A

Luoghi
Liguria
La Marrana Arteambientale Montemarcello Ameglia
CAMeC La Spezia
A
BIMESTRALE D’ARTE 3
maggio giugno duemilaundici
RT
A
www.artantis.info
ntis
i n f o
distribuzione gratuita
In copertina
Ciro Palumbo
Photo
Giuliana Laportella
Da vedere
le mostre in Italia
Il Cerchio e il Circo
Claudia Giraudo
Ciro Palumbo
Scultura
Lucio Scortegagna
Profili
Alfonso e Nicola Vaccari

RENATO LIPARI
14-21 giugno 2011
catalogo in galleria
testi di Francesco Gallo e Giovanna Grossato
Movimento
euro triturati su tela
cm 50x50
Giardino A. Calderini, 3 - Milano
Tel 02.860290 E-mail info@fondazionedars.it
www.fondazionedars.it

A
BIMESTRALE D’ARTE 3
maggio giugno duemilaundici
RT
A
www.artantis.info
ntis
i n f o
EDITORIALE
Mostre
a cura di Pierpaolo Russo
4
SOMMARIO
Artantis.info
Bimestrale d’arte
www.artantis.info
info@artantis.info
Direttore responsabile
Beniamino Daniele
Direttore artistico
Vincenzo Silvano
vincenzo@artantis.info
Hanno collaborato a questo numero
Eleonora Acerbi
Gianni Bolongaro
Nathalie Celen
Alberto D’Atanasio
Martha Mary Friel
Graziella Melania Geraci
Giovanna Grossato
Gianfranco Labrosciano
Enrico Pietrangeli
Pierpaolo Russo
Vinny Scorsone
Vincenzo Silvano
Paolo Tricase
Francesco Verolino
Progetto grafico
Un nuovo numero, una nuova avventura. Per avere conferme
e per scoprire nuove realtà. La forza di Artantis.
info sta nel proporre, accanto ai grandi eventi ed ai
nomi storicizzati, artisti meno noti al grande pubblico ma
non per questo meno interessanti. In questo numero diamo
inoltre spazio al design e alla fotografia, elementi di
primo piano nel panorama dell’arte di oggi. Come sempre
uno sguardo particolare è dato ai luoghi dell’arte.
La regione “visitata” è questa volta la Liguria, con due
interessantissime realtà: una pubblica e una privata. La
prima, il CAMeC, è un museo d’arte moderna e contemporanea
fra i più attivi nel territorio, che si segnala
per una collezione di straordinaria importanza. La Marrana
Arteambientale è invece una curiosissima realtà
nata nel parco naturale di Montemarcello-Magra, dove
una coppia di collezionisti ha fatto realizzare, all’interno
dell’ampio giardino della propria abitazione, decine di
sculture ed “opere ambientali” ad artisti del calibro di
Jannis Kounellis, Luigi Mainolfi, Ettore Spalletti, Jan Fabre,
etc., per poi aprire questo spazio al pubblico, condividendo
così sogni ed emozioni. Infine, come sempre, diamo
spazio all’editoria d’arte e, nella consueta rubrica
“artisti in vetrina”, è possibile conoscere il lavoro di decine
di artisti ai quali va il nostro ringraziamento per il loro
prezioso contributo.
Artantis.Associazione Culturale
Vincenzo Silvano
C. Giraudo, C. Palumbo
Il Cerchio e il Circo
di Alberto D’Atanasio
6
Gianni Bolongaro
e il progetto La Marrana Arte Ambientale
di Gianni Bolongaro
17
User experience designer
L’ultimo criterio-design
di Nathalie Celen
8
Annotazioni sulla fotografia
di Giuliana La Portella
di Enrico Pietrangeli
20
Angelo Pitrone
Lo sguardo obliquo
a cura della Redazione
11
Lucio Scortegagna
Corpi a disposizione della forma
di Giovanna Grossato
22
CAMeC La Spezia
Centro Arte Moderna e Contemporanea
di Eleonora Acerbi
12
Profili
Alfonso e Nicola Vaccari
di Gianfranco Labrosciano
24
ARTA ntis.info
3
Studio eMmePi
studioemmepi@artantis.info
Editore
Artantis.Associazione Culturale, Napoli
www.associazioneartantis.org
La biblioteca del mercato
Italia reloaded
di Martha Mary Friel
Libri e Cataloghi
Onyx
a cura della Redazione
Bacheca
Gli amici di Artantis.info
di AA.VV.
Artisti
in vetrina
Artantis.Associazione Culturale
Stampa
Officine Grafiche
Francesco Giannini & Figli S.p.a, Napoli
La collaborazione ad Artantis.info è da considerasi del tutto gratuita
e non retribuita. In nessun caso si garantiscono la restituzione dei
materiali giunti in redazione. Gli scritti pubblicati impegnano solo la
responsabilità dell’autore. Senza preventiva autorizzazione è vietata
ogni riproduzione integrale e parziale di testi ed immagini.
In copertina
28
29
30
30
Primo Piano
Rosario Vullo
di Vinny Scorsone
Angela Tindara La Rocca
di Paolo Tricase
Dayse Rodrigues
di Graziella Melania Geraci
Anno 2, Numero 3. Registrazione: Tribunale di Napoli
© 2011 Artantis.Associazione Culturale, Napoli
Ciro Palumbo
Al risvegliarsi del mondo, 2010
olio su tela, cm 80x70
31

a cura di Pierpaolo Russo
MILANO
Perino&Vele
Luoghi comuni
Fondazione Arnaldo Pomodoro
Via Andrea Solari, 35
PORDENONE
Percorsi tra le Biennali 1948-1968
Pittura in Friuli e a Venezia
PARCO-Galleria d’Arte Moderna
Via Dante Alighieri, 33
6 aprile - 17 luglio 2011
Fino al 12 giugno 2011
4MOSTRE
ARTA ntis.info
AGRIGENTO
Sulla parola
Isgrò, Salvo, Germanà e gli altri
Fabbriche Chiaramontane
Via San Francesco d’Assisi, 1
Fino al 26 giugno 2011
ANCONA
Walter Valentini
Omaggio
Museo Tattile Statale Omero
Via Tiziano, 50
fino al 14 giugno 2011
BERGAMO
Gianfranco Ferroni
Le immagini del silenzio
GAMEC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Via San Tomaso, 52
Fino al 3 luglio 2011
CATANIA
Paolo Parisi
Commonplace (Unite d’habitation)
Fondazione Brodbeck
Via Gramignani, 93
Fino al 23 luglio 2011
COMO
Boldini
e la Belle Époque
Villa Olmo
Via Simone Cantoni, 1
Fino al 24 luglio 2011
FELTRE (BL)
Tancredi Parmeggiani
Tancredifeltre
Galleria d’Arte Moderna Carlo Rizzarda
Via Paradiso, 8
Fino al 28 agosto 2011
MILANO
Alberto Savinio
La commedia dell’arte
Palazzo Reale
Piazza del Duomo, 12
Fino al 12 giugno 2011
| Alberto Savinio
MODENA
Quattro
Barbieri, Fossati, Guidi, Niedermayr
Ex Ospedale di Sant’Agostino
Via Emilio Centro, 228
Fino al 5 giugno 2011
NAPOLI
Sergio Cavallerin
Fumetti Poppanti. Dal fumetto alla Pop Art
Museo Civico in Castel Nuovo
Piazza Municipio
Fino al 14 giugno 2011
PADOVA
Omar Galliani
Il codice degli angeli
Palazzo Vescovile - Museo Diocesano
Piazza del Duomo, 12
Fino al 31 luglio 2011
PALERMO
Loredana Longo
Neither here nor there
Ex Noviziato dei Crociferi
Via Torremuzza, 20
Fino al 3 luglio 2011
RIVOLI (TO)
John McCracken
Retrospettiva
Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
Fino al 19 giugno 2011
ROMA
Tamara de Lempicka
La regina del moderno
Complesso del Vittoriano
Via Di San Pietro In Carcere
Fino al 10 luglio 2011
| Tamara de Lempicka
ROMA
Antony Gormley
Drawing Space
MACRO-Museo d’Arte Contemporanea
Via Nizza, Angolo Via Cagliari
Fino al 12 giugno 2011
TORINO
Eduardo Kac
Living works
PAV Parco d’Arte Vivente
Via Giordano Bruno, 31
Fino al 25 settembre 2011
TRIESTE
Centocinquant’anni d’arte
Da Fattori a Morandi a Fontana
Castello di Miramare
Viale Miramare
Fino al 31 agosto 2011
VENEZIA
Bizhan Bassiri
La caduta delle meteoriti
Museo Archeologico Nazionale di Venezia
Piazzetta San Marco, 17
| Tancredi Parmeggiani
| Loredana Longo
Fino al 27 novembre 2011
GENOVA
Insolite parentele
Unusual Affinities
Palazzo Ducale
Piazza Giacomo Matteotti, 9
REGGIO EMILIA
Stanley Kubrick
1945-50. Cinque anni da grande fotografo
Palazzo Magnani
Corso Giuseppe Garibaldi, 29
VITTORIO VENETO (TV)
Gino Fossali
1940-2002
Galleria Civica - Villa Croze
Viale della Vittoria, 321
Fino al 5 giugno 2011
Fino al 24 luglio 2011
Fino al 19 giugno 2011

DA VEDERE
ClaudiaGiraudo
CiroPalumbo
Il Cerchio e il Circo
“dell’Amore, dell’Armonia, del Femminile, dell’Universo”
di Alberto D’Atanasio
ARTA ntis.info
6
“Il Circo”, disse un vecchio che ci aveva vissuto da quanto
era nato, “non è mai soltanto esibizione”, alzava gli occhi
come a guardare qualcosa oltre il tendone e io lo guardavo,
poi riprendeva: “il Circo è magia. Rappresentazione
e raffigurazione è una guerra contro il male perché poi a
vincere siano gli spettatori di ogni età sia bimbi che vecchi
perché quando si entra da quella porta il tempo si fermi”.
È da questo prologo di racconto che inizia la mostra
in cui Claudia Giraudo e Ciro Palumbo espongono le loro
opere. Non si darà figura soltanto ai personaggi tipici della
vita e l’arte circense, attraverso loro si entrerà nel mistero
di questa realtà antica e magnifica, dove tornano ad avere
ragione di esistere termini come il fulgore, il fantastico,
lo spettacolare, e le emozioni, le sensazioni e i sentimenti si
rinnovano, il tempo davvero si ferma e il bimbo trova il coraggio
dell’adulto e la sapienza del vecchio, e questi torna
a commuoversi come un bimbo e l’adulto s’innamora e entrambi
tornano a far sospirare il cuore. Le opere di Claudia
Giraudo e quelle di Ciro Palumbo sono sintesi di cose viste
nell’immaginario, di realtà scrutate nei ricordi e nei sogni,
sono soprattutto scintilla che muove quell’universo di sentimenti,
sensazioni ed emozioni che il circo suscita. Questi
due artisti non descrivono gli eroi dell’arena, né l’uomo che
vola sul trapezio e neppure il domatore, ciò che loro realizzano
è il dar corpo e immagine alla sensazione, al sentimento
che il circo rimanda prima ancora che lo spettacolo
abbia inizio e poi dopo che lo spettacolo è terminato. La
filosofia che mosse il surrealismo cui è evidente si ispiri, anche
se in parte, la Giraudo e la filosofia che invece è alla
base della metafisica, soprattutto “saviniana”, a cui è invece
più ispirato Palumbo in questa esposizione sono fuse e
superate. Claudia esclude ogni controllo esercitato dalla
ragione ed è indubbio che ciò che dipinge è l’essenza vera
del funzionamento reale del pensiero, ma i suoi rimandi a
iconografie rinascimentali hanno un’armonia precisa come
pure i simboli che le sue figure recano con l’aura dell’icona
che deve lasciare un monito a chi guarda. Se i surrealisti
ispirati da Breton escludevano “ogni preoccupazione estetica
o morale” in Claudia Giraudo questa preoccupazione
si risolve in figure che hanno il fascino delle illustrazioni delle
favole che prima dell’avvento, su larga scala, dei mezzi di
comunicazione di massa hanno permesso che si formasse
la coscienza emotiva dell’uomo del XX secolo. Le sue giovani
fanciulle hanno lo sguardo di chi sta ricordando fatti e
sogni che hanno lasciato l’incanto nella realtà e ora il reale
non può tornare quello che era prima. Claudia Giraudo
vive l’entusiasmo dell’adolescente perpetuo, e il circo con
i suoi spettacoli è lo spazio che permette di esorcizzare il
Ciro Palumbo
Enigmi, 2011
olio su tela, cm 100x100
Claudia Giraudo
Piccola circense notturna, 2011
olio su tela, cm 60x50
Claudia Giraudo
L’impossibile diventa possibile, 2011
olio su tela, cm 120x100
mostro antico che si traveste da Crono e fagocita sogni e
speranze e ci regala in cambio la malinconica tunica dei
disillusi. Così i suoi giovani diventano personaggi che hanno
visto il circo e hanno l’aura di chi è stato emozionato. E non
è un’emozione passeggera quella che Giraudo dipinge
con un talento assoluto, gli occhi dimostrano che è rimasto
un sentimento che ha coinvolto nel profondo tant’è che
le figure giocano con ninnoli e animali esotici. E non serve
sapere se il fenicottero è lì davvero o è invece produzione
del sogno della ragazza che lo tiene, ciò che serve è che
la realtà sia capovolta e che un mondo nuovo sia dal circo
uscito fuori per rendere nuovo questo che viviamo nel reale.
Le ragazze di Claudia Giraudo giocano ancora come se
nel pensiero tutto possa ricorrere e ritornare, without space
neither time. È lo stesso stupore dell’epifania dei Re Maghi
e di chi credeva che a Natale tutto potesse cambiare in
meglio, come quando la neve se ne andava e si pensava
che potesse lasciare il mondo diverso. Claudia ci viene a
raccontare che non è vero che i miracoli non accadono
più, è piuttosto l’uomo che smettendo di crederci ha escluso
che certe energie possano intervenire nella realtà empirica.
Se il surrealismo necessitava di un pensiero puro scevro
da qualsiasi condizionamento derivante dalla ragione,
Claudia riscopre la ragione dei sentimenti e la sua pittura si
riveste di sogno che nel circo e nella pittura diviene realtà.
Per Ciro Palumbo l’esperienza del circo passa attraverso
un’estetica mediata dalla metafisica e quindi da un palcoscenico
misurato che per De Chirico e Savinio era piazza
e radura dove l’immaginario diveniva mistero e si manifestava
agli spettatori che rimanevano attoniti e stupiti, ma
al di qua del palco in una ipotetica platea. Quasi che il
quadro diventi una sorta di boccascena dove prima o poi
il sipario calerà senza alcun preavviso chiudendo la visuale
su una dimensione paradossale. Così il tendone del circo
nelle opere di Palumbo diviene isola e scenario allo stesso
tempo e dentro c’è un Parnaso dove Apollo e le Muse sono
ormai via lasciando un paesaggio che ha lo stesso incanto
delle ragazze di Claudia Giraudo. E le rappresentazioni
ambigue e paradossali che quest’artista descrive sono più
Ciro Palumbo
Difficili viaggi, 2011
olio su tela, cm 70x80
elementi della metafisica, non usa la realtà per porsi al di
fuori di essa, quest’artista usa gli oggetti della memoria perché
l’osservatore abbia a ricordare; e nell’esercizio magico
del tempo che ritorna il circo, nelle opere di Palumbo,
ricompone il mosaico delle età e ci riscopriamo bambini e
poi adulti e ancora vecchi, quasi che nel tendone tutto sia
possibile e ancora il cielo viene a sposarsi con la terrà e le
stelle fluttuano in uno spazio che non è fisico ma diviene
essenza del cosmo. Così il circo diviene il luogo dove si materializza
il desiderio divenendo realtà e la paura si supera
con il desiderio che diviene speranza. Se in Savinio i quadri
raffigurano oggetti e forme riconoscibili, collocati in spazi
ben definiti dal punto di vista architettonico, in Palumbo gli
oggetti sono tramite tra spazio e tempo così che l’osservatore
possa percepire il continuum dell’opera e il riecheggiare
poetico dei ricordi. Ma se i vari elementi nelle opere
della metafisica apparivano combinati in maniera assurda,
apparentemente senza nessi tra loro. Nelle opere di Ciro
Palumbo gli oggetti hanno la stessa dignità e l’essenza stessa
dei sogni. Così ci appaiono le sue opere, come eterni
palcoscenici che aspettano noi che guardiamo perché
possiamo ancora provare lo stupore così da commuoverci
e guarire un cuore piagato dal pragmatismo commerciale,
mercantile moderno. Nelle opere di Palumbo la persona
esiste in quanto capace di sognare, sperare oltre che pensare.
Non è solo una mostra quella di Palumbo e Giraudo, è
piuttosto un percorso a ritroso come si prendesse la rincorsa
per poi venire sparati nel futuro con la gioia di chi si scopre
capace di godere di una cosa nuova e bellissima. Con lo
sguardo sognante e il cuore impavido così come farebbe
un eroe o un bambino, sparati fuori dal tendone del circo
come la donna cannone. Venghino signori, venghino lo
spettacolo sta per iniziare.
dal 25 giugno al 15 luglio 2011
Chiostro di Santa Caterina
Finalborgo - 17024 Finale Ligure (SV)
www.palumbociro.it
ARTA ntis.info
7

User experience designer
L’ultimo criterio-design
VISTE
di Nathalie Celen
Massimo Cartaginese
Fausto Bertasa
a destra, dall’alto
Progetto Caldia Cube
progetti di:
Kurt Hofstetter
Davide Macullo
Karim Rashid
ARTA ntis.info
8
In UXD il curatore intende “accostare i temi più significativi
del design dell’esperienza ai principi e alle concezioni basilari
del pensiero della complessità. Contro l’estetica del design,
ciò viene realizzato mediante una lettura Ethica, che
intende rendere le riflessioni, esperienziali e sperimentali,
ricche di applicazioni pratiche. Il risultato può essere interessante
sia per quegli estimatori delle nuove strategie dell’xd
che sono sensibili agli stili attuali, sia per gli appassionati
del tema della complessità, con il gusto di conoscere chi
sembra anticipare le loro intuizioni fondamentali. La prima
parte della mostra presenta l’impostazione metodologica
dell’esposizione, che “consiste nell’articolare la riflessione sul
pensiero del to design usufruendo della ricchezza di quel sapere
interdisciplinare definito - da Perretta stesso - media/
design, e utilizzando, inoltre, quella copiosa meditazione
sul criterio d’indagine che il curatore chiama ri-combined
culture. All’indagine delle somiglianze intrinseche tra le nozioni
tipiche del “pensiero sistemico” e le dottrine espresse
dal nano-tech-design, il curatore antepone una riflessione
che ne mostra le somiglianze estrinseche. Egli nota come
entrambi gli stili di pensiero costituiscano dei radicali cambiamenti
rispetto alla visione del mondo diffusa nell’epoca
nella quale nascono nuove attitudini. L’user experience designer
è in una qualche misura responsabile del futuro della
nostra specie. È vero che la tecnologia fa solo quello che
vuole l’essere umano, ma è anche vero che l’essere umano
può volere solo ciò che la tecnologia può fare. Ci sono cose
che cambiano il mondo in maniera irreversibile! Più recentemente,
la tecnologia ha cambiato il mondo: Internet non
è che l’ultima frontiera. Il mondo è cambiato,lo dicono tutti.
È cambiato anche il design? È forse necessario ri-pensare
questo insieme di pratiche? Chiunque sia convinto che il
design abbia bisogno di una pausa di riflessione apprezzerà
questa raccolta di action design curata da Perretta, prodotta
da SudLab e recentemente esposta negli spazi del
Concept di Milano in Via Forcella, zona Porta Genova. La
ricerca di Perretta è prevalentemente linguistica. Il filosofo
va all’origine dei termini e utilizza i loro significati come pretesto
per la discussione. Un sottotitolo possibile per questa
mostra è Le partage du monde. Buona parte della discussione,
difatti, è orientata a individuare come, quando e perché
progettare. Ad esempio, cosa significa UXD? Secondo
Perretta, qualsiasi significato possano avere le parole contenute
nella sigla UXD ..., esse non possono essere il contrario
XD 01.User Experience Designer - Le Partage du Mond
ideazione e cura di Gabriele Perretta
manifesto dell’esposizione di Milano
di immateriale! Perretta sottolinea come non ci si possa limitare
ad applicare forme comode ai fenomeni,ma occorra
scegliere le più comode fra quelle che si adattano ad essi.
Se la forma è il come del suo uso, e la materia è l’usabilità
sostanziale della forma, allora il design è uno di quei metodi
per conferire forma alla materia e farla apparire così e non
in altro modo. La materia nel design è dunque il modo in cui
appaiono le forme. Ma il modo in cui le forme appaiono non
è forse legato a doppio filo con la loro funzione? Nel corso
della vita quotidiana gli oggetti non ci interessano forse più
per gli usi che possiamo farne che per le loro caratteristiche
realmente osservabili? Experience Designer è, dunque,
chi sceglie se e come rendere esplicito l’uso degli oggetti.
Il designer viene esortato a donare qualcosa agli altri. Infatti,
l’idea portante di questo user experience designer è
che l’usabilità degli artefatti derivi direttamente dalla generosità
del progettista. Secondo Perretta,chiunque decida
di diventare designer prende una decisione a sfavore del
bene puro. Quel che realmente significa è che il designer
dovrebbe diventare oggi più consapevole del suo potere
e delle responsabilità che questo comporta, perché tutto
dipende dall’intenzione dell’esperienza e dunque dal piano
di lavoro. Per affrontare il tema sotterraneo del progetto
all’interno del fare progetto”, Perretta si propone tre principali
obiettivi di carattere metodologico e interpretativo,
i quali, richiamandosi vicendevolmente, permettono la ricostruzione
di un cammino filosofico oscillante tra il terreno
empirico e il suolo antropologico-fenomenologico . Nell’evidenziare
come Sehnsucht, Wunsch e Meinen tendano a
compenetrarsi l’uno nell’altro all’interno della mutevole
bibliografia dell’USER EXPERIENCE DESIGNER, Perretta rilegge
la sua ontologia del non-ancora attraverso la costante,
ossimorica dell’alternanza e, a un tempo, dell’integrazione.
Luce e oscurità, presenza e assenza, mancanza ed eccedenza
sono le coppie che danno un contenuto al concetto
di desiderio, richiamando alla mente del fruitore un gioco di
specchi in cui l’oscurità, per così dire, introversa del fermento
e dello stimolo mediale iniziale si tramuta nella luminosità
feconda della ricerca, volta quindi all’estrinsecazione e al
ritrovamento di ciò che potrebbe finalmente determinare
la compiutezza del designer. Coscienza e materia sono accomunate,
secondo la prospettiva del curator, dall’impossibilità
di una coincidenza iniziale con sé, un’impossibilità che
alimenta il divenire e spinge verso l’altro.
ARTA ntis.info
9

XD 01.User Experience Designer - Le Partage du Mond
Programma generale. Milano, 20 - 29 aprile 2011
Allo SPAZIO CONCEPT di Via Vincenzo Forcella, 7, abbiamo visto:
Lo sguardo obliquo
ARTA ntis.info
10
L’infini n’a pas d’accent/Take the trip every day of your life/an
anthology focused on the content of collective feat. SUDLAB Inter/National,
with videos: Karin Andersen, Elle Burchill, Anita Fontaine,
Clemens Fürtler, Richard Garet, Timothy Geraghty, Raymond
Harmon, Ali Hossaini, Carlos Irijalba, Jeffrey Isaac, Marko
Mäetamm, Miltos Manetas, G.P. Mutoid, Astrid Nippoldt, Derek
Ogbourne, Christian Rainer.
“No man’s knowledge can go beyond his experience.” SOCIAL
DESIGNERs: Az.Namusn.Art, FRP2, NoiSeGrUp, OPLA+, Porka’s
P.Proj.
Late Fragment CALDIA Cube: a cura di Wolf Guenter Thiel feat.
Kurt Hofstetter, Davide Macullo, Karim Rashid.
If you are, new geographies flourish: TOM/sitemap feat: Karin
Draaijer, Georg Nicolaus, Heinrich Nicolaus, Wolf Guenter Thiel.
La Nature est un temple où de vivants piliers/Laissent parfois sortir
des confuses paroles: re/furtiva vs Fotofonemi Correspondances:
a cura di Giuliana Laportella feat. Giorgio Cutini, Alfio Di Bella,
Franz Kafka, Mario Lunetta, Fausto Nicolini, Giuseppe Patroni
Griffi, Gabriele Perretta, Vito Riviello, Emilio Villa, Paolo Volponi.
Interpretare il design nel colore Purple: Purple democracy, Antonello
Pelliccia feat. Mauro Afro Borella, Gianni Macalli, Franco
Marrocco, Alberto Maria Prina, Paolo Roderi.
‘Ways of Worldmaking’/Contro la linea retta: Voyagerlab: Massimo
Cartaginese, Giorgio Cutini, Bruno Mangiaterra.
«What is there?»: L’arte è negli occhi di chi la guarda a cura di
Antonella Mazzoni feat. Marta Mambriani e Gian Luca Patini.
“Uno strumento interpretativo dei modelli del to design e del to
experience” a cura di MCD11: Fausto Bertasa, Tullio Brunone, Paolo
Cirio, Pietro Finelli, R’B.
VERNISSAGE XFORMANCE: Mario 4MX Formisano (Almamegretta
Bass Player - Live electronic music performance); Az.Namusn.Art.
FINISSAGE XFORMANCE: Il ritorno dello zero, a cura di Stessotesto;
Tribute to Patti Smith, Purple Democracy feat. Rachele Pelliccia.
Al NUOVO CIB - GALLERIA FORMENTINI, Via Marco Formentini, 10,
abbiamo visto:
Il linguaggio è la madre, non l’ancella del pensiero: CRAB: Coordinatore
Francesco Correggia & working gr.: Maurizio Guerri, Ale
Guzzetti, Andrea Pinotti, Federico Ferrari, con interventi di: Franco
B, Jean-Christophe Bailly, Gianfranco Baruchello, Gianluca Bocchi,
Daniel Buren, Lawrence Carroll, Jason Dodge, Félix Duque,
David Freedberg, Nathalie Heinich, Georges Didi-Huberman, Anselm
Kiefer, Jannis Kounellis, Giuseppe Longo, Boyan Manchev,
Takesada Matsutani, William Moser, Hidetoshi Nagasawa, Jean-
Luc Nancy, Markus Ophalders, Julius Popp, Jacques Rancière,
William Stock, Jean-Jacques Wunenburger, David Tremlett.
La fisiologia da capo a piedi, canto./Né la fisionomia né il cervello
sono degni da soli della/Musa, la Forma completa è di gran
lunga più degna feat. SUDLAB Italia, with videos: Cesare Accetta,
Az.Namusn.Art, Enzo Berardi, Rita Casdia, Cast, Daniela Cignini,
Piero Gatto, Lello Lopez, Antonello Matarazzo, OPLA+,
Fabrizio Passarella, Porka’s P.Proj, R’B, Franco Silvestro, Nello
Teodori, Lucio Tregua.
Porto Empedocle 2009
fotografia, cm 50x70
Comiso 2009
fotografia, cm 50x70
“Lo sguardo obliquo” è il titolo della mostra del fotografo
agrigentino Angelo Pitrone inaugurata presso La Galleria
“Le Officine delle Arti” di Agrigento, diretta da Nello Basili.
L’esposizione persegue il duplice obiettivo di far conoscere
uno spaccato significativo della produzione fotografica di
uno tra gli artisti più affermati del territorio, noto al grande
pubblico per le importanti mostre allestite in prestigiose sedi
internazionali e, nel contempo, di inaugurare un nuovo spazio
espositivo nel cuore della città dei templi, con l’intento
di valorizzare i linguaggi artistici contemporanei che si contraddistinguono
per originalità e qualità, rivolgendosi sia
agli artisti affermati che a quelli emergenti che si esprimono
attraverso le tecniche che la tradizione ha consolidato e
quelle che la sperimentazione continuamente propone. La
mostra, curata dal critico d’arte Francesco Gallo, è stata
introdotta da Marcello Palminteri e presentata da Giuseppe
Viviano. “Lo sguardo obliquo” propone una galleria di
51 opere fotografiche sui principali cicli tematici sviluppati
da Pitrone: una diversificata produzione che privilegia ritagli
sapientemente colti della realtà, aspetti del paesaggio
naturale siciliano nonché di quello urbano, superfici murarie,
particolari oggetti abbandonati, luoghi di transito e
manifesti murari. Figure che rivelano la natura intrinseca
della realtà la quale, svelata dall’occhio attento dell’artista,
assume un particolare fascino per lo spettatore che
AngeloPitrone
a cura della Redazione
riscopre piacevolmente la semplicità delle cose attraverso
la magistrale composizione dell’immagine e delle cromie.
L’esposizione è accompagnata da un “informatore”, con
testi di Francesco Gallo e Giuseppe Viviano, che fornisce
alcune chiavi di lettura per le cinque sezioni in cui è suddivisa.
Angelo Pitrone è capace di uno sguardo attento
sul mondo, sugli aspetti naturali e ancor più sulle interazioni
dell’uomo con l’ambiente. Sulla capacità del fotografo di
saper osservare la realtà si sofferma Francesco Gallo: “Saper
vedere non è cosa da poco, non è cosa immediata,
è l’esito di una grande educazione sentimentale e poetica,
che avviene dopo una lunga filtrazione dell’essenziale,
in un ambito che è tanto mentale, quanto reale, in
una sintesi che è creativa, capace di dominare l’ordinario
dell’ordinario e suscitare lo straordinario dello straordinario,
l’invisibile che non si manifesta ad occhio nudo, quello che
solo la macchina fotografica, con la sua magia tecnologica,
sa captare. (...) Perchè avvenga un saper vedere,
occorre l’alchimia di un innamoramento, in una continua
ricerca delle immagini, in una continua lotta con la morte,
a cui strappare i frammenti di mondo, cogliendoli al volo,
tra piaghe e bellezze”. E in questo senso Pitrone, nella sua
ricerca continua di immagini e di particolari del mondo reale,
manifesta il suo interesse, il suo innamoramento, il cedimento
a un richiamo irresistibile per una realtà che nelle
sue fotografie si appalesa scomposta in dettagli e ritagli
inconsueti che “viene scoperta e resa visibile”. Giuseppe
Viviano evidenzia l’attitudine del fotografo a ritrarre i prodotti
della cultura umana e gli effetti dell’attività dell’uomo
in contesti naturali e urbani: “Angelo Pitrone è un fotografo
di luoghi e persone. La componente antropologica è
una costante della sua produzione artistica che nel tempo
si è caratterizzata sempre più per l’impegno sociale e
l’attenzione per i movimenti umani all’interno della Sicilia
o intorno ad essa. (...). L’artista si muove con disinvoltura
nell’ambiente urbano. Nelle grandi città del mondo come
nei più piccoli centri siciliani, la sua capacità di osservare,
l’attenzione per il particolare, l’interesse per forme e cromie,
danno luogo a grafismi in cui pochi elementi prevalgono
e si alternano in ritmi costanti che talvolta occupano
il campo dell’intero fotogramma”.
Officine delle Arti
Via Celauro, 7 (Trav. Via Atenea) - 92100 Agrigento
www.officinedellearti.com
VISTE
ARTA ntis.info
11

C A M e C
LUOGHI
liguria
Centro Arte Moderna e Contemporanea
La Spezia
di Eleonora Acerbi
CAMeC
Ph Enrico Amici
ARTA ntis.info
12
Il CAMeC, Centro d’Arte Moderna e Contemporanea,
inaugurato nel maggio 2004, nasce per conservare e valorizzare
i considerevoli fondi artistici provenienti dalle edizioni
del Premio del Golfo, ideato nel 1933 da Filippo Tommaso
Martinetti e Fillia, e dalle donazioni Cozzani e Battolini; nonché
come centro di propulsione per eventi artistici contemporanei
di livello internazionale. Oltre ad ospitare convegni,
dibattiti e seminari, possiede un Dipartimento Didattico che
propone attività di educazione all’arte, rivolta sia alle istituzioni
scolastiche, sia al pubblico generico. Si è specializzato
inoltre in percorsi e laboratori di arte-terapia. Un Bookshop
fornito e specializzato dispone della principale pubblicistica
dedicata all’arte contemporanea italiana e internazionale.
L’attività del CAMeC si svolge in modo continuativo per
tutta la durata dell’anno, esponendo a rotazione le raccolte
civiche, costituite da oltre duemila opere, e realizzando
mostre temporanee con progetti di approfondimento in
diversi ambiti della produzione attuale o del contemporaneo
storico. La sede è frutto del reimpiego di un edificio dei
primi del Novecento, che ha accolto dapprima una scuola
elementare e dagli anni Venti le aule del Tribunale Civile e
Penale.
Le raccolte del CAMeC
Il Premio Nazionale di Pittura “Golfo della Spezia”
Enrico Prampolini
Anatomie concrete, 1951
Coll. Premio del Golfo
Al 1933 risale la nascita del Premio Nazionale di Pittura intitolato
al “Golfo della Spezia”. L’ideazione e l’organizzazione
della rassegna-concorso si devono a Filippo Tommaso Marinetti
e Fillia. Una vivace adunata di numerosi artisti, futuristi
di seconda generazione e non, anima quella memorabile
estate e sigla l’interesse spezzino per l’arte contemporanea:
ne sono preziosa testimonianza i mosaici realizzati nel ‘34 nel
Palazzo delle Poste, a quattro mani, da Fillia e Prampolini,
inedita rappresentazione delle Comunicazioni terrestri, marittime
(Fillia), aeree, telegrafiche, telefoniche (Prampolini),
così come l’Aeropoema del Golfo della Spezia, componimento
parolibero concepito dalla funambolica immaginazione
di Marinetti. A questo precedente storico guarda la
ripresa della manifestazione che con lo stesso titolo si articola
dal 1949 al 1965 e viene ripristinata dal 2000 al 2006.
Distintiva la formula del premio-acquisto, che consegna
alla città oltre 200 opere, nucleo originario della raccolta
permanente ospitata dal CAMeC. Evidenti ed impliciti gli
intenti: la registrazione e l’acquisizione dei più recenti e diversificati
esiti della produzione pittorica italiana (e, dal ‘54,
anche del biancoenero e della grafica). L’eccellenza qualitativa
e la valenza storico-documentaria della selezione,
oggettivamente indubbi a cinquant’anni di distanza, si devono
esclusivamente all’autorevolissima gestione critica: la
giuria del Premio, nelle sue peraltro salutari variazioni, vede
il contributo e la collaborazione di eminenti ed impegnati
artisti e critici. Fra gli altri si ricordano Argan, Bellonzi, Carli,
Carluccio, Carrà, Casorati, Ciardo, De Grada, Guttuso, Longhi,
Magagnato, Russoli, Saetti, Santini, Viale, oltre a Marco
Valsecchi, fedelissimo organizzatore della mostra e Carlo
Ludovico Ragghianti, senza dubbio il più incisivo interprete
della gestione del Premio nel ruolo di Presidente della giuria.
La rinnovata edizione del Premio del Golfo, coincidente con
l’avvento del nuovo millennio, aperta ad apporti internazionali
e destinata, per regolamento, alla registrazione della
produzione ‘giovane’, vede al lavoro i direttori di musei e
fondazioni d’arte contemporanea europei, incaricati della
scelta dei partecipanti, e diverse commissioni giudicanti,
composte nelle successive edizioni fra gli altri da Benedetti,
Castellani, Corà, Di Pietrantonio, Fabro, Gori, Meneguzzo,
Levi, Kounellis, Namioka, Paolini, Pistoletto, Raussmüller,
Zacharopoulos.
Emilio Vedova
Vie del mondo, 1953
Coll. Premio del Golfo
La collezione Cozzani
Nel 1998 Giorgio Cozzani dona alla sua città una cospicua
raccolta di opere d’arte visiva, frutto di cinquant’anni di appassionata
ricerca e frequentazione della produzione artistica
contemporanea internazionale. Collezione singolare,
caratterizzata dall’assenza di evidenti passioni e vincolanti
predilezioni, ma piuttosto sostenuta da un’aperta e lungimirante
curiosità nei confronti del composito insieme di poetiche
e nuclei linguistici tipico del XX secolo. Tale esigenza
di aggiornamento costante e di registrazione puntuale ne
ha determinato il distintivo e spiccato carattere antologico
Gilbert & George
Bloody life, 1983
Coll. Cozzani
e l’ampia dimensione: circa milleduecento opere, fra sculture,
dipinti, grafica, fotografia ed esiti ‘altri’ delle arti visive
si sono aggiunte al fondo costituito dai premi-acquisto del
Premio del Golfo, quasi a colmarne la vacanza di acquisizioni
coincidente con il periodo di sospensione, protratto
fino al 2000. Avanguardie, movimenti, famose coalizioni ed
appartati outsider: tentando di tracciare un elenco in ordine
cronologico, incontriamo, oltre a una limitata digressione
ottocentesca, l’Espressionismo, il Secondo Futurismo,
il Cavaliere Azzurro, Bauhaus, la Metafisica, il Surrealismo,
il Realismo, l’Astrattismo nelle sue molteplici declinazioni
(dall’Astrattismo Classico, Concreto e Neoconcreto, a quello
lirico degli “Otto” e affini), l’Informale internazionale, lo
Spazialismo, i “Cobra”, gli “Spur”, la Pop Art internazionale,
il Nouveau Réalisme, l’Arte Cinetica, Optical, Minimal, Concettuale,
Land, Povera, Body, infine Fluxus, la Transavanguardia,
il Graffitismo. Classe 1910, Giorgio Cozzani affianca
al lavoro del medico quello del collezionista, che trova nel
capoluogo ligure, grazie al Premio del Golfo, una fonte di
aggiornamento di prima mano. Ma nel corso del tempo la
curiosità e la lungimiranza lo portano a spostarsi e a spaziare:
Giorgio ed Ilda Cozzani viaggiano per l’Europa, visitando
puntualmente le più autorevoli manifestazioni internazionali
(dalla Biennale veneziana, alla Quadriennale romana, a Documenta
di Kassel) e tessendo rapporti con le più importanti
gallerie (ne è preziosa testimonianza l’archivio documentale,
donato anch’esso insieme alla corposa biblioteca).
ARTA ntis.info
13

La collezione Battolini
Ultima in ordine cronologico fra le donazioni al Comune della
Spezia, la collezione di Ferruccio e Anna Maria Battolini
documenta sessant’anni di attività nel mondo dell’arte e
della “critica militante”. Critico, scrittore, bibliofilo appassionato
ben oltre i confini del suo ruolo di dirigente nel settore
delle biblioteche, promotore di eventi culturali, organizzatore
di mostre, Ferruccio Battolini ha storicizzato la seconda
metà del ‘900 artistico spezzino. La sua collezione si è formata
grazie agli incontri, alle conoscenze e all’esperienza
di una vita passata in mezzo agli artisti. Diversi e molteplici
gli apporti, da alcuni dei protagonisti delle edizioni storiche
del Premio del Golfo, allo spezzino Gruppo dei Sette, ad alcuni
fra gli artisti più rappresentativi del panorama artistico
italiano del dopoguerra, come Guttuso, Spinosa, Montarsolo,
Nespolo, per citarne solo alcuni. Opere dei maestri della
generazione degli inizi del ‘900, di quella di mezzo e di artisti
più recenti, fino alle promesse attuali, documentano storicamente
le origini della tradizione artistica cittadina.
Cristiano Pintaldi
Senza titolo, 2000
Coll. Premio del Golfo
ARTA ntis.info
14
Le mostre dell’estate 2011
In occasione della seconda Festa della Marineria (16-19
giugno), Il CAMeC apre i propri spazi al progetto CAMeC
pianozero, che inaugura con la mostra personale “Ancora
Ancora la nave in porto - Amoco Milford Haven files” di
Michelangelo Consani. Curata da Mario Commone e Matteo
Lucchetti (comitato scientifico: Francesca Cattoi, Mario
Commone, Lara Conte, Matteo Lucchetti), l’esposizione
occuperà gli spazi al piano terra del centro, articolando un
discorso che, tra le altre cose, vuole leggere la marineria nel
suo essere un intreccio di storie di lavoratori e nella sua appartenenza
ad una dimensione, quella del mare, che viene
qui letta come riflesso silenzioso della fine di un paradigma
economico dominante, legato allo sfruttamento delle risorse
fossili. Inoltre “Memoria sommersa: uomini, storie e tecnologie”.
A cura di Progettotre di Carlo Alberto Cozzani, Agnese
Bucchi, Costanzo Furno insieme alla direzione del CAMeC
e agli Archivi Multimediali della Spezia, la mostra presenta
oggetti, video, installazioni, opere e fotografie, offrendo un
percorso visivo che unisce la storia dell’esplorazione marina
all’immaginario artistico attuale, con un focus principale
intorno al mondo dei palombari e del sommerso, con i suoi
artisti-inventori, come il geniale Roberto Galeazzi, autore
dello scafandro ancora in uso oggi, e contrappunti creativi
di forme e oggetti del mondo sommerso, con opere di Gianni
Lodi e opere fotografie di Angelucci e Rastrelli. L’evento
espostivo vede la fattiva collaborazione di Marina Militare -
raggruppamento subacquei ed incursori “Teseo Tesei”, The
Historical Diving Society - Italia, Hydrolab, Associazione Nazionale
Subacquei M.M. in congedo, The Historical Maritime
Society, Fratelli della Costa - Italia), suggestiva ricostruzione
e interpretazione dell’ambiente e delle attività subacquee,
e “I mari dell’uomo”, mostra di fotografie di Folco Quilici, in
collaborazione con la Fondazione Alinari.
Helmuth Sturm
Infernalezza, 1963
Coll. Cozzani
Giuliano Tomaino
Le acciughe fanno la palla (part. dell’installazione), 2000
Ph Enrico Amici
CAMeC
la scala e l’ascensore, con l’opera di Tinguely, maggio 2004;
a sinistra, una sala con le raccolte permanenti
Ph Enrico Amici
CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea
Piazza Cesare Battisti, 1 - 19121 La Spezia
camec.spezianet.it

Gianni Bolongaro
e il progetto
La Marrana Arte Ambientale
di Gianni Bolongaro
LUOGHI
liguria
MARCELLO PALMINTERI
14-21 giugno 2011
catalogo in galleria
testi di Francesco Gallo e Giovanna Grossato
Giardino A. Calderini, 3 - Milano
Tel 02.860290 E-mail info@fondazionedars.it
www.fondazionedars.it
Senza titolo, 2009
acrilico e china su tela
cm 30x30
Kengiro Azuma
Il sogno, 1998
ferro, cm 150x2680x1,5
Luigi Mainolfi
Casa della Marrana (Casa dei rovi), 1999
ferro, cm 600x400x400
L’idea di progetto nacque nel 1996, dopo le prime due
esperienze - molto positive come attenzione generata - di
piccole mostre d’arte negli spazi chiusi della proprietà di
Montemarcello (con opere del pittore Carlo Mattioli e dello
scultore Fausto Melotti): l’obiettivo era di contribuire allo sviluppo
culturale, dimostrando che l’arte poteva valorizzare
ancor più il Parco Regionale Naturale di Montemarcello-
Magra in provincia della Spezia. Nel 1997 decidemmo - mia
moglie ed io - di invitare artisti per realizzare opere studiate
appositamente per il luogo in cui avrebbero dovuto essere
poste, pensando anche a quanto scrisse J. W. Goethe in
Sommer: “Il campo e il bosco e la roccia e i giardini/sono
sempre stati per me solo uno spazio/e tu, mia amata,/li
trasformi in luogo”. La prima mostra (lo spazio disponibile,
non ancora occupato da sculture o installazioni, permetteva
di mostrare un’ampia gamma di opere dell’artista
invitato) fu di Hossein Golba, persiano, dal titolo “Il giorno
d’oro”, legato al grande ciclo della vita. L’idea guida fu di
avere artisti di vari profili di linguaggio, senza essere guidati
da scelte di nazionalità o altro; unico vincolo, la poeticità
del gesto e la sensibilità adeguata per una zona “gracile”
come è il paesaggio antropizzato della Liguria ed il vincolo
del Parco Regionale Naturale di Montemarcello Magra. Le
scelte avvenivano pensando ai molti artisti incontrati nelle
varie occasioni (mostre, incontri culturali, visite agli studi o
alle collezioni private). Naturalmente, poiché le opere da
realizzare sarebbero state inserite nel giardino, bosco ed
oliveto di casa nostra, tutti gli artisti dovevano avere caratteristiche
assonanti con la nostra sensibilità ed attenzione ai
vari linguaggi. Dal 2000, il Prof. Giacinto Di Pietrantonio, Direttore
della Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di
Bergamo, svolge un ruolo significativo, affiancandosi a noi
per la selezione degli artisti. Il gruppo di artisti che sinora ha
collaborato con La Marrana è molto vasto e diversificato,
come età e nazionalità: tra i 19 artisti (per un totale di 35
opere tra sculture ed installazioni) abbiamo 13 italiani, un
persiano, un giapponese, un greco, un americano, un israeliano,
una cubana, un belga, un inglese. Negli ultimi anni,
ARTA ntis.info
17

sopra da sinistra
Jannis Kounellis
Senza titolo, 2004 (visione d’insieme e particolare)
23 campane, bronzo, ferro, cemento, profondità: cm 300, diamentro: cm 200
Ettore Spalletti
Fonte nel giardino di Grazia e Gianni, 2006 (visione d’insieme e particolare)
marmo, acqua, cm 130x40
a sinistra
Jan Fabre
Il rifugio (La tomba per il computer sconosciuto), 2005 (interno)
inchiostro su legno; il rifugio: mt 3,0x3,60x2,20; le croci: cm 125x37x5
nella pagina a fianco, dall’alto
Daniel Buren, Studio di Architettura Vannetti
Il rendering del progetto dello Studio di Architettura Vannetti di Firenze con
l’artista francese Daniel Buren, vincitore del Concorso organizzato con il
Comune della Spezia per la riqualificazione di Piazza Verdi
Mario Airò
... Plink!, 2001
ferro, vetro, penna, cm 80x210x280
essendo impossibile organizzare vere mostre di molte opere
dello stesso artista causa la scarsità di spazio disponibile, si
è preferito optare per la soluzione di invitare un solo artista
(o due artisti) chiedendo loro di elaborare una sola opera
ciascuno. Per quanto riguarda la diversità dei linguaggi, ci
siamo avvicinati anche ad artisti che hanno un approccio
di tipo trasversale all’arte: artisti cioè che inseriscono nelle
loro opere suoni, musica e video. Ciò ha aumentato la complessità
organizzativa e di manutenzione ma ha permesso di
aumentare gli stimoli per i visitatori che si trovano, talvolta,
di fronte o in mezzo ad opere che sollecitano i vari sensi.
L’evoluzione recente è la creazione di P.A.A.L.M.A. Premio
di Arte Ambientale La Marrana, dedicato - specificatamente
- alle opere pubbliche; il Premio (a cura del Prof. Giacinto
Di Pietrantonio) si prefigge di stimolare le Amministrazioni locali
a realizzare opere alla cui progettazione - sin dalla fase
iniziale - partecipino un artista ed un architetto come unico
gruppo di progettazione. Questo Premio fu presentato ad
ArteFiera di Bologna del 2007, organizzando un dibattito su
“Nuovi Percorsi dell’Arte Pubblica”; al dibattito - coordinato
da Giacinto Di Pietrantonio - parteciparono gli artisti Enzo
Cucchi e Alberto Garutti con gli architetti Alessandro Mendini
e Beppe Finessi oltre alla partecipazione di Jes Fernie,
consulente inglese e curatrice del libro “Two minds: architects
and artists in collaboration”. Successivamente, vi furono
due edizioni a La Triennale di Milano (ed è in preparazione
la terza), con il patrocinio del Ministero dei Beni ed
Attività Culturali, del FAI, dell’Ordine degli Architetti, di ANCI
ed ANCE, a dimostrazione del vivo interesse che il Premio
suscita. Come risultato dell’opera di sensibilizzazione, la città
della Spezia nel 2010 promosse un concorso per la Riqualificazione
Architettonica ed Artistica di Piazza Verdi, riservato
ad un artista ed un architetto che lavorassero in coppia.
Tra gli 89 progetti arrivati (anche con artisti e architetti tra
i più importanti del mondo), la Commissione Giudicatrice
(formata dall’Arch. Alessandro Mendini, dal Prof. Giacinto
Di Pietrantonio, dall’Arch. Emilio Erario, Direttore del Dipartimento
Pianificazione e Controllo dello Sviluppo Urbanistico
e dall’Ingegnere Claudio Canneti, Direttore del Dipartimento
Ambiente e opere Pubbliche e dal sottoscritto, in quanto
Presidente del Premio P.A.A.L.M.A.) scelse all’unanimità
il progetto presentato dall’Arch. Gianni Vannetti di Firenze
con l’artista francese Daniel Buren, Leone d’Oro alla Biennale
di Venezia del 1986. Nel 2011, il Ministero dei Beni ed Attività
Culturali ha riservato una menzione speciale a La Marrana
arteambientale nell’ambito del Premio del Paesaggio
2010 - 2011 indetto dal Consiglio d’Europa in quanto uno
dei progetti “che impiegano le espressioni più avanzate di
arte contemporanea per promuovere il territorio nel rispetto
e nella valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio”.
La Marrana arteambientale
Via della Marrana - 19031 Montemarcello di Ameglia (SP)
www.lamarrana.it
19

Annotazioni sulla fotografia di
PHOTO
G i u l i a n a
L A P O R T E L L A
di Enrico Pietrangeli
ARTA ntis.info
20
La costante di simmetrie che ricorrono nelle immagini
catturate da Giuliana Laportella, interagendo con ponderate
esposizioni sugli effetti di luci, spesso giocati sulle
tonalità dei grigi, denotano un’acquisizione degli spazi
attraverso un occhio poetico, capace di rielaborare labirintici
flussi generando una prospettiva interiore, quella
dell’anelito per un istante perduto. Un istante evocato,
che mira al dettaglio evidenziando, oltre quanto rappresentato,
la panoramica di un divenire in esso contenuto.
Genova è dunque sì dettaglio di scorcio per linee interposte
tra viadotti e soprastanti opifici, ma ancor prima
anima pulsante eclissata nel permanere di un fuggevole
momento, poiché altrimenti non sarebbe possibile trattenerlo.
Arte, dunque, consapevole e non artifizio volto a
volubile ricerca dell’effetto sinestetico, che non prescinde
dall’installazione in quanto mezzo espressivo, trovando
compimento della sua contemporaneità in una consoli-
Scena 2004
stampa da negativo bianco nero, cm 40x30
a sinistra
Pesci. Praga 2006
stampa da negativo bianco nero, cm 40x30
ARTA ntis.info
21
MonoMenti. Carrara 2010
stampa da negativo bianco nero, cm 30x40
data tradizione, a partire dalle tecniche utilizzate. Altrove,
punti di fuga colti dal basso, come nel caso di Parigi, divengono
ombra, l’analogo che si riflette; è emblematico
un periferico intonaco cadente e perpendicolare ad un
soggetto sdoppiato, per ritrovare un sapore da nouvelle
vague dietro l’angolo su quanto immortalato. Quel che
producono lampioni e luci con le loro consonanze, viene
riproposto con bicchieri e più lunghi tempi di posa delineati
da un fondo tavola di bistrot, un’inquadratura che
assume dimensioni e gusto quasi rinascimentale nel vuoto
esistenziale del personaggio che ne viene ritratto. Lo stesso
dato esistenziale diviene qui proiezione verso altro dal
sé, in grado di ricondurre a un presente perduto, poiché
la percezione d’entità del passato persiste ravvisabile
nella pagina a fianco, dall’alto
Realtà. Paris 2010
stampa da negativo bianco nero, cm 40x30
Velluto blu 2002
stampa da negativo bianco nero, cm 30x40
Impèro. Roma 2006
stampa da negativo bianco nero, cm 30x40
dietro l’obiettivo nella confluenza con quanto, nell’immanenza
di un tempo già immaginifico del proprio futuro,
s’intende frugare più avanti. L’uso del bianco e nero è
di prassi in un simile impianto, dove a tratti sopraggiungono
anche ieratiche figure dissimulate nel contesto di
ottiche visive, come quella dell’imperatore che investe
la platea, intermediario e demiurgo proteso verso ulteriori
mondi per altrettanti destini che cielo e luce infondono, o
dello stesso Mao Tse tung, ripreso col suo ritratto allineato
dietro la visuale di una statua equestre. L’autrice, dopo
aver collaborato per diversi anni col poeta romano Vito
Riviello ed essersi occupata di teatro e cinema nell’ambito
della scenografia, dal 2009 si cimenta con installazioni
“videofotografiche”, forma di ricerca nella contaminazione
di tecniche, un’apertura al digitale che ha ancora
tutto il gusto dei più datati processi chimici della camera
oscura che mai, a dire il vero, Giuliana sembrerebbe intenzionata
ad abbandonare del tutto.
Giuliana Laportella
vive e lavora a Roma

SCULTURA
L u c i o
SCORTEGAGNA
Corpi a disposizione della Forma
di Giovanna Grossato
Zolle Riverse 2011
acciaio, cemento, ossidi, cm 17x30x15
ARTA ntis.info
22
Che la scultura italiana a cavallo del millennio abbia
prodotto ottimi interpreti è testimoniato anche dall’attività
dello scultore vicentino Lucio Scortegagna, che in un
percorso che prende l’avvio dalla fine degli anni Settanta
ha concentrato la sua ricerca soprattutto sulla forma
del corpo umano, spogliato dai dettagli e ricondotto ad
anatomie essenziali, che nel tempo tendono a divenire
sempre più simili a geometrie pure. L’originalità delle strutture
viene individuata nella loro capacità di dominare in
precari equilibri lo spazio e di risolversi in movimenti, tensioni
e torsioni che traducono in astratto e puro intellettualismo
ciò che originariamente apparteneva al mondo
naturale. Ai più recenti successi sono da ascriversi personali
a Parigi, dove l’artista ha avuto frequenti relazioni con
Pierre Restany, a Milano, a Venezia e in altre città italiane.
L’ultima in Italia risale al dicembre 2010, allestita nel suggestivo
spazio dell’Oratorio della Passione nel Complesso
monumentale della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano,
dal titolo “Zolle riverse. Corpi e architetture nella scultura
di Lucio Scortegagna”, accompagnata da un catalogo
con introduzione di Manuela Gandini della Edizioni
Oreste Genzini - Philippe Daverio, a cura della Galleria
Blanchaert. Vi erano state raccolte una ventina di opere
particolarmente adatte a mostrare l’assorbimento in senso
non figurativo dell’anatomia: corpi femminili realizzati
in cemento e metallo cui Scortegagna infonde cadenze
fluide in un avvicendarsi di rilievi e depressioni che danno
alla superficie movimenti morbidi e la sensazione di
una rasserenante saldezza. Ciò anche quando drastiche
cesure interrompono bruscamente il flusso della forma,
lasciando all’immaginazione di chi guarda terminarne il
percorso. La sensualità del nudo lascia così il posto ad
una elegante suggestione mentale e le figure, pur sempre
riconoscibilmente appartenenti al mondo oggettivo,
si collocano con un imperioso cambio di registro linguistico
ai confini dell’astrazione. Infatti i corpi immobilizzati
nel rigore geometrico dei tagli non rivelano al loro interno
organi, sangue, ossa e così, privati del palpito della vita,
possono aspirare ad una loro esclusiva immortalità che
si fa più intensa quanto più la parte anatomica resecata
allenta i suoi legami con l’insieme e diviene sempre
più estranea, straniera anche a se stessa. Il rapporto dello
scultore con la materia è fondamentale: sia che si tratti di
cemento dalla neutra, liscia opacità o di bronzo diversamente
patinato in cui le sciabolate che lo tagliano come
burro lasciano sempre in evidenza spigoli vivi, superfici
specchianti e gravitazioni iperboliche. La materia è per
Scortegagna qualcosa da rispettare ma anche da dominare,
da lavorare con le mani e con gli strumenti senza
lasciare tracce visibili se non nel risultato finale. La straordinarietà
del linguaggio di Scortegagna, oltre al fascino dei
Prisma a seno 1998
bronzo, cm 17,5x28x17
Prisma a seno 1999
bronzo, cm 21x21x16
Zolle Riverse 2011
acciaio, cemento, ossidi, cm 17x30x15
Cesure 2008-2009
acciaio, cemento, ossidi, cm 17x30x15
materiali, alla spettacolarizzazione degli equilibri su inopinabili
baricentri, alla inesauribile varietà di soluzioni elaborate
sul medesimo tema - il corpo - è determinata anche
da una sorta di essenzialità levigata e silente che nasce
proprio da questa sintesi tra natura e intelletto. Lucio Scortegagna
che vive e lavora in una sorta di paradiso introvabile
sulle colline di Monte Magrè, sopra Schio (VI), dove
è nato il 29 febbraio del 1948 (e dunque, sostiene, con
un compleanno magico a cadenza quadriennale che lo
mantiene più giovane dei suoi coetanei), ha insegnato
per trent’anni discipline plastiche, parallelamente proseguendo
nell’attività pittorica iniziata nel 1963 e dal ’77
sviluppando anche attraverso la scultura i temi sul rapporto
forma-spazio. L’attività espositiva che ha preso l’avvio
dalla metà degli anni Sessanta vede da diversi lustri le sue
opere presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e
all’estero.
Lucio Scortegagna
vive e lavora a Schio (VI)

Il quotidiano si svela nella
nuova figurazione di
PROFILI
Alfonso e Nicola
V A C C A R I
di Gianfranco Labrosciano
Nella vasca da bagno 2011
olio su tela, cm 50x60
Lolita sul letto 2010
olio su tela, cm 50x80
ARTA ntis.info
24
Da anni, ormai, ogni volta che li ho visti dipingere insieme
nel loro studio ordinato e lindo nel quale cose e circostanze,
uomini e avvenimenti, figure ed eventi paiono transitare
per arrestarsi nella bruciante contemporaneità di un
attimo capace di bloccarli e fissarli per sempre sulla tela,
ho avuto l’impressione di partecipare a una festa. Spesso,
vedendoli dipingere simultaneamente a quattro mani,
concentrati sulla medesima tela, le tavolozze fra le dita,
interamente riversati, proiettati, direi, sul soggetto rappresentato
come a specchiarsi e riflettersi misteriosamente in
esso, e osservandoli lavorare in silenzio e procedere nello
spazio dei riquadri all’unisono, al ritmo sincopato dei loro
corpi che ondeggiavano e flettevano davanti a me
come due canne mosse da un leggero alito di vento o
due violini lanciati insieme in una magistrale rapsodia,
sentendo, quasi, il fraseggio dei loro pensieri e riuscendo
persino a intuire la profondità dalla quale provenivano e
nella quale avrei voluto immettermi correndo ma che tuttavia
mi restava negata, come un limite invalicabile al di
sotto del quale non sarei potuto in alcun modo scendere,
ho sentito la flagranza, l’armonia, la dolce esperienza
estatica dell’arte e ho provato la catarsi. Il fatto è che
Alfonso e Nicola Vaccari sono gemelli: un universo che
contiene altri mondi e costellazioni di pianeti e galassie,
addirittura, di spazi che noi non conosciamo ancora e
che si allargano a dismisura, divenendo degli enormi buchi
neri, allorché parliamo di arte e di pittura. Qui le cose
si complicano, e nel caso di Alfonso e Nicola la faccenda
diventa un vero rompicapo. Dovreste vederli al lavoro
per capire ciò che vado dicendo. Il mistero, cioè, del loro
procedere pittorico è tanto esaltante quanto rimane per
molti versi incomprensibile. O meglio, può essere spiegato,
forse, dal loro essere ed esistere per viversi, anche artisticamente,
la condizione privilegiata dai gemelli. Certo,
questo del fenomeno artistico dei gemelli non è ancora
stato indagato sufficientemente e credo ci vorrà del tempo
prima che passi al vaglio della critica dell’arte, almeno
il tempo necessario alla scienza per compiere altri passi
significativi su questa affascinante componente della vita,
ma sicuramente si tratta di un fenomeno, e posso garantire
che nel caso di Nicola e Alfonso siamo davanti a una
delle sue manifestazioni più eclatanti. Ciò detto, vediamo
di entrare nella loro opera e di soggiornare un poco all’interno
di essa. L’allestimento scenico della realtà che irrompe
nello spazio che ci circonda mescolandosi con la no-
Credo nella notte 2011
olio su tela, cm 100x120
Natale a Bologna 2011
olio su tela, cm 80x100
stra vita si manifesta, nell’arte di Alfonso e Nicola, come
oggetto di un procedimento di sintesi plasmante che garantisce
l’imprinting, ovvero l’immediatezza e la freschezza
del dipingere da cui deriva la carica emozionale che
viene posta in essere con la pittura. Invero, si tratta di una
pittura di contatto, direi quasi epidermico, fra Nicola, Alfonso
e le cose, il corpo del mondo e la mano - il corpo
degli artisti, per cui ciò che è rappresentato annega entro
se stesso in un afflato, un’affinità di sostanza, una sorta
di compresenza simultanea che determina non solo gli
ispessimenti materici e le regole interne delle pennellate
ma gli umori e le emozioni, l’anima, in altri termini, di cui
ogni opera è intrisa. Questa pittura di contatto si estrinseca,
direi manifestandosi compiutamente, nelle rappresentazioni
del corpo umano, in particolare di quello della
donna, nell’immediatezza di talune modalità della vita
collettiva come il traffico urbano colto nelle ore notturne,
e nel racconto di circostanze minuziose, piccoli eventi di
un tempo, quello quotidiano, soggetto all’usura e invece
colto nella sua immanenza più profonda, come esperienza
di una verità del reale più immanente rispetto allo stesso.
Ma iniziamo dalla rappresentazione della donna, costante
riferimento iconografico della pittura dei gemelli
che trova dire in un lungo e ininterrotto racconto figurato
in cui essa, da motore interno per l’attivazione di un circuito
emozionale del reale, di natura erotica e pulsionale,
muta in monumento, direi quasi plastico, di un’innegabile
verità cui l’uomo non può sottrarsi, il fascino della donna
medesima, che in ogni posa in cui viene colta, in ogni
movimento, nel suo atteggiarsi e nelle sue movenze, persino
nel suo sguardo e nel suo abbigliamento, che è quello
della nostra contemporaneità, trionfa con la sua travolgente
corporeità travolgendo a sua volta il mondo, che è
colui che la guarda - o la dipinge - accogliendola e celebrandola
come in una gran festa ed evocando i versi di
Baudelaire che le fa dire, ergendola a sua volta in monumento
di inalterabile realtà: “ Sono bella, o mortali, come
un sogno di pietra, e il mio corpo, che a tutti fu sventura,
genera un amore eterno e muto come la materia”. Di
questo corpo, di questa materia si sostanzia la pittura dei
fratelli Vaccari, che segna per questo uno sbarramento,
un diaframma, un ideale spartiacque dal quale non si
esce. La seconda dimensione della pittura di questi artisti
è l’attimo che fugge nella massima dimensione del tempo
quotidiano, il traffico urbano. Qui “I notturni” dei gemelli
hanno fatto già epoca e sono entrati, così credo,
nella storia della nuova figurazione italiana, di cui gli stessi
sono stati i precursori e da tempo i protagonisti. In anni
ormai lontani, quando imperversava una certa “disattenzione”
per questo genere pittorico, i nostri percorrevano
strade e autostrade e coglievano, con l’infallibile precisione
di uno scatto fotografico, l’irripetibile immobilità
dell’hic et nunc bloccandolo nella loro “camera oscura”
che poi, per miracolo, riuscivano a riprodurre sulla tela.
Erano, quei notturni, immagini di un movimento lento colte
all’interno di una vettura nella quale i gemelli viaggiavano,
ma - come se al posto degli occhi avessero una
telecamera che riprendeva l’esterno e registrava il procedere
lento delle automobili con i fari accesi, lo scorrere
del traffico all’interno di un set cinematografico accuratamente
orchestrato da un magistrale regista per restituire
ai riguardanti le luci, i bagliori, i riflessi di un attimo che
si stendeva sulle ombre dei marciapiedi, i muri delle case
e le vetrine dei negozi - per immettersi in un flusso più
grande di quello che avevano davanti agli occhi, un fiume,
addirittura, davanti al quale lo sguardo si stupiva e si
lasciava catturare con la semplice meraviglia di chi considera,
o è capace di considerare, la chiara semplicità
della vita. Ed era appunto la vita, il suo manifestarsi nel
traffico notturno, che quelle opere ci restituivano. Era
come se le stesse automobili - che scivolavano silenziosamente
sugli asfalti bagnati, alluvionati di luci sui quali i bagliori
delle vetture stendevano veli, patine traslucide di
vibrazioni luminose e guizzi di emozioni - contenessero
sprazzi e frammenti di una vita silenziosa, e dialoghi, e fantasie
e divagazioni di un vissuto che palpitava al loro interno
e di cui si avvertiva, di vettura in vettura, la stanchezza,
la noia, la malinconia e persino l’incanto il
disincanto. Era come se ogni vettura fosse in realtà un libro
aperto o una casa in cui si raccontava, senza vederla,
lo svolgersi della vita. E l’alchimia, la magia di quei racconti
consisteva nell’essere evocati semplicemente
dall’illusione ottica della luce, che palpitava di interni bagliori,
altri fuochi e altri riverberi, nelle profondità del riguardante.
Infine gli eventi minuziosi, le tante piccole,
impercettibili azioni in cui si svolge la vita di tutti i giorni e
sulle quali non riusciamo a fissare la nostra attenzione perché
troppo rapide e soggette all’usura del quotidiano.
Ma appunto per questo i fratelli Vaccari le colgono, invece,
come i grandi eventi della storia quotidiana, capovolgendone
il senso ed ergendole a monumenti proprio
bloccandoli, fissandoli come gesti banali di una ripetizione
però necessaria nella quale si sostanzia l’apparente
usura della vita. Così una semplice immersione in una vasca
da bagno diventa un’occasione - per il taglio prospettico
ardito, la prospettiva ravvicinata, il corpo di una
giovane descritto con puntiglioso realismo nell’attimo in
cui sta per abbandonarsi al bagno ristoratore - per una
sorta di incisione pittorica, un intervento magistrale per
appuntare uno spillo sul vestito troppo grigio della vita,
ma in maniera tale che nessuna delle componenti anzidette
sia decisiva quanto la flagranza dell’acqua che
quasi si ode scorrere nel riquadro. Perché ciò che è raccontata,
ancora una volta, non è la vicenda di una giovane
che prende un bagno, ma la vita. La vita intera, col
suo profumo il suo mistero, che tutto avvolge e consuma.
I referenti di quest’opera austera e avvincente possono
essere tanti. Ma per una volta non ne facciamo. Lasciamola
vivere, questa preziosa manifestazione artistica,
semplicemente da sola. Solo, vediamo di isolarla in questo
nostro tempo rapido e fuggitivo, magari ricordandoci
di Borges quando recitava: “Non ammirazioni né vittorie,
ma semplicemente essere ammessi come parte di una
verità immutabile. Come le pietre e gli alberi”.
Alfonso e Nicola Vaccari
vivono e lavorano a Forlì
ARTA ntis.info
25

TINA LUPO
SCULTURE
L’Immolato, 1998
metallo bianco brunito, cm 40x30x15
www.kultrunmuseum.it

LIBRI
LA BIBLIOTECA
DEL MERCATO
ARTA ntis.info
28
ITALIA RELOADED
Ripartire con la cultura
Christian Caliandro
Pier Luigi Sacco
di Martha Mary Friel
Il dibattito sul valore economico della cultura e sull’impegno
o disimpegno che le nostre istituzioni sembrano
dimostrare nei confronti del settore culturale è di grande
attualità, rinfocolato, ormai qualche mese fa, dalla
tremontiana frase ”la cultura non si mangia”, dai crolli
pompeiani e dalle denunce di Stella e Rizzo sui vandali
che assaltano le bellezze del Paese. Il tema dunque è
ormai ampiamente uscito dalla ristretta cerchia dell’accademia
e la riflessione sulla necessità di investire, non
solo in termini economici - i soldi, è vero sono pochi ma
forse sono soprattutto spesi male o non spesi - ma anche
politici, sulla cultura si è andata man mano estendendo
a più segmenti della società civile. La presa di coscienza
dell’ormai evidente stallo del settore culturale nazionale
sembra dunque un fatto assodato ma il dibattito che ne
consegue ha assunto una via tutta italiana che non pare
al momento aver trovato modalità incisive per esercitare
un vero potere propositivo ma che, piuttosto, ha in
un certo senso contribuito a rafforzare una concezione
statica e conservatrice di ciò che chiamiamo cultura e
degli strumenti necessari alla sua “valorizzazione”. Da qui
nasce anche il dannoso paragone tra il patrimonio culturale
della Penisola (inteso soprattutto come lascito del
passato) e il petrolio, risorsa non rinnovabile che genera
flussi di reddito garantiti “a prescindere da qualunque
merito, competenza o attività del possessore”. Parte da
questa e da altre riflessioni Italia Reloaded denunciando
i mali di una visione della cultura come bene estrattivo e
strumentale (per lo più al turismo) per liberarsi dalla quale
gli autori- lo storico dell’arte Christian Caliandro e Pier Luigi
Sacco, professore ordinario di Economia della Cultura
alla IULM di Milano - invitano a “spalancare le finestre, far
entrare aria e luce, ritornare alla vita”. La cultura infatti
“richiede investimenti consistenti e rischiosi, ha un enorme
valore intrinseco, e produce economie soltanto se è
inserita in un contesto sociale caratterizzato da alti livelli
di sviluppo umano e da una elevata propensione alla
partecipazione dell’intera società civile.” Non solo, ma
la cultura ha bisogno anche di “infrastrutture intangibili”
come “la dimensione dello spazio mentale delle persone,
la loro capacità di accedere e di dare valore a contesti
di esperienza ricchi e complessi. La cultura ha bisogno di
una società che pensa e che ama pensare.” Nulla di più
lontano, dunque, concludono gli autori, dall’Italia di questi
anni. Nell’attesa di (tornare a) sentir parlare seriamente
i nostri rappresentanti di Politiche Culturali, intanto un libro
per riflettere sulla cultura come “qualcosa di vivo e pulsante,
organicamente connesso a noi stessi e alla realtà
che ci circonda [...]”.
Christian Caliandro
Pier Luigi Sacco
Italia Reloaded
Ripartire con la cultura
Edizioni Il Mulino
Euro 13,50
Giuliana Laportella
Vito Riviello
Paesaggi di Passaggio
Onix Editrice, Roma
Euro 30,00
Giorgio Cutini
Gabriele Perretta
Stimmung/Roma
Onix Editrice, Roma
Euro 30,00
La ristampa di Paesaggi di Passaggio / Fotofonemi di Giuliana Laportella,
tradotti da Vito Riviello era attesa da tempo: a distanza di
pochi anni dalla scomparsa del celebre poeta lucano, infatti, questo
libro, per i lettori appassionati di correspondances, continua a
rappresentare un punto di riferimento. Mischiando l’individuale con
il collettivo, il sensibile con le emozioni reali, ben presto, Fotofonemi
si è evoluto verso una realtà editoriale concreta, giungendo alla
sfera del pensiero e attraversando nuovi mondi ed altre immaginazioni.
La pratica fotofonemica si differenzia da altri libri di immagine/letteratura
per l’uso del mezzo espressivo, precisamente per
l’uso della lingua/immagine. Ogni fotografo/poeta sottoponendosi
al rituale fotofonemico può inventare una propria lingua per poter
comunicare con gli altri,una lingua con la quale rispecchiare il
proprio mondo intimo e la specificità di essere in corrispondenza.
Tra tutte queste lingue la lingua della fotografia/traduzione riunisce
diversi mondi e diversi saperi, apre i confini delle menti, aiuta la ricerca
di un’interiorità, s’immerge negli spazi del sogno, del desiderio,
delle equivalenze e delle osmosi, creando le nuove identità,
sotto la spinta dell’eterno punto interrogativo. Le poesie scelte dalla
mano stessa di Riviello, scritte in gran parte negli ultimi anni di vita,
grazie alle foto di Laportella, sono pensate come un sistema aperto,
rivolto al cambiamento, in uno spazio in cui vengono a convergere
specifiche individualità e testualità. Esse, sono legate ad
una relazionalità complessa, dalla quale scaturisce un linguaggio
coinvolgente e innovativo che ha dato vita alla medesima collana
e ad un modo insolito di intendere il rapporto tra foto e lettera. La
loro forza poetica nasce proprio dalla loro “funzione trasformativa”,
nel cambiare gli schemi predefiniti di un passato oggi frantumato:
reinventare nuove regole, sentirsi liberi e consapevoli, unificare
e scambiare eccipienti creativi. Le voci della vivacità fotografica
di Laportella spezzano il senso generale d’impotenza dell’immagine,
creando un nuovo rapporto tra segni e cose. Agire all’interno
dell’archetipo dell’intersoggettività vuol dire abbandonare le certezze,
l’identità privata e rassicurante, garantita da riferimenti assodati
e immediatamente riconoscibili. Ambientazioni fotografiche
suggestive, parole ben caratterizzate (reali al punto di non perdere
mai coerenza ma allo stesso tempo capaci di intrigare qualunque
lettore), arricchiscono una corrispondenza fatta di intrecci inattesi,
svolte repentine e implacabili scherzi dell’imagerie. Da questo libro,
la figura dei fotofonemi viene fuori completa: c’è il poeta in veste
di traduttore continuamente supportato dall’immagine letteraria e
c’è la fotografa, in un’ampia serie di tavole che slitta verso il microracconto.
Che poi i due poli non siano lontani e anzi si fondano
e si confrontino di continuo, è il senso della testimonianza dei due
artisti. La materia di ambedue è la realtà più immediata, i residui
di quanto la storia vien triturando sulla pelle di tutti. E’ da dentro
questa sostanza che nasce una tensione di temi, di confronti, di
riferimenti continui, proliferanti e precisi come l’opera di un osservatore
partecipante che non si lascia sfuggire alcun segnale. A distanza
di alcuni anni, questi foto/testi non solo conservano intatte le
loro peculiarità stilistiche e di argomentazione, ma introducono al
viaggio nei Paesaggi di Passaggio e permettono al tempo stesso di
approfondire i nessi essenziali di una ricerca.
L’immagine della stimmung, apparentemente non produttiva,
corre costante sul binario dei nostri pensieri che, quando
sono prevalentemente ancorati agli spazi sui quali fermiamo
la nostra attenzione, accentuano particolari situazioni, numerosi
frangenti di rischio, in cui si potrebbe perdere perfino la
stessa cognizione dello stato d’animo. La stimmung è e resta
la condizione naturale di sopravvivenza, ma anche di profondo
e non sempre comprensibile disguido conoscitivo, di
cui spesso trascuriamo di darci ragione. Indubbiamente, non
sempre si è preparati e consapevoli per affrontare l’annoso
problema del tempo perduto, che incide notevolmente
sulla disponibilità a nostro favore delle condizioni di vita che
ci vengono riservate. Forse sarebbe auspicabile che proprio
in quella direzione si riuscisse ad organizzare più adeguatamente
il nostro complesso sistema di stati d’animo, proprio al
fine di poter utilizzare le dimensioni dello slancio vitale, riservatoci
per un più sicuro e convincente beneficio. Il problema
della stimmung da sempre interroga l’uomo, inevitabilmente
chiamato a dar senso al divenir sovrano esistenziale e continuamente
impegnato nell’abbozzo di risposte che possano
dar vita a questo impetuoso scorrere. Insieme alle questioni
sul tempo, infatti, la stimmung è uno dei nodi più spinosi per
la specie e per quel sapere, che è il confronto tra letteratura
e fotografia, eternamente impegnato nel “definire” l’esserci.
Stimmung, è la prima parola che viene in mente appena
terminata la lettura del fotofonema Cutini/Perretta, che apre
alla Trilogia del Grigio. Una raccolta di fotografie e timografie
(scritti vari, meta-testi) in cui gli autori immergono i loro e i
nostri sensi, fondendo pathos e natura della città di Roma.
Scritture e immagini che percuotono i cavi del linguaggio,
facendoci riconoscere in un universo archeologico contemporaneo,
fatto di viste grigie, mise en abyme e flashforward,
come quando il nostro tempo diviene racconto speculare.
Il libro si estende per dieci brevi scritture e quarantadue
foto che gettano le basi per una più ampia e matura comprensione
di ciò che Mauro Ponzi (nella Post-fazione al libro)
definisce reader oriented, ovvero “sbilanciato dalla parte
dell’osservatore: l’oggetto della visione si carica di significati
allegorici che mettono in discussione the act of seeing ... la
possibilità di rappresentare. Ci troviamo di fronte a una sorta
di - critica dello sguardo e della rappresentabilità della
metropoli. Proprio nell’epoca della riproducibilità tecnica di
qualsiasi immagine Perretta e Cutini si pongono, in termini teorici
e in termini artistico-produttivi il problema della possibilità
di rappresentare - qui e ora una visione (in questo caso
una serie di visioni istantanee della città di Roma), partendo
dal punto di vista di - colui che guarda, dell’osservatore
munito di penna, di computer e di macchina fotografica, di
colui che vuole cogliere l’invisibile (o il non immediatamente
visibile) ed esprimere anche, se non soprattutto, il suo - stato
d’animo, la sua Stimmung”. L’opera ha l’indubbio merito
di inserirsi perfettamente nel dibattito su immagine e critica,
con il rigore del linguaggio letterario e la destrezza della fotografia
poetica di chi, con attenta e accurata analisi dei
concetti e delle forme dell’immaginazione, ci invita a pensare
che «le accordature sono fatte di inevitabili suggestioni fra
principi di condotta e fin de partie».
LIBRIeCATALOGHI
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29

BACHECA
GLI AMICI DI
ARTANTIS.info
ARTA ntis.info
30
Le Sette opere di Misericordia
un capolavoro di Caravaggio a Napoli
di Francesco Verolino
A Napoli nel Pio Monte della Misericordia è conservato uno dei
quadri più belli del mondo: Le Sette opere di Misericordia. Olio
su tela (cm 390x260) autore, forse superfluo a dirsi, Michelangelo
Merisi da Caravaggio. Eseguita nel 1607 su commissione
della Chiesa del Pio Monte della Misericordia di Napoli, durante
il periodo di permanenza a Napoli dell’Artista, costretto a
scappare da Roma per aver ucciso Ranuccio Tomassoni per
futili motivi. L’opera doveva mostrare le attività caritatevoli del
Pio Monte, ma il genio e l’estro del Maestro ambienta la scena
in un vicolo di Napoli del 1600, brulicate di vita e di miseria. In
alto la Madonna col Bambino sorretti da angeli e via via tutti i
personaggi simboleggianti le opere della Misericordia.
Dar da bere agli assetati: Sansone che si disseta da una mascella
d’asino. Ospitare i pellegrini: l’oste che accoglie il pellegrino.
Visitare gli infermi e vestire gli ignudi: il giovane (San
Martino di Tours) che si toglie il mantello per donarlo all’uomo
nudo seduto e si reca verso l’altro con una stampella. Seppellire
i morti: il diacono con la torcia e il becchino che trasporta
un cadavere. Visitare i carcerati e dar da mangiare agli affamati:
la fanciulla Pero che si reca in carcere di nascosto e
nutre il padre Cimone col suo latte.
Questa è l’opera che estasia il visitatore, che fermo osserva
l’inconfondibile luce che solo Caravaggio sa dare alle sue
opere. Non sembra un caso tale capolavoro, in una città essa
stessa un’opera d’arte.
Ada Sorrentino
un percorso esistenziale attraverso la pittura
di Paolo Tricase
Monreale rende omaggio ad una singolare artista (pittrice,
scultrice ed orafa): Ada Sorrentino. La quale, in questa mostra
presenta, raggrupate in diversi cicli, una serie di tele di grandi
dimensioni, realizzate negli ultimi venti anni. Attraverso queste
opere Ada Sorrentino esplicita il proprio percorso esistenziale,
scandito secondo il ritmo armonico di una pittura densa e
pregna di significati. Il colore, nell’opera dell’artista (da anni
residente a Grosseto, ma di origini campane) si carica di tensioni,
definisce luoghi-non luoghi, dove tutto si complie o tutto
è già compiuto. Il suo è un procedere per stati d’animo, per
sensazioni che si stratificano nel perimetro della tela. E tale
perimetro diventa il mondo dove la pittrice si perde e si ritrova
e attraverso il quale ci comunica il suo sentire di donna e di
artista.
PRIMO PIANO
Rosario VULLO
di Vinny Scorsone
Angela Tindara LA ROCCA
di Paolo Tricase
Dayse RODRIGUES
di Graziella Melania Geraci
ARTISTI IN VETRINA
Gemma AMICO
Luca BRAGLIA
Laura BELLODI
Andrea BOLTRO
Franco CECCONI
Carmine CERBERA
Claudio COMANDINI
Antonella CUCINELLI
Patricia DEL MONACO
Roberta FAVA
Carlo FEBBO
Elio GERVASI
Anna GIARGONI
Alexandra MACIAC
Lina MARANDO MIRANDOLINA
Le Thui Ai MARY
Babbo NATALE
Tamara PODRYA
Alex PRETI
Maria Grazia PUGLISI
Cinzia QUADRI
Vittoria SALATI
Agostino SAVIANO
Maria Rosa SCALCO
Gheri SCARPELLINI
Ada SORRENTINO
Maria Teresa STASI
Paolo TERDICH
ARTISTI IN VETRINA
Pio Monte della Misericordia
Via dei Tribunali, 253 - 80139 Napoli
www.piomontedellamisericordia.it
dal 28 maggio al 17 giugno 2011
Civica Galleria d’Arte Moderna “G. Sciortino”
Piazza Gugliemo II - 90046 Monreale (PA)

ARTA ntis.info PRIMO PIANO
vullo
rosario
di Vinny Scorsone
È un caldo pomeriggio di primavera. Rosario Vullo mi accoglie nel
suo studio e pian piano comincia a parlarmi del suo lavoro. Sentirlo
narrare della genesi delle sue opere è piacevole. Il racconto è un
crescendo di toni e temi. Vullo si lascia infervorare da ciò che fa e
come un fiume in piena riversa su chi lo sta ad ascoltare il suo entusiasmo.
Progetti per statue, portoni bronzei, monumenti, medaglie
commemorative etc. vengono posti alla mia attenzione, accompagnati,
ognuno, da una storia differente. Lo conosco da anni e riesce
sempre a stupirmi. Nel grande ambiente, dove si respira l’odore
della plastilina, le sue creazioni e gli studi preparatori delle grandi
sculture, fanno da sfondo ai tanti racconti. Osservo. Ogni particolare
delle sue statue è studiato alla perfezione con un’attenzione
quasi maniacale. Marmo, creta, gesso, pietra, bronzo, ceramica,
granito, cartapesta, nessuna tecnica gli è ostile. Noto ai più soprattutto
per il suo lavoro di scultore monumentale, Vullo mette, nelle
sue opere, ore e ore di studio e ricerca. La creazione “di getto”
non gli appartiene, tutto è ben ponderato e compreso prima di
essere realizzato. I suoi tempi sono lunghi perché la creazione altro
non è che un momento dilatato di tempo. È uno scultore classico,
senza timor di smentita, ma nel suo Io più profondo vi è una sorta di
lotta intestina tra ciò che fa su commissione (in cui ogni cosa deve
essere “canonica”) e ciò che fa per se stesso. Eppure in questa sua
classicità anacronistica vi sono tracce di una ribellione interna che
vibra sottopelle. Anche la più tradizionale delle statue bronzee o
marmoree da lui eseguita, difatti, porta in sé dettagli generati dal
desiderio inconscio di anticonvenzionalità. Classico sì, dunque, ma
con moderazione. Il suo repertorio di immagini comprende leoni,
figure mitologiche, cavalli, sacre famiglie, ma in ognuna di esse c’è
una piccola traccia che le lega a questi nostri tempi: la visione della
vita. Statue classiche, quindi, si ritrovano ad avere “sentimenti”
legati a questo secolo, con tutti i turbamenti e le inquietudini che
contraddistinguono l’essere umano. Ballerine dai corpi muscolosi di
atlete danzano su esili piedistalli, Madonne serene e pulsanti d’amore
(anche fisico) prendono il sole e giocano con il piccolo Gesù o
abbracciano un umanissimo San Giuseppe, cardinali guardano lo
spettatore con un sorriso compiaciuto e, a volte, anche beffardo.
Dove però Rosario Vullo dà il massimo di sé è nella realizzazione di
grandi statue. Soprattutto lì niente è lasciato al caso. Ogni tratto
distintivo del personaggio viene analizzato ed interpretato. La rappresentazione
canonica, ad un occhio attento, è accantonata e
la statua si arricchisce di nuovi simboli divenendo, essa stessa, oggetto
di studio per altri. Quella per la scultura, in Rosario Vullo, è una
passione profonda ed infuocata iniziata anni fa per puro istinto che
lo ha portato a diplomarsi, lui perito tecnico, presso l’Istituto Statale
d’Arte e successivamente a frequentare la prima cattedra di scultura
presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Quella che era
una passione è divenuta quindi lavoro. Un lavoro che ogni giorno si
arricchisce di nuovi stimoli e nuovi progetti in cui contemporaneità
e classicismo convivono. In Rosario Vullo, contenitore e contenuto,
forma ed essenza giocano da anni una lunga partita e solo il tempo
ci dirà chi avrà il sopravvento o se continueranno a percorrere
insieme il sentiero dell’Arte.
Sacra Famiglia (part.) 2005
terracotta, cm 47x25x12
Rapita dalle onde 2000
bronzo, cm 50x27x15
Rosario Vullo
Via G. Naccari, 6 - 90123 Palermo
Tel. 091.475917 - Cell. 328.8883507
info@rosariovullo.it - www.rosariovullo.it
sotto
Mora 2003
tecnica mista su tela, cm 150x200
Autoritratto 1996
olio su tela, cm 70x50
Angela Tindara
La Rocca
di Paolo Tricase
Angela Tindara La Rocca nasce nel 1978 a Barcellona Pozzo
di Gotto, in Sicilia, cittadina nota nel mondo dell’arte per
aver dato i natali ad uno dei più importanti artisti concettuali
italiani, ovvero Emilio Isgrò. Sin da giovanissima dimostra una
predisposizione al disegno e alla pittura. Nel 1996 si trasferisce
a Palermo, dove studia presso l’Accademia di Belle Arti
e dove inizierà a frequentare il mondo artistico della città,
frequentando artisti, mostre, musei. E’ in questi anni che conosce
e frequenta Ezio Pagano, seguendone il percorso di
trasformazione che porterà la sua galleria a diventare l’Osservatorio
dell’Arte Contemporanea in Sicilia - Museum. A
questa struttura dedicherà la sua tesi: un lavoro approfondito
che permetterà alla giovane artista di conoscere da
vicino non solo le opere dei maggiori artisti siciliani del XX
secolo, ma di conoscerne molti in maniera diretta. Tutto ciò
sarà fondamentale per la sua maturazione pittorica: avrà
consapevolezza che l’arte del nostro tempo non può che
essere enigmatica e deve essere intrisa di senso e significato;
complice di questa certezza la lettura di testi e saggi che
stimolano la sua ricerca intellettuale. Più recentemente, a
partire dal 2010, riordina il suo bagaglio tecnico e culturale,
dando vita ad una ricerca che, prendendo spunto dal reale
approda a nuove forme, partendo da una appassionata
indagine su oggetti e cose e, soprattutto, da corpo umano,
che indaga in tutte le sue direzioni. Nascono così opere in
cui si percepisce il senso di una gestazione continua, come
di un corpo in crescita, che testimonia della viva partecipazione
al processo creativo, fatto di idee e di tensione immaginifica.
Il quadro finito sarà infine la testimonianza di questo
travaglio, offerto per immagini dense ed efficaci, protagoniste
di incessanti racconti dipinti.
Angela Tindara La Rocca
vive ed opera tra Palermo e Barcellona P.G. (ME)
bidditta@libero.it
PRIMO PIANO

ARTA ntis.info PRIMO PIANO
Dayse
Rodrigues
di Graziella Melania Geraci
Nei quadri di Dayse Rodrigues sembra di leggere foreste
tropicali, città animate e popolate da stoffe vivaci,
un mondo visivo che prende vita in macchie veloci, in
impasti cromatici dai complessi intrecci e dai giochi geometrizzanti.
La liquida profusione di colore che invade
la tela appare come un fiume in piena deviato da correnti
avverse. Sorprende la gioia e il sorriso perenne alla
vita di un espressionismo di matrice astratta che devia
talvolta in sperimentazioni quasi figurative ma che conservano
il lavorio spumeggiante dei vortici colorati. La
serie Joy of life rimanda alla volontà di concretizzare la
spiritualità della materia, avvia il sentire al corrispettivo
cromatico ed elabora un incontro, un accostamento di
impulsi pittorici che non si fondono mai completamente.
La cromia dalle tinte sgargianti denota una sicurezza
nella definizione descrittiva, una naturale propensione
all’illustrazione gestuale che mantiene sempre un assetto
positivo, magico e onirico. Life is a Carnival allude a
presenze umane, una folla di danzatori ubriachi di sole
e colore si accalca felice in una processione di forme
inconsuete. Osservato da un punto lontano, l’horror vacui
non lascia spazio al riposo dell’occhio mentre fiori,
labbra e cuori, come timide metafore di sensazioni che
si perdono nel rumore gioioso, appaiono civettuoli sulla
tela animata. Quando la minuzia descrittiva diventa
perizia ilare, dalla massa cromatica affiorano inquiete
immaginette che rapide si spostano in ogni angolo
dell’opera. Ritorna il mare e il colore, ritorna nell’atto
creativo il ricordo della patria lontana, il Brasile, che invade
e pervade l’immaginario artistico di Dayse Rodrigues
rendendolo magico. L’apparente anarchia della
serie Espressionismo astratto si concretizza in istintività
pragmatica, in una pulsione allucinatoria che viene rimaneggiata
e cesellata con singoli gesti che ne modificano
le coordinate iniziali. Nascono così i racconti
eleganti su fondo nero che esplodono come fuochi vitali
sulla superficie dove dialogano voci interiori. Tutto
l’universo pittorico dell’artista è la rappresentazione virtuale
della realtà, non quella fenomenica ma i pensieri,
i ricordi e le sensazioni che macchiano con incisività la
tela. Lo spazio indeterminato e di assoluta libertà consente
alla Rodrigues la suggestiva emergenza di tracce
segniche che si espandono fluidamente e portano a
galla momenti e riflessioni di una coscienza ricettiva. Le
campiture vengono rimaneggiate, lavorate con spatole
che sostituiscono il pennello, che aggiungono, spostano
o graffiano via il colore attenuando la tensione e
l’inquietudine iniziale di un’artista eclettica e sperimentatrice
instancabile.
Ciclo Joy of Life 4A 2010
acrilico su tela, cm 40x40
sopra, dall’alto
Senza titolo 2011
acrilico su tela
Senza titolo 2011
acrilico su tela
Overhead View 2011
acrilico su tela, cm 50x150
Ciclo Joy of Life 4B 2010
acrilico su tela, cm 40x40
in questa pagina, dall’alto
Rouge Wave (Onda anomala) 2011
dittico, acrilico su tela, cm 105x170
Albero Lunare 2011
acrilico su tela, cm 40x60
Stravaganze 2011
acrilico su tela, cm 40x60
Dayse Rodridues, è un’artista che parla linguaggi diversi
con una sola passione, attraverso il sentiero di una personale
ricerca. Quello dell’Informale e dell’Astrattismo, è un
linguaggio che le appartiene e la conduce ad elaborare
opere autentiche, espressione della sua inquietudine: e insieme,
del suo amore per la vita. C’è, in questa pittrice di
origine brasiliana, la lezione dei grandi maestri del 900, il
volto della sua terra, l’impeto e la forza del colore. Ora, lasciato
sulla tela con maestria e precisione, ora più casualmente.
Talvolta, delimitato dal segno, che crea geometrie
o tratti più morbidi. E’ un astrattismo di forme e gesti che restano
fermi, che fluttuano, si rincorrono, si muovono, si ripetono.
Come vortici, dove regnano colori caldi e poi quelli
freddi. Scia, che racconta della sua gioia, di un tumulto del
cuore. Pennellate come petali di un fiore sbocciato, come
gocce di pioggia: lacrime che si fondono con un mare,
fatto di arcobaleno. (Cecilia Ci)
Dayse Rodrigues
Via I Maggio, 65
47025 Montecastello, Mercato Saraceno (FC)
Cell. 335.6174980
www.dayserodrigues.com

Composizione cromatica
tecnica mista, cm 40x40x4
ADASORRENTINO
Diario di viaggio in grigio
acrilico e sabbia su tela, cm 80x80
MARIA ROSA
S C A L C O
www.mariarosascalco.it
Via Wagner, 46
41122 Modena
Tel. 059.280737
Cell.333.8317227
mariarosascalco@libero.it
sopra
Presagio
olio materico su tela, cm 40x50
a sinistra
Forze opposte
olio su tela, cm 30x38
L’albero della speranza
tecnica mista su tela, cm 100x100
Patricia DEL MONACO
w w w . p a t r i c i a d m a r t . i t
L’albero del tempo
tecnica mista su tela, cm 100x100
patriciadmart@libero.it
Tel. 06.5010066 - Cell. 389.9886133
Antico Cassero del Sale, 30 - 58100 Grosseto
Cell. +39 328.5635261
E-mail as@adasorrentino.com
www.adasorrentino.it

ALEXPRETI
CARLOFEBBO
PAOLOTERDICH
Donna del vulcano, 2011
olio su tela, cm 50x35
Serie “Le Tavole”, 2011
tecnica mista e acrilico su cartone telato, cm 40x50
Via Umberto I, 73 - 26047 Scandolara Ripa D’Oglio (CR)
Tel. 0372.89388 - Cell. 335.5903616
info.alexpreti@yahoo.it
www.alexpreti.com
Via Vittorio Veneto, 4 - 30020 Fossalta di Portogruaro (VE)
Cell. 348.8702614
obbef@tiscali.it
Acqua 19 | 2009
olio su tela, cm 70x90
Acqua 19 | 2009
olio su tela, cm 70x90
ALEXANDRAMACIAC
TAMARAPODRYA
Mani 7 (Acqua) | 2011
olio su tela, cm 50x70
Snob, 2010
olio su tela, cm 100x100
Maciac Art Gallery
Castello, 2422 - 30122 Venezia
Tel. 389.6457770 - Cell. 345.6869640
info@maciacartgallery.it www.maciacartgallery.it
Paesaggio
olio su tela, cm 30x40
skype: tamara_podrya
imperia_platinum@yahoo.it
tamarapodrya.narod.ru
Custodito nel cuore | 2008
olio su tela, cm 70x50
Piazza Cittadella, 11 - 29100 Piacenza
Cell. +39 335.5923181 - +39 346.7808680
p.terdich@tiscali.it - p_terdich@yahoo.com
www.paoloterdich.it

B a b b o N a t a l e
narcisoarmando@libero.it
CINZIAQUADRI
Sono ..., 2009-2010
china su carta, cm 33x24
Sono un Cattivo Scherzo
Sono l’Ultimo Inizio
Sono la Luna Calante
Un Allarme Latente
Sono l’Ennesima Delusione
La Fine di una Canzone
La Malinconia che Cade
In Fondo al Cuore
Un Giocattolo Abbandonato
Sono una Vergine Sciupata
Sono un Giorno Qualsiasi
Sono l’Ultima Volta
Sono un Sospiro Esalato
Un Volto Consumato
Sono un Fiume Malato
Un Utensile Inutilizzato
Sono la Chiave Buttata
Una Parete Sfondata
Son un Buco in Testa
Un Lebbroso alla Finestra
Sono un Fiore Essicato
Un Polso Lacerato
Sono un Cuore Spezzato
Un Cuore Frantumato
Un Cuore Strappato
Sono un Cuore Spezzato
(Carlo Ninivaggi @ Dark Morning)
FRANCOCECCONI
Il mistero di una farfalla
olio su tela, cm 70x40
ANDREABOLTRO
Ad eccezione di quando, 2011
olio e acrilico su tela, cm 70x70
Anniversario, 2011, acrilico su tela, cm 40x30
Ho voluto anch’io fare qualcosa per il 150° anniversario dell’ unità d’
Italia. Ho rappresentato in questo disegno colorato la Bandiera su una
terra fertile che è l’ Italia, con un ulivo, simbolo universale della pace e
della nostra grande tradizione. Gli ho voluto dare la data del I Maggio,
festa dei lavoratori, anche perchè coincide con la Beatificazione del
Grande Papa Karol Wojtyla, molto caro a tutti gli italiani, rappresentando
l’evento con un cielo dorato. L’ulivo vuole anche ricordare un altro
Santo, anch’esso molto caro a noi italiani San Padre Pio, che andava a
pregare e meditare sotto l’ ulivo. Ricordando poi che i due erano amici,
infatti la storia dice che proprio il Papa scrisse a Padre Pio, chiedendogli
di intercedere per una sua cara amica malata.
artinfo@cinziaquadri.it
www.cinziaquadri.it
Via Carlo Marx, 1A - 56020 Staffoli (PI)
Tel. 0571.37528 - Cell. 349.6073004
cecconi.franco@libero.it
www.francocecconi.net
AGOSTINOSAVIANO
Corso Casale, 23 - 13039 Trino (VC)
Tel. 0161.801989
elena.boltro@alice.it - architte@afib.191.it
www.andreaboltro.it
CARMINECERBERA
www.associazioneartantis.org
ARTANTIS.Associazione Culturale
nel quadro delle iniziative per la promozione
degli artisti contemporanei
organizza una mostra collettiva itinerante
in dieci importanti sedi espositive italiane
I colori della Fortuna, 2011, acrilico su cartoncino, cm 24x18
Forse nessuno ci ha pensato: esaminando le carte da gioco (francesi)
notiamo che hanno 4 semi ma 2 colori. Esaminando una roulette notiamo
che ha 30 numeri più lo zero ma sono tutti distinti in 2 colori. Nero e
Rosso, appunto: I colori della Fortuna.
La mostra è riservata
a soli venti artisti selezionati
Gli artisti interessati possono conttattare
ARTANTIS.Associazione Culturale
scrivendo a:
info@associazioneartantis.org
Omaggio a De Chirico
tecnica mista, cm 100x80
Via C. Fanzago, 19 - 81030 Orta di Atella (CE)
Cell. 339.5068738
agostino.saviano@virgilio.it
Senza titolo
tecnica mista, cm 150x150
Viale della Repubblica, 8 - 80025 Casandrino (NA)
carmineprofcerbera@libero.it

Mirandolina
Lina Marando
www.mirandolina.too.it
Navigando
collage su jeans, cm 80x80
AntonellaCUCINELLI
a n t o n e l l a c u c i n e l l i @ v i r g i l i o . i t
Verso la Grecia
collage su jeans, cm 80x80
Via Del Lavoro, 30B - 72100 Brindisi
cell. 340.7275084
CLAUDIOCOMANDINI
LUCABRAGLIA
Traffic, 2008, tecnica mista su tavola, cm 125x95
Caos retroattivo, 2011
acrilico su tavola, cm 220x90
Via Cesare Colizza, 38 - 00047 Marino (Rm)
claudio_comandini@yahoo.it
www.claudiocomandini.eu
Yggdrasill , 2010
encausto, olio, acrilico su tela, cm 68x64
Piazzale degli Erri, 14 - 41121 Modena
Cell. 338.4441556
info@latelie.it
www.latelie.it
Galleria ViviArteViva
Via Madonna delle Rose, 34 - 10134 - Torino
Tel. +39 347.9453075 Fax 011.3114769
www.viviarteviva.it
viviarteviva@libero.it

GHERISCARPELLINI
VITTORIASALATI
L A U R A B E L L O D I
Senza titolo
acrilico su masonite, cm 50x60
Via Cadore 52 - 20135 Milano
Tel. 349.8090896
gheriscarpellini@gmail.com
www.gheriscarpellini.it
In volo nel cosmo
incisione manuale su tavola di legno MDF, colore acrilico
aliante realizzato a mano con legno di mogano massello, cm 40x40
Tel. 02.95308185 - Cell. 349.4707155
vittoriasalati@alice.it
www.vittoriasalati.com
ANNAGIARGONI
ROBERTAFAVA
Volti
bronzo, cm 30x18x15
40026 Imola (BO)
Cell. 348.9038523
annagiargoni@tiscali.it
La casa del glicine, 2009
olio su tela, cm 40x60
Via XXV Aprile, 2 - 45019 Taglio di Po (RO)
Tel. 0426.346066 - Cell. 349.2132167
Ritratto di Nero, 2011, acquerello, cm 30x20
Via Marsala, 7 - 47122 Forlì
Tel. 0543.28642 - Cell 347.5101533

MARIA GRAZIAPUGLISI
GEMMAAMICO
w w w . e l i o g e r v a s i . c o m
eliogervasi@tiscali.it
Riflessi, 2010
olio su tela, cm 50x70
Cell. 349.0816619
mariagrazia.puglisi@tiscali.it
www.mariagrazia-puglisi.com
MARIA TERESASTASI
Madonna della Tenerezza, 2010
olio su tela con Glitter, cm 40x30
Via Risorgimento, 21 - 72020 Erchie (Br)
Cell. 334.3101122
info@creazionistasi.net
www.creazionistasi.net
Incomunicabilità
acquerello su tela, cm 50x40
gemmamico@alice.it
www.gemmaamico.it
LE THUY AI “MARY”
Il cuore solitario
olio su tela, cm 100x100
Cell. 331.4489383
mary@artistacontemporanea.com
simpaticabella@yahoo.it
www.artistacontemporanea.com
Messina encantada
olio su tela
Chiesa di San Pancrazio a Taormina
olio su tela
Giardino con famiglia a Taormina
olio su tela
Natura morta con colombe
olio su tela
E l i o G E R V A S I

Josè Morea
Viaggio in Sicilia 2
OPERE 1986 - 2010
Giovanni Lamberti
Le Rond
Palazzo Celauro
Via Celauro, 7 (Trav. Via Atenea) - 92100 Agrigento
www.officinedellearti.com
AGRIGENTO, OFFICINE DELLE ARTI
4 giugno - 10 luglio 2011
Inaugurazione
Sabato 4 giugno ore 19,00
sarà presente l’Artista
Composizione, 2010
acrilico, alluminio e resina su tela
cm 180x30x6
Via Aldo Moro, 13
25124 Brescia
Cell. 335.6066339
Fax 030.226420
www.lerond.it
info@lerond.it
Comune di Agrigento
La città della
Valle dei Templi
www.abama.it
Centro Studi Erato
www.centrostudierato.com
Agrigento
da martedì a sabato
domenica
lunedì chiuso
ore 17,00-21,00
ore 10,00-13,00 / 17,00 - 21,00
INGRESSO LIBERO

www.agrigentoarte.it
VII MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Consulente artistico: Francesco Gallo
Nei riquadri particolari da opere di Mark Kostabi, Vera Gabriella Occhetti, Daria Musso
MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA SEGNALI DEL TEMPO 2011
AGRIGENTO, PALACONGRESSI
7, 8, 9 ottobre 2011
Venerdì
Sabato
Domenica
ore 17,00 - 22,00
ore 10,00 - 13,00 / 16,00 - 23,00
ore 10,00 - 13,00 / 16,00 - 22,00
INGRESSO LIBERO
Comune di Agrigento
La città della
Valle dei Templi
Centro Studi Erato
Agrigento
Segreteria organizzativa
Centro Studi Erato
Via Matilde Serao, 6 - 92100 Agrigento
Tel. (+39) 0922.1804926
Cell. (+39) 329.5460822 - (+39) 388.3531958
Web: www.agrigentoarte.it
E-mail: info@agrigentoarte.it