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Non basta la quota a fare una montagna<br />

Un incontro a Torino per parlare di tutela delle regioni montuose. In Europa e in Cina.<br />

Una occasione per riflettere su come realtà geografiche simili vengano gestite<br />

secondo principi alquanto diversi. Già a partire dalla definizione: cosa è montagna?<br />

“Lo stato è come un secchio, il popolo<br />

come l’acqua: la natura di quest’ultima<br />

è di prendere la forma del secchio”,<br />

così recita un proverbio cinese. Sarà vero?<br />

Non ho fatto che chiedermelo per<br />

tutta la durata del workshop “La gestione<br />

dei territori di montagna”, tenutosi a Torino<br />

all’inizio di ottobre, nell’ambito del<br />

China - Europe Forum. Quello che da subito<br />

è parso chiaro è che – del secchio e<br />

dell’acqua, e pure delle montagne – europei<br />

e cinesi hanno una percezione per vari<br />

aspetti diversa.<br />

I circa 175 chilometri quadrati della regione<br />

del Guizhou, dalla quale provenivano<br />

buona parte dei rappresentanti cinesi,<br />

non scendono sotto i 1000 metri di quota,<br />

con vette che sfiorano i 3000. La provincia<br />

si trova nella zona meridionale della<br />

Repubblica popolare cinese ed è una delle<br />

La provincia del Guizhou<br />

registra circa 126 abitanti<br />

per chilometro quadrato,<br />

la Val di Susa in Piemonte<br />

solo cinque.<br />

più povere, con un reddito annuo pro capite<br />

che supera di poco i 400 euro.<br />

Un’area di montagna depressa, si direbbe<br />

in Europa. Un’area da riqualificare.<br />

Dall’incontro torinese, è però emerso come<br />

le differenze di approccio alla gestione<br />

dei territori di montagna comincino<br />

già dalla “catalogazione” geografica.<br />

Jean Lassalle, deputato francese, presidente<br />

del seminario, ha definito la montagna<br />

“come tutto quello che non è pianura”,<br />

mentre in Cina i rilievi montuosi<br />

iniziano ad assumere una certa valenza<br />

solo oltre i 2000 metri. Come dire: il<br />

Guizhou non è montagna in Cina tanto<br />

quanto lo sarebbe in Europa.<br />

Ma la differente visione emerge anche in<br />

altri contesti. Basti pensare che, mentre<br />

nel vecchio continente uno dei problemi<br />

maggiori è rappresentato dal progressivo<br />

abbandono delle aree montane, in Cina<br />

il governo incoraggia l’emigrazione verso<br />

le pianure e le grandi città. Un confronto<br />

numerico delinea immediatamente la differenza:<br />

la provincia del Guizhou registra<br />

circa 126 abitanti per chilometro quadrato,<br />

la Val di Susa in Piemonte, ad esempio,<br />

solo cinque. Da un lato la politica di incentivo<br />

all’abbandono delle aree montane<br />

sostenuta negli ultimi vent’anni dal governo<br />

di Beijing sta dando buoni risultati:<br />

quasi l’80 per cento del territorio prima<br />

coltivato è stato restituito alla foresta e ai<br />

boschi. D’altro lato, tuttavia, questo fenomeno<br />

sta creando problemi sociali notevoli.<br />

“La principale conseguenza dell’emigrazione<br />

della popolazione adulta è l’abbandono<br />

dei bambini, che devono essere<br />

cresciuti dai nonni”, spiega Dan Wenhong,<br />

del Dipartimento di geografia e scienze<br />

biologiche presso la Guizhou Normal<br />

University. Di recente, si sarebbe creato<br />

FONTE: Colourful Guizhou<br />

un organismo che offre assistenza ai nuclei<br />

familiari che vivono questa situazione<br />

e che supporta anche finanziariamente<br />

il ricongiungimento dei figli con i genitori.<br />

Ma ancora manca una visione generale<br />

e consapevole del problema e, soprattutto,<br />

mancano quelle forme di associazionismo,<br />

di cui in Europa si ha lunga tradizione,<br />

in grado di garantire un’organizzazione<br />

e dei risultati più efficaci.<br />

Anche il concetto di democrazia partecipativa<br />

viene interpretato diversamente.<br />

Da parte europea si sottolinea l’impossibilità<br />

di trovare delle soluzioni ai problemi<br />

delle popolazioni di montagna senza<br />

una loro attiva partecipazione alla formulazione<br />

di politiche che siano in grado<br />

di valorizzare l’ambiente, la mano d’opera<br />

e la cultura locale. “Ci sono problemi<br />

delle montagne comuni a varie parti<br />

del mondo, ma non è possibile trovare<br />

una soluzione unica”, ha precisato Filippo<br />

Brun, docente di politica montana<br />

e ambientale all’Università di Torino. In<br />

Cina, almeno per il momento, sembra invece<br />

che le decisioni vengano prese senza<br />

consultazioni. Del resto, anche l’Europa<br />

si compone di esperienze storiche diverse.<br />

Al tavolo di incontro di Torino, mentre<br />

i delegati occidentali, forti di una pratica<br />

democratica consolidata, sembrava-<br />

Un centro abitato nella provincia di Guizhou. Uno scorcio della Val di Susa in Piemonte.<br />

no stupiti di fronte alle modalità con cui<br />

certe scelte vengono compiute in Cina, i<br />

rappresentanti provenienti dall’ex blocco<br />

comunista si sono dimostrati decisamente<br />

più pragmatici. “Senza una rivoluzione<br />

dalla base, le cose non possono cambiare”<br />

ha decretato Nikollaq Roshanji, docente<br />

all’Università di Korca, in Albania.<br />

Non è che di ambiente e di tutela ambientale<br />

in senso stretto non si sia parlato.<br />

Tuttavia la delegazione europea ha<br />

inevitabilmente finito con il concentrarsi<br />

sulla variabile socio - politica; mentre i<br />

rappresentanti cinesi hanno dimostrato<br />

di essere particolarmente interessati ai<br />

risvolti economici delle loro scelte, anche<br />

in ambito di politica ambientale.<br />

Se ne conclude che non è sempre semplice<br />

avviare progetti di cooperazione di<br />

ampio respiro, che vadano al di là di singoli<br />

interventi, come quello presentato<br />

a Torino, a sostegno della coltivazione<br />

dei tartufi in Asia. Eppure, lo ha sottolineato<br />

anche il già presidente della Commissione<br />

Europea Jacques Delors, la Cina<br />

è ormai il secondo partner commerciale<br />

dell’Europa e non si deve demordere<br />

da un progressivo avvicinamento. Sarà<br />

forse anche l’apporto europeo a far assumere<br />

al secchio una nuova forma in gra-<br />

Cina - Europe Forum<br />

Il workshop “La gestione dei territori di montagna”,<br />

tenutosi a Torino a inizio ottobre<br />

2007, è stato uno dei 46 seminari della seconda<br />

edizione del China - Europe Forum, che<br />

si è concluso con una seduta plenaria a Bruxell<br />

il 6 e 7 ottobre 2007. Il seminario è sato<br />

organizzato dalla Fondazione Charles Léopold<br />

Mayer per il progresso dell’uomo in collaborazione<br />

con la Regione Piemonte e ha visto<br />

protagoniste una delegazione europea e<br />

una cinese. Della delegazione europea erano<br />

parte studiosi, portavoce istituzionali, rappresentanti<br />

dell’Associazione Europea degli<br />

Eletti della Montagna, e per <strong>EURAC</strong>, per<br />

conto del Ministero dell’Ambiente, la ricercatrice<br />

Egizia Ventura. La delegazione cinese<br />

era composta da docenti dell’Università del<br />

Guizhou, dell’Università di Fuji, dell’Accademia<br />

Cinese di Scienze Sociali e dell’Accademia<br />

delle Scienze forestali di Sichuan, oltre a<br />

un rappresentante governativo.<br />

do di adattarsi all’acqua che contiene, oppure<br />

prima o poi il traboccare dell’acqua<br />

sarà inevitabile? “La medesima acqua può<br />

sostenere o affondare una nave”, recita un<br />

altro detto cinese…<br />

Egizia Ventura<br />

Unità di coordinamento<br />

Convenzione delle Alpi – IMA / <strong>EURAC</strong><br />

egizia.ventura@eurac.edu<br />

In Europa la montagna<br />

è tutto quello che non<br />

è pianura, in Cina i rilievi<br />

montuosi iniziano ad<br />

assumere una certa<br />

valenza solo oltre i 2000<br />

metri.<br />

18 Dezember – Dicembre 2007 Dezember – Dicembre 2007 19<br />

FOTO: Egizia Ventura

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