migliori famiglie e la loro amplia rete <strong>di</strong> influenze spianarono la strada, nonostantele proteste, al loro ingresso nei governi delle cittá piú prospere dellaMonarchia, attaverso l’acquisto sistematico degli uffici municipali e <strong>di</strong> ognitipo <strong>di</strong> carichi pubblici 52 .I genovesi non solo entrarono negli organismi municipali, ma finironocon raggiungere posti <strong>di</strong> grande rilievo nella Corte, me<strong>di</strong>ante un’attiva partecipazionenei principali Consigli e Giunte <strong>di</strong> governo. La necessitá della Corona<strong>di</strong> circondarsi <strong>di</strong> persone con la sufficiente competenza per amministrare ipropri affari e controllare il complesso apparato finanziario della Monarchia,spiega durante tutto il XVII secolo la massiccia presenza <strong>di</strong> genovesi nel Consejode Hacienda, massimo organo <strong>di</strong> amministrazione delle finanze della Monarchia,o le loro reiterate nomine come Factores Generales, incaricati della gestionedel debito pubblico, come testimoniano i casi <strong>di</strong> Bartolomeo Spinola,Gian Luca Pallavicino o Andrea Pichenotti, che esercitarono con efficenza dettafunzione durante un lungo periodo <strong>di</strong> tempo 53 .52 Per il caso <strong>di</strong> Siviglia si vedano i lavori giá ricordati <strong>di</strong> Vila Vilar e <strong>di</strong> Pike. Perquanto riguarda Ca<strong>di</strong>ce rimane valido il libro <strong>di</strong> Sancho de Sopranis, Hipólito, Los genovesesen Cá<strong>di</strong>z antes de 1600, Larache, 1939 cosí come le interessanti memorie <strong>di</strong> RaymundoLantéry che mettono in risalto il potere raggiunto dai genovesi. Al rispetto si veda lo stu<strong>di</strong>o<strong>di</strong> Bustos Rodríguez, Manuel, Un comerciante saboyano en el Cá<strong>di</strong>z de Carlos II, Ca<strong>di</strong>ce,1983. Da parte sua Montojo ci parla <strong>dei</strong> conflitti faziosi nel seno dell’oligarchia <strong>di</strong> Cartagenaalla fine del XVI secolo fra quelli che pretendevano privare ai genovesi <strong>dei</strong> carichicomunali che occupavano e i parenti e amici –sia allevatori che commercianti e gran<strong>di</strong> proprietariterrieri - che vennero in suo aiuto, in Montojo Montojo, Vicente, “Matrimonioy patrimonio en la oligarquía de Cartagena (ss. XVI-XVII)” in Chacón Jiménez,Francisco, Hernández Franco, Juan e Peñafiel Ramón, Antonio (ed.), Familia,grupos sociales y mujer en España (siglos XVI-XVII), Murcia, 1990, pp. 49-93. Sulle protestesollevate dalla Corte per l’entrata degli uomini d’affari nei consigli delle cittá castigliane siveda, Fortea Pérez, José Ignacio, Monarquía y Cortes en la Corona de Castilla: las ciudadesante la política fiscal de Felipe II, Salamanca, 1990. Una prova elocuente sul rifiuto cheprovocava l’ascesa sociale <strong>dei</strong> genovesi la incontriamo nei memoriali <strong>di</strong> Martínez de la Matache, a metá della decade del 1650, segnalava: “Con lo que han robado a la Real Hacienda losgenoveses, han comprado oficios, preeminencias, hábitos y honores, y vasallos en estos Reinos contra lavoluntad de los mismos pueblos [...] Los oficios y honores que han comprado genoveses en estos reinos ydemás estados con la hacienda adquirida con usuras y los mejores y más interesados casamientos, pertenecena los naturales, contraviniendo a las leyes y con<strong>di</strong>ción de millones que especialmente lo niegan yderogan las cartas de naturaleza que han dado a genoveses. Demás de que en su república no dejanque ningún extranjero gane con su trabajo la comida, en ningún trato o modo de vivir que puedatener.” Martínez de la Mata, Francisco, Memoriales y Discursos. E<strong>di</strong>ción crítica a cargo deGonzalo Anes, Madrid, 1971, pp. 267-268.53 Al riguardo si veda, Álvarez Nogal, op. cit. (nota 46); Sanz Ayán, Carmen, Losbanqueros de Carlos II, Valladolid, 1988 e Ruiz Martín, Felipe, Las finanzas de la MonarquíaHispánica en tiempos de Felipe IV (1621-1665), Madrid, 1990, pp. 57-58. Intorno a48
A cambio <strong>di</strong> tali servizi o come forma <strong>di</strong> ricompensa per l’attività svoltanei momenti <strong>di</strong> massima <strong>di</strong>fficoltà finanziaria, la Corona gratificó i suoi banchiericon titoli nobiliari e altri tipi <strong>di</strong> riconoscimenti: Bartolomé Spinolavenne nominato conte <strong>di</strong> Pezuela de las Torres; Giovanni Stefano Invrea, conte<strong>di</strong> Yebes; Ottavio Centurione, marchese del Monesterio e membro del Consejode Hacienda e del Consejo de Guerra, cavalliere <strong>di</strong> Calatrava e cameriere dellaregina; Gio Francesco Balbi, conte Villalvilla; Tobia Pallavacino, cavaliere <strong>di</strong>Santiago e familiare dell’Inquisizione, mentre suo fratello, Francesco, riusciì a<strong>di</strong>ventare membro del Consiglio della Suprema Inquisizione 54 .Allo stesso modo, le principali famiglie dell’aristocrazia genovese ebberoun’attiva partecipazione nei quadri militari della Monarchia. Insieme al loroin<strong>di</strong>scutibile protagonismo come capitani generali delle <strong>di</strong>fferenti squadre <strong>di</strong>galere che operavano nel Me<strong>di</strong>terraneo, alcuni riuscirono a conseguire carichi<strong>di</strong> prim’or<strong>di</strong>ne nella rete <strong>dei</strong> coman<strong>di</strong> degli eserciti reali che operavano neiPaesi Bassi, in Catalogna o nel nord d’Italia. Al rispetto basta pensare nel ruolodeterminante giocato da Ambrogio Spinola durante la fase piú virulentadella guerra delle Fiandre e nella meno felice partecipazione nell’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong>Casale, che gli costó la vita, alcuni anni dopo essere stato ricompensato, a partealtri riconoscimenti, con il titolo <strong>di</strong> marchese <strong>dei</strong> Balbases 55 .questo assunto, <strong>di</strong>amo <strong>di</strong> nuova la parola a Martínez de la Mata che, riferendosi alle <strong>di</strong>sastroseconseguenze del Me<strong>di</strong>o Generale del 1577 per i progetti <strong>di</strong> nazionalizzazione dellefinanze castigliane legati alla bancarotta del 1575, in<strong>di</strong>ca come le cose peggioraronoancora <strong>di</strong> piú alla morte <strong>di</strong> Filippo II: “El santo decreto, que tanto exclamó por él Murcia deLlana, que salió contra genoveses el año de 1575, sentido mucho en Génova; por lo cual escribieron,suplicando a su Majestad <strong>di</strong>versas veces declarase lo que quería de ellos para que lo hiciesen. [...[Después de los días del Señor Rey D. Felipe II, pu<strong>di</strong>eron más las astucias y negociaciones de losgenoveses alcanzar el que se fiase de ellos el desempeño de la Real Hacienda siendo ellos la causa desu mayor empeño como quien fía de los lobos el aumento y conservación del ganado.” Martínez dela Mata, op. cit. (nota 52), p. 261.54 Domínguez Ortiz, Antonio, Política y Hacienda de Felipe IV, Madrid, 1983 (1ªed. 1960), pp. 104-107.55 Ambrogio Spinola si era incaricato <strong>di</strong> sostenere gli elevati costi dell’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong>Ostenta, che cadde nel 1604, un’operazione che gli permise essere nominato Maestro <strong>di</strong>Campo Generale dell’Esercito delle Fiandre, incarico che ebbe per piú <strong>di</strong> due deca<strong>di</strong>. Isuoi servizi finanzieri e militari furono ricompensati nel 1621 con il titolo <strong>di</strong> marchesede los Balbases e con l’immissione nel novero <strong>dei</strong> Gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> Spagna. La presa <strong>di</strong> Breda nel1625 sará il suo ultimo trionfo nelle Fiandre. In <strong>di</strong>saccordo con Olivares, sará nominatogovernatore <strong>di</strong> Milano e morirá nell’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Casale nel settembre del 1630. I principalistu<strong>di</strong> monografici su Ambrogio Spinola continuano ad essere: Rodríguez Villa,Antonio, Ambrosio Spinola, primer marqués de los Balbases. Ensayo biográfico, Madrid, 1904;Brants, Victor, “Ambroise Spinola (1569-1630), généralissime des armes de Flandres”,Revue Générale Belge, 1 (1915), pp. 172-202 e Lefevre, Joseph, Spinola et la Belgique,49
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