita lo spirito<br />
del Vangelo! L’evangelizzazione, infatti, è una irradiazione<br />
naturale, come lo è per una fonte di luce. Tutti<br />
hanno diritto e necessità di essere investiti dalla luce<br />
di Cristo.<br />
Tutti: sacerdoti, religiosi, laici, nell’ambito familiare,<br />
ecclesiale, religioso, professionale, sociale, irradiando<br />
serenità, accoglienza, fraternità, solidarietà, spirito di<br />
servizio, carità, siamo chiamati ad annunziare che so-<br />
137
138<br />
lo in Cristo la vita ha un senso; che il Vangelo è fonte di<br />
pace, di onestà, di gioia, di salvezza.<br />
Formazione<br />
Gesù ha detto che il vino nuovo deve necessariamente<br />
essere messo in otri nuovi (cfr. Mt 9, 17).<br />
Prima di versare il vino, bisogna rinnovare gli otri.<br />
Per questo motivo, il Libro del Sinodo richiama costantemente<br />
la necessità della formazione.<br />
Il Sinodo ci ricorda, innanzitutto, che i primi ad avere<br />
bisogno di formazione sono i genitori, i docenti di religione,<br />
i catechisti, gli educatori, i sacerdoti, i laici impegnati<br />
in politica e nel sociale, i responsabili di gruppi<br />
e movimenti, quanti sono preposti all’accompagnamento<br />
spirituale e al discernimento vocazionale dei giovani,<br />
i laici impegnati in qualunque settore pastorale.<br />
Ma tutto il popolo di Dio è chiamato a formarsi e a<br />
formare.<br />
Credo sia impossibile elencare in modo esaustivo tutti<br />
gli ambiti in cui fare opera educativa e tutti i valori a<br />
cui formare.<br />
Formare una personalità umana e cristiana equilibrata<br />
e matura non è impresa facile, e inculcare valori<br />
umani e religiosi in una comunità esposta a voci più<br />
allettanti e contrastanti appare quasi un impegno perdente.<br />
Ma è proprio questo contesto critico che interpella<br />
vescovo, presbiteri, consacrati, educatori, fedeli laici, genitori<br />
a mettere il massimo impegno per formare i giovani<br />
all’amore, all’amicizia, alla sessualità, alla legalità,<br />
al volontariato, alla solidarietà, al rispetto dell’ambiente,<br />
all’uso dei mezzi di comunicazione sociale, alla
fede, al senso della domenica, ai valori morali, alla partecipazione<br />
consapevole e fruttuosa ai sacramenti, alla<br />
testimonianza della carità.<br />
Senza la formazione, non germoglia né il dinamismo<br />
dell’evangelizzazione, né il bisogno e la ricerca della<br />
comunione.<br />
Il tempo e le energie spesi in formazione sono moneta<br />
preziosa per ottenere risultati ottimali, minore impiego<br />
di mezzi, maggiore agilità di azione, abbondanza<br />
di frutti.<br />
Comunione<br />
La comunione nella Chiesa è indispensabile come il<br />
battito cardiaco per la vita della persona.<br />
Per l’unità, la comunione, la carità nella Chiesa, Cristo<br />
ha pregato e dato la vita, perché, senza lo splendore<br />
dell’unità, è impossibile che il mondo creda; e noi abbiamo<br />
il privilegio e la gravissima responsabilità di contribuire<br />
a portare gli uomini alla fede col nostro profumo<br />
di unità (cfr. Gv 17, 20).<br />
Chiunque è diviso e crea divisione, è nemico di Cristo,<br />
della Chiesa e degli uomini. La comunione è una<br />
pianta che si alimenta con l’acqua dell’umiltà e dell’obbedienza.<br />
Perché una grande cattedrale gotica possa essere<br />
contemplata nella sua svettante magnificenza, bisogna<br />
che ogni pietra stia con umiltà e ubbidienza al suo posto.<br />
Ogni pietra non fa mostra di sé; ma la bellezza del<br />
monumento è nella capacità di ogni pietra di stare al<br />
suo posto, insieme, accanto, sopra e sotto le altre pietre.<br />
Siamo piccole pietre fondate sulla pietra angolare che<br />
è Cristo (cfr. Ef 2, 19-20).<br />
139
140<br />
Nella Chiesa, nessuno è nemico da cui difendersi<br />
o rivale da temere; ognuno è fratello da amare, da<br />
cui essere amati, con cui amare e testimoniare comunione.<br />
Per costruire comunione, ci vogliono uomini e donne<br />
dal cuore grande, dalle vedute aperte, dallo spirito<br />
libero da grettezze e meschinità, per far fronte, senza<br />
cedimenti e scoraggiamenti, a tutto ciò che viene dal<br />
diavolo, cioè dalla divisione.<br />
Il Libro del Sinodo testimonia, non solo la forte esperienza<br />
di comunione, di reciproca accoglienza, di fedele<br />
puntualità, di gioioso spirito di sacrificio, di interesse<br />
appassionato ai dibattiti, di senso di appartenenza e<br />
di responsabilità dei sinodali; ma è anche prova tangibile<br />
che la comunione è possibile ed è indispensabile<br />
per l’edificazione di una Chiesa viva, dinamica, evangelizzatrice<br />
e feconda. Il Sinodo ci ha insegnato che, perché<br />
la “casa” della comunione diocesana non sia vista<br />
come un’utopistica aspirazione, una illusoria chimera,<br />
sono necessari quattro pilastri:<br />
1. un crescente senso di appartenenza a Cristo, al Vescovo,<br />
al Presbiterio, alla propria Comunità, alla <strong>Diocesi</strong>,<br />
alla Chiesa Universale;<br />
2. il rispetto delle norme canoniche, liturgiche, sinodali,<br />
per celebrare autenticamente e fruttuosamente<br />
l’Eucaristia;<br />
3. l’accoglienza e la valorizzazione del servizio di programmazione,<br />
di coordinamento e di formazione<br />
del Centro Pastorale Diocesano;<br />
4. il rispetto, il riconoscimento e la valorizzazione della<br />
vera identità delle unità pastorali.<br />
Le unità pastorali non servono a far fronte a momenti<br />
di necessità, ma a rendere possibile una comunione<br />
pastorale, che va dall’osservazione della realtà, alla pro-
gettazione comune, alla realizzazione condivisa delle attività<br />
delle parrocchie.<br />
Anno Eucaristico<br />
La comunione non è opera dell’uomo, ma azione<br />
dello Spirito di Cristo; è frutto del Suo corpo spezzato<br />
e del Suo sangue versato.<br />
L’evangelizzazione è possibile, perché Gesù ha detto:<br />
“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt<br />
28, 20) nella Parola e nel Pane.<br />
La formazione ha come unico maestro il Cristo, Pane<br />
di vita che ci nutre con il Suo insegnamento, la Sua<br />
carne e il Suo sangue.<br />
Per questo, l’Anno del Sinodo ci consegna all’Anno<br />
Eucaristico.<br />
Per accogliere e affrontare le istanze sinodali dell’evangelizzazione,<br />
della formazione e della comunione,<br />
abbiamo bisogno dell’Eucaristia.<br />
Sarà lo stare per tempi più lunghi e più intensi in<br />
disparte con Cristo e in ascolto di Lui, a modellare la<br />
nostra fede e la nostra vita cristiana; a renderci annunciatori<br />
vivi e silenziosi del Suo Vangelo; a farci essere<br />
membri degni di quella Chiesa unita, santa e splendente<br />
che Lui ha disegnato ai nostri occhi nel Sinodo,<br />
e che oggi ci chiede di essere, consegnandocene<br />
il Libro.<br />
Esortazione<br />
Cari fratelli e sorelle, gioia e trepidazione, timori e<br />
speranze, gratitudine e perplessità si arrovellano nel<br />
141
142<br />
mio animo nel consegnarvi il Libro del Sinodo. Quale<br />
sarà la sua sorte?<br />
È un dono che comporta responsabilità. Dategli autorità;<br />
fategli raggiungere gli scopi per cui è stato redatto;<br />
valorizzatelo come una grande opportunità che viene<br />
offerta per la vostra fede, per il vostro ministero, per<br />
la vostra operatività pastorale.<br />
Il Libro del Sinodo, con le sue migliaia di copie, con<br />
la sua diffusione sul territorio, diventi vincolo di unità<br />
di tutte le comunità e le realtà ecclesiali.<br />
Da oggi, diventi fonte di formazione, di meditazione,<br />
di predicazione per l’Anno Eucaristico.<br />
Insieme alla Parola di Dio, sia messo accanto al Tabernacolo,<br />
perché Cristo, Parola e Pane, possa rivelare<br />
a tutti che è con noi fino alla fine dei tempi.<br />
† Mario Paciello<br />
Vescovo
Decreto di promulgazione<br />
del Primo Sinodo Pastorale<br />
della <strong>Diocesi</strong> di<br />
<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
Prot. n. 63/2011<br />
Gloria e benedizione<br />
a Dio Padre, creatore e datore di ogni dono perfetto.<br />
Gratitudine eterna<br />
allo Spirito Santo, luce, guida e santità della Chiesa.<br />
Lode, onore e ringraziamento<br />
a Cristo, Via, Verità e Vita,<br />
da tutta la Chiesa che è<br />
in <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti,<br />
per il dono del Primo Sinodo Pastorale Diocesano.<br />
Viva riconoscenza a Maria, Madre della Chiesa,<br />
ai Santi Patroni Irene, Michele, Eustachio,<br />
Erasmo, Sebastiano,<br />
per averci protetti con la loro intercessione lungo il cammino.<br />
Il Primo Sinodo Pastorale Diocesano, annunciato<br />
nell’omelia della Messa Crismale, il 19 marzo 2008; indetto<br />
nella Celebrazione Diocesana del Corpus Domini,<br />
il 22 maggio 2008; solennemente aperto nei Primi Vespri<br />
della Solennità dell’Immacolata Concezione della<br />
Beata Vergine Maria, il 7 dicembre 2010; oggi, nella<br />
stessa Solennità mariana, definitivamente si conclude.<br />
Frutto prezioso dell’intenso lavoro antepreparatorio,<br />
della fase preparatoria e, soprattutto, delle quattro<br />
Sessioni assembleari, è il Libro del Sinodo, che oggi viene<br />
promulgato.<br />
143
144<br />
Con sensi di viva e commossa riconoscenza, facendomi<br />
voce di tutta la Chiesa Diocesana, ringrazio il Segretario<br />
Generale, i Membri della Segreteria del Sinodo,<br />
i Presidenti delle Commissioni pre-sinodali e delle<br />
Commissioni della Segreteria Generale, per il poderoso<br />
e insostituibile lavoro fatto.<br />
Ringrazio le Comunità Parrocchiali e Religiose, le<br />
Aggregazioni Ecclesiali, per il contributo di riflessione<br />
e di preghiera con cui hanno preparato e accompagnato<br />
i lavori assembleari.<br />
Un grato e profondo apprezzamento esprimo ai Delegati<br />
Sinodali, per la partecipazione fedele, attiva e<br />
coinvolgente alle sedute, che tanta ricchezza hanno apportato<br />
alla stesura più puntuale e completa del Libro<br />
del Sinodo.<br />
Ora, dopo aver seguito personalmente, sin dalla fase<br />
antepreparatoria, tutto lo sviluppo del Sinodo, come<br />
Vescovo e Pastore di questa Chiesa, per mezzo dell’esercizio<br />
della potestà legislativa, propongo autorevolmente<br />
il Libro del Sinodo a tutta la Comunità Diocesana.<br />
Pertanto, a norma dei cann. 8 § 2 e 466 del CJC, ed<br />
a mente dell’Istruzione sui Sinodi Diocesani della Congregazione<br />
per i Vescovi e della Congregazione per l’Evangelizzazione<br />
dei Popoli,<br />
promulgo<br />
il Primo Sinodo Pastorale<br />
della Chiesa che è in <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong><br />
delle Fonti<br />
e dispongo che entri in vigore il 6 gennaio 2012, Solennità<br />
dell’Epifania del Signore.<br />
Le Costituzioni Sinodali costituiscono diritto particolare<br />
della nostra Chiesa diocesana e, come tali, han-
no valore per tutto il suo territorio: la loro interpretazione<br />
autentica spetta al Vescovo diocesano.<br />
Stabilisco, inoltre, che:<br />
1. con l’entrata in vigore delle presenti Costituzioni,<br />
sono abrogate tutte le norme e le consuetudini<br />
contrarie;<br />
2. nelle materie per le quali il Sinodo prevede l’emanazione<br />
di nuove disposizioni e regolamenti, restano<br />
in vigore quelli esistenti, fino all’approvazione<br />
delle nuove norme;<br />
3. tutto quello che è stato scritto e fatto nella fase<br />
preparatoria e lungo lo svolgimento delle assemblee<br />
sinodali, poiché è raccolto e pubblicato nei<br />
sette Quaderni del Sinodo, non fa parte del Libro<br />
del Sinodo;<br />
4. al termine della Celebrazione di chiusura del Sinodo,<br />
il Vescovo consegnerà ufficialmente alle<br />
Comunità parrocchiali il Libro del Sinodo, insieme<br />
al dono di un Evangeliario, quale ricordo dello<br />
straordinario evento sinodale e come segno profetico<br />
che, solo nell’ascolto della Parola di Dio e<br />
nel suo annuncio, è possibile rinnovare la Chiesa<br />
e farla essere luce del mondo;<br />
5. il Centro Pastorale Diocesano, fiore nato sul terreno<br />
del dibattito sinodale, incontrerà nei prossimi<br />
mesi tutte le componenti della Comunità Diocesana,<br />
per la consegna del Libro del Sinodo.<br />
145
146<br />
Dato in <strong>Altamura</strong>, presso il Santuario di Maria Santissima<br />
del Buoncammino, il 7 dicembre 2011, nei Primi<br />
Vespri della Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata<br />
Vergine Maria<br />
Il Cancelliere Vescovile<br />
Sac. Vincenzo Panaro<br />
† Mario Paciello<br />
Vescovo
udienZe
Udienza<br />
del Santo Padre Benedetto XVI<br />
alla <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<br />
<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
Prot. n. 87/10<br />
Beatissimo Padre,<br />
2 luglio 2011<br />
A Sua Santità<br />
Benedetto XVI<br />
come umile e “indegno servo” e pastore della Chiesa<br />
di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti, desidero<br />
portare ad Limina Petri tanti fedeli quanti ne contiene<br />
la Sala “Nervi”, per far vivere al popolo di Dio, che<br />
la fiducia di Giovanni Paolo II, di venerata memoria,<br />
mi ha affidato, un incontro vivo, diretto e ravvicinato<br />
con la Santità Vostra.<br />
La <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle<br />
Fonti è e sarà in Sinodo fino al dicembre 2011. Tema<br />
del Sinodo è: “Cristo Via, Verità e Vita”.<br />
Un momento forte, straordinario di esperienza di<br />
comunione e di conversione, di riscoperta del proprio<br />
essere Chiesa e di presa di coscienza di quale Chiesa<br />
essere oggi, trova il suo fondamento e la sua luce nella<br />
parola chiara, ferma e dolce del Papa e nell’incontro<br />
con l’amabilità della Sua Persona.<br />
149
150<br />
Il Presbiterio e il Popolo sperano tanto che Vostra<br />
Santità possa acconsentire all’accorata richiesta<br />
del Vescovo, di essere ricevuti in udienza speciale, in<br />
6000-7000 pellegrini, nella Sala “Nervi”, sabato 2 luglio<br />
2011.<br />
Tutta la Comunità diocesana, che è già in trepida e<br />
fiduciosa attesa, per mezzo della mia povera persona,<br />
Le chiede l’Apostolica Benedizione, mentre con devozione<br />
filiale Le bacia il Scaro Anello.<br />
<strong>Altamura</strong>, 18 ottobre 2010, Festa di San Luca Evangelista<br />
† Mario Paciello<br />
Vescovo
Carissimi,<br />
Ai Rev.di Presbiteri<br />
A tutta la Comunità Diocesana<br />
con immensa gioia vi comunico che dalla Segreteria<br />
di Stato del Vaticano mi è giunta la conferma che il<br />
Santo Padre Benedetto XVI ci aspetta il 2 luglio 2011,<br />
nell’Aula Paolo VI, per un’udienza esclusiva concessa<br />
alla nostra <strong>Diocesi</strong>. La benevola accoglienza della nostra<br />
richiesta da parte del Papa, è un segno di immensa<br />
paternità che dobbiamo apprezzare e valorizzare,<br />
e alla quale dobbiamo rispondere con entusiasmo e<br />
plenaria partecipazione.<br />
Perché l’incontro si trasformi in un’intensa esperienza<br />
di fede e segni una data storica nel cammino<br />
sinodale della nostra Chiesa Particolare, è necessario:<br />
- affrettarsi a dare la propria adesione;<br />
- diffondere la notizia tra parenti, amici, ambienti di<br />
lavoro;<br />
- prepararsi spiritualmente con la preghiera, la catechesi,<br />
la partecipazione ai sacramenti della confessione e<br />
dell’Eucaristia.<br />
Non serve incontrare il Papa se l’incontro con Lui<br />
non ci porta all’incontro con Cristo.<br />
Sacerdoti, Religiose, Membri Sinodali, Operatori<br />
Pastorali, Fidanzati, Fedeli laici, Associazioni, Scuole,<br />
Aziende, Enti, Amministrazioni Comunali, Cresimati,<br />
Neo-comunicati, Famiglie, sono tutti invitati a partecipare.<br />
Andiamo dal Papa per onorare Pietro, per ascoltare<br />
la Sua parola, per dare al Suo cuore afflitto da tan-<br />
151
152<br />
te prove, un segno di affetto filiale, di comunione di<br />
fede e di amore, e per essere confermati e confortati<br />
nel nostro cammino.<br />
Poiché l’Aula Paolo VI può accogliere fino a settemila<br />
persone, è necessario monitorare il numero dei partecipanti,<br />
per evitare che si resti fuori, pur arrivando<br />
fino a Roma. Ci si affretti, quindi, a comunicare al<br />
più presto ai parroci la propria partecipazione.<br />
Con la fiduciosa certezza che l’entusiasmo e la solerzia<br />
di tutti preparerà la migliore riuscita al nostro pellegrinaggio,<br />
vi saluto e vi benedico.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 15 maggio 2011<br />
* * *<br />
† Mario, Vescovo<br />
note e informazioni per i sacerdoti<br />
circa la Visita a Benedetto XVI<br />
il 2 luglio 2011<br />
Carissimi,<br />
so che la risposta della Santa Sede è giunta in un<br />
momento molto impegnato per tutte le Comunità,<br />
lasciandoci un tempo ristretto per l’organizzazione<br />
della Visita al Papa.<br />
Ma la buona volontà e l’entusiasmo di Presbiteri e<br />
Laici possono superare ogni ostacolo e preparare la<br />
migliore riuscita dei pellegrinaggio “ad Petri Sedem”.<br />
Per mettervi in condizione di operare e dare a tutti<br />
le risposte di cui hanno bisogno, vi allego alcune note<br />
e informazioni.
1. Tenendo presente la capienza dell’Aula Paolo VI<br />
(7000 persone) e la “grandezza” numerica delle<br />
nostre Comunità parrocchiali, pensiamo che 35<br />
parrocchie possono partecipare con 200 persone<br />
(4 pullman).<br />
Le parrocchie piccole (S. Sabino, Dolcecanto, S.<br />
Agostino e S. Lucia di <strong>Acquaviva</strong>, Poggiorsini)<br />
possono fare riferimento alle parrocchie grandi<br />
o comunicare con quanti pullman intendono<br />
partecipare.<br />
2. I parroci che vogliono portare più di 200 persone,<br />
o ne possono portare meno, devono mettersi<br />
in contatto con Don Mimmo Natale (cell.<br />
331/5260316; Tel./Fax parrocchia 080/761243;<br />
E-mail: mimmo.nat@libero.it) per consentirgli<br />
di accontentare le richieste degli uni e degli altri,<br />
per raggiungere o non superare il numero<br />
di 7000 pellegrini.<br />
3. Man mano che si riempie un pullman, i parroci<br />
chiedano subito a Don Mimmo Natale i PASS,<br />
la cui distribuzione permette di monitorare il<br />
numero dei partecipanti, e versino le quote raccolte.<br />
Bisogna evitare di ricevere iscrizioni che non<br />
trovano posto né in pullman né nell’Aula dell’udienza.<br />
4. Per ridurre al minimo il costo del viaggio e far<br />
in modo che tutti paghino lo stesso prezzo, l’Ufficio<br />
Pellegrinaggi ha incaricato un’Agenzia che<br />
provvederà a mettere a nostra disposizione 140<br />
pullman. Nessuno prenoti pullman in proprio.<br />
153
154<br />
5. La quota di partecipazione di € 25,00 è comprensiva<br />
del viaggio di andata e ritorno, del<br />
cappellino, del libretto per la preghiera, di una<br />
simbolica offerta per la carità del Papa.<br />
6. È previsto un “pacchetto famiglia” di € 90,00 per<br />
due adulti e due minori fino alla terza media.<br />
7. I Parroci, quando chiedono i PASS all’Ufficio<br />
Pellegrinaggi, consegnano le quote di iscrizione.<br />
Si faccia attenzione che nessuno si autocostituisca<br />
incaricato a raccogliere quote per il<br />
pellegrinaggio.<br />
8. Alle persone che si iscrivono e pagano si rilasci<br />
una ricevuta, per evitare che qualcuno presuma<br />
di aver pagato.<br />
9. La “campagna iscrizioni” deve concludersi entro il<br />
15 giugno 2011.<br />
10. I Presbiteri ordinati e ordinandi partecipano in<br />
talare nera o clergyman.<br />
11. I laici, a qualunque categoria appartengano,<br />
partecipano in abiti civili (anche i neo comunicati<br />
e gli sposi novelli).<br />
12. L’ingresso in Aula si effettua dalle ore 9,00 alle<br />
ore 10,00 del 2 luglio 2011.<br />
13. Dopo l’udienza, ogni parrocchia è libera di organizzarsi<br />
come crede.
14. Ogni pullman sarà reso riconoscibile da un cartello<br />
con un numero progressivo e il nome della<br />
Parrocchia, stampato e consegnato dall’Ufficio<br />
Pellegrinaggi.<br />
15. I pullman potranno sostare in Piazza San Pietro,<br />
finché c’è posto per il parcheggio e purché<br />
abbiano esposto il cartello di riconoscimento.<br />
16. Il PASS che dà la <strong>Diocesi</strong> serve per salire sul pullman<br />
e per poter entrare nell’Aula delle Udienze:<br />
tutti facciano attenzione a non perderlo e a<br />
tenerlo a portata di mano.<br />
Con la speranza di aver dato le indicazioni necessarie,<br />
vi saluto e vi benedico.<br />
† Mario, Vescovo<br />
155
156<br />
Alle ore 12 di sabato 2 luglio 2011, nell’Aula Paolo VI, il<br />
Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza i partecipanti<br />
al Pellegrinaggio della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<br />
<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti.<br />
Indirizzo di saluto al Santo Padre<br />
di S.E. Mons. Mario Paciello<br />
Beatissimo Padre,<br />
nella memoria liturgica del Cuore Immacolato di<br />
Maria, questa moltitudine, benevolmente accolta nella<br />
Sua casa, vuole essere eco e riverbero dei voti e delle<br />
preghiere che da tutta la Chiesa si sono elevate al<br />
Signore per il 60° anniversario della sua ordinazione<br />
presbiterale.<br />
Auguri devoti e filiali, Santità.<br />
Questa splendida Aula, nonostante la sua immensità,<br />
ci ha costretti a contenere il numero di quanti<br />
avrebbero voluto incontrarla, ma nulla può per limitare<br />
l’espressione della gioia, dell’entusiasmo, della<br />
gratitudine, della felicità della Chiesa che è in <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong><br />
delle Fonti, per aver avuto il<br />
dono immenso di essere alla Sua augusta e paterna<br />
presenza.<br />
Grazie, Beatissimo Padre, per averci chiamati e accolti!<br />
Santità, siamo qui per professare la nostra fede, la<br />
nostra obbedienza, il nostro amore, il nostro attaccamento<br />
al Successore di Pietro, a questo Successore di<br />
Pietro, alla Sua amabilissima persona.<br />
Siamo qui per manifestarle la gratitudine dell’intera<br />
<strong>Diocesi</strong> per la Sua guida illuminata, sicura, forte
della Chiesa, in un mare burrascoso ma dagli orizzonti<br />
splendidi e ricchi di promesse.<br />
Il Suo richiamo ad essere testimoni della Carità Divina<br />
da cui siamo amati, e della Speranza in Colui che<br />
ci ha salvati, è per noi bussola e viatico nell’impegno<br />
quotidiano di incarnare nelle opere la Verità della<br />
fede che professiamo.<br />
Il Suo Amore alla Verità, la limpidezza con cui la<br />
espone, la fortezza con cui la difende, l’amore con cui<br />
la vive e la testimonia, sono per il Popolo di Dio, e<br />
particolarmente per i suoi pastori, motivo di conforto,<br />
di riferimento sicuro, fra le mille voci fatue e le<br />
ingannevoli pseudo-verità che allettano e tradiscono<br />
gli uomini e le donne del nostro tempo, tentando di<br />
penetrare perfino nei recinti del tempio.<br />
Le siamo immensamente grati, Padre amatissimo,<br />
per la sollecitudine, l’amore, la chiarezza con cui si<br />
prende cura della santità dei presbiteri e della formazione<br />
dei candidati al sacerdozio.<br />
Il Suo instancabile impegno ci incoraggia a non<br />
lasciare nulla di intentato per aiutare i presbiteri ad<br />
essere pastori secondo il cuore di Dio.<br />
Beatissimo Padre, abbiamo desiderato ardentemente,<br />
vivere quest’ora con Vostra Santità, perché siamo nel<br />
cuore dell’anno del Primo Sinodo Pastorale Diocesano,<br />
e vogliamo porre a fondamento del cammino che<br />
lo Spirito Santo e noi stiamo disegnando, le esortazioni<br />
magisteriali che Vostra Santità ci vorrà consegnare.<br />
Il sette dicembre, il Sinodo si concluderà per aprire<br />
le porte all’Anno Eucaristico e al Congresso Eucaristico<br />
Diocesano, che avrà come icona la Parola: “Io sono<br />
il Pane di Vita” (Gv 6, 35) e come Tema: “La Parrocchia:<br />
comunità eucaristica”.<br />
157
158<br />
Santità, legga nel cuore, negli occhi e nelle mani rumorose<br />
di questo popolo un desiderio profondo che soltanto<br />
la confidenza di figli dà loro il coraggio di esprimere:<br />
dedichi, appena possibile, uno dei Suoi viaggi<br />
apostolici nel Sud d’Italia, alla nostra <strong>Diocesi</strong>, alla <strong>Diocesi</strong><br />
che ha dato i natali a due suoi illustri, coraggiosi<br />
e santi predecessori: Innocenzo XII e Benedetto XIII.<br />
Incontrerà una Chiesa viva e in cammino alla ricerca<br />
costante di rinnovamento e di unità, che, pur<br />
nella esperienza della fragilità e della debolezza, punta<br />
sulla evangelizzazione e la formazione, mettendo al<br />
centro delle scelte prioritarie i giovani e la famiglia.<br />
La <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle<br />
Fonti è una Chiesa che ha privilegiato come metodologia<br />
pastorale la formazione all’unità e la costituzione<br />
delle unità pastorali; è una Chiesa cosciente di dover<br />
far scaturire dalla cura e dall’amore alla liturgia, gesti<br />
di carità, di accoglienza, di solidarietà verso i poveri,<br />
gli immigrati, le famiglie in condizioni di fragilità, le<br />
ragazze in situazioni di disagio.<br />
Un fiore all’occhiello della testimonianza della carità<br />
attraverso la cura dei malati è l’Ente Ecclesiastico<br />
Ospedale “Francesco Miulli” di <strong>Acquaviva</strong>, di cui il Vescovo<br />
è primo ed unico responsabile. Il “Miulli” è una<br />
struttura sanitaria modernissima con 700 posti letto,<br />
attrezzature tecnologicamente avanzate ed un’èquipe<br />
di medici e infermieri che offrono un’assistenza sanitaria<br />
di eccellenza, nonostante le gravissime difficoltà<br />
economiche in cui versano gli ospedali ecclesiastici<br />
equiparati al pubblico, ma non trattati da Governo<br />
e Regioni alla pari degli ospedali pubblici. Il nostro<br />
ospedale, inoltre, ha l’onore di essere l’unico ospedale<br />
in Italia al quale è stata affidata la cura dei pazienti<br />
affetti dal “morbo di Hansen”.
Beatissimo Padre, vorremmo raccontarle tante altre<br />
cose che certamente recherebbero gioia al Suo cuore;<br />
ma non possiamo e non vogliamo abusare della Sua<br />
benignità.<br />
Le presento solo l’assemblea qui riunita: ci sono i<br />
Sacerdoti, i Religiosi, i Diaconi, i Seminaristi, i Membri<br />
Sinodali, Autorità Civili e Militari, gli Operatori<br />
Pastorali, i Ministri Istituiti e Straordinari, i neo Comunicati<br />
e Cresimati, Docenti, Medici e Infermieri<br />
dell’ospedale Miulli, Azione Cattolica, Movimenti e<br />
Gruppi Ecclesiali; ma soprattutto ci sono le famiglie<br />
con i giovani, i bambini e le membra doloranti dei<br />
diversamente abili.<br />
Tutti sin da questa notte, ci siamo preparati a questo<br />
incontro in preghiera, come gli apostoli in attesa<br />
dello Spirito, come la Comunità di Gerusalemme in<br />
attesa di rivedere Pietro, per vivere quest’ora come<br />
forte esperienza di Chiesa, come momento fondante<br />
del cammino nuovo che il Sinodo ci sta prospettando.<br />
Ci conforti con la Sua parola, Santità, e benedica<br />
questo popolo, piccola rappresentanza di una Chiesa<br />
Particolare che la ama, prega incessantemente per Lei<br />
ed è fiera e felice di averla come Sommo Pontefice.<br />
Discorso<br />
del Santo Padre Benedetto XVI<br />
Eccellenza,<br />
Cari fratelli e sorelle!<br />
Sono realmente lieto di accogliervi così numerosi e<br />
pieni dell’entusiasmo della fede. Grazie a voi! Ringrazio<br />
il Vescovo Mons. Mario Paciello per le parole che<br />
159
160<br />
mi ha rivolto a nome di tutti. Saluto le Autorità civili,<br />
i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i Seminaristi e<br />
ciascuno di voi, estendendo il mio pensiero e il mio affetto<br />
alla vostra Comunità diocesana, in particolare a<br />
coloro che vivono situazioni di sofferenza e di disagio.<br />
Sono grato al Signore perché la vostra visita mi offre<br />
la possibilità di condividere un momento del cammino<br />
sinodale della Chiesa che è in <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<br />
<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti. Il Sinodo è un evento che fa vivere<br />
concretamente l’esperienza di essere “Popolo di<br />
Dio” in cammino, di essere Chiesa, comunità pellegrina<br />
nella storia verso il suo compimento escatologico<br />
in Dio. Questo significa riconoscere che la Chiesa non<br />
possiede in se stessa il principio vitale, ma dipende da<br />
Cristo, di cui è segno e strumento efficace. Nella relazione<br />
con il Signore Gesù essa trova la propria identità<br />
più profonda: essere dono di Dio all’umanità, prolungando<br />
la presenza e l’opera di salvezza del Figlio di<br />
Dio per mezzo dello Spirito Santo. In quest’orizzonte<br />
comprendiamo che la Chiesa è essenzialmente un mistero<br />
d’amore a servizio dell’umanità in vista della sua<br />
santificazione. Il Concilio Vaticano II ha affermato su<br />
questo punto: “Piacque a Dio di santificare e salvare<br />
gli uomini non individualmente e senza alcun legame<br />
tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che<br />
lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse”<br />
(Lumen gentium n. 9). Vediamo qui che realmente la<br />
Parola di Dio ha creato un popolo, una comunità, ha<br />
creato una comune gioia, un pellegrinaggio comune<br />
verso il Signore. L’essere Chiesa quindi non viene solo<br />
da una forza organizzativa nostra, umana, ma trova la<br />
sua sorgente e il suo vero significato nella comunione<br />
d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo:<br />
questo amore eterno è la fonte dalla quale viene la
Chiesa e la Trinità Santissima è il modello di unità<br />
nella diversità e genera e plasma la Chiesa come mistero<br />
di comunione.<br />
È necessario ripartire sempre e in modo nuovo<br />
da questa verità per comprendere e vivere più intensamente<br />
l’essere Chiesa, “Popolo di Dio”, “Corpo di<br />
Cristo”, “Comunione”. Altrimenti si corre il rischio<br />
di ridurre il tutto ad una dimensione orizzontale,<br />
che snatura l’identità della Chiesa e l’annuncio della<br />
fede e farebbe più povera la nostra vita e la vita della<br />
Chiesa. È importante sottolineare che la Chiesa non<br />
è un’organizzazione sociale, filantropica, come ve ne<br />
sono molte: essa è la Comunità di Dio, è la Comunità<br />
che crede, che ama, che adora il Signore Gesù e apre<br />
le “vele” al soffio dello Spirito Santo, e per questo è<br />
una Comunità capace di evangelizzare e di umanizzare.<br />
La relazione profonda con Cristo, vissuta e alimentata<br />
dalla Parola e dall’Eucaristia, rende efficace l’annuncio,<br />
motiva l’impegno per la catechesi e anima la<br />
testimonianza della carità. Molti uomini e donne del<br />
nostro tempo hanno bisogno di incontrare il Dio, di<br />
incontrare Cristo o di riscoprire la bellezza del Dio vicino,<br />
del Dio che in Gesù Cristo ha mostrato il suo volto<br />
di Padre e chiama a riconoscere il senso e il valore<br />
dell’esistenza. Far capire che è bene vivere da uomo.<br />
L’attuale momento storico è segnato, lo sappiamo, da<br />
luci e ombre. Assistiamo ad atteggiamenti complessi:<br />
ripiegamento su se stessi, narcisismo, desiderio di possesso<br />
e di consumo, sentimenti e affetti slegati dalla<br />
responsabilità. Tante sono le cause di questo disorientamento,<br />
che si manifesta in un profondo disagio esistenziale,<br />
ma al fondo di tutto si può intravedere la<br />
negazione della dimensione trascendente dell’uomo<br />
e della relazione fondante con Dio. Per questo è de-<br />
161
162<br />
cisivo che le comunità cristiane promuovano percorsi<br />
validi e impegnativi di fede.<br />
Cari amici, particolare attenzione va posta al<br />
modo di considerare l’educazione alla vita cristiana,<br />
affinché ogni persona possa compiere un autentico<br />
cammino di fede, attraverso le diverse età della vita;<br />
un cammino nel quale – come la Vergine Maria – la<br />
persona accoglie profondamente la Parola di Dio e la<br />
mette in pratica, diventando testimone del Vangelo. Il<br />
Concilio Vaticano II, nella Dichiarazione Gravissimum<br />
educationis, afferma: “L’educazione cristiana tende soprattutto<br />
a far sì che i battezzati, iniziati gradualmente<br />
alla conoscenza del mistero della salvezza, prendano<br />
sempre maggiore coscienza del dono della fede,<br />
che hanno ricevuto … si preparino a vivere la propria<br />
vita secondo l’uomo nuovo, nella giustizia e nella santità<br />
della verità” (n. 2). In questo impegno educativo<br />
la famiglia resta la prima responsabile. Cari genitori,<br />
siate i primi testimoni della fede! Non abbiate paura<br />
delle difficoltà in mezzo alle quali siete chiamati a realizzare<br />
la vostra missione. Non siete soli! La comunità<br />
cristiana vi sta vicino e vi sostiene. La catechesi accompagna<br />
i vostri figli nella loro crescita umana e spirituale,<br />
ma essa va considerata come una formazione permanente,<br />
non limitata alla preparazione per ricevere<br />
i Sacramenti; dobbiamo in tutta la nostra vita crescere<br />
nella conoscenza di Dio, così nella conoscenza di<br />
che cosa significhi essere un uomo. Sappiate attingere<br />
sempre forza e luce dalla Liturgia: la partecipazione<br />
alla Celebrazione eucaristica nel Giorno del Signore<br />
è decisiva per la famiglia, per l’intera Comunità, è la<br />
struttura del nostro tempo. Ricordiamo sempre che<br />
nei Sacramenti, soprattutto nell’Eucaristia, il Signore<br />
Gesù opera per la trasformazione degli uomini assi-
milandoci a Sé. È proprio grazie all’incontro con Cristo,<br />
alla comunione con Lui, che la comunità cristiana<br />
può testimoniare la comunione, aprendosi al servizio,<br />
accogliendo i poveri e gli ultimi, riconoscendo il volto<br />
di Dio nell’ammalato e in ogni bisognoso. Vi invito,<br />
quindi, partendo dal contatto con il Signore nella<br />
preghiera quotidiana e soprattutto nell’Eucaristia, a<br />
valorizzare in modo adeguato le proposte educative e<br />
i percorsi di volontariato esistenti in diocesi, per formare<br />
persone solidali, aperte e attente alle situazioni<br />
di disagio spirituale e materiale. In definitiva, l’azione<br />
pastorale deve mirare a formare persone mature nella<br />
fede, per vivere in contesti nei quali spesso Dio viene<br />
ignorato; persone coerenti con la fede, perché si porti<br />
in tutti gli ambienti la luce di Cristo; persone che vivono<br />
con gioia la fede, per trasmettere la bellezza di<br />
essere cristiani.<br />
Un pensiero speciale desidero rivolgerlo infine a<br />
voi, cari sacerdoti. Siate sempre riconoscenti del dono<br />
ricevuto, perché possiate servire, con amore e dedizione,<br />
il Popolo di Dio affidato alle vostre cure. Annunciate<br />
con coraggio e fedeltà il Vangelo, siate testimoni<br />
della misericordia di Dio e, guidati dallo Spirito Santo,<br />
sappiate indicare la verità, non temendo il dialogo<br />
con la cultura e con coloro che sono in ricerca di Dio.<br />
Cari fratelli e sorelle, affidiamo il cammino della<br />
vostra Comunità diocesana a Maria Santissima,<br />
Madre del Signore e Madre della Chiesa, Madre nostra.<br />
In lei contempliamo quello che la Chiesa è ed è<br />
chiamata ad essere. Con il suo “sì” ha dato al mondo<br />
Gesù ed ora partecipa pienamente della gloria di Dio.<br />
Anche noi siamo chiamati a donare il Signore Gesù<br />
all’umanità, non dimenticando di essere sempre suoi<br />
discepoli. Vi ringrazio ancora molto della vostra bella<br />
163
164<br />
visita e di tutto cuore vi ringrazio della vostra fede e<br />
vi accompagno con la preghiera e imparto a tutti voi e<br />
all’intera <strong>Diocesi</strong> la Benedizione Apostolica.
Beatissimo Padre,<br />
A Sua Santità<br />
Benedetto XVI<br />
00120 Città del Vaticano<br />
attraverso la mia umile voce le giunge l’espressione<br />
della più filiale e commossa gratitudine della<br />
Chiesa che è in <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle<br />
Fonti, per essere stata accolta con paterno affetto<br />
da Vostra Santità, nell’Udienza speciale del 2 luglio<br />
2011.<br />
Grazie, Santità, per aver fatto vivere a circa ottomila<br />
persone una fortissima esperienza di Chiesa, di Popolo<br />
radunato nel nome della Santissima Trinità, alla<br />
presenza fisica del Successore di Pietro, fondamento<br />
indispensabile e visibile di unità.<br />
Questo grande evento di fede e di Chiesa, lascerà,<br />
come il Sinodo, un’orma indelebile nel cammino della<br />
<strong>Diocesi</strong>, grazie anche ai preziosi messaggi che ci ha<br />
donato, percorrendo le tappe del Sinodo: li metteremo<br />
a fondamento delle proposizioni finali e ne faremo<br />
oggetto sin d’ora di approfondimento personale e<br />
comunitario, sognando di poterLe dire, fra un anno<br />
in <strong>Altamura</strong>: «Santità, stiamo camminando alla luce della<br />
Sua parola”.<br />
Nel rinnovarle la viva riconoscenza dell’intera <strong>Diocesi</strong><br />
per il privilegio ricevuto, le assicuriamo la preghiera<br />
incessante per Vostra Santità e le formuliamo<br />
voti filiali di salute, di gioie apostoliche, di progresso<br />
della Chiesa, di dilatazione del Regno di Dio.<br />
165
166<br />
Prostrato al bacio del sacro anello, Le chiedo umilmente<br />
di benedirmi con i Presbiteri e il Popolo di Dio<br />
affidati alle mie cure.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 5 luglio 2011<br />
di Vostra Santità,<br />
dev.mo<br />
X Mario Paciello<br />
Vescovo
Carissimi,<br />
Ai Rev.di Presbiteri<br />
e al Popolo di Dio<br />
della <strong>Diocesi</strong><br />
dopo l’incontro col Santo Padre, ho avuto da voi, in<br />
tanti modi, segni e testimonianze di ringraziamento.<br />
In verità, sono io che devo esprimere a voi un grazie<br />
sonoro, sentito, sincero, profondo e commosso.<br />
Grazie per aver risposto all’invito del Papa e mio;<br />
grazie per aver affrontato i sacrifici del viaggio e della<br />
lunga attesa, dovuta alla necessità imprevista di reperire<br />
altro personale, gendarmi e guardie svizzere per<br />
garantire la massima sicurezza del Papa e dei numerosissimi<br />
pellegrini; grazie per aver letteralmente colmato<br />
la Sala “Nervi”; grazie per essere stati “Chiesa in<br />
preghiera”, resi “un cuor solo e un’anima sola” dalla forza<br />
unificante dello Spirito e dall’amore al Santo Padre.<br />
Sono certo che quanti avete vissuto la straordinaria,<br />
emozionante esperienza dell’incontro esclusivo<br />
col Santo Padre, avete ancora il cuore e la mente pieni<br />
di immagini, di emozioni, di ricordi, che avete bisogno<br />
di raccontare.<br />
Voi avete visto la mia commozione, ma io ho “sentito”<br />
la vostra, e tutti insieme abbiamo visto la commozione<br />
del Santo Padre.<br />
In realtà abbiamo vissuto l’evento unico di Chiesa,<br />
di fede, di unità, di comunione, di ascolto magisteriale<br />
“personalizzato” di cui avevamo bisogno, per metterlo a<br />
fondamento del Sinodo, e soprattutto per incidere nel<br />
cuore di ognuno un forte bisogno di cammino nuovo<br />
di unità, di comunione, di imitazione del Cristo.<br />
167
168<br />
Nell’Aula Paolo VI il Signore ci ha fatto sperimentare<br />
come è bello pregare insieme, camminare<br />
insieme verso la stessa méta, stare da fratelli e sorelle<br />
uno accanto all’altra, ascoltare insieme la stessa<br />
voce e gli stessi insegnamenti, avere bisogno di altre<br />
ottomila persone per trasformare l’Aula Nervi in<br />
un immenso giardino di fiori bianchi e gialli che,<br />
col profumo della loro gioia, del loro entusiasmo<br />
hanno commosso il Santo Padre e colpito la Sua attenzione.<br />
Ora cerchiamo di conservare il ricordo, non solo<br />
attraverso foto e video: leggiamo, rileggiamo e meditiamo<br />
la catechesi che il Santo Padre ci ha consegnato<br />
per confermare la nostra fede e conformare la nostra<br />
vita a Cristo.<br />
Prima di concludere ho bisogno di ringraziare a<br />
nome di tutti e mio personale i Sindaci della <strong>Diocesi</strong>,<br />
le personalità civili e militari che hanno partecipato<br />
all’udienza, i Sacerdoti e tutti coloro che si sono impegnati<br />
a pubblicizzare, organizzare, guidare, animare<br />
il pellegrinaggio.<br />
Tutti, certamente, avreste desiderato vedere il Papa<br />
da vicino almeno per un istante; purtroppo, inderogabili<br />
norme di protocollo non lo hanno permesso;<br />
è stato possibile solo ai Sindaci, alla Segreteria del<br />
Sinodo, ad alcuni infermi e rappresentanti di categoria,<br />
nel rigido numero di trenta, accostarsi al Santo<br />
Padre.<br />
Credo tuttavia che il senso dell’evento e di questo<br />
momento conclusivo, vissuto da tutti attraverso lo<br />
schermo, sia stato colto e manifestato con angelico<br />
candore da Valentina, la bimba non vedente baciata<br />
dal Santo Padre: “Se il Papa rappresenta Gesù, io baciando<br />
la mano al Papa, bacio Gesù”.
A nome di tutti ho già ringraziato il Santo Padre<br />
per la Sua benevola e paterna accoglienza; ora auguro<br />
a voi un sereno periodo di riposo e di ripresa fisica.<br />
Vi saluto e vi benedico.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 5 luglio 2011<br />
X Mario Paciello<br />
Vescovo<br />
169
170<br />
N. 171.483<br />
SEGRETERIA DI STATO<br />
__________<br />
prima sezione - affari generali<br />
Eccellenza Reverendissima,<br />
Dal Vaticano, 11 luglio 2011<br />
in occasione dell’Udienza Speciale concessa a codesta<br />
<strong>Diocesi</strong> il 2 luglio corrente, Ella ha consegnato a Sua<br />
Santità la somma di € 10.000,00, quale offerta per<br />
opere della Sua carità.<br />
Il Santo Padre, Che conserva un gradito ricordo<br />
del recente evento, ringrazia per il generoso dono,<br />
frutto della partecipazione di tutta la comunità diocesana.<br />
Egli esorta ciascuno a contemplare il Volto di<br />
Cristo e a testimoniare la gioia che rifiorisce dall’incontro<br />
con Lui e, mentre assicura la Sua preghiera, è<br />
lieto di rinnovare all’Eccellenza Vostra Reverendissima<br />
e a quanti sono affidati alle sue cure pastorali la<br />
Benedizione Apostolica.
Profitto della circostanza per confermarmi con<br />
sensi di distinto ossequio<br />
dell’Eccellenza Vostra Rev.ma<br />
dev.mo<br />
X Angelo Becciu<br />
Sostituto<br />
____________________________<br />
A Sua Eccellenza Reverendissima<br />
Mons. Mario PACIELLO<br />
Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
Arco Duomo, 1<br />
70022 - ALTAMURA (BA)<br />
171
172<br />
SEGRETERIA DI STATO<br />
__________<br />
prima sezione - affari generali<br />
Eccellenza Reverendissima,<br />
Dal Vaticano, 28 luglio 2011<br />
in occasione dell’Udienza speciale del 2 luglio corrente,<br />
sono stati offerti al Santo Padre i seguenti doni:<br />
dall’INAIL - sez. di <strong>Altamura</strong> un casco da lavoro di<br />
colore giallo; dalla Ditta Botromagno S.R.L. di <strong>Gravina</strong>,<br />
venti boccioni di vino; dalla <strong>Diocesi</strong> un quadro,<br />
stampa su tela, raffigurante la “Madonna del Popolo;<br />
dal Comune di Spinazzola un cesto di prodotti tipici<br />
per la Sua mensa e dall’Ospedale Generale Regionale<br />
“F. Miulli”, di <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti (BA), un volume<br />
che ne illustra l’attività.<br />
Sua Santità, il Quale ha apprezzato il significativo<br />
atto di omaggio e i sentimenti che l’hanno ispirato, La<br />
incarica di far pervenire ai gentili offerenti l’espressione<br />
della Sua viva riconoscenza e di partecipare Loro<br />
la Benedizione Apostolica, che volentieri estende alle<br />
persone care, quale pegno di ogni desiderato bene<br />
nel Signore.<br />
RingraziandoLa per la cortese collaborazione, pro-
fitto della circostanza per confermarmi con sensi di<br />
distinto ossequio<br />
dell’Eccellenza Vostra Reverendissima<br />
dev.mo<br />
X Angelo Becciu<br />
Sostituto<br />
_________________________<br />
A Sua Eccellenza Reverendissima<br />
Mons. Mario PACIELLO<br />
Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
Arco Duomo, 1<br />
70022 ALTAMURA (BA)<br />
173
174<br />
SEGRETERIA DI STATO<br />
__________<br />
prima sezione - affari generali<br />
Eccellenza Reverendissima,<br />
Dal Vaticano, 18 luglio 2012<br />
in occasione dell’Udienza Generale del 27 giugno<br />
scorso, Ella ha offerto in dono al Santo Padre, quale<br />
testimonianza di ossequio e devozione, un libro fotografico,<br />
con cortese dedica, che illustra il pellegrinaggio<br />
diocesano alle Tombe degli Apostoli del 2 luglio<br />
2011, e una copia di una pubblicazione sul primo <strong>sinodo</strong><br />
diocesano.<br />
Sua Santità ringrazia per l’atto di deferente omaggio<br />
e per i sentimenti che l’hanno suggerito e, mentre<br />
assicura un particolare ricordo nella preghiera, volentieri<br />
Le rinnova la Benedizione Apostolica, estendendola<br />
a quanti sono affidati alle sue cure pastorali.
Profitto della circostanza per confermarmi con<br />
sensi di distinto ossequio<br />
dell’Eccellenza Vostra Reverendissima<br />
dev.mo<br />
X Angelo Becciu<br />
Sostituto<br />
____________________________<br />
A Sua Eccellenza Reverendissima<br />
Mons. Mario PACIELLO<br />
Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
Arco Duomo, 1<br />
70022 ALTAMURA (BA)<br />
175
ito di conSeGnA<br />
liBro del Sinodo
La parrocchia:<br />
casa e scuola di comunione<br />
23- 29 gennaio 2012<br />
LUNEDÌ 23 ORE 19.00 – CATTEDRALE DI ALTAMURA<br />
Lectio divina: “Erano perseveranti nella comunione” (Atti 2,42)<br />
Consegna del libro del Sinodo ai sacerdoti, diaconi, accoliti e ministri straord. della comunione<br />
DON GINO COPERTINO, ESEGETA E PARROCO<br />
MARTEDÌ 24 ORE 19.00 – SANTUARIO MADONNA DEL BUONCAMMINO<br />
La parrocchia: casa e scuola di comunione<br />
Consegna del libro del Sinodo ai Consigli Pastorali Parr. e Organismi di partecipazione e coll.<br />
FRANCO MIANO – PRESIDENTE NAZIONALE AZIONE CATTOLICA<br />
MERCOLEDÌ 25 ORE 19.00 PARROCCHIA SS. PIETRO E PAOLO - GRAVINA<br />
“Uniti nel regno di Cristo” – Celebrazione Ecumenica della Parola di Dio<br />
Consegna del libro del Sinodo alle Chiese Cristiane presenti in <strong>Diocesi</strong><br />
VENERDÌ 27 ORE 19.30 – INCONTRI CITTADINI<br />
La parrocchia comunità eucaristica<br />
Consegna del libro del Sinodo agli animatori della liturgia - carità - catechesi<br />
<strong>Altamura</strong> ore 19.30<br />
Parrocchia S. Michele Animatori della liturgia<br />
Parrocchia S. Teresa Animatori della carità<br />
Parrocchia S. Giovanni Bosco Animatori della catechesi<br />
<strong>Gravina</strong> in Puglia ore 19.30<br />
Parrocchia Madonna delle Grazie Animatori della liturgia<br />
Parrocchia Spirito Santo Animatori della carità<br />
Parrocchia SS. Pietro e Paolo Animatori della catechesi<br />
<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti ore 19.30<br />
Parrocchia S. Domenico Animatori della liturgia - carità - catechesi<br />
Santeramo in Colle ore 19.30<br />
Parrocchia Sacro Cuore Animatori della liturgia - carità - catechesi<br />
Spinazzola – Poggiorsini ore 19.30<br />
Centro “Aurora Salomone” Animatori della liturgia - carità - catechesi<br />
SABATO 28 ORE 17.30 – TEATRO DELLA TRASFIGURAZIONE – ALTAMURA<br />
“Tutti i credenti avevano ogni cosa in comune” (Atti 2,44): amministrazione e comunione<br />
DON ROCCO PENNACCHIO – Economo Generale della C.E.I.<br />
Consegna del libro del Sinodo ai membri dei Consigli Affari Economici Parr.<br />
DOMENICA 29 ORE 16.30 - SANTUARIO MADONNA DEL BUONCAMMINO<br />
“Con letizia e semplicità di cuore” (Atti 2, 46): incontro festa<br />
Consegna del libro del Sinodo alle famiglie: genitori, ragazzi e giovani
Rito di consegna<br />
del Libro del Sinodo<br />
Ci si pone in piedi e si accoglie il Presidente dell’Assemblea con il canto<br />
iniziale:<br />
Camminiamo insieme<br />
(Gen Verde - Inno Sinodo Pastorale 2011)<br />
Siamo qui, camminiamo insieme,<br />
verso un’alba di novità!<br />
È il tuo Spirito che ci sostiene,<br />
fuoco che vince le tenebre.<br />
Guida e illumina i nostri cuori<br />
Tu, santissima Trinità:<br />
che ci porti sui sentieri<br />
della nuova civiltà! (x 2).<br />
Siamo qui, camminiamo insieme,<br />
verso un alba di novità!<br />
Con la stella di Maria che viene,<br />
Madre che abbraccia il tuo popolo!<br />
Dacci il palpito del suo amore,<br />
la sua dolce maternità:<br />
per forgiare terre nuove,<br />
cieli di fraternità! (x 2).<br />
Saluto del Presidente<br />
Il Presidente:<br />
Cari fratelli e sorelle, nel giorno del vostro Battesimo<br />
foste segnati con il segno della croce perché poteste<br />
presto ascoltare la Parola di Dio e professare la vostra<br />
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fede. Questa celebrazione di consegna del Libro del Sinodo<br />
Pastorale la iniziamo oggi nel medesimo segno di<br />
salvezza. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito<br />
Santo.<br />
L’Assemblea:<br />
Amen.<br />
Il Presidente saluta l’assemblea:<br />
Il Signore, che ci ha chiamati alla vita e alla fede, sia<br />
con voi.<br />
L’Assemblea:<br />
E con il tuo spirito.<br />
Monizione del Presidente<br />
Fratelli e sorelle, Chiesa pellegrina nel tempo verso l’eterno,<br />
dopo aver concluso il Primo Sinodo Pastorale<br />
Diocesano e vivendo questo Anno Eucaristico, siamo<br />
convocati per ricevere il frutto delle sessioni di lavoro:<br />
il Libro del Sinodo.<br />
Ricevendo questo segno tra le nostre mani, la Chiesa<br />
locale ci affida un compito di evangelizzazione di tutta<br />
la realtà, bisognosa di ricevere testimonianza di carità<br />
e speranza.<br />
Con il Libro del Sinodo continuiamo a guardare a Cristo,<br />
Via, Verità, Vita, misericordia e luce del mondo, e<br />
a mostrarlo, come la Vergine Madre, a tutte le creature.<br />
Uniamo le nostre voci a quella di tutta la Chiesa, alle<br />
voci di tutto il popolo cristiano della nostra diocesi,<br />
che nel Sinodo ha sentito la carezza consolante di Dio.<br />
Resi forti della presenza vivificante dello Spirito Con-
solatore, camminiamo insieme fiduciosi nella storia, lodando<br />
e ringraziando il Signore, colui che era, che è e<br />
che viene per portare tutto a compimento.<br />
Colletta<br />
Preghiamo. O Dio, che nel tuo Figlio fatto uomo ci hai<br />
detto tutto e ci hai dato tutto, poiché nel disegno della<br />
tua provvidenza tu hai bisogno anche degli uomini<br />
per rivelarti, e resti muto senza la nostra voce, rendici<br />
degni annunziatori e testimoni della parola che salva.<br />
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,<br />
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per<br />
tutti i secoli dei secoli.<br />
L’Assemblea:<br />
Amen.<br />
Ci si pone a sedere.<br />
Lode comunitaria (Dal Salmo 92)<br />
L’Assemblea:<br />
Il Signore è la mia forza, e io spero in Lui.<br />
Il Signor è il Salvator. In Lui confido non ho timor,<br />
in Lui confido non ho timor.<br />
1° Lettore:<br />
Il Signore regna, si ammanta di splendore; il Signore<br />
si riveste, si cinge di forza; rende saldo il mondo, non<br />
sarà mai scosso. Saldo è il tuo trono fin dal principio,<br />
da sempre tu sei.<br />
L’Assemblea:<br />
Il Signore è la mia forza…<br />
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2° Lettore:<br />
Alzano i fiumi, Signore, alzano i fiumi la loro voce, alzano<br />
i fiumi il loro fragore.<br />
L’Assemblea:<br />
Il Signore è la mia forza…<br />
1° Lettore:<br />
Ma più potente delle voci di grandi acque, più potente<br />
dei flutti del mare, potente nell’alto è il Signore.<br />
L’Assemblea:<br />
Il Signore è la mia forza…<br />
2° Lettore:<br />
Degni di fede sono i tuoi insegnamenti, la santità si addice<br />
alla tua casa per la durata dei giorni, Signore.<br />
L’Assemblea:<br />
Il Signore è la mia forza…<br />
Ci si pone in piedi.<br />
Consegna del Libro del Sinodo<br />
Il Presidente esorta coloro che stanno per ricevere il Libro del Sinodo con<br />
queste parole:<br />
Carissimi, per mezzo del Sinodo, lo Spirito Santo ha<br />
confezionato un “abito nuziale” per questa Chiesa locale,<br />
per rinnovarla nella fedeltà. Ora essa dovrà indossare<br />
questa “veste”, mettendo decisamente da parte gli abiti<br />
vecchi dei suoi modi personali di pensare, le gramaglie<br />
di mentalità legate a un passato che non esiste più e che,<br />
se rimpianto, ostacola il cammino che è davanti ad essa.
Oggi, a voi, viene consegnato il Libro del Primo Sinodo<br />
Pastorale.<br />
Il Libro del Sinodo non sostituisce le Sacre Scritture,<br />
né il Magistero solenne o ufficiale della Chiesa, né il<br />
Diritto Canonico; ma porta nelle nostre mani e nelle<br />
Comunità la verità rivelata che è nella Sacra Scrittura,<br />
il Magistero dei Pontefici e dei Vescovi, le leggi universali<br />
della Chiesa, che fanno di ogni battezzato e di<br />
ogni comunità cristiana una cellula viva del Corpo Mistico<br />
di Cristo.<br />
Accogliamolo, perciò, come un dono prezioso che ci<br />
fa il Signore per l’animazione cristiana di una società<br />
sempre più incline all’agnosticismo e all’ateismo pratico.<br />
Facciamo del Libro del Sinodo il “vademecum” di una<br />
missione continua in tutti gli ambiti di vita e in tutti gli<br />
ambienti della società.<br />
Valorizziamolo come strumento di evangelizzazione<br />
fuori dei locali parrocchiali. Facciamone la più ampia<br />
diffusione, perché è quasi un catechismo diocesano<br />
per tutti i contesti ecclesiali e culturali.<br />
È un dono che comporta responsabilità. Dategli autorità;<br />
fategli raggiungere gli scopi per cui è stato redatto;<br />
valorizzatelo come una grande opportunità che viene<br />
offerta per la vostra fede, per il vostro ministero, per la<br />
vostra operatività pastorale.<br />
Il Libro del Sinodo con la sua diffusione sul territorio,<br />
diventi vincolo di unità di tutte le comunità e le realtà<br />
ecclesiali. Da oggi diventi per voi che lo ricevete fonte<br />
di formazione, di meditazione, di predicazione per<br />
l’Anno Eucaristico. Insieme alla Parola di Dio sia messo<br />
accanto al Tabernacolo perché Cristo, Parola e Pane,<br />
possa rivelare a tutti che è con noi fino alla fine dei<br />
tempi.<br />
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Dalle mani del Presidente si riceve il Libro del Sinodo Pastorale.<br />
L’assemblea canta, accompagnando questo gesto:<br />
Eccomi<br />
(Frisina)<br />
Eccomi, eccomi! Signore io vengo.<br />
Eccomi, eccomi! Si compia in me la tua volontà.<br />
Nel mio Signore ho sperato e su di me s’è chinato,<br />
ha dato ascolto al mio grido, m’ha liberato dalla morte.<br />
I miei piedi ha reso saldi, sicuri ha reso i miei passi.<br />
Ha messo sulla mia bocca un nuovo canto di lode.<br />
Il sacrificio non gradisci, ma m’hai aperto l’orecchio.<br />
Non hai voluto olocausti, allora ho detto: “Io vengo!”.<br />
Sul tuo libro di me è scritto: “Si compia il tuo volere”.<br />
Questo, mio Dio, desidero, la tua legge è nel mio cuore.<br />
La tua giustizia ho proclamato,<br />
non tengo chiuse le labbra.<br />
Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia.
Il Presidente:<br />
Il Signore sia con voi.<br />
L’Assemblea:<br />
E con il tuo spirito.<br />
Benedizione finale<br />
Il Presidente, stendendo le mani sull’Assemblea, invoca la benedizione<br />
di Dio:<br />
Il Signore vi benedica e vi protegga.<br />
L’Assemblea:<br />
Amen.<br />
Il Presidente:<br />
Faccia risplendere il suo volto su di voi e vi doni la sua<br />
misericordia.<br />
L’Assemblea:<br />
Amen.<br />
Il Presidente:<br />
Rivolga su di voi il suo sguardo e vi doni la sua pace.<br />
L’Assemblea:<br />
Amen.<br />
Il Presidente:<br />
E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio ✠<br />
e Spirito Santo, discenda su di voi, e con voi rimanga<br />
sempre.<br />
L’Assemblea:<br />
Amen.<br />
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Il Diacono congeda l’Assemblea:<br />
Andate in pace per amare e servire il Signore.<br />
L’Assemblea:<br />
Rendiamo grazie a Dio.<br />
Canto Finale<br />
Ti adoriamo gesù, signore<br />
(Gen Verde - Inno Anno Eucaristico e Congresso Eucaristico 2012)<br />
Ti adoriamo Gesù, Signore, che dal cielo discendi qui.<br />
Dio di pane fra le nostre mani, ospite dolce dell’anima!<br />
Tu l’amico, tu il Dio fedele, alba e seme d’eternità.<br />
Sei nel cuore fuoco e miele, vita che non morirà! (x 2).<br />
Grazie o Dio d’infinito amore,<br />
che per sempre ti doni a noi!<br />
Sei l’abbraccio di misericordia,<br />
vita e salvezza è il tuo calice!<br />
Gioia vivida, luce pura, mare ardente di carità,<br />
e fontana di speranza per la nostra povertà! (x 2).<br />
Benedetto sei Tu, Signore, mensa e fonte dell’unità.<br />
Fa’ che siamo in te una cosa sola,<br />
fa’ che viviamo a tua immagine!<br />
Specchio limpido del tuo volto,<br />
che ci mostra la Trinità<br />
la promessa del futuro e del cielo che verrà! (x 2).
Amministrare i beni della Chiesa<br />
di<br />
Don Rocco Pennacchio<br />
Economo della Conferenza Episcopale Italiana<br />
L’amministrazione dei beni, esperienza di comunione<br />
Quando si parla di amministrazione dei beni della<br />
Chiesa, sembra di assistere ad una polarità di posizioni:<br />
da un lato, l’amministrazione è ritenuta secondaria<br />
rispetto a tematiche più marcatamente pastorali; in effetti,<br />
capita che soprattutto i parroci, ma anche i superiori<br />
religiosi, i responsabili delle aggregazioni laicali<br />
lamentino di non poter dedicare la giusta attenzione<br />
all’annuncio della Parola, ai sacramenti, all’azione caritativa,<br />
alla formazione, distolti in questo da preoccupazioni<br />
di tipo… gestionale. D’altro canto, si avverte ancora<br />
una certa resistenza ad accettare con fiducia, anche<br />
in questo campo, la collaborazione dei laici che alleggerirebbero<br />
il lavoro.<br />
Per i cristiani, l’amministrazione dei beni deve tradursi<br />
in esperienza di vera comunione ecclesiale. La celebrazione<br />
del vostro Sinodo diocesano, tra le altre urgenze,<br />
ha auspicato una sempre più convinta collaborazione<br />
tra quanti hanno a cuore la vita della comunità<br />
ecclesiale; una responsabilità affidata, innanzitutto,<br />
al sacerdote che, “in quanto partecipe dell’azione direttiva<br />
di Cristo Capo e Pastore sul suo Corpo, è specificamente abilitato<br />
ad essere, sul piano pastorale, l’uomo della comunione,<br />
della guida e del servizio a tutti. Egli è chiamato a promuovere<br />
e a mantenere l’unità delle membra col Capo e di tutti tra<br />
loro. Per vocazione egli unisce e serve nella duplice dimensio-<br />
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ne della stessa funzione pastorale del Cristo (cfr. Mt 20, 28;<br />
Mc 10, 45; Lc 22, 27). I presbiteri, in comunione con i fedeli<br />
laici, imparino a coniugare le istanze evangeliche con le realtà<br />
secolari, come sale della terra, lievito nella pasta, luce del<br />
mondo, rivelando il volto divino dell’uomo e il volto umano<br />
di Dio ed impegnandosi a cogliere i nuovi segni che lo Spirito<br />
oggi fa emergere” (Libro del Sinodo, n. 468).<br />
Così, “nei consigli pastorali, in quelli per gli affari economici<br />
e nelle assemblee diocesane e parrocchiali si costruisce e si<br />
manifesta la comunione ecclesiale, attraverso la partecipazione<br />
e l’assunzione di reciproche responsabilità” (Libro del Sinodo,<br />
n. 507).<br />
Molti ricordano come, nell’immediato postconcilio,<br />
con entusiasmo si promosse la partecipazione dei laici<br />
anche nell’amministrazione dei beni ecclesiastici; dopo<br />
un periodo in cui gli organismo di partecipazione<br />
mostravano una certa stanchezza, agli inizi degli anni<br />
’90, la riforma del sostentamento del clero fu l’occasione<br />
per riprendere il dibattito su temi economici in riferimento<br />
alla Chiesa; il meccanismo dell’otto per mille<br />
e delle offerte deducibili ha fatto sì che una vasta platea<br />
di contribuenti si senta in qualche modo coinvolta<br />
nella gestione delle risorse; complice una “pressione”<br />
crescente anche da parte delle normative statali, è accresciuta<br />
la consapevolezza che bisogna essere amministratori<br />
attenti ed è aumentato l’impegno che le risorse,<br />
sufficienti o limitate che siano, richiedono ai responsabili<br />
degli enti ecclesiastici in termini di tempo<br />
e di preoccupazione (si pensi solo alle manutenzioni<br />
degli immobili, alla gestione di attività formative, caritative,<br />
culturali, ecc.). Tutti questi elementi supportano<br />
inequivocabilmente, posto che ce ne fosse bisogno,<br />
la necessità di avvalersi di collaboratori attenti e<br />
preparati.
Alcuni principi fondamentali<br />
Pur non negando la legittimità della proprietà privata<br />
(GS, 71), il Concilio Vaticano II precisa l’indole sociale<br />
dei beni, cioè che sono destinati a tutti gli uomini,<br />
e per questo vanno amministrati con giustizia e carità<br />
(GS, 69). Ciò vale soprattutto nella Chiesa, in cui i beni<br />
devono essere utilizzati in modo congruente con il<br />
suo fine, che è quello di religione e di carità (GS, 42),<br />
di modo che la Chiesa possa perseguire la propria peculiare<br />
missione nel mondo (GS, 76). La necessità di<br />
disporre dei mezzi concreti per la propria vita e la propria<br />
missione non è solo una necessità, è un aspetto intrinseco<br />
alla realtà come voluta da Dio nella logica della<br />
creazione dell’uomo nel mondo e dell’Incarnazione.<br />
Da qui, la rivendicazione che la Chiesa fa del proprio<br />
diritto nativo ad acquisire, possedere, amministrare ed<br />
alienare beni materiali; nativo, perché non dipende da<br />
nessuna concessione della potestà civile. Il can. 1254, §<br />
1, infatti, afferma: «La Chiesa cattolica ha il diritto nativo,<br />
indipendentemente dal potere civile, di acquistare, possedere,<br />
amministrare ed alienare i beni temporali per conseguire i fini<br />
che le sono propri»; § 2: «I fini propri sono principalmente:<br />
ordinare il culto divino, provvedere ad un onesto sostentamento<br />
del clero e degli altri ministri, esercitare opere di apostolato<br />
sacro e di carità, specialmente a servizio dei poveri».<br />
Quindi, solo i fini propri della Chiesa, cioè la vita e<br />
la missione di una comunità, giustificano la presenza<br />
e l’uso di beni economici, mobili e immobili: i beni sono<br />
mezzi a servizio di questo scopo. La finalità coinvolge<br />
con la sua logica anche lo stile dell’amministrazione<br />
dei beni, cioè scelte, strategie, modalità di acquisto<br />
e di utilizzo, ecc.<br />
Può essere utile, al riguardo, l’esortazione di San<br />
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Gregorio Magno: “Così, gli affari mondani si devono assumere<br />
talvolta per esigenze di carità. Ma non si devono mai<br />
ricercare per passione, per evitare che esse, gravando l’animo<br />
di chi le predilige, lo trascinino avvinto dal proprio peso, dalle<br />
regioni celesti giù nel profondo” (Regola pastorale, II, 7).<br />
Condividiamo, penso, la preoccupazione di Gregorio,<br />
il quale teme che, stando a contatto con gli uomini “del<br />
mondo” e con i traffici terreni, si possa finire per assumerne<br />
criteri e metodi talvolta troppo disinvolti, se<br />
non spregiudicati. Il cristiano non si rifiuta di amministrare<br />
le risorse affidategli, ma è, al contempo, preoccupato<br />
di preservare la “differenza” evangelica: nel gestire<br />
i beni, questi devono diventare segni del Regno,<br />
non di accumulo, perché i beni amministrati non sono<br />
nostri.<br />
Le finalità ecclesiali guidano le scelte economiche, e<br />
non viceversa: la comunità deve farsi carico delle strutture<br />
che effettivamente servono alla sua vita e alle sue attività,<br />
delle risorse e delle persone necessarie. Non basta<br />
che i mezzi ci siano e, nella migliore delle ipotesi, ci<br />
siano anche soldi e persone competenti; è indispensabile<br />
una precisa strategia pastorale, altrimenti mezzi,<br />
soldi e risorse umane vengono ecclesialmente sprecati.<br />
Le caratteristiche dell’amministrazione dei beni<br />
Priorità delle finalità ecclesiali e pastorali non significa<br />
improvvisazione, disordine, incompetenza nell’amministrazione.<br />
Anzi, proprio l’importanza dei fini chiede<br />
un “di più” di attenzione e di competenza. Talvolta,<br />
con la scusa che non si mette in tasca niente e che, anzi,<br />
si fa sicuramente del bene in modo disinteressato, si<br />
diventa pressappochisti e, a volte, disinvolti nella inos-
servanza di adempimenti, normative, obblighi, ecc. verso<br />
l’ordinamento civile (ma anche canonico) e, quindi,<br />
anche verso la comunità.<br />
“Fare bene il bene” è un aspetto su cui la società<br />
di oggi è particolarmente sensibile. Sarebbe bello che,<br />
nell’immaginario collettivo, le nostre comunità, le aggregazioni<br />
ecclesiali, la diocesi diventassero sinonimo<br />
non solo di generosità, di cordialità, di attenzione ai<br />
ceti popolari, ma anche di competenza, di precisione,<br />
di oculato utilizzo delle risorse, e – perché no? – di organizzazione.<br />
Legalità. Innanzitutto, richiamo il rispetto della<br />
normativa canonica, che ha un preciso senso ecclesiale:<br />
vuole garantire, tra l’altro, il riferimento al Vescovo,<br />
responsabile della Chiesa particolare, la correttezza<br />
dell’amministrazione, il servizio al popolo di Dio. Al riguardo,<br />
assumono rilevanza nel nostro discorso i controlli<br />
canonici del Vescovo sugli atti di straordinaria amministrazione,<br />
che vengono individuati con apposito decreto.<br />
L’amministrazione dei beni, infatti, è operata sotto<br />
la vigilanza dei superiori, la Sede Apostolica in primis<br />
(cann. 1255 e 1256), poi anche gli Ordinari diocesani<br />
o religiosi (cann. 1276 e 636) 1 . C’è chi mal sopporta<br />
tali controlli, interpretati come forme di ingerenza o di<br />
ispezione; essi esistono, invece, proprio a tutela dei legali<br />
rappresentanti stessi e rappresentano quasi una forma<br />
di patronage. Dobbiamo chiederci se stiamo facendo tutto<br />
il possibile per favorire il compito di vigilanza dei no-<br />
1 Si noti, a questo proposito, che i delitti eventuali in materia<br />
di amministrazione del patrimonio prevedono anche<br />
la punibilità sia sotto il profilo dell’omissione della vigilanza<br />
(cfr. can. 1389), sia sotto il profilo del concorso nel<br />
delitto (cfr. can. 1329).<br />
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stri superiori, anche in occasione di quei controlli istituzionali<br />
che vengono richiesti durante le visite pastorali.<br />
Segni di questa attenzione è la corretta tenuta dei registri<br />
contabili, degli archivi, i versamenti delle collette, la<br />
consegna dei rendiconti, il puntuale versamento – laddove<br />
richiesto – del tributo diocesano, ecc. La non applicabilità,<br />
di fatto, delle sanzioni canoniche nei confronti<br />
di chi commette abusi non deve tradursi in impermeabilità<br />
alle normative interne alla Chiesa; deve, semmai,<br />
stimolare ancor più il senso di responsabilità e portarci<br />
a rispettare le regole interne, con la stessa docilità con<br />
la quale rispettiamo le norme dello Stato.<br />
Si tenga conto, inoltre, che la scelta concordataria<br />
avvantaggia gli enti e i beni ecclesiastici perché, per<br />
operare nell’ordinamento italiano, essi non devono<br />
configurarsi diversamente da quel che sono, essendo<br />
recepite dallo Stato le caratteristiche delineate dal diritto<br />
canonico. Per esempio, una parrocchia – ma anche<br />
una confraternita – è ente per lo Stato, così com’è<br />
definita e costituita dall’ordinamento canonico; il suo<br />
amministratore è il parroco nominato dal Vescovo; le<br />
normative canoniche a cui la sua amministrazione è<br />
soggetta sono rilevanti anche per lo Stato (per es., vendere<br />
un terreno senza la necessaria licenza è un atto<br />
invalido anche civilmente). È doveroso rispettare tutto<br />
quanto ci viene richiesto dagli impegni concordatari,<br />
perché solo così se ne potrà urgere l’osservanza<br />
da parte dello Stato. Ed è saggio mantenere la centralità<br />
dell’ente ecclesiastico, anche se può non dare apparenti<br />
e immediati vantaggi, perché permette il riconoscimento<br />
dell’ecclesialità delle nostre realtà da parte<br />
dell’ordinamento civile 2 .<br />
2 Un esempio: si affida un’attività parrocchiale a un’associazione<br />
o a una onlus, piuttosto che al soggetto ente ec-
Gli adempimenti richiesti dall’ordinamento italiano<br />
presuppongono un atteggiamento di corretta collaborazione<br />
tra lo Stato e gli enti pubblici e devono essere<br />
attuati con precisione, nonostante una certa onerosità.<br />
Ci riferiamo, soprattutto, agli adempimenti volti<br />
alla sicurezza e alla tutela di persone e cose, come<br />
anche la privacy, la SIAE e le norme contabili e fiscali,<br />
specie l’IVA, che molto spesso si dice di voler “risparmiare”,<br />
ma che, di fatto, si elude. È giusto domandare<br />
una maggiore attenzione dello Stato e degli altri enti<br />
pubblici per le nostre realtà, senza dimenticare quanto<br />
già ci viene riconosciuto (le agevolazioni fiscali circa<br />
gli edifici di culto e le loro pertinenze, nonché l’abbattimento<br />
IRES), ma dobbiamo essere leali ed eventualmente<br />
correggere i comportamenti poco chiari. A me<br />
pare che questo atteggiamento sia la migliore risposta,<br />
nel tempo presente, nei confronti dei reiterati attacchi,<br />
talvolta scomposti, alla Chiesa, accusata di godere ingiustificati<br />
privilegi fiscali.<br />
Trasparenza. Tra i princìpi fondamentali dell’ordinamento<br />
canonico, c’è il diritto della comunità ecclesiale<br />
alla massima trasparenza e il dovere del puntuale<br />
clesiastico parrocchia. Così facendo, si perde la possibilità<br />
non solo dal punto di vista canonico, ma anche civile, di<br />
mantenere con sicurezza l’ecclesialità di tale attività: nelle<br />
onlus, il legame tra la specifica attività e le finalità tipiche<br />
della Chiesa (religione o culto) non è evidenziato, con la<br />
conseguenza che difficilmente si può invocare il principio<br />
della libertà religiosa a tutela dell’attività stessa; il presidente<br />
e legale rappresentante è eletto dai soci e non scelto<br />
o confermato dal Vescovo o dal parroco; i diversi atti di<br />
amministrazione non sono soggetti a licenza ecclesiastica;<br />
il patrimonio residuo non resta a disposizione della realtà<br />
ecclesiale, ecc.<br />
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rispetto della volontà dei fedeli che sovvengono alle necessità<br />
della Chiesa. Ne riferisce il can. 1287 § 2: «Gli<br />
amministratori rendano conto ai fedeli di beni da questi stessi<br />
offerti alla Chiesa, secondo norme da stabilirsi dal diritto particolare»;<br />
e il can. 1300: «Le volontà dei fedeli che donano o<br />
lasciano i propri averi per cause pie…, una volta legittimamente<br />
accettate devono essere scrupolosamente adempiute, anche<br />
circa il modo dell’amministrazione e dell’erogazione dei beni».<br />
Ancora, va osservata fedelmente la volontà dei fedeli<br />
donanti (can. 1267, § 3 e 1308ss) e chi viola le leggi<br />
della Chiesa in questa materia è soggetto a punizione,<br />
nei casi stabiliti dal diritto (can. 1377). Abbiamo più<br />
volte sperimentato che l’immagine di Chiesa di fronte<br />
ai nostri fedeli dipende anche da una gestione dei beni<br />
più o meno corretta e trasparente. Molto spesso, la trasparenza<br />
funge da “lievito” per le offerte: nessuno, penso,<br />
si scandalizza venendo a sapere che l’amministrazione<br />
di una comunità parrocchiale, di un istituto religioso,<br />
di una confraternita comporti impegni di decine, se<br />
non centinaia di migliaia di euro all’anno. Per questo<br />
motivo, non dovremmo avere timore di rendere pubblici<br />
i rendiconti di fronte alla comunità. Diversamente,<br />
generiamo sospetti e illazioni su presunti loschi traffici<br />
che induriscono il cuore (e chiudono il portafoglio).<br />
E se, in passato, la Chiesa ha goduto di un certo favore<br />
da parte della società e dello Stato, dobbiamo cogliere<br />
l’attenzione critica – a volte polemica – dei tempi attuali<br />
come provocazione ad una sempre maggiore purificazione,<br />
respingendo ogni residua tentazione di cercare<br />
complicità, privilegi, vantaggi, frequentazioni assidue<br />
con il “Palazzo”, sperando di trarne benefici.<br />
Moralità. Abbiamo fatto l’esperienza che, di fronte a<br />
beni pubblici, la responsabilità personale di un loro uso
corretto diminuisce anziché aumentare. Questa mentalità<br />
distorta è alla base dello spreco di risorse pubbliche<br />
che è sotto i nostri occhi. Lo stesso può capitare con i<br />
beni – mobili e immobili – della comunità. L’amministratore,<br />
figura molto presente nel Vangelo ad indicare<br />
il corretto rapporto con Dio e con i beni, considera<br />
le risorse e le amministra come se fossero proprie – come<br />
se fossero! –, senza dimenticare che non sono nostre.<br />
Infatti, il servo della parabola, al ritorno del suo padrone,<br />
nel rendere conto, dice: “Ecco, la tua moneta d’oro<br />
ha fruttato altre dieci monete” (cfr Lc 19, 16ss.).<br />
Queste esortazioni ad essere onesti valgono per tutti,<br />
specialmente per coloro che ricevono mandati pieni<br />
ad amministrare. Per noi sacerdoti, tali esortazioni<br />
valgono doppio. Dobbiamo fuggire dalla tentazione<br />
di operare “compensazioni occulte”; intendo l’atteggiamento<br />
di chi, sentendosi “a credito” verso Dio e<br />
la Chiesa, ai quali ha consegnato la sua vita, “si distrae”<br />
in occasione di offerte personali, intenzioni di Messe,<br />
binazioni, mesi gregoriani, contributi, donazioni, gestione<br />
della canonica… con contorsionismi spirituali<br />
sempre opportunamente giustificati. Ricordiamo che<br />
il “sostentamento” del clero fu pensato proprio per evitare<br />
disparità e ridurre indebite appropriazioni; a distanza<br />
di venticinque anni, si può dire che il sistema garantisce<br />
una certa perequazione e un onesto – non certo<br />
eccessivo – sostegno economico. Pertanto, una sempre<br />
maggiore trasparenza di fronte alla comunità, anche<br />
rispetto alle offerte che riceviamo, può essere opportuna<br />
e fungere da volano per accrescere la generosità<br />
dei fedeli. Specie nell’attuale tempo di crisi economica<br />
e di sacrifici richiesti alle famiglie, noi preti non<br />
dobbiamo per nessun motivo destare il sospetto di essere<br />
privilegiati.<br />
195
196<br />
Prudenza e lungimiranza. Il codice raccomanda:<br />
“Tutti gli amministratori sono tenuti ad attendere alle<br />
loro funzioni con la diligenza di un buon padre di famiglia”<br />
(can. 1284, § 1). Per raggiungere le finalità proprie<br />
della Chiesa, non è indifferente la scelta dei mezzi.<br />
Per esempio, non ogni forma di investimento finanziario,<br />
sia pure lecita, può trovare spazio nell’amministrazione<br />
dei mezzi economici della Chiesa. Ancora, la<br />
disponibilità di risorse non rende superflua, nella scelta<br />
di immobili e di attrezzature, una previa valutazione<br />
di non spreco, di rispetto per i poveri, di accessibilità<br />
dei locali a ogni categoria di persone: i beni sono<br />
necessari alla vita della Chiesa, ma vanno utilizzati con<br />
sobrietà . Anche in questo senso va interpretata la delibera<br />
CEI n. 38, che regolamenta con particolare attenzione<br />
la locazione di immobili e la cessione di spazi,<br />
riconoscendo in tale attività non una semplice forma<br />
di redditività, ma una modalità di gestione dai possibili<br />
risvolti sociali e che, perciò, va utilizzata con prudenza<br />
e sempre con l’autorizzazione dell’Ordinario. E<br />
anche ogni eventuale ristrutturazione, deve rispondere<br />
ad una finalità pastorale; non va fatta solo perché,<br />
per es., ci sono contributi da sfruttare. Insomma, ogni<br />
atto di amministrazione deve sempre portare in sé la<br />
domanda: per chi e per che cosa stiamo compiendo<br />
tale operazione? Infine, l’essere amministratori di beni<br />
che non ci appartengono significa essere responsabili<br />
non solo dell’oggi, ma anche responsabili del domani,<br />
avendo presenti le fatiche di chi ci ha preceduto<br />
e di chi amministrerà dopo di noi. Poiché capita di<br />
scontare le conseguenze di scelte compiute in passato<br />
da nostri predecessori, chiediamoci quante risorse impieghiamo<br />
per realizzare opere “a nostra immagine”,<br />
magari in perfetta buona fede.
Riepilogando, i criteri e lo stile di gestione e di amministrazione<br />
dei beni della Chiesa devono essere connotati<br />
dalle caratteristiche proprie della comunità ecclesiale:<br />
comunione e partecipazione, trasparenza e correttezza.<br />
Il Consiglio per gli affari economici<br />
Non viene chiesto al parroco o, genericamente, al<br />
legale rappresentante di un ente ecclesiastico o al presidente<br />
di un’associazione di essere competenti in tutto,<br />
ma di essere saggi, anche sotto il profilo della gestione<br />
dei beni diocesani: deve saper suscitare collaborazioni<br />
preparate, essere in grado di capire le questioni<br />
(anche se non ne conosce i dettagli tecnici), saper<br />
guidare il discernimento della comunità. Come già richiamato<br />
all’inizio, anche semplicemente sotto il profilo<br />
della competenza (ma non solo…), è impossibile gestire<br />
i beni senza la collaborazione di fedeli laici competenti.<br />
Il coinvolgimento, obbligatorio in molti casi in forza<br />
della normativa canonica (can. 1277 e delibera CEI<br />
n. 37, cann. 1292-1295), del Consiglio per gli affari economici<br />
nell’amministrazione non è, tuttavia, ispirato a soli<br />
motivi di prudenza (evitare che il legale rappresentante<br />
faccia tutto da solo…) ma, come si è detto all’inizio,<br />
alle caratteristiche di comunione e corresponsabilità<br />
che connota la vita e l’agire della Chiesa.<br />
Infatti, il vostro Libro del Sinodo, entrando nello specifico<br />
degli organismi di partecipazione, esorta acché<br />
“siano luoghi di vera comunione tra presbiteri, religiosi e fedeli<br />
laici, esperienza di dialogo fecondo e di autentico servizio<br />
a favore della realtà in cui si opera. Il parroco condivida<br />
197
198<br />
con i laici, nel rispetto dei ruoli, la responsabilità pastorale,<br />
economica ed amministrativa della parrocchia, considerandola<br />
come una famiglia. In ogni parrocchia non deve mancare<br />
il Consiglio Pastorale Parrocchiale (cfr. can. 536) e il Consiglio<br />
Parrocchiale per gli Affari Economici (cfr. can. 537), organi<br />
di comunione ecclesiale e di partecipazione dei fedeli nel<br />
sostenere e promuoverne l’attività pastorale, nel rispetto degli<br />
orientamenti indicati dalla <strong>Diocesi</strong>” (n. 470).<br />
L’esperienza ci dice che, quando richieste, le collaborazioni<br />
non mancano; non dobbiamo però spegnere<br />
l’entusiasmo che i laici ci trasmettono quando vengono<br />
coinvolti; infatti, capita che i nostri collaboratori,<br />
animati da tanta buona volontà, lamentino la freddezza<br />
o l’indifferenza dei primi responsabili degli enti<br />
di fronte ai richiami del centro diocesi a rispettare<br />
le regole stabilite.<br />
Nella composizione dei Consigli per gli Affari Economici,<br />
la competenza di base dei collaboratori deve<br />
essere esigìta, ma non basta. Anche per valenti professionisti,<br />
quali avvocati, notai, ingegneri, architetti,<br />
commercialisti, ecc., le conoscenze e le esperienze che<br />
già posseggono devono essere completate con la conoscenza<br />
delle fondamentali nozioni di diritto canonico<br />
in ambito patrimoniale, della normativa concordataria<br />
sugli enti e della legislazione civilistica e fiscale sugli<br />
enti non commerciali. Per questo, è necessaria una certa<br />
umiltà (non si pretenda di sapere tutto) e una reale<br />
disponibilità ad approfondire le problematiche di un<br />
settore “di nicchia” e, quindi, poco fornito di strumenti<br />
idonei. Di una certa utilità, al riguardo, possono essere<br />
l’Istruzione CEI in materia amministrativa (2005), e il testo<br />
La gestione e l’amministrazione della parrocchia (2008).<br />
E tuttavia, la competenza tecnica, seppur specifica,<br />
dev’essere sostenuta con la sensibilità ecclesiale, pro-
prio perché – come si è visto – solo le finalità ecclesiali<br />
spiegano il senso, e persino le modalità di amministrazione<br />
dei nostri beni. È necessario, pertanto, un cammino<br />
di formazione anche spirituale, di studio, di approfondimento,<br />
di confronto anche circa i valori evangelici<br />
ed ecclesiali declinati nella concretezza dei problemi<br />
amministrativi.<br />
Sintetizzando: chi ha il compito di amministrare beni<br />
delle nostre comunità è corresponsabile dell’onore<br />
della Chiesa di fronte alla opinione pubblica. Se sapremo<br />
usare i beni secondo le finalità dell’ente ecclesiastico<br />
e considerare doveri primari il rispetto della correttezza<br />
e della legalità, il modello di gestione diventerà<br />
anche un modello per i fedeli, che vanno, a loro volta,<br />
educati a considerare il rispetto della legge e il pagamento<br />
delle tasse come un elemento qualificante del<br />
loro essere cristiani nel mondo.<br />
199
ASSeGnA<br />
StAmPA
Da<br />
Servizio<br />
Informazione<br />
Religiosa<br />
DIOCESI: ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA, SI INAU-<br />
GURA IL SINODO DIOCESANO<br />
“Il Sinodo deve entrare in tutte le cellule dell’organismo parrocchiale<br />
e diocesano perché possa essere vissuto da tutti”, poiché<br />
“più ampia e allargata è la partecipazione”, “migliori saranno i<br />
risultati”. Così il vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle<br />
Fonti, mons. Mario Paciello, presenta il primo Sinodo pastorale<br />
diocesano, che dopo due anni di preparazione, la diocesi pugliese<br />
inaugurerà il 7 dicembre al santuario della Madonna del Buoncammino<br />
di <strong>Altamura</strong> (Ba), con una solenne concelebrazione eucaristica<br />
presieduta dal vescovo. I lavori sinodali avranno inizio il 10<br />
dicembre presso la Chiesa della Trasfigurazione, ad <strong>Altamura</strong>, per<br />
concludersi il 7 dicembre 2011. “Nel corso dell’anno – si legge in<br />
una nota della diocesi - sono previste quattro sessioni, ciascuna<br />
delle quali divisa in tre sedute. Ogni seduta comprende tre riunioni,<br />
scandite da un calendario prestabilito. Contemporaneamente allo<br />
svolgimento delle riunioni, nelle parrocchie ci saranno momenti<br />
di preghiera”. Il Sinodo coinvolgerà 156 delegati - tra sacerdoti,<br />
religiosi e laici - che “dovranno discutere, eventualmente modificare<br />
e votare 454 testi riguardanti i diversi aspetti della vita e<br />
del cammino diocesani”, frutto del confronto vissuto dalla diocesi<br />
nei due anni di preparazione. La concelebrazione eucaristica sarà<br />
trasmessa in diretta TV da Tele Dehon, Canale 2, TRC e TeleMaig.<br />
203
204<br />
Da 4 Dicembre 2010<br />
INAUGURAzIONE DEL PRIMO SINODO PASTORALE<br />
DIOCESANO<br />
La celebrazione nella nuova struttura<br />
del Santuario del Buoncammino<br />
Un anno fondamentale per la Chiesa locale<br />
Dopo due anni di preparazione, la <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong><br />
delle Fonti si appresta a celebrare l’apertura delle<br />
assemblee del Primo Sinodo Pastorale Diocesano. La solenne<br />
inaugurazione si svolgerà il 7 dicembre 2010, alle ore 18.00, nella<br />
nuova struttura polifunzionale annessa al santuario della Madonna<br />
del Buoncammino. La conclusione è stata fissata per il 7 dicembre<br />
2011. La concelebrazione, presieduta dal vescovo Mario Paciello,<br />
sarà trasmessa in diretta TV da Tele Dehon (Andria), Canale<br />
2 (<strong>Altamura</strong>), TRC (Santeramo in Colle) e TeleMaig (<strong>Acquaviva</strong><br />
delle Fonti).<br />
I lavori sinodali avranno inizio il 10 dicembre 2010, alle ore 17.30,<br />
nell’aula appositamente allestita al secondo piano della Chiesa<br />
della Trasfigurazione, in via Santeramo ad <strong>Altamura</strong>. Si prospetta<br />
un anno fondamentale per la <strong>Diocesi</strong>, impegnata in un percorso<br />
a tappe che la condurrà ad un profondo rinnovamento e ad una<br />
nuova organizzazione del lavoro pastorale. “Il Sinodo deve entrare<br />
in tutte le cellule dell’organismo parrocchiale e diocesano perché<br />
possa essere vissuto da tutti”, scrive il vescovo Mario Paciello.<br />
“Più ampia e allargata è la partecipazione - aggiunge - più profonda<br />
è l’incisione del Sinodo, migliori saranno i risultati”.
Da Dicembre 2010<br />
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206<br />
Da inCittà<br />
Dicembre 2010
Da<br />
Servizio<br />
Informazione<br />
Religiosa<br />
DIOCESI: ALTAMURA, DAL 23 AL 29 GENNAIO LA “SET-<br />
TIMANA DI COMUNIONE E CARITÀ”<br />
Si terrà, dal 23 al 29 gennaio, nella diocesi di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<br />
<strong>Acquaviva</strong>, la “Settimana di comunione e carità” organizzata dal<br />
Centro pastorale diocesano per “incontrare tutti gli organismi di<br />
partecipazione presenti in diocesi e consegnare il Libro del 1° Sinodo<br />
pastorale diocesano” (2008-2011). “Per consegna – spiega<br />
l’Ufficio stampa diocesano – s’intende un incontro di riflessione<br />
sulle tematiche affrontate nel Libro del Sinodo e indirizzate a particolari<br />
categorie”. S’inizierà lunedì 23, alle ore 19, nella cattedrale<br />
di <strong>Altamura</strong> con la consegna del Libro ai sacerdoti, religiosi,<br />
diaconi, ministri, consacrati. Martedì 24, alle ore 19, al Santuario<br />
Madonna del Buoncammino s’incontreranno i Consigli pastorali<br />
parrocchiali e tutti gli organismi di partecipazione. Mercoledì 25,<br />
alle ore 19, nella parrocchia SS. Pietro e Paolo in <strong>Gravina</strong> si terrà<br />
un incontro ecumenico. Venerdì 27, alle ore 19.30, ci saranno degli<br />
incontri, in ogni città, per gli animatori della liturgia, della carità<br />
e della catechesi. Sabato 28, alle ore 17.30, nella Sala del Sinodo<br />
(chiesa della trasfigurazione, <strong>Altamura</strong>), si terrà l’incontro con<br />
tutti coloro che si occupano di amministrazione. La conclusione<br />
della settimana sarà domenica 29, dalle ore 16.30, al Santuario<br />
Madonna del Buoncammino. Tutti i momenti della Settimana saranno<br />
presieduti dal vescovo Mario Paciello. Info: www.diocesidialtamura.it[>>].<br />
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208<br />
Da Domenica, 3 Luglio 2011
Da Domenica, 3 Luglio 2011<br />
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210<br />
Da Domenica, 3 Luglio 2011
Da Domenica, 3 Luglio 2011<br />
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212<br />
Dal Domenica, 3 Luglio 2011
Da 5 Dicembre 2011<br />
ChIUSURA DEL 1° SINODO PASTORALE DIOCESANO<br />
CONSEGNA DEL LIbRO DEL SINODO E APERTURA<br />
DELL’ANNO EUCARISTICO<br />
Solenne celebrazione eucaristica<br />
Si terrà Mercoledì 7 Dicembre 2011, presso il Santuario Maria SS.<br />
del Buoncammino la Solenne Celebrazione Eucaristica per la la<br />
chiusura del Primo Sinodo Pastorale, la consegna del libro del Sinodo,<br />
l’apertura dell’anno eucaristico e l’indizione del congresso<br />
eucaristico diocesano.<br />
La concelebrazione, presieduta dal vescovo Mario Paciello, a partire<br />
dalle ore 17.45 sarà trasmessa in diretta TV da Tele Dehon<br />
(Andria), Canale 2 (<strong>Altamura</strong>), TRC (Santeramo).<br />
Il Primo Sinodo pastorale diocesano fu annunciato nell’omelia<br />
della Messa Crismale il 19 marzo 2008 e indetto nella celebrazione<br />
diocesana del Corpus Domini il 22 maggio 2008. Dopo due<br />
anni di fase preparatoria, a partire dalla consultazione fatta attraverso<br />
i questionari nelle comunità parrocchiali, fino alla preparazione<br />
dello Strumento di Lavoro elaborato dopo le attività delle 12<br />
commissioni sinodali, si è arrivati alla solenne apertura del Primo<br />
Sinodo Pastorale Diocesano avvenuta il 7 Dicembre 2010.<br />
Puntualmente, ad un anno esatto dal suo inizio, il 7 dicembre 2011<br />
con la chiusura ufficiale viene consegnato il Libro del Sinodo. Uno<br />
strumento fondamentale ed importante per la vita della Chiesa<br />
frutto dell’incontro, dell’approfondimento e del contributo avuto<br />
nelle 36 riunioni sinodali tenute presso l’Aula del Sinodo – Chiesa<br />
della Trasfigurazione in <strong>Altamura</strong> da parte dei 156 delegati. Evangelizzazione,<br />
Formazione e Unità, sono le chiavi di lettura del libro<br />
sinodale che contiene le indicazioni pastorali per il prosieguo<br />
del cammino della <strong>Diocesi</strong>.<br />
Durante la solenne celebrazione eucaristica il Vescovo consegnerà<br />
ufficialmente alle comunità parrocchiali il Libro del Sinodo e donerà<br />
un Evangeliario a ricordo straordinario dell’evento sinodale.<br />
Nei prossimi mesi, in particolare nella settimana dal 23 al 29 gennaio<br />
il Centro Pastorale Diocesano, “fiore nato sul terreno del dibattito<br />
sinodale”, consegnerà il Libro del Sinodo in appositi incontri<br />
con tutte le realtà presenti in <strong>Diocesi</strong>.<br />
Infine, dopo aver vissuto le prime due tappe se ne apre una nuova:<br />
2008-2010 Cristo Via, la Visita Pastorale e preparazione del Sinodo<br />
2011, Cristo Verità, Celebrazione del Sinodo 2012, Cristo Vita<br />
con l’apertura dell’anno eucaristico che culminerà nella celebrazione<br />
del primo Congresso Eucaristico Diocesano (30 settembre<br />
– 6 ottobre 2012).<br />
213
214<br />
Da Mercoledì, 7 Dicembre 2011
Dal iL Resto<br />
Sabato, 9 Luglio 2011<br />
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216<br />
Da LA NUOVA MURGIA<br />
Agosto - Settembre 2011
Da 23 gennaio 2012<br />
DIOCESI ALTAMURA-GRAVINA, DA OGGI “CONSE-<br />
GNA” LIbRO SINODO<br />
Si tiene da oggi fino al 29 gennaio la Settimana di Comunione e<br />
Carità organizzata dal Centro Pastorale della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<br />
<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong>, per incontrare tutti gli organismi di partecipazione<br />
presenti in <strong>Diocesi</strong> e consegnare il Libro del Sinodo. (Nella<br />
foto il vescovo Paciello)<br />
Per consegna si intende un incontro di riflessione sulle tematiche<br />
affrontate nel Libro del Sinodo ed indirizzate a particolari “categorie”.<br />
Si inizierà oggi alle 19.00 nella Cattedrale di <strong>Altamura</strong> con la consegna<br />
del Libro del Sinodo ai sacerdoti, religiosi, diaconi, ministri,<br />
consacrati. Guiderà l’incontro don Gino Copertino, esegetaparroco.<br />
Martedì 24 alle 19.00 presso il Santuario Madonna del Buoncammino<br />
si incontreranno tutti i Consigli Pastorali Parrocchiali, i consigli<br />
parrocchiali di Azione cattolica e tutti gli organismi di partecipazione<br />
(sono invitati a questo incontro anche i giornalisti vista<br />
la concomitanza della memoria di San Francesco di Sales, patrono<br />
della categoria). Guiderà l’incontro Franco Miano, presidente nazionale<br />
dell’Azione Cattolica.<br />
Mercoledì 25 alle 19.00 nella parrocchia Santi Pietro e Paolo a<br />
<strong>Gravina</strong> si terrà l’incontro ecumenico con i rappresentanti delle<br />
Chiese Cristiane presenti nella <strong>Diocesi</strong>.<br />
Venerdì 27 alle 19.30 ci saranno degli incontri, in ogni città, in<br />
sedi diverse, per gli animatori della liturgia, della carità e della<br />
catechesi. Sabato 28 alle 17.30 nella Sala del Sinodo nella Chiesa<br />
della Trasfigurazione ad <strong>Altamura</strong> si terrà l’incontro con tutti i<br />
delegati dei Consigli Affari Economici di ogni parrocchia e con<br />
coloro che si occupano di amministrazione nei consigli di Azione<br />
Cattolica, nelle confraternite, negli oratori, ecc.. Guiderà l’incontro<br />
don Rocco<br />
Pennacchio, economo generale della Conferenza Episcopale Italiana.<br />
La conclusione della settimana sarà domenica 29 con inizio<br />
alle ore 16.30 con un momento festa/testimonianza per famiglie<br />
e giovani presso il Santuario Madonna del Buoncammino. Tutti<br />
i momenti della settimana saranno presieduti dal vescovo monsignor<br />
Mario Paciello che all’inizio di ogni giornata con un breve<br />
momento di preghiera consegnerà il Libro del Sinodo ad alcuni<br />
delegati.<br />
Pasquale Dibenedetto<br />
217
218<br />
Da Venerdì, 27 Gennaio 2012
219
IL GIORNALE DELLE PARROCCHIE DI ALTAMURA ANNO <strong>VII</strong>I - N° 9 - NOVEMBRE 2010<br />
“Credo che la missione primaria ed essenziale della Chiesa è annunciare Gesù Cristo, unico Salvatore, ieri, oggi, sempre, ad<br />
ogni uomo, nell’esercizio costante della virtù della speranza e sempre disposta al martirio.” (25.10, 1997 Mario Vescovo)<br />
Primo Sinodo Pastorale Diocesano: il Vescovo incontra i 156 Delegati e li esorta a:<br />
Il 7 dicembre, alle ore 18,00 presso il santuario del Buoncammino, una solenne concelebrazione<br />
eucaristica aprirà ufficialmente il SINODO<br />
Mancano una decina di giorni<br />
all’apertura delle assemblee del Primo<br />
Sinodo Diocesano, indetto il 22<br />
maggio 2008, durante la Celebrazione<br />
Diocesana del Corpus Domini.<br />
Si prospetta un anno fondamentale<br />
per la <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<br />
220<br />
CAMMINARE INSIEME<br />
<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti, impegnata in<br />
un percorso a tappe che la condurrà<br />
ad un profondo rinnovamento, ad<br />
una nuova organizzazione del lavoro<br />
pastorale. La parola Sinodo, infatti,<br />
vuol dire “fare strada insieme” attraverso<br />
la preghiera, l’annuncio, la<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
La Celebrazione sarà trasmessa in<br />
testimonianza nella carità e la mis-<br />
diretta TV da Tele Dehon (Andria),<br />
sione. La solenne apertura verrà ce-<br />
Canale 2 (<strong>Altamura</strong>), TRC (Santelebrata<br />
il prossimo 7 dicembre, alle<br />
ramo) e TeleMaig (<strong>Acquaviva</strong> delle<br />
ore 18, presso il santuario “Madon-<br />
Fonti). Nel corso dell’anno sono prena<br />
del Buoncammino”, nella nuova<br />
viste quattro sessioni, ciascuna delle<br />
Sala polifunzionale. La conclusione<br />
quali divisa in tre sedute. Ogni seduta<br />
è stata fissata per il 7 dicembre 2011.<br />
comprende tre riunioni, scandite da<br />
le “fluido, lineare e coinvolgente”,<br />
come lo stesso Vescovo ha sottolineato.<br />
L’incontro si è svolto nell’Aula<br />
del Sinodo, allestita presso la Chiesa<br />
della Trasfigurazione. Sulle pareti,<br />
immagini che riproducono, tra le altre,<br />
i dodici Apostoli, la Pentecoste<br />
di Duccio di Buoninsegna, l’Annun-<br />
distribuiti ai presenti lo Strumento<br />
di Lavoro e le cartelle contenenti<br />
tutto ciò che occorre per partecipare<br />
alle sedute: il Vademecum, ovvero<br />
il quinto numero del Quaderno del<br />
Sinodo, le schede per gli interventi<br />
e per gli emendamenti, il palcet/non<br />
placet, ovvero i due cartoncini - uno<br />
un calendario prestabilito (la prima ciazione del Beato Angelico. Lungo rosso ed uno verde - che verranno<br />
è prevista per il 10 dicembre). Con- il percorso che conduce all’Aula, utilizzati per votare i testi, una pentemporaneamente<br />
allo svolgimento anche la raffigurazione del Cristo na ed un blocco appunti. A spiegare<br />
delle riunioni, nelle parrocchie ci sa- Pantocratore presente nella cripta di in maniera dettagliata le varie fasi<br />
dei lavori sinodali è stato don<br />
Mimmo Giannuzzi, segretario<br />
generale del Sinodo. Mons.<br />
Paciello ha dato un “gioioso,<br />
paterno e fraterno benvenuto”<br />
ai presenti, esprimendo il<br />
proprio grazie per la disponibilità<br />
offerta: “Il Sinodo è<br />
un’iniziativa d’Amore dello<br />
Spirito Santo nei confronti<br />
della nostra Chiesa, un dono di<br />
inestimabile valore messo in<br />
312 mani”, quelle cioè dei 156<br />
Delegati Sinodali. Il Vescovo<br />
ha, inoltre, sottolineato la necessità<br />
dell’azione dello Spirito,<br />
ribadendo l’importanza del<br />
“mettersi in ascolto”. Al termine<br />
di questo intenso itinerario,<br />
la <strong>Diocesi</strong> potrà scrivere una<br />
importante pagina della storia della<br />
Chiesa locale.<br />
Anna Maria COLONNA<br />
Ufficio Stampa Sinodo Diocesano<br />
SINODO<br />
ranno momenti di preghiera. Il Sinodo,<br />
in questo modo, coinvolgerà non<br />
solo i Delegati, cioè sacerdoti, religiosi<br />
e laici che parteciperanno ai lavori,<br />
ma tutta la Chiesa locale. Oltre<br />
alla Preghiera e al Logo del Sinodo<br />
- che nell’immagine e nelle parole<br />
“Cristo Via Verità e Vita” richiama<br />
le finalità, i contenuti e le tappe del<br />
Cammino - c’è anche un Inno musicato<br />
dai Gen Verde e ispirato alla<br />
preghiera scritta dal Vescovo proprio<br />
in occasione di questo importante appuntamento<br />
diocesano. Mons. Mario<br />
Paciello ha incontrato, lo scorso 17<br />
ottobre, i membri della Commissione<br />
organizzativa del Sinodo, composta<br />
da giovani appartenenti a diverse<br />
parrocchie. La stessa, coordinata da<br />
don Nunzio Falcicchio, è stata suddivisa<br />
in cinque settori: Affari Logistici,<br />
Ufficio Cultura, Segreteria,<br />
Stampa, Sito e Tecnica. I compiti<br />
assegnati ad ognuno renderanno lo<br />
svolgimento del Cammino Sinoda-<br />
2<br />
San Vito Vecchio a <strong>Gravina</strong> ad indicare<br />
il legame con le origini della<br />
Comunità cristiana. Mons. Paciello<br />
ha definito il Sinodo “un momento<br />
straordinario di vita della Chiesa per<br />
rinnovarla e rilanciarla in un nuovo<br />
Cammino”. Ed ha aggiunto: “Il Sinodo<br />
è per la Chiesa locale ciò che il<br />
Concilio è per la Chiesa universale”.<br />
Dopo la definizione di tutti i dettagli<br />
organizzativi, è stato illustrato<br />
il quarto numero dei Quaderni del<br />
Sinodo, chiamato anche “Strumento<br />
di Lavoro”. Punto di arrivo della<br />
fase preparatoria, durata due anni, e<br />
punto di partenza della celebrazione<br />
del Sinodo, esso racchiude i 454 testi<br />
che i Delegati Sinodali dovranno<br />
discutere, eventualmente modificare<br />
e votare. Si è tenuto, inoltre, venerdì<br />
19 novembre, sempre presso l’Aula<br />
del Sinodo, un incontro pre-Sinodale<br />
a cui hanno partecipato i Delegati<br />
di diritto, eletti e scelti dal Vescovo.<br />
Nel corso dell’incontro sono stati<br />
REFERENTE ECCLESIALE: Don Giacomo FIORE<br />
COORDINATORE DI REDAZIONE: Gennaro CLEMENTE<br />
COMITATO DI REDAZIONE:<br />
Angelo ANGELLOTTI; Vincenzo BASILE; Anna Maria<br />
COLONNA; Nicola CORRADO SALATI; Andrea DIRENZO;<br />
Lorenzo FIORE; Luigi LANGONE<br />
REFERENTI PARROCCHIALI:<br />
CATTEDRALE - S. NICOLA: Filippo COLONNA<br />
SS. TRINITÀ: Giuseppe MAFFEI<br />
S. TERESA: Luigi LANGONE<br />
S. MARIA della CONSOLAZIONE: Luca CALIA<br />
S. SEPOLCRO: Domenica OSTUNI - Antonio FIORE<br />
S. CUORE di GESU’: Nicola CORRADO SALATI<br />
S. AGOSTINO:<br />
S. MICHELE A.: Vito FIORINO - Giovanni LOPORCARO<br />
SS. ROSARIO di POMPEI: Rocca LETTINI<br />
S. ANNA: Gianni DAMBROSIO<br />
SS. REDENTORE: Mariolina POPOLIZIO<br />
S. GIOVANNI BOSCO: Grazia LORUSSO<br />
S. SABINO in FORNELLO: Massimo INCAMPO PANARO<br />
S. MARIA del CARMINE e S. LUCIA: P. Maurizio BEVILACQUA<br />
S. MARIA delle GRAZIE: Don Giovanni MONITILLO<br />
e-mail: gennarocl@libero.it<br />
STAMPA: Grafica&Stampa<br />
Novembre 2010
I Delegati sinodali si sono incontrati<br />
il 10, 11 e 13 dicembre presso<br />
Introdurranno: Geom. Rocco coRnacchia - Presidente Csi AltAmurA<br />
Dom. SeRafina GRanDolfo - Consigliere nAzionAle Csi<br />
Dicembre 2010<br />
CENTRO SPORTIVO ITALIANO<br />
Comitato Murgiana – <strong>Altamura</strong><br />
Tavola rotonda sul tema<br />
PROTAGONISTI DEL BENE COMUNE<br />
Lo sport al servizio della sfida educativa<br />
sAluto del sindACo DR. maRio Stacca<br />
Interverranno: S. e. monS. maRio Paciello<br />
Relatori:<br />
SINODO: SI PARTE CON LE SESSIONI<br />
D.SSa maRia camPeSe - Assessore regionAle Allo sPort<br />
Dott. inG. elio SannicanDRo - Presidente regionAle Coni<br />
Dott. Giovanni SaPonaRo - Assessore AllA PP. ii. e sPort<br />
Don clauDio PaGanini - Consulente nAzionAle Csi<br />
D.SSa Simona tunDo - ComPonente Csi Com. nAz. disAbili<br />
Conclusioni: PRof. Dino DiSo - Presidente regionAle Csi – PugliA<br />
Moderatore: GennaRo clemente<br />
Sabato 8 Gennaio 2011- ore 18,00<br />
Sala “T. Fiore” Monastero del Soccorso<br />
Corso Federico II – <strong>Altamura</strong><br />
La cittadinanza è invitata<br />
Provincia di Bari Regione Puglia<br />
l’aula del Sinodo (chiesa della Trasfigurazione)<br />
per discutere e vota-<br />
Città di <strong>Altamura</strong><br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
re i primi 43 testi contenuti nello<br />
“Strumento di Lavoro”. Argomenti<br />
affrontati in queste tre riunioni,<br />
l’annuncio e la catechesi. Al centro<br />
del confronto, il Mi-<br />
nistero della Parola, la<br />
comunità e i destinatari<br />
della catechesi, la formazione<br />
dei formatori. Si<br />
è parlato della missione<br />
della Chiesa, di studio e<br />
di conoscenza della Sacra<br />
Scrittura, del ruolo<br />
dei catechisti e del loro<br />
rapporto con il mondo<br />
scolastico, della catechesi<br />
dei diversamente abili,<br />
dell’evangelizzazione<br />
degli immigrati, del rapporto<br />
della Chiesa con i<br />
detenuti. I diversi aspetti<br />
della vita e del cammino<br />
diocesani sono stati divisi<br />
in quattro aree: annuncio<br />
e testimonianza,<br />
liturgia e sacramenti, carità e, infine,<br />
comunione. Nel percorso appena<br />
intrapreso, si sta esaminando la<br />
prima area. Numerosi gli emendamenti<br />
proposti, segno della grande,<br />
viva e vivace partecipazione dei<br />
Delegati. La seconda seduta si terrà<br />
il 14, 15 e 17 gennaio.<br />
Anna Maria COLONNA<br />
REFERENTE ECCLESIALE: Don Giacomo FIORE<br />
COORDINATORE DI REDAZIONE: Gennaro CLEMENTE<br />
COMITATO DI REDAZIONE:<br />
Angelo ANGELLOTTI; Vincenzo BASILE; Anna Maria<br />
COLONNA; Nicola CORRADO SALATI; Andrea DIRENZO;<br />
Lorenzo FIORE; Luigi LANGONE<br />
REFERENTI PARROCCHIALI:<br />
CATTEDRALE - S. NICOLA: Filippo COLONNA<br />
SS. TRINITÀ: Giuseppe MAFFEI<br />
S. TERESA: Luigi LANGONE<br />
S. MARIA della CONSOLAZIONE: Luca CALIA<br />
S. SEPOLCRO: Domenica OSTUNI - Antonio FIORE<br />
S. CUORE di GESU’: Nicola CORRADO SALATI<br />
S. MICHELE A.: Vito FIORINO - Giovanni LOPORCARO<br />
SS. ROSARIO di POMPEI: Rocca LETTINI<br />
S. ANNA: Gianni DAMBROSIO - Carmela CARLUCCI<br />
SS. REDENTORE: Mariolina POPOLIZIO<br />
S. GIOVANNI BOSCO: Grazia LORUSSO<br />
S. SABINO in FORNELLO: Massimo INCAMPO PANARO<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
S. MARIA del CARMINE e S. LUCIA: P. Maurizio BEVILACQUA<br />
S. MARIA delle GRAZIE: Don Giovanni MONITILLO<br />
S. AGOSTINO:<br />
e-mail: gennarocl@libero.it<br />
STAMPA: Grafica&Stampa<br />
SINODO<br />
4<br />
CHIESA<br />
Sinodo: intervista ad alcuni giovani altamurani ganismo parrocchiale<br />
e diocesano, perché<br />
possa essere vissuto<br />
SIAMO ANCHE NOI IN SINODO? da tutti». Per questo<br />
Sono ormai più di due anni che nella nostra diocesi la parola<br />
Sinodo 3circola<br />
con insistenza. Il giorno 7 dicembre,<br />
abbiamo intervistato<br />
alcuni giovani, non tut-<br />
presso la nuova sala polifunzionale del santuario “Madonti frequentanti le realtà<br />
na del Buoncammino”, vi è stata la solenne apertura di parrocchiali cui appar-<br />
questa nuova esperienza comunitaria. La parola “Sinodo” tengono, per chiedere<br />
vuol dire “camminare insieme” e sta ad indicare la riu- loro, anzitutto se sono a<br />
nione di sacerdoti, religiosi e laici, in questo caso a livello conoscenza di che cosa<br />
diocesano, convocata e presieduta dal vescovo. Il primo il Sinodo sia, in secondo<br />
Sinodo pastorale della diocesi di <strong>Altamura</strong> – <strong>Gravina</strong> – luogo per capire se si sen-<br />
<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti, è stato indetto da mons. Mario tono parte di questo “cam-<br />
Paciello il 22 maggio 2008 e, come detto, è stato ufficialmino comunitario” o se la<br />
mente aperto il 7 dicembre scorso. L’esperienza sinoda- parola Sinodo ha per loro<br />
le dovrebbe garantire un importante aiuto al vescovo, da un significato esclusivo.<br />
parte della comunità, nell’intento di favorire una miglior Da più di due anni, nell’ambito della nostra diocesi, si<br />
organizzazione dell’attività pastorale ed una più incisiva sente spesso parlare di Sinodo. Avete mai sentito que-<br />
evangelizzazione, attraverso la votazione e la discussiosta parola e, soprattutto, sapete dirmi cosa significa?<br />
ne, da parte dei delegati sinodali, di 454 testi riguardanti I ragazzi intervistati e attivi nell’ambito parrocchiale,<br />
diversi aspetti della vita diocesana. Insomma, «fina- hanno evidenziato una buona conoscenza del termine<br />
lità di questo “itinerario condiviso” è annunciare<br />
Sinodo, anche nella sua radice etimologia. Una<br />
il Vangelo, verificare il cammino delle comunità<br />
ragazza, tuttavia, ha affermato di aver scoperto<br />
della Chiesa Locale e percorrere strade nuove<br />
solo ultimamente che il Sinodo è stato solenne-<br />
di evangelizzazione». Un Sinodo è altresì, per<br />
mente aperto il 7 dicembre scorso, avendo con-<br />
una diocesi, «la Pentecoste che si perpetua e<br />
fuso la fase antepreparatoria (marzo-agosto<br />
si rinnova nel tempo; – ha affermato il nostro<br />
2008) e preparatoria (settembre 2008-novem-<br />
vescovo nell’omelia del 7 dicembre 2010 – è un<br />
bre 2010) dell’evento con il Sinodo vero e pro-<br />
impegno troppo gravoso per non suscitare eventuali<br />
prio. I ragazzi hanno inoltre affermato che, stando<br />
riserve, dissensi, commiserazioni, atteggiamenti passivi e alle loro conoscenze, il Sinodo è «un incontro convoca-<br />
disimpegnati». Si tratta di un’ esperienza che, proprio a to dal vescovo per sottoporre i fedeli, sacerdoti e laici, a<br />
causa dello scetticismo con cui può essere accolta, può delle domande riguardanti il loro percorso di fede e l’or-<br />
diventare poco produttiva. Per far si che non accada è ganizzazione delle chiese della diocesi, in modo tale da<br />
necessaria la convinta partecipazione ed il sentito con- trarre delle indicazioni utili al miglioramento della stestributo<br />
dell’intera comunità diocesana, nessuno escluso, sa». Anche i ragazzi non immediatamente coinvolti nella<br />
sotto forma di iniziativa, consiglio e preghiera. Il Sinodo vita delle parrocchie cui appartengono, hanno ricono-<br />
è un evento ecclesiale straordinario e per renderlo prosciuto nel Sinodo un «incontro tra vescovo, sacerdoti ed<br />
duttivo, è necessario che entri «in tutte le cellule dell’or- altri fedeli». Una ragazza ha sostenuto che l’intento del<br />
<strong>sinodo</strong> è quello di stabilire dei «canoni comuni a tutte le<br />
parrocchie», in modo da favorire una standardizzazione<br />
ecclesiastica a livello diocesano, standardizzazione che,<br />
tuttavia, sarebbe impossibile a causa dalla eterogeneità<br />
delle varie realtà parrocchiali.<br />
Pensate che questa esperienza possa risultare utile ai<br />
fini dell’organizzazione e della crescita delle singole<br />
unità parrocchiali e dell’intera comunità diocesana?<br />
A questa domanda i ragazzi hanno risposto che l’esperienza<br />
sinodale potrebbe favorire una crescita ed una<br />
migliore organizzazione delle chiese della diocesi grazie<br />
alle nuove direttive che il vescovo, supportato dai delegati<br />
sinodali, potrebbe emanare per venire incontro alle<br />
esigenze dei fedeli, esigenze espresse nel corso della fase<br />
preparatoria ed antepreparatoria. Un ragazzo ha inoltre<br />
sottolineato che un’esperienza come quella sinodale, che<br />
permette il confronto tra le diverse parrocchie della diocesi,<br />
non può che favorire una crescita delle stesse. Di<br />
Dicembre 2010<br />
221
222<br />
contro, un gruppo di ragazzi<br />
ha espresso un<br />
certo scetticismo<br />
sulla possibilità che<br />
un evento diocesano<br />
come il Sinodo possa<br />
apportare delle<br />
migliorie all’attività<br />
delle singole comunità<br />
parrocchiali che, sempre<br />
secondo l’opinione<br />
dei ragazzi, proprio per<br />
il loro carattere eterogeneo,<br />
tenderebbero a<br />
sottrarsi ad «interventi<br />
imposti dall’alto e di carattere<br />
generale».<br />
Quali iniziative alterative, secondo il vostro parere,<br />
poterebbero favorire una più razionale organizzazione<br />
della nostra diocesi ed una più incisiva diffusione della<br />
conoscenza di Cristo?<br />
Una ragazza ha asserito che la validità del Sinodo potrebbe<br />
essere inficiata dalla presenza, all’interno<br />
della nostra diocesi, di «cristiani non praticanti,<br />
estranei a questa esperienza di crescita». La<br />
stessa ragazza ritiene, quindi, più utili, ai fini<br />
di una efficace evangelizzazione della società,<br />
delle esperienze locali, guidate dagli stessi sacerdoti<br />
e in grado di coinvolgere anche coloro i<br />
quali si collocano al di fuori dell’ambiente ecclesiale.<br />
Tali iniziative dovrebbero essere inoltre accompagnate<br />
da una «maggiore apertura degli stessi gruppi<br />
parrocchiali». Secondo altri ragazzi, il Sinodo potrebbe<br />
essere una buona soluzione; tuttavia proprio per la diversità<br />
delle realtà parrocchiali, sottolineata più volte in<br />
precedenza, sarebbe più fruttuosa una iniziativa con un<br />
raggio di azione più ristretto, «una sorta di Sinodo parrocchiale»<br />
che sia in grado di coinvolgere maggiormente<br />
i fedeli sia a livello preparatorio che a livello direttivo e<br />
decisionale. Una ragazza ha inoltre sottolineato l’opportunità<br />
di aumentare l’incidenza di «scuole di formazione<br />
sacerdotale», in modo tale da rendere in grado il singolo<br />
sacerdote di gestire autonomamente la comunità assegnatali,<br />
venendo incontro alle esigenze dei fedeli, senza però<br />
rinunciare ad un’opera di coordinamento e di confronto<br />
con i sacerdoti delle altre parrocchie diocesane.<br />
Il vescovo Mario Paciello ha insistito sul fatto che il<br />
Sinodo è un evento ecclesiale ed in quanto tale deve<br />
coinvolgere tutti i membri della comunità diocesana.<br />
Infatti, «più ampia e allargata è la partecipazione, più<br />
profonda è l’incisione del Sinodo, migliori saranno i<br />
risultati». Voi vi sentite chiamati in causa da questa<br />
esperienza sinodale?<br />
Due ragazze hanno affermato di essersi sentite chiamate<br />
in causa dall’esperienza sinodale, anche se in minima<br />
parte, dal momento in cui hanno partecipato ad alcuni incontri<br />
in cui gli è stato sottoposto un questionario, le cui<br />
Dicembre 2010<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
risposte sarebbero poi state utilizzate per la stesura dei<br />
454 testi che i delegati sinodali avrebbero poi votato. Altri<br />
ragazzi, pur partecipando alla vita parrocchiale, hanno<br />
affermato di non sentirsi assolutamente coinvolti dal Sinodo,<br />
mentre un ragazzo che non è coinvolto in nessuna<br />
attività parrocchiale ha affermato di sentirsi coinvolto in<br />
questa esperienza, essendo rappresentato nelle assemblee<br />
sinodali, dal delegato della parrocchia di cui fa parte.<br />
Pensate che questa vostra estraneità all’evento si debba<br />
imputare ad una vostra mancanza di volontà o<br />
all’assenza di spirito di coinvolgimento da parte delle<br />
singole realtà parrocchiali?<br />
A questa domanda hanno riposto, naturalmente, solamente<br />
i ragazzi che, stimolati dal precedente quesito, hanno<br />
espresso la loro estraneità rispetto al Sinodo. Due ragazzi<br />
hanno risposto che il loro disimpegno è motivato da un<br />
«senso di sfiducia» nutrito nei confronti di un’esperienza<br />
che, secondo il loro parere, non risolverà i problemi delle<br />
singole parrocchie e dell’intera diocesi. Altri ragazzi<br />
hanno invece affermato che la loro estraneità all’evento<br />
è dovuta in parte ad una loro mancanza di volontà e in<br />
parte all’assenza di spirito di coinvolgimento da parte<br />
della parrocchia di cui fanno parte.<br />
Sareste disposti a fornire il vostro contributo<br />
a questa esperienza di crescita e rinnovamento<br />
comunitario che è il Sinodo, qualora<br />
vi fosse chiesto di farlo?<br />
I ragazzi hanno inizialmente espresso piena disponibilità<br />
a contribuire ai lavori sinodali qualora<br />
fosse stato necessario, salvo poi mettere tale<br />
disponibilità in discussione dinanzi alla prospettiva di<br />
sacrificare, a tal scopo, parte del loro tempo e, quindi, di<br />
prendere un impegno vincolante. Tre ragazzi hanno però<br />
asserito che sarebbero disponibili ad un coinvolgimento<br />
più impegnativo nel Sinodo solo se sin dall’inizio constatassero<br />
che le altre persone coinvolte in quest’esperienza<br />
fossero animate da una «forte volontà di cambiare realmente<br />
le cose» e apportare delle migliorie sensibili alla<br />
gestione del tempo e della vita parrocchiale, rendendo più<br />
incisiva l’evangelizzazione della società contemporanea.<br />
Antonio FIORE - Domenica OSTUNI<br />
5
SINODO<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
Comunità in Cammino seguira i lavori del Sinodo pubblicando le Relazioni che i<br />
12 presidenti delle Commissioni Sinodali presenteranno ai Delegati. Questo mese<br />
le relazioni interesseranno: Evangelizzazione e Catechesi, Famiglia, Giovani.<br />
EVANGELIZZAZIONE E CATECHESI<br />
Il nostro Sinodo diocesano entra nella sua fase celebrativa e<br />
ci coinvolge come chiesa locale in prospettiva di un profondo<br />
rinnovamento della pastorale diocesana. In questa prima<br />
Sessione è il tema della Parola di Dio e della Evangelizzazione<br />
e Catechesi, impegno fondamentale e prioritario sia della<br />
Chiesa primitiva che della Chiesa post conciliare. Nella fase<br />
preparatoria, attraverso il coinvolgimento di larghi strati della<br />
realtà parrocchiale, sociale, familiare, scolastica ecc., è stato<br />
dato ampio rilievo al 1° Questionario, che ha riscontrato<br />
grande interesse e un significativo apporto di idee, di proposte<br />
e di suggerimenti. La Sintesi elaborata ad un triplice livello<br />
(zonale, cittadino e diocesano) è stata raccolta e riportata nella<br />
premessa del Quaderno n. 4 del Sinodo, e che avete fra le mani<br />
come strumento di lavoro. Tale premessa mette in evidenza sia<br />
gli aspetti positivi che le ombre e le questioni aperte. È necessario<br />
tener conto e<br />
valorizzare quanto<br />
è stato approfondito<br />
e proposto a livello<br />
di base per poter noi<br />
oggi discutere e proporre<br />
ai fini di validi<br />
progetti pastorali<br />
per il prossimo avvenire<br />
della nostra<br />
realtà diocesana.<br />
Ciò premesso, si richiama<br />
l’attenzione<br />
dei sinodali sullo<br />
Strumento di lavoro,<br />
che si presenta<br />
articolato in 3 parti<br />
o Capitoli. La prima<br />
parte, dopo la<br />
riflessione più dottrinale<br />
e teologica sulla Parola di Dio donata all’antico popolo<br />
d’Israele e poi affidata alla missione della Chiesa, affronta le<br />
proposte pastorali tese a far conoscere, vivere e praticare la<br />
divina rivelazione, sia scritta che orale. Nella seconda parte<br />
viene affrontata la riflessione pastorale sulla Catechesi, per<br />
quanto si riferisce ai soggetti e ai destinatari della catechesi<br />
medesima, in riferimento al Progetto catechistico della Chiesa<br />
Italiana, con particolare riguardo al rapporto fra Catechesi,<br />
Liturgia e Sacramenti. In modo specifico richiamo l’attenzione<br />
al n. 34, che, nella stesura elaborata dalla segreteria, non<br />
affronta la discussione delle tappe e dei tempi per la celebrazione<br />
dei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. Dalle risposte<br />
al Questionario da parte della grande maggioranza dei fedeli<br />
viene richiesta di affrontare questi argomenti in questo contesto<br />
sinodale. In particolare si propone di discutere l’ipotesi di<br />
anticipare la celebrazione della Messa di Prima Comunione<br />
all’inizio dell’anno catechistico e nel contesto della fase della<br />
Scoperta (6-8 anni) e non della Sequela (anni 9-10), che è l’età<br />
più opportuna, sotto l’aspetto psico-evolutivo e in sintonia con<br />
4<br />
il cammino catechistico, per la celebrazione del Sacramento<br />
della Riconciliazione. Nella terza parte, anch’essa concreta e<br />
propositiva, lo Strumento di lavoro affronta gli argomenti del<br />
metodo catechistico nella sua tipicità e originalità, nonché il<br />
tema degli strumenti e dei sussidi catechistici. Una riflessione<br />
speciale è riservata ai nuovi ambienti e luoghi educativi, di cui<br />
alcuni sono già possibili valorizzare ed altri contesti richiedono<br />
una sfida pastorale eccezionale, per essere al passo coi tempi<br />
e fedeli alle suggestioni dello Spirito Santo. Alla sua potente<br />
azione affidiamo il nostro impegno ed i nostri cuori, perché<br />
ci prenda per mano e ci conduca “in alto”, per una rinnovata<br />
Pentecoste sulla nostra Chiesa diocesana.<br />
Don Saverio CIACCIA<br />
Presidente 1^ Commissione<br />
LA FAMIGLIA<br />
Nel documento, preparato dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale<br />
della Famiglia, da me presieduto, si è voluto precisare<br />
innanzi tutto la natura e l’origine divina della famiglia, che<br />
è chiamata icona della SS.ma Trinità, icona acherotìpa, cioè<br />
non dipinta da mani d’uomo, ma da Dio e pertanto indelebile,<br />
non modificabile da nessun’autorità religiosa o civile di questo<br />
mondo. Essere creati ad "immagine e somiglianza" di Dio<br />
significa essere uomo-¬donna in relazione: Dio è relazione,<br />
comunione di tre Persone. Nella Trinità abbiamo la perfetta<br />
comunione e allo stesso tempo la perfetta distinzione. Nella<br />
Scrittura leggiamo "Non è bene che l'uomo sia solo". La<br />
solitudine è la madre di tutte le fragilità. Pensarsi da "soli"<br />
significa, nell’ottica di Dio, non essere nella Grazia, significa<br />
pensare che gli altri per noi sono dei nemici. Ogni persona è<br />
essenzialmente relazione. Il fidanzamento, in quanto relazione<br />
è com-prensione della persona e prepara a vivere una relazione<br />
totalizzante che si realizza pienamente nel matrimonio, archetipo<br />
delle relazioni. Anche la sessualità dice che in se stesso<br />
ogni corpo è capace di ricevere e donare amore. Tanti problemi<br />
della vita d’oggi nascono dal fatto che la persona ha perso<br />
di vista la sua origine trinitaria. Dai questionari è emerso che,<br />
lungo la storia, dopo il peccato d’Adamo ed Eva, la famiglia è<br />
incappata in dei predoni che l’hanno spogliata e derubata nella<br />
sua sacralità, nei suoi valori, lasciandola a terra gravemente<br />
ferita. L’accenno alla spiritualità e alla dimensione istituzionale<br />
della famiglia c’è sembrato urgente ed indispensabile.<br />
Cristo offrendo il dono-grazia del sacramento del matrimonio,<br />
da buon samaritano, ha aperto nel cuore di un uomo e di una<br />
donna, la strada per una fecondità dinamica e sponsale che li<br />
porta a darsi vita l'un l'altro nella direzione della santità vissuta<br />
nella famiglia, nel servizio all’amore e alla vita, per una<br />
procreazione responsabile, di cui si fa cenno nel secondo capitolo.<br />
L'esperienza c’insegna che la sola realtà che riesce a dare<br />
senso vero alla vita è l'amore. Non abbiamo terreno più fertile<br />
di una persona innamorata, disposta ad essere dono totale di se<br />
stessa! Il fine del matrimonio non è pertanto rimanere insieme,<br />
ma è quello di "fare famiglia", Chiesa domestica in sintonia<br />
con la Chiesa '''grande famiglia", orientata verso l'Eucaristia.<br />
Guardando la celebrazione del matrimonio nei suoi aspetti<br />
Gennaio 2011<br />
liturgici,<br />
pastorali e<br />
canonici,<br />
nel terzo<br />
e quarto<br />
capitolo si<br />
evidenzia<br />
innanzi tutto<br />
un bisognod’uniformità,<br />
per<br />
evitare superficialitàirresponsabili<br />
e protagonismi<br />
di bassa. lega. Gli operatori di pastorale familiare, curando<br />
sempre più la propria formazione, potranno aiutare la famiglia<br />
ad essere non solo oggetto ma soggetto di pastorale. La<br />
preparazione al matrimonio diventa un appuntamento forte e<br />
un itinerario alla ricerca di se stessi in Cristo per fare esperienza<br />
di chiesa. La vocazione battesimale nel fidanzamento è<br />
sperimentata come "chiamata a due" per vivere un unico progetto<br />
di santità insieme. Sono dono di Cristo l'uno all’altra e<br />
insieme a Lui per rivivere e ridire al mondo l'Amore di Dio<br />
per l'umanità. Una persona che ci chiede Dio e lo chiede attraverso<br />
l'amore, l'amore per l'altro che è dono dell'amore di<br />
Dio è un’esperienza esaltante, autenticamente evangelica del<br />
comandamento dell’amore! Nell’ultima parte non si trascura<br />
di dare attenzione a situazioni matrimoniali e familiari e di<br />
sollecitare in tutti gli operatori pastorali una risposta attenta ai<br />
casi particolari, dove la Chiesa tutta deve farsi “ buon samaritano”,<br />
sostando, curando e pagando in prima persona. Consci<br />
che la salvezza della famiglia non dipende dai nostri tatticismi<br />
pastorali, ma è opera di Dio, non possiamo esimerci di dare<br />
quei pochi pani e pesci che abbiamo e che siamo, perché il<br />
Signore possa moltiplicare le sue meraviglie anche nel mondo<br />
d’oggi. Dedicare del tempo-spazio-attenzione alla “Grazia" di<br />
tanto grande “amore" è certamente un investimento umano ed<br />
ecclesiale straordinario.<br />
Don Giovanni Bruno<br />
Presidente 2^ Commissione<br />
Gennaio 2011<br />
I GIOVANI<br />
Il tema che viene sottoposto, alla nostra riflessione e discussione,<br />
nella seconda seduta della prima sessione del <strong>sinodo</strong><br />
riguarda I Giovani. Parlare dei giovani non è molto semplice<br />
e la brevità degli articoli redatti nello strumento di lavoro non<br />
ci deve ingannare. La difficoltà può aumentare se prendiamo<br />
in esame la fascia di età entro cu inserire i giovani: dai 15<br />
ai 34 anni. Due anni fa quando tutte le comunità parrocchiali<br />
della nostra diocesi sono state invitate a fare anali e confronto<br />
sui tredici ambiti pastorali con l’ausilio di questionari, anche<br />
i giovani delle nostre comunità hanno avuto questa occasione.<br />
Il questionario iniziale venne modificato per suscitare un<br />
dialogo piu immediato dei giovani, toccando realtà volto vicine<br />
alla loro età. Proprio dai questionai sono stati evidenziati<br />
dei dati di fatto i giovani sono particolarmente attenti a valori<br />
quali la libertà, la sete di autenticità, la pace e la solidarietà,<br />
la giustizia, il dialogo tra i popoli. Anche se questa attenzio-<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
ne deve confrontarsi con la crisi dei valori, di certezze e miti,<br />
senso di smarrimento e solitudine. Infatti risulta che alcune<br />
scelte di vita sono spinte da mode o capricci piuttosto che da<br />
principi e valori. L’analisi più attenta dovrebbe però non essere<br />
circoscritta solo ai giovani che frequentano le nostre realtà<br />
ecclesiali, ma in special modo ai tantissimi giovani e giovanissimi<br />
che vivono lontani fisicamente e spiritualmente, anche le<br />
nostre scelte pastorali. Nel nostro lavoro di sintesi e proposta<br />
ci ha fatto compagnia una immagine biblica tratta dal vangelo<br />
di Mt 19,16-22 con il brano parallelo di Mc 10, 17-22: il giovane<br />
ricco. Significative sono alcune riflessioni che ne vengono<br />
fuori da una lettura attenta e sinottica dei due brani. l'azione<br />
parte dal giovane, raggiunge Gesù e ritorna sul giovane, che<br />
si trova approvato dal Maestro, ma che non è capace di restare<br />
con Lui. Il giovane realizza un incontro, che è chiaramente<br />
intenzionale, voluto: «corse incontro» a Gesù e lo blocca. Ha<br />
un atteggiamento di fiducia vera: «gettandosi in ginocchio», lo<br />
chiama» maestro (rabbi) buono, cioè competente, degno di fiducia.<br />
Con una domanda seria: «per avere la vita eterna». Gesu<br />
è «in viaggio», in atteggiamento missionario (cf Mc 1,38). Accetta<br />
il dialogo, ma corregge e qualifica la fiducia del giovane,<br />
dandovi la vera motivazione: «solo Dio è buono», ossia solo a<br />
partire da Lui Gesù è buono, e dunque merita la fiducia e può<br />
rispondere con verità. La risposta di Gesù è quella classica:<br />
«conosci (e dunque pratica) i comandamenti». Gesù ne elenca<br />
sei per dirli tutti. A questo punto abbiamo una importante<br />
conclusione da trarre: questo giovane è un pio ebreo, di cui<br />
Dio si compiace veramente e che quindi Gesù stesso «ama».<br />
Qui la legge non appare affatto dannosa, rende giusti e graditi<br />
a Dio chi l'osserva. Eppure non basta. Non fa ottenere la vita<br />
eterna. Da qui nasce la fase della perfezione evangelica, o la<br />
condizione di chi è discepolo di Gesù pasquale (10,21-22). Si<br />
rovesciano i ruoli, è il Maestro che prende l'iniziativa, perché<br />
si tratta di un'operazione del tutto inedita nella storia e nella<br />
legge della alleanza ebraica. Il racconto però termina in un<br />
modo inatteso e sgradito. Gesù esprime un atteggiamento di<br />
ricambiata fiducia verso il giovane, anzi ancora più: «fissatolo,<br />
lo amò». Indica la penetrazione della verità che è propria degli<br />
occhi di Dio (Sal 139) ed insieme la predilezione del Padre<br />
per i puri di cuore . Avviene la proposta nuova, sotto forma<br />
di verità indiscutibile ed insieme sottomessa alla libertà del<br />
giovane interlocutore: «Vieni e seguimi». Nella nostra chiesa<br />
diocesana dobbiamo pensare ai giovani, per i giovani, con i<br />
giovani. In questa icona biblica vediamo coinvolti i giovani<br />
dei nostri gruppi associazioni e parrocchie ma amche i giovani<br />
che sono alla ricerca di un senso o di Qualcuno che di senso<br />
alla loro vita, ai loro ideali, alle loro scelte. Concludendo cito<br />
alcuni passaggi del discorso tenuto ai giovani a Tor vergata<br />
da Giovanni paolo II, in occasione del Giubileo dei giovani<br />
( agosto 2000): “Cari giovani non siete soli, con voi ci sono<br />
le vostre famiglie, ci sono le vostre comunità, ci sono i vostri<br />
sacerdoti ed educatori, ci sono tanti di voi che nel nascondimento<br />
non si stancano di amare Cristo e di credere in Lui…<br />
voi siete la speranza della Chiesa, la mia speranza. Questa sera<br />
vi consegnerò il Vangelo… se l’ascolterete nel silenzio, nella<br />
preghiera, facendovi aiutare a comprenderlo per la vostra vita<br />
dal consiglio saggio dei vostri sacerdoti ed educatori, allora<br />
incontrerete Cristo e lo seguirete, impegnando giorno dopo<br />
giorno la vita per Lui”.<br />
Don Michele LOMBARDI<br />
Presidente 3^ Commissione<br />
5<br />
223
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
SINODO: alcune spigolature sui lavori sinodali<br />
LA FAMIGLIA, SERVIZIO<br />
ALL’AMORE E ALLA VITA<br />
La famiglia oggi deve far fronte ad innumerevoli problemi.<br />
Il lavoro che scarseggia, il mutuo da pagare, l’aumento del<br />
costo della vita. E così un giovane ci pensa due volte prima<br />
di sposarsi. C’è però un dato confortante. Nonostante le<br />
difficoltà, <strong>Altamura</strong> conta 20.925 famiglie. Nel 2010 sono<br />
stati celebrati 330 matrimoni, 296 religiosi e 34 civili. 791 i<br />
nuovi nati. Aumentano dunque i nuclei familiari. La <strong>Diocesi</strong><br />
si è interrogata sul senso dell’essere famiglia nell’attuale<br />
società e sull’itinerario che conduce alla libera scelta del<br />
matrimonio. Ha affrontato questo tema durante la seconda<br />
seduta (I sessione) del Primo Sinodo Pastorale Diocesano,<br />
svoltasi il 14, 15 e 17 gennaio. L’Amore coniugale, se consapevole,<br />
può diventare testimonianza concreta dei valori<br />
della Persona e della Vita. Le famiglie stesse sono chiamate<br />
a sostenere le famiglie<br />
in condizioni di disagio.<br />
La Chiesa locale insiste<br />
sull’importanza dell’affido<br />
e dell’adozione e<br />
sulla necessità di percorsi<br />
formativi a favore<br />
della paternità e della<br />
maternità responsabili.<br />
Ma parla anche di contraccezione,<br />
di aborto e<br />
di educazione all’affettività<br />
e alla sessualità.<br />
Fra le proposte, quella<br />
di istituire, insieme ad<br />
un’equipe di famiglie,<br />
un servizio diocesano<br />
per la Pastorale familiare che non operi solo in situazioni<br />
di emergenza, ma che accompagni le coppie in un cammino<br />
costante di formazione. La <strong>Diocesi</strong> intende promuovere sul<br />
territorio la presenza di Centri per i metodi naturali di regolazione<br />
della fertilità, di Centri di aiuto alla vita, di Consultori<br />
e di un Centro di prima accoglienza per famiglie in difficoltà.<br />
Il centro diocesano di ascolto “Casa San Lorenzo”,<br />
con sede di coordinamento ad <strong>Altamura</strong>, si occupa dal 2007<br />
di supporto psicologico, mediazione familiare e consulenza<br />
legale per coppie in crisi, di sostegno alla genitorialità,<br />
224<br />
di sostegno materiale attraverso banco alimentare e banco<br />
baby. Attualmente sono circa 3000 le famiglie residenti nella<br />
<strong>Diocesi</strong> rivoltesi al Centro per problemi legati soprattutto<br />
alla crisi economica. È stato istituito anche un fondo per<br />
supportarle nel pagamento delle bollette e dei canoni di locazione.<br />
In aumento le famiglie in crisi di coppia. A costituire<br />
l’equipe di “Casa San Lorenzo”, dieci operatori (due<br />
psicoterapeute, un mediatore familiare, quattro consulenti<br />
legali, due educatori ed un assistente spirituale), affiancati<br />
da quaranta volontari.<br />
LE DOMANDE DEI GIOVANI, LE<br />
RISPOSTE DELLA CHIESA LOCALE<br />
Che cosa la Chiesa locale può e deve fare per avvicinarsi<br />
ai giovani? Per rispondere alle loro numerose domande?<br />
Anche su questi temi la <strong>Diocesi</strong> ha riflettuto durante la seconda<br />
seduta (I sessione) del Primo Sinodo Pastorale Diocesano.<br />
Ideali e sogni si scontrano con una realtà differente<br />
da quella immaginata.<br />
La ricerca è cammino<br />
che necessita di testimonianze<br />
concrete, più<br />
che di parole. Per gli<br />
adulti questa rappresenta<br />
una vera e propria<br />
sfida educativa. Il<br />
dialogo, l’accoglienza,<br />
l’ascolto e la fiducia<br />
possono rendere un<br />
giovane libero e consapevole<br />
di fronte a<br />
scelte e progetti di vita.<br />
La <strong>Diocesi</strong> esprime il<br />
bisogno di «capovolgere<br />
il proprio modo<br />
di pensare» e riflette sui motivi che spingono adolescenti<br />
e giovani ad allontanarsi dalle parrocchie. Si chiede come<br />
favorire un maggiore coordinamento fra Pastorale giovanile,<br />
familiare e vocazionale, in che modo aiutare i giovani a<br />
vivere con coscienza l’affettività e la sessualità. Si interroga<br />
sul rapporto fra giovani e politica, fra giovani e lavoro. Si<br />
confronta con esperienze attuate in altre <strong>Diocesi</strong>. La terza<br />
seduta (I sessione) del Primo Sinodo Pastorale Diocesano si<br />
terrà il 28, 29 e 31 gennaio.<br />
Anna Maria Colonna - Ufficio Stampa Sinodo<br />
VISITA PASTORALE ALL’ OSPEDALE "UMBERTO I"<br />
In continuità con la visita ai diversi ambiti pastorali, il nostro vescovo Mons. Mario PACIELLO il 3 febbraio<br />
2011 visiterà il nostro Ospedale con il seguente programma:<br />
ore 9,30: Messaggio in filodiffusione verso tutti i degenti, gli operatori sanitari, i medici; COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
ore 10.00: Visita a tutti gli ammalati nei diversi reparti del nostro nosocomio;<br />
ore 17.00: Il nostro pastore incontrerà i medici, gli infermieri e tutti i dipendenti nella nostra Chiesa Madonna delle Grazie: la pubblicazione delle relazioni presentate dai Responsabili delle Commissioni ai Delegati Sinodali<br />
ore 18.00: al termine dell'incontro il vescovo presiederà un incontro di preghiera sempre in Chiesa.<br />
Un Grazie al nostro vescovo per la sua sensibilità e la sua attenzione verso gli ammalati e i sofferenti e un grazie<br />
al direttore dell'ufficio di pastorale sanitaria per la collaborazione.<br />
MISSIONE VOCAZIONE<br />
Invochiamo la nostra madre, la Vergine Maria per la buona riuscita.<br />
Il cappellano - Sac Giovanni<br />
All’Angelus<br />
MONITILLO<br />
del 6 gennaio 2011 così si esprimeva Papa La vita non è né caso né cieco destino, ma è vocazione, cioè<br />
Benedetto XVI: Cari amici, questa è la domanda che la disegno di Dio pieno di amore proposto alla libertà umana.<br />
SINODOContinua<br />
Chiesa vuole suscitare nel cuore di tutti gli uomini: chi è Quattro gli imperativi significativi:Pregate! Testimoniate!<br />
6<br />
Gennaio 2011<br />
Gesù? Questa è l’ansia spirituale che spinge la missione<br />
della Chiesa: far conoscere Gesù, il suo Vangelo, perché<br />
Evangelizzate! Chiamate!<br />
Pregate! La preghiera, mentre si rivolge con fiducia a Dio<br />
ogni uomo possa scoprire sul suo volto umano il volto di per invocare il dono di nuove vocazioni, “permette di arren-<br />
Dio, e venire illuminato dal suo mistero d’amore. L’Epifadersi alle esigenze di Dio e di dar loro risposta con un precinia<br />
preannuncia l’apertura universale della Chiesa, la sua so progetto di vita” (n.10). È la preghiera l’unico strumento<br />
chiamata ad evangelizzare tutte le genti. Ma l’Epifania ci capace di agire nello stesso tempo sul versante della grazia<br />
dice anche in che modo la Chiesa realizza questa missione: e su quello della libertà. È la preghiera che mette a confron-<br />
riflettendo la luce di Cristo e annunciando la sua Parola. to la nostra libertà con quella di Dio. Nelle nostre comunità<br />
I cristiani sono chiamati ad imitare il servizio che fece la ecclesiali la preghiera è esperienza diffusa. Maturando in<br />
stella per i Magi. Partendo dalla consapevolezza che la mis- questa esperienza, molti imparano a mettere al centro della<br />
sione di tutta la Chiesa è far conoscere Gesù e il suo Van- loro preghiera le esigenze del Regno, chiedendo il dono di<br />
gelo i numeri 116-124 dello strumento di lavoro ci invitano sante e numerose vocazioni. Così la cultura della preghiera<br />
a riflettere su quale Chiesa missionaria stiamo costruendo genera una “cultura vocazionale”.<br />
nella nostra <strong>Diocesi</strong>. Si registra una scarsa consapevolezza Testimoniate! L’annuncio vocazionale non può fare a meno<br />
della natura missionaria della Chiesa e questo richiede una della forza coinvolgente della testimonianza: “una Chiesa<br />
profonda riflessione affinchè l’attività missionaria in dioce- comunità di testimoni è l’habitat necessario per la fecondità<br />
si non sia delegata agli addetti ai lavori. Alcune difficoltà vocazionale” (n.13). Un’attenzione particolare viene riser-<br />
sono emerse nella non conoscenza degli avvenimenti che vata alla famiglia: “è proprio nel cuore della famiglia che<br />
accadono nel mondo e nella conoscenza e utilizzo di si sviluppano le condizioni umane e soprannaturali che ren-<br />
quei mezzi che costituiscono una soluzione etica alle scelte dono vocazionale la vita cristiana. Il fascino dei testimoni<br />
quotidiane. Pochi sono a conoscenza della Banca etica e Oggi, in modo particolare, ad attirare i giovani non è lo sta-<br />
del commercio equo e solidale. È necessario trovare stratus o il ruolo di una vocazione di speciale consacrazione:<br />
tegie per educare i fedeli e le comunità a stili di vita più essi seguono e scelgono ciò che è significativo per la loro<br />
sobri. Motli fedeli sono sensibili alle problematiche delle esistenza personale.<br />
missioni: in molte comunità parrocchiali ci sono le adozio- Evangelizzate! L’annuncio del “Vangelo della vocazione”<br />
ni a distanza, si celebra il mese missionario, si fanno pe- non può essere saltuario o limitato a occasioni eccezionali,<br />
sche missionarie. Tra le questioni aperte o da approfondire “deve, invece, trovare riscontro negli itinerari di formazio-<br />
ci sono il gemellaggio con la diocesi di Awasa, la propone alla vita cristiana mediante l’ascolto della Parola, la parsta<br />
ai giovani del servizio civile all’estero o di esperienze tecipazione all’Eucaristia e l’esercizio della carità” (n.19).<br />
missionarie, proporre alle comunità parrocchiali campi di Ci sono degli spazi vitali nelle nostre comunità che si pro-<br />
lavoro, ed infine pensare all’invio di sacerdoti diocesani pongono come luoghi “segno” di vocazione per tutta la<br />
fidei donum perché la nostra Chiesa si arricchisca nono- comunità cristiana. Il primo di essi è il presbiterio, in cui<br />
stante la scarsità del clero. Infine il pensare ad un vero e tutti i presbiteri sono uniti con il vescovo e tra di loro da<br />
proprio Centro Diocesano Missionario organismo pastorale uno speciale rapporto sacramentale di corresponsabilità e<br />
che la Chiesa diocesana si dà come punto unificante di tutte fraternità. La famiglia cristiana è chiamata a testimoniare<br />
le espressioni della missionarietà della chiesa locale. Uno amore e a promuovere incessantemente un clima di fede.<br />
strumento ordinato a far si che la comunità diocesana viva Bisogna rendere consapevoli i genitori del ministero di edu-<br />
intensamente il suo essere Chiesa-missione e lo traduca in catori della fede, conferito col sacramento del Matrimonio.<br />
atto nell'impegno specifico dell'annuncio del Vangelo a tut- Nella scuola, gli insegnanti, impegnati in un servizio che<br />
te le genti e della cooperazione con le Chiese sparse per il per natura sua è già vocazione e missione, hanno il compito<br />
mondo.<br />
di ampliare l’opera educativa della famiglia nell’orizzonte<br />
proprio della cultura, mai trascurando la dimensione vocazionale<br />
della vita. Il loro servizio può aprire l’animo dei<br />
ragazzi e dei giovani a una scelta di vita di totale donazione<br />
a Dio e ai fratelli. Gli animatori del tempo libero, al di là dei<br />
motivi immediati che ispirano le diverse attività (cultura,<br />
sport, ecc.) e dei valori umani che esse permettono di raggiungere<br />
non debbono perdere di vista l’obiettivo più alto:<br />
la formazione integrale e armonica della persona. Un’attenzione<br />
particolare - tra gli aspetti della radicalità evangelica<br />
legati alle vocazioni di speciale consacrazione – va dedicata<br />
alla presentazione del significato cristiano del celibato e del-<br />
6<br />
IL SANTO DEL MESE<br />
Febbraio 2011
la verginità consacrata, come espressione privilegiata della<br />
totale donazione a Cristo e al suo regno. Questo significato,<br />
infatti, nell’attuale contesto culturale viene difficilmente<br />
compreso e accolto. Il valore di tale dono si manifesta solo<br />
alla luce della parola di Dio e si coltiva con una premurosa<br />
cura di discernimento e di accompagnamento. La parrocchia,<br />
luogo privilegiato della proposta. La parrocchia è il<br />
luogo per eccellenza in cui va proclamato l’annuncio del<br />
Vangelo della vocazione e delle singole vocazioni, tanto da<br />
doversi pensare come comunità vocazionale, ministeriale e<br />
missionaria.<br />
Gli itinerari della fede L’annuncio del Vangelo della vocazione<br />
deve trovare riscontro negli itinerari di formazione<br />
alla vita cristiana mediante l’ascolto della Parola, la partecipazione<br />
all’Eucaristia e l’esercizio della carità. Spezzare il<br />
pane della Parola vuol dire investire precise energie nell’itinerario<br />
catechistico, portando alla luce la lettura vocazionale<br />
della vita, che sorregge la struttura e le pagine dei volumi<br />
del Catechismo pubblicato dalla C.E.I., in particolare quelli<br />
per i fanciulli e per i giovani. Preziosi «luoghi pedagogici»<br />
della pastorale vocazionale» sono i gruppi, i movimenti, le<br />
associazioni. Al loro interno, l’incontro con il Cristo è favorito<br />
da una concreta attenzione alle persone, da una proposta<br />
spirituale chiara e incentrata sulla preghiera. Non poche<br />
vocazioni sono nate a partire da queste esperienze.<br />
Chiamate! Tutti contribuiscano ad annunciare la diversità<br />
delle vocazioni nella Chiesa”. Non ci si può fermare ad un<br />
annuncio vocazionale rivolto a tutti, ma che è necessario<br />
mettere in atto tutte quelle forme di accompagnamento comunitario<br />
e personale capaci di sostenere i giovani nella<br />
risposta vocazionale. Le nostre Chiese hanno estremamente<br />
bisogno di uomini e donne capaci di rispondere con la<br />
Febbraio 2011<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
saggezza evangelica al: “Che cosa devo fare?” dei giovani.<br />
Sempre a proposito del “chiamare”, non possiamo dimenticare<br />
lo spazio proprio della pastorale giovanile. Se essa<br />
mette al centro dell’attenzione e dei programmi la persona<br />
di Cristo vivo nella sua Chiesa, il cuore delle ragazze e dei<br />
giovani si apre alla vocazione, cioè a una visione della vita<br />
come risposta a una chiamata. È necessario progettare cammini<br />
progressivi di formazione, che alla fine non possono<br />
non diventare esplicitamente vocazionali. Forma privilegiata<br />
di discernimento e accompagnamento vocazionale è<br />
la direzione spirituale.<br />
Il Centro Diocesano Vocazioni In una comunità a servizio<br />
di tutte le vocazioni si colloca il servizio del Centro Diocesano<br />
Vocazioni, organismo di comunione e strumento a<br />
servizio della pastorale vocazionale nella Chiesa locale. Il<br />
Centro Diocesano Vocazioni testimonia e anima l’unità di<br />
tutte le vocazioni, dagli sposi ai consacrati, e tutte le rappresenta.<br />
Esso promuove itinerari vocazionali specifici e<br />
coordina le iniziative di pastorale vocazionale esistenti nella<br />
Chiesa particolare; forma gli animatori vocazionali e ha<br />
cura che nel popolo di Dio si diffonda una cultura vocazionale;<br />
partecipa all’elaborazione del progetto pastorale diocesano<br />
e collabora in particolare con la pastorale familiare<br />
e con quella giovanile.<br />
Conclusione Pensando al “problema-vocazioni”, viene<br />
spontaneo intravedere in esso due sfide per le nostre Chiese.<br />
La più evidente e immediata è il bisogno di nuovi operai per<br />
la messe del Signore. È un bisogno “gridato” dalle nostre<br />
comunità bisognose di pastori e dai mille ambiti propri della<br />
missione: là dove il mondo invoca testimonianza di una<br />
vita spesa tutta per Dio. Ma dietro questo bisogno è in gioco<br />
un problema di cultura – la cultura di un «uomo senza vocazione»<br />
–, di fronte a cui a essere seriamente interpellate<br />
sono la nostra pastorale, la nostra vita di Chiesa, la nostra<br />
capacità di ascolto del mondo e di annuncio del Vangelo.<br />
Noi abbiamo però una certezza: anche nei momenti difficili<br />
della storia, lo Spirito Santo è all’opera e ci incoraggia<br />
a seminare con fiducia, soprattutto nel cuore delle nuove<br />
generazioni. Ci chiede di diventare mediazione sapiente di<br />
una proposta vocazionale che passa attraverso la vita e la<br />
parola.<br />
Don Nunzio Falcicchio<br />
Presidente 4^ Commissione<br />
CULTURA SCUOLA<br />
E COMUNICAZIONI<br />
SOCIALI<br />
La XII commissione si articola in 3 ambiti: cultura, scuola<br />
e comunicazioni sociali ( anche se nel titolo non si fa<br />
menzione della scuola!). Il primo ambito, quello della<br />
cultura, è stato coordinato da Anna Garziano, il secondo<br />
sulla scuola da Angelo Cianciotta e quello delle comunicazioni<br />
sociali da Leonardo Ferrulli.<br />
All’attuale strumento di lavoro si è giunti raccogliendo<br />
le risposte dei questionari, coinvolgendo un gruppo di<br />
7<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
12 membri della commissione: la sintesi diocesana ha<br />
evidenziato luci, ombre e questioni aperte. La scheda di<br />
questi dati è riprodotta nel testo fotocopiato, in quanto<br />
per un errore non risulta completa nello strumento di lavoro.<br />
Una fase successiva ha riguardato la stesura degli<br />
articolo del testo: la lettura della realtà è stata interpretata<br />
alla luce dei documenti del magistero della Chiesa. Gli<br />
articoli sono poi stati rivisti dalla segreteria del Sinodo<br />
e hanno ricevuto la stesura definitiva, presente nel testo.<br />
L’attuale strumento di lavoro propone una “visione globale”,<br />
ma non esaustiva, sul vasto mondo della cultura,<br />
della scuola e delle comunicazioni sociali e offre una<br />
prospettiva in cui emerge la dignità della persona, criterio<br />
valutativo fondamentale con cui giudicare le realtà<br />
umane. Sollecita da parte dei cristiani un’azione di presenza,<br />
di dialogo, di testimonianza profetica.<br />
Viene affidato all’assemblea sinodale perché:<br />
• possa dare corpo alle luci, alle ombre e alle questioni<br />
aperte, fornendo riferimenti inerenti la nostra realtà diocesana,<br />
modulando la complessità delle situazioni prese<br />
in considerazione, offrendo ulteriori indicazioni circa fenomeni<br />
latenti e non facilmente rilevabili;<br />
• possa recepire lo spirito degli insegnamenti magisteriali,<br />
ampliando la ricerca di riferimenti e approfondendone<br />
la comprensione dei significati e delle implicazioni soggiacenti;<br />
• possa offrire proposte tese a modificare prassi esistenti<br />
a volte inefficaci o discutibili, a valorizzare esperienze<br />
positive e carismi all’interno della comunità ecclesiale,<br />
a suggerire coraggiosamente e profeticamente sentieri<br />
nuovi e non battuti da percorrere in vista di un’azione<br />
pastorale feconda in ambiti così difficili, che osiamo<br />
<strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong> <strong>Gravina</strong> <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
Zona Pastorale <strong>Altamura</strong><br />
SESSUALITÀ<br />
DESIDERIO<br />
DI FELICITÀ<br />
Incontro Incontro rivolto rivolto alle alle coppie e e ai giovani. giovani<br />
27 marzo 27 marzo 2011, 2011, ore ore 17,00 17.00<br />
Parrocchia della Trasfigurazione<br />
Parrocchia della Trasfigurazione<br />
Introduce<br />
Introduce: Don Giovanni Don Giovanni Giove GIOVE - Parrocchia Sacro Cuore<br />
Interviene: Parrocchia Dott. Sacro Ludovica Cuore CARLI - Ginecologa<br />
Presidente Interviene Forum Associazioni Familiari di Puglia<br />
Dott. Ludovica Carli | Ginecologa<br />
Info: 080.3101090 Presidente del Forum - 3404683321<br />
delle Associazioni Familiari di Puglia<br />
www.metodinaturali.it<br />
8<br />
Info<br />
tel. 080.310.1090 - 340.4683321<br />
www.metodinaturali.it<br />
chiamare “di confine” e per questo di rinnovata evangelizzazione.<br />
Ci aspettiamo che le comunità della diocesi e i singoli<br />
credenti prendano a cuore questi ambiti e ne comprendano<br />
l’importanza per una inculturazione della fede e una<br />
evangelizzazione della cultura del nostro tempo: qui la<br />
fede ha la possibilità di articolarsi nelle concrete vicende<br />
della vita e di “incarnarsi” e certamente la cultura, e<br />
con questa due “luoghi” fondamentali come la scuola e i<br />
mezzi di comunicazione, può conseguire una dimensione<br />
altra e alta. Ma è necessario credere alla validità di<br />
questa relazione.<br />
Don Angelo CIANCIOTTA<br />
Presidente 5^ Commissione<br />
Don Venturino LORUSSO<br />
nel santuario di Picciano<br />
lunedì 21 Marzo 2011<br />
ore 18.30<br />
celebra<br />
il 50° anniversario di Sacerdozio.<br />
Saranno presenti alla celebrazione i Padri<br />
della stessa comunità, i parenti, gli amici,<br />
particolarmente alcuni Vescovi e Sacerdoti, e<br />
fedeli delle comunità parrocchiali di<br />
S.M.della Consolazione, del Sacro Cuore, di<br />
S. Sabino di <strong>Altamura</strong> e di S. Pietro Apostolo<br />
di Spinazzola.<br />
Ad multos annos,<br />
con l’augurio di un ministero<br />
ricco ancora di grazie<br />
e di frutti di santificazione.<br />
Febbraio 2011<br />
225
Un cammino condiviso fra missione, cultura, scuola e comunicazioni sociali<br />
Con una seduta intensa si è conclusa, lo scorso 31 gennaio,<br />
la prima sessione del Primo Sinodo Pastorale Diocesano.<br />
Numerosi gli<br />
interrogativi a cui<br />
la Chiesa locale sta<br />
cercando di rispondere<br />
“camminando<br />
insieme”. Al centro<br />
del dibattito, la riflessione.<br />
Che cosa<br />
è stato fatto e che<br />
cosa ancora si può<br />
fare per la famiglia?<br />
Per i giovani?<br />
Per le vocazioni?<br />
Per la cultura? Annunciare<br />
il Vangelo<br />
vuol dire, prima di<br />
tutto, viverlo ogni<br />
giorno. Ma la quotidianità<br />
necessita di ascolto. Solo il confronto trasforma<br />
le risposte in proposte da concretizzare. Fra le esigenze<br />
messe in risalto, quella della formazione. Durante la<br />
seconda seduta di gennaio, i delegati sinodali hanno affrontato<br />
temi quali la vocazione, la missione, la cultura,<br />
la scuola e le comunicazioni sociali. La Vita, ogni vita, è<br />
vocazione. Come mai il numero di ragazzi che decide di<br />
entrare in seminario si è ridotto? Perché i monasteri contano<br />
pochissime presenze e questo costringe a chiuderli?<br />
Fra le proposte, quella di promuovere Giornate vocazionali<br />
parrocchiali o cittadine, ma anche quella di incentivare<br />
visite guidate delle scolaresche nei monasteri del<br />
territorio. La scuola, nel suo ruolo educativo e formativo,<br />
può favorire la crescita culturale della comunità umana<br />
ridestando il valore di cittadinanza attiva, l'impegno per<br />
il sociale, il rispetto e la promozione del bene comune. E<br />
valorizzando il lavoro non come fonte di mero guadagno.<br />
Una cultura, insomma, che riconosca il passato collocandosi<br />
nel presente e proiettandosi nel futuro. La <strong>Diocesi</strong><br />
insiste sull'importanza dell'insegnamento della religione<br />
cattolica nell'istituzione scolastica come occasione di<br />
crescita per i ragazzi e per i giovani. Un insegnamento<br />
aperto all’interdisciplinarità e da collocare nel quadro<br />
delle finalità della scuola stessa. Ma pone l'accento anche<br />
sul ruolo e sulla "particolare attenzione" che meritano le<br />
scuole cattoliche presenti nella <strong>Diocesi</strong>, per la quasi totalità<br />
dell’infanzia. Qual è, inoltre, il rapporto fra <strong>Diocesi</strong><br />
e mezzi di comunicazione locali? La Chiesa “è consapevole<br />
che non è possibile ignorare il ruolo sempre più decisivo<br />
che assumono i mass media". Ma deve adoperarsi<br />
226<br />
Febbraio 2011<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
Conclusa la prima delle quattro tappe del Sinodo Pastorale Diocesano<br />
La Vocazione ad una Vita… tutta da vivere<br />
"perché attraverso i mezzi di comunicazione si diffonda<br />
la verità nel rispetto della dignità della persona". In molti<br />
hanno messo in<br />
evidenza "i rischi"<br />
di alcuni programmi<br />
televisivi. Fra<br />
le proposte, quella<br />
di istituire la Giornata<br />
diocesana<br />
per la diffusione<br />
della Stampa Cattolica<br />
e quella di<br />
promuovere, ogni<br />
24 gennaio, giorno<br />
dedicato a San<br />
Francesco di Sales,<br />
patrono dei giornalisti,<br />
l'incontro<br />
del Vescovo con<br />
gli operatori della<br />
comunicazione. La <strong>Diocesi</strong> ha un proprio sito web, un<br />
profilo sul noto social network Facebook ed un Ufficio<br />
per le Comunicazioni Sociali che funge anche da Ufficio<br />
Stampa. Ad <strong>Altamura</strong> esiste da diversi anni anche il giornale<br />
delle parrocchie «Comunità in Cammino». È stata<br />
presa in considerazione la possibilità di avere una pagina<br />
diocesana sul quotidiano «Avvenire». A proposito di Sinodo<br />
Pastorale Diocesano, dal 3 all’11 febbraio scorsi,<br />
in concomitanza con la Giornata Mondiale del Malato<br />
(11 febbraio), si è svolta la visita pastorale del vescovo<br />
monsignor Mario Paciello agli operatori sanitari, ai<br />
malati ricoverati nelle principali strutture operanti nella<br />
<strong>Diocesi</strong> ed alle associazioni di volontariato attive nel<br />
mondo della sanità. I temi della Vita, della Salute e della<br />
Sofferenza saranno affrontati in una delle quattro sessioni<br />
sinodali. La prossima seduta è prevista per i giorni 25,<br />
26 e 28 febbraio.<br />
Anna Maria COLONNA<br />
Ufficio Stampa Sinodo<br />
SINODO<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
Questo mese pubblichiamo la relazione presentata ai Delegati Sinodali dal Responsabile della<br />
Commissione Liturgia e Sacramenti<br />
LITURGIA E SACRAMENTI<br />
Il documento discusso in questa sessione<br />
è frutto del lavoro della Commissione<br />
n. 2 “Liturgia 9 e Sacramenti” e della<br />
successiva revisione e integrazione operate<br />
dalla presidenza e dalla segreteria<br />
del Sinodo. Il testo è strutturato grosso<br />
modo secondo l’impianto della sezione<br />
liturgica e sacramentale del Catechismo<br />
re i linguaggi propri di alcune categorie<br />
di persone che alla liturgia si sentono<br />
ancora quasi completamente estranee.<br />
I primi numeri del documento presentano<br />
la liturgia essenzialmente come opera<br />
trinitaria e delineano sommariamente<br />
l’esperienza trinitaria di chi celebra: la<br />
partecipazione, cioè, del celebrante al<br />
pastorale del cardinal Martini Dio educa<br />
il suo popolo. Egli proponeva alla fine<br />
una rilettura dell’intero documento “in<br />
chiave liturgica”. Che portata educativa<br />
ha la liturgia? Pensiamo, ad esempio, a<br />
come la liturgia può plasmare le relazioni<br />
tra le persone nelle nostre comunità.<br />
Veniamo ai sacramenti. Qui viene toccato<br />
da vicino il nostro vissuto ecclesiale<br />
e su questo tasto potremmo probabilmente<br />
essere più sensibili. La Chiesa<br />
si sta interrogando da tempo sui sacramenti<br />
della Iniziazione Cristiana. E qui<br />
evidentemente convergono molti dei<br />
discorsi che abbiamo fatto fino ad ora.<br />
I sacramenti dell’IC plasmano infatti la<br />
nostra identità di cristiani e quando avvertiamo<br />
che questa identità è offuscata<br />
o indebolita siamo portati a rimettere in<br />
discussione le modalità in cui sono celebrati.<br />
Sono in corso in numerose diocesi<br />
parecchi esperimenti di riforma: che<br />
esito avranno? La nostra diocesi si può<br />
impegnare in una riflessione in questo<br />
senso? Il Sinodo potrebbe iniziare ad affrontare<br />
il problema. Un altro tasto delicato<br />
è quello del matrimonio. Oggi più<br />
che mai in questo campo rischiamo che<br />
la liturgia ci sia espropriata e che venga<br />
svuotata del suo senso. Non si tratta ov-<br />
della Chiesa Cattolica, che ci è parso<br />
il più perspicuo e lineare per questo<br />
scopo. Il taglio, invece, con cui abbiamo<br />
scelto di rileggere tutta la materia è<br />
quello racchiuso nell’espressione “arte<br />
di celebrare”, ormai abbastanza consueta<br />
nella bibliografia liturgica. Ce ne<br />
serviamo per mettere in luce soprattutto<br />
due aspetti:<br />
1) La parola “arte” ci ricorda efficacemente<br />
il rapporto fondamentale tra la<br />
fissità di una norma, di un canone, di<br />
una regola e la molteplicità dei suoi esiti,<br />
delle sue attuazioni. Come in molte<br />
arti, anche nella liturgia noi abbiamo un<br />
rigoroso spartito teologico e liturgico (il<br />
rito) che ci permette tuttavia di mettere<br />
in atto ogni volta una celebrazione che<br />
sarà nuova, unica e irripetibile, legata<br />
alla storia, alle persone, alle sensibilità.<br />
2) Inoltre, la parola “arte” richiama<br />
anche l’importanza dei mezzi espressivi,<br />
dei segni e dei linguaggi di cui la<br />
liturgia per suo stesso statuto si serve.<br />
E’ sotto gli occhi di tutti - crediamo - la<br />
necessità di imparare a parlare il meglio<br />
rapporto tra il Padre e il Figlio nello Spirito<br />
Santo. Si indugia qualche istante su<br />
questo non solo per tratteggiare il contesto<br />
teologico in cui andranno inquadrati<br />
tutti i numeri successivi, ma anche<br />
perché ci sembra che questa realtà vada<br />
recepita e meditata ancora meglio nelle<br />
nostre comunità. La dossologia - se ci si<br />
può esprimere così - è, in fondo, il senso<br />
della vita! Per la discussione suggeriamo<br />
innanzitutto di tenere presenti le parole<br />
che il segretario ci ha consegnato a<br />
conclusione della prima sessione: evangelizzazione,<br />
formazione, famiglia. In<br />
che modo - ad esempio - la famiglia può<br />
diventare protagonista della liturgia?<br />
Possiamo avere presenti inoltre alcuni<br />
recenti documenti che senz’altro orienteranno<br />
la vita ecclesiale di questo tempo.<br />
Intendiamo l’esortazione apostolica<br />
postsinodale Verbum Domini di Papa<br />
Benedetto XVI, che dedica naturalmente<br />
uno spazio importante alla proclamazione<br />
liturgica della Parola di Dio, e gli<br />
orientamenti pastorali dell'Episcopato<br />
italiano per il decennio 2010-2020<br />
viamente di badare tanto all’applicazione<br />
di alcune norme, quanto di insegnare<br />
agli sposi a celebrare le loro nozze. La<br />
preparazione al matrimonio può intendersi<br />
come preparazione eminentemente<br />
liturgica? Infine, un cenno almeno al<br />
sacramento della Riconciliazione. Oggi<br />
si dice che sia in crisi, e sicuramente<br />
questo manifesta un grande bisogno di<br />
evangelizzazione. Tuttavia nelle nostre<br />
parrocchie ci accorgiamo anche come<br />
ci sia una richiesta insistente di ascolto:<br />
si possono forse mettere in relazione<br />
questi due momenti senza confusioni?<br />
E’ possibile forse vivere dei momenti di<br />
ascolto come “propedeutici” alla Confessione,<br />
lasciando emergere nelle contraddizioni<br />
della vita e nelle sofferenze<br />
interiori della persona, alla luce della<br />
parola di Dio, istanze bisognose di conversione?<br />
Siamo tutti consapevoli che<br />
nella liturgia e nei sacramenti si gioca il<br />
nostro modo di essere Chiesa e, anzi, la<br />
nostra stessa possibilità di essere Chiesa.<br />
E’ bello e necessario che nel Sinodo<br />
la Chiesa si interroghi su questo.<br />
possibile questi linguaggi con tutte le Educare alla vita buona del Vangelo. A<br />
Don Nicola CHIARULLI<br />
loro potenzialità, nonché la necessità di questo proposito ricordo la conclusione,<br />
Presidente Commissione<br />
decodificare ed eventualmente assume- per me inattesa, di una famosa lettera<br />
“Liturgia e Sacramenti”<br />
6<br />
Marzo 2011
Primo Sinodo Pastorale Diocesano: al via la<br />
seconda tappa<br />
RISCOPRIRE LA BELLEZZA<br />
SOBRIA DELLA LITURGIA<br />
Nei segni e nei testi liturgici c’è un tesoro ancora in buona parte<br />
inesplorato. Ma i segni parlano quando vengono compresi. Questo<br />
richiede uno sforzo di condivisione, di coinvolgimento, di<br />
comunicazione e di cambiamento affinché nessuno<br />
rimanga indietro, ritrovandosi, poi, a percorrere<br />
cammini solitari. Con la seduta del 25, 26 e 28 febbraio<br />
scorsi è stata introdotta la discussione della<br />
seconda area tematica del Primo Sinodo Pastorale<br />
Diocesano, quella relativa a Liturgia e Sacramenti.<br />
Al centro del dibattito, la cura dell’aspetto e degli<br />
spazi liturgici e la necessità di una chiesa povera di<br />
ornamenti superflui. Alla comprensione della centralità<br />
dell’altare si accompagna l’importanza del<br />
canto e del silenzio durante la liturgia. È il silenzio<br />
di una comunità immersa in Dio. «Occorre riflettere<br />
sulle parole dei canti perché quando si canta<br />
vengono dette un sacco di bugie», ha sottolineato<br />
più volte il vescovo monsignor Mario Paciello.<br />
Riflettere significa anche mettersi in ascolto. Tante<br />
volte le preghiere vengono pronunciate in maniera<br />
abitudinaria. Secondo le parole del Vescovo «è necessario cambiare<br />
mentalità». Il Sinodo deve lanciare sfide. La liturgia è Mistero<br />
che richiede una partecipazione consapevole da parte dei<br />
fedeli attraverso gesti e atteggiamenti. Non si tratta di un insieme<br />
di compiti da sbrigare. Il gesto liturgico è un atto sacro. Fra i servizi<br />
liturgici delle comunità parrocchiali, l’animazione. La <strong>Diocesi</strong><br />
ha un proprio coro e, attraverso l’Ufficio liturgico, propone<br />
periodicamente percorsi di formazione. Nelle parole del Vescovo,<br />
la necessità di una piena sintonia fra ciò che si celebra e ciò che<br />
si vive. È stata ribadita anche la necessità dell’uniformità delle<br />
celebrazioni e di un’attenta distribuzione dei compiti secondo i<br />
doni di ognuno, senza che questo crei tensioni. Ruoli e compiti<br />
non vanno vissuti come cosa propria, «perché tutto appartiene a<br />
Cristo e serve all’edificazione della Chiesa». L’invito, dunque, è<br />
ad una partecipazione attiva dei fedeli, che non devono sentirsi né<br />
ospiti né estranei, ma membri di una comunità.<br />
Marzo 2011<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
INCONTRARE CRISTO<br />
NEI SACRAMENTI<br />
La <strong>Diocesi</strong> si interroga sul modo in cui vengono celebrati e somministrati<br />
i Sacramenti, spesso vissuti come eventi personali o<br />
familiari. Invece hanno una portata comunitaria. L’argomento è<br />
stato affrontato durante la seduta sinodale dell’11, 12 e 14 marzo<br />
scorsi. Per accostarsi ai Sacramenti occorre comprenderli e questo<br />
richiede una preparazione adeguata, che diventa cammino di<br />
fede. Si tratta, infatti, di un itinerario che porta alla ricoperta del<br />
Vangelo. Ribadita<br />
la necessità di<br />
«far prendere coscienza<br />
della colpa<br />
e del peccato»<br />
in un’epoca in cui<br />
tutto è ritenuto lecito.<br />
Il primo vero<br />
incontro con Cristo<br />
avviene nel<br />
Battesimo, che<br />
rappresenta uno<br />
dei Sacramenti<br />
dell’Iniziazione<br />
Cristiana. Gli altri<br />
sono Confermazione<br />
ed Eucarestia.<br />
Ordine Sacro e Matrimonio costituiscono i Sacramenti<br />
al servizio della Comunione. Riconciliazione ed Unzione degli<br />
Infermi, i Sacramenti di Guarigione. Riflessioni ha suscitato la<br />
superficialità con cui, spesso, ci si accosta ai Sacramenti, doni da<br />
accogliere. Il Battesimo di un figlio è riscoperta del proprio Battesimo.<br />
Fra gli aspetti affrontati, la fatica ed il disagio avvertiti da<br />
numerosi fedeli nei confronti del Sacramento della Riconciliazione.<br />
L’accento è stato posto sull’importanza della pratica dell’esame<br />
di coscienza, che presuppone un cammino di formazione. Occorre<br />
imparare a vivere la riconciliazione donando e ricevendo il<br />
perdono in parrocchia, nei luoghi di lavoro e in famiglia. Il senso<br />
dell’Unzione degli Infermi, invece, è la comunione con Cristo<br />
sofferente. A questo Sacramento di Guarigione si accompagna la<br />
preghiera per e con le famiglie degli ammalati, che vanno sostenute.<br />
Anna Maria COLONNA - Ufficio Stampa Sinodo<br />
L’INTUIZIONE DI UN VECCHIO CARDINALE APPENA ELETTO PAPA<br />
4 Ottobre 1958, sono in viaggio verso un piccolo paese tanti del magistero della Chiesa, perplessità e dubbi. Ne ho<br />
di montagna della Lucania dove mi è stata assegnata una avuto una piccola prova in una riunione di sacerdoti e laici<br />
cattedra nella Scuola Media Statale, per l’insegnamento di nell’episcopio della nostra città, durante la quale qualche<br />
materie letterarie. E’ una data importante per me, perché sacerdote lo definiva “ Concilio della rivoluzione”. Allo-<br />
apre la mia vita ad un lavoro che continuerà nel tempo per ra mi venne in<br />
lunghi anni. Il panorama che si presenta alla mia vista è mente e sulle<br />
quasi magico: piccoli paesi appollaiati sui monti, che appa- labbra la seiono<br />
e improvvisamente scompaiono avvolti nella nebbia, guentedoman- fra tornanti che si susseguono e che fanno tenere il fiato da. “allora è<br />
sospeso. Nello stesso tempo il mio pensiero va a Roma, tutta colpa dello<br />
dove in S. Pietro si sta svolgendo l’incoronazione di papa Spirito Santo?”.<br />
Giovanni XXIII, che sarà definito il “ Papa Buono”. Cerco La risposta è ab-<br />
di immaginare con la fantasia lo svolgimento di tale evenbastanza chiara<br />
to, rattristata di non poterlo seguire neanche per televisio- e i fatti succesne<br />
e nello stesso tempo ignara, come tanti altri, di ciò che sivi ne daranno<br />
questo Pontefice, già avanti negli anni, susciterà nella vita ragione.<br />
della Chiesa con l’indizione del Concilio Vaticano II. L’ Chiara<br />
avvenimento susciterà in molti, soprattutto nei rappresen- CARISSIMO<br />
SINODO<br />
7<br />
PILLOLE SUL CONCILIO<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
Sinodo: Benedizioni e Pietà Popolare<br />
TRA RESPONSABILITÀ EDUCATIVA E TRADIZIONE<br />
Con la riunione del 28 marzo scorso si è conclusa la se-<br />
conda sessione del nostro <strong>sinodo</strong>. Oggetto della discussione,<br />
tenutasi nelle riunioni del 25, 26 e 28 marzo, la sezione<br />
dello Strumento di lavoro riguardante le benedizioni e la<br />
pietà popolare, che conclude l’area relativa alla liturgia e<br />
ai sacramenti. Pochi i numeri oggetto del dibattito quanto<br />
intensi i momenti di confronto<br />
e scambio. Da questi momenti<br />
è emerso come la pietà popolare<br />
costituisca anche ai nostri<br />
giorni una dimensione rilevante<br />
della vita ecclesiale e come<br />
essa possa diventare un veicolo<br />
educativo di valori della<br />
tradizione cristiana, riscoperti<br />
nel loro significato più autentico:<br />
resa sobria e rinnovata nei<br />
contenuti e nelle forme, infatti,<br />
essa consente di raggiungere<br />
coloro che altrimenti resterebbero<br />
ai margini del percorso di<br />
fede comunitario. Si è sottolineata<br />
l’importanza della festa<br />
quale momento in cui rafforzare<br />
il proprio sentirsi parte di una comunità. Essa, nelle sue<br />
due dimensioni – sacra e profana - potrebbe favorire l’incontro,<br />
lo scambio e il confronto tra generazioni stesse, che<br />
spesso vivono in mondi separati ed estranei a causa dell’impoverimento<br />
e della frammentazione delle relazioni. Ci si<br />
è chiesti come garantire l’intreccio armonico di questi due<br />
aspetti che la caratterizzano. Ci si è chiesti, peraltro, come<br />
LA MUSICA ACCENDE LA VITA INTERIORE<br />
Il giorno quattro aprile 2011 nella maestosa Cattedrale di<br />
<strong>Altamura</strong>, tutte le forze dell’ordine (Finanza, Carabinieri,<br />
Esercito, Polizia di Stato, Polizia Municipale) hanno<br />
condiviso un momento di preghiera. La liturgia è stata<br />
resa solenne dall’organo a canne, suonato dalla pianista<br />
Anna Fiore accompagnato da alcuni componenti del coro<br />
della Cattedrale integrato da un gruppo di militari<br />
dell’Esercito della compagnia di <strong>Altamura</strong>. Esso<br />
è stato diretto con magnanimità dall’illustre direttrice<br />
Tota Milena, nonché assistente della Polizia<br />
di Stato. La celebrazione è stata presieduta<br />
da sua Eccellenza Mons. Mario Paciello, il quale<br />
durante l’omelia ha ricordato il momento drammatico<br />
e difficile che l’Italia sta vivendo nell'accogliere<br />
i tanti rifugiati che stanno percorrendo<br />
le nostre Regioni. Egli, inoltre, ha affermato “che<br />
come non mai risulta impellente invocare in questo<br />
giorno la pace e la protezione di Dio Padre su<br />
tutti i militari impegnati in campo a gestire tale<br />
situazione con iniziative di emergenza”. E’ stata<br />
4<br />
conciliare la responsabilità educativa della Chiesa locale in<br />
quanto madre, grembo accogliente in cui si è generati come<br />
figli di Dio e in cui si fa esperienza del suo amore, ma anche<br />
maestra chiamata ad essere colonna e sostegno della verità<br />
(1 Tm 3, 15), e il rispetto delle tradizioni presenti nel nostro<br />
territorio diocesano. Alle posizioni più radicali si sono<br />
affiancate quelle di<br />
chi ha rievocato i<br />
propositi di cambiamento<br />
fatti in<br />
passato e oggetto<br />
di documentazione,<br />
sottolineando<br />
le difficoltà incontrate<br />
nella loro<br />
attuazione. Ci si è<br />
detti anche quanto<br />
in realtà ogni meta<br />
esiga per il suo raggiungimentopazienza,<br />
gradualità,<br />
progettualità coraggiosa<br />
e impegno<br />
duraturo, oltre che<br />
collaborazione ed unità intorno alla persona del Vescovo.<br />
La prossima sessione si aprirà il prossimo 13 maggio, con<br />
l’analisi dell’area relativa alla carità. Quello stesso ardore<br />
che infiammò i cuori dei discepoli di Emmaus ci consenta<br />
di riconoscere la presenza del Risorto lungo questo nostro<br />
cammino.<br />
Suor CHIARALUCE<br />
la musica che ha deliziato l’orecchio dei presenti. Essa,<br />
infatti, fa emergere la parte più bella e segreta di noi esseri<br />
umani, quella in cui siamo “veramente noi” quella<br />
che può incontrare Dio. Mi piace concludere questa breve<br />
riflessione con le parole di ROMAIN ROLLAND (1866-<br />
1944) “La musica è il canto dei secoli e il fiore della storia,<br />
nasce dalla gioia e dal dolore degli uomini”<br />
Caterina CASIELLO<br />
Aprile 2011<br />
227
<strong>Altamura</strong>, <strong>Gravina</strong>,<strong>Acquaviva</strong> Delle Fonti Unite nella Comunione Ecclesiale<br />
LA DIOCESI DELLE MURGE<br />
Dal 30 settembre 1986 è stata costituita<br />
la diocesi delle Murge unificando<br />
il territorio che comprende le tre<br />
città con altri tre paesi: Santeramo,<br />
Spinazzola, Poggiorsini. Nel 25°<br />
anno della sua istituzione è doveroso<br />
fare un bilancio, che serva a<br />
ricordare le nostre radici ecclesiali,<br />
ed esaminare l’ultimo periodo per<br />
una maggiore fedeltà al progetto<br />
costitutivo e infine programmare<br />
lo sviluppo futuro. La celebrazione<br />
del 1° Sinodo pastorale diocesano in<br />
corso, offre l’opportunità per registrare<br />
le varie fasi della vita religiosa<br />
e culturale della nuova diocesi. Con<br />
simili parole il moderatore don Angelo<br />
Cianciotta introduce la Tavola<br />
Rotonda, voluta dal nostro Vescovo<br />
mons. Mario Paciello. La riflessione<br />
storica e pastorale è stata organizzata<br />
lunedì 11 aprile nell’ampia chiesa<br />
della Trasfigurazione ad <strong>Altamura</strong>.<br />
L’assemblea dei presenti, provenienti<br />
da tutti i paesi della diocesi, ha<br />
potuto ascoltare ed applaudire i tre<br />
relatori, che hanno illustrato gli argomenti<br />
proposti. Il prof. Giuseppe<br />
Pupillo ha sintetizzato lo sviluppo<br />
storico delle Chiese di <strong>Altamura</strong>,<br />
<strong>Gravina</strong> e <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti dalle<br />
loro origini fino al 1986. E’ stato<br />
un discorso equilibrato, che ha sottolineato<br />
più i tentativi di comunione<br />
che i momenti di contrapposizione<br />
tra le due Chiese limitrofe: <strong>Altamura</strong>,<br />
nata come Arcipretura Nullius<br />
nel 1232, e <strong>Gravina</strong>, già diocesi vescovile<br />
due secoli prima. <strong>Altamura</strong><br />
e <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti erano già<br />
unite fin dal 1848 per decreto del<br />
Papa Pio IX. Il prof. Don Giacomo<br />
Lorusso, docente di Sacra Scrittura,<br />
ha trattato dell’azione pastorale della<br />
diocesi dal 1986 ad oggi. Ha percorso<br />
il cammino di unità compiuto da<br />
mons. Tarcisio Pisani, che ha offerto<br />
il suo cuore sofferente per creare<br />
una cultura di comunione con molte<br />
iniziative pastorali. Mons. Agostino<br />
Superbo ha sviluppato l’opera ini-<br />
228<br />
Aprile 2011<br />
ziata dal predecessore con grande<br />
perizia valorizzando soprattutto i<br />
giovani fin quando è stato chiamato<br />
ad incarichi nazionali dalla Chiesa<br />
italiana. Mons. Mario Paciello, già<br />
esperto Vescovo, il 25 ottobre 1997<br />
proclamava il suo programma: “Cre-<br />
do nella parrocchia organicamente<br />
strutturata, aperta alla collaborazione<br />
e alla partecipazione, attenta al<br />
territorio e interessata a tutti i suoi<br />
problemi”. La realizzazione di questo<br />
impegno animava i piani pastorali<br />
annunciati nelle assemblee<br />
annuali al Santuario della Madonna<br />
dell’Incoronata. Il relatore elencava<br />
i numerosi provvedimenti intrapresi<br />
attraverso il contatto continuo con le<br />
comunità parrocchiali, con le due visite<br />
pastorali e infine con la preparazione<br />
triennale del Sinodo pastorale.<br />
Il terzo intervento del preside della<br />
Facoltà Teologica Pugliese, don Salvatore<br />
Palese, ha trattato dell’azione<br />
pastorale della diocesi in una società<br />
che cambia. Con uno stile famigliare<br />
ha ricordato che la nuova diocesi, pur<br />
ricordando le sue radici, deve svilupparsi<br />
secondo i nuovi modelli culturali<br />
senza venir meno ai fondamenti<br />
teologici, che la Chiesa del Concilio<br />
propone nella scia della Tradizione.<br />
L’unità di una Comunità più grande<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
è essenziale per agire con maggiori<br />
forze preparate e specializzate in un<br />
mondo multiculturale e diversifica-<br />
to. Negli intervalli degli interven-<br />
ti i complessi canori “Don Cesare<br />
Franco” di <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti,<br />
“Don Luigi Sanseverino Gramegna<br />
di <strong>Gravina</strong> e F.S. Mercadante di <strong>Altamura</strong><br />
hanno cantato i loro repertori<br />
creando una atmosfera di preghiera e<br />
di spiritualità, necessaria alla comunione<br />
diocesana. Il ringraziamento<br />
e il saluto finale del Vescovo hanno<br />
concluso l’incontro comunitario.<br />
Vincenzo BASILE<br />
REFERENTE ECCLESIALE: Don Giacomo FIORE<br />
COORDINATORE DI REDAZIONE: Gennaro CLEMENTE<br />
COMITATO DI REDAZIONE:<br />
Vincenzo BASILE; Anna Maria COLONNA; Nicola<br />
CORRADO SALATI; Antonio FIORE ;Luigi LANGONE;<br />
Grazia LORUSSO; Domenica OSTUNI; Michele TOTA<br />
REFERENTI PARROCCHIALI:<br />
CATTEDRALE - S. NICOLA: Filippo COLONNA<br />
SS. TRINITÀ: Giuseppe MAFFEI<br />
S. TERESA: Luigi LANGONE<br />
S. MARIA della CONSOLAZIONE: Luca CALIA<br />
S. SEPOLCRO: Domenica OSTUNI - Antonio FIORE<br />
S. CUORE di GESU’: Anna ACQUAVIVA<br />
S. MICHELE A.: Vito FIORINO - Giovanni LOPORCARO<br />
CHIESA<br />
SS. ROSARIO di POMPEI: Rocca LETTINI<br />
S. ANNA: Gianni DAMBROSIO COMUNITÀ - Carmela CARLUCCI IN CAMMINO<br />
SS. REDENTORE: Mariolina POPOLIZIO<br />
S. GIOVANNI BOSCO: Grazia LORUSSO<br />
S. SABINO in FORNELLO: Massimo INCAMPO PANARO<br />
S. MARIA del CARMINE e S. LUCIA: P. Maurizio BEVILACQUA<br />
S. MARIA delle GRAZIE: Don Giovanni MONITILLO<br />
S. AGOSTINO:<br />
e-mail: gennarocl@libero.it<br />
STAMPA: Grafica&Stampa<br />
CHIESA<br />
Papa Benedetto 5 XVI concede alla nostra <strong>Diocesi</strong> un’udienza esclusiva<br />
per confermarci e confortarci nel nostro cammino<br />
Il 2 Luglio 2011, guidati dal Vescovo Mario PACIELLO, in settemila tra presbiteri,<br />
religiosi e laici nell’aula Paolo VI per l’abbraccio filiale con il successore di Pietro<br />
Carissimi,<br />
con immensa gioia vi comunico che dalla Segreteria di Stato del Vaticano mi è giunta la conferma che il<br />
Santo Padre Benedetto XVI ci aspetta il 2 luglio 2011, nell’Aula Paolo VI, per un’udienza esclusiva<br />
concessa alla nostra <strong>Diocesi</strong>. La benevola accoglienza della nostra richiesta da parte del Papa, è un segno<br />
di immensa paternità che dobbiamo apprezzare e valorizzare, e alla quale dobbiamo rispondere con entusiasmo<br />
e plenaria partecipazione. Perché l’incontro si trasformi in un’intensa esperienza di fede e segni una data<br />
storica nel cammino sinodale della nostra Chiesa Particolare, è necessario:<br />
- affrettarsi a dare la propria adesione;<br />
- diffondere la notizia tra parenti, amici, ambienti di lavoro;<br />
- prepararsi spiritualmente con la preghiera, la catechesi, la partecipazione ai sacramenti della confessione e<br />
dell’Eucaristia.<br />
Non serve incontrare il Papa se l’incontro con Lui non ci porta all’incontro con Cristo. Sacerdoti, Religiose,<br />
Membri Sinodali, Operatori Pastorali, Fidanzati, Fedeli laici, Associazioni, Scuole, Aziende,<br />
Enti, Amministrazioni Comunali, Cresimati, Neo-comunicati, Famiglie, sono tutti invitati a partecipare.<br />
Andiamo dal Papa per onorare Pietro, per ascoltare la Sua parola, per dare al Suo cuore afflitto da<br />
tante prove, un segno di affetto filiale, di comunione di fede e di amore, e per essere confermati e confortati nel<br />
nostro cammino. Poiché l’Aula può accogliere fino a settemila persone, è necessario monitorare il numero<br />
dei partecipanti, per evitare che si resti fuori, pur arrivando fino a Roma. Ci si affretti, quindi, a comunicare<br />
al più presto ai parroci la propria partecipazione. Con la fiduciosa certezza che l’entusiasmo e la solerzia di<br />
tutti preparerà la migliore riuscita al nostro pellegrinaggio, vi saluto e vi benedico.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 15 maggio 2011<br />
4<br />
radio altamura uno<br />
FM 101,00 Mhz<br />
Ogni mattina, ore 7,40: INCONTRO CON MARIA<br />
5 minuti con la Madre del Signore a cura delle<br />
Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe<br />
Corso Umberto I°, 17 - 70022 <strong>Altamura</strong> - Tel 080.3115462 - Fax 080.3116232<br />
E-mail: contatti@radioaltamurauno.it - pubblicita@radioaltamurauno.it<br />
Web: www.radioaltamurauno.it<br />
Maggio 2011
Sinodo: Continua il lavoro dei delegati sinodali<br />
DIAKONIA: IL SERVIZIO DELLA CARITÀ<br />
All’interno delle indicazioni del magistero<br />
episcopale di questi anni guidati<br />
da sua Ecc.za mons. Paciello, ,<br />
(Le lectio sul “Pozzo di Giacobbe”,<br />
La lettera quaresimale “Cenere e fuoco”,<br />
“Carissimi don…”, “Da uomo<br />
a uomo, ecc.), il lavoro svolto dalla<br />
commissione sinodale sulla Carità,<br />
nella raccolta dei contributi delle<br />
comunità di base della <strong>Diocesi</strong> ed il<br />
successivo confronto con gli uffici di<br />
pastorale sociale e della salute, hanno<br />
prodotto una proposta di testo, che è<br />
stato pubblicato nel <strong>quaderno</strong> sinodale<br />
e che i delegati sinodali hanno<br />
tra le mani come strumento di lavoro.<br />
In più, tenendo presente quanto<br />
Benedetto XVI nelle sue encicliche<br />
ma soprattutto nella Deus caritas est<br />
dice:nel n. 25: “Giunti a questo punto,<br />
raccogliamo dalle nostre riflessioni<br />
due dati essenziali: L'intima natura<br />
della Chiesa si esprime in un triplice<br />
compito: annuncio della Parola di Dio<br />
(kerygma-martyria), celebrazione dei<br />
Sacramenti (leiturgia), servizio della<br />
carità (diakonia). Sono compiti che si<br />
presuppongono a vicenda e non possono<br />
essere separati l'uno dall'altro.<br />
La carità non è per la Chiesa una specie<br />
di attività di assistenza sociale che<br />
si potrebbe anche lasciare ad altri, ma<br />
appartiene alla sua natura, è espressione<br />
irrinunciabile della sua stessa<br />
essenza”. Perciò, parlare di Carità,<br />
vuol dire parlare del Mistero cristiano<br />
in toto, come esperienza necessaria e<br />
costitutiva dell’essere cristiano ogni<br />
giorno, a prescindere dalle questioni<br />
e dalle emergenze sulle povertà e<br />
fragilità. Carità è Cristo, rivelazione e<br />
prolungamento della Misericordia del<br />
Padre. Non è fuori luogo ricordare<br />
che Benedetto XVI ha precisato che:<br />
”All'inizio dell'essere cristiano non<br />
c'è una decisione etica o una grande<br />
idea, bensì l'incontro con un avvenimento,<br />
con una Persona, che dà alla<br />
vita un nuovo orizzonte e con ciò la<br />
direzione decisiva” (Deus caritas est,<br />
n.1).<br />
Di logica conseguenza, è quel nuovo<br />
orizzonte, quella direzione decisiva,<br />
Maggio 2011<br />
che permette ai membri sinodali e, attraverso<br />
di loro, a tutti i cristiani della<br />
nostra Chiesa locale di interrogarsi<br />
sulla loro identità e sulla efficacia<br />
della loro presenza nella quotidianità<br />
della vita, nelle dinamiche relazionali<br />
e nelle esigenze della società tutta.<br />
In rapporto al bene comune, infine, la<br />
Carità ha una responsabilità ed un’efficacia<br />
ben sottolineata nella stessa<br />
Deus caritas est al n.28: “L'amore<br />
— caritas — sarà sempre necessario,<br />
anche nella società più giusta. Non<br />
c'è nessun ordinamento statale giusto<br />
che possa rendere superfluo il servizio<br />
dell'amore. Chi vuole sbarazzarsi<br />
dell'amore si dispone a sbarazzarsi<br />
dell'uomo in quanto uomo. Ci sarà<br />
sempre sofferenza che necessita di<br />
consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà<br />
solitudine. Sempre ci saranno anche<br />
situazioni di necessità materiale nelle<br />
quali è indispensabile un aiuto nella<br />
linea di un concreto amore per il prossimo.<br />
Lo Stato che vuole provvedere<br />
a tutto, che assorbe tutto in sé, diventa<br />
in definitiva un'istanza burocratica<br />
che non può assicurare l'essenziale di<br />
cui l'uomo sofferente — ogni uomo<br />
— ha bisogno…”. Ma, “L'amore del<br />
prossimo radicato nell'amore di Dio è<br />
anzitutto un compito per ogni singolo<br />
fedele, ma è anche un compito per<br />
l'intera comunità ecclesiale, e questo<br />
a tutti i suoi livelli: dalla comunità lo-<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
5<br />
SINODO<br />
cale alla Chiesa particolare fino alla<br />
Chiesa universale nella sua globalità.<br />
Anche la Chiesa in quanto comunità<br />
deve praticare l'amore. Conseguenza<br />
di ciò è che l'amore ha bisogno anche<br />
di organizzazione quale presupposto<br />
per un servizio comunitario ordinato.<br />
La coscienza di tale compito ha avuto<br />
rilevanza costitutiva nella Chiesa fin<br />
dai suoi inizi (At 2, 44-45): « Tutti<br />
coloro che erano diventati credenti<br />
stavano insieme e tenevano ogni cosa<br />
in comune; chi aveva proprietà e sostanze<br />
le vendeva e ne faceva parte a<br />
tutti, secondo il bisogno di ciascuno<br />
» (Deus caritas est, n20). Perciò, nel<br />
ricordare quello che lo stesso Papa<br />
nella Caritas in Veritate sottolinea e,<br />
cioè, come l’esperienza della Carità<br />
è utile e necessaria alla stessa vita di<br />
Chiesa autenticamente missionaria, in<br />
quanto ne verifica la sua vitalità e incidenza,<br />
come anche alla stessa società,<br />
che senza di essa sarebbe disumana,<br />
mai come in questa occasione si<br />
evidenziano verissime le osservazioni<br />
sia di Santa Teresa del Bambin Gesù,<br />
che di Padre Annibale di Francia rispettivamente:<br />
“Quando sono caritatevole<br />
è solo Gesù che agisce in me”;<br />
e “I poveri ci sono e possono essere<br />
un dono di Dio ma senza Gesù, scocciano”.<br />
Don Vito CASSESE<br />
Presidente della Commissione<br />
SINODO<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
Sinodo: relazione introduttiva al tema della terza seduta della terza sessione<br />
del 10-11-13 giugno 2011<br />
VITA, SALUTE, SOFFRENZA<br />
Nella seduta di giugno, siamo chiamati a riflettere insieme<br />
sui temi della vita, della salute e della sofferenza, per individuare<br />
nella nostra <strong>Diocesi</strong> - per il futuro - linee di azione<br />
pastorale all’altezza dei tempi. Si tratta di ambiti delicati<br />
e attuali per la vita delle nostre Comunità, delle famiglie<br />
e della società in cui viviamo. Si suole parlare di temi<br />
etici particolarmente “sensibili”. Essi sono trattati nei numeri<br />
318-364 del nostro “Strumento di Lavoro” sinodale.<br />
Dall’esame<br />
delle risposte,<br />
che le Parrocchie<br />
nella fase<br />
preparatoria<br />
hanno dato al<br />
“questionario”<br />
riguardante<br />
tali argomenti,<br />
abbiamo rilevato<br />
delle luci<br />
e delle ombre,<br />
aspetti positivi<br />
e lacune.<br />
E’ positivo<br />
che le nostre<br />
Comunità<br />
parrocchiali<br />
siano sensibili<br />
e attente alle questioni riguardanti la vita e la morte, la<br />
salute e la malattia, la condizione degli anziani e dei diversamente<br />
abili. In esse è diffuso un atteggiamento contrario<br />
alla pratica dell’aborto e un giudizio negativo nei<br />
confronti dell’eutanasia. In genere, i malati, gi anziani,<br />
i diversamente abili non sono considerati uno “scarto”,<br />
ma una “risorsa” per la comunità civile ed ecclesiale.<br />
E’ considerato elemento positivo anche il ministero dei<br />
cappellani negli ospedali e quello dei ministri straordinari<br />
della Comunione nelle parrocchie, dove affiancano i<br />
sacerdoti nell’assistenza spirituale dei malati. Ad oggi, il<br />
loro numero raggiunge complessivamente poco più delle<br />
350 unità. Altra luce è data dalla presenza in <strong>Diocesi</strong><br />
dell’Ospedale “F. Miulli” quale Ente Ecclesiastico e quale<br />
struttura sanitaria “di eccellenza” in ambito regionale<br />
e nazionale. Da non trascurare l’esistenza nel territorio<br />
della <strong>Diocesi</strong> di altre strutture sanitarie pubbliche. Tra le<br />
ombre o lacune emerse, c’è da dire che l’aborto è diffuso<br />
nei nostri Paesi come nel resto della Puglia soprattutto<br />
tra le ragazze di età inferiore ai 18 anni, anche se esso<br />
rimane un fenomeno ancora in parte sommerso. Nella<br />
predicazione e nella catechesi non sono sufficientemente<br />
presenti i temi della bioetica. Circa la cura e l’assistenza<br />
4<br />
ai malati non sempre c’è intesa e collaborazione tra le famiglie<br />
e gli operatori sanitari e, nella gestione delle strutture<br />
sanitarie, l’efficienza e la razionalizzazione dei costi<br />
non sempre facilitano l’umanizzazione dei rapporti con i<br />
malati. Dal punto di vista religioso, poi, l’assistenza degli<br />
infermi negli ospedali è spesso ridotta al solo ministero<br />
del cappellano.<br />
Il capitolo dello “Strumento di Lavoro” dedicato al tema<br />
“Vita, Salute,<br />
Sofferenza” è<br />
suddiviso in<br />
tre parti:<br />
1 – La dignità<br />
della vita<br />
umana: dono<br />
e responsabilità;<br />
2 – Malattia,<br />
assistenza e<br />
cura degli infermi;<br />
3 – Anziani.<br />
Le prime due<br />
parti sono più<br />
complesse e<br />
articolate; la<br />
terza parte,<br />
monotematica, è più semplice e più breve. Il tema riguardante<br />
i diversamente abili, che pure era compreso<br />
nel nostro questionario cui hanno risposto le parrocchie,<br />
è stato inserito tra le questioni sociali affrontate nella Seduta<br />
precedente a questa, nel tema: “ lavoro e questiono<br />
sociali”. La prima parte, riguardante la vita umana,<br />
inizia dalla considerazione della vita come dono di Dio,<br />
per passare poi a considerare i nodi problematici quali<br />
l’aborto, la fecondazione artificiale, l’eutanasia e l’accanimento<br />
terapeutico. Su questi problemi ci si interroga,<br />
non solo a livello medico-scientifico, ma soprattutto a<br />
livello di Chiesa e si sostiene la responsabilità educativa<br />
della Comunità cristiana nel promuovere, insieme ad<br />
altre agenzie educative, una cultura della vita, specialmente<br />
tra i giovani; nel sostenere e favorire la ricerca<br />
medica circa la terapia del dolore attraverso le cure palliative<br />
e nell’affiancare con amore le famiglie nell’accompagnamento<br />
pastorale del morente. Si sollecita la<br />
creazione nella nostra <strong>Diocesi</strong> di servizi di assistenza e di<br />
accompagnamento dei malati terminali (es. l’ hospice), si<br />
avanza la proposta di costituire un’équipe di persone con<br />
competenze professionali interdisciplinari, che possa offrire<br />
alle famiglie interessate informazioni e consulenze<br />
Giugno/Luglio 2011<br />
229
appropriate. A livello più strettamente ecclesiale, si propone<br />
di istituire, accanto al ministero straordinario della<br />
Comunione, un nuovo ministero detto “della Consolazione”,<br />
come già avviene in qualche altra diocesi della<br />
Puglia (es. Taranto). La seconda parte, dedicata all’argomento<br />
della malattia e dell’assistenza e cura degli infermi,<br />
presenta questi sottotemi: 1) la salute; 2) la malattia<br />
e la sofferenza; 3) la pastorale sanitaria; 4) le strutture<br />
sanitarie cattoliche. Circa la pastorale sanitaria e la missione<br />
della Chiesa nel servizio ai malati e ai sofferenti,<br />
si precisa il ruolo dell’Ufficio diocesano di Pastorale<br />
della Salute; si sottolinea l’importanza e la necessità che<br />
il cappellano ospedaliero, soprattutto nella struttura sanitaria<br />
cattolica, non sia lasciato solo nello svolgimento<br />
del suo ministero, ma che sia affiancato da altre figure<br />
pastorali (diaconi, consacrati e consacrate, laici) in una<br />
vera e propria cappellania ospedaliera; si parla del ruolo<br />
delle associazioni di volontariato nel campo dell’assistenza<br />
socio-sanitaria; si illustra la “diaconia evangelica”<br />
delle parrocchie verso i sofferenti ed il loro impegno<br />
per la promozione della salute. Sul tema delle strutture<br />
sanitarie cattoliche, non poteva mancare un esplicito riferimento<br />
all’Ente Ecclesiastico Ospedale “F. Miulli”,<br />
chiamato ad eccellere non solo come struttura sanitaria<br />
efficiente, ma anche come luogo privilegiato di formazione<br />
professionale, etica e spirituale del personale, e<br />
come ambiente in cui al centro ci sia il servizio all’uomo<br />
malato. Nella terza parte del capitolo, dedicato agli anziani,<br />
si parla prima della responsabilità della famiglia<br />
e della società nei confronti dell’anziano e poi ci si sofferma<br />
sulla responsabilità della Comunità ecclesiale nel<br />
prendersi cura di loro e nel valorizzarli al proprio interno<br />
nella sua opera e missione evangelizzatrice. Si fa particolare<br />
riferimento in questa terza parte all’esperienza del<br />
volontariato. Concludendo questa relazione introduttiva,<br />
non posso fare a meno di sollecitare la vostra attenzione<br />
ed il vostro sforzo creativo nell’individuare risposte appropriate<br />
ed efficaci alle questioni aperte, indicate nello<br />
Strumento di Lavoro. Riguardo al tema della Vita, sono<br />
posti due interrogativi: - Come formare i giovani e i loro<br />
educatori all’affettività, all’amore e al rispetto della vita?<br />
1 – Come coniugare risorse e necessità del territorio a<br />
favore di strutture e servizi per l’accoglienza della vita?<br />
A proposito delle Strutture sanitarie, in particolare quelle<br />
cattoliche, ancora due interrogativi:<br />
1 – Come formare il personale sanitario dal punto di vista<br />
etico-religioso, oltre che professionale?<br />
2 – Come conciliare l’efficienza delle strutture, la razionalizzazione<br />
dei costi e l’umanizzazione dei rapporti?<br />
Riguardo poi alla Pastorale della Salute, ci si chiede:<br />
1 – Come impostare una pastorale sanitaria che sia<br />
espressione del volto misericordioso della Chiesa? Si<br />
possono costituire delle vere e proprie cappellanie nei<br />
nostri Ospedali? Si può dar vita a nuovi ministeri a favore<br />
dei malati, specialmente terminali, e delle loro famiglie?<br />
Giugno/Luglio 2011<br />
230<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
2 – La celebrazione dei funerali può essere occasione appropriata<br />
per una valida catechesi sul valore della vita e<br />
della morte, sul significato salvifico della sofferenza, sul<br />
mistero pasquale del cristiano?<br />
3 – Si può pensare ad una “pastorale del lutto” con cui<br />
accompagnare le persone ferite dalla perdita di persone<br />
care, qualificando degli operatori pastorali in tale ambito<br />
con appropriati e specifici percorsi formativi?<br />
4 – Come favorire e sostenere l’integrazione della pastorale<br />
della salute nella pastorale d’insieme delle comunità<br />
cristiane?<br />
5 – Come collegare più strettamente l’azione pastorale<br />
dei cappellani ospedalieri e dei loro collaboratori con la<br />
pastorale ordinaria delle parrocchie, in modo che possano<br />
meglio integrarsi e interagire fra loro?<br />
Sac. Vito INCAMPO<br />
Presidente della Commissione<br />
“Vi aspetto tutti”<br />
La <strong>Diocesi</strong><br />
di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />
<strong>Acquaviva</strong> d. Fonti<br />
in visita esclusiva<br />
al Papa<br />
Sabato 2 luglio 2011<br />
<strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong> - <strong>Gravina</strong> - <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
Settembre 2011<br />
NUOVO ANNO E NUOVO CAMMINO<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
ULTIMI informazioni GIORNI PER presso PRENOTARE i parroci IN<br />
PARROCCHIA LA VOSTRA VISITA<br />
Si costituisce<br />
AL PAPA<br />
il Centro Pastorale Diocesano per la Formazione ed il Coordinamento<br />
Con l’assemblea pastorale dello signor Paciello. «Questo vuol dire -<br />
scorso 16 settembre presso la Sala<br />
5<br />
Polifunzionale del Santuario del-<br />
ha aggiunto - che la <strong>Diocesi</strong> non è il<br />
Vescovo». Per ognuno dei prossimi<br />
la Madonna del Buoncammino, la tre anni è previsto l’approfondimen-<br />
<strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acto di un tema biblico e di una delle<br />
quaviva delle Fonti ha vissuto un tre virtù teologali, Fede, Speranza e<br />
momento fondamentale per la vita Carità. Il 2012, in vista del Congres-<br />
della Chiesa locale. L’evento, infatti, so Eucaristico Diocesano (30 set-<br />
segna l’inizio del cammino del nuotembre - 6 ottobre 2012), sarà Anno<br />
vo anno pastorale diocesano. Nuovo Eucaristico. Nel corso dei mesi si<br />
anno e nuovo cammino, alla luce approfondirà il tema della Fede e del<br />
delle sedute sinodali, che ripren- suo rapporto con i sacramenti, la vita<br />
dono il 23 settembre dopo la pausa ecclesiale, la comunità cristiana. De-<br />
estiva. Diversi i cambiamenti annunstinataria privilegiata dell’attenzione<br />
ciati dal vescovo monsignor Mario diocesana, la parrocchia. Particolare<br />
Paciello, che ha presentato anche<br />
il programma pastorale per l’anno<br />
2012. Intanto, dal 23 settembre al 31<br />
ottobre si svolgerà l’ultima sessione<br />
sinodale. La <strong>Diocesi</strong> si ritroverà il 7<br />
dicembre presso la Sala Polifunzionale<br />
del Santuario della Madonna<br />
del Buoncammino per la chiusura<br />
ufficiale del Primo Sinodo Pastorale<br />
Diocesano. In questa occasione ci<br />
sarà la consegna simbolica del Libro<br />
del Sinodo, che, nei mesi seguenti,<br />
verrà affidato alle singole parrocchie<br />
e a tutte le componenti e realtà diocesane.<br />
Il Libro renderà normativa le<br />
decisioni prese durante le sedute. Il<br />
7 dicembre è prevista anche l’apertura<br />
del prossimo triennio pastorale.<br />
«La Chiesa può programmare il suo<br />
cammino anche quando ci sarà il<br />
cambio del macchinista che guida il<br />
treno della <strong>Diocesi</strong>», ha detto mon-<br />
cura formativa verrà, invece, riservata<br />
ai sacerdoti, ai ministri straordinari<br />
dell’Eucaristia e agli accoliti.<br />
Prima tappa del cammino dell’Anno<br />
Eucaristico, la “Settimana di Comunione<br />
e di Carità”, in programma dal<br />
17 al 29 gennaio 2012, con momenti<br />
di adorazione e di meditazione. Dal<br />
23 al 30 settembre 2012 è prevista<br />
la “Missione dei seminaristi teologi<br />
del seminario di Molfetta”. Saranno<br />
ospitati dalle famiglie della <strong>Diocesi</strong>.<br />
Il Vescovo ha invitato i presenti<br />
a dare la propria disponibilità ad<br />
accoglierli nella propria casa. Fra le<br />
novità annunciate, la costituzione<br />
del Centro Pastorale Diocesano per<br />
la Formazione ed il Coordinamento,<br />
nato da una esigenza di formazione<br />
messa costantemente in evidenza durante<br />
le sessioni sinodali. Il Centro è<br />
già attivo ed ha il compito di incentivare<br />
la formazione e di coordinare<br />
tutto il lavoro formativo e pastorale<br />
della <strong>Diocesi</strong>. «Con il Sinodo - ha<br />
sottolineato il Vescovo - non stiamo<br />
costruendo una Chiesa di pietra,<br />
ma la Chiesa viva che siamo noi. Ci<br />
sono tappe che non possono mancare<br />
e che danno senso a quello che ci<br />
capita ogni giorno. Il cammino pastorale<br />
che la <strong>Diocesi</strong> propone non<br />
è qualcosa che si sovrappone al programma<br />
pastorale parrocchiale o alla<br />
vita delle associazioni parrocchiali,<br />
ostacolando iniziative proprie. È<br />
importante sapere che la prima cosa<br />
da fare ce la dirà il programma pastorale<br />
diocesano. La <strong>Diocesi</strong> non<br />
vuole creare impicci, ma offrire<br />
idee». Il Vescovo ha annunciato un<br />
riordinamento interno degli Uffici di<br />
Curia, «rimpastati per una migliore<br />
collaborazione fra le diverse aree»,<br />
e la creazione di altre figure «atte a<br />
promuovere unità ed incontro fra le<br />
aree diocesane». Non ci saranno più<br />
i vicari foranei, ma all’interno dei<br />
diversi settori opereranno dei coordinatori<br />
responsabili. Conseguenza<br />
della costituzione del Centro Pastorale<br />
Diocesano per la Formazione<br />
ed il Coordinamento è la figura del<br />
vicario pastorale, ruolo che sarà rivestito<br />
da don Mimmo Giannuzzi,<br />
segretario del Sinodo.<br />
Anna Maria COLONNA<br />
5<br />
ASSEMBLEA PASTORALE
SINODO<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
Sinodo: nel cuore dell’ultima sessione, al centro del dibattito:<br />
PRESBITERIO, VITA CONSACRATA E MINISTERI<br />
Presbiterio, vita consacrata e ministe-<br />
ri. Sono stati gli argomenti affrontati<br />
durante le riunioni sinodali del 23, 24<br />
e 26 settembre. Dopo la pausa estiva,<br />
i 156 delegati - sacerdoti, religiosi<br />
e laici - hanno riaperto il dibattito<br />
su testi e temi riguardanti la vita ed il<br />
cammino diocesani, avviando la IV<br />
ed ultima sessione del Primo Sinodo<br />
Pastorale Diocesano. La conclusione<br />
delle tre sedute in programma è prevista<br />
per il 31 ottobre e sarà seguita, il 7<br />
dicembre, da una celebrazione presso<br />
la Sala Polifunzionale del Santuario<br />
della Madonna del Buoncammino.<br />
Diversi i punti messi<br />
in evidenza nella seduta di<br />
settembre. Il vescovo monsignor<br />
Mario Paciello ha reso<br />
noto il nuovo assetto della<br />
Curia, «strumento essenziale,<br />
indispensabile e prezioso per<br />
l’esercizio del ministero episcopale».<br />
Al centro del dibattito,<br />
la valorizzazione dei sacerdoti<br />
anziani e l’attenzione<br />
della Comunità nei loro confronti,<br />
le carenze nella formazione<br />
continua dei sacerdoti<br />
e dei consacrati, l’identità,<br />
le funzioni ed i compiti dei diaconi,<br />
la vocazione al sacerdozio e alla vita<br />
consacrata (a volte ostacolata dalle famiglie<br />
o dalla società), la realtà della<br />
consacrazione secolare. Un punto su<br />
cui i membri sinodali si sono soffermati<br />
riguarda la necessità di favorire,<br />
per quanto possibile, la vita in comune<br />
dei presbiteri, soprattutto se impegnati<br />
in una stessa attività pastorale. Verrebbero,<br />
in questo modo, incoraggiati<br />
momenti di condivisione fondamentali<br />
per la fraternità sacerdotale e per la<br />
formazione della personalità del presbitero.<br />
Esigenza espressa anche per i<br />
sacerdoti anziani, che spesso vivono<br />
in solitudine e che potrebbero condividere,<br />
in gruppi da tre o quattro, una<br />
stessa abitazione. Essi, infatti, rappresentano<br />
«una risorsa preziosa per<br />
l’esperienza acquisita». Quello della<br />
formazione è un argomento costante<br />
delle sedute sinodali. Il presbitero,<br />
10<br />
«uomo della comunione, della guida e<br />
del servizio a tutti», deve coltivare una<br />
formazione spirituale, continua e personale.<br />
Durante il dibattito è stato messo<br />
in evidenza il bisogno dei sacerdoti<br />
di prendersi cura della propria formazione<br />
anche attraverso gli esercizi spirituali,<br />
l’aggiornamento culturale, teologico,<br />
morale, pastorale e percorsi di<br />
specializzazione. Questo per offrire un<br />
migliore servizio pastorale a seconda<br />
delle esigenze della <strong>Diocesi</strong>. Espressa<br />
anche la necessità di un cambiamento<br />
di mentalità nei confronti dei laici, da<br />
considerare non più come «collaboratori»<br />
del clero, ma «corresponsabili»<br />
dell'essere e dell'agire della Chiesa. Il<br />
Vescovo ha invitato i diaconi, undici<br />
in tutto nella <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<br />
<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti, ad un<br />
«maggiore senso di responsabilità nella<br />
concelebrazione con i sacerdoti. La<br />
vocazione al Diaconato non si improvvisa»,<br />
ha sottolineato monsignor Paciello.<br />
Per concretizzare le esigenze di<br />
formazione si è avvertita l’opportunità<br />
di redigere un “Direttorio diocesano<br />
per i diaconi”. I diaconi, invece, hanno<br />
insistito sulla questione dell’identità<br />
all’interno della Comunità in cui<br />
esercitano il loro ministero, che non è<br />
necessariamente quella di provenienza.<br />
Il ministero del diacono si espleta<br />
nel servizio della carità. Egli «presta<br />
un aiuto sacramentale al ministero del<br />
Vescovo e, subordinatamente, a quello<br />
dei presbiteri». Per quanto riguarda la<br />
Vita consacrata, «dono e testimonianza<br />
preziosa per il mondo contemporaneo»,<br />
nella <strong>Diocesi</strong> sono presenti<br />
monasteri femminili, istituti religiosi<br />
di vita attiva maschili e femminili, istituti<br />
secolari, vita religiosa apostolica,<br />
Ordine delle vergini e nuove forme di<br />
vita consacrata (come la Fraternità di<br />
Marta e Maria). Le Comunità religiose<br />
offrono luoghi di fraternità e di riconciliazione,<br />
esperienze e testimonianze<br />
di carità e di attenzione ai più poveri<br />
(negli ospedali e negli istituti scolastici)<br />
e scuole di preghiera. Organizzano,<br />
inoltre, incontri con la Parola<br />
di Dio (lectio, corsi biblici).<br />
Punto su cui il dibattito si è<br />
fatto vivace, quello riguardante<br />
i ministri straordinari<br />
della Comunione, «che rivestono<br />
un ruolo fondamentale<br />
nelle Comunità cristiane».<br />
Per questo, ha detto monsignor<br />
Paciello, «e a maggior<br />
ragione, devono essere luce<br />
per gli altri». I parroci, viste<br />
le esigenze della Comunità<br />
ed in base al numero di ammalati<br />
che ne fanno parte, individua<br />
i ministri straordinari<br />
della Comunione. Il Ministero è conferito<br />
per la prima volta dal Vescovo<br />
durante la messa del Corpus Domini.<br />
Può essere rinnovato su richiesta del<br />
parroco ogni tre anni, sempre in base<br />
alle esigenze della Comunità. Ad autorizzare<br />
il rinnovo è l’Ufficio Liturgico<br />
diocesano. Naturalmente la prima<br />
ed essenziale formazione dei ministri<br />
straordinari della Comunione avviene<br />
con la partecipazione alla vita della<br />
parrocchia e alle iniziative della <strong>Diocesi</strong>.<br />
A questa si affianca un itinerario<br />
di formazione che precede il conferimento.<br />
Avanzata la proposta di istituire<br />
il ministero della Consolazione,<br />
sostegno fondamentale per chi si trova<br />
in una particolare situazione di sofferenza,<br />
di dolore o di disagio. Anche in<br />
questo caso è stata messa in evidenza<br />
la necessità di una formazione specifica.<br />
Anna Maria Colonna<br />
Ufficio Stampa Sinodo<br />
Ottobre 2011<br />
Novembre 2011<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
IL GIORNALE DELLE PARROCCHIE DI ALTAMURA ANNO IX - N° 9 - NOVEMBRE 2011<br />
“Credo che la missione primaria ed essenziale della Chiesa è annunciare Gesù Cristo, unico Salvatore, ieri, oggi, sempre, ad<br />
ogni uomo, nell’esercizio costante della virtù della speranza e sempre disposta al martirio.” (25.10, 1997 Mario Vescovo)<br />
LA DIOCESI, PAGINA BIBLICA APERTA AL TERRITORIO<br />
Ogni cammino è segnato da tappe. Alcune richiedono più<br />
tempo per poter essere raggiunte e superate. Le strade<br />
lunghe necessitano di soste che consentono all’uomo di<br />
frenare la sua corsa e di riprendere fiato. Quando i passi si<br />
fanno rapidi, la riflessione rimane indietro. In questi momenti<br />
nasce il bisogno di riscoprire il silenzio di un cammino<br />
autentico. Silenzio che non vuol dire solitudine. Gli<br />
itinerari condivisi insegnano ad ascoltare la voce altrui.<br />
È il silenzio che cede la parola al<br />
confronto. L’uomo<br />
tace per<br />
ascoltare l’uomo<br />
che gli sta accanto. E per camminare<br />
con lui. Sulla stessa strada e verso una sola direzione.<br />
La <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />
ha rallentato i suoi passi per permettere a tutti di ripartire<br />
dal medesimo capolinea. Il Primo Sinodo Pastorale<br />
Diocesano vuole dare un volto unico e, soprattutto, unito<br />
alla Chiesa locale. L’unità comportamentale nelle diverse<br />
parrocchie deriva dalla comunione. Un’unità che vive<br />
nelle diversità senza cancellarle. Il prossimo 7 dicembre,<br />
presso la Sala Polifunzionale del Santuario della Madon-<br />
na del Buoncammino, con la chiusura ufficiale dell’Anno<br />
Sinodale, il vescovo monsignor Mario Paciello consegnerà<br />
simbolicamente alla comunità cristiana il Libro del<br />
Sinodo, che rende normativa le decisioni prese durante<br />
le quattro sessioni sinodali. Il contenuto del volume sarà<br />
strutturato in modo da permettere a tutte le componenti<br />
diocesane un’attenta lettura ed una conseguente e necessaria<br />
riflessione. Il Libro del Sinodo traccia, per mezzo<br />
di decreti e dichiarazioni, i<br />
nuovi sentieri che la<br />
<strong>Diocesi</strong> dovrà percorrere.<br />
In fase<br />
di elaborazione,<br />
è frutto<br />
di una sosta,<br />
non<br />
di una<br />
fermata, di una<br />
forte esigenza di rinnovamento e di evangelizzazione,<br />
nel tentativo di dare risposte ai numerosi<br />
interrogativi della società. Le assemblee hanno<br />
costituito la fase centrale del cammino sinodale, indetto<br />
da monsignor Paciello il 22 maggio 2008, durante la Celebrazione<br />
diocesana del Corpus Domini. Si sono svolte<br />
nell’aula sinodale, appositamente allestita al secondo<br />
piano della Trasfigurazione. I 156 delegati (sacerdoti,<br />
religiosi e laici) hanno discusso, modificato e votato 454<br />
testi riguardanti i diversi aspetti della vita della Chiesa<br />
locale. Questi ultimi derivavano da un’attenta riflessione<br />
di comunità parrocchiali, gruppi, movimenti e fedeli<br />
sul materiale offerto per la meditazione nel corso di<br />
EDITORIALE<br />
231
FORUM GIOVANI<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
due anni di preparazione. Fra gli<br />
argomenti che sono stati affrontati,<br />
la famiglia, i giovani, la cultura, le<br />
comunicazioni sociali, il lavoro, la<br />
vita, la salute e la sofferenza. Frutto<br />
del Sinodo è il Centro Pastorale<br />
Diocesano per la Formazione ed il<br />
Coordinamento, nato da un’esigenza<br />
di formazione messa costantemente<br />
in evidenza durante le sessioni. Il<br />
Centro ha il compito di incentivare<br />
la formazione e di coordinare tutto<br />
il lavoro formativo e pastorale del-<br />
la <strong>Diocesi</strong>. Sicuramente il ricordo<br />
dell’Anno Sinodale rimarrà vivo<br />
nella mente e nel cuore della Chiesa<br />
locale, anche per i tanti momenti di<br />
condivisione che hanno scandito gli<br />
scorsi mesi. Dall’incontro con papa<br />
Benedetto XVI, accolto dal «Vieni,<br />
vieni» di più 7000 persone nell’aula<br />
Paolo VI, alla visita del Vescovo ai<br />
detenuti dell’Istituto Penitenziario di<br />
<strong>Altamura</strong> e agli ammalati ricoverati<br />
presso l’ospedale cittadino “Umberto<br />
I”. Il Sinodo terminerà il prossimo<br />
7 dicembre, con l’inizio dell’Anno<br />
Eucaristico in preparazione al Congresso<br />
Eucaristico Diocesano, in<br />
programma ad ottobre 2012. Come<br />
i discepoli di Emmaus, la <strong>Diocesi</strong><br />
si prepara a ripartire senza indugio,<br />
diventando pagina biblica aperta al<br />
territorio.<br />
Anna Maria COLONNA<br />
REFERENTE ECCLESIALE: Don Giacomo FIORE<br />
COORDINATORE DI REDAZIONE: Gennaro CLEMENTE<br />
COMITATO DI REDAZIONE:Vincenzo BASILE;<br />
Anna Maria COLONNA; Nicola CORRADO SALATI; Antonio<br />
FIORE; Lorenzo FIORE; Luigi LANGONE; Grazia LORUSSO;<br />
Ernesto LUPIS; Domenica OSTUNI; Michele TOTA<br />
REFERENTI PARROCCHIALI:<br />
CATTEDRALE - S. NICOLA: Filippo COLONNA<br />
SS. TRINITÀ: Giuseppe MAFFEI<br />
S. TERESA: Luigi LANGONE<br />
S. MARIA della CONSOLAZIONE: Luca CALIA<br />
S. SEPOLCRO: Domenica OSTUNI - Antonio FIORE<br />
S. CUORE di GESU’: Anna ACQUAVIVA<br />
S. MICHELE A.: Vito FIORINO - Giovanni LOPORCARO<br />
SS. ROSARIO di POMPEI: Rocca LETTINI<br />
S. ANNA: Gianni DAMBROSIO - Carmela CARLUCCI<br />
SS. REDENTORE: Mariolina POPOLIZIO<br />
S. GIOVANNI BOSCO: Grazia LORUSSO<br />
S. SABINO in FORNELLO: Antonio ISGRÒ<br />
S. MARIA del CARMINE e S. LUCIA: P. Maurizio BEVILACQUA<br />
S. MARIA delle GRAZIE: Luciano Vito SIMONE<br />
S. AGOSTINO: Piero DIPACE<br />
e-mail: gennarocl@libero.it<br />
STAMPA: Grafica&Stampa<br />
2<br />
232<br />
DIALOGO CORRETTO, ASCOLTO RISPETTOSO<br />
«Non il tuo amore che vince il mondo<br />
è diventato lo scandalo per loro ma la<br />
tua tiepidezza e la tua inguaribile mancanza<br />
di amore» (Von Balthasar). È questo<br />
il punto dolente che viene alla luce<br />
quando si parla di Chiesa: la mancanza<br />
di amore! I giovani del nostro territorio<br />
diocesano si augurano che il Sinodo sia<br />
un’occasione che permetta alle comunità<br />
parrocchiali – soprattutto in questo<br />
tempo di crisi – di essere “comunità alternative”.<br />
Al gruppo di GIOVANI della parrocchia<br />
di San Sepolcro, abbiamo chiesto<br />
che idea si siano fatti di quest’esperienza<br />
che ha guidatosegnato diocesana.<br />
Queste le loro riflessioni.<br />
Si sta per chiudere l’esperienza sinodale.<br />
Pensate che quest’anno di lavoro<br />
possa dare risultati incisivi sul piano<br />
dell’organizzazione diocesana?<br />
Tutti i ragazzi intervistati hanno sottolineato<br />
la positività di questa esperienza<br />
sinodale. Ritengono che lavorando insieme<br />
ad un unico progetto, le comunità<br />
parrocchiali possono raggiungere<br />
obiettivi più ampi e allo stesso tempo<br />
crescere insieme. >.<br />
Come pensate che questo evento possa<br />
giovare ad una più completa diffusione<br />
del Vangelo di Cristo?<br />
Attraverso la testimonianza. Secondo i<br />
ragazzi “ il corretto dialogo e il rispettoso<br />
ascolto”, sono gli strumenti più utili<br />
ai fini della condivisione e della crescita<br />
comunitaria. Ed è proprio grazie al confronto<br />
avutosi durante l’anno sinodale,<br />
che l’intera diocesi ha potuto capire, secondo<br />
loro, quanto la<br />
potenza e l’Amore<br />
di Dio incide<br />
nelle nostre<br />
vite, soprattutto<br />
nelle nostre<br />
esperienze<br />
parrocchiali<br />
e nella vita<br />
di tutti i<br />
gior-<br />
ni.<br />
Vi siete sentiti<br />
coinvolti<br />
nei lavori sinodali?<br />
No, il coinvolgimento<br />
è rimasto<br />
molto<br />
ristretto,<br />
.<br />
I ragazzi a cui abbiamo rivolto<br />
queste domande, hanno ammesso che,<br />
nonostante l’evento fosse stato ben “<br />
sponsorizzato” durante l’intero anno,<br />
non hanno sentito l’esigenza o la voglia<br />
di interessarsi in maniera più approfondita<br />
ai temi o alle decisioni prese durante<br />
il <strong>sinodo</strong>; sebbene più volte ne hanno<br />
parlato durante gli incontri parrocchiali.<br />
Quali aspetti di questa iniziativa ecclesiale<br />
vi sentite di considerare?<br />
Ribadendo il loro scarso interesse e<br />
coinvolgimento sull’intero percorso sinodale<br />
e su tutto ciò che si è affrontato e<br />
deciso, i ragazzi hanno molto apprezzato<br />
il “nobile” fine che si è cercato di raggiungere<br />
durante l’anno sinodale. Condividono<br />
il punto di partenza dell’intero<br />
evento, che è alla base di tutto il percorso,<br />
cioè >.<br />
Approssimandosi la fine dei lavori,<br />
credete che tutti gli sforzi compiuti<br />
dalla diocesi possano incidere positivamente<br />
sul suo futuro, o che si sia<br />
rivelato un intralcio alle attività delle<br />
diverse comunità parrocchiali?<br />
Gran parte dei ragazzi ha ritenuto che<br />
l’esperienza sinodale non abbia distolto<br />
molto, chi vi ha partecipato, dalle diverse<br />
attività parrocchiali; anzi, ancora<br />
una volta, hanno sottolineato che:>. C’è chi<br />
invece, pur apprezzando il fine nobile<br />
del <strong>sinodo</strong>, ha sollevato dubbi proprio<br />
sugli obiettivi prefissati; augurandosi<br />
che le decisioni approvate siano messe<br />
effettivamente in pratica e che ci sia una<br />
continuità progettuale condivisa dall’intera<br />
diocesi; che non sia in sintesi <br />
A cura di Lorenzo FIORE, Antonio<br />
FIORE, Domenica Ostuni e Anna<br />
<strong>Acquaviva</strong>.<br />
Novembre 2011<br />
Novembre 2011<br />
Il Sinodo ci ha<br />
consentito di mettere<br />
al servizio<br />
della chiesa locale<br />
le nostre sensibilità<br />
e ricchezze personali:<br />
“a ciascuno<br />
è data una manifestazione dello spirito<br />
per l’utilità comune” (1 cor 12, 7). oltre<br />
ad essere stato una preziosa occasione<br />
di studio e approfondimento, di incontro<br />
e scambio, esso ci ha permesso di<br />
rafforzare la consapevolezza di essere<br />
parte di un tutto che abbraccia e al tempo<br />
stesso trascende il nostro vissuto; di<br />
meglio definire, quindi, la nostra stessa<br />
identità carismatica e di conferire nuovo<br />
slancio al percorso di fede intrapreso.<br />
Sr. Chiaraluce Noviello<br />
Clarissa - Monastero S. Chiara<br />
Perplessa ma onorata<br />
al momento<br />
della nomina a<br />
membro sinodale<br />
in ragione delle<br />
mie modeste<br />
competenze, pur a<br />
fronte dei miei profondi convincimenti<br />
maturati nell’UCIIM, sono stata poi<br />
presa dal crescente entusiasmo di partecipare<br />
ad un evento ecclesiale così importante,<br />
che mi ha offerto una preziosa<br />
opportunità di incontro, di ascolto e di<br />
confronto sulla realtà diocesana attuale,<br />
in un momento di gravi incertezze<br />
a livello sociale, culturale, etico e spirituale.<br />
Le assemblee sinodali, inoltre,<br />
mi hanno fatto vivere momenti di comunione<br />
nella fede e nella carità, nonché<br />
l’esperienza di una Chiesa viva che<br />
vuole crescere insieme ai laici.<br />
Vittoria FIORENTINO<br />
UCIM - Insegnante<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
Il Sinodo, per<br />
me, è un essere<br />
Chiesa che tende<br />
a rinnovarsi, per<br />
riannunziare, con<br />
coraggio e fedeltà,<br />
il Vangelo di Gesù Cristo e per servire,<br />
con amore e dedizione, il Popolo<br />
di Dio.<br />
Don Peppino Creanza<br />
Parroco SS. Rosario di Pompei<br />
Il <strong>sinodo</strong> per me è<br />
aver compreso la<br />
necessità della formazione<br />
sociale e<br />
politica, per essere<br />
presenza cristiana significativa<br />
in tutti gli<br />
ambiti di vita, con il<br />
fine di costruire una società fondata sulla<br />
giustizia, sulla dignità umana e soprattutto<br />
sulla pace.<br />
Paolo <strong>Acquaviva</strong><br />
Dottore in giurisprudenza<br />
Il Sinodo ha rappresentato<br />
per me<br />
sicuramente una<br />
opportunità di<br />
crescita e di confronto<br />
oltre che un<br />
grande impegno:<br />
difficile la presenza<br />
costante a causa degli impegni imprevisti.<br />
Accanto alle diverse riflessioni<br />
condivise ho maturato la convinzione<br />
che è necessario prepararsi per uscire<br />
dalle sacrestie ed essere fermento nella<br />
quotidianità nella quale siamo tutti chiamati<br />
a vivere.<br />
Paola Tirelli<br />
Insegnante<br />
3<br />
SINODO
SINODO<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
RELAZIONE INTRODUTTIVA AL TEMA “I LAICI”<br />
In questa seduta siamo chiamati a riflettere insieme sul tema<br />
dei “Laici”, per analizzare ed individuare nella nostra <strong>Diocesi</strong><br />
le linee per un’azione pastorale, che aiutino a delineare sempre<br />
meglio l’identità del laico, la sua formazione, la sua correspon-<br />
sabilità e collaborazione nella comunione nella Chiesa Locale.<br />
Tale tema è trattato nei numeri 418-433 del nostro “Strumento<br />
di Lavoro” sinodale. La risposta delle Comunità parrocchiali<br />
e dei gruppi è stata limitata a pochi Questionari. Da un esame<br />
approfondito delle risposte, che ogni Comunità parrocchiale<br />
ha offerto nella fase preparatoria (dai “Questionari”), possiamo<br />
rilevare delle “luci” e delle “ombre”, che ora vado a<br />
proporvi in sintesi: LUCI: si rileva una buona disposizione da<br />
parte dei laici alla formazione e alla collaborazione all’interno<br />
della Comunità,<br />
nell’assunzione<br />
delle responsabilità,<br />
avvertendo il<br />
bisogno di “camminare<br />
insieme”.<br />
Un ritorno sempre<br />
più consapevole al<br />
gusto per la preghiera,<br />
la contemplazione<br />
e la vita<br />
liturgica e sacramentale.<br />
OMBRE:<br />
pur essendoci il<br />
desiderio di formarsi,<br />
si sottolinea,<br />
tra le ombre<br />
o le lacune, una<br />
conoscenza scarsa<br />
della Parola di<br />
Dio, dei Documenti<br />
del Magistero e, in parte, di quelli diocesani. Dai Questionari<br />
emerge anche che, in alcune Comunità, i laici non si sentono<br />
molto valorizzati dai loro Pastori. Tuttavia, non sempre i laici,<br />
pur invitati e sollecitati dai Pastori, rispondono agli inviti per<br />
formarsi e collaborare con corresponsabilità. Non di rado, si<br />
nota una certa indifferenza religiosa, uno scollamento tra fede<br />
e pratica religiosa e scarsa sollecitudine verso gli ultimi e i<br />
poveri. QUESTIONI APERTE: un’attenzione maggiore verso<br />
una qualificata corresponsabilità all’interno delle Comunità<br />
parrocchiali; un’attenzione e sensibilità verso le nuove povertà<br />
odierne; esigenza avvertita dai laici per una maggiore presenza<br />
di essi negli organismi ecclesiali di partecipazione, perché,<br />
nel confronto e nel dialogo con i Pastori, le loro capacità e<br />
le loro specifiche competenze siano maggiormente valorizzate<br />
per un coinvolgimento più fattivo e concreto all’interno delle<br />
Unità Pastorali, in una Pastorale del territorio, specialmente<br />
verso i giovani e i loro ambienti di vita. SUDDIVISIONE DEI<br />
CAPITOLI. I numeri dello “Strumento di Lavoro” sono così<br />
suddivisi:<br />
1. Identità laicale: il termine “laico”; la condizione secolare<br />
del Laico. In questa 1a parte si cerca di delineare chi è il “laico”,<br />
che partecipa all’evangelizzazione. Viene messa a fuoco<br />
la vita del laico alla luce dei “tre Uffici”, derivanti dal loro<br />
Battesimo, e il loro ruolo di evangelizzatori.<br />
2. La formazione laicale: il laico e le Comunità ecclesiali; il<br />
4<br />
laico tra contemplazione ed impegno. In questa 2a parte, si<br />
analizza l’impegno missionario del laico all’interno della Comunità<br />
ecclesiale e all’esterno nel territorio, la necessaria e<br />
continua sua formazione. Viene sottolineata l’esigenza di un<br />
impegno fattivo del laico, che ha la sua radice nella contemplazione<br />
del Mistero di Cristo, mediante itinerari di spiritualità<br />
laicale.<br />
3. La corresponsabilità e collaborazione: la collaborazione<br />
con i Pastori; la cura delle relazioni nelle Aggregazioni Laicali;<br />
i laici nella Chiesa Locale. In questa 3a parte, si mette a<br />
fuoco l’inserimento del laico all’interno delle varie attività e<br />
strutture, in cui è invitato a lavorare, condividendo la vita e la<br />
missione della Chiesa, valorizzando i carismi e i ministeri propri<br />
laicali, a livello<br />
parrocchiale, nelle<br />
Unità Pastorali e a<br />
livello diocesano.<br />
Viene evidenziata la<br />
cura relazionale dei<br />
laici, inseriti nelle<br />
Aggregazioni Laicali<br />
ecclesiali, con<br />
speciale attenzione<br />
alla singolare ministerialitàdell’Azione<br />
Cattolica.<br />
4. Se dovessi scegliere<br />
una icona per<br />
indicare la missione<br />
dei laici nel «portare<br />
la forza del Vangelo<br />
nel cuore della cultura<br />
e delle culture»<br />
(cf. Giovanni Paolo<br />
2°, Catechesi Tradendae, n°53), farei riferimento, anzitutto,<br />
alla lotta di Giacobbe, che sul fiume Jabbok lotta fino allo<br />
spuntare dell’aurora (cf. Gn.32,25-32), sottolineando il “combattimento<br />
spirituale che ogni laico deve affrontare per la sua<br />
missione nel mondo; e alla visione di Ezechiele delle acque<br />
che escono dal nuovo tempio (immagine di Cristo e di quanti<br />
Lo scelgono come Via-Verità-Vita), che, dopo aver attraversato<br />
come un grande fiume la nostra storia, sanano i cuori, le<br />
menti, le esistenze degli uomini e delle donne del nostro tempo,<br />
e «dove giungono le acque, risanano, e là dove giungerà il<br />
torrente tutto rivivrà» (Ez.47,9b). Il laico, così, è colui che è<br />
chiamato a riportare al centro la speranza, secondo le parole<br />
della Costituzione Pastorale della Chiesa nel Mondo Contemporaneo:<br />
«Il futuro dell’umanità è riposto nelle mani di chi è<br />
capace di trasmettere alle generazioni di domani “ragioni di<br />
vita e di speranza”», nella complessa avventura umana, guidato<br />
dallo Spirito. A quarant’anni dal Concilio Vaticano II, il<br />
tema della vocazione e dell’azione dei laici nella vita e nella<br />
missione della Chiesa richiede una attenta riflessione e una<br />
nuova progettualità, che affidiamo a questo Sinodo Pastorale.<br />
Concludendo, invito tutti i presenti, animati dallo Spirito,<br />
ad individuare indicazioni creative e stimolanti, perché i laici<br />
possano essere dei preziosi, formati e generosi collaboratori al<br />
servizio di Cristo Gesù, all’interno delle Comunità e sul territorio.<br />
Don Sante FERRULLI<br />
CHIESA<br />
Novembre 2011<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
Il Primo Sinodo Pastorale Diocesano si chiude con una celebrazione carica di emozioni e si apre<br />
l’Anno Eucaristico che preparerà il Congresso Eucaristico Diocesano<br />
2<br />
MettiaMo da parte gli abiti vecchi<br />
Il vescovo Mario Paciello consegna alle parrocchie la “bussola” per il nuovo cammino della <strong>Diocesi</strong><br />
Si è chiuso lo scorso 7 dicembre, con<br />
una celebrazione carica di emozioni,<br />
il Primo Sinodo Pastorale Diocesano.<br />
Nella stessa giornata la Chiesa<br />
locale ha salutato l’apertura dell’Anno<br />
Eucaristico, in preparazione al<br />
Congresso Eucaristico Diocesano<br />
(30 settembre - 6 ottobre 2012). Un<br />
momento storico per la <strong>Diocesi</strong> di<br />
<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> delle<br />
Fonti, che, 25 anni dopo la sua nascita,<br />
è pronta a raccontare e a vivere<br />
i risultati di questo primo Sinodo.<br />
Affollata, ma attenta e silenziosa, la<br />
Sala Polifunzionale annessa al Santuario<br />
della Madonna del Buoncammino,<br />
dove, esattamente un anno fa,<br />
si è svolta anche la celebrazione di<br />
apertura dell’Anno Sinodale. Monsignor<br />
Mario Paciello ha consegnato<br />
simbolicamente alle 40 parrocchie<br />
della <strong>Diocesi</strong> il Libro del Sinodo,<br />
prezioso strumento-guida della nuova<br />
strada che la Chiesa locale percorrerà,<br />
bussola fondamentale per l’itinerario<br />
da intraprendere. Il Vescovo<br />
ha voluto donare alle comunità parrocchiali<br />
anche un Evangeliario a ricordo<br />
dell’evento sinodale. Dal 23 al<br />
29 gennaio, il Libro del Sinodo verrà<br />
affidato a tutte le altre realtà presenti<br />
nella <strong>Diocesi</strong>. Non è un caso che<br />
l’evento sia stato celebrato nella solennità<br />
dell’Immacolata. Monsignor<br />
Paciello, nel corso dell’anno, ha<br />
invitato costantemente<br />
a «camminare<br />
insieme<br />
sotto la guida<br />
di Maria».<br />
Il Vescovo,<br />
nell’omelia<br />
di apertura<br />
del Sinodo,<br />
ricordava<br />
che «nessun<br />
sacerdote o<br />
fedele laico,<br />
nessuna comunitàparrocchiale<br />
o associazione possono, da<br />
soli, dare risposte adeguate ai problemi<br />
che il contesto culturale, i mezzi<br />
di comunicazione, le scoperte della<br />
scienza ed il progresso della tecnica<br />
impongono». La parola Sinodo,<br />
infatti, vuol dire «camminare insieme».<br />
Uno accanto all’altro. «Fino ad<br />
oggi lo Spirito Santo e noi abbiamo<br />
celebrato il Sinodo - ha sottolineato<br />
monsignor Paciello nell’omelia dello<br />
scorso 7 dicembre - ora il Sinodo,<br />
con la Grazia dello Spirito e la nostra<br />
disponibilità, deve celebrare la nostra<br />
nuova vita». La <strong>Diocesi</strong> è pronta<br />
ad indossare una veste rinnovata<br />
«mettendo da parte gli abiti vecchi».<br />
Il Vescovo ha esortato i presenti a<br />
fare del Libro del Sinodo «il vademecum<br />
di una<br />
missione continua<br />
in tutti gli<br />
ambiti di vita<br />
e in tutti gli<br />
ambienti della<br />
società». Ed ha<br />
posto l’accento<br />
su tre priorità.<br />
«Se scremiamo<br />
al massimo<br />
l’essenza dei<br />
532 articoli del Libro del Sinodo, se<br />
andiamo alla ricerca del suo DNA,<br />
emergono tre parole, evangelizzazione,<br />
formazione, comunione». Nel<br />
corso della celebrazione il vescovo<br />
ha comunicato che il Santo Padre<br />
ha conferito il titolo onorifico<br />
di Monsignore a tre sacerdoti: don<br />
Vito Colonna, vicario generale della<br />
<strong>Diocesi</strong>, nominato Prelato d’onore di<br />
Sua Santità, don Mimmo Giannuzzi,<br />
segretario del Sinodo e vicario pastorale<br />
del Centro per la Formazione<br />
ed il Coordinamento, e don Mimmo<br />
Laddaga, amministratore delegato<br />
dell’ospedale “Miulli”, nominati<br />
Cappellani di Sua Santità. Si tratta di<br />
un titolo riservato a chi riceve l’ordine<br />
sacramentale dell’episcopato, ma<br />
viene conferito, a seguito di speciale<br />
concessione della Santa Sede, anche<br />
ai sacerdoti. Ad accompagnare<br />
i diversi momenti della celebrazione,<br />
il coro diocesano, composto da<br />
settanta elementi e diretto da Filippo<br />
Giordano. Presenti autorità civili e<br />
militari. La liturgia si è conclusa con<br />
l’Inno dell’Anno e del Congresso<br />
Eucaristico 2012, musicato dal Gen<br />
Verde e differente dall’Inno del Sinodo<br />
solo nelle parole.<br />
Anna Maria COLONNA<br />
Dicembre 2011<br />
233
SINODO<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
Libro del Sinodo, la posizione della <strong>Diocesi</strong> sui temi dell’affettività e della sessualità<br />
ABORTO, CONTRACCEZIONE, MATRIMONIO FRA MINORENNI, UNIONE FRA OMOSESSUALI<br />
Il Libro del Sinodo è la bussola di umano, «persona inviola-<br />
carta che indica alla <strong>Diocesi</strong> strade bile dal suo primo appari-<br />
e sentieri da percorrere. Scritto a più re». La <strong>Diocesi</strong> si sofferma<br />
mani, si ispira ad un’unica Parola, sulla necessità di non tra-<br />
quella di Dio. Quali sono le maggioscurare la cura pastorale<br />
ri novità che contiene? I temi su cui delle coppie e delle per-<br />
la Chiesa locale si è soffermata dusone che hanno procurato<br />
rante l’intero Anno Sinodale? Punto l’aborto, «incoraggiando-<br />
di partenza di qualsiasi ricerca sono le a riconciliarsi con Dio<br />
proprio gli interrogativi. Non basta attraverso il sacramento<br />
sbirciare fra le pagine. Occorre riflet- della Penitenza presso i satere<br />
sulle parole. Il Libro del Sinocerdoti che hanno la facoldo<br />
è risposta a numerose domande. tà di assolvere da questo<br />
Come tutte le novità, sicuramente peccato riservato». Qual è<br />
ne susciterà altre. L’uomo, dunque, la posizione della <strong>Diocesi</strong><br />
è chiamato a percorrere due itinerari sui matrimoni fra minoren-<br />
diversi, ma paralleli. Uno di meditani? È compito dei parroci<br />
zione sui testi, l’altro di applicazio- far presente ai minori e alle<br />
ne nella quotidianità. Nella sezione loro famiglie «che ragioni<br />
dedicata alla famiglia, l’educazione di convenienza sociale e<br />
all’affettività, all’amore e alla ses- di prassi tradizionale non<br />
sualità occupa un posto importante. sono sufficienti da sé sole<br />
Ci si sofferma sull’utilità, nei percor- per giustificare la richiesta<br />
si formativi dei gruppi giovanili e di del matrimonio». E sul-<br />
diventa impossibile, «la separazio-<br />
preparazione al matrimonio, di «dare la decisione di vedovi e vedove di ne fisica degli sposi appare il minor<br />
spessore, significato e senso all’asti- risposarsi? C’è il «sì» della Chiesa male». I divorziati non risposati e<br />
nenza dai rapporti prematrimoniali locale se «la loro scelta è ispirata ad non conviventi possono accostarsi<br />
come espressione vocazionale del autentici motivi d’amore». Convi- ai sacramenti della Riconciliazione<br />
matrimonio». La Chiesa locale invenza e coppie di fatto non rispon- e dell’Eucaristia «a condizione che<br />
vita i giovani sposi a non attendere dono «al progetto di Dio». Nono- si impegnino a vivere rettamente».<br />
troppo per concepire il primo figlio. stante ciò, nel Libro del Sinodo si I divorziati risposati, gli sposati solo<br />
Vuole aiutarli a comprendere che la ribadisce che, «proprio perché il fe- civilmente e i conviventi non posso-<br />
genitorialità si esprime anche attranomeno diventa sempre più diffuso, no, invece, accostarsi ai sacramenverso<br />
l’adozione o l’affido. Ribadi- la Chiesa deve operare un attento diti. Sull’unione fra omosessuali, la<br />
sce il suo «no» alla contraccezione, scernimento per conoscerne le cau- Chiesa continua a sottolineare che<br />
pur riconoscendo che «è praticata su se sociali, economiche, giuridiche e «non potrà mai esserci matrimonio<br />
larga scala, anche da adolescenti, in- culturali». Come si esprime la Dio- tra due persone dello stesso sesso».<br />
coraggiati dal clima culturale e dai cesi sulle separazioni e sui divorzi? Pur giudicando gli atti omosessuali<br />
mass media». E, in merito alla tema- Il divorzio ed una seconda unione «gravemente immorali», l’invito è<br />
tica dell’aborto, richiama ogni cri- sono «inaccettabili perché il vinco- «ad accogliere con rispetto, compasstiano<br />
al rispetto della vita nascenlo matrimoniale è indissolubile». sione e delicatezza tali persone».<br />
te, ponendo l’accento sull’embrione Ma se la coabitazione matrimoniale<br />
Anna Maria COLONNA<br />
10<br />
234<br />
IL SANTO del MESE<br />
SCUOLA PRIMARIA DELL’INFANZIA<br />
PARROCCHIA SACRO CUORE<br />
ALTAMURA<br />
Non ci sono scaffali per il Libro del Sinodo<br />
Un’opportunità e un’occasione di crescita armoniosa<br />
e sicura per i vostri figli. Sono aperte le PAGINE iscrizioni DA per VIVERE NELLA QUOTIDIANITÀ<br />
l’anno scolastico 2012-2013 La consegna durante la Settimana di Comunione<br />
e Carità<br />
Febbraio 2012<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
LA PARROCCHIA<br />
COMUNTITÀ EUCARISTICA<br />
Nella fitta e significativa settimana di Comunione e Carità<br />
una felice constatazione mi ha pervaso: finalmente il Libro<br />
Vedere Gennaio le famiglie, 2012 i giovani e le altre realtà diocesane riunirsi<br />
per ricevere il Libro del Sinodo crea sicuramente una forte<br />
emozione. Soprattutto se in quelle pagine si ripongono le<br />
speranze per un cammino condiviso, più attento, meno frettoloso.<br />
Affidarle nelle mani di tutte le cellule della Chiesa locale<br />
significa richiamare ognuno alla riflessione sulla propria<br />
vita. In una società in cui l’ipocrisia regna sovrana, facendo<br />
prevalere l’apparire sull’essere, è d’obbligo il richiamo ad<br />
un’autenticità vera. Sentita e vissuta fino in fondo. Finora<br />
sono state consegnate<br />
più di tremila<br />
copie del Libro<br />
del Sinodo. Dal<br />
23 al 29 gennaio<br />
la <strong>Diocesi</strong> ha celebrato<br />
la Settimana<br />
di Comunione e<br />
Carità, organizzata<br />
dal Centro Pastorale<br />
Diocesano. La<br />
“consegna” è diventataun’opportunità<br />
di incontro<br />
e di confronto per<br />
le diverse componenti<br />
della Chiesa<br />
locale. A testimonianza<br />
di ciò, il clima di festa e di condivisione che si respirava<br />
domenica 29 gennaio nella sala polifunzionale annessa<br />
al Santuario della Madonna del Buoncammino. Pienissima.<br />
Tanti giovani, oltre a numerose famiglie. Le testimonianze,<br />
nel corso delle sette giornate, non sono mancate. Come quella<br />
di Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica.<br />
«La fede va vissuta nella vita, bella e al tempo stesso<br />
complessa», ha detto, sottolineando l’importanza della «vocazione<br />
ad impegnarsi in politica». Don Rocco Pennacchio,<br />
economo generale della Conferenza Episcopale Italiana, ha<br />
parlato di un aumento delle richieste d’aiuto da parte delle<br />
famiglie in questo periodo di crisi economica. Nelle parrocchie<br />
della <strong>Diocesi</strong> si contano anche quattrocento famiglie<br />
che mensilmente chiedono sostegno. «La Chiesa può supplire<br />
fino ad un certo punto a tali carenze», ha sottolineato.<br />
«Occorre fare cordata con le istituzioni affinché si trovino<br />
soluzioni definitive contro la povertà». E il suo appello ai<br />
giovani è a «mettere da parte ogni forma di individualismo<br />
per unire forze ed energie». Per il vescovo monsignor Mario<br />
Paciello la Settimana di Comunione e Carità non è stata<br />
«un’appendice dell’anno sinodale, ma una componente fondamentale<br />
e complementare del cammino fatto insieme». Il<br />
suo invito è a non riporre il Libro del Sinodo fra gli scaffali,<br />
ma a viverlo nella quotidianità. Come segno concreto di speranza.<br />
del Sinodo entra in tutti i settori della Comunità parrocchiale<br />
con l’ auspicio che diventi strumento di evangelizzazione anche<br />
al di là di essa. E’ gratificante per coloro che si sono impegnati<br />
nei lavori sinodali e, soprattutto per il nostro Vescovo<br />
Mario Paciello,notare come questa non lieve fatica che si traduce<br />
in Libro del Primo Sinodo Diocesano possa espandersi<br />
in tutta la diocesi a macchia d’olio ma di un olio che, questa<br />
volta, non inquina anzi sia di buon auspicio per depurare la<br />
società “sempre più incline all’agnosticismo e all’ateismo<br />
pratico”. Presso la parrocchia<br />
S. Giovanni<br />
Bosco gli animatori<br />
della catechesi hanno<br />
condiviso la riflessione<br />
di Padre Ezequiel<br />
Faria(vicario presso la<br />
parrocchia SS. Pietro<br />
e Paolo di <strong>Gravina</strong> )<br />
riguardante il capitolo<br />
sulla catechesi suggerito<br />
dal libro del Sinodo.<br />
Il suo intervento, mi<br />
sia concesso di definire<br />
prolisso ma nello stesso<br />
tempo pregno di profondità,<br />
ilarità, simpatia<br />
e ricco di provocazioni,<br />
è andato a scandagliare in maniera analitica i paragrafi<br />
sulla catechesi viaggiando sulle trame di un confronto e di<br />
un vissuto con la sua terra d’origine, l’ Angola. Un approfondimento<br />
meritorio della catechesi è il connubio Fede e<br />
Vita, non basta una conoscenza della dottrina cristiana ma è<br />
necessario che la catechesi illumini le molteplici situazioni<br />
della vita. Padre Ezequiel ha sottolineato l’importanza della<br />
formazione attraverso la partecipazione ai corsi promossi dal<br />
Centro Pastorale Diocesano e, soprattutto, vivendo una solida<br />
spiritualità ecclesiale. C’è la necessità, ora più che mai, di<br />
vivere la Parola di Dio non solo di annunciarla e il catechista,<br />
in quanto educatore calato in questo nuovo contesto sociale<br />
e culturale, oltre a conoscere adeguatamente il messaggio<br />
evangelico, si deve impegnare ad esserne segno con la coerenza<br />
di vita. Sono sicura che le direttive di comprensione<br />
del testo addotte da padre Ezequiel condurrà tutti gli animatori<br />
che erano presenti e, con un passaparola gli assenti, ad<br />
approfondire i temi trattati nel libro del Sinodo perché un<br />
lavoro di autocritica possa rivelarsi benefico in un anno in<br />
cui la dedizione alla FEDE è doverosa. Nel ringraziare padre<br />
Ezequiel per la freschezza e la trasparenza del suo impegno<br />
cristiano vorrei sperare che, alla luce dell’impegno sinodale,<br />
la Chiesa tutta viva una nuova evangelizzazione e che l’anno<br />
Eucaristico che ci accingiamo a vivere sia per ognuno di noi<br />
sprone per un cammino di conversione e di annuncio.<br />
Anna Maria COLONNA<br />
Grazia LORUSSO<br />
5<br />
SINODO
Giugno/Luglio 2012<br />
COMUNITÀ IN CAMMINO<br />
La famiglia nel Libro del Sinodo…<br />
DAL FIDANZAMENTO AI FIGLI<br />
I bambini hanno il diritto di avere<br />
una famiglia. E ogni famiglia ha il<br />
dovere di garantire ai più piccoli una<br />
crescita sana in ambienti sereni e sicuri.<br />
Purtroppo non sempre è così.<br />
La crisi della società investe la sua<br />
cellula primaria, che sta perdendo la<br />
bussola e l’orientamento. La disoccupazione<br />
e il dilagante smarrimento<br />
che deriva dall’assenza di certezze<br />
fanno crescere il numero di divorzi.<br />
Le separazioni, tra l’altro, sono<br />
sempre più il frutto di una scelta di<br />
vita coniugale che poggia su basi<br />
di sabbia. Spesso affrettata. Dettata<br />
dall’abitudine, dalla paura di tornare<br />
indietro, dal desiderio di indossare<br />
l’abito bianco o di crescere troppo<br />
in fretta. I preparativi diventano più<br />
importanti della preparazione ad una<br />
vita matrimoniale consapevole. Fanno<br />
perdere di vista il senso del passo<br />
che si sta compiendo. Eppure il futuro<br />
della famiglia dipende da quel<br />
passo e dall’Amore che lo alimenta.<br />
Alla famiglia è dedicata<br />
una parte del Libro del<br />
Sinodo. A cominciare<br />
dal fidanzamento, definito<br />
«tempo privilegiato<br />
di crescita umana, di<br />
responsabilità, di amore<br />
e di discernimento vocazionale».<br />
Il primo «sì»<br />
viene pronunciato quando<br />
uomo e donna decidono<br />
di «stare insieme».<br />
Il secondo sull’altare. Il<br />
terzo è il «sì» detto ai<br />
vagiti di una nuova vita.<br />
Per la <strong>Diocesi</strong> diventa<br />
indispensabile «la partecipazione<br />
agli itinerari<br />
di preparazione immediata<br />
al matrimonio».<br />
In che modo? «Con incontri<br />
settimanali nella<br />
propria comunità parrocchiale<br />
della durata di<br />
almeno sei mesi e con la<br />
presenza di un numero<br />
limitato di coppie che<br />
ne favorisca la partecipazione attiva<br />
e dialogica». Un cammino formativo<br />
«guidato possibilmente da sposi, al<br />
fine di rendere l’annuncio del Vangelo<br />
più vicino ai linguaggi e alle<br />
realtà coniugali e familiari». I fidanzati<br />
dovranno comunicare al parroco<br />
la data prevista per le nozze «almeno<br />
un anno prima». E i sacerdoti sono<br />
chiamati a far presente ai minori<br />
e alle loro famiglie «che ragioni di<br />
convenienza sociale o di prassi tradizionale<br />
non bastano da sé sole a giustificare<br />
la richiesta di matrimonio».<br />
Solo celebrando questo sacramento,<br />
i cattolici, pur riconoscendo il valore<br />
istituzionale del rito civile, sanno di<br />
diventare marito e moglie. Nel Libro<br />
del Sinodo, un’attenzione particolare<br />
viene rivolta alle giovani coppie,<br />
affinché siano «incoraggiate e sostenute<br />
nell’affrontare le prime difficoltà<br />
della vita coniugale». Che non<br />
può essere ridotta «alle emozioni e<br />
ai sentimenti, ma si manifesta totalmente<br />
nel dono gratuito, esclusivo<br />
e definitivo dei coniugi». Marito e<br />
moglie hanno pari diritto e dovere<br />
di educare i figli. Il Libro del Sinodo<br />
specifica che non bisogna attendere<br />
troppo a concepire il primo bambino<br />
e che la genitorialità si esprime anche<br />
attraverso l’adozione o l’affido.<br />
L’Ufficio per la pastorale familiare<br />
svolge un ruolo essenziale nella <strong>Diocesi</strong>.<br />
L’esigenza di formazione emersa<br />
durante le sedute sinodali investe<br />
anche gli operatori di questo settore,<br />
chiamati a specializzarsi attraverso<br />
master, corsi e scuole.<br />
Ma sono le stesse famiglie a dover<br />
fungere da sostegno alle famiglie in<br />
difficoltà. La proposta è di istituire<br />
un centro di prima accoglienza. Ma<br />
in situazioni di emergenza come<br />
quella attuale, in che modo ridare<br />
fiducia a mariti senza lavoro, mogli<br />
che non sanno come fare la spesa a<br />
fine mese e figli costretti spesso a rinunciare<br />
ai propri sogni? Barlumi di<br />
speranza ci sono sempre. Ma diventa<br />
necessario uno sforzo comune per<br />
portarli alla luce.<br />
Anna Maria COLONNA<br />
REFERENTE ECCLESIALE: Don Peppino CREANZA<br />
COORDINATORE DI REDAZIONE: Gennaro CLEMENTE<br />
COMITATO DI REDAZIONE:<br />
Vincenzo BASILE; Anna Maria COLONNA; Nicola CORRADO<br />
SALATI; Lorenzo FIORE; Luigi LANGONE; Grazia LORUSSO;<br />
Ernesto LUPIS; Giovanni SARDONE; Michele TOTA<br />
REFERENTI PARROCCHIALI:<br />
CATTEDRALE - S. NICOLA: Filippo COLONNA<br />
SS. TRINITÀ: Giuseppe MAFFEI<br />
S. TERESA: Luigi LANGONE<br />
S. MARIA della CONSOLAZIONE: Luca CALIA<br />
S. SEPOLCRO: Giuseppe CORNACCHIA<br />
S. CUORE di GESU’: Anna ACQUAVIVA<br />
S. MICHELE A.: Vito FIORINO - Giovanni LOPORCARO<br />
SS. ROSARIO di POMPEI: Rocca LETTINI<br />
S. ANNA: Gianni DAMBROSIO - Carmela CARLUCCI<br />
SS. REDENTORE: Mariolina POPOLIZIO<br />
S. GIOVANNI BOSCO: Grazia LORUSSO<br />
S. SABINO in FORNELLO: Antonio ISGRÒ<br />
S. MARIA del CARMINE e S. LUCIA: P. Maurizio BEVILACQUA<br />
S. MARIA delle GRAZIE: Luciano Vito SIMONE<br />
S. AGOSTINO: Piero DIPACE<br />
e-mail: gennarocl@libero.it<br />
STAMPA: Grafica&Stampa<br />
5<br />
SINODO<br />
235
INDICE<br />
Saluto del Vescovo .............................................. pag. 3<br />
Interventi ............................................................. » 7<br />
- Le Chiese di <strong>Altamura</strong> <strong>Gravina</strong>,<br />
<strong>Acquaviva</strong> delle Fonti nel loro sviluppo storico ....... » 9<br />
- L’azione pastorale della <strong>Diocesi</strong> dal 1986 ad oggi ... » 49<br />
- Appunti per una storia dei Sinodi celebrati ad <strong>Altamura</strong>,<br />
<strong>Gravina</strong> e <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti nei secoli passati ... » 73<br />
Celebrazione di apertura<br />
del primo Sinodo Diocesano ............................. » 85<br />
- Omelia per la Celebrazione di apertura<br />
del Primo Sinodo Pastorale Diocesano .................. » 87<br />
- Relazioni introduttive alle Sedute sinodali ............. » 97<br />
- Omelia per la chiusura del Primo Sinodo<br />
Pastorale Diocesano, la consegna del Libro del Sinodo,<br />
l’apertura dell’Anno Eucaristico<br />
e l’indizione del Congresso Eucaristico Diocesano ... » 133<br />
- Decreto di promulgazione ..................................... » 143
Udienze ................................................................ » 147<br />
- Udienza del Santo Padre Benedetto XVI<br />
alla <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong><br />
delle Fonti .......................................................... » 149<br />
Rito di consegna Libro del Sinodo ................... » 177<br />
- Amministrare i beni della Chiesa .......................... » 187<br />
Rassegna Stampa ................................................ » 201
Sussidio a cura dell’Ufficio Comunicazioni Sociali<br />
e della Cancelleria Vescovile<br />
Finito di stampare nel mese di agosto 2012<br />
dalle Grafiche Grilli srl - Foggia