REVISTA CONNESSIONE - EDIÇÃO DE OUTUBRO N.16 2022
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DINOTTANTA ZOFF
STEFANO ALOE
Olà a todos!!! L’articolo di questo mese l’ho scritto
lunedì 28 febbraio e dal titolo dovreste avere già
intuito a chi è dedicato. Ebbene sì, oggi Dino Zoff
festeggia l’invidiabile traguardo dei primi 80 anni
di vita. Icona dello sport italiano, modello di etica
e serietà in campo e fuori, il portiere e capitano
della Nazionale Campione del mondo in Spagna
nel 1982 ha legato al Brasile due momenti chiave
della sua straordinaria carriera. Ma prima di
arrivarci, vorrei fare un breve riassunto della sua
luminosa e straordinaria carriera. Nato a Mariano
del Friuli in provincia di Udine nel 1942, Zoff ha
collezionato 642 presenze in Serie A con quattro
squadre diverse: Udinese, Mantova, Napoli e Juventus.
Ha vestito la maglia azzurra per 112 partite
vincendo, unico calciatore italiano a riuscirvi,
sia gli Europei che i Mondiali rispettivamente nel
1968 e nel 1982. Inoltre, ha stabilito il record d’imbattibilità
prima nel club (903 minuti nella stagione
1972/73, la sua prima in bianconero), e in Nazionale
(1142 minuti). Riserva di lusso di Enrico
Albertosi in Messico nel 1970, il nostro Dino ha
difeso la porta dell’Italia nelle successive tre edizioni
dei Campionati del Mondo, di cui le ultime
due con la fascia di capitano al braccio. E proprio
nel 1978 e nel 1982 ha incrociato il Brasile con esiti
diametralmente opposti. Andiamo per ordine:
in Argentina, dopo un avvio tanto sorprendente
quanto esaltante, culminato con il successo a spese
della Selección di Cesar Luis Menotti che poi
si sarebbe laureata vincitrice, l’Italia fu estromessa
dalla finalissima per mano dell’Olanda. Le due
reti di Brandts e Haan segnate da lontano sollevarono
moltissime critiche all’indirizzo del numero
1 azzurro. Tre giorni dopo, nella finale di consolazione
contro la Seleçao brasiliana, il copione si
ripeté con i sudamericani che vinsero in rimonta
con altri due gran tiri da fuori area di Nelinho e
Dirceu. E nuovamente Zoff fu messo sul banco
degli imputati, con l’accusa di non vederci più. Pochi,
pochissimi atleti a 36 anni compiuti sarebbero
stati capaci di tenere duro e dimostrare con i
fatti che non erano finiti. Come nel suo stile, Dino
soffrì in silenzio e reagì con la forza dell’umiltà
che lo ha sempre contraddistinto. L’occasione del
riscatto sarebbe arrivata quattro anni dopo, in un
torrido pomeriggio allo stadio Sarrià di Barcellona.
Da una parte Zoff, ancora Zoff, sempre Zoff a
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