LA PAZIENZA
Marzo 2013 N° 116 - Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Torino
Marzo 2013 N° 116 - Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Torino
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
dalla commissione pari opportunità<br />
Il codice deontologico europeo<br />
non offre particolari differenze,<br />
infatti, l’avvocato che compare<br />
innanzi a un giudice o che partecipa<br />
ad un procedimento deve<br />
rispettare le norme deontologiche<br />
applicabili davanti a tale<br />
autorità giudiziaria, deve in ogni<br />
circostanza rispettare il principio<br />
del contraddittorio durante i dibattimenti,<br />
pur comportandosi<br />
sempre con rispetto e lealtà nei<br />
confronti del giudice, deve difendere<br />
il cliente in maniera coscienziosa<br />
e senza timori, senza tenere<br />
conto dei propri interessi o delle<br />
conseguenze per se stesso o per<br />
chiunque altro, non potrà mai<br />
comunicare consapevolmente al<br />
giudice informazioni false o fuorvianti.<br />
Il codice europeo ricorda che la<br />
colleganza impone rapporti di<br />
resse<br />
dei clienti e per evitare procedimenti<br />
inutili e ogni altra condotta<br />
che possa pregiudicare la<br />
reputazione dell’avvocatura; essa<br />
non deve mai far anteporre gli interessi<br />
dell’avvocatura a quelli del<br />
cliente e che il rapporto di colleganza<br />
è tale anche superando le<br />
frontiere.<br />
Ora se abbiamo detto che le regole<br />
di correttezza e lealtà debbono<br />
reggere la condotta degli<br />
avvocati nei confronti delle avvocate<br />
e dei magistrati donne,<br />
dobbiamo chiederci se le donne<br />
a loro volta debbono tenere con-<br />
culiari.<br />
Un’altra osservazione di carattere<br />
generale è l’atteggiamento (che<br />
non è ancora condotta e che potrebbe<br />
non essere del tutto censurabile)<br />
che vogliamo o, piuttosto,<br />
dobbiamo assumere noi<br />
donne nei confronti di tutti gli<br />
uomini che incontriamo nel nostro<br />
lavorare per la giustizia.<br />
La donna ha sempre compiti<br />
estranei alla professione che la<br />
onerano di maggiori incombenze,<br />
e il tempo per loro è prezioso.<br />
Perché non ridare la giusta valutazione<br />
a tale elemento? Perché<br />
non suggerire strumenti idonei<br />
a ridurre i “tempi morti” riacquistando<br />
spazi altrimenti perduti.<br />
Perché non ricordarsi che, come<br />
suggeriva, già Aristotele il lavoro<br />
è quella necessaria fatica per ottenere<br />
il tempo libero da dedicare<br />
agli altri e dedicarci.<br />
Allora chiediamoci quali condotte<br />
le donne assumono nei palazzi<br />
di giustizia. E poniamo mente<br />
soprattutto a abbigliamento,<br />
messaggi subliminali, linguaggio,<br />
approcci.<br />
Quando cerchiamo di “usare” impropriamente<br />
il nostro essere<br />
donna? Quanto tali condotte offendono<br />
noi stesse e le altre donne?<br />
Quanto possono pregiudicare un<br />
ordinato svolgimento della giustizia?<br />
Essere donne è un privilegio che<br />
dobbiamo onorare non dimenticandoci<br />
che se la meta pare lontana<br />
non dobbiamo scoraggiarci<br />
perché insieme il cammino è più<br />
semplice.<br />
“Quanto manca alla vetta?“<br />
“ Tu sali e non pensarci! “<br />
(F. W Nietzsche) <br />
Intervento nell’ambito del Convegno “Le pari opportunità nella professione.<br />
Le esperienze del CPO negli ordini e la discriminazione nelle carriere forensi.<br />
Rapporti di colleganza tra avvocate e avvocati” Svoltosi a Torino presso il<br />
Palazzo di Giustizia il 24 ottobre 2012<br />
la Pazienza N.116 | 33 pagina