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Ludwig Feuerbach e la natura non umana. Ricostruzione

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UNIVERSITÀ
DEGLI
STUDI
DI
MILANO
<br />

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<br />

Pubblicazioni
del<strong>la</strong>
Facoltà
di
Lettere
e
Filosofia
<br />

FRANCESCO
TOMASONI
<br />

<strong>Ludwig</strong>
<strong>Feuerbach</strong>
e
<strong>la</strong>
<strong>natura</strong>
<br />

<strong>non</strong>
<strong>umana</strong>.
<strong>Ricostruzione</strong>

<br />

genetica
dell’Essenza
del<strong>la</strong>
religione
<br />

con
pubblicazione
degli
inediti
<br />

Firenze,
La
Nuova
Italia,
1986
<br />

(Pubblicazioni
del<strong>la</strong>
Facoltà
di
Lettere
e
Filosofia
dell’Università
degli
<br />

Studi
di
Mi<strong>la</strong>no,
119)
<br />

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PUBBLICAZIONI<br />

DELLA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA<br />

DELL'UNIVERSITÀ DI MILANO<br />

CXIX<br />

SEZIONE A CURA<br />

DEL DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA<br />

10


FRANCESCO TOMASONI<br />

LUDWIG FEUERBACH<br />

E LA NATURA NON UMANA<br />

<strong>Ricostruzione</strong> genetica dell'Essenza del<strong>la</strong> religione<br />

con pubblicazione degli inediti


Tornasoli!, Francesco<br />

<strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>:<br />

<strong>Ricostruzione</strong> genetica dell' '" Essenza del<strong>la</strong> religione "<br />

con pubblicazione degli inediti. —<br />

(Pubblicazioni del<strong>la</strong> Facoltà di lettere e filosofia<br />

dell'Università di Mi<strong>la</strong>no ; 119. Sezione a cura<br />

del Dipartimento di filosofia ; 10). —<br />

ISBN 88-221-0278-9<br />

1. <strong>Feuerbach</strong>, <strong>Ludwig</strong> - I. Tit.<br />

193<br />

Printed in Italy<br />

Proprietà letteraria riservata<br />

© Copyright 1986 by « La Nuova Italia » Editrice, Firenze<br />

<strong>la</strong> edizione: maggio 1986


INDICE<br />

Presentazione p. IX<br />

Prefazione XI<br />

GAP. I - L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? p. 1<br />

II critico del<strong>la</strong> religione esce di scena 1<br />

La <strong>natura</strong> « <strong>non</strong> <strong>umana</strong> » fra neokantismo, storicismo e materialismo 22<br />

Una prospettiva evolutiva: problemi di cronologia e ipotesi di <strong>la</strong>voro 34<br />

GAP. II - AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ p. 43<br />

L'inedito e il testo usato 43<br />

Essenza e individuo: <strong>la</strong> persona come singo<strong>la</strong>rità 46<br />

Originarietà e dipendenza: <strong>la</strong> persona come re<strong>la</strong>zione 50<br />

Verità e astrazione: <strong>la</strong> persona reale 54<br />

Natura e storia: <strong>la</strong> persona come dono 60<br />

GAP. Ili - FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO: SULLA NATURA E<br />

NATURALITÀ DELL' UOMO p. 67<br />

L'inedito e il testo usato 67<br />

Lo scopo dell'edizione originale: un sistema di unità del vero, del<br />

bene e del bello 69<br />

Le preoccupazioni del curatore: lo spinozismo 73<br />

Dio, totalità delle perfezioni e <strong>natura</strong> universale 76<br />

Religione <strong>natura</strong>le e religioni primitive 83<br />

L'origine del<strong>la</strong> religione 86<br />

Verso una interpretazione unitaria del fenomeno religioso 88


Vili INDICE<br />

GAP. IV - I NUOVI DATI SULLE ORIGINI: PROSPETTIVE DI<br />

STORIA NATURALE E UMANA p. 90<br />

L'inedito e <strong>la</strong> fonte usata 90<br />

La religione presso i primitivi 97<br />

a) Concezione del<strong>la</strong> divinità 97<br />

h) II sentimento religioso 99<br />

e) La religione <strong>natura</strong>le 104<br />

II colonialismo: missione di cultura e problema razziale 109<br />

a) Missioni e nuovo programma coloniale 109<br />

b) Schiavitù e razzismo 113<br />

e) Civiltà europea e popoli selvaggi 118,<br />

Scienza, evoluzionismo, teleologia 120<br />

GAP. V - VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO p. 131<br />

L'inedito e le sue stratificazioni 131<br />

II sentimento di dipendenza e <strong>la</strong> religione: fra Hegel e Schleiermacher<br />

136<br />

Natura e stòria: per una nuova integrazione 147<br />

Criticismo e materialismo 156<br />

' , i •. ; ' • ! : .<br />

REDAZIONI PROVVISORIE DELL' " ESSENZA DELLA RELIGIO­<br />

NE" p. 170<br />

Criteri e segni tipografici del<strong>la</strong> trascrizione 170<br />

DAS WESEN DER RELIGION. 1. Fassung 174<br />

ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" Redazione 175<br />

Erste Bei<strong>la</strong>ge 312<br />

Prima Appendice 313<br />

Zweite Bei<strong>la</strong>ge 324<br />

Seconda Appendice 325<br />

Dritte Bei<strong>la</strong>ge 328<br />

Terza Appendice 329<br />

INDICE DEI NOMI p. 339


Con l'opera presente Francesco Tomasonì conclude, per ora, un'am­<br />

pia ricerca sui manoscritti feuerbachiani, che in parte aveva già reso nota<br />

pubblicando nel 1982 presso questa Col<strong>la</strong>na una ragguardevole edizione<br />

di inediti appartenenti al periodo 1834/35 -1841 (Teuerbach e <strong>la</strong> dia­<br />

lettica dell'essere). Là l'attenzione era rivolta al<strong>la</strong> peculiare struttura lo­<br />

gica del pensiero di <strong>Feuerbach</strong>, posto in re<strong>la</strong>zione con quello di Hegel,<br />

di Fichte e di Kant; qui viene suggerita una sintesi e una prospettiva<br />

unificante anche per il pensiero del<strong>la</strong> maturità.<br />

Rial<strong>la</strong>cciandosi alle ricerche, avviate da vari studiosi negli anni Ses­<br />

santa sull'onda del ritrovamento del fondo <strong>Feuerbach</strong> e poi rallentatesi<br />

nel successivo decennio, e proseguendo, pur con autonomia di scelte, di<br />

prospettive e di realizzazione, quello che in parte era stato un progetto<br />

di un acuto ricercatore prematuramente scomparso, Carlo Ascheri, l'A.<br />

indirizza l'attenzione verso un periodo ancora sostanzialmente in ombra,<br />

benché da più parti giudicato tutt'altro che trascurabile: il periodo del<strong>la</strong><br />

maturità. A questo scopo egli assume come nodale il momento in cui<br />

prendono forma /'Essenza del<strong>la</strong> religione e gli altri scritti pubblicati nel<br />

1846/47, quando cioè <strong>Feuerbach</strong> fa suo quell'orientamento, comune­<br />

mente definito come <strong>natura</strong>listico, che caratterizzerà il suo pensiero fino<br />

al<strong>la</strong> morte.<br />

La novità dell'impostazione si palesa già nel primo capitolo, ove si<br />

dimostra come all'interno del<strong>la</strong> sinistra hegeliana, già prima dell'Essenza<br />

del<strong>la</strong> religione, fosse presente un pregiudizio negativo sul<strong>la</strong> « <strong>natura</strong> »<br />

feuerbachiana, considerata come mera passività, il corrispettivo teorico<br />

del<strong>la</strong> fuga di <strong>Feuerbach</strong> dall'impegno politico; pregiudizio che ha pesan­<br />

temente condizionato il successivo apprezzamento dell'opera. La tesi del-


X PfiESENTAZlONE<br />

VA., che si basa sul confronto col dibattito svoltasi nel<strong>la</strong> seconda metà<br />

dell'Ottocento sotto l'influenza delle problematiche del kantismo, è che<br />

al contrario netta « <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong> » teorizzata in quell'opera fossero<br />

implicate fondamentali istanze critiche. A ciò si accompagna una revi­<br />

sione detta cronologia degli scritti pubblicati nel 1846/47, nel corso<br />

del<strong>la</strong> quale, sul<strong>la</strong> base di testimonianze dirette e di riscontri testuali e<br />

documentari, si contesta l'ordine di lettura invalso nel Novecento, che<br />

ignorerebbe l'anteriorità redazionale di Contro il dualismo e del<strong>la</strong> visio^-<br />

ne antropocentrica, lì ancora propugnata, rispetto ^//'Essenza del<strong>la</strong> reli­<br />

gione e all'affermazione di una <strong>natura</strong> originaria, <strong>non</strong> implicante neces­<br />

sariamente l'uomo.<br />

Nel seguito tale svolta è documentata e spiegata attraverso <strong>la</strong> ri­<br />

costruzione del<strong>la</strong> genesi dell'Essenza del<strong>la</strong> religione mediante gli studi<br />

preparatori e le redazioni provvisorie. Riguardo ai primi l'A. rende noti<br />

per <strong>la</strong> prima volta, utilizza e ampiamente riporta nei re<strong>la</strong>tivi capitoli gli<br />

appunti di <strong>Feuerbach</strong> sul De sanctissima Trinitate di Denys Petau, sul<br />

Systema intellectuale di Ralph Cudworth, edito e commentato da<br />

Mosheim, e sul quotidiano « Das Aus<strong>la</strong>nd », contenente notizie di etno­<br />

logia, geografia, geologia e vicino ai nuovi interessi del filosofo. Le reda­<br />

zioni provvisorie, integralmente pubblicate in appendice e ampiamente<br />

utilizzate nel corso dello studio, mostrano il progressivo formarsi di una<br />

sintesi, sempre più sganciata dagli schemi hegeliani e aperta alle inno­<br />

vazioni scientifiche. In questo contesto viene affrontata <strong>la</strong> questione del<br />

materialismo feuerbachiano.<br />

L'opera di Francesco Tomasoni si raccomanda all'attenzione degli<br />

studiosi <strong>non</strong> solo per l'indubbia novità dell'assunto e per <strong>la</strong> vastità del<br />

materiale esplorato, ma anche per <strong>la</strong> lucida chiarezza dell'esposizione e<br />

per <strong>la</strong> profondità delle conoscenze testuali e contestuali, oltre che per<br />

<strong>la</strong> grande accuratezza nel<strong>la</strong> sistemazione critica e il rigore filologico, con<br />

cui è stata curata <strong>la</strong> trascrizione di inediti partico<strong>la</strong>rmente difficili da<br />

ordinare e decifrare. È dunque un importante contributo al progresso<br />

degli studi feuerbachiani.<br />

ARRIGO PACCHI<br />

MARIO DAL FRA<br />

ENRICO I. RAME ALDI<br />

GIOVANNI ORLANBI


PREFAZIONE<br />

Da quando nel 1956 Werner Schufenhauer riscoprì nel<strong>la</strong> biblioteca<br />

universitaria di Monaco il fondo <strong>Feuerbach</strong>, vari studiosi, dallo stesso<br />

Schufenhauer ad Hans-Hartin Sa$, da Uwe Schott ad Erich Thies si al­<br />

ternarono su quelle miglia<strong>la</strong> di fogli, sistemati solo provvisoriamente e<br />

di dificile interpretazione. Accanto a loro merita una menzione partico­<br />

<strong>la</strong>re per l'intensità dell'impegno e <strong>la</strong> felicità delle intuizioni Carlo Asche-<br />

ri, che era riuscito a individuare e a iso<strong>la</strong>re importanti scritti, ad avviar­<br />

ne <strong>la</strong> trascrizione, ma fu fermato dal<strong>la</strong> morte, prima che gran parte del<br />

<strong>la</strong>voro potesse essere completato e dato alle stampe. Il frutto di questi<br />

ripetuti sforzi è già una mole considerevole di pagine, che, pubblicate,<br />

hanno fra l'altro contribuito ad eliminare del tutto ottocentesche sem­<br />

plificazioni dell'idealismo giovanile e hanno dimostrato come <strong>la</strong> spinta<br />

all'emancipazione sia venuta proprio da Hegel, da una sua forte tensione<br />

verso il reale e <strong>la</strong> libertà. Il periodo del<strong>la</strong> maturità però <strong>non</strong> è stato toc­<br />

cato e ciò ha finito per accentuare uno squilìbrio, radicato negli inizi<br />

stessi del<strong>la</strong> cosiddetta <strong>Feuerbach</strong>-renaissance, che, come nel<strong>la</strong> fondamen­<br />

tale opera di Simon Rawidowicz (1931), si riconosceva dipendente dal-<br />

/'Hegel-renaissance e ne subiva il condizionamento. In questi ultimi ven­<br />

ticinque anni tuttavia <strong>la</strong> sempre più forte attenzione al<strong>la</strong> complessità del<br />

periodo giovanile e al<strong>la</strong> precisa artico<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> rottura con Hegel ha<br />

fatto emergere l'esigenza di una rivisitazione del<strong>la</strong> più che ventennale<br />

produzione del<strong>la</strong> maturità sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> documentazione inedita, pre­<br />

sente in abbondanza nel fondo e capace dì rive<strong>la</strong>re i percorsi effettivi. I<br />

problemi storico-critici da risolvere sono partico<strong>la</strong>rmente gravi: il go­<br />

tico corsivo di <strong>Feuerbach</strong>, in sé già oscuro, si fa con l'avanzare dell'età<br />

sempre più illeggibile, <strong>la</strong> catalogazione e datazione di un materiale molto


XII PREFAZIONE<br />

eterogeneo, comprendente dettagliati estratti di filologia, scienze natu­<br />

rali, esegesi biblica, storia del<strong>la</strong> filosofia, è tutta ancora da incominciare.<br />

Un primo passo in questa dirczione viene tentato con questo <strong>la</strong>vo­<br />

ro, che si propone di riprendere <strong>la</strong> ricerca diretta sui documenti, ratten-<br />

tatasi nel corso degli anni settanta, spostando lo sguardo al di là del<strong>la</strong><br />

rottura con Hegel e concentrandosi su un momento nodale nell'e<strong>la</strong>bora­<br />

zione del<strong>la</strong> nuova filosofia di <strong>Feuerbach</strong>, comunemente definita col ter­<br />

mine ' <strong>natura</strong>lismo ', quello del<strong>la</strong> preparazione dell'Essenza del<strong>la</strong> reli­<br />

gione e degli altri scrìtti pubblicati nel 1846-47. La sua centralità è ri­<br />

conosciuta sia da <strong>Feuerbach</strong>, che in seguito costantemente vi si riferirà,<br />

sia dai suoi critici, che di solito scoprono le loro carte proprio a questo<br />

punto e pronunciano un giudizio, che coinvolge tutta <strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong><br />

maturità. È tesi comunemente sostenuta, anche al di fuori del marxismo,<br />

come risultato del<strong>la</strong> famosa critica di Marx, che <strong>la</strong> <strong>natura</strong> feuerbachiana<br />

sarebbe una realtà dogmatica, deterministica, refrattabile in quanto tale<br />

al<strong>la</strong> prassi critica dell'uomo e rispondente solo a un comodo atteggia­<br />

mento contemp<strong>la</strong>tivo di fuga dal<strong>la</strong> lotta e dall'impegno politico od esi­<br />

stenziale. In questo senso /'Essenza del<strong>la</strong> religione segnerebbe un ri­<br />

flusso, un inaridimento di un pensatore, che nel momento più felice ave­<br />

va posto l'accento proprio sull'attività dell'uomo e sul<strong>la</strong> necessità di una<br />

sua piena emancipazione. I dati storici, i riscontri testuali, le testimo­<br />

nianze dirette e indirette, capaci di rimettere in questione una simile in-<br />

terpretazione, che tanto ha pesato sul<strong>la</strong> ricerca feuerbachiana, sono ri­<br />

chiamati nel primo capitolo, in cui a un sorprendente e significativo oblìo<br />

invalso nel novecento sono contrapposti elementi e intuizioni già afer­<br />

mati nell'ottocento, in partico<strong>la</strong>re nel dibattito, alimentato dal kantismo<br />

e dal positivismo, intorno al<strong>la</strong> " <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong> ", qui teorizzata. L'i­<br />

potesi di <strong>la</strong>voro, cui si approda attraverso un tale recupero di tasselli ac­<br />

cantonati, implica <strong>non</strong> solo un ribaltamento del rapporto cronologico fra<br />

due scritti feuerbachiani come Contro il dualismo di anima e corpo, spi­<br />

rito e carne e /'Essenza del<strong>la</strong> religione, ma suggerisce anche un rove­<br />

sciamento detta visione complessiva dello sviluppo di <strong>Feuerbach</strong>, che<br />

proprio qui avrebbe raggiunto quel fondamento critico, capace di svin­<br />

co<strong>la</strong>rlo da un antropocentrismo di stampo idealistico e di avvicinar<strong>la</strong><br />

alle nuove scienze.<br />

La verifica è condotta mediante una ricostruzione del<strong>la</strong> genesi del­<br />

l'Essenza, del<strong>la</strong> religione nette sue due fasi, intrecciate fra loro anche cro­<br />

nologicamente: gli studi preparatori e le redazioni<br />

provvisorie dell'opera. Se i primi mettono in luce soprattutto i


PREFAZIONE XIII<br />

filoni tematici e le problematiche ispiratrici, le seconde rive<strong>la</strong>no <strong>la</strong> pro­<br />

gressiva organizzazione, conferita dal filosofo alle sue idee. Per i primi<br />

viene dato un ampio resoconto anche attraverso <strong>la</strong> riproduzione di nu­<br />

merosi brani degli estratti del fondo. Le seconde sono prima esposte<br />

netta loro struttura, nei loro rapporti, poi pubblicate integralmente nel­<br />

l'appendice.<br />

Il primo studio sul De sanctissima Trinitate di Denys Petau offre<br />

nuovi elementi al<strong>la</strong> tanto dibattuta questione dei rapporti fra Essenza<br />

del cristianesimo ed Essenza del<strong>la</strong> religione e dimostra come, dopo <strong>la</strong> pri­<br />

ma, il confronto col cristianesimo <strong>non</strong> si sia affatto concluso, anzi sia<br />

diventato in un certo senso più intimo aggredendo, con un rigore prima<br />

sconosciuto, il dogma più arcano. Maestro e interlocutore è qui un fa­<br />

moso autore secentesco, che nel<strong>la</strong> teologia cattolica ha rivestito un ruo­<br />

lo importante come precursore, se <strong>non</strong> di una visione storica dello svi­<br />

luppo dogmatico, almeno detta sua problematica, e come assertore di un<br />

ritorno alle origini patristiche per un autentico rinnovamento delle sin­<br />

tesi medioevali. Le intuizioni, che affiorano da un dialogo intenso e ser­<br />

rato, sembrano esu<strong>la</strong>re dai termini consueti in cui, sul<strong>la</strong> base dell'Essen­<br />

za, del cristianesimo, è impostato il rapporto fra teologia e ateismo.<br />

Il secondo studio sul Systema intellectuale di Ralph Cudworth nel­<br />

l'edizione <strong>la</strong>tina curata da Johann Lorenz von Mosheim permette di in­<br />

dividuare <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re e originale lettura fatta da <strong>Feuerbach</strong> fra l'impo­<br />

stazione cosmologica, <strong>non</strong> del tutto immune da inclinazioni panteistiche,<br />

del p<strong>la</strong>tonico di Cambridge e il dualismo razionalistico di derivazione<br />

cartesiana del curatore, fra una visione dello sviluppo filosofico come<br />

tradizione di sostanziale continuità <strong>non</strong> solo a partire da P<strong>la</strong>fone, ma ad­<br />

dirittura fin dal<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione a Mosé, secondo quel<strong>la</strong> linea tracciata da<br />

Filone d'Alessandria e riproposta da Cudworth, e le puntuali distinzio­<br />

ni storico-critiche del Mosheim, volte a sottolineare <strong>la</strong> differenza tra filo­<br />

sofia e religione, ragione e fede, dottrina e culto sullo sfondo di una co­<br />

mune preoccupazione apologetica e di una altrettanto comune convin­<br />

zione dell'importanza del problema delle origini.<br />

Il terzo studio, rappresentato dal<strong>la</strong> lettura di un quotidiano, " Das<br />

Aus<strong>la</strong>nd ", che informava sulle nuove scoperte etnologiche, geografiche<br />

e geologiche, è quello che più corrisponde al<strong>la</strong> base documentaria del­<br />

l'opera. In tal modo <strong>Feuerbach</strong> <strong>non</strong> solo raccolse abbondanti dati sulle<br />

religioni e sul<strong>la</strong> concezione del mondo dei cosiddetti primitivi, ma potè<br />

seguire gli sviluppi di nuove scienze e osservarne <strong>la</strong> metodologia. Se il<br />

contatto accertato, per es. con <strong>la</strong> nascente teoria di Charles Darwin, to-


XIV PREFAZIONE<br />

glie all'Essenza del<strong>la</strong> religione quel<strong>la</strong> patina di chiaroveggente anticipa­<br />

zione di future teorie scientifiche, dall'altro <strong>la</strong>to le rivendica quel<strong>la</strong> che<br />

è <strong>la</strong> sua caratteristica più propria in quanto opera filosofica, l'attenzione<br />

critica al<strong>la</strong> scienza nel suo farsi. In effetti gli appunti a <strong>la</strong>to degli estratti<br />

indicano un'attenzione epistemologia all'atteggiamento, ai presupposti<br />

incontrol<strong>la</strong>ti dell'osservatore e rive<strong>la</strong>no il suo impegno di demistificazio­<br />

ne del colonialismo, del razzismo, dello scientismo.<br />

L'acuirsi del momento critico è ulteriormente documentato dal<strong>la</strong><br />

storia redazionale dell'opera, che rive<strong>la</strong> uno sganciamento sempre mag­<br />

giore dagli schemi hegeliani e <strong>la</strong> concentrazione sui fondamenti gnoseo­<br />

logia. Nell'ambito delle argomentazioni, partico<strong>la</strong>rmente sofferte e rie­<br />

<strong>la</strong>borate, sul<strong>la</strong> " <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong> ", ci si imbatte in una questione mol­<br />

to importante, solitamente trattata in termini troppo generali e con ac­<br />

centuate preoccupazioni ideologiche, quel<strong>la</strong> del materialismo. Anche a<br />

questo proposito lo sforzo è stato quello di mantenere uniti i due mo­<br />

menti del<strong>la</strong> riflessione teoretica e dell'analisi testuale, costante punto di<br />

partenza e di arrivo.<br />

Il <strong>la</strong>voro su questi inediti si colloca nell'ambito del<strong>la</strong> più comples­<br />

siva ricerca feuerbachiana, delle cui nuove acquisizioni ha potuto ovvia­<br />

mente giovarsi. Così se gli studi preparatori all'opera erano ancora spar­<br />

si qua e là nel fondo e sono stati per <strong>la</strong> prima volta da me catalogati,<br />

ordinati e in parte riprodotti, il gruppo di fogli intito<strong>la</strong>to " Wesen der<br />

Religion " e contenente le redazioni provvisorie, era già stato iso<strong>la</strong>to.<br />

Carlo Ascheri ne aveva anche intrapreso <strong>la</strong> trascrizione, aveva però <strong>la</strong>­<br />

sciato interrotta l'opera soprattutto per quanto riguarda le lunghe note<br />

marginali. In questo mio tentativo, ripartendo dall'inizio, ho potuto por­<br />

tare a compimento <strong>la</strong> trascrizione sia del testo, sia delle note, stabilire<br />

una redazione base senza soluzioni di continuità e separare tre ulteriori<br />

aggiunte o rie<strong>la</strong>borazioni, fondamentali nel<strong>la</strong> ricostruzione genetica del­<br />

l'opera.<br />

Con <strong>la</strong> chiarificazione di questo momento nodale mi pare possa<br />

chiudersi un insieme di studi dedicati agli inediti, di cui una parte era<br />

già stata pubblicata sotto il titolo: <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> dialettica dell'essere.<br />

Con <strong>la</strong> pubblicazione di due scritti inediti, La Nuova Italia, Firenze 1982.<br />

L'attenzione, là dedicata al<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re artico<strong>la</strong>zione logica del pensiero<br />

di <strong>Feuerbach</strong> fin nel periodo più hegeliano, si trasforma qui nello sforzo<br />

per delineare una sintesi e una prospettiva unificante anche per <strong>la</strong> ma­<br />

turità. Nel<strong>la</strong> trascrizione dei manoscritti ho seguito gli stessi criteri, già<br />

adottati in quell'occasione. Sono stati inoltre indicati i paralleli fra le


PREFAZIONE XV<br />

redazioni provvisorie e l'opera definitiva. Limiti o <strong>la</strong>cune, mai dissimu­<br />

<strong>la</strong>ti, potranno forse essere, almeno in parte, compresi, se si terrà pre­<br />

sente lo stato di cattiva conservazione dei fogli e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> degli scritti,<br />

che, essendo chiaramente provvisori, contengono spesso riferimenti trop­<br />

po approssimativi, che appaiono come crittogrammi. Certamente l'inda­<br />

gine sulle fonti <strong>non</strong> può dirsi esaurita e ogni contributo in tal senso <strong>non</strong><br />

può che essere apprezzato soprattutto da chi ne ha sperimentato le dif­<br />

ficoltà e gli insuccessi. Anche interventi critici allo scopo di ridimensio­<br />

nare facili effetti di sopravvalutazione dei dati, dovuti a quelle condi­<br />

zioni psicologiche che si creano nel<strong>la</strong> ricerca, nel<strong>la</strong> tensione dell'ascolto,<br />

quando documenti finora muti, ricominciano a par<strong>la</strong>re, potranno essere<br />

importanti in quel<strong>la</strong> continua interre<strong>la</strong>zione fra dati e modelli, che costi­<br />

tuisce il discorso scientifico.<br />

Mi sia consentito, dopo il grato e doveroso ricordo di Carlo Asche-<br />

ri, esprimere <strong>la</strong> mia riconoscenza a tutti quanti con <strong>la</strong> loro disponibilità<br />

hanno permesso o facilitato il <strong>la</strong>voro, fra questi al Pro/. Werner Schuf-<br />

fenhauer e al Pro/. C<strong>la</strong>udio Cesa, al Dr. G. Schott e al<strong>la</strong> Sezione " Ma­<br />

noscritti " detta Biblioteca Universitaria di Monaco, al Pro/. Arrigo Pac­<br />

chi e al Dipartimento di Filosofia dell'Università degli Studi di Mi<strong>la</strong>no.<br />

A Lilia, Serena e Noemi <strong>non</strong> occorre, né basterebbe chiedere scusa per<br />

i <strong>la</strong>ti più spiacevoli di questa fatica, riversati soprattutto su di loro.<br />

Nel volume mi servo di queste abbreviazioni:<br />

G. W. = L. <strong>Feuerbach</strong>, Gesammelte Werke, a cura di W. Schuffen-<br />

hauer, Akademie Ver<strong>la</strong>g, Berlin 1967 ss., 20 volumi previ­<br />

sti, I-XII pubblicati.<br />

S. W. = L. <strong>Feuerbach</strong>, Sàmtliche Werke, a cura di W. Bolin e F. Jodl,<br />

F. Frommann, Stuttgart - Bad Cannstatt 1903-11, ristampa<br />

invariata 1959-64, con l'aggiunta per opera di H.-M. Safi di<br />

tre volumi ai dieci esistenti.<br />

S. F. = L. <strong>Feuerbach</strong>, Scritti filosofici, a cura di C. Cesa, Laterza,<br />

Roma-Bari 1976.<br />

M. E. G. A. — Marx - Engels Gesamtausgabe, a cura dell'Istituto per il mar­<br />

xismo - leninismo presso il C. C. del Partito socialista unifi­<br />

cato del<strong>la</strong> Repubblica Democratica Tedesca, corrispondente<br />

all'edizione russa a cura dell'omonimo istituto presso il C. C.<br />

del P. C. U. S., Dietz Ver<strong>la</strong>g, Berlin 1975 ss., edizione rive­<br />

duta e ampliata del<strong>la</strong> prima curata da Rjazanov (1927-35),<br />

in via di completamento.<br />

M. E. W. = Marx - Engels Werke, a cura degli stessi Istituti sopra citati,<br />

Dietz Ver<strong>la</strong>g, Berlin 1955 ss.


CAPITOLO PRIMO<br />

L' ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE?<br />

IL CRITICO DELLA RELIGIONE ESCE DI SCENA.<br />

La rapidità, con cui <strong>la</strong> sinistra hegeliana si formò, assunse posizioni<br />

sempre più radicali e si disintegrò, è un fenomeno che colpisce gli sto­<br />

rici del<strong>la</strong> filosofia 1 . Fu questo il segreto del<strong>la</strong> sua incisività e insieme il<br />

suo dramma, quel nodo problematico, che condiziona pesantemente il<br />

giudizio sul suo significato. A pochi anni dal<strong>la</strong> pubblicazione dell'Essen­<br />

za del cristianesimo (1841), che <strong>non</strong>ostante <strong>la</strong> farragine delle argomenta­<br />

zioni e disquisizioni teologiche era andato letteralmente a ruba 2 , Feuer-<br />

bach veniva addirittura dato per morto. La voce, rinnovatasi più volte 3 .<br />

sembrava quasi rendere sensibile quel<strong>la</strong> fine filosofica 4, cui <strong>la</strong> sopravvi-<br />

1 Per le ragioni storico-politiche del fenomeno, in partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> radicaliz-<br />

zazione delle posizioni, cfr. E. Rambaldi, Le origini del<strong>la</strong> sinistra hegeliana. H.<br />

Beine, D. F. Straufi, L. <strong>Feuerbach</strong>, B. Bauer, Firenze 1966, pp. 13, 34, 172, 175,<br />

332, 335-36, 350-51, 375-79; dello stesso A., La critica antispecu<strong>la</strong>tiva di L. A.<br />

<strong>Feuerbach</strong>, Firenze 1966, pp. 27-8.<br />

2 Cinque mesi dopo <strong>la</strong> sua uscita, l'editore Wigand lo pregava di preparare<br />

una seconda edizione, poiché, <strong>non</strong>ostante <strong>la</strong> censura in Austria e in altri stati, <strong>non</strong><br />

rimanevano molti esemp<strong>la</strong>ri, cfr. lettera di <strong>Feuerbach</strong> a Ch. Kapp del 13 novembre<br />

1841, in: S. W., XIII, p. 83.<br />

3 W. Bolin, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>. Sein Wirken una seine Zeitgenossen, Stutt-<br />

gart 1891, pp. 155, 326. Si trattava evidentemente del<strong>la</strong> confusione col fratello<br />

Eduard (t 1843) e Anselm (t 1851), cfr. anche S. W., XII, p. 151.<br />

4 A un suo ammiratore, H. Benecke, che si era scusato per aver contribuito a<br />

diffondere quel<strong>la</strong> voce, <strong>Feuerbach</strong> rispondeva il 28 novembre 1856: « Non c'è da<br />

stupirsi che io sia già annoverato fra i morti. Infatti io sono già stato da lungo<br />

tempo " confutato " dai teologi e filosofi tedeschi, ciò significa, tradotto in chiaro<br />

tedesco, sono stato spiritualmente ucciso; ora però, come è noto, in Germania <strong>la</strong><br />

vita [...] dipende solo dallo spirito» (S. W., XIII, p. 219).


CAPITOLO PRIMO<br />

venza fisica dell'uomo, prolungatasi ancora per parecchi anni, era in<br />

contraddizione. Eppure questi continuava a <strong>la</strong>vorare senza posa per un<br />

ritorno trionfale sul<strong>la</strong> scena, per una revanche, attraverso un'opera defi­<br />

nitiva e finalmente completa. La Teogonia (1857), frutto di sei anni di<br />

studi 5 sulle opere di Omero e del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssicità, che avrebbe dovuto ab­<br />

bracciare in una visione dalle origini tutta <strong>la</strong> civiltà occidentale 6, fu<br />

praticamente ignorata 7 , <strong>non</strong> solo a quel tempo. Eppure egli si ostinò a<br />

vedere in quel<strong>la</strong> il suo capo<strong>la</strong>voro 8, mentre più volte prese le distanze<br />

dall'Essenza del cristianesimo 9 , allora e tutt'oggi considerata in genere<br />

<strong>la</strong> sua opera per antonomasia.<br />

È questo un aspetto o una conseguenza di quel conflitto fra scrit­<br />

tore e pubblico, che caratterizzò <strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong> sinistra hegeliana.<br />

Anche nel momento del<strong>la</strong> celebrità, <strong>Feuerbach</strong> si <strong>la</strong>mentava di essere<br />

frainteso e di ricevere attacchi ingiustificati 10 ; eppure egli aveva aperta­<br />

mente dichiarato guerra alle cose pili sacre, senza nascondere le sue in­<br />

tenzioni distruttive 11 . Il contrasto in realtà era insito nel<strong>la</strong> scelta di<br />

fondo: da un <strong>la</strong>to infatti i giovani hegeliani, entusiasti di aver trovato<br />

un'arma per « capovolgere i modi di pensare correnti » 12 e di poter<br />

5 Cfr. lettera di <strong>Feuerbach</strong> ad A. Ruge del 10 aprile 1857, in: 5. W., XIII,<br />

p. 222, e già le lettere a J. Schibich del 27 gennaio 1852 e a Fr. Kapp del 22<br />

febbraio 1852 (ha già ammassato molto materiale), ivi, pp. 190-91; Bolin in:<br />

S. W., XII, p. 146, par<strong>la</strong> di cinque anni.<br />

6 <strong>Feuerbach</strong> par<strong>la</strong> di un «ritorno all'infanzia dell'umanità», di «luoghi pri­<br />

mordiali dell'antropologia, l'Iliade e l'Odissea », cfr. lettera a Schibich del 22 marzo<br />

1853, in: S. W., XIII, p. 193.<br />

7 Sul contrasto fra i sogni del pensatore e i deludenti effetti, cfr. W. Bolin,<br />

<strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> ..., pp. 31-2.<br />

8 Nel<strong>la</strong> lettera a W. Bolin del 20 ottobre 1860 afferma: « È il mio scritto più<br />

semplice, più completo, più maturo, in cui dall'inizio al<strong>la</strong> fine ho riprodotto l'in­<br />

tera mia vita spirituale» (S. W., XIII, p. 247).<br />

9 Cfr. lettere a Ch. Kapp dell'I 1 marzo 1845 e a G. Herwegh del 25 novem­<br />

bre 1845, in: S. W., XIII, pp. 142, 151, e inoltre le Lezioni sull'essenza del<strong>la</strong><br />

religione, G. W., VI, pp. 27: par<strong>la</strong> di incompiutezza, <strong>la</strong>cune, difetti.<br />

10 Cfr. lettera a Ch. Kapp del 15 agosto 1841, come pure del 17 dicembre<br />

1841, in: S. W., XIII, pp. 72, 87.<br />

11 Cfr. per <strong>la</strong> conclusione dell'.E5.ye#Ztf del cristianesimo, volutamente provo­<br />

catoria e scandalistica nei confronti dei sacramenti fondamentali del cristianesimo,<br />

i rilievi e i suggerimenti inascoltati di A. Ruge nel<strong>la</strong> lettera a <strong>Feuerbach</strong> del 14<br />

dicembre 1841, in: S. W., XIII, pp. 85-7.<br />

12 Cfr. lettera ad Hegel del 22 novembre 1828, in: Briefe von una an Hegel<br />

(Hoffmeister), III, Hamburg 1954, p. 247 [tr. it. C. Cesa, S. F., p. 9]. Sul filo<br />

conduttore che dall'originale proposito del giovane hegeliano di promuovere <strong>la</strong><br />

« realizzazione del<strong>la</strong> ragione » porta al<strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione del<strong>la</strong> « nuova » filosofia


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 3<br />

operare una « riforma » integrale dell'uomo 13, concepirono in senso mi­<br />

litante il loro scrivere come un continuo provocare e scuotere il lettore;<br />

d'altro <strong>la</strong>to, sentendo l'uni<strong>la</strong>teralità dello scrittore rispetto all'uomo,<br />

del<strong>la</strong> testa rispetto al cuore sognarono sempre una specie di riconcilia­<br />

zione finale 14. Finirono così per sentirsi loro stessi divisi, insoddisfatti,<br />

sempre proiettati in avanti.<br />

I conflitti scoppiati all'interno del gruppo ne furono <strong>la</strong> più diretta<br />

conseguenza. Non a caso i compagni stessi decretarono volta per volta<br />

<strong>la</strong> fine di chi era stato appena prima l'indiscusso leader, il portabandie­<br />

ra, e questo proprio quando il protagonista si sentiva giunto al momen­<br />

to culminante, all'opera più matura.<br />

Colui che nel 1835 con <strong>la</strong> Vita di Gesù 15 aveva fatto esplodere in<br />

seno all'hegelismo il problema teologico 16 e, in seguito alle polemiche<br />

sorte, aveva per primo teorizzato <strong>la</strong> divisione del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> in una destra,<br />

un centro e una sinistra, cui si era annoverato 1? , David Friedrich StrauB,<br />

del<strong>la</strong> sensibilità, si veda E. Thies, Philosophie una Wirklichkeit. Die Hegelkritik<br />

<strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>s, in: <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> (hg. v. E. Thies), Darmstadt 1974,<br />

pp. 431-82, in partico<strong>la</strong>re pp. 435-46.<br />

13 Vorlàufige Thesen zur Reformation der Philosophie, in: G. W., IX, pp. 259-<br />

263 [tr. it. C. Cesa, S. F., pp. 194-98], dove «riforma», espressa col termine<br />

' Reformation ', significa un rivolgimento, un capovolgimento radicale, analogo a<br />

quello provocato dal<strong>la</strong> riforma protestante. Nel<strong>la</strong> riedizione del 1846, in occasione<br />

dell'inserimento nelle Opere Complete, il senso del titolo è stato modificato col<br />

più moderato termine ' Re f or m '. Inoltre si veda l'inedito pubblicato da C. Ascheri,<br />

Notwendigkeit einer Verdnderung, in: « De Homine » 19/20 (1966), pp. 256-60.<br />

14 Si consideri <strong>la</strong> conclusione delYAbà<strong>la</strong>rd una Heloise oder der Schriftsteller<br />

und der Mensch, in: G. W., I, p. 638; inoltre Vorlàufige Thesen..., in: G. W.,<br />

IX, pp. 256-58 [tr. it. cit., pp. 190-92] e Grunds'àtze der Philosophie der Zukunft,<br />

ivi, pp. 338-39 [tr. it. C. Cesa, S. F., pp. 272-73]. SulP« abisso », che separa il<br />

critico dal<strong>la</strong> massa, insistè, come è noto, B. Bauer sottolineando <strong>la</strong> necessità che<br />

tale abisso divenisse oggetto di critica, <strong>natura</strong>lmente però in vista di un futuro<br />

superamento, cfr. B. Bauer, Was ist jetzt der Gegenstand der Kritik? in: « Allge-<br />

meine Literaturzeitung. Monatsschrift » (hg. v. B. Bauer), Juni 1844, p. 18, ora in:<br />

B. Bauer, Feldziige der reinen Kritik (hg. v. H.-M. SaB), Frankfurt a. M. 1968,<br />

p. 200.<br />

15 D. F. StraulS, Das Leben ]esu, kritiscb bearbeitet, Tiibingen 1835-36,<br />

2 voli.<br />

16 J. E. Erdmann, Die deutsche Philosophie seit Hegels Tode, Berlin 1896,<br />

riproduzione fotostatica Stuttgart-Bad Cannstatt 1964, p. 691: «Con <strong>la</strong> Vita di<br />

Gesù <strong>la</strong> cristologia divenne nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> hegeliana <strong>la</strong> questione davvero scottante ».<br />

17 D. F. StrauB, Streitschriften zur Vertheidigung meiner Schrift uber das<br />

Leben Jesu und zur Charakteristik der gegenwàrtigen Theologie. Drittes Heft...,<br />

Tubingen 1837, pp. 95, 126.


4 CAPITOLO PRIMO<br />

veniva già nel 1841 « superato ». La sua Dottrina del<strong>la</strong> fede 18 , ben più<br />

matura, solida e compiuta, era surc<strong>la</strong>ssata òsX^Essenza del cristianesi­<br />

mo, uscita quasi contemporaneamente 19 .<br />

E Bruno Bauer, che, nell'iso<strong>la</strong>mento dell'università di Bonn, aveva<br />

abbandonato il primitivo atteggiamento apologetico e aveva assunto in<br />

pochissimi mesi, dall'ottobre del 1839 al gennaio del 1840, una posi­<br />

zione radicalmente atea, così da cambiare diametralmente campo e uni­<br />

re, nel dicembre del 1840, le sue forze a quelle del<strong>la</strong> sinistra x , potè solo<br />

per poco illudersi di rappresentar<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> sua sfida aperta al regime 21 e<br />

nel<strong>la</strong> sua battaglia per <strong>la</strong> libera critica. La sua Tromba del giudizio uni­<br />

versale contro Hegel, l'ateo e l'anticristo 71', patente espressione del<strong>la</strong><br />

sua nuova scelta di campo, veniva sì apprezzata all'inizio per <strong>la</strong> sua<br />

verve satirica 23 , ma ben presto giudicata insufficiente, invischiata nel­<br />

l'ambiguità hegeliana M . A pochi mesi dal<strong>la</strong> sua apparizione, nel febbraio<br />

del 1842, <strong>Feuerbach</strong> prendeva ufficialmente le distanze da essa: il suo<br />

autore, come già Straufi, era ancora succube del vecchio metodo « astrat­<br />

to », idealistico 25 . Tale giudizio scosse e influenzò il vecchio amico di<br />

18 Die chrisllicbe G<strong>la</strong>ubenslekre in ihrer geschichtlichen Entwicklung und im<br />

Kampfe mit der modernen Wissensckaft dargestellt, Tùbingen - Stuttgart 1840-41,<br />

2 voli.<br />

19 E. Zeller, David Friedrich Strau$, Bonn 2 1874, pp. 60-2. Cfr. le ripetute<br />

affermazioni del superamento di StrauS da parte di <strong>Feuerbach</strong> nelle lettere di<br />

Ruge a Prutz dell'8 gennaio 1842 e a Fleischer del 10 febbraio e 12 marzo 1842<br />

in Arnold Ruges Briefwechsel und Tagebuchblàtter, aus den Jahren 1825-80 (hg.<br />

v. P. Nerrlich), Berlin 1886, I, pp. 258, 260-61, 265, e a <strong>Feuerbach</strong> stesso dell'8<br />

marzo 1842, in: S. W., XIII, p. 95.<br />

20 E. Barnikol, Bruno Bauer. Studien und Materialien. Aus dem Nacb<strong>la</strong>fi<br />

ausgewahlt und zusammengestellt von P. Reimer und H.-M. Safi, Assen 1972,<br />

pp. 30-41, 48.<br />

21 E. Rambaldi, Le origini del<strong>la</strong> sinistra hegeliana..., cit., pp. 375-77.<br />

22 Die Posaune des jùngsten Gerichts uber Hegel, den Atheisten und Anti-<br />

christen. Ein Ultimatum (comparso a<strong>non</strong>imo), Leipzig 1841.<br />

23 Cfr. lettera di Ruge a <strong>Feuerbach</strong> del 24 novembre 1841 e <strong>la</strong> prima im­<br />

pressione di questi nel<strong>la</strong> risposta datata: dicembre 1841 (in: S. W., XIII, pp.<br />

84, 385.<br />

24 Cfr. già nel<strong>la</strong> lettera di <strong>Feuerbach</strong> a Ruge del 20 dicembre 1841 il giu­<br />

dizio avanzato: si contesta il metodo di far risalire, come al padre Adamo, tutto<br />

ad Hegel e si definisce questi un « essere anfibolo », ambiguo, ivi, p. 387.<br />

25 Zur Beurteilung der Schrift « Das Wesen des Christentums », in: G. W.,<br />

IX, pp. 232, 237-40 [tr. it. C. Cesa, S. F., pp. 168, 172-73]; Luther ah Schieds-<br />

richter zwischen Strauj> und <strong>Feuerbach</strong>•, in: Anekdota zur neuesten deutschen<br />

Philosophie und Publizistik (hg. v. A. Ruge), Zurich - Winterthur 1843, II, pp. 206-<br />

208. Questo breve scritto, firmato: « Kein Berliner », precedentemente attribuito a


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 5<br />

Bauer, Karl Marx 26 , e l'instancabile promotore di nuove iniziative cul­<br />

turali, Arnold Ruge 27 . Quando perciò il regime, rispondendo al<strong>la</strong> sfida,<br />

revocava categoricamente, al<strong>la</strong> fine di marzo del 1842, <strong>la</strong> licentia do-<br />

cendi a Bauer 28, questi cominciava già ad essere visto con un certo<br />

distacco. Durante quell'anno i rapporti di col<strong>la</strong>borazione con Marx e<br />

Ruge continuarono 29, ma le differenze presero un significato sempre pili<br />

chiaramente politico, finché nel novembre-dicembre avvenne <strong>la</strong> rottura 30 .<br />

Fu <strong>la</strong> separazione fra i « liberi » di Berlino, per i quali Bruno Bauer<br />

rappresentava l'ispirazione, il simbolo più eminente, e dai quali perciò<br />

<strong>non</strong> voleva e <strong>non</strong> poteva staccarsi 31 , e il gruppo piuttosto composito di<br />

Marx, Ruge, <strong>Feuerbach</strong>, Hefi, Herwegh, che appariva più disposto an­<br />

che al<strong>la</strong> mediazione politica 32 . In questo contesto <strong>la</strong> Critica del<strong>la</strong> storia<br />

Ruge, poi a Marx, è stato ora rivendicato a <strong>Feuerbach</strong> da H. - M. Sa6 nell'articolo:<br />

<strong>Feuerbach</strong> sfati Marx. Zar Verfasserschaft des Aufsatzes: « Luther ah Schieds-<br />

richter zwischen Straufi una <strong>Feuerbach</strong> », in: « International Review of Social<br />

History» (1967), pp. 108-19; cfr. anche W. Schuffenhauer (con I. Taubert), Marx<br />

oder <strong>Feuerbach</strong>? Zur Verfasserschaft von « Luther als Schiedsrichter zwischen<br />

Straufi una <strong>Feuerbach</strong> », in: Beitràge zur Marx-Engels-Forschung. Sitzungsberichte<br />

der Akademie dar Wissenschaften der DDR, nr. 20/1973, Berlin 1975, pp. 32-54.<br />

26 Cfr. lettera di Marx a Ruge del 30 marzo 1842, dove si par<strong>la</strong> dispregiati­<br />

vamente di « Posaunenton » ricollegandovi poi il discorso del<strong>la</strong> dipendenza riguardo<br />

al modo di procedere e di esporre di Hegel, M. E. G. A., Ili, 1, p. 24.<br />

27 II giudizio espresso da Ruge nell'importante articolo introduttivo al secondo<br />

volume degli Anekdota è chiaramente model<strong>la</strong>to su quello già espresso da Feuer­<br />

bach sia per quanto riguarda l'opposizione vecchio-nuovo, sia per quanto riguarda<br />

l'« essere anfibolo » di Hegel, cfr. Neue Wendung der deutschen Philosophie (« Das<br />

Wesen des Christentums », v. <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>, Leipzig.. Otto Wigand, 1841], in:<br />

Anekdota ..., cit., pp. 7-8, 17.<br />

28 E. Barnikol, op. cit., pp. 153, 504.<br />

29 Anche rispetto a <strong>Feuerbach</strong>, Bauer aveva ancora sentimenti di amicizia,<br />

giacché pensava di andare, nell'estate del 1842, a fargli visita, cfr. ivi, p. 64.<br />

30 Tutto scoppiò per <strong>la</strong> pubblicazione sul<strong>la</strong> « Gazzetta renana », il 29 novem­<br />

bre 1842, del<strong>la</strong> lettera di G. Herwegh, ritoccata qua e là da Marx, che conteneva<br />

un'aperta critica nei confronti dei « liberi », M. E. G. A., I, 1, pp. 371-72. Cfr. let­<br />

tere, re<strong>la</strong>tive a questa rottura, di Marx a Ruge del 30 novembre 1842, di Ruge<br />

a Marx del 4 e 10 dicembre 1842 e di Bauer a Marx del 13 dicembre 1842,<br />

M. E. G. A., Ili, 1, pp. 46, 381-83, 385, 386-87.<br />

31 Più volte Ruge distingue fra Bauer e i « liberi », spera che egli si « salvi »<br />

dal<strong>la</strong> loro atmosfera e poi <strong>la</strong>menta che si sia <strong>la</strong>sciato invischiare da loro, dai loro<br />

«capricci», cfr. le sue lettere del 4 e 10 dicembre 1842, M.E.G.A., III,. 1,<br />

pp. 383, 385. Un evidente riguardo nei confronti di Bauer egli usa anche nel citato<br />

articolo di critica al<strong>la</strong> Tromba del giudizio, in cui distingue fra l'opera, ancora suc­<br />

cube dell'hegelismo, e l'autore « al di sopra » di essa, dedito « al nuovo punto di<br />

vista del<strong>la</strong> libertà effettiva, reale», cfr. Neue Wendung..., p. 7.<br />

32 Sull'originario conflitto fra mediazione politica in Marx e intransigenza asso-


6 CAPITOLO PRIMO<br />

evangelica dei sinottici 33 , appena uscita, il frutto più compiuto del lungo<br />

esame di Bruno Bauer sui vangeli, da quello di Giovanni ai sinottici,<br />

<strong>la</strong> causa più importante in senso scientifico del<strong>la</strong> sua condanna 34 , ebbe<br />

scarsa risonanza fuori del<strong>la</strong> cerchia degli esperti 35 .<br />

Anche <strong>Feuerbach</strong> però, che aveva liquidato i due e nel 1842 aveva<br />

propugnato una svolta radicale, una rottura netta col passato 36 , venne<br />

ben presto messo in discussione. La pubblicazione dei Principi del<strong>la</strong> filo­<br />

sofia dell'avvenire 37, quelli che avrebbero dovuto sviluppare i primi ger-<br />

mi del<strong>la</strong> « nuova » filosofia, precedeva di poco l'attacco, <strong>la</strong> lunghissima<br />

requisitoria, che Stirner nell'Unico e <strong>la</strong> sua proprietà avrebbe proferito<br />

su questa presunta novità, sull'umanesimo, che <strong>non</strong> liberava, bensì in­<br />

teriorizzava <strong>la</strong> servitù religiosa 38 . Egli diede il via a tutta una serie di<br />

prese di posizione, che in negativo o in positivo esprimevano un giudi­<br />

zio globale su <strong>Feuerbach</strong> e finivano così per fissare un'evoluzione, per<br />

racchiudere in un tutto concluso il suo significato. Bauer ritorse su<br />

<strong>Feuerbach</strong> l'accusa di essere rimasto invischiato nelle vecchie pastoie<br />

<strong>non</strong> tanto di Hegel, quanto addirittura del determinismo spinozistico 39 .<br />

Anche Engels fu profondamente scosso dal<strong>la</strong> critica di Stirner e il<br />

19 novembre 1844 scriveva a Marx:<br />

Stirner ha ragione, quando respinge l'« uomo » di <strong>Feuerbach</strong>, almeno quello<br />

dell'Essenza del cristianesimo; l'« uomo » feuerbachiano è derivato da Dio, Feuer-<br />

luta dei « liberi » insiste A. Cornu, che poi su di esso costruisce un contrasto<br />

sempre più forte fra concretezza e astrazione, radicamento nel<strong>la</strong> realtà sociale e<br />

iso<strong>la</strong>mento piccolo-borghese, cfr. Karl Marx et Friedrich Engels. Leur vie et leur<br />

oeuvre, Paris 1955, tr. it. F. Cagnetti e M. Montagnari, Marx ed Engels dal libe­<br />

ralismo al comunismo, Mi<strong>la</strong>no 1962, pp. 357-58, 386-88, 410-15, 428-29, 432-33.<br />

33 B. Bauer, Kritik der evangelischen Geschichte der Synoptiker, Leipzig 1841-<br />

1842, 3 voli.<br />

34 E. Barnikol, op. cit., pp. 157-74, 479-96.<br />

35 M. Rossi, Da Hegel a Marx, Mi<strong>la</strong>no 2 1974, voi. Ili (La scuo<strong>la</strong> hegeliana.<br />

Il giovane Marx}, p. 74.<br />

36 L'articolo citato di Ruge, il quale contrappone al<strong>la</strong> continuità con il pas­<br />

sato, attribuita anche al<strong>la</strong> filosofia dei giovani-hegeliani, « <strong>la</strong> rottura storica del<br />

nuovo mondo » precede nel volume ed è chiaramente un'introduzione alle Tesi<br />

preliminari di <strong>Feuerbach</strong>, in cui è teorizzata tale rottura, cfr. G. W., IX, pp. 258-<br />

261 [tr. it. C. Cesa, S. F., pp. 192-96].<br />

37 L. <strong>Feuerbach</strong>, Grundsdt^e der Philosophie der Zukunft, Ziirich und Win-<br />

terthur 1843.<br />

38 M. Stirner, Der Einzige und sein Eigenthum, Leipzig 1845 (in realtà usci<br />

nell'ottobre del 1844), pp. 42-4, 52, 63-4, 75-6, 115-16, 320-22.<br />

39 B. Bauer, Charakteristik <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>s, in: « Wigand's Vierteljahrs-<br />

schrift », III, Leipzig 1845, pp. 88-91, 93-8, 105-06, 121-23.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 7<br />

bach è arrivato all'uomo partendo da Dio, e così l'« uomo » è veramente circonfuso<br />

da un'aureo<strong>la</strong> teologica di astrazione 40 .<br />

Così l'opera, che nelle intenzioni dell'autore avrebbe dovuto col­<br />

mare le <strong>la</strong>cune dell'Essenza del cristianesimo integrandone <strong>la</strong> parzialità,<br />

l'uni<strong>la</strong>teralità attraverso i materiali delle scienze <strong>natura</strong>li 41 e dell'etno­<br />

logia, l'opera da tempo annunciata al pubblico 42 e frutto di un intenso<br />

<strong>la</strong>voro di riconversione scientifica e teoretica, l'Essenza del<strong>la</strong> religione 43 ,<br />

fu praticamente ignorata o decisamente respinta. Engels, che a distanza<br />

di più di quarant'anni ricordava con chiarezza <strong>la</strong> profonda impressione<br />

suscitata òaSl'Essenza del cristianesimo M , caricando<strong>la</strong> magari anche di si­<br />

gnificati che <strong>non</strong> poteva ancora rivestire 45 , diede d&M'Essenza del<strong>la</strong> reli­<br />

gione un giudizio estremamente critico:<br />

Finalmente, dopo lungo esitare, mi sono accinto a leggere quel<strong>la</strong> porcheria<br />

di <strong>Feuerbach</strong>, e trovo che nel<strong>la</strong> nostra critica <strong>non</strong> possiamo occuparcene 46.<br />

A. Ruge, che già a partire dal 1838 riconosceva in <strong>Feuerbach</strong> il<br />

nuovo leader e insisteva a par<strong>la</strong>rne col Rosenkranz 47, lui che in quegli<br />

anni da vicino segui e stimolò <strong>la</strong> sua produzione letteraria assistendo al<br />

faticoso parto dell'Essenza del cristianesimo **, ignorò del tutto l'Essen­<br />

za del<strong>la</strong> religione e le opere successivamente pubblicate. Quando all'ap­<br />

parire del<strong>la</strong> Teogonia ritornò su <strong>Feuerbach</strong> e ne riconsiderò il significa-<br />

40 M.E.G.A., III, 1, p. 252 [tr. it. A. Manacorda, Opere, XXXVIII, Roma<br />

1972, p. 12].<br />

41 Cfr. lettere a Ch. Kapp dell'I 1 marzo 1845 e a G. Herwegh del 25 novem­<br />

bre 1845, in: S. W., XIII, pp. 142, 151.<br />

42 Cfr. già nell'Essenza del<strong>la</strong> fede secondo Luterò (1844), in: G. W., IX,<br />

p. 408 n.<br />

43 L. <strong>Feuerbach</strong>, Das Wesen der Religion, in: « Die Epigonen »,» I, Leipzig<br />

1846, pp. 117-18.<br />

44 F. Engels, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> und der Ausgang der k<strong>la</strong>ssischen deutschen<br />

Philosophie, in: M. E. W., XXI, p. 272 [tr. it. P. Togliatti, Roma 1972 2, p. 228].<br />

45 E. Rambaldi, La critica antispecu<strong>la</strong>tiva di L. A. <strong>Feuerbach</strong>..., pp, 137-38,<br />

anche p. 58 n.<br />

46 Lettera a Marx del 18 ottobre 1846, in: M. E. G. A., Ili, 2, p. 48 [tr. it.<br />

cit., A. Manacorda, p. 59].<br />

47 Cfr. lettere del 17 novembre 1839, del 3 gennaio e 2 maggio 1840, del<br />

25 febbraio 1841, e ancora dell'aprile del 1842, in: Arnold Ruges, Brtefwechsel...,<br />

cit., I, pp. 183, 204, 224, 271.<br />

48 Già il 17 luglio 1840 Ruge spera che <strong>Feuerbach</strong> abbia finito il suo libro<br />

perché possa più spesso prendere parte alle lotte politico-culturali, cfr. S. W.,<br />

XIII, p. 40.


CAPITOLO PRIMO<br />

to 49, riconobbe, pur con sostanziali limitazioni, l'importanza dell'Essen­<br />

za del cristianesimo, ma saltò tutto il resto. E <strong>Feuerbach</strong> se ne <strong>la</strong>mentò:<br />

Per lui, come per numerosi altri, imparentati spiritualmente con lui, <strong>la</strong> summa<br />

summarum del mio spirito è contenuto ed esaurito nell'Essenza del cristianesimo,<br />

questo scritto è il limite del mio riconoscimento, del mio valore ai suoi occhi 50 .<br />

L'opera che ne colmava le <strong>la</strong>cune, l'Essenza del<strong>la</strong> religione, era ri­<br />

masta al di fuori dell'orizzonte di Ruge. Così infatti Bolin, destinatario<br />

di queste confidenze, cita basandosi su materiale inedito:<br />

Perfino <strong>la</strong> mia Essenza del<strong>la</strong> religione, che supera l'uni<strong>la</strong>teralità dell'Essenza<br />

del cristianesimo e, integrandone <strong>la</strong>cune e mancanze, per prima contiene <strong>la</strong> vera e<br />

completa spiegazione e fondazione del<strong>la</strong> religione, <strong>non</strong> gli è entrata in testa, giac­<br />

ché egli <strong>non</strong> ha occhi per il lumen <strong>natura</strong>e 51 .<br />

Si potrebbe allora interpretare questo scacco come <strong>la</strong> conseguenza<br />

del<strong>la</strong> scelta fatta dai giovani hegeliani. Dall'orizzonte più totale del si­<br />

stema hegeliano si potrebbe per es. concludere che questi avendo, nel<br />

loro impegno pratico, dato rilievo a un singolo momento a spese dell'e­<br />

quilibrio complessivo, hanno sì scatenato un movimento, ma un movi­<br />

mento, che ha finito per distruggerli. Il loro destino nel bene e nel male<br />

sarebbe pur sempre legato ad Hegel: l'efficacia del<strong>la</strong> contestazione di­<br />

mostrerebbe <strong>la</strong> vitalità di quel pensiero, gli esiti deludenti l'impossibi­<br />

lità di emanciparsi mantenendo un solido e artico<strong>la</strong>to spessore teore­<br />

tico 52 . Dal <strong>la</strong>to opposto si potrebbe però anche affermare che quel<strong>la</strong><br />

realtà da loro ricercata come terreno di <strong>la</strong>voro e di lotta, quel<strong>la</strong> realtà<br />

nel<strong>la</strong> quale avevano voluto immergersi fiduciosi nel<strong>la</strong> ragione « concre­<br />

ta » era stata sì da loro afferrata per un attimo, ma poi nel suo rapido<br />

evolversi li aveva <strong>la</strong>sciati indietro, disintegrati nel suo crogiuolo 53 .<br />

È curioso osservare come ambedue queste interpretazioni, apparen-<br />

* A. Ruge, Briefe iiber <strong>Ludwig</strong> Feuerbacb una seine Theogonie, in: « Deut-<br />

sches Museum », 1858, pp. 836-39; 1859, pp. 128-38, 238-52.<br />

50 Lettera a W. Bolin del 20 ottobre 1860, in: S. W., XIII, p. 248, cfr. già<br />

anche <strong>la</strong> lettera a F. Kapp del 3 novembre 1859, ivi, p. 241.<br />

51 W. Bolin, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>..., cit., p. 137.<br />

52 K. Rosenkranz, Hegel's Leben, Berlin 1844, pp. XIX ss. [tr. it. R. Bodei,<br />

Mi<strong>la</strong>no 1974, pp. 11-6]; dello stesso A., Hegel als deutscher Nationalphilosoph,<br />

Leipzig 1870 [riproduzione fotomeccanica Darmstadt 1965], pp. 328-32, 381.<br />

53 A. Cornu, op. cit., p. 668; dello stesso A., Moses He$ et <strong>la</strong> gauche hégé-<br />

lienne, Paris 1934, p. 106; M. Rossi, op. cit., pp. 115-45; W. Schuffenhauer,<br />

<strong>Feuerbach</strong> und der funge Marx, Berlin 1972 2, pp. 89-90.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 9<br />

temente antitetiche, vengano fuse nel<strong>la</strong> lettura inaugurata da Karl Lo­<br />

with, che da un <strong>la</strong>to vede in Hegel il padre, contro cui i figli ribelli si<br />

sono scagliati finendo per distruggersi a vicenda M, il culmine dell'arti­<br />

co<strong>la</strong>zione concettuale, rispetto al quale gli epigoni <strong>non</strong> hanno potuto<br />

emanciparsi se <strong>non</strong> ricadendo nell'immediatezza intuitiva 55 , dall'altro<br />

<strong>la</strong>to riconosce loro un compito storico essenziale nel<strong>la</strong> formazione del<strong>la</strong><br />

coscienza contemporanea 56 . In partico<strong>la</strong>re egli attribuisce loro nel<strong>la</strong> ge­<br />

nesi dello storicismo un ruolo importante 57 e nello stesso tempo <strong>non</strong><br />

solo a Kierkegaard 58 , ma in seguito anche a <strong>Feuerbach</strong> 59 , rivendica una<br />

posizione critica, degna di attenta considerazione. La sua lettura, se<br />

pure a sua volta <strong>non</strong> è immune da schemi storicistici 60 , ha innegabil­<br />

mente contribuito a rinnovare l'interesse per <strong>Feuerbach</strong> e per quel<strong>la</strong> fi­<br />

losofia « nuova » da lui proc<strong>la</strong>mata nelle Tesi e in seguito sviluppata con<br />

più o meno fortuna 61 .<br />

Quando negli anni giovanili egli ritrovava nelle Tesi e nei Principi<br />

<strong>non</strong> solo l'affermazione del<strong>la</strong> priorità dell'esistenza rispetto all'essenza,<br />

ma anche <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> struttura esistenziale in quanto dialogica,<br />

comunitaria ffl , faceva sì di <strong>Feuerbach</strong> un precursore ante litteram del-<br />

54 K. Lowith, Von Hegel zu Nietzsche, Ziirich-Wien 1949, tr. it. G. Colli,<br />

Torino 1959, p. 119.<br />

35 Ivi, pp. 118-24, 142, 145, 202-03; dello stesso A., Vermittlung una Unmit-<br />

telbarkeit bei Hegel, Marx und <strong>Feuerbach</strong>, in: Vortrdge una Abbandlungen. Zur<br />

Kritik der christlichen Vberlieferung, Stuttgart 1966, pp. 200, 206.<br />

56 Von Hegel zu Nietzsche..., pp. 142, 220, 305-08, 330, 531-32, 596-99.<br />

51 Ivi, pp. 156, 173, 185, 208-10, 220, 330, 435-38; dello stesso A., Max<br />

Weber und Karl Marx, in: « Archiv fur Sozialwissenschaft und Sozialpolitik »,<br />

1932, poi raccolto in: Gesammelte Abhandlungen. Zur Kritik der geschichtlichen<br />

Existenz, Stuttgart 1960, pp. 6-7, 16, 19-30, 38-42 [tr. it. A. L. Kiinkler Giavotto,<br />

Napoli 1967, pp. 19, 33, 37-54, 66-73]; Welt und Menschenwelt, ivi, pp. 250-55<br />

[tr. it. cit., pp. 353-59].<br />

58 Von Hegel zu Nietzsche ..., pp. 186-87, 249, 457, 563.<br />

59 Vermittlung und Unmittelbarkeit..., pp. 200, 206-07.<br />

60 Cfr. il giudizio critico di E. Rambaldi, Le origini del<strong>la</strong> sinistra hegeliana ...,<br />

cit., pp. 364-65.<br />

61 La lettura del Lowith ritorna per es. in un benemerito del<strong>la</strong> ricerca feuer-<br />

bachiana come H. - M. SaE, cfr. il suo articolo, Feuerbacbs Prospekt einer neuen<br />

Philosophie, in: « Revue internationale de Philosophie » (1972), pp. 263-67, 269-72.<br />

Una decisa correzione dell'impostazione « stoico-<strong>natura</strong>listica » ha però rappresen­<br />

tato il congresso di Bielefeld (5-8 settembre 1973), tenutosi nell'anno del<strong>la</strong> sua<br />

scomparsa, cfr. <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione introduttiva di G. Rohrmoser, Warum sollen wir uns<br />

fùr <strong>Feuerbach</strong> interessieren?, in: Atheismus in der Diskussion. Kontroversen um<br />

<strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> (hg. v. H. Liibbe u. H.-M. SaB), Miinchen 1975, pp. 9-12.<br />

62 II primo libro pubblicato a trentun anni da Karl Lowith, Das Individuum


10 CAPITOLO PRIMO<br />

l'esistenzialismo, ma insieme anche un garante, un baluardo contro <strong>la</strong><br />

tendenza onto-logica e onto-teologica del suo maestro Heidegger 63 . Nel<br />

corso del lungo dialogo, durato tutta <strong>la</strong> vita, col critico del<strong>la</strong> specu<strong>la</strong>­<br />

zione, l'attenzione si spostò sempre più dagli scritti del 1842-43 all'Es-<br />

senza detta religione, dal<strong>la</strong> antropologia al <strong>natura</strong>lismo. In questo egli<br />

ha visto l'affermazione del<strong>la</strong> « priorità del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, che senza media­<br />

zione <strong>umana</strong> si produce e riproduce da sé stessa », che <strong>non</strong> è costituita<br />

dal suo rapporto con noi, che è sempre fondamentalmente <strong>la</strong> stessa, al<br />

di là dei cambiamenti del<strong>la</strong> storia <strong>umana</strong>; in pratica ha visto un'anti­<br />

cipazione di quegli esiti, cui lui stesso è giunto, o, meglio, un anello di<br />

congiunzione fra <strong>la</strong> sua tesi e <strong>la</strong> concezione c<strong>la</strong>ssica del<strong>la</strong> «può 15 M .<br />

Che questa « <strong>natura</strong> » suoni come un ritiro dal contingente, una<br />

fuga dal<strong>la</strong> deludente storia <strong>umana</strong>, è giudizio spesso ripetuto 65 . Lowith<br />

in ogni caso ha riproposto, mutandole segno e conferendole una conno­<br />

tazione positiva, una interpretazione del <strong>natura</strong>lismo di <strong>Feuerbach</strong>, che<br />

era stata di tanti contemporanei, in partico<strong>la</strong>re degli ex-compagni di<br />

lotta.<br />

Ben due anni prima del<strong>la</strong> pubblicazione dell'Essenza detta religio­<br />

ne, l'opera che a chiare lettere avrebbe dichiarato <strong>la</strong> radicale dipendenza<br />

dell'uomo dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, Stirner e Bauer muovevano i loro attacchi a<br />

quel <strong>natura</strong>lismo per il suo carattere conservatore, « dogmatico », « mi­<br />

stico » 66 . In quel « materialismo » spurio, ibrido 67 essi pensavano di in-<br />

in der Ralle des Mitmenschen. Ein Beitrag zur anthropologischen Grundlegung<br />

der ethischen Probleme, Miinchen 1828, prendeva le mosse dall'antropologia di<br />

<strong>Feuerbach</strong>; cfr. dello stesso A., L. <strong>Feuerbach</strong> una der Ausgang der k<strong>la</strong>ssischen<br />

deutschen Philosophie, in: «Logos. Internationale Zeitschrift fiir Philosophie der<br />

Kultur», 17 (1928), pp. 323-47, ora riprodotto nel<strong>la</strong> citata raccolta, <strong>Ludwig</strong><br />

<strong>Feuerbach</strong> (hg. v. E. Thies)..., pp. 33-62.<br />

63 Già in Das Individuimi in der Rotte des Mitmenschen ..., Lowith distingue<br />

<strong>la</strong> sua posizione rispetto a quel<strong>la</strong> del maestro nel fatto di prendere sul serio l'es-<br />

ser-nel-mondo in quanto esser-con-gli altri (pp. 79-82, cfr. anche p. XIV) e di<br />

affermare l'indipendenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> (pp. 44-6). Questa duplice critica si sviluppò<br />

sempre più ampiamente in seguito, cfr. dello stesso A., Heidegger, Denker in<br />

diirftiger Zeit, 1953, tr. it. P. Cases e A. Mazzone, Saggi su Heidegger, Torino<br />

1966, pp. 32-48, 59-64, 68-82.<br />

64 Vermittlung una Unmittelbarkeit..., pp. 206-08 e note, 217, 222-24.<br />

65 Cfr. già <strong>la</strong> risposta del Lowith, ivi, pp. 223-25, e le critiche alle implicazioni<br />

metodologiche di tale tendenza, M. Rossi, op. cit., pp. 9-10.<br />


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLINONE? 11<br />

dividuare e colpire tutto quel gruppo, che si era mesco<strong>la</strong>to con <strong>la</strong> massa,<br />

con <strong>la</strong> materia, « con <strong>la</strong> flemma, che è rimasta sul fondo » nel crogiuolo<br />

del<strong>la</strong> rivoluzione 68 . In realtà <strong>Feuerbach</strong> <strong>non</strong> era più quel leader indi­<br />

scusso, quel teorico del<strong>la</strong> riforma totale, quel propugnatore del passaggio<br />

del<strong>la</strong> filosofìa al<strong>la</strong> politica 69 , che aveva rappresentato nel 1842-43. Già<br />

nel corso del 1843, quando <strong>la</strong> soppressione degli « Annali tedeschi » di<br />

Ruge (3 gennaio) e del<strong>la</strong> « Gazzetta renana » di Marx (cessava le pub­<br />

blicazioni il 31 marzo) indicava l'acuirsi del<strong>la</strong> lotta fra <strong>la</strong> censura e i<br />

gruppi intellettuali, impegnati nel rinnovamento TO , il pensatore di Bruck-<br />

berg faceva mancare un effettivo sostegno alle nuove iniziative tentate<br />

dai due, <strong>non</strong>ostante i ripetuti sforzi per coinvolgerlo. Nel<strong>la</strong> ben nota let­<br />

tera del 20 giugno 1843 tale diniego si esprimeva in dissenso po­<br />

litico, beninteso <strong>non</strong> nei confronti delP« idea in sé », estremamente<br />

« allettante », ma dei metodi ec<strong>la</strong>tanti, giacché secondo lui <strong>non</strong> era an­<br />

cora giunto il tempo del « passaggio dal<strong>la</strong> teoria al<strong>la</strong> pratica » e quindi<br />

le azioni « migliori » erano quelle « silenziose » 71 . Anche <strong>la</strong> lettera pub­<br />

blicata da Marx e Ruge nell'unico numero doppio degli « Annali franco­<br />

tedeschi » e pure datata giugno 1843, unica forma di partecipazione<br />

estorta, ribadiva, pur con maggiori concessioni « al<strong>la</strong> prassi » e « alle<br />

spalle degli uomini attivi », <strong>la</strong> priorità del cambiamento del<strong>la</strong> « testa ».<br />

Che cosa è <strong>la</strong> teoria, che cosa è <strong>la</strong> prassi? In che cosa consiste <strong>la</strong> loro diffe-<br />

reìnen Kritik (hg. v. H.-M. Safi), Frankfurt a. M. 1968, pp. 200-212 e 213-23, da<br />

cui citiamo.<br />

67 A questa accusa <strong>Feuerbach</strong> rispose dichiarando di <strong>non</strong> essere « né idealista,<br />

né materialista », cfr. Uber das « Wesen des Christentums » in Beziehung auf den<br />

« Einzigen una sein Eigentum », in: « Wigands Vierteljahrsschrift », Leipzig 1845,<br />

II, pp. 193-205, ora in: G. W., IX, pp. 427-441, cfr. qui a p. 441. I due però<br />

rincararono <strong>la</strong> dose: B. Bauer, Charakteristik <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>s ..., cit., pp. 119-<br />

120, 88-91; M. Stirner, Recensenten Stirners, in: «Wigands Vierteljahrsschrift»,<br />

1845, III, pp. 147-94, poi raccolto nel volumetto: Max Stirner's Kleinere Schriften<br />

una seine Entgegnungen auf die Kritik seines Werkes: « Der Einzige una sein<br />

Eigenthum». Aus den Jahren 1842-47 (hg. v. J. H. MacKay), Berlin 1898, pp. 111-<br />

166, da cui citiamo, cfr. p. 155 [tr. it. G. Riva, a cura di G. Penzo, Scritti minori,<br />

Bologna 1983, p. 143].<br />

68 B. Bauer, Was ist jetzt Gegenstand der Kritik? ..., p. 211; Die Gattung und<br />

die Masse ..., pp. 216-220, cfr. con pp. 221-23.<br />

69 Oltre alle citate Tesi preliminari, dobbiamo qui richiamare lo scritto, ancor<br />

più spinto in dirczione del<strong>la</strong> politica, Notwendigkeit einer Ver under un g, che però<br />

<strong>Feuerbach</strong> <strong>non</strong> concluse, né pubblicò ed è stato integralmente reso noto da C.<br />

Ascheri, in: « De Homine » 19-20 (1966), pp. 256-93, cfr. in partico<strong>la</strong>re pp. 268-72.<br />

70 A. Cornu, op. cit., pp. 422-30.<br />

71 S. W., XIII, p. 123.


12 CAPITOLO PRIMO<br />

renza? Teoria è ciò che sta solo nel<strong>la</strong> mia testa, prassi ciò che è in molte teste,<br />

ciò che unisce molte teste, che fa massa, che si espande e quindi si fa spazio nel<br />

mondo 72 .<br />

Dall'altro versante le critiche cominciavano a colpire <strong>la</strong> Weltan-<br />

schauung di <strong>Feuerbach</strong> e in partico<strong>la</strong>re proprio il ruolo assunto<br />

dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. In una lettera del 13 marzo 1843 a Ruge, Marx,<br />

proprio dopo aver letto le Tesi preliminari per <strong>la</strong> riforma detta filosofia,<br />

notava:<br />

Gli aforismi di <strong>Feuerbach</strong> solo in un punto <strong>non</strong> mi vanno bene, che egli<br />

rinvia troppo al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e troppo poco al<strong>la</strong> politica 73 .<br />

Il giudizio, sintetizzato da Ruge nell'espressione: ' Natureinsei-<br />

tigkeit ' (uni<strong>la</strong>teralità del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>), veniva sostanzialmente condiviso da<br />

questi 74, che già pubblicamente aveva suggerito al critico del<strong>la</strong> religione<br />

un impegno politico 75 . Da buon mediatore egli però aggiungeva:<br />

Egli ha peraltro moltissimo senso politico, solo pensa che in Germania <strong>non</strong><br />

si possa affrontare <strong>la</strong> situazione se <strong>non</strong> partendo dal<strong>la</strong> teologia. È vero, <strong>non</strong> pos­<br />

siamo trascurare <strong>la</strong> religione, ma ciò <strong>non</strong>ostante c'è già una reale atmosfera poli­<br />

tica, molto più chiara, che deve essere coltivata, illuminata e infiammata"76 .<br />

Il giudizio di Marx si distingue però <strong>non</strong> solo perché più netto, ma<br />

anche perché al contrasto ' teologia-politica ', sostituisce, certo dopo <strong>la</strong><br />

lettura delle Tesi, il contrasto: ' <strong>natura</strong>-politica '. La coppia ritorna, un<br />

po' mutata, nel<strong>la</strong> famosa lettera di Marx a <strong>Feuerbach</strong> del 3 ottobre<br />

1843, <strong>non</strong> però come antitesi, né come appunto critico, ma in combina­<br />

zione congiuntiva e in funzione celebrativa:<br />

Io <strong>la</strong> ritengo perciò l'antagonista di Schelling necessario, <strong>natura</strong>le, chiamato<br />

a tale compito dalle sue Autorità, <strong>la</strong> <strong>natura</strong> e <strong>la</strong> storia 77 .<br />

Le riserve sembrerebbero qui superate, ma <strong>non</strong> bisogna dimenti­<br />

care che Marx cita parole di <strong>Feuerbach</strong> 78 e per uno scopo molto evi-<br />

72 « Deutsch-Franzòsische Jahrbùcher » (Paris) (hg. v. K. Marx u. A. Ruge),<br />

Februar 1844, ora in: M. E. G. A., I, 2, p. 485.<br />

73 M. E. G. A., Ili, 1, p. 45.<br />

74 Lettera a Marx del 19 marzo 1843, in: M. E. G. A., Ili, 1, p. 401.<br />

75 Neue Wendung ..., cit.,,Jp. 51.<br />

76 M.E.G.A., III, 1, p. 401.<br />

77 Ivi, p. 70.<br />

78 Erklàrung vom Verfasser des « Hippokrates in der Pfafenkutte », apparso


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 13<br />

dente: si trattava dell'estremo tentativo di coinvolgimento nell'impresa<br />

degli « Annali franco-tedeschi », per esempio attraverso una caratterizza­<br />

zione di Schelling.<br />

Uno scopo politico ben preciso si nasconde anche dietro <strong>la</strong> ben<br />

nota lettera dell'I 1 agosto 1844, in cui Marx definisce <strong>la</strong> filosofia di<br />

<strong>Feuerbach</strong> « <strong>la</strong> fondazione filosofica » del socialismo ed esalta <strong>non</strong> solo<br />

i Principi del<strong>la</strong> filosofia dell'avvenire, ma anche l'Essenza del<strong>la</strong> fede fe­<br />

condo Luterò, come le opere che contavano più di tutta <strong>la</strong> contempora­<br />

nea produzione letteraria tedesca ig . Ora è vero che proprio in quel pe­<br />

riodo Marx, assecondando un desiderio espresso dallo stesso Feuer­<br />

bach 80 , si era dato da fare perché venissero pubblicati sulV« Avanti »<br />

estratti di questo scritto 81 ; tuttavia <strong>la</strong> discrepanza tra un libro dal con­<br />

tenuto strettamente teologico e il contesto politico degli interessi di<br />

Marx e dell'« Avanti » è evidente, né basta <strong>la</strong> motivazione che l'ateismo<br />

sia una componente fondamentale del<strong>la</strong> nuova Weltanschauung. La cap-<br />

tatio benevolentiae è palese là dove Marx riferisce di due traduzioni in<br />

atto dell'Essenza del cristianesimo, una inglese per interessamento di<br />

Engels e una francese patrocinata da lui, e <strong>la</strong>menta gli attacchi mossi da<br />

Bauer al suo concetto di « amore ». In questa proc<strong>la</strong>mata vicinanza a<br />

<strong>Feuerbach</strong> Marx suggeriva poi una evoluzione dal concetto « filosofie© »<br />

di genere a quello più « politico » di società 82 .<br />

Lo scopo dell'operazione va certamente colto nel difficile momento<br />

seguito al<strong>la</strong> rottura con Ruge M , che sempre più apertamente esprimeva<br />

le sue critiche al « dogmatismo » dei comunisti e rischiava di far fronte<br />

comune con i « liberi », in partico<strong>la</strong>re con B. Bauer 84 .<br />

a<strong>non</strong>imo in: « Deutsche Jahrbucher », 1842, Nr. 3, 5 Januar 1842, p. 12, ora in:<br />

G. W., IX, p. 154.<br />

79 M.E.G.A., III, 1, p. 63.<br />

80 Cfr. frammento di una lettera dell'aprile 1844 di <strong>Feuerbach</strong>, in: L. Feuer­<br />

bach, Briefwechsel (hg. v. W. Schuffenhauer), Leipzig 1963, pp. 380-83.<br />

81 « Vorwarts » dal n. 65, 14 agosto, al n. 87, 30 ottobre 1844, cfr. lettera<br />

di Marx a Bòrnstein, novembre 1844, M. E. G. A., Ili, 1, p. 248.<br />

82 Ivi, p. 63.<br />

83 Non a caso <strong>la</strong> pubblicazione degli estratti feuerbachiani è preceduta da due<br />

numeri, che contengono l'articolo di rottura di Marx nei confronti di Ruge, Kri-<br />

lische Randglossen zu dem Artikel: ' Der Kònig von Preussen und die Sozial-<br />

reform'. Von einem Preussen, in: «Vorwarts», nn. 63/64 del 7.10 agosto.<br />

84 Cfr. già <strong>la</strong> lettera di Ruge a B. Bauer del maggio 1843, in: A. Ruges,<br />

Briefwechsel..., cit., I, p. 308; e d'altro canto <strong>la</strong> lettera di M. HeK a Marx del<br />

3 luglio 1844, in: M. E. G. A., Ili, 1, p. 435.


14 CAPITOLO PRIMO<br />

Un analogo tentativo, di segno opposto e più confuso nel<strong>la</strong> forma,<br />

venne fatto anche da Ruge, che spiegò <strong>la</strong> rottura con Marx <strong>non</strong> solo con<br />

motivi personali, ma anche con una valuta2ione negativa dei « comuni­<br />

sti », accusati di voler liberare il proletariato rendendo tutti schiavi di<br />

una « organizzazione » livel<strong>la</strong>trice 85 . In una lettera più tardiva riferì<br />

del<strong>la</strong> posizione assunta da <strong>Feuerbach</strong> nello scontro:<br />

<strong>Feuerbach</strong> <strong>la</strong>menta solo <strong>la</strong> mia rottura con i « comunisti », giacché egli li<br />

apprezza molto per il loro giusto principio del<strong>la</strong> soppressione del<strong>la</strong> schiavitù, ciò<br />

che anch'io faccio. Egli però va oltre e perdona il loro misticismo, cosa che io<br />

<strong>non</strong> faccio. Infatti una rozza, mistica, religiosa emancipazione del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse inferiore<br />

significa solo <strong>la</strong> creazione di una nuova tirannide e con Robespierre e Cesare,<br />

con Mario e O'Connell o Cromwell <strong>non</strong> si ottiene una vera libertà. Bisogna ne­<br />

cessariamente combattere il misticismo, <strong>la</strong> follia dei comunisti e riconoscere solo<br />

<strong>la</strong> vera realizzazione del principio 86 .<br />

<strong>Feuerbach</strong> dunque rimase con i comunisti, beninteso in linea<br />

di principio. La distinzione fra principi e mezzi, che qui di nuovo<br />

ritorna come caratteristica del<strong>la</strong> posizione di <strong>Feuerbach</strong>, giocava ora a<br />

favore di Marx. Questi nel momento in cui aveva appena finito di redi­<br />

gere il suo attacco al radicalismo di « B. Bauer e consorti » 87 e ricercava<br />

l'appoggio di <strong>Feuerbach</strong>, <strong>non</strong> poteva <strong>non</strong> essere imbarazzato per il vio­<br />

lento e acuto attacco di Stirner a!T« Uomo » e all'« Amore ». Egli che<br />

all'autore dell'Essenza del cristianesimo aveva espresso il suo biasimo<br />

per <strong>la</strong> critica dei Berlinesi a!T« amore » **, <strong>non</strong> poteva subito condivi­<br />

dere l'apprezzamento di Engels per l'egoismo dell'« individuo empirico,<br />

corporeo » 89 .<br />

Il consenso di <strong>Feuerbach</strong> al comunismo era importante e ancora nel<br />

febbraio del 1845 Engels ne par<strong>la</strong>va a Marx come di una premessa per<br />

un impegno più concreto, magari a Bruxelles 90 . Questa illusione però<br />

85 Lettera a <strong>Feuerbach</strong> del 15 maggio 1844, in: A. Ruges, Briefwechsel ..., I,<br />

pp. 343-45, 346; anche qui c'è una lode a <strong>Feuerbach</strong> e un accenno al<strong>la</strong> traduzione<br />

francese, rispetto a questa però Ruge si esprime in toni critici e aggiunge poi che<br />

il traduttore dovrebbe essere passato al comunismo (ivi, p. 348).<br />

86 Lettera a Prutz del 14 gennaio 1846, ivi, p. 404.<br />

87 F. Engels - K. Marx, Die heilige Familie oder Kritik der kritischen Kritik.<br />

Gegen B. Bauer und Konsorten, Frankfurt a. M. 1845; lo scritto fu redatto da<br />

settembre a novembre del 1844.<br />

«8 M. E. G. A., Ili, 1, p. 64.<br />

89 Cfr. <strong>la</strong> citata lettera del 19 novembre 1844, in: M. E. G. A., Ili, 1, p. 252<br />

[tr. it. cit., p. 12].<br />

» Lettera del 22/26 febbraio 1845, in: M.E.G.A., III, 1, pp. 266-67 [tr.<br />

it. cit., A. Manacorda, p. 21].


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 15<br />

poteva essere ormai solo di Engels, che <strong>non</strong> aveva conosciuto diretta­<br />

mente <strong>Feuerbach</strong>. Questi <strong>non</strong> andò al di là e se, proprio nello stesso<br />

mese, compiangeva il destino del « povero » Marx, espulso da Parigi,<br />

ribadiva d'altro <strong>la</strong>to che ciò era conseguenza di scelte politiche sbaglia­<br />

te 91 . Il consenso in linea di principio dunque <strong>non</strong> solo <strong>non</strong> si trasfor­<br />

mava in appoggio concreto, ma anzi finiva per esprimersi in dissenso.<br />

Una riprova ci è offerta da quell'Hermann Kriege, che nel<strong>la</strong> citata<br />

lettera Engels presentava a Marx come « magnifico tipo di agitatore »<br />

e che, grazie a un recente incontro, avrebbe dovuto riferire sull'atteggia­<br />

mento politico di <strong>Feuerbach</strong> 92 . Kriege, espulso dal<strong>la</strong> Germania, giunse<br />

a Bruxelles, ma si trovò ben presto in disaccordo con Marx e compagni<br />

sul<strong>la</strong> decisione da prendere. Egli preferiva infatti, anziché « rovinarsi <strong>la</strong><br />

vita » in una disperata battaglia politica da esule, rifarsi un'esistenza<br />

« <strong>umana</strong> » in America 93 . Esito dello scontro però fu un dissenso di or­<br />

dine politico generale e un interessante avvicinamento di Kriege a Feuer­<br />

bach, espresso come un assenso pieno al<strong>la</strong> sua linea politica.<br />

Mentre « Marx risolveva tutti i rapporti religiosi nei rapporti rea­<br />

li » mediante l'analisi politico-religiosa, Kriege ribadiva, riecheggiando<br />

<strong>Feuerbach</strong>, l'importanza e <strong>la</strong> priorità del<strong>la</strong> critica religiosa, che avrebbe<br />

permesso di « indirizzare direttamente nel<strong>la</strong> energia del<strong>la</strong> rivoluzione<br />

tutta l'energia finora compressa nel<strong>la</strong> astrazione » 94 . Egli poi esplicita­<br />

mente dava ragione a <strong>Feuerbach</strong> riguardo al fatto che <strong>la</strong> vera rivoluzione<br />

fosse quel<strong>la</strong> « silenziosa » * e accusava « alcuni comunisti » di essere<br />

come i Berlinesi, come E. Bauer, in quanto « attendevano <strong>la</strong> salvezza del<br />

mondo dall'apparizione di un libro », di essere ancora teologi % .<br />

La decisione dunque di <strong>la</strong>sciare Bruxelles era una scelta <strong>non</strong> solo<br />

personale, ma anche politica. In primo luogo si recava a B<strong>la</strong>nkenberg a<br />

contatto con <strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

Quando stamattina, così eccitato, sono andato lungo il mare, quando mi sono<br />

sentito potentemente risucchiare dai marosi nel fremito del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, che tutto<br />

91 Cfr. lettera a O. Wigand, del 7 febbraio 1845, in: L. <strong>Feuerbach</strong>, Brief-<br />

wechsel..., cit., p. 197; cfr. anche lettera al fratello Friedrich, resa nota da W.<br />

Schuffenhauer in: <strong>Feuerbach</strong> und der junge Marx..., cit., p. 136.<br />

92 M. E. G. A., Ili, 1, pp. 266-67 [tr. it. cit., p. 21].<br />

93 Lettera a <strong>Feuerbach</strong> del 18.20 aprile 1845, in: L. <strong>Feuerbach</strong>, Briefwechsel...,<br />

cit., p. 205.<br />

94 Ivi, p. 207.<br />

95 Ivi, p. 206.<br />

% Ivi, p. 205.


16 CAPITOLO PRIMO<br />

discioglie, allora si è fatta in me tale chiarezza, tale pace, tale amore come <strong>non</strong><br />

mai: <strong>la</strong> <strong>natura</strong> grandiosa al di fuori mi spingeva dentro nel<strong>la</strong> mia propria <strong>natura</strong>,<br />

e questa mia propria <strong>natura</strong> si risolveva del tutto in un unico grande amore<br />

umano: io mi sentivo in armonia, in piena armonia con <strong>la</strong> <strong>natura</strong> e con l'uma­<br />

nità 97 .<br />

Questa esaltazione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> come definitiva soluzione, come ar­<br />

monia totale, come amore cosmico si chiudeva con l'appello a <strong>Feuerbach</strong><br />

perché « venisse » al suo « cuore palpitante » 98 .<br />

Disaccordo con Marx sui mezzi politici diretti, convinzione del<strong>la</strong><br />

priorità del<strong>la</strong> critica religiosa e del recupero di un'etica pura, <strong>la</strong>ica in<br />

quanto « amore », rifiuto dei mezzi « violenti », « negativi », rinvio al<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> come fondamento dell'agire politico sono elementi che proprio<br />

nel 1845 cominciarono a caratterizzare i « veri socialisti » ". Moses Hefi<br />

nel 1845 proprio in difesa di <strong>Feuerbach</strong> contro l'attacco di Stirner aveva<br />

propugnato l'amore come fondato nell'uomo in quanto tale con tutte le<br />

proprietà sociali e aveva proposto come compito del socialista quello di<br />

« diventare veri membri del genere umano » 10°.<br />

Karl Griin, richiamando ancor più esplicitamente l'introduzione<br />

dell'Essenza del cristianesimo, propugnava l'assimi<strong>la</strong>zione nel movimen­<br />

to socialista, finora troppo « pratico », del contenuto positivo dell'uma­<br />

nesimo tedesco:<br />

<strong>Feuerbach</strong> ha mostrato che per questo motivo dovevamo proiettare al di<br />

fuori di noi <strong>la</strong> nostra propria essenza generica (teoretica e pratica), intelletto, vo­<br />

lontà, amore per il fatto che e nel<strong>la</strong> misura in cui <strong>non</strong> <strong>la</strong> possedevamo ancora<br />

interamente 101 .<br />

Sul<strong>la</strong> base dell'equivalenza feuerbachiana di genere e Dio proc<strong>la</strong>­<br />

mava il socialismo allo stesso tempo come « scienza suprema » e « su-<br />

97 Ivi, p. 204.<br />

98 Ibid.<br />

199 Cfr. G. D. H. Cole, Socidist Thought. The Forerunners (1789-1850), Lon-<br />

don 1953, tr. it. L. Bernardi, Storia del pensiero socialista. I precursori (1789-850),<br />

Bari 1967, pp. 272-75.<br />

100 M. HeB, Die letzten Philosopben, Darmstadt 1845, in: M. Hefl, Soziali-<br />

stische Aufsatze (hg. v. Theodor Zlocisti), Berlin 1921, pp. 200, 203 [tr. it. C.<br />

Cesa, in: La sinistra hegeliana. Testi scelti da K. Lowith, Bari 1960, pp. 37, 40].<br />

101 K. Griin, Fortschritt una Entwicklung. Neue Anekdota (1845), ivi, pp.<br />

101-02.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 17<br />

•prema religione » insistendo sul <strong>la</strong>voro da fare nel<strong>la</strong> « testa », a livello<br />

• di teoria 102 .<br />

L'attacco al « vero socialismo » da parte di Marx ed Engels prese<br />

le mosse proprio dal<strong>la</strong> Circo<strong>la</strong>re contro Kriege dell'I 1 maggio 1846, dove<br />

è continuamente criticata <strong>la</strong> presentazione del comunismo come « re­<br />

ligione dell'amore » 103 . Tuttavia l'obiettivo principale fu Karl Griin m .<br />

La costanza e l'accanimento del<strong>la</strong> polemica, poco conciliabile col di­<br />

sprezzo continuamente espresso per <strong>la</strong> scarsa levatura intellettuale e<br />

onestà morale 105 dell'uomo, <strong>non</strong> si possono spiegare solo con asti per­<br />

sonali m . In gioco era <strong>la</strong> piazza di Parigi, dove il Griin contava sull'ap­<br />

poggio deciso di Proudhon, che Marx ed Engels <strong>non</strong> riuscirono a<br />

smuovere 107 . Il problema era dunque quello <strong>non</strong> di una definizione<br />

semplicemente astratta del « comunismo », ma di una e<strong>la</strong>borazione del­<br />

<strong>la</strong> concreta strategia politica, rispetto al<strong>la</strong> quale divisioni sempre più<br />

nette si stavano aprendo, e l'autorità di <strong>Feuerbach</strong> avrebbe potuto<br />

contare.<br />

Non è un caso che l'Ideologia tedesca apra con <strong>Feuerbach</strong> e chiu­<br />

da con i « veri » socialisti e soprattutto con il più odiato rivale, K.<br />

Griin, quello che diventò il primo editore del fondo-<strong>Feuerbach</strong> m . Non<br />

è un caso che Engels, mandato a Parigi per controbi<strong>la</strong>nciare l'influsso<br />

dei « veri » socialisti, nel<strong>la</strong> stessa lettera <strong>non</strong> solo parli male del Griin,<br />

ma anche dell'Essenza del<strong>la</strong> religione di <strong>Feuerbach</strong> 109 . L'Essenza, FUo-<br />

102 K. Griin, Uber die sozialistische Bewegung in Deutsch<strong>la</strong>nd, ivi, pp. 124-25.<br />

m M. E. W., IV, pp. 4-7, 12-14 [tr. it. a cura di F. Codino, Opere, VI, Roma<br />

1973, pp. 38-42, 47-9].<br />

104 K. Marx, Erklàrung gegen K. Griin ,.., ivi, pp. 37-9 [tr. it. cit., pp. 73-4];<br />

F. Engels, Deutscher Sozialismus in Versen una Prosa..., ivi, pp. 222-47 [tr. it.<br />

cit., pp. 264-90]; dello stesso A., Die « wahren » Sozialisten, ivi, p. 259 [tr. it. F.<br />

Codino, Opere, V, Roma 1972, p. 589].<br />

105 Cfr. lettera di Engels a Marx del 19 agosto 1846, in: M. E. G. A., Ili, 2,<br />

pp. 26-7 [tr. it. cit., A. Manacorda, pp. 34-5].<br />

106 per ]a confutazione di questa tesi, cfr. J. StraKmaier, Karl Griin una die<br />

kommunistische Partei, Trier 1973, pp. 10-15.<br />

107 Si veda <strong>la</strong> « denuncia » di Griin nel<strong>la</strong> lettera di Marx, Engels e Ph. - Ch.<br />

Gigot a Proudhon del 5 maggio 1846, in: M.E.G.A., III, 1, p. 8 [tr. it. M.<br />

Montinari, Opere, XXXVIII, cit., p. 445] e <strong>la</strong> risposta di Proudhon in difesa del­<br />

l'accusato, cfr. Lettres de Pierre-Joseph Proudhon, a cura di D. Halévy e L. Guil-<br />

loux, Paris 1929, pp. 71-6.<br />

108 L. <strong>Feuerbach</strong> in seinem Briefwechsel una Nach<strong>la</strong>ft sowie in seiner philoso-<br />

phischen Charakterentwicklung (hg. v. K. Grùn), Leipzig und Heidelberg 1874,<br />

2 voli.<br />

109 M. E. G. A., Ili, 2, pp. 26-7 [tr. it. cit., A. Manacorda, pp. 34-6].<br />

? F. TOMASONI, Lnilwig l'eucrlnich e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>.


18 CAPITOLO PRIMO<br />

mo, <strong>la</strong> Natura insospettivano ora Engels anche in senso politico. Tut­<br />

tavia identificare l'autore dell'Essenza del cristianesimo con le posi­<br />

zioni politiche di un Griin o anche di un Hefi sarebbe stato strategica­<br />

mente errato, avrebbe significato riconoscere a loro un'investitura, a<br />

cui bramavano. Da qui lo sforzo di Marx ed Engels per tenere distinti<br />

i due discorsi, le due critiche. Così se in quelli biasimarono soprattutto<br />

<strong>la</strong> vuota retorica, intrisa di moralismo e idealismo, in questo attaccaro­<br />

no l'atteggiamento teoretico, che lo accomunava a tutta <strong>la</strong> tradizione<br />

filosofica, e il <strong>natura</strong>lismo passivo. Collegamenti fra le due critiche era­<br />

no possibili, ma <strong>non</strong> necessari. La distinzione trovava peraltro un ri­<br />

scontro nel distacco dello stesso <strong>Feuerbach</strong>, che, continuando nel suo<br />

tipico atteggiamento, <strong>non</strong> dava nessun avallo esplicito neppure a quel­<br />

li che a lui si richiamavano.<br />

In questa tensione l'Essenza del<strong>la</strong> religione finì per costituire <strong>la</strong><br />

prova più <strong>la</strong>mpante dei vizi di impostazione del pensiero di <strong>Feuerbach</strong>,<br />

<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione più chiara di quel <strong>natura</strong>lismo passivo, che certo <strong>non</strong><br />

mobilitava le energie rivoluzionarie, trasformatrici dell'uomo.<br />

Egli [<strong>Feuerbach</strong>] <strong>non</strong> vede come il mondo sensibile che lo circonda sia <strong>non</strong><br />

una cosa data immediatamente dall'eternità, sempre uguale a sé stessa, bensì il<br />

prodotto dell'industria e delle condizioni sociali; e precisamente nel senso che è<br />

un prodotto storico, il risultato dell'attività di tutta una serie di generazioni, cia­<br />

scuna delle quali si è appoggiata sulle spalle del<strong>la</strong> precedente, ne ha perfezionato<br />

ulteriormente l'industria e le re<strong>la</strong>zioni e ne ha modificato l'ordinamento sociale in<br />

base ai mutati bisogni 1W .<br />

Fin tanto che <strong>Feuerbach</strong> è materialista, per lui <strong>la</strong> storia <strong>non</strong> appare, e fin<br />

tanto che prende in considerazione <strong>la</strong> storia, <strong>non</strong> è un materialista U1 .<br />

Marx riprendeva dunque quell'appunto critico già avanzato nel<br />

marzo del 1843 e singo<strong>la</strong>rmente si trovava concorde, in ultima analisi,<br />

col suo vecchio amico Bruno Bauer, quello che per primo, ancora nel<br />

1842, si era chiesto perché <strong>Feuerbach</strong> <strong>non</strong> si interessasse di politica 112 .<br />

Già nel 1845, prima dell'Essenza del<strong>la</strong> religione, Bauer aveva ricon­<br />

dotto l'atteggiamento « contemp<strong>la</strong>tivo », « mistico » di <strong>Feuerbach</strong> a<br />

un'impostazione spinozistica di fondo, che annul<strong>la</strong>va l'agire individua-<br />

110 K. Marx-F. Engels, Deutsche Ideologie, in: M.E.W., III, p. 43 [tr. it.<br />

F. Codino, Opere, V, Roma 1972, pp. 24-5].<br />

111 Ivi, p. 45 [tr. it. cit., p. 27].<br />

112 Cfr. Zvi Rosen, Bruno Bauer and Karl Marx. The Influence of B. Bauer<br />

on Marx's Thought, The Hague 1977, pp. 206-07.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 19<br />

le nel<strong>la</strong> permanenza del<strong>la</strong> sostanza universale 113 . Qui egli aveva ravvi­<br />

sato quel<strong>la</strong> fondamentale continuità dal Dio panteistico dei Pensieri<br />

sul<strong>la</strong> morte e l'immortalità (1830) al tema del<strong>la</strong> sensibilità dei Principi<br />

(1843), che vanificava ogni presunta, radicale, novità e contrastava con<br />

;gli sforzi, con i propositi conc<strong>la</strong>mati di recuperare l'individuo empi­<br />

rico 114 . La conclusione era stata una stroncatura del suo materialismo<br />

« religioso »:<br />

<strong>Feuerbach</strong> <strong>non</strong> è più o <strong>non</strong> è ancora il materialista francese, che riconosce<br />

solo l'essere presente, reale, <strong>la</strong> materia e questa in quanto si espande e si realizza<br />

; attivamente nel<strong>la</strong> molteplicità, <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, bensì, come giustamente osservano i suoi<br />

seguaci, è il materialista diluito e scomposto con l'umanesimo, ossia il materia­<br />

lista, che <strong>non</strong> è materialista, e l'umanista, che <strong>non</strong> è umanista, bensì il materiali­<br />

sta, che sul<strong>la</strong> terra e sul suo essere <strong>non</strong> può resistere, ma vuole spiritualizzarsi e<br />

ascendere al ciclo, e l'umanista, che <strong>non</strong> può pensare,— né edificare un mondo<br />

spirituale, bensì si ingravida col materialismo 115 .<br />

Questo giudizio, proferito prima del periodo chiaramente <strong>natura</strong>­<br />

listica di <strong>Feuerbach</strong>, ebbe fortuna e ritornò per es. nell'importante<br />

Storia del materialismo (1866) di F. A. Lange 116 , che pure arrivò fino<br />

ai Principi, anche se nel frattempo il materialista « spurio » aveva pub­<br />

blicato e stava pubblicando scritti ben più impegnati nel<strong>la</strong> questione<br />

specifica 117 .<br />

Più positivi nei confronti del materialismo di <strong>Feuerbach</strong> furono<br />

certo Marx ed Engels: essi nell'Ideologia tedesca misero in rilievo il<br />

suo passo avanti rispetto ai materialisti « puri » per lo sforzo di com­<br />

prendere anche P« uomo », ma ammisero che tale impresa era in gran<br />

parte fallita giacché l'uomo era stato concepito solo come « oggetto »<br />

sensibile, <strong>non</strong> anche come « attività » sensibile.<br />

È tanto vero che questa attività, questo continuo <strong>la</strong>vorare e produrre sen­<br />

sibile, questa produzione, è <strong>la</strong> base dell'intero mondo sensibile, quale ora esiste,<br />

che se fosse interrotta anche solo per un anno, <strong>Feuerbach</strong> <strong>non</strong> solo troverebbe un<br />

enorme cambiamento nel mondo <strong>natura</strong>le, ma gli verrebbe ben presto a mancare<br />

l'intero mondo umano, <strong>la</strong> sua stessa facoltà intuitiva, e anzi <strong>la</strong> sua stessa esistenza.<br />

È vero che <strong>la</strong> priorità del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> esterna rimane ferma, e che tutto questo <strong>non</strong><br />

113 B. Bauer, Charakteristik L. <strong>Feuerbach</strong>s ..., cit., pp. 88-91.<br />

114 Ivi, pp. 88-91, 93-101, 104-119.<br />

115 Ivi, p. 123.<br />

116 F. A. Lange, Geschichte des Materialismus una Kritik seiner Bedeutung<br />

in der Gegenwart, Iserlohn 1866, p. 285.<br />

117 Cfr. <strong>la</strong> critica di K. Griin, Philosophie in der Gegenwart. Realismus una<br />

Idealismus, Leipzig 1876, pp. m ss.


20 CAPITOLO PRIMO<br />

si può applicare agli uomini originari, prodotti da generai io aequivoca; ma questa<br />

distinzione ha senso solo in quanto si consideri l'uomo come distinto dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

D'altronde questa <strong>natura</strong> che precede <strong>la</strong> storia <strong>umana</strong> <strong>non</strong> è <strong>la</strong> <strong>natura</strong> nel<strong>la</strong> quale<br />

vive <strong>Feuerbach</strong>, <strong>non</strong> <strong>la</strong> <strong>natura</strong> che oggi <strong>non</strong> esiste più da nessuna parte, salvo<br />

forse in qualche iso<strong>la</strong> corallina australiana di nuova formazione, e che quindi <strong>non</strong><br />

esiste neppure per <strong>Feuerbach</strong> 118 .<br />

Un modello interpretativo del <strong>natura</strong>lismo di <strong>Feuerbach</strong>, forma-<br />

tosi nel vivo delle lotte politiche, era dunque già pronto prima del-<br />

l'Essenza del<strong>la</strong> religione e ne condizionò pesantemente <strong>la</strong> recezione in<br />

indirizzi di pensiero diversi.<br />

Esso fu riproposto con una connotazione positiva agli inizi di que­<br />

sto secolo. Sul monismo <strong>natura</strong>listico di <strong>Feuerbach</strong> insistette il cura­<br />

tore del<strong>la</strong> seconda edizione delle Opere, F. Jodl, che voleva recuperare<br />

al di sotto del<strong>la</strong> forma critica un positivo messaggio morale e socia­<br />

le 119 . Anche Plekhanov nel suo sforzo per artico<strong>la</strong>re concettualmente<br />

una base materialistica al marxismo si appoggiava a <strong>Feuerbach</strong>, anche<br />

a quello degli ultimi scritti, e ne rivalutava lo spinozismo 12°.<br />

La recente ricerca ha offerto nuovi elementi a convalida dell'in­<br />

tuizione baueriana: l'istanza dell'annul<strong>la</strong>mento dell'individuo nell'infi­<br />

nito, il ruolo fondamentale rivestito dall'amore fin dai primi scritti, <strong>la</strong><br />

definizione del tutto come <strong>natura</strong>, intesa più come unità sincronica, che<br />

varietà diacronica rinvierebbero a una problematica e a temi roman­<br />

tici, fondamentali nel<strong>la</strong> formazione e nel<strong>la</strong> prima produzione dell'au­<br />

tore m .<br />

Su questo sfondo <strong>la</strong> recezione dell'hegelismo, in partico<strong>la</strong>re per<br />

quanto riguarda <strong>la</strong> dialettica m , il rapporto fra essere e pensiero 123,<br />

avrebbe avuto peculiari caratteristiche.<br />

»* M. E. W., Ili, p. 44 [tr. it. cit., p. 26].<br />

119 F. Jodl, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>, Stuttgart 1904, pp. 56-63.<br />

120 G. Plekhanov, Die Grundprobleme des Marxismus, l'opera, pubblicata nel<br />

1908, fu tradotta in tedesco nel 1910; noi utilizziamo l'edizione curata da Rjazanov,<br />

Berlin 1929, cfr. pp. 21-2.<br />

121 Uwe Schott, Die Jugendentwicklung <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>s bis zum Fakultdt-<br />

swechsel, Gòttingen 1963, pp. 42-8, 54-6, 67-70, 101-03, 106-07, 124, 153, 162-63,<br />

189-93; cfr. già C. Cesa, II giovane <strong>Feuerbach</strong>, Bari 1963, pp. 25-8, 35, 40-2, 67,<br />

142-44, 167, 168.<br />

122 C. Cesa, op. cit., pp. 89, 134-35.<br />

123 U. Schott, op. cit., pp. 103-04; mi sia consentito rinviare anche a quanto<br />

ho scritto in <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> dialettica dell'essere. Con <strong>la</strong> pubblicazione di due<br />

scritti inediti, Firenze 1982, pp. 1-2, 8-23, 26-8.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 21<br />

Molti hanno ripreso <strong>la</strong> famosa definizione marxiana di <strong>Feuerbach</strong><br />

come lo « Schelling capovolto », contenuta nel<strong>la</strong> citata lettera del 3<br />

ottobre 1843 e hanno riconosciuto fra i due affinità e contatti ben mag­<br />

giori di quanto i toni polemici <strong>la</strong>scerebbero supporre 124 .<br />

Tuttavia se tematiche e problemi romantici sono evidenti, l'e<strong>la</strong>­<br />

borazione di <strong>Feuerbach</strong> <strong>non</strong> si può assolutamente ridurre a una loro<br />

esplicazione, a un loro sviluppo. Al contrario spesso lo sforzo del pen­<br />

satore va proprio nel<strong>la</strong> dirczione opposta, almeno nel senso che cerca<br />

di controbi<strong>la</strong>nciare quei motivi con altri opposti: così nei Pensieri, ci­<br />

tati dal Bauer I25 <strong>la</strong> terza parte è sì tutta centrata sul superamento del­<br />

l'individuo in quanto tale mediante il ricordo, l'amore, il processo del­<br />

lo spirito 126 , ma <strong>la</strong> seconda, <strong>non</strong> riducibile a semplice momento ed<br />

estremamente importante 127 , è tutta tesa a dare una consistenza, una<br />

fondazione all'individuo in quanto individuo, in quanto « unico » 128 .<br />

Nelle Lezioni sul<strong>la</strong> filosofia moderna (1835-36), dove il panteismo ri­<br />

nascimentale assurge a inizio del<strong>la</strong> filosofia moderna 129 , a principio tut­<br />

tora basi<strong>la</strong>re e normativo anche nei confronti dell'idealismo 13°, e Schel­<br />

ling è apprezzato per aver riconosciuto in Dio <strong>la</strong> <strong>natura</strong> m , si sottolinea<br />

continuamente <strong>la</strong> necessità di contrapporre all'unità <strong>la</strong> differenza 132, di<br />

riconoscere nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> stessa <strong>la</strong> luce, l'intelligenza 133 . Se il rinascimen­<br />

to italiano è valorizzato per <strong>la</strong> sua visione immanentistica, pantelstica<br />

del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> 134 , questo avviene <strong>non</strong> tanto in un'ottica religiosa, quanto<br />

nel<strong>la</strong> ricerca di un orizzonte teoretico nuovo, nel quale inquadrare <strong>la</strong><br />

124 K. E. Bockmiihl, Leiblichkeit und Gesellschaft. Studien zur Religionskrifik<br />

und Anthropologie im Fruhwerk von <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> und Karl Marx, Gottingen<br />

1961, pp. 169-74, 179-82, 192-96, 220, 234-40, 273-80; C. Cesa, op. cit., pp. 100-04;<br />

P. Cornehl, <strong>Feuerbach</strong> und die Naturphilosophie, in: « Neue Zeitschrift fur syste-<br />

matische Theologie » (1969), pp. 37-93; U. Schott, op. cit., pp. 103-05.<br />

125 B. Bauer, Charakteristik L. <strong>Feuerbach</strong>s ..., cit., pp. 88-91.<br />

126 Gedanken uber Tod und U nsterblichkeit aus den Papieren eines Denkers,<br />

nebst einem Anhang theologisch-satirischer Xenien, herausgegeben von einem seiner<br />

Freunde, in: G. W., I, pp. 334, 341-42, 346-47.<br />

127 Su questo punto si veda l'insistenza di C. Cesa, op. cit., p. 169.<br />

128 G. W., I, pp. 242-50.<br />

129 L. <strong>Feuerbach</strong>, Vorlesungen uber die Geschichte der neueren Philosophie.»<br />

hg. v. E. Thies, bearbeitet v. C. Ascheri u. E. Thies, Darmstadt 1974, p. 46.<br />

130 Ivi, pp. 141-42.<br />

131 Ivi, pp. 166-67.<br />

132 Ivi, pp. 49, 87.<br />

133 Ivi, pp. 167, 180-81.<br />

134 Ivi, pp. 21-7.


22 CAPITOLO PRIMO<br />

nuova scienza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> 135 . Se <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> può essere interamente<br />

assorbita nel<strong>la</strong> prassi <strong>umana</strong>, questo <strong>non</strong> è necessariamente un sup­<br />

porto al<strong>la</strong> conservazione, può essere anche un antidoto contro <strong>la</strong> prassi<br />

distruttiva, tecnologica, veicolo di strumentalizzazioni e repressioni,<br />

passata anche nel marxismo <strong>non</strong>ostante le istanze di liberazione conte­<br />

nute nel nucleo originario 136 .<br />

Nell'uscita di <strong>Feuerbach</strong> dal<strong>la</strong> scena politica giocarono dunque ra­<br />

gioni <strong>non</strong> del tutto ovvie, tensioni interne allo stesso pensatore, che<br />

le tensioni politiche del momento finirono per coprire, pricipi niente<br />

affatto scontati, che presenti nell'Essenza del<strong>la</strong> religione e nel suo na­<br />

turalismo in generale, meriterebbero di essere riconsiderati, se si vuole<br />

-effettivamente uscire da schemi troppo datati e preconfezionati.<br />

LA NATURA « NON UMANA » FRA NEOKANTISMO, STORICISMO E MATE­<br />

RIALISMO.<br />

Se per gli ex-compagni di lotta l'Essenza del<strong>la</strong> religione e gli altri<br />

•scritti pubblicati nel 1846 m <strong>non</strong> furono che <strong>la</strong> riprova di tendenze in-<br />

volutive e conservatrici, già intraviste, e <strong>non</strong> meritarono una analisi<br />

circostanziata, per molti altri, impegnati in un rinnovamento dell'hege­<br />

lismo e nel suo superamento, costituirono un terreno prezioso di con­<br />

fronto e di riesame dei presupposti teoretici di fondo. Per l'ampiezza<br />

e <strong>la</strong> serietà del confronto si impongono fra le altre m due opere.<br />

135 Ivi, pp. 16-8, 25-6, 35 n., 49.<br />

136 A. Schmidt, Emanzipatorische Sinnlichkeit. <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>s anthropolo-<br />

gischer Materialismus, Miinchen 1973, tr. it. G. Vaierà e G. Marramao, II mate­<br />

rialismo antropologico di L. <strong>Feuerbach</strong>, Bari 1975, pp. 56-7, 76-7, 197-203, 233-37,<br />

269-70; dello stesso A., Erfordernisse gegenw'àrtiger <strong>Feuerbach</strong>-Interpretation, in:<br />

Atheismus in der Diskussion. Kontroversen um <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> (hg. v. H.<br />

Liibbe u. H.-M. SaR), Miinchen - Mainz 1975, p. 167, e <strong>la</strong> discussione successiva<br />

al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, ivi, pp. 184-196.<br />

137 Ergànzungen una Erlduterungen zum « Wesen der Religion », nel primo<br />

volume (pp. 360-409) e Wider den Dualismus von Leib und Seele, Fleisch una<br />

Geist; Fragmente zur Charakteristik meines philosophischen Curriculum vitae, nel<br />

secondo volume (pp. 347-414) dei Sammtliche Werke (Leipzig 1846).<br />

138 Si vedano anche gli interventi di K. Schwarz, Das Wesen der Religion,<br />

Halle 1847, pp. 160-220; K. Fischer, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> und die Philosophie<br />

unserer Zeit, in: « Die Akademie », Leipzig 1848, pp. 128-90; E. A. v. Schaden,<br />

Vber den Gegensatz des theistischen und pantheistischen Standpunktes. Ein Sen-<br />

schreiben an Herrn Dr. L. <strong>Feuerbach</strong>, Er<strong>la</strong>ngen 1848, che aveva spedito il volume<br />

allo stesso <strong>Feuerbach</strong> sollecitandolo a una « risposta scientifica e pubblica », cfr.<br />

S. W., XIII, pp. 160-61, cfr. <strong>la</strong> risposta di <strong>Feuerbach</strong>, in: G. W., VI, pp. 391-403.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 23<br />

Nel<strong>la</strong> prima l'autore, Julius Schaller, presenta <strong>la</strong> sua decisione di<br />

scendere in campo contro <strong>Feuerbach</strong> come un passo lungamente medi­<br />

tato e sofferto, <strong>la</strong>sciando intendere come in un primo tempo avesse<br />

condiviso amici e obiettivi di lotta 139 . In effetti egli aveva aderito al<br />

programma dell'hegelismo liberale degli « Annali di Halle », prima di<br />

<strong>Feuerbach</strong> 14°. Ora però ricalcando le accuse dei « liberi », vede nel<strong>la</strong><br />

« nuova » filosofia proposta una « uni<strong>la</strong>teralità di principio », una<br />

« nuova religione », un « dogmatismo » 141 . Facendo leva su un pro­<br />

gramma da lui stesso condiviso, il superamento del dualismo, e dedi­<br />

cando un'attenzione partico<strong>la</strong>re a uno scritto, pubblicato subito dopo<br />

YEssenza del<strong>la</strong> religione, quasi in sordina nel secondo volume delle<br />

Opere complete, Contro il dualismo di anima e corpo, spirilo e car­<br />

ne 142 , tende a dimostrare come il nuovo principio gnoseologico, il sen­<br />

sismo, sia insufficiente a render conto del<strong>la</strong> complessità del reale, e<br />

condanni l'autore a un procedere meramente esteriore, frammentario,<br />

ingiustificato 143 . Così i concetti sintetici, avanzati qua e là, risultereb­<br />

bero piuttosto dei guazzabugli equivoci. Che significa che il pensiero<br />

è atto del cervello? Che questo è condizione necessaria di quello? Ma<br />

ciò è ovvio. Che il pensiero è prodotto dall'organo? Questo <strong>non</strong> è<br />

detto neppure da <strong>Feuerbach</strong>, che par<strong>la</strong> di una oscura totalità 144 . E<br />

l'uomo è l'unità dei contrasti?<br />

È chiaro che in questo modo le contraddizioni <strong>non</strong> sono risolte sul piano<br />

concettuale ; piuttosto l'uomo è solo l'agglomerato esteriore dei contrasti, il'<br />

luogo, nel quale si accumu<strong>la</strong>no, i! filo, sul quale vengono infi<strong>la</strong>ti 145 .<br />

Lo scacco di tutta l'impresa, fondata sulle fragili basi del sensismo<br />

e del materialismo, è per Schaller evidente in quel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> « <strong>non</strong><br />

<strong>umana</strong> », teorizzata nell'Essenza del<strong>la</strong> religione 146 , che dovrebbe costi­<br />

tuire l'unità del tutto e al contrario apre <strong>la</strong> più profonda spaccatura<br />

139 J. Schaller, Darstellung und Kritik der Philosophie <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>s,<br />

Leipzig 1847, p. in.<br />

140 Cfr. lettere di Ruge a <strong>Feuerbach</strong> del 14 ottobre 1837, del 27 luglio e<br />

31 luglio 1838, in: S. W., XII, p. 312 e XIII, pp. 7, 8.<br />

141 J. Schaller, op. cit., p. iv.<br />

142 Sdmmtliche Werke, II, pp. 347-79.<br />

143 J. Schaller, op. cit., pp. 23-45, 61-7.<br />

144 Ivi, pp. 67-8.<br />

145 Ivi, pp. 77-8.<br />

\ 146 Schaller si rifa in partico<strong>la</strong>re al § 48, cfr. ivi, pp. 125-26.


24 CAPITOLO PRIMO<br />

fra <strong>la</strong> <strong>natura</strong> « in sé » e quello che è « per noi », fra il principio reale<br />

e quello conoscitivo, sicché il mondo umano, l'arte, <strong>la</strong> religione, <strong>la</strong><br />

stessa pretesa di ogni giudizio e di ogni conoscenza rimangono inespli­<br />

cabili 147 . Qui si riproporrebbe dunque <strong>la</strong> « cosa in sé » di kantiana<br />

memoria, ma senza una coscienza critica, senza un sistema 148 . Il ritor­<br />

no a un dogmatismo acritico avrebbe anche un riflesso sul piano etico-<br />

politico:<br />

II massimo, cui l'uomo poteva giungere in un simile agglomerato di attività<br />

senza un principio unificante, era una vita collettiva altrettanto esteriore, senza<br />

principi, nel<strong>la</strong> quale i singoli si suppliscono reciprocamente, scambiano i loro biso­<br />

gni e attività, ma senza che possa farsi valere una necessità, una differenza fra<br />

essenza e <strong>non</strong>-essenza, fra universalità morale e interessi egoistici. È allora nel<strong>la</strong><br />

vita ordinaria, che necessariamente si risolve l'enigma del<strong>la</strong> religione, il sogno dello<br />

spirito religioso è per sempre bandito, l'uomo ritorna dal<strong>la</strong> dissociazione con sé<br />

all'unità, all'infinito appagamento in sé stesso ll49 .<br />

Contro questa frammentarietà senza principio, contro questo bru­<br />

sco arresto del processo spirituale, Schaller fa valere il senso profondo<br />

del<strong>la</strong> dialettica hegeliana in quanto totalità che abbraccia sia lo spiri­<br />

tuale, sia il materiale in un continuo passaggio dall'uno all'altro 15°. Egli<br />

dunque tiene ferma quell'impostazione che era stata anche di <strong>Feuerbach</strong><br />

negli anni 1835-37, secondo cui bisognava andare al di là del<strong>la</strong> forma<br />

nel<strong>la</strong> quale si era fissato il sistema logico-ontologico di Hegel per co­<br />

glierne <strong>la</strong> spinta propulsiva m . Quando però si tratta di meglio definire<br />

questa spinta propulsiva anche Schaller è costretto a chiamar<strong>la</strong> « spi­<br />

rito »; <strong>la</strong> <strong>natura</strong> infatti è esteriorità I52 .<br />

La matrice idealistica dell'intera critica spiega perché questa poi<br />

sia riaffiorata, magari appoggiandosi ai noti rilievi di Bauer e di Marx,<br />

nel momento del<strong>la</strong> ripresa dell'idealismo e del rifiorire dell'interesse<br />

per Hegel. Ne è una testimonianza il commento gentiliano alle Tesi<br />

di Marx e l'utilizzazione del suo concetto di prassi <strong>non</strong> solo contro il<br />

147 Ivi, pp. 78-85, 128-29, 145-51.<br />

148 Ivi, pp. 125-27.<br />

149 Ivi, p. 163.<br />

150 Ivi, p. 53.<br />

151 Un primo spunto in Kritik des Anti-Hegels. Zur Einleitung in das Studium<br />

der Philosophie, Ansbach 1835, pp. 12, 59-68; poi Vorlesungen iiber die Geschichte<br />

der neueren Philosophie (1835/36), cit., p. 183; Geschichte der neuern Philosophie.<br />

Darstellung, Entwicklung una Kritik der Leibnizschen Philosophie (Leipzig 1837),<br />

in: G. W., Ili, pp. 60-72, 214-16.<br />

152 J. Schaller, op. cit., pp. 57-8.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 25<br />

materialismo di <strong>Feuerbach</strong>, ma contro il materialismo in quanto tale Ì5Ì ,<br />

un commento che finì per condizionare un difensore di <strong>Feuerbach</strong><br />

come Rodolfo Mondolfo 154 . Anche <strong>la</strong> <strong>Feuerbach</strong>-renaissance, influen­<br />

zata dal rinnovato interesse per Hegel, fini per esserne condizionata:<br />

analisi ampie, estremamente dettagliate del periodo giovanile, hege­<br />

liano, attenzione al maturare del momento critico nei confronti del<br />

maestro, grande rilievo al tentativo di una formu<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> filosofia<br />

dell'« esistenza », ma pratica svalutazione del<strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> maturità, in­<br />

ficiata dal materialismo.<br />

Agli inizi di questa feconda fase si colloca l'opera dell'ebreo po­<br />

<strong>la</strong>cco, Simon Rawidowicz 155 , che però dopo l'emigrazione in Inghil­<br />

terra e negli Stati Uniti per motivi razziali, abbandonò l'argomento e<br />

si consacrò del tutto all'approfondimento del<strong>la</strong> cultura ebraica. Egli<br />

presenta il suo <strong>la</strong>voro su <strong>Feuerbach</strong> in continuità con gli sforzi per rin­<br />

giovanire Hegel 156 e proprio qui riconosce l'originalità, <strong>la</strong> grandezza<br />

del suo autore 157 . Così se per <strong>la</strong> prima volta riesce a dare un senso<br />

autonomo al<strong>la</strong> fase idealistica, contro le semplificazioni dei feuerba-<br />

chiani ottocenteschi 158 , e può spiegare un'evoluzione partendo <strong>non</strong> dal<br />

risultato finale, ma dalle spinte iniziali, dall'hegelismo stesso, respinge<br />

però con nettezza e con martel<strong>la</strong>nte monotonia quello che l'autore ha<br />

voluto costruire senza Hegel sul<strong>la</strong> base del sensismo, in quanto insieme<br />

frammentario, incoerente, che continua ad usare di contrabbando con­<br />

cetti idealistici senza esserne legittimato in linea di principio 199 .<br />

Un altro studioso, che in questi trent'anni più volte è tornato su<br />

<strong>Feuerbach</strong> 16° e su altre figure del<strong>la</strong> sinistra hegeliana 161 , Henri Arvon,<br />

153 G. Gentile, La filosofia di Marx (1899), in: Opere, XXVIII, Firenze 1959,<br />

pp. 67-8, 78-81, 99, 101, 148-49, 155, 161-64.<br />

154 Cfr. C. Cesa, Rodolfo Mondolfo interprete di <strong>Feuerbach</strong>, in: Pensiero an­<br />

tico e pensiero moderno in R. Mondolfo, Cappelli, 1979, pp. 149-55.<br />

155 <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>s Philosophie, Ursprung una Schicksal, Berlin 1931<br />

(ripr. fotomecc., 1964).<br />

156 Ivi, pp. 3-4, 231-32.<br />

157 Ivi, p. 225; cfr. per l'inquadramento storico, C. Cesa, Introduzione a<br />

<strong>Feuerbach</strong>, Roma-Bari 1978, pp. 160-61.<br />

158 E. Rambaldi, La critica antispecu<strong>la</strong>tiva di L. A. <strong>Feuerbach</strong>, cit., pp. 13,<br />

24, 34, 126.<br />

159 S. Rawidowicz, op. cit., pp. 144-52, 158-59, 164, 186, 203-04, 219-225, 334.<br />

160 H. Arvon, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> ou <strong>la</strong> transformation du sacre, Paris 1957;<br />

<strong>Feuerbach</strong>, sa vie, son oeuvre avec un exposé de sa philosophie, Paris 1964 e vari<br />

articoli.<br />

161 H. Arvon, Aux sources de l'existentialisme: Max Stirner, Paris 1954.


26 CAPITOLO PRIMO<br />

nel suo primo e più importante libro sul filosofo si sforzava di mettere<br />

in luce l'embrionale esistenzialismo delle Tesi e dei Principi 1®, come<br />

punto di incontro di materialismo e idealismo, poi però ravvisava nel<strong>la</strong><br />

fase successiva, inaugurata dall'Essenza del<strong>la</strong> religione, un « divorzio »<br />

dei due elementi: da un <strong>la</strong>to <strong>la</strong> soppressione dell'autonomia <strong>umana</strong> al<br />

servizio tirannico del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, dall'altro <strong>la</strong> nostalgia del<strong>la</strong> libertà m .<br />

Incantenato ormai sull'altare di una <strong>natura</strong> sempre più tirannica, <strong>Feuerbach</strong><br />

però <strong>non</strong> riconosce <strong>la</strong> legittimità delle sue catene; conserva <strong>la</strong> nostalgia di una<br />

antropologia che, partendo dal<strong>la</strong> realtà concreta, possa abbracciare l'uomo totale.<br />

Il materialismo lo seduce perché gli sembra illuminare definitivamente <strong>la</strong> nozione<br />

di essere; ma lo <strong>la</strong>scia insoddisfatto allorché ritorna al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> e vera preoccupa­<br />

zione del<strong>la</strong> sua vita, Dio e <strong>la</strong> religione 16*.<br />

Anche <strong>la</strong> rivalutazione tardiva dell'Essenza del<strong>la</strong> religione da par­<br />

te di Karl Lowith risente pur sempre di quel<strong>la</strong> interpretazione hege­<br />

liana, che abbiamo ritrovato in Schaller. La rivendicazione necessaria,<br />

legittima del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> in sé avrebbe come risvolto una immediatezza<br />

adialettica, una povertà di artico<strong>la</strong>zioni concettuali 165 .<br />

Rispetto a questo modello interpretativo, che tanta fortuna ha<br />

avuto nel nostro secolo, il libro di Rudolf Haym m presenta suggeri­<br />

menti diversi e offre spunti, che possono meglio illuminare un dibat­<br />

tito svoltosi negli ultimi trent'anni del secolo scorso. Questo giovane<br />

ventiseienne da un <strong>la</strong>to si sentiva più vicino al filosofo avendo speri­<br />

mentato su di sé <strong>la</strong> forza « inconfutabile » dell'Essenza del cristiane­<br />

simo, dall'altro <strong>la</strong>to era pili sciolto dai limiti e dalle distinzioni di scuo­<br />

le e correnti filosofiche e si ispirava a quell'orizzonte umanistico-roman-<br />

tico, rappresentato da Karl Wilhelm von Humboldt 16? , che <strong>non</strong> era<br />

certo estraneo a <strong>Feuerbach</strong>, attento lettore in gioventù di Herder 168 .<br />

Muovendo dallo stesso programma feuerbachiano di emancipazione,<br />

•egli colse subito nell'Essenza del<strong>la</strong> religione un concetto nuovo, <strong>la</strong> na-<br />

162 <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> ou <strong>la</strong> transformation du sacre..., pp. 99-101.<br />

163 Ivi, p. 142.<br />

164 Ivi, p. 161.<br />

165 K. Lowith, Vermittlung una Unmittelbarkeit..., cit., pp. 200, 207-08.<br />

166 <strong>Feuerbach</strong> und die Philosophie. Ein Beitrag zur Kritik Beider, Halle 1847.<br />

167 per rapide e pertinenti indicazioni rinviamo al<strong>la</strong> presentazione di E. Pocar<br />

del<strong>la</strong> tr. it. La scuo<strong>la</strong> romantica. Contributo al<strong>la</strong> storia dello spirito tedesco, Mi­<br />

<strong>la</strong>no-Napoli 1965, pp. xix-xxvin.<br />

168 U. Schott, op. cit., pp. 48-70.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 27<br />

tura « <strong>non</strong> <strong>umana</strong> », e <strong>la</strong> giudicò un brusco salto, uno strappo, una<br />

rottura, radicata nel<strong>la</strong> definizione stessa dell'uomo e del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, desi­<br />

gnati come il negativo l'uno dell'altra m . Era questa impostazione, che<br />

secondo lui portava necessariamente al vicolo cieco, al paradosso di un<br />

discorso sul<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, impossibile secondo « criteri umani », e a una<br />

re<strong>la</strong>zione con un ente, sordo « ai <strong>la</strong>menti e ai desideri dell'uomo » 17°.<br />

Dinanzi a questo esito Haym ribatteva:<br />

Ma no! E ancora no! La <strong>natura</strong> in verità risponde. La <strong>natura</strong> <strong>non</strong> è muta,<br />

anzi nessuno par<strong>la</strong> se <strong>non</strong> <strong>la</strong> <strong>natura</strong> e nul<strong>la</strong> potrebbe essere detto se <strong>non</strong> fosse<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> a par<strong>la</strong>re 171 .<br />

In antitesi egli proponeva, come intuizione più profonda del<strong>la</strong> ro­<br />

mantica Naturphilosophie, l'idea che <strong>la</strong> <strong>natura</strong> sia « spirito addormen­<br />

tato » in vivente continuità con l'uomo 172 , impulso al<strong>la</strong> libertà 173 , fon­<br />

te <strong>non</strong> solo del<strong>la</strong> vita, ma anche dei desideri e dell'agire umano 174 . A<br />

questa idea anche <strong>Feuerbach</strong> secondo l'Haym era stato vicino, ma poi,<br />

preoccupato per le stravaganti conseguenze dell'Unico, anziché rivendi­<br />

care le radici obiettive, <strong>natura</strong>listiche del suo umanesimo, aveva finito<br />

per giustapporre a un io diventato « astratto » una <strong>natura</strong> altrettanto<br />

« astratta ». In altri termini aveva abbandonato <strong>la</strong> sfera più propria<br />

del suo discorso, quel<strong>la</strong> etica, ed era risalito al più superficiale livello<br />

teoretico 175 . L'interpretazione è spiegata dall'Haym con un acuto pa­<br />

rallelismo fra <strong>Feuerbach</strong> e Fichte: ambedue avevano criticato <strong>la</strong> teolo­<br />

gia e propugnato una posizione, che era stata designata come atea, am­<br />

bedue avevano rifiutato « le costruzioni sistematiche all'interno di un<br />

mondo ideale presupposto » e preferito « partire da un dato per giun­<br />

gere a una fonte originaria », il metodo genetico-critico, ambedue ave­<br />

vano dato grande rilievo al dinamismo dell'io, ambedue però, trasci­<br />

nati dal<strong>la</strong> polemica e dal<strong>la</strong> necessità di spiegarsi, finirono per fare il<br />

gioco degli avversari e per ritornare a quel piano teoretico o specu<strong>la</strong>­<br />

tivo, da loro precedentemente contestato, cadendo nel dualismo di io<br />

169 R. Haym, <strong>Feuerbach</strong> una die Philosophie ..., pp. 3-4.<br />

170 Ivi, pp. 7-21, dove si collegano i §§ 48 e 35 dell'Essenza del<strong>la</strong> religione,<br />

171 Ivi, p. 21.<br />

172 Ivi, p, 4.<br />

173 Ivi, p. 12.<br />

174 Ivi, pp. 43-7, 64-6, 82-4.<br />

175 Ivi, pp. 27-8, 43-7.


28 CAPITOLO PRIMO<br />

^ <strong>non</strong>-io m . Il difetto di <strong>Feuerbach</strong>, ancor più che di Fichte, è stato<br />

quello di <strong>non</strong> aver colto <strong>la</strong> « forma » di quel<strong>la</strong> dimensione etica, in cui<br />

eia radicato il suo programma di emancipazione, di <strong>non</strong> essersi reso<br />

conto del suo movimento trascendentale, nel quale effettivamente era<br />

possibile ritrovare <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> come « cosa in sé », noume<strong>non</strong> acate­<br />

goriale, punto morto del<strong>la</strong> conoscenza, ma come « fondamento incon­<br />

scio » dell'io 177 .<br />

Attraverso l'Essenza del cristianesimo l'Haym si propone di riaf­<br />

fermare così <strong>la</strong> « tendenza originaria » dell'idealismo critico, in quanto<br />

«realismo critico o trascendentale » e traccia un filone sotterra­<br />

neo da Fiatone a von Humboldt, a Herder, a Kant, a Fichte, ma anche<br />

a <strong>Feuerbach</strong>, un passaggio obbligato nel<strong>la</strong> liberazione dal « dogmati­<br />

smo idealistico », rappresentato soprattutto da Schelling e da Hegel 178 .<br />

La replica dell'autore dell'Essenza del<strong>la</strong> religione, generalmente<br />

riluttante a scendere sul terreno dei suoi critici, indica quanto <strong>la</strong> let­<br />

tura di questo giovane l'avesse colpito. Non è una risposta convenzio­<br />

nale, ma il tentativo di portare avanti l'analisi del rapporto: uomo-<br />

<strong>natura</strong>. Da un <strong>la</strong>to egli, secondo una strategia più volte adottata 179 .<br />

scarica sull'oggetto del<strong>la</strong> sua trattazione, il cristianesimo o <strong>la</strong> religione<br />

<strong>natura</strong>le, ciò di cui è accusato, <strong>la</strong> separazione dell'uomo dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, e<br />

indica come suo compito proprio <strong>la</strong> negazione, il superamento di tale<br />

situazione 18°. D'altro <strong>la</strong>to però ribadisce <strong>la</strong> legittimità e il senso del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> <strong>non</strong>-<strong>umana</strong>:<br />

La scienza <strong>natura</strong>le, almeno al suo attuale stadio, ci conduce necessariamente<br />

a un punto, in cui <strong>non</strong> c'erano ancora le condizioni dell'esistenza <strong>umana</strong>, in cui <strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>, cioè <strong>la</strong> terra, <strong>non</strong> era ancora oggetto dell'occhio e del<strong>la</strong> coscienza <strong>umana</strong>,<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> era quindi un ente assolutamente <strong>non</strong> umano 181 .<br />

Fra queste coordinate si svolse il dibattito dell'ultimo trentennio<br />

dell'ottocento, in concomitanza con l'affermarsi del neokantismo. La<br />

176 Ivi, pp. 23-7, 43-4.<br />

177 Ivi, pp. 46-7, 6-7, 99-100.<br />

178 Ivi, p. 47, 100-01, 22-23.<br />

179 Cfr. <strong>la</strong> risposta a Stirner, Vber das « Wesen des Christentums » in Bezie-<br />

hung auf den «Einzigen una sein Eigenthum » (1845), in: G. W'., IX, pp. 434-35.<br />

180 ~0ber das « Wesen der Religion » in Beziehung auf « <strong>Feuerbach</strong> una die<br />

Philosophie. Ein Beitrag zur Kritik Beider », von R. Haym, 1847. Ein Bruchstuck<br />


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 29<br />

scintil<strong>la</strong> fu accesa dalle critiche di F. A. Lange 182, che certo, avvicinate<br />

-a quelle dell'Haym, <strong>non</strong> possono <strong>non</strong> risultare stupefacenti: egli rim­<br />

proverava a <strong>Feuerbach</strong> proprio l'assenza dell'idea del<strong>la</strong> « cosa in sé » 183 ,<br />

imputandone <strong>la</strong> responsabilità a una permanente dipendenza da Hegel,<br />

che rispetto a Kant aveva fatto il « passo indietro » di abbandonare<br />

« il concetto di una conoscenza delle cose più universale rispetto a<br />

quel<strong>la</strong> <strong>umana</strong>» 184 . La contraddizione è facilmente comprensibile se si<br />

tien conto del fatto che lo storico del materialismo considerava solo le<br />

Tesi e i Principi e <strong>non</strong> sfiorava neppure l'Essenza del<strong>la</strong> religione e le<br />

opere successive 185 . Inoltre dagli hegeliani, in partico<strong>la</strong>re da Schaller,<br />

che conosceva bene m, potrebbe aver mutuato, senza eccessivi ripen­<br />

samenti, il giudizio sull'antropologia feuerbachiana come eredità idea­<br />

listica 18? . In ogni caso i suoi rilievi <strong>non</strong> solo provocarono le reazioni<br />

indignate dei feuerbachiani, ma finirono per condizionarne a loro volta<br />

l'impostazione. Questi infatti accettarono l'assenza in <strong>Feuerbach</strong> del<strong>la</strong><br />

« cosa in sé » e <strong>la</strong> presentarono come un punto a favore del loro mae­<br />

stro, in quanto superamento del dualismo. Lo scritto da loro frequen­<br />

temente citato fu proprio Contro il dualismo di anima e corpo, spirito<br />

e carne.<br />

Così Albrecht Rau nel<strong>la</strong> sua risposta dura, sarcastica, a volte mi­<br />

nacciosa stigmatizzava l'idea di una conoscenza più universale rispetto<br />

a quel<strong>la</strong> <strong>umana</strong> e di una « cosa in sé » come <strong>la</strong> conseguenza di un dua­<br />

lismo, presente in Kant 188 . Spirito e corpo erano solo « due facce del<strong>la</strong><br />

stessa realtà » 189 , un'affermazione sostanzialmente coincidente con quel­<br />

<strong>la</strong> dell'hegeliano di centro Schaller nel suo commento a Contro il dua­<br />

lismo 19°. In verità però Rau subito dopo si preoccupava di staccare il<br />

suo maestro, « materialista », dal<strong>la</strong> vecchia compagnia hegeliana ripren-<br />

182 F. A. Lange, Geschichte des Materialismus una Kritik seiner Bedeutung<br />

in der Gegenwart, Iserlohn 1866, pp. 284-92.<br />

183 Ivi, p. 287.<br />

184 Ivi, p. 285, cfr. anche p. 290.<br />

185 Questo limite fu biasimato soprattutto da K. Griin, Philosophie in der<br />

Gegenwart. Realistnus una Idealismus, Leipzig 1876, pp. in ss.<br />

186 Cfr. F. A. Lange, Geschichte des Materialismus ..., pp. 131 e 470-71.<br />

187 Ivi, p. 285.<br />

188 A. Rau, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>'s Philosophie, die Naturforschung una die phi-<br />

losophische Kritik der Gegenwart, Leipzig 1882, pp. 87-8, 93-4.<br />

189 Ivi, pp. 88-9.<br />

190 J. Schaller, op. cit., pp. 61, 86-8.


30 CAPITOLO PRIMO<br />

dendone le critiche antispecu<strong>la</strong>tive, già contenute in Per <strong>la</strong> critica del<strong>la</strong>"<br />

filosofia hegeliana m e sottolineando <strong>la</strong> sua distanza dal « misticismo-<br />

idealistico »: per <strong>Feuerbach</strong> infatti nessun fenomeno poteva manifesta­<br />

re tutta l'essenza e occorreva <strong>la</strong> pluralità degli individui, il cammino<br />

del<strong>la</strong> storia m . Se questa precisazione, fondata ancora su uno scritto<br />

del 1839, fosse sufficiente a garantire l'autonomia del<strong>la</strong> concezione feuer-<br />

bachiana del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e <strong>la</strong> sua presunta consistenza materialistica, fu ben<br />

presto dimostrato dagli sviluppi successivi. Già il Rau di passaggio aveva<br />

osservato, facendo proprie le istanze di unità avanzate dall'avversario e<br />

citando un importante passo di Contro il dualismo:<br />

Mi sarebbe facile dimostrare che il Lange qui si trova completamente sul:<br />

terreno proprio del<strong>la</strong> filosofia di <strong>Feuerbach</strong>, potrei cogliere l'occasione per stac­<br />

carlo dal<strong>la</strong> sua filosofia e guadagnarlo a <strong>Feuerbach</strong> 193 .<br />

C. N. Starcke proseguì in questa dirczione e negò a <strong>Feuerbach</strong> l'eti­<br />

chetta di materialista per farne un importante antesignano del critici­<br />

smo fenomenistico postkantiano m . Respingendo <strong>la</strong> « cosa in sé », di<br />

cui <strong>non</strong> si può neppure par<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> <strong>natura</strong> in sé, che si pone come limite<br />

invalicabile, « irrazionale » all'uomo, <strong>Feuerbach</strong> avrebbe riportato l'at­<br />

tenzione sull'io che conosce e dal quale <strong>non</strong> è possibile astrarre 195 . Egli<br />

avrebbe così contestato una metafisica distinzione fra conoscenza e mon­<br />

do conosciuto 1% . Commenta Starcke:<br />

Se io sapessi tutto, ossia percepissi tutto, comprendessi nel mio organismo'<br />

tutte le re<strong>la</strong>zioni effettive, pensassi con tutti i cervelli, cadrebbe quel<strong>la</strong> distin­<br />

zione fra materiale e immateriale I97 .<br />

In sé dunque conoscenza e <strong>natura</strong> si identificano: ambedue sono<br />

rapporto 198 . Come spiegare allora <strong>la</strong> feuerbachiana « <strong>natura</strong> <strong>non</strong> uma­<br />

na »? Certamente è pensabile un tempo, in cui <strong>non</strong> esistevano le condi­<br />

zioni per l'uomo. Se però questi è stato poi prodotto, ciò significa che<br />

<strong>non</strong> le era indifferente, « estraneo », ma che vi era contenuto come « pos-<br />

191 G. W., IX, pp. 17-24 [tr. it. cit., C. Cesa, S. F., pp. 48-56].<br />

m A. Rau, op. cit., pp. 89-93.<br />

m Ivi, p. 96.<br />

194 C. N. Starcke, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>, Stuttgart 1885, pp. 165-66.<br />

195 Ivi, pp. 127-29, 147-50.<br />

196 Ivi, pp. 149-51.<br />

197 Ivi, p. 151.<br />

198 Ivi, pp. 152-53.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 31<br />

sibili<strong>la</strong> » 199 . La distinzione <strong>non</strong> è dunque assoluta, ma re<strong>la</strong>tiva, come<br />

quel<strong>la</strong> fra il tutto e <strong>la</strong> parte. L'uomo <strong>non</strong> è il fine dell'universo, bensì<br />

solo una goccia, ma una goccia legata al tutto. Il suo cervello è solo un<br />

nodo, in cui si intrecciano i rapporti del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>: <strong>la</strong> sua conoscenza è<br />

-obiettiva, ma <strong>non</strong> esaurisce mai il tutto 20°. Queste considerazioni, svi­<br />

luppate dallo Starcke sul<strong>la</strong> scorta del<strong>la</strong> replica alPHaym, si chiudono<br />

rivendicando a <strong>Feuerbach</strong> il compimento di un'istanza, già avanzata da<br />

Hegel contro Kant, ossia «l'aver bandito l'irrazionale, l'aver fatto va­<br />

lere per le cose in sé il principio dell'identità »:<br />

<strong>Feuerbach</strong> trova l'identità dello spirito e del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>; solo in lui si può<br />

affermare che contenuto e forma sono un'unica e medesima cosa 201 .<br />

Questa conclusione, che almeno in parte e con valutazioni diverse,<br />

finiva per dare ragione al Lange, ebbe indubbia influenza sui feuerba-<br />

chiani successivi, come Bolin xz , Jodl m , Kohut 2


32 CAPITOLO PRIMO<br />

riore identità nell'apprezzamento del principio materialistico e nel rifiu­<br />

to del<strong>la</strong> visione morale e storica nasconde mutamenti estremamente si­<br />

gnificativi. Se là nel<strong>la</strong> polemica contro i « veri socialisti » si attaccava,<br />

<strong>non</strong> solo il discorso morale o religioso di <strong>Feuerbach</strong>, ma anche il suo ma­<br />

terialismo, che in quanto « teoretico », « passivo », mistico ne costituiva<br />

<strong>la</strong> base, ora di fronte a una interpretazione fenomenistica, che mira a ne­<br />

gare il materialismo, Engels rivendica l'artico<strong>la</strong>zione gnoseologica dell'im­<br />

postazione feuerbachiana definendo<strong>la</strong> «materialismo puro» 207 e tende<br />

semmai a relegare a un livello più superficiale, semplicemente terminolo-<br />

gico, o a giustificare con l'arretratezza delle scienze le oscil<strong>la</strong>zioni, le in­<br />

coerenze, le insufficienze espositive 208 .<br />

Engels individua il nocciolo del materialismo nell'affermazione del<strong>la</strong><br />

priorità del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> rispetto al pensiero, che sarebbe il « prodotto di un<br />

organo materiale corporeo » m e attribuisce all'Essenza del cristianesimo ••<br />

l'aver rimesso « sul trono senza preamboli questa concezione » 21°. Del­<br />

l'antica posizione critica affiora solo un'eco lontana nel discorso del<strong>la</strong><br />

« cosa in sé », dove il contributo « più ingegnoso che profondo di Feuer­<br />

bach » è inquadrato nel<strong>la</strong> « essenziale » soluzione già data da Hegel e nel­<br />

<strong>la</strong> rivendicazione risolutiva, che richiama le Tesi a <strong>Feuerbach</strong>, del<strong>la</strong> prassi<br />

scientifica, <strong>la</strong> quale riproducendo <strong>la</strong> « cosa in sé », ne elimina l'impasse 211 .<br />

Il libro di Engels ha fissato linee fondamentali per <strong>la</strong> successiva interpre­<br />

tazione marxista. Tuttavia <strong>la</strong> lettura dell'Essenza del cristianesimo in chia­<br />

ve materialistica, al di là del<strong>la</strong> sua legittimità storica 2I2 , era più una de­<br />

duzione di principi ritenuti coimplicati nel<strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione dell'atei­<br />

smo 213 , che una ricostruzione del procedimento e del cammino di Feuer­<br />

bach.<br />

Molto più centrate sul<strong>la</strong> produzione <strong>natura</strong>listica dell'autore e più<br />

attente alle sue specifiche artico<strong>la</strong>zioni sono l'opera già menzionata di<br />

Plekhanov e Materialismo ed empiriocriticismo di V. I. Lenin. Quest'ul­<br />

timo, sollecitato da un analogo antagonista, che, riprendendo il critici-<br />

207 Ivi, p. 278 [tr. it. cit., p. 35].<br />

208 Ibid. [tr. it. cit., pp. 36-7].<br />

209 Ivi, p. 277 [tr. it. cit., p. 35].<br />

210 Ivi, p. 272 [tr. it. cit., p. 27].<br />

211 Ivi, p. 276 [tr. it. cit., pp. 33-4].<br />

212 Cfr. <strong>la</strong> sua confutazione in E. Rambaldi, La critica antispecu<strong>la</strong>tiva di L. A.<br />

<strong>Feuerbach</strong>, cit., pp. 58-9, 137-39.<br />

213 F. Engels, L. <strong>Feuerbach</strong> ..., pp. 275-77 [tr. it. cit., pp. 31-35]; cfr. per gli<br />

spunti più anticipatori nell'Essenza del cristianesimo, G. W., V, pp. 171, 175-78.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 33-<br />

smo kantiano, tendeva ad eliminare il materialismo, affronta il problema<br />

del<strong>la</strong> « cosa in sé » in termini nuovi giungendo a una netta rivalutazione<br />

del<strong>la</strong> « <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong> ». Nel<strong>la</strong> « cosa in sé » Kant manteneva una<br />

traccia di realismo 214 , nel<strong>la</strong> « <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong> » <strong>Feuerbach</strong> pone le basi<br />

per un materialismo « coerente » 215 . Riprendendo <strong>la</strong> replica all'Haym,<br />

Lenin da un <strong>la</strong>to rivendica <strong>la</strong> priorità e l'indipendenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, che<br />

quando « <strong>non</strong> esistevano ancora le condizioni per l'esistenza <strong>umana</strong> » era<br />

« un'entità assolutamente <strong>non</strong> <strong>umana</strong> », d'altro <strong>la</strong>to, riecheggiando lo<br />

Starcke, assicura che questa avendo prodotto l'uomo, ha anche posto<br />

le condizioni per essere conosciuta 216 . Tale conoscenza viene poi illu­<br />

strata sempre sul<strong>la</strong> scorta di un suggerimento feuerbachiano contenuto<br />

in quel<strong>la</strong> replica, secondo cui i concetti umani sarebbero sì nel<strong>la</strong> n o -<br />

s t r a lingua, ma costituirebbero pur sempre una traduzione di<br />

qualche cosa di obiettivo 217 . Lenin vi si appoggia per sviluppare <strong>la</strong> sua<br />

teoria del<strong>la</strong> conoscenza come rispecchiamento, come « immagine » limi­<br />

tata, ma oggettiva del<strong>la</strong> realtà 218 .<br />

A partire da Plekhanov e Lenin, il marxismo ha riscoperto e riva­<br />

lutato <strong>la</strong> produzione <strong>natura</strong>listica di <strong>Feuerbach</strong> nel<strong>la</strong> convinzione che<br />

contenga fondamentali principi, che, sviluppati, costituiscono il mate­<br />

rialismo dialettico 219 . Tuttavia il momento critico, <strong>la</strong> distanza gnoseolo-<br />

gica fra <strong>natura</strong> e conoscenza <strong>umana</strong>, il travaglio del conoscere in quanto<br />

« tradurre » sono aspetti, che il dibattito legato al kantismo ha toccato<br />

e che <strong>la</strong> teoria materialistica del rispecchiamento rischia di eludere. La<br />

« <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong> » contiene, come fu colto da tanti commentatori a<br />

partire da Schaller e Haym, un riferimento, anzi un confronto con <strong>la</strong> pro­<br />

blematica di Kant, al quale <strong>Feuerbach</strong> nel suo allontanamento da Hegel<br />

e nel suo avvicinamento alle scienze si era accostato dopo l'iniziale cri­<br />

tica di stampo hegeliano 22°. Essa <strong>non</strong> esclude, anzi implica una rifles-<br />

214 V. I. Lenin, Opere Complete, XIV, Roma 1963, pp. 37-64, 83-93, 194-201.<br />

215 Ivi, pp. 71-81, 95-103, 171, 197-201, 230-31.<br />

216 Ivi, pp. 81, 95-103.<br />

217 G. W., X, p. 345.<br />

218 Materialismo ed empiriocriticismo ..., pp. 114-19, 150-53.<br />

219 A. Kosing, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>s materialistische Erkenntnistheorie, in:<br />

«Deutsche Zeitschrift fùr Philosophie» (1972), pp. 1090-1109; W. Schuffenhauer,<br />

Materialismus una Naturbetrachtung bei <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>, ivi, pp. 1461-73.<br />

220 A Kant <strong>Feuerbach</strong> si richiama nell'avanzare il suo concetto di « genere »,<br />

strumento critico nei confronti del sistema hegeliano, cfr. Uber Philosophie una'<br />

Cbristentum (1839), in: G. W., Vili, p. 254.


34 CAPITOLO PRIMO<br />

sione sul linguaggio e <strong>la</strong> validità delle scienze, che nettamente distingue<br />

<strong>la</strong> posizione di <strong>Feuerbach</strong> dal dogmatismo realistico o ancor più dal ma­<br />

terialismo volgare e ripropone il problema del rapporto storico-culturale<br />

col positivismo tedesco. Nel<strong>la</strong> nostra indagine avremo modo di consta­<br />

tare se effettivamente nel<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione di questo concetto e nel<strong>la</strong> ge­<br />

nesi dell'Essenza del<strong>la</strong> religione ci sia stata una riflessione sul<strong>la</strong> scienza.<br />

Inoltre come <strong>la</strong> « <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong> » <strong>non</strong> è necessariamente espres­<br />

sione di misticismo religioso, così è forse anche da discutere <strong>la</strong> sua pre­<br />

sunta valenza conservatrice, immobilistica. Acutamente Haym vi ha visto<br />

una rottura del<strong>la</strong> romantica identità di finito e infinito, <strong>natura</strong> e sto­<br />

ria 2a . Se egli proprio per questo l'ha condannata, noi <strong>non</strong> possiamo<br />

ignorarne l'importanza nel<strong>la</strong> formazione del<strong>la</strong> cultura contemporanea,<br />

in partico<strong>la</strong>re dello storicismo tedesco a partire da Dilthey 222 . Essa ha<br />

significato in quanto tale l'abbandono di quei corre<strong>la</strong>ti cosmologici, che<br />

si proponevano a fondamento di una visione teleologica del<strong>la</strong> storia. A<br />

questo proposito sarà significativo osservare nel<strong>la</strong> nostra indagine se,<br />

al di sotto di una esteriore svalutazione del<strong>la</strong> storia, <strong>non</strong> ci sia <strong>la</strong> conte­<br />

stazione di quelle teleologie del<strong>la</strong> storia, che hanno avuto come scopo<br />

ultimo l'esaltazione di un partico<strong>la</strong>re tipo di uomo, di una partico<strong>la</strong>re<br />

cultura e civiltà. I documenti che ho ritrovato sul<strong>la</strong> colonizzazione mi<br />

pare <strong>non</strong> siano da trascurare.<br />

Infine quel<strong>la</strong> radice ispiratrice, individuata nello spinozismo, ri­<br />

velerà anche nel<strong>la</strong> nostra indagine una consistenza e una vitalità tali da<br />

stabilire forti legami fra « paganesimo », stoicismo, patristica, <strong>natura</strong>­<br />

lismo seicentesco. È però da chiedersi con A. Schmidt 223 se essa <strong>non</strong><br />

possa, col suo richiamo al qualitativo, rivestire anche un significato cri­<br />

tico rispetto al<strong>la</strong> trasformazione tecnologica, al<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione arbitra­<br />

ria, allo sfruttamento del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

UNA PROSPETTIVA EVOLUTIVA: PROBLEMI DI CRONOLOGIA E IPOTESI DI<br />

LAVORO.<br />

Questi spunti di epistemologia scientifica, di critica <strong>non</strong> solo gno-<br />

seologica, ma anche culturale possono sì rendere interessante una inda-<br />

221 R. Haym, <strong>Feuerbach</strong> una die Philosophie ..., pp. 11-14, 21, 48-56, 100-01.<br />

222 Pietro Rossi, Lo storicismo tedesco contemporaneo, Torino 1971 2 , pp. xvi-<br />

xx, 11 passim.<br />

223 A. Schmidt, op. cit., pp. 154-60.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 35<br />

gine genetica sull'Essenza del<strong>la</strong> religione, ma nello stesso tempo solle­<br />

vano il dubbio che nell'evoluzione di <strong>Feuerbach</strong> siano affiorati solo fu­<br />

gacemente, subito contraddetti da altri pronunciamenti ben più consi­<br />

stenti, e quindi nel concreto <strong>non</strong> abbiano dimostrato quel<strong>la</strong> capacità or­<br />

ganizzativa, quel<strong>la</strong> coerenza di fondo, che i posteri poi, edotti magari<br />

da altre filosofie, possano volervi ritrovare.<br />

Una contraddizione che a questo proposito gioca un ruolo deter­<br />

minante è quel<strong>la</strong> fra <strong>la</strong> « <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong> » dell'Essenza del<strong>la</strong> religione<br />

e <strong>la</strong> tesi centrale di Contro il dualismo, più volte toccata nel dibattito<br />

precedente, secondo cui verità <strong>non</strong> sarebbe né il materialismo, né l'idea­<br />

lismo, bensì soltanto l'antropologia, soltanto il<br />

punto di vista del<strong>la</strong> sensibilità 224 . Quelli che per amore<br />

di <strong>Feuerbach</strong> hanno voluto, come il Rau, conciliare le due tesi, hanno<br />

finito per appiattire le istanze critiche del<strong>la</strong> « cosa in sé » preparando<br />

quell'assorbimento del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> nel<strong>la</strong> sfera <strong>umana</strong>, che, come nello Star-<br />

cke, sa di neokantismo. Nel<strong>la</strong> dirczione opposta Engels ^ e il materia­<br />

lismo dialettico hanno dovuto dire che <strong>la</strong> negazione del materialismo<br />

come dell'idealismo dipendeva da un « pregiudizio » riguardo al con­<br />

cetto di materialismo e <strong>non</strong> corrispondeva al<strong>la</strong> posizione di fondo del­<br />

l'autore. Rimaneva però anche da spiegare l'affermazione dell'antropo­<br />

logia come unica verità.<br />

Il dilemma fra le due tesi fu ricondotto da S. Rawidowicz allo stes­<br />

so pensiero dell'autore, sempre animato da una tendenza « centrifuga »<br />

nei confronti del sistema hegeliano, ma poi dopo <strong>la</strong> conc<strong>la</strong>mata, paros-<br />

sistica rottura, caduto in « un'oscil<strong>la</strong>zione fra un idealismo derivante<br />

dall'empiria e un empirismo più o meno vicino al materialismo » 22é.<br />

Così lo studioso che per primo ricostruiva un'evoluzione interna negli<br />

scritti del periodo idealistico, <strong>la</strong> negava per quelli successivi e per di­<br />

mostrarlo indicava per es. in Contro il dualismo <strong>la</strong> ricaduta in schemi<br />

concettuali del passato dopo le affermazioni <strong>natura</strong>listiche dell'Essenza<br />

del<strong>la</strong> religione 227 .<br />

Un presupposto dell'argomentazione merita però di essere attenta­<br />

mente esaminato: è vero che Contro il dualismo sia successivo all'Es-<br />

senza del<strong>la</strong> religione? Certamente questa fu pubblicata qualche mese<br />

224 G. W., X, p. 135 [tr. it. eh., p. 116].<br />

225 M. E. W., XXI, pp. 278-79 [tr. it. cit., pp. 35-7].<br />

226 S. Rawidowicz, op. cit., p. 150.<br />

227 Ivi, pp. 178-79.


CAPITOLO PRIMO<br />

prima: uscì nel fascicolo primo di « Die Epigonen » del 1846 228 e, lie­<br />

vemente modificata, nel primo volume delle Opere Complete 229 ; Contro<br />

il dualismo nel secondo volume 23°. I motivi però di questa precedenza<br />

sono facilmente intuibili e riguardano <strong>non</strong> l'ordine di composizione de­<br />

gli scritti, bensì gli interessi e <strong>la</strong> struttura dell'iniziativa editoriale in­<br />

trapresa. Wigand, con qualche legittima preoccupazione 23Ì , si era ac­<br />

cinto a stampare le Opere complete di colui che si era imposto come<br />

critico del cristianesimo e del<strong>la</strong> religione; quale mezzo poteva scorgere<br />

più idoneo per richiamare l'attenzione dei lettori se <strong>non</strong> quello di pub­<br />

blicare su una sua rivista un nuovo scritto di analogo argomento e di<br />

cominciare l'edizione con il volume intito<strong>la</strong>to: «Commenti e integra­<br />

zioni all'Essenza del cristianesimo »? Viceversa Contro il dualismo si<br />

inseriva tematicamente nel secondo volume dal titolo: « Critiche e prin­<br />

cipi filosofici ».<br />

A fronte dell'ordine di pubblicazione, una base piuttosto fragile,<br />

ci sono altri indizi, che meriterebbero di essere considerati. L'anno suc­<br />

cessivo <strong>Feuerbach</strong> pubblicò nel terzo volume delle Opere un nuovo<br />

scritto di argomento antropologico dal titolo: La questione dell'immor­<br />

talità dal punto di vista dell'antropologia 232 e qui si riferì continuamente<br />

ai risultati dell'Essenza del<strong>la</strong> religione, come al<strong>la</strong> base da cui ricavare le<br />

conseguenze anche sul piano antropologico, storico e politico 233 . Perché<br />

al contrario in Contro il dualismo <strong>la</strong> ignorò del tutto?<br />

Forse conviene ritornare al<strong>la</strong> presentazione, che l'autore stesso fece<br />

di questo scritto:<br />

Spiegazioni rispetto ai Principi del<strong>la</strong> filosofia, le quali però <strong>non</strong> pretendono<br />

di essere complete né quantitativamente, né qualitativamente. Esse sono state stese<br />

per iscritto troppo tardi, in un tempo in cui il fuoco del<strong>la</strong> primitiva concezione si<br />

era già spento e il mio senso si era rivolto ad altri oggetti, più vicini all'uomo 234 .<br />

È questa una testimonianza indiretta del fatto che l'opera, conce-<br />

228 Ivi, pp. 117-78.<br />

229 Ivi, pp. 410-86.<br />

230 Ivi, pp. 347-79.<br />

231 Cfr. lettera di <strong>Feuerbach</strong> a Ch. Kapp del 29 marzo 1845, in: S. W., XIII,<br />

p. 144; ma anche per gli opposti interessi dell'autore alle Opere e dell'editore al<strong>la</strong><br />

rivista, lettere di <strong>Feuerbach</strong> a Wigand dell'8-16 novembre 1847 e già anche quel<strong>la</strong><br />

dell'inizio del 1844, ivi, pp. 154, 130-31.<br />

232 Ivi, pp. 261-363.<br />

233 G. W., X, pp. 205, 236-37, 251-54, 271-72, 276, 290, 296-97.<br />

2* Ivi, p. 122 [tr. it. cit., p. 105].


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 37<br />

pita all'epoca dei Principi, sarebbe stata redatta almeno tre anni dopo,<br />

quando il primitivo entusiasmo era stato ormai assorbito ed esaurito 2Ì5<br />

da altri <strong>la</strong>vori, fra cui l'Essenza del<strong>la</strong> religione'? Perché <strong>Feuerbach</strong> si sa­<br />

rebbe proposto di realizzare un'idea, che nel frattempo aveva perso per<br />

lui ogni attrattiva? Sappiamo che per lui scrivere significava a tal punto<br />

essere coinvolto da un oggetto, che <strong>non</strong> inviava più neppure lettere<br />

agli amici 236 . Come si spiega allora questo parto forzato, fuori tempo?<br />

Mi sembra che <strong>la</strong> presentazione dello scritto possa essere interpretata<br />

anche in altro modo, se si tiene presente il metodo di <strong>la</strong>voro dell'autore.<br />

Questi, ispirato da un argomento, accumu<strong>la</strong>va una mole enorme di<br />

materiale, soprattutto di estratti, di citazioni, cui dava rapide risposte o<br />

aggiungeva spunti di argomentazioni. Le esigenze del<strong>la</strong> pubblicazione<br />

però lo inducevano in un secondo tempo a limare, ridurre, tagliare, un'o­<br />

perazione « chirurgica », che gli costava molto 731 , tanto che <strong>la</strong> parte tol­<br />

ta veniva in qualche modo conservata e per es. nell'Essenza del cristia­<br />

nesimo andò a costituire <strong>la</strong> lunga appendice. Anche i Principi nel<strong>la</strong> loro<br />

forma epigrafica richiesero tagli e <strong>Feuerbach</strong> ne parlò con un certo di­<br />

spiacere: « moltissime cose sono state tra<strong>la</strong>sciate » 238 . Scorrendone, an­<br />

che rapidamente, gli argomenti, si nota subito <strong>la</strong> sproporzione fra l'am­<br />

piezza del<strong>la</strong> critica al<strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione con il conseguente rinvio al<strong>la</strong> sen­<br />

sibilità e <strong>la</strong> sbrigatività nel<strong>la</strong> delineazione del nuovo uomo, dell'uomo<br />

come concreta unità 239 . Ora è proprio di questo che par<strong>la</strong>no sia Contro<br />

il dualismo, sia i pochi frammenti pubblicati insieme e intito<strong>la</strong>ti: « Prin­<br />

cipi detta filosofia ». 1843-44. Fra il primo e i secondi ci sono significa­<br />

tive coincidenze, per es. nel<strong>la</strong> opposizione fra lo spirito « oggettivo » e<br />

lo spirito « soggettivo », risolta in ambedue col riferimento allo scrittore<br />

^e con l'esempio di Schiller o di Goethe.<br />

Che senso ha <strong>la</strong> differenza fra lo spirito « soggettivo » e lo spirito « ogget­<br />

tivo »? Questo: Schiller, mentre scrive, è spirito soggettivo, Schiller, dato alle<br />

stampe, è spirito oggettivo 240 .<br />

235 Questo « esaurimento » è per Arvon appiglio a un negativo giudizio di<br />

valore, cfr. <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> ou <strong>la</strong> transformation du sacre, cit., pp. 154-55.<br />

236 Cfr. S. W., XIII, pp. 59, 111; si veda poi <strong>la</strong> teorizzazione di questa neces­<br />

sità «patologica» dello scrittore néìl'Abe<strong>la</strong>rdo ed Eloisa (G. W., I, pp. 611-15,<br />

623-26) e proprio nello scritto in questione (G. W., X, p. 128, tr. it. cit., p. 110).<br />

237 Cfr. S. W., XIII, pp. 60, 61.<br />

238 Cfr. lettera a Ch. Kapp del 14 novembre 1843, in: S. W., XIII, p. 130.<br />

239 G. W., IX, pp. 320, 335-40 [tr. it. cit., C. Cesa, pp. 255, 269-73].<br />

240 Contro il dualismo, in: G. W., X, p. 128 [tr. it. cit., p. 110].


38 CAPITOLO PRIMO '<br />

Spirito oggettivo! Che cosa è? Il mio spirito, quale esiste detcrminatamente<br />

per gli altri, lo spirito che è nelle mie opere [...] Non leggo forse Goethe, quando*<br />

ne leggo gli scritti 241 ?<br />

Così un'altra corrispondeva è data dal contrasto fra <strong>la</strong> totalità,<br />

l'« assoluto », o il « mistero » del<strong>la</strong> vita, e <strong>la</strong> finitezza, l'astrazione del<strong>la</strong><br />

scienza 242 . Sullo sfondo di queste affinità anche le differenze meritano di<br />

essere considerate. I frammenti datati « 1843-44 » già accennano a temi<br />

che poi saranno sviluppati nell'Essenza del<strong>la</strong> religione, come il problema<br />

dell'origine dell'uomo dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, <strong>la</strong> cui spiegazione andrebbe ricer­<br />

cata nelle mutazioni intervenute <strong>non</strong> solo nell'uomo, ma anche in piante<br />

e animali e l'importanza del rapporto uomo-<strong>natura</strong> per <strong>la</strong> riduzione del<br />

sopran<strong>natura</strong>le da un <strong>la</strong>to all'uomo, dall'altro al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> 243 . Come spie­<br />

gare in questi frammenti di appena tre pagine il rinvio a tematiche del-<br />

YEssenza del<strong>la</strong> religione, in corso di e<strong>la</strong>borazione, e il silenzio totale in<br />

Contro il dualismo, uno scritto di analogo argomento molto più ampio?<br />

Non forse perché questo è più antico, più vicino ai Principi, come l'in­<br />

tero orizzonte del<strong>la</strong> sensibilità <strong>la</strong>scerebbe presumere 244 ?<br />

L'analisi interna ci porta allora a riconsiderare un dato che nel<br />

corso del<strong>la</strong> critica e delle interpretazioni si è perso: <strong>non</strong> è stato confu­<br />

tato, bensì più semplicemente dimenticato. Nel<strong>la</strong> sua opera, in cui rac­<br />

coglieva i frutti di un <strong>la</strong>voro certo <strong>non</strong> rigoroso filologicamente, tuttavia<br />

fondamentale per il materiale che ebbe a disposizione, Karl Gran atte­<br />

stava per Contro il dualismo <strong>la</strong> datazione: « 1843 » 24S in effetti spiegava<br />

lo scritto in quel contesto cronologico. Il dato fu ripreso dallo Star-<br />

cke 246 e dallo Jodl 247 ; poi però nel novecento si perse, forse per colpa<br />

del Bolin, che nell'esporre il contenuto delle opere aveva seguito sem­<br />

plicemente l'ordine di pubblicazione 248 . Sulle orme di costui i critici suc-<br />

241 Prìncipi..., 1843-44, ivi, p. 178 [tr. it. cit., C. Cesa, p. 306].<br />

242 Cfr. Contro il dualismo, in: G. W., X, pp. 134-35, 137 [tr. it. cit., pp. 115-<br />

116, 117], con Principi.,., 1843-44, ivi, p. 178 [tr. it. cit., p. 307].<br />

243 G. W., X, pp. 178-79, 180 [tr. it. cit., pp. 306-07, 308].<br />

244 Un ulteriore dato che situerebbe <strong>la</strong> definitiva stesura dei frammenti intito­<br />

<strong>la</strong>ti: « Principi del<strong>la</strong> filosofia ». 1843-44 verso <strong>la</strong> fine del 1844 e dopo Contro il<br />

daulismo, potrebbe essere l'accenno già contenuto al problema del rapporto fra<br />

egoismo e amore, posto dall'Unico di Stirner, cfr. ivi, p. 180 [tr. it., p. 308].<br />

245 <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> in seinem Briefwechsel una Nach<strong>la</strong>fi, cit., I, pp. 101 ?<br />

116.<br />

246 Op. cit., p. 116.<br />

247 Op. Cit., p. 56.<br />

248 Cfr. S. W., XII, pp. 109-11.


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 39<br />

^cessivi, primo fra tutti il Rawidowicz, finirono per identificare surretti-<br />

ziamente ordine di pubblicazione e ordine di stesura e per collocare lo<br />

scritto nel 1845 249 o nel 1846. Ulteriori indizi giocano a favore del<strong>la</strong><br />

datazione addotta dal Griin. In una lettera all'amico Ch. Kapp del 14<br />

novembre 1843 <strong>Feuerbach</strong> ricorda che in estate a Norinberga avevano<br />

par<strong>la</strong>to di « spirito e <strong>non</strong> spirito, io e tu, carne e sangue » 25°, un tema<br />

che riecheggia il titolo di Contro il dualismo ài anima e corpo, spinto e<br />

carne. Secondo questo suggerimento <strong>la</strong> presentazione dello scritto po­<br />

trebbe essere interpretata anche pili facilmente, in conformità al modo<br />

di <strong>la</strong>vorare dell'autore.<br />

Nel<strong>la</strong> primavera del 1843 251 erano presumibilmente terminati i<br />

Principi del<strong>la</strong> filosofia dell'avvenire, che uscirono nel luglio di quell'an­<br />

no. Sull'onda di una ancor viva ispirazione <strong>Feuerbach</strong> continuò a rie<strong>la</strong>­<br />

borare e ad accumu<strong>la</strong>re materiale per una nuova antropologia. Nell'au­<br />

tunno però intervennero fattori di disturbo, che rivolsero <strong>la</strong> sua atten­<br />

zione verso altri argomenti. Di una « crisi » per una decisione da pren­<br />

dere circa un <strong>la</strong>voro invernale egli par<strong>la</strong> all'amico Kapp il 13 ottobre<br />

1843 252 . I ripetuti tentativi di coinvolgimento da parte di Ruge e Marx<br />

e <strong>la</strong> definitiva proposta di quest'ultimo nel<strong>la</strong> lettera del 3 ottobre :KÌ ,<br />

perché scrivesse per i progettati « Annali franco-tedeschi » una caratte­<br />

rizzazione di Schelling, avevano gettato <strong>Feuerbach</strong> nell'incertezza, nel­<br />

l'imbarazzo 254 . All'inizio, convinto del<strong>la</strong> « bontà » dell'idea si era « fatto<br />

forza » e aveva preso in mano le lezioni edite da Paulus 25S , poi però,<br />

appena « messo a fuoco lo spauracchio, questo era sparito in vano fumo<br />

e nebbia ». Aveva così <strong>la</strong>sciato perdere, almeno per il momento, un og-<br />

; getto tanto « ripugnante » 256 , tuttavia aveva continuato a par<strong>la</strong>rne in<br />

349 S. Rawidowicz, op. cit., p. 177, dice che lo scritto « sembra » essere del<br />

1845.<br />

250 S. W., XIII, p. 129.<br />

251 Cfr. per questa datazione anche C. Ascheri, <strong>Feuerbach</strong> 1842. Necessità di<br />

un cambiamento, in: «De Homine », 19-20 (1966), pp. 241-42, 251.<br />

252 S. W., XIII, p. 126.<br />

2» M. E. G. A., Ili, 1, pp. 58-60.<br />

254 Cfr. W. Schuffenhauer, <strong>Feuerbach</strong> una der junge Marx, cit., pp. 194-201,<br />

dove si riportano due abbozzi di risposta a Marx.<br />

255 E. G. Paulus, Die endlich offenbar gewordene positive Philosophie der<br />

Ofenbarung, oder Entstehungsgeschichte, wortlicher Text, Eeurtheilung und Be-<br />

richtigung der von Schellingschen Entdeckungen, Darmstadt 1843.<br />

256 Lettera a Ch. Kapp del 14 novembre 1843, in: S. W., XIII, pp. 129-30.


40 CAPITOLO PRIMO<br />

tutte le lettere all'amico fino al maggio del 1844 257 . Non si era dunque-<br />

trattato di un fatto passeggero, ma di un mutamento di attenzione, di<br />

prospettive. In questo nuovo contesto, impostasi quasi dall'esterno nel­<br />

l'autunno del 1843, potrebbe essere avvenuta <strong>la</strong> stesura di Contro il<br />

dualismo, che, come dice <strong>la</strong> presentazione, avrebbe avuto luogo in un<br />

periodo di crisi, in cui nuovi oggetti, « più vicini all'uomo » comincia­<br />

vano ad attrarre il suo sguardo; questi <strong>non</strong> erano certo <strong>la</strong> filosofia del<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione di Schelling, bensì motivi da essa avanzati in forma « misti­<br />

ca », che riportavano <strong>Feuerbach</strong> agli spunti panteistici e <strong>natura</strong>listici<br />

per es. di Jakob Bòhme 258 .<br />

Per tutti questi riscontri, che mi pare trovino nel Nacb<strong>la</strong>fi <strong>non</strong><br />

confutazioni, ma semmai riconferme 259, l'ordine proposto dal Griin e<br />

anzi già adottato dallo Schaller nel suo commento del 1847. risulta ben<br />

più fondato di quello seguito da tanti commentatori del novecento. In<br />

tal caso l'argomento addotto contro <strong>la</strong> coerenza, contro <strong>la</strong> consistenza di<br />

una evoluzione <strong>natura</strong>listica viene a cadere e anzi suggerisce un criterio<br />

per una netta demarcazione fra il periodo sensistico-antropologico e quel­<br />

lo <strong>natura</strong>listico: il nuovo rapporto fra l'uomo e <strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Certamente il<br />

motivo del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è un filo che unisce tutta <strong>la</strong> produzione di <strong>Feuerbach</strong><br />

e prima determina una partico<strong>la</strong>re recezione dell'hegelismo mediante l'i­<br />

dentificazione di spirito e <strong>natura</strong>, poi <strong>la</strong> critica del panlogismo astratto<br />

in favore di una totalità concreta. Tuttavia fino all'Essenza del<strong>la</strong> religio­<br />

ne lo schema concettuale del rapporto uomo-<strong>natura</strong> rimane sostanzial­<br />

mente immutato: è antropocentrico. La definizione del<strong>la</strong> totalità muta,<br />

ma il suo centro — sia essa spirito e sensibilità — rimane l'uomo. Anche<br />

il capovolgimento radicale delle Tesi, che consiste nel rimettere i piedi<br />

sul<strong>la</strong> terra, <strong>non</strong> intacca <strong>la</strong> posizione suprema dell'uomo, che in quanto-<br />

coscienza è <strong>la</strong> definitiva realizzazione dell'essere.<br />

L'essere è <strong>la</strong> realtà del<strong>la</strong> coscienza, ma, per converso, <strong>la</strong> coscienza è <strong>la</strong> realtà<br />

dell'essere — <strong>la</strong> coscienza soltanto è l'essere reale 2*°.<br />

257 Cfr. S. W., XIII, pp. 131, 133, 134, 135.<br />

258 Cfr. lettera a Ch. Kapp del 5 febbraio 1844, ivi, pp. 131-2.<br />

259 Ci sono fogli, che per evidenti affinità hanno probabilmente fatto parte dì<br />

stesure preliminari; questi <strong>non</strong> si riferiscono mai all'Essenza del<strong>la</strong> religione, ma a<br />

temi precedenti, cfr. U. B. - Miìnchen 4" eoa. ms. 935d 19r e soprattutto 27 e , dove<br />

l'unità di pensiero e cervello è ricavata dall'unità di specu<strong>la</strong>zione ed empiria, se­<br />

condo l'impostazione del<strong>la</strong> filosofia genetico-critica, teorizzata negli anni 1838-39..<br />

a» G. W., IX, p. 252 [tr. it. cit., pp. 186-87].


L'ESSENZA DELLA RELIGIONE: UNA INVOLUZIONE? 41<br />

È stabilita dunque una essenziale reciprocità, che in un altro passo<br />

• è definita come rapporto di soggetto e predicato 261 . Così<br />

l'uomo è e si sa come l'essenza autocosciente del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, come<br />

l'essenza del<strong>la</strong> storia, l'essenza degli stati, l'essenza del<strong>la</strong> religione 352 .<br />

Anche nei Principi<br />

<strong>la</strong> verità è soltanto <strong>la</strong> totalità del<strong>la</strong> vita ed essenza<br />

Se talune affermazioni dell'Essenza del cristianesimo sembravano<br />

preludere al materialismo e in questo senso furono spesso utilizzate nel<br />

materialismo dialettico, <strong>non</strong> bisogna però nascondersi il fatto che quel<strong>la</strong><br />

materia, quel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, avanzata come base dello spirito era il corpo,<br />

« fondamento, soggetto del<strong>la</strong> personalità ». <strong>Feuerbach</strong> infatti precisava:<br />

Ma <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, come abbiamo dimostrato, <strong>non</strong> è nul<strong>la</strong> senza il corpo<br />

264<br />

Questo antropocentrismo, radicato nel<strong>la</strong> formazione idealistico-he-<br />

geliana ^ ma accentuatesi durante <strong>la</strong> filosofia genetico-critica e quel<strong>la</strong><br />

sensistico-antropologica col farsi sempre più vicina all'uomo l'idea del<strong>la</strong><br />

totalità, arriva dunque a Contro il dualismo, in cui « s e n s i b i 1 i t a è<br />

realtà» 266 , e all'Exsenza del<strong>la</strong> fede secondo Luterò, in cui tutto il<br />

dinamismo del<strong>la</strong> religione è ricondotto al bisogno sensibile, all'istinto di<br />

felicità ^. Qui però <strong>Feuerbach</strong> già avverte <strong>la</strong> parzialità dell'analisi e an­<br />

nuncia l'opera che tratterà Dio come « l'essenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> » 268 . È in<br />

questa, nell'Essenza del<strong>la</strong> religione, che l'antropocentrismo sarà supera-<br />

261 Ivi, p. 258 [tr. it., p. 193].<br />

262 Ivi, p. 259 [tr. it., p. 194].<br />

263 Ivi, p. 338 [tr. it., p. 272].<br />

G. W., V, p. 177.<br />

265 Cfr. Gedanken ùber Tod una Unsterblichkeit (1830), in: G. W., I, p. 263:<br />

« Era prima credenza pressoché universale fra gli uomini che tutto fosse fatto per<br />

loro, che essi fossero lo scopo del mondo, che quindi il centro dell'universo fosse<br />

qui sul<strong>la</strong> terra. Questa credenza nasconde in sé una profonda verità; è però ina­<br />

deguata per il fatto che in questo scopo intendeva solo il singolo uomo, il suo<br />

utile e il suo vantaggio, intendeva quindi lo scopo dell'umanità solo tìsicamente,<br />

:<strong>non</strong> spiritualmente».<br />

266 G. W., X, p. 139 [tr. it. cit., p. 119].<br />

267 Ivi, pp. 403-04. ;<br />

268 Ivi, p. 408 n.


42 CAPITOLO PRIMO<br />

to. Se <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è sorda ai desideri umani, « inflessibile e dura come<br />

l'acciaio », assolutamente autonoma rispetto ai concetti umani 269, ciò si­<br />

gnifica che l'uomo <strong>non</strong> ne è il fine 270 . L'umanesimo feuerbachiano, da<br />

Stirner attaccato come ultimo rifugio dell'idealismo e del<strong>la</strong> teologia, su­<br />

bisce qui una profonda modifica.<br />

A buon diritto Haym aveva ravvisato uno stacco, una rottura nel­<br />

l'evoluzione dell'autore 271 . In questa prospettiva sarà importante son­<br />

darne <strong>la</strong> coerenza, <strong>la</strong> consistenza teoretica per trovare finalmente una,<br />

chiave d'interpretazione del<strong>la</strong> lunga e discutibile fase del<strong>la</strong> maturità.<br />

<strong>Feuerbach</strong>, preoccupato del fatto che rottura significasse incoerenza, <strong>la</strong><br />

coprì presentando<strong>la</strong> solo come un'integrazione ai pensieri precedenti 272 .<br />

Che però <strong>non</strong> fosse tale, è indirettamente provato dall'uso che lui stesso<br />

fece successivamente dell'Essenza del<strong>la</strong> religione, come <strong>la</strong> vera e. adegua­<br />

ta base del<strong>la</strong> sua nuova concezione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e dell'uomo 273 . Certa­<br />

mente l'autore riconsiderando <strong>la</strong> formazione dell'opera, vi poteva scor­<br />

gere tanti passaggi graduali, « necessari », tuttavia il risultato finale <strong>non</strong><br />

ne fu semplicemente <strong>la</strong> somma. Nello studio del<strong>la</strong> genesi dell'opera sul­<br />

<strong>la</strong> base degli inediti avremo modo di seguirne il complicato percorso dai<br />

temi dell'Essenza del cristianesimo a quelli dell'Essenza del<strong>la</strong> religione e<br />

qui le novità appariranno sì motivate dallo sviluppo, ma insieme origi­<br />

nali e frutto di una sintesi, che può essere correttamente definita ma­<br />

terialismo.<br />

269 Ivi, pp. 42, 40, 54-55, 60-1 [tr. it. cit., pp. 80, 78, 94-5, 100-01].<br />

270 Ivi, pp. 71-2 [tr. it., p. 112].<br />

271 <strong>Feuerbach</strong> una die Philosophie ..., cit., pp. 3, 22-33.<br />

272 G. W., X, pp. 333-34.<br />

273 È infatti il testo base delle lezioni richieste durante il periodo rivoluziona­<br />

rio dagli studenti e tenute ad Heidelberg dal 1" dicembre 1848 al 2 marzo 1849,<br />

cfr. Vorlesungen iiber das Wesen der Religion. Nebst Zusàtzen una Anmerkungen<br />

(1851), in: G. W., VI, p. 3.


CAPITOLO SECONDO<br />

AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ<br />

L'INEDITO E IL TESTO USATO.<br />

Fra gli studi condotti sicuramente durante <strong>la</strong> preparazione del-<br />

VEssenza del<strong>la</strong> religione stupisce trovare una quarantina di fogli di varie<br />

«dimensioni, fittamente riempiti di estratti dal De sanctissima Trinitate<br />

di Denys Petau J . <strong>Feuerbach</strong>, che già nel 1840 esprimeva il fastidio per<br />

<strong>la</strong> teologia e il desiderio di cambiare totalmente campo passando alle<br />

scienze <strong>natura</strong>li 2 , si addentrava ancora nel 1844 in un'analisi puntuale<br />

-del trattato teologico più arduo, più e<strong>la</strong>borato, per <strong>non</strong> dire più astrat­<br />

to, quello sul<strong>la</strong> trinità. L'Essenza del cristianesimo, che avrebbe dovuto<br />

essere il punto finale del<strong>la</strong> sua critica teologica 3, l'aveva al contrario in­<br />

vischiato in accese polemiche e l'aveva spinto a un paziente <strong>la</strong>voro di<br />

raccolta delle prove storiche, fattuali, oggettive 4, dei testi dei padri e<br />

dei fondatori del protestantesimo. Anche dopo <strong>la</strong> seconda edizione (1843)<br />

il <strong>la</strong>voro era proseguito e aveva portato allo scritto: l'Essenza del<strong>la</strong><br />

fede secondo Luterò*, pubblicato nel 1844. Anche lo studio sul<strong>la</strong> tri-<br />

' U. B. - Munchen 4" cod. ms. 935d 40C [Nel seguito abbreviato in 40''. L'or­<br />

dine dei fogli, finora mai stabilito, è stato da me fissato e indicato seguendo il<br />

corso dell'opera, da cui sono presi gli estratti, e tenendo presenti i titoletti in alto].<br />

2 Cfr. lettere a Ch. Kapp, martedì 1840, in: S. W., XIII, pp. 35-6; penultima<br />

settimana di giugno 1840, ivi, p. 38; 20 novembre 1840, ivi, p. 48; 12 gennaio<br />

1841, ivi, pp. 57-8.<br />

3 Cfr <strong>la</strong> lettera a O. Wigand, 5 gennaio 1841, ivi, p. 54.<br />

4 Cfr. <strong>la</strong> prefazione al<strong>la</strong> seconda edizione, in: G. W., V, pp. 14-7.<br />

5 G. W., IX, pp. 353-412. Lo scritto è stato recentemente pubblicato in tra-<br />

•duzione italiana da A. Alessi, in L. <strong>Feuerbach</strong>, Filosofia e cristianesimo, L'essenza<br />

• del<strong>la</strong> fede secondo Luterò, Roma 1981, pp. 122-96. Rispetto all'ampiezza delle


44 CAPITOLO SECONDO<br />

nità, come attesta il titolo, rientra in questo impegno di ulteriore do­<br />

cumentazione dell'Essenza del cristianesimo.<br />

Il foglio esterno, che funge da copertina, porta in alto il titolo:<br />

Wesen des Christentums, Belegstellen. Exzerpte ùber Trinitàt: Vafer -<br />

Sohn - Zeugung - Bild - Wort Gottes - H[eiligen] Geist aus [Essenza<br />

del cristianesimo, documentazione. Testi sul<strong>la</strong> trinità: padre - figlio - ge­<br />

nerazione - immagine - paro<strong>la</strong> di Dio - spirito santo tratti da] « Dionysiì<br />

Petavii Aurelianensis e S. J. Theologicorum Dogmatum T[omus] II.<br />

De sanctissima Trinitate. Lut[etiae] Parisio[rum] 1644 lini folLioì ».<br />

1844 6. Come si vede, <strong>la</strong> data dello studio è chiaramente indicata; in­<br />

caice sono poi annotati con altrettanta cura anche i titoli e le date di<br />

pubblicazione degli altri tre volumi del<strong>la</strong> Teologia dogmatica di Denys<br />

Petau 7 .<br />

L'uso di quest'opera come miniera da cui attingere i testi biblici e<br />

patristici, era ampiamente diffuso fra i teologi 8 ; essa infatti rappresen­<br />

tava una prima grande realizzazione di quel metodo « positivo », già av­<br />

viato da Maldonado, che si proponeva di superare le secche del<strong>la</strong> sco<strong>la</strong>­<br />

stica, assorbita da dispute sco<strong>la</strong>stiche e impigliata in costruzioni siste­<br />

matiche, per far par<strong>la</strong>re le verità del<strong>la</strong> fede da loro<br />

stesse. Il Petau, dotato di sensibilità umanistica e formato al<strong>la</strong> ri­<br />

cerca storica e filologica nel contatto con I. Casaubon, aveva accettato<br />

<strong>la</strong> sfida dei protestanti di ritornare alle fonti originarie del<strong>la</strong><br />

fede e del dogma e aveva raccolto e sistemato quei testi fondamentali<br />

critiche stupisce vedere sbrigativamente spiegata <strong>la</strong> genesi dello scritto come « un<br />

ritorno di fiamma, sia pure momentaneo all'istanza antropologica, in contrasto con<br />

l'evolversi in senso positivistico, cui il pensiero di <strong>Feuerbach</strong> fu soggetto a partire<br />

dal 1842-43 » (p. 37), quando si pensa al<strong>la</strong> definizione, data dallo stesso curatore,<br />

del periodo 1839-45 come di un periodo antropologico e umanistico (cfr. pp. 24-25,<br />

26-28) e si tiene presente il modo lento, graduale, con cui nascevano le opere di<br />

<strong>Feuerbach</strong>, <strong>non</strong>ché <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re documentazione di questa.<br />

6 40C (Umsch<strong>la</strong>gb<strong>la</strong>tt}. [Il titolo dell'opera del Petau, accuratamente riportato<br />

da <strong>Feuerbach</strong>, sarà da noi indicato con <strong>la</strong> sig<strong>la</strong> T. D.].<br />

7 Denys Petau (Dionysius Petavius), nato a Orléans il 21 agosto 1583 e morto<br />

a Parigi l'il dicembre 1652 insegnò filosofia a Bourges, a Reims e a Parigi, poi<br />

sempre a Parigi teologia. Compose scritti umanistici, apologetici e polemici contro<br />

i protestanti e i giansenisti. Al<strong>la</strong> sua opera principale, Theologicorum Dogmatum ...,<br />

prevista in 10 volumi, ma realizzata solo per i primi quattro, <strong>la</strong>vorò per vent'anni.<br />

Per queste notizie biografiche rimandiamo a Lexikon f. Theologie u. Kirche (hg.<br />

von J. Hòfer u. K. Rahner), Vili (Freiburg 1963), col. 314.<br />

8 Cfr. ancora nel<strong>la</strong> seconda metà del 1800 per G. B. Franzelin, G. Canobbio,<br />

Autorità e verità. Il magistero del<strong>la</strong> chiesa organo vivente del<strong>la</strong> tradizione negli<br />

scritti di G. B. Franzelin, Brescia 1979, p. 65.


AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 45"<br />

dei primi secoli, cui tutta <strong>la</strong> cristianità attribuiva autorità 9 . Da qui l'in­<br />

teresse di <strong>Feuerbach</strong> in un momento di ricerca e analisi delle basi sto-<br />

riche.<br />

Il ritorno alle fonti <strong>non</strong> poteva <strong>non</strong> avere fin dall'inizio sul<strong>la</strong> teo­<br />

logia influssi innovativi, per <strong>non</strong> dire rivoluzionari. Mettere in secondo<br />

piano quei sistemi teologici, che attraverso una seco<strong>la</strong>re opera di abra­<br />

sione, di correzione, di definizione di termini e concetti avevano costrui­<br />

to un tutto compatto e organico per far par<strong>la</strong>re i testi originari nel<strong>la</strong><br />

loro immediatezza significava rimettere in movimento gli equilibri rag­<br />

giunti e <strong>la</strong>sciar intravedere al di sotto del dogma un'evoluzione storica.<br />

In effetti il Petau è ricordato come « un iniziatore al<strong>la</strong> storia del dog­<br />

ma » 10.<br />

Divergenze, anche rilevanti, fra affermazioni dei padri anteniceni e<br />

<strong>la</strong> dottrina poi fatta propria dal<strong>la</strong> chiesa, fra teologia orientale e occi­<br />

dentale erano affiorate soprattutto nel trattato sul<strong>la</strong> trinità. Per appia­<br />

narle Petau aveva scritto un'ampia prefazione, in cui affermava che solo<br />

« pochissimi » fra i padri « dissentivano dal<strong>la</strong> comune fede », in gran<br />

parte si trattava o di modi di dire o di cose che <strong>non</strong> toccavano <strong>la</strong> so­<br />

stanza del dogma n . Tale prefazione era però stata considerata a tal pun­<br />

to poco coerente con l'opera, che alcuni, fra cui P. Bay le vi videro una<br />

sorta di professione di fede imposta dai dottori del<strong>la</strong> Sorbona e dall'au­<br />

torità ecclesiastica 12 .<br />

In realtà il Petau, pur <strong>non</strong> avendo sottaciuto le divergenze e aven­<br />

do quindi stimo<strong>la</strong>to <strong>la</strong> teologia ad e<strong>la</strong>borare una visione storica, evolu­<br />

tiva del dogma 13 , manteneva ancora una concezione statica del dogma<br />

come « dottrina immutabile » 14 . In questa prospettiva però i contrasti<br />

9 Sul suo significato nel<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> teologia, cfr. P. Galtier, Petau Denys, in:<br />

Dictionnaire de Théologie Catholique, Paris 1933, XII/1, col. 1322-24.<br />

10 Ivi, col. 13242; Lexikon f. Théologie una Kirche, cit., col. 314; K. Rahner,<br />

Der dreifaltige Gott ah transzendenter Urgrund der Heilsgeschichte, in: Mysterium<br />

Salutis (hg. v. J. Feiner u. M. Lohrer), II (Einsiedeln, Zùrich, Koln 1967), p. 318.<br />

11 T. £>., II, Praefatio, e. I, §§ X, XII; e. Ili, § V; e. VI, §§ I, II.<br />

12 P. Galtier, art. cit., col. 1317, 1327-34.<br />

13 Sul senso e <strong>la</strong> problematica di questo concetto, cfr. K. Rahner, Zur Frage<br />

der Dogmenentwicklung, in: Schriften zur Théologie, I (Einsiedeln, Ziirich, Kòln?<br />

1967), pp. 49-90; Vberlegungen zur Dogmenentwicklung, ivi, IV (1967), pp. 11-<br />

50; Z. Alszeghy - M. Flick, Lo sviluppo del dogma cattolico, Brescia 1967.<br />

14 L. Karrer, Die historisch-positive Methode des Theologen Dionysius Peta-<br />

vius, Miìnches 1970, p. 128, di questa citazione sono debitore a G. Canobbio, op .<br />

cit., pp. 73-4, che ne riporta un passo estremamente significativo.


46 CAPITOLO SECONDO<br />

erano ancor più difficili da superare e <strong>la</strong> distinzione introdotta fra essen­<br />

ziale e marginale, nucleo dottrinale e formu<strong>la</strong>zione esteriore era gravida<br />

di implicazioni anche pericolose 15 . Da qui <strong>la</strong> forte carica di rie<strong>la</strong>borazio­<br />

ne e di ripensamento totale, implicita nell'opera. Essa si proponeva sì di<br />

dimostrare « l'identità del<strong>la</strong> chiesa del suo tempo con quel<strong>la</strong> primitiva »,<br />

il consenso dei padri « senza riguardo a contesti cronologici o storici » 16,<br />

ma questo significava ridare attualità al<strong>la</strong> dogmatica antica nel momento<br />

del<strong>la</strong> sua formazione.<br />

Il trattato sul<strong>la</strong> trinità è certo il più denso di fermenti innovativi n ,<br />

che ora, dopo tre secoli di discussioni e riflessioni teologiche, <strong>non</strong> hanno<br />

perso nul<strong>la</strong> del<strong>la</strong> loro vitalità, anzi stimo<strong>la</strong>no il dibattito postconciliare.<br />

L'uso che <strong>Feuerbach</strong> ne fa, dimostra chiaramente come al<strong>la</strong> sua sensibi­<br />

lità <strong>non</strong> siano sfuggiti questi aspetti. Per questo l'analisi feuerbachiana<br />

può forse mantenere anche per <strong>la</strong> teologia contemporanea un valore pro­<br />

vocatorio e problematico <strong>non</strong> sottovalutabile.<br />

ESSENZA E INDIVIDUO: LA PERSONA COME SINGOLARITÀ.<br />

Il concetto, che nel trattato sul<strong>la</strong> trinità svolge il ruolo centrale, è<br />

quello di persona. In primo luogo esso si presenta connesso a quello di<br />

essenza, di sostanza, in una identità, che è insieme distinzione. Il rap­<br />

porto fra essenza e persona è, come è noto, uno dei problemi che stimolò<br />

<strong>la</strong> critica e il formarsi autonomo del pensiero di <strong>Feuerbach</strong> prima contro<br />

il cristianesimo, poi contro <strong>la</strong> filosofia del suo stesso maestro Hegel. Fin<br />

nel<strong>la</strong> lettera ad Hegel (1828) 18 è annunciata quel<strong>la</strong> critica, che i Pen­<br />

sieri sul<strong>la</strong> morte e l'immortalità (1830) attuano con decisione contro l'i­<br />

dentificazione arbitraria del singolo, del<strong>la</strong> persona con <strong>la</strong> totalità, lo spi­<br />

rito (il ' Geist ' hegeliano) mediante <strong>la</strong> pretesa dell'immortalità persona­<br />

le 19 . Tale accusa è però poi anche rivolta in Per <strong>la</strong> critica del<strong>la</strong> filosofìa<br />

15 Come è noto, nel sei-settecento si era diffusa in Inghilterra <strong>la</strong> tendenza<br />

teologica, chiamata <strong>la</strong>titudinarismo, che cercava di ridurre ai pili essenziali e fon­<br />

damentali gli articoli di fede e trovava sostegno nei p<strong>la</strong>tonici di Cambridge, fra<br />

cui R. Cudworth, del quale si parlerà nel capitolo successivo, cfr. Evangelisches<br />

Kirchenlexikon (hg. v. H. Brunette u. O. Weber), II (Gòttingen 1958), col. 1039.<br />

16 L. Karrer, op. eh., p. 128.<br />

17 Lexikon f. Theologie u. Kirche, cit., col. 314.<br />

18 Briefe von und an Hegel, cit., Ili, pp. 244-48 [tr. it. C. Cesa, 5. F., pp.<br />

7-10].<br />

19 Cfr. nel<strong>la</strong> parte seconda (G. W., I, pp. 241-317) l'analisi del<strong>la</strong> costituzione


AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 47<br />

hegeliana (1839) al<strong>la</strong> prospettiva storiografica hegeliana che fa suo il<br />

dogma dell'incarnazione e «rivendica <strong>la</strong> totalità, l'assolutezza<br />

come predicato di un fenomeno o di un'esistenza partico<strong>la</strong>re,<br />

storica» 20 . Ammettere una religione o una filosofia assoluta significa ><br />

<strong>non</strong> essersi domandati<br />

se proprio sia possibile in sé che il genere si realizzi assolutamente in<br />

un individuo, l'arte in un artista, <strong>la</strong> filosofia in un filosofo 21 .<br />

Sul<strong>la</strong> distinzione fra essenza ed esistenza, genere e individuo si fon­<br />

da l'Essenza del cristianesimo. Al capitolo sul<strong>la</strong> trinità, contenuto nel<strong>la</strong><br />

seconda parte 22 , si ricollegano esplicitamente alcuni fogli, che in margine<br />

segna<strong>la</strong>no :<br />

Sophistik. Trinitat zu S. 348 Anm[erkung] und zu dem Satz: Gott ist ein><br />

aus drei Personen bestehendes persònliches Wesen [Sofistica. Trinità rispetto a,<br />

pag. 348 nota e al<strong>la</strong> frase: Dio è un'essenza personale, che sussiste in tre per­<br />

sone] 2ì<br />

oppure:<br />

Trinitat. «Wesen des Christentums », II Auf[<strong>la</strong>gel, S. 348 Anmerk[ung];<br />

[Trinità. « Essenza del cristianesimo », II edizione, p. 348] 24 .<br />

Qui, come in quel capitolo, ritorna il giudizio di <strong>Feuerbach</strong>: «So­<br />

fistica» 25 .<br />

Anche dopo <strong>la</strong> seconda edizione dunque <strong>Feuerbach</strong><br />

raccoglie nuova documentazione per dimostrare l'uso contradditorio, « so­<br />

fistico » del termine ' persona '. Infatti quel<strong>la</strong> distinzione fra essenza e<br />

individuo, che fra gli uomini permette <strong>la</strong> pluralità, in Dio <strong>non</strong> esiste. In<br />

un estratto <strong>Feuerbach</strong> trascrive:<br />

Est igitur individua h. e. singu<strong>la</strong>ris res essentia divina, <strong>non</strong> modo so<strong>la</strong> et<br />

quatenus a personarum proprietatibus cogitando secernitur, sed etiam cum iisdem-<br />

spazio-temporale dell'individuo e nel<strong>la</strong> parte terza (ivi, pp. 318-57) il suo supera­<br />

mento nello spirito, cfr. già anche nel<strong>la</strong> dissertazione De ratione una, universali,,<br />

infinita (1828), § 16 (ivi, pp. 86-9).<br />

20 G. W., IX, p. 19.<br />

21 Ivi, pp. 19-20 [tr. it. C. Cesa, S. F., p. 51].<br />

22 G. W., V, pp. 359-93.<br />

23 40'' 10 V . ;<br />

24 Ivi, 11 1', cfr. anche 19r .<br />

i 25 Ivi, 4 V , 10 V , 20r .


48 CAPITOLO SECONDO<br />

sumpta coniunctim. Est enim Deus unus, h. e. singu<strong>la</strong>ris et individuus,<br />

<strong>non</strong> quomodo multi homines unus homo dicuntur, sed ut quilibet illorum<br />

unus est, ita tamen ut hic ipse unus ac singu<strong>la</strong>ris Deus tres<br />

personae sint reapse distinctae, quod omnem admirabili-<br />

tatem superai.<br />

E più sotto:<br />

Quamquam in ejusmodi nominum usu, cum singu<strong>la</strong>rem et indivi-<br />

•d u a m Dei esse <strong>natura</strong>m dicimus, proprietas est observanda significationis, ne sic<br />

singu<strong>la</strong>ris credatur esse <strong>natura</strong>, ut communis esse nequeat, et sic indi­<br />

vidua, ut in una tantum existat persona vel hypostasi 36 .<br />

Riprendendo <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica definizione di Boezio, « <strong>natura</strong>e rationa-<br />

bilìs individua sub stantia », con cui il Petau apre il capitolo sul signifi­<br />

cato del termine ' persona ', trascrive che <strong>la</strong> persona è « quel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>,<br />

che sussiste per sé, perfettamente, separatamente » e <strong>la</strong>scia intendere<br />

come tale sussistenza dovrebbe essere attribuita sia a Dio in quanto tale,<br />

sia a ciascuna persona divina 27 .<br />

Tale contraddizione è per il cristianesimo l'effetto che produce sul<strong>la</strong><br />

mente <strong>umana</strong> il mistero, superiore verità, che in sé contiene gli opposti.<br />

<strong>Feuerbach</strong> si confronta con questa impostazione riportando l'affermazio­<br />

ne di Gregorio Nisseno, secondo cui <strong>la</strong> dottrina trinitaria porrebbe il<br />

cristianesimo fra ebraismo e paganesimo, monoteismo e politeismo come<br />

« media veritas » al di sopra delle opposte « opiniones » 28 . Che per lui<br />

<strong>non</strong> si tratti di una vera sintesi, di un contenuto superiore, ma di un<br />

artificio verbale, è dimostrato dalle continue oscil<strong>la</strong>zioni nel momento<br />

in cui si cerca di esplicitare il dogma. Non solo gli Ariani e i Sabelliani<br />

26 Ivi, 10f-v [cfr. T. D., II, 1. IV, e. XIII, § IV, p. 424 e e. XIV, § XI,<br />

p. 443]. [le sottolineature qui, come in tutte le altre citazioni, sono dello stesso<br />

<strong>Feuerbach</strong>].<br />

27 Ivi, 6P [cfr. T. D., II, 1. IV, e. IV, § I, p. 339]; così per es. trascrive:<br />

« Sed tum scilicet ea intelligitur <strong>natura</strong>, quae per se, perfecte separatimque con-<br />

.sistit [...] Apud Theologos vero personae nomen <strong>non</strong>nisi substantiam significai, <strong>non</strong><br />

tamen sine qualitate vel functione aliqua ... Non igitur persona so<strong>la</strong>s istas notas<br />

: significai, sed una cum iis substantiam, quam afHciunt ac singu<strong>la</strong>rem constituunt et<br />

ab reliquis separant ». Cfr. anche ivi, 8r ~v .<br />

28 Ivi, 9r : « [...] sed inter duas opiniones media procedat ve­<br />

ritas, quae utramque sectam evertit et ab utraque, quod utile est, colligit. Nam<br />

judaicum dogma destruitur tum eo quod Verbum admittitur, tum fide<br />

in Sp[iritum] S[anctum]. Gentilium autem multiplicibus de diis aboletur error,<br />

quod <strong>natura</strong>e unitas multorum deorum imaginationem auferat ». [Cfr. T. D., II,<br />

'I. IV, e. XIII, § I, p. 422; qualche lieve variazione]. Vedi anche ivi, 30 V .


AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 49<br />

riproducono all'interno del cristianesimo <strong>la</strong> contraddizione 29 , ma gli<br />

stessi padri del<strong>la</strong> chiesa nel respingere l'una di queste eresie cadono nel­<br />

l'altra, come è indirettamente ammesso dallo stesso Petau 30 . Così anche<br />

Gregorio Nisseno, Cirillo Alessandrino, Massimo Martire, Giovanni Da­<br />

masceno, Teodoro Abucara ... illustrano l'unità di Dio dall'unità del­<br />

l'essenza <strong>umana</strong> senza tener presente che <strong>la</strong> prima è di genere ben di­<br />

verso, giacché <strong>non</strong> si può intendere semplicemente come specie 31 .<br />

Si potrebbe certamente obiettare che queste oscil<strong>la</strong>zioni sono pro­<br />

prie <strong>non</strong> del<strong>la</strong> fede, ma del<strong>la</strong> teologia, <strong>non</strong> del nucleo dottrinale, ma<br />

del<strong>la</strong> sua esplicitazione, tuttavia nel dogma di fede — e quello trinitario<br />

ne è un esempio <strong>la</strong>mpante — <strong>la</strong> riflessione teologica risulta già essenzial­<br />

mente implicata 32 .<br />

Se <strong>la</strong> distinzione di essenza ed esistenza è il principio ispiratore del<br />

momento critico, <strong>la</strong> loro unione è tuttavia un'istanza presente a Feuer-<br />

bach fin dagli inizi. Se l'individuo <strong>non</strong> può pretendere a una identità né<br />

immediata, né esaustiva con il genere, <strong>non</strong> si può misconoscere quel<strong>la</strong><br />

che è <strong>la</strong> sua aspirazione più profonda. È questa che dal<strong>la</strong> dissertazione<br />

De ratione una, universali, infinita 33 ai Vernieri sul<strong>la</strong> morte e l'immor­<br />

talità M all'Ahe<strong>la</strong>rdo ed Eloisa 35 suggerisce sintesi sempre nuove, in cui<br />

29 Ivi, ll v [cfr. T. D., II, 1. IV, e. XIV, § Vili, p. 442] e 10 r [cfr. T. D.,<br />

II, 1. IV, e. XIII, § III, p. 423].<br />

30 Ivi, 10r [cfr. T. D., II, 1. IV, e. XIII, § IH, p. 423].<br />

31 Ivi, 12'- v [cfr. T. D., II, 1. IV, e. IX, §§ V-IX, pp. 385-88]. Si veda per<br />

es. il passo citato di Gregorio Nisseno: « Est igitur Petrus et Paulus et Barnabas,<br />

secundum id quod est homo, unus homo: et secundum hoc ipsum, quod est homo,<br />

plures esse nequeunt. Dicuntur autem multi homines abusione quadam et <strong>non</strong><br />

proprie» [p. 386]. <strong>Feuerbach</strong> rileva poi il paragone di Eusebio addirittura con<br />

l'oro: « Sic complectitur unitas Trinitatem, quomodo, verbi gratia, si trium solido-<br />

rum personae uno eiusdem auri exprimantur metalli» [p. 387].<br />

32 Leo Scheffczyk, Lehramtliche Formulierung una Dogmengeschichte der Tri-<br />

nitat, in: Mysterium Salutis, cit., II, pp. 145-87.<br />

33 G. W., I, p. 30 («cogitans ipse sum genus humanum »), p. 34 (« necesse<br />

est, ut in cogitatione il<strong>la</strong> momenta, quae in qualibet alia actione velut in diversa<br />

membra dissipata sunt et disiecta ... in unum cogantur»).<br />

34 « Der Mensch tritt als ein einzelner — und jeder trat so hinein — in die<br />

Menschheit ein als ein ganzes, fertiges, festes, schon geschlossenes Sein: die abso-<br />

lute Mitte der Menschheit ist das Bewufksein oder vielmehr ist die Menschheit<br />

selbst, das ungetrennte Ganze in der Form des Wissens ». (Ivi, p. 331 — si veda<br />

in tutta <strong>la</strong> terza parte dei Pensieri l'importanza del<strong>la</strong> memoria come pro­<br />

cesso storico).<br />

35 Si consideri il valore simbolico del<strong>la</strong> conclusione: « das schònste Band<br />

zwischen Mensch und Schriftsteller ist die Liebe ». (Ivi, p. 638).<br />

F. TOMASONI, <strong>Ludwig</strong> feuerbach e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>.


50 CAPITOLO SECONDO<br />

al<strong>la</strong> ragione subentra sempre più l'amore. Se, ricollegandosi al<strong>la</strong> seconda':<br />

parte dell'Essenza del cristianesimo, <strong>Feuerbach</strong> riprende come momento-<br />

critico <strong>la</strong> distinzione, <strong>non</strong> omette però neppure di sottolineare, in linea-<br />

con <strong>la</strong> prima parte dell'opera 36, il momento positivo dell'unione. La;<br />

Trinità è allora, secondo un brano trascritto, l'ideale cui tende <strong>la</strong> comu­<br />

nità dei credenti:<br />

Etenim si omnium crederitium, sicut scriptum est, erat anima una et cor<br />

unum: si omnis qui adhaeret Domino unus Spiritus est, ut Apostolus dixit: si<br />

vir et uxor in carne una sunt: si omnes homines, quantum ad <strong>natura</strong>m perline!;<br />

unius substantiae sumus, si hoc de humanis scriptura dicit, quia multi unum sunt,<br />

quorum nul<strong>la</strong> potest esse cum divinis comparatio, quanto magis Pater et Filius<br />

in divinitate unum sunt, ubi nec substantiae, nec voluntatis ul<strong>la</strong> est differentia 37.<br />

Da qui <strong>la</strong> continua insistenza dei padri, colta da <strong>Feuerbach</strong>, sul­<br />

l'essenza divina come comunità, come reciprocità, come concordia nelle<br />

operazioni ad extra 38 , e <strong>la</strong> loro esclusione di ogni singo<strong>la</strong>rità in quanto-<br />

solitudine 39 . In questa prospettiva, certamente più acuta e originale, già<br />

abbozzata nel<strong>la</strong> prima parte dell'Essenza del cristianesimo 40 , <strong>la</strong> critica-<br />

del<strong>la</strong> trinità come identificazione immediata di essenza e persona appare<br />

semplicistica, parziale, astratta, giacché ignora ciò che è costitutivo in<br />

essa, <strong>la</strong> mediazione, una mediazione <strong>non</strong> intellettualistica, ma d'amore.<br />

ORIGINARIETÀ E DIPENDENZA: LA PERSONA COME RELAZIONE.<br />

Certo <strong>la</strong> definizione di Boezio del<strong>la</strong> persona come « <strong>natura</strong>e ratio-<br />

nabilis individua sub stantia » <strong>non</strong> da conto del<strong>la</strong> persona divina, ma><br />

neppure del<strong>la</strong> persona <strong>umana</strong>. La teologia contemporanea 41 , forte del­<br />

l'esistenzialismo e del personalismo, ha riscoperto nell'antica dogmatica<br />

trinitaria il concetto di persona come re<strong>la</strong>zione.<br />

A questo proposito è significativo osservare come lo stesso Feuer­<br />

bach nel momento in cui si prepara a rovesciare il primato dell'essenza-<br />

rispetto all'esistenza, coglie l'importanza di questo aspetto. Così se nel<strong>la</strong><br />

36 G. W., V, pp. 130-49.<br />

37 40c 12r-v [cfr. T. D., II, 1. IV, e. XIV, § I, pp. 438-39].<br />

38 Ivi, 14r [cfr. T. D., II, 1. IV, e. XV, SS I-VIII, pp. 444-49].<br />

39 Ivi, 10* [cfr. T. D., II, 1. IV, e. XIV, $ XI, p. 443].<br />

* G. W., V, pp. 136-41, 148-49.<br />

41 Cfr. H. Miihlen, Der heilige Geist ah Person, Miinster 1963; Una Mystica<br />

Persona, Mùnchen 1964.


AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 51<br />

seconda parte dell'Essenza del cristianesimo le persone divine sono an-<br />

•cora viste come raffigurazioni individuali, empiriche di determinazioni<br />

• concettuali per l'intervento surrettizio dell'immaginazione 42 , nel<strong>la</strong> prima<br />

rappresentano le re<strong>la</strong>zioni primarie, da cui dipende essen­<br />

zialmente l'uomo 43 .<br />

Un buon numero di estratti di Petau è dedicato all'analisi delle re­<br />

<strong>la</strong>zioni intertrinitarie che, come sottolineano vari testi riportati, costi­<br />

tuiscono^ persone stesse 44 .<br />

La prima re<strong>la</strong>zione, peraltro già trattata nell'Essenza del cristiane­<br />

simo, è quel<strong>la</strong> di padre e figlio: l'uno genera, l'altro è generato, l'uno è<br />

principio, l'altro è principiato. <strong>Feuerbach</strong> riporta molti testi dei padri,<br />

come Gregorio Nazianzeno, Atanasio, Agostino, che dimostrerebbero lo<br />

sforzo per comporre da un <strong>la</strong>to <strong>la</strong> dipendenza del figlio dal<br />

padre, il suo aver principio, dall'altro <strong>la</strong> sua piena divinità, <strong>la</strong> sua<br />

assoluta distinzione rispetto alle creature 45 . Il risultato è sì per lui con­<br />

tradditorio, sofistico 46 , ma l'esigenza ineludibile, che ne è al<strong>la</strong> base, è<br />

quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> mediazione fra Dio e l'uomo. Riprendendo l'Essenza<br />

del cristianesimo 47 egli dimostra attraverso molti testi che il figlio è<br />

l'uomo in Dio, <strong>la</strong> possibilità reale di entrare in contatto col pa­<br />

dre. L'antica patristica infatti chiama il padre con l'appel<strong>la</strong>tivo assoluto<br />

di Dio fondando su di lui l'unità divina w , mentre fa derivare l'onnipo­<br />

tenza del figlio dal dono del padre 49 . Di Grillo Alessandrino, Giovanni<br />

Damasceno, Giovanni Crisostomo vengono riportati testi, nei quali si<br />

42 G. W., V, pp. 387-93.<br />

43 Ivi, pp. 132-35, 41-49.<br />

44 40* 8r-^ [cfr. T. D., II, 1. IV, e. X, §§ VI-XIV, pp. 397-405 e e. XI,<br />

•SS VIII-IX, pp. 410-13] e 19r [cfr. T. D., II, 1. V, e. IV, § X, pp. 495-96].<br />

45 Ivi, l'-v, 5r, 13r , 20r, 21 r-v, 28r^' [cfr. T. D., II, 1. I, cc. II-III, pp. 6-<br />

16 e e. VII, § II, pp. 42-3; 1. II, e. XI, § X, p. 175; 1. IV, e. XV, §§ III-IV,<br />

pp. 445-46; 1. V, e. V, SS III-VII, pp. 500-03 e § X, pp. 504-05; 1. II, e. II,<br />

§ IV, pp. 100-01 e § Vili, p. 103; 1. VI, e. Vili, § VI, pp. 591-92].<br />

46 Ivi, 20r .<br />

47 G. W., V, pp. 162-67, 189-205.<br />

48 40 C 28 V . <strong>Feuerbach</strong> riporta per es. citazioni da Atanasio e Gregorio Nazian-<br />

. zeno: « Athanasius: unum esse principium divinitatis, <strong>non</strong> duo principia... unum<br />

idcirco esse Patrem et Filium, quod Filius <strong>non</strong> aliunde, sed a Patre genitus sit »<br />

[T. D., II, 1. IV, e. XV, § IX, p. 450]; « Gregorius Nazianzenus Patrem appel<strong>la</strong>i<br />

unionem; propterea quod unitatis in Trinitate causa est productio et unius ex altera<br />

persona processio: sive principii unitas » [ivi, S X, p. 450].<br />

« Ivi, 28r [T. D., II, 1. VI, e. Vili, § VI, pp. 591-92] e 13r [T. D., II,<br />

VI. IV, e. XV, §§ III-IV, pp. 445-46].


52 CAPITOLO SECONDO<br />

ammette che il figlio dipende e il padre è maggiore del fi­<br />

glio 50 . Se il figlio è costituito dal<strong>la</strong> sua dipendenza radicale rispetto al<br />

padre, tale sua proprietà fin dal<strong>la</strong> sacra scrittura e dai padri lo avvicina<br />

alle creature: essa è <strong>la</strong> spiegazione ultima del motivo per cui proprio il<br />

figlio si sia incarnato.<br />

Affiora qui un concetto centrale del<strong>la</strong> teologia patristica, che sarà<br />

accuratamente seguito da <strong>Feuerbach</strong>. Certamente l'opera del<strong>la</strong> reden­<br />

zione è libera, tuttavia, l'incarnazione conviene essenzialmente al figlio<br />

e <strong>non</strong> al padre 51 . Questo evento trova dunque il suo primo fondamento<br />

nel<strong>la</strong> proprietà del figlio di essere immagine e Àóyoc; del padre e il suo<br />

primo antecedente nel<strong>la</strong> creazione.<br />

La grandiosa visione del<strong>la</strong> lettera di S. Paolo ai Colossesi (Col.l,<br />

15-18; 2, 9-10) K e del prologo del vangelo di Giovanni (Io. 1, 1-18) 5\<br />

che nel Cristo riconoscono il verbo di Dio, fattosi uomo, quel ^óyog,<br />

per cui « ogni cosa è stata fatta », è <strong>la</strong> prospettiva in cui i padri leggono<br />

<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> salvezza a partire dal<strong>la</strong> creazione. Quel<strong>la</strong> linea, che dal<strong>la</strong><br />

dipendenza totale del figlio dal padre fa discendere <strong>la</strong> creazione e <strong>la</strong> re­<br />

denzione, è già da loro ripercorsa in ambedue i sensi. Incarnandosi il<br />

figlio assume l'immagine dell'uomo, ma l'uomo era già fin dal<strong>la</strong> creazione<br />

immagine di lui.<br />

<strong>Feuerbach</strong> riporta per es: di Atanasio:<br />

Et imago et gloria Dei vocati sumus (verba sunt Athanasii) sed <strong>non</strong> propter<br />

nos ipsos, verum propter imaginem veramque gloriam Dei habitantem in nobis,<br />

quod est Verbum Dei; quod nostra causa postea caro factum est, eius gratiam<br />

appel<strong>la</strong>tionis adepti sumus<br />

E di Origine:<br />

Et ita verum est quod dicit, qui me videt, videt et Patrem. Ad huius ergo<br />

50 Ivi, 21*-* [cfr. T. D., II, 1. V, e. V, § X, pp. 504-05 e 1. II, e. II, § IV,<br />

pp. 100-01 e § Vili, p. 103], vedi anche ivi, 33V [cfr. T. D., Il, 1. VII, e. VI,<br />

§ X, p. 677].<br />

51 Sul significato fondamentale di questo concetto e sulle sue implicazioni nel<strong>la</strong><br />

formazione del dogma trinitario, cfr. Leo Scheffczyk, art. cit., pp. 157-58, e nelle<br />

riflessioni del<strong>la</strong> teologia contemporanea, cfr. K. Rahner, Der dreifaltige Gott als<br />

transzendenter Urgrund der Heilsgeschtchte, cit., pp. 332-36.<br />

52 Cfr. A. Hockel, Christus der Erstgeborene. Zur Geschichte der Exegese<br />

von Kol. 1, 15, Diisseldorf 1965.<br />

53 Cfr. R. E. Brown, The Gospel according to John, New York 1966, pp. 3-<br />

37; R. Schnackenburg, Christologie des Neuen Testamenti, in: Mysterium Salutis,<br />

cit., III/l (1970), pp. 337-50.


AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 55<br />

imaginis similitudinem homo factus est; et propterea Salvator noster, qui est<br />

imago Dei, misericordia motus prò homine, qui ad ejus similitudinem factus fue-<br />

ràt... imagine hominis assumpta venit ad ipsum M .<br />

Confrontando i due momenti del<strong>la</strong> creazione e dell'incarnazione è<br />

possibile scoprire uno scambio fra modello e copia. Infatti se nell'atto<br />

creativo il Xóyoc; è archetipo in quanto sapienza, nel momento dell'in­<br />

carnazione l'uomo lo è in quanto carne, corpo. Quello che ai<br />

padri permette di spiegare <strong>la</strong> redenzione come restaurazione dell'imma­<br />

gine divina nell'uomo, fornisce anche a <strong>Feuerbach</strong> nuovo sostegno per<br />

il rovesciamento del rapporto fra Dio e uomo 55 . O il corpo è per il ver­<br />

bo un accessorio esteriore, una maschera, come pensavano i d o e e t i ^<br />

o rientra in qualche modo nel<strong>la</strong> definizione stessa del verbo. In questa<br />

problematica si impone con forza il tema del<strong>la</strong> resurrezione del­<br />

<strong>la</strong> carne e <strong>non</strong> è un caso che un passo di Tertulliano citato provenga<br />

proprio da un'opera su questo argomento:<br />

[...] ad imaginem Dei fecit illum scilicet Christi... Ita limus ille jam tunc<br />

imaginem intuens Christi futuri in carne <strong>non</strong> tantum Dei opus erat, sed etiam<br />

pignus 57 .<br />

A <strong>la</strong>to <strong>Feuerbach</strong> annota: « Come Tertulliano, anche altri vedono<br />

nel corpo l'immagine di Dio nell'uomo » 58 . Se dunque l'incarnazione,<br />

il corpo rientrano nel<strong>la</strong> nozione del verbo, questo <strong>non</strong> può che apparire<br />

come il « Dio umano » 59 . Mediante il concetto di mediatore, di imma­<br />

gine, il verbo è inscindibilmente legato all'uomo, che diventa così il pun­<br />

to di riferimento finale.<br />

Tutta <strong>la</strong> Trinità è definita rispetto all'uomo. Lo spunto è a Feuer­<br />

bach offerto dalPinterpretazione psicologica dei trattati trinitari, che<br />

nel padre vedevano l'essere, nel figlio il sapere, nello spirito santo l'a-<br />

54 40'' 27r [cfr. T. D., II, e. V, § XI, pp. 569-70].<br />

55 Ibid., a <strong>la</strong>to commenta: « Cristo Dio umano, immagine di Dio ».<br />

56 Cfr. <strong>la</strong> polemica di <strong>Feuerbach</strong> contro il corpo « docetico », puro fenomeno<br />

ottico, nello scritto Sul miracolo, in: G. W'., Vili, pp. 335-38.<br />

57 40C 27 V . Il passo è preso dal tomo III e qui accostato da <strong>Feuerbach</strong> [cfr.<br />

T. D., Ili, 1. II, e. II, § III, p. 297].<br />

58 Ibid. Il Petau aveva citato anche Prudenzio e Ireneo (« carnem p<strong>la</strong>smatam<br />

esse dicit secundum imaginem Dei »), ma poi aveva aggiunto <strong>la</strong> correzione di<br />

S. Agostino, che aveva visto nel corpo eretto solo un segno dell'immagine, in se-<br />

forma intcriore.<br />

99 Ivi, 27 r .


54 CAPITOLO SECONDO<br />

more. La trinità sarebbe dunque <strong>la</strong> totalità dell'uomo 60 . Que­<br />

sta affermazione, già contenuta nell'Essenza del cristianesimo 61 , ha qui<br />

un significato più marcatamente esistenziale, in quanto indica<br />

<strong>non</strong> tanto <strong>la</strong> somma delle qualità essenziali, quanto <strong>la</strong> totalità delle re­<br />

<strong>la</strong>zioni che sono <strong>la</strong> base e l'ideale dell'uomo. « Le persone divine par<strong>la</strong>no<br />

l'una all'altra e si comprendono » 62 . La pluralità è inscindibile dall'amo­<br />

re 63 . La Jtepixcóorjaiq o circuminsessio rappresenta <strong>la</strong> massima compe­<br />

netrazione delle persone senza fusione indistinta 64, ciò che l'uomo desi­<br />

dera, ma <strong>non</strong> riesce a realizzare 65 .<br />

Nel rapporto fra modello e copia, principio e principiato è decisiva<br />

<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> verità e del<strong>la</strong> realtà prima, in base al<strong>la</strong> quale i due<br />

•opposti terminano di scambiarsi il ruolo e si definisce una visione del<br />

reale.<br />

VERITÀ E ASTRAZIONE: LA PERSONA REALE.<br />

Grande attenzione è da <strong>Feuerbach</strong> dedicata, all'impegno dei padri<br />

nel difendere il senso proprio, <strong>non</strong> meramente f i g u -<br />

rato delle persone divine e quindi delle re<strong>la</strong>zioni, che le costituiscono,<br />

degli atti o processioni, in base a cui si pongono reciprocamente. Il fi-<br />

60 Cfr. ivi, 39r il titolo del foglio.<br />

« G. W., V, pp. 130-32.<br />

62 40c 26r il titolo in alto di <strong>Feuerbach</strong> ai brani tratti da T. D., II, 1. VI,<br />

e. IV, §§ III-IV, pp. 559-60.<br />

63 Cfr. il titolo in alto di 40C 30r : Trinitàt Liebe. Qui si cita Riccardo Vitto-<br />

rino: « Richardus Victorinus ... in tertio de Trinitate personarum pluralitatem af-<br />

firmat imprimis ex eo, quod id perfectae bonitatis et felicitatis ratio exigit, ut sint<br />

plures ejusdem boni participes, qui se summe diligant ac mutua communione fruan-<br />

tur» [cfr. T. D., II, 1. VI, e. Vili, § XIII, p. 595].<br />

M Ivi, 1* [cfr. T. D., II, 1. IV, e. XVI, §§ III, Vili, pp. 455, 457-58]. L'in­<br />

teresse di <strong>Feuerbach</strong> si può arguire anche dal fatto che l'introduzione all'argomento<br />

è in tedesco: « Trinitàt Ideai der hò'chsten Einheit. Zur Bezeichnung des gegen-<br />

seitigen Ineinanderseins und nicht ohne einander Seins der gòttlichen Personen<br />

gebrauchen die griechischen Patres das Wort Jte(nxcÓQT]aig welches die scho<strong>la</strong>stische<br />

Theologie circuminsessionem nannte ».<br />

*-Ibid. [cfr. T. D., II, 1. IV, e. XVI, § XV, p. 462]. Cosi fra l'altro cita:<br />

« Homo enim apud hominem sic est, ut <strong>non</strong> solum apud eum <strong>non</strong> esse possit, sed<br />

etiam cum apud eum est, in ipso substantialiter esse <strong>non</strong> possit. Vere enim qui<br />

sic apud alium est, extra illum est, quia cum est apud illum sinceritate dilectionis,<br />

loco discernitur, quantolibet affectu sibi uterque jungatur. Sed sic est<br />

Verbum apud Deum, sicut in mente Verbum, sicut in corde consilium ».


AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 55<br />

glio è vero figlio, <strong>la</strong> generazione è a Dio applicata in senso proprio-<br />

Di S. Agostino per es. cita:<br />

Si ergo Filius alterius est substantiae quam Pater, monstrum gene­<br />

ra v i t Pater. Quando enim creatura i. e. mulier parit quod <strong>non</strong> est homo, mon­<br />

strum dicitur.<br />

e ancora dello stesso:<br />

Numquid ego, qui alios parere facio, ipse <strong>non</strong> pariam? dicit Dominus 66 .<br />

È impossibile che sia privo di fecondità colui che è <strong>la</strong> fonte di ogni fe­<br />

condità, <strong>non</strong> può <strong>non</strong> essere padre in senso proprio il padre di tutti i<br />

viventi. Un passo riportato dal Damasceno lo afferma esplicitamente:<br />

Impossibile est Deum fecunditate <strong>natura</strong>li destitutum esse dice­<br />

re ... fecunditas in eo sita est, ut ex ipso, h. e. e propria substantia secundum<br />

<strong>natura</strong>m simile generat.<br />

A questo proposito <strong>Feuerbach</strong> annota anche l'affermazione di Atanasio<br />

secondo cui « se Dio <strong>non</strong> avesse <strong>la</strong> forza di generare, <strong>non</strong> avrebbe nep­<br />

pure quel<strong>la</strong> di creare » 67 .<br />

Se però il termine ' figlio ', ' generare ' sono usati in senso proprio,<br />

questo <strong>non</strong> significa che avvenga <strong>la</strong> stessa cosa come nell'uomo. Ci sona<br />

infatti molte forme di generazione; Gregorio Nisseno ne aveva distinto<br />

per es. quattro:<br />

1. quel<strong>la</strong> che consiste in arte e materia, come per le case;<br />

2. quel<strong>la</strong> che riguarda ciò che proviene da <strong>natura</strong> e materia, come<br />

per gli esseri animati;<br />

3. quel<strong>la</strong> che deriva dall'emanazione del<strong>la</strong> materia, come per i<br />

raggi del sole;<br />

4. <strong>la</strong> produzione spirituale, in cui il principio è sì senza mate­<br />

ria e corpo, ma l'effetto cade sotto i sensi e avviene median­<br />

te il corpo, come quando lo spirito proferisce parole 68 .<br />

66 Ivi, 23r [cfr. T. D., II, 1. V, e. VII, § III, p. 516 e § VII, p. 519. Sul<br />

senso proprio del<strong>la</strong> generazione in Dio verte tutto il cap. VII, qui attentamente<br />

studiato].<br />

67 Ivi, 23 V [cfr. T. D., II, 1. V, e. VI, § Vili, p. 512).<br />

68 Ivi, 23'" [cfr. T. D., II, 1. V, e. VI, § XI, pp. 513-14]. L'elenco è riportata,<br />

da <strong>Feuerbach</strong> in tedesco.


56 CAPITOLO SECONDO<br />

Dio realizza l'essenziale, e secondo <strong>la</strong> definizione di S. Tommaso (« origo<br />

alicuius viventis a principio vivente coniuncto, secundum similitudinem<br />

<strong>natura</strong>e ») w , si tratterebbe di fare astrazione da ciò che vale per<br />

una specie partico<strong>la</strong>re, da una forma determinata, dalle « condizioni »<br />

necessarie per gli esseri creati. Gregorio Nisseno però aveva cercato<br />

di dare all'astrazione un significato positivo affermando che tutte e quat­<br />

ti o le forme di generazione sono attribuite nel<strong>la</strong> scrittura a Dio purché<br />

ciò che in ciascuna è rozzo e imperfetto, venga corretto dall'aggiunta<br />

delle altre e da tutte sorga un concetto degno di Dio 70 . Così di Teodoro<br />

Abucara <strong>Feuerbach</strong> riporta <strong>la</strong> spiegazione:<br />

Sic vivere ac vitam habere dicimus Deum, ut Theodorus Abucara scribit,<br />

praecisis omnibus, quae in viventibus creaturis, unde haec appel<strong>la</strong>tio desumpta<br />

est, impura ac Deo indigna cernuntur. Habet enim divinitas in se ea<br />

quae in nobis praestantissima sunt, exclusis iis passio-<br />

nibus et affectionibus, quae ex illis sequuntur 71 .<br />

' Padre ' si addice dunque con <strong>la</strong> massima proprietà a Dio, a tal<br />

punto che quell'appel<strong>la</strong>tivo fu preferito dai padri a questo: infatti chi<br />

dice Dio « lo riferisce alle cose di condizione servile », « chi lo chiama<br />

Padre lo riferisce al suo stesso figlio » 72<br />

II termine è allora usato nel senso più proprio, quanto più indica<br />

un'azione esente da imperfezione. In Dio « <strong>non</strong> c'è utero, né alcuna con­<br />

dizione propria dei corpi » 73 . Generare si addice quindi con il massimo<br />

di proprietà a lui.<br />

L'interesse di <strong>Feuerbach</strong> per l'uso patristico dell' astrazione<br />

è documentato sia dalle annotazioni a <strong>la</strong>to dei fogli, che giocano sullo<br />

scambio fra modello e copia (per es.: « chiara prova del fatto che l'ar­<br />

chetipo è <strong>la</strong> copia dell'uomo » 74 ), sia dall'ampiezza delle disquisizioni<br />

riportate dai padri greci, che cercano di dimostrare da un <strong>la</strong>to l'identità<br />

fra <strong>la</strong> generazione eterna del figlio e <strong>la</strong> produzione intellettuale del ^óyog,<br />

dall'altro <strong>la</strong> distinzione fra il Xóyo? in quanto concetto interno, prin-<br />

69 Ibid. [cfr. T. D., II, 1. V, e. VII, S I, P- 515].<br />

70 Ibid. [cfr. T. D., II, 1. V, e. VI, § XI, p. 514].<br />

71 Ivi, 22*-* [cfr.T. D., II, 1. V, e. VI, § VII, p. 512].<br />

72 Ivi, 17M8v [cfr. T. D., II, 1. V, e. IV, §§ I-VI, pp. 490-94 e e. Ili,<br />

III-V, pp. 484-85].<br />

73 Ivi, 23r [cfr. T. D., II, 1. V, e. VII, § IV, p. 517].<br />

74 Ivi, 24r , cfr. anche 17r .


AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 57<br />

cipio, e <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> estena, proferita 75 . È chiaro che tutto ciò rappresenta<br />

per lui un tipico esempio di argomentazione « idealistica », che identifica<br />

essere e idea per fare di questa il principio di ogni realtà e, secondo lo<br />

schema tratteggiato nei Principi del<strong>la</strong> filosofia dell'avvenire (composti<br />

nel 1843), ha avuto <strong>la</strong> sua cul<strong>la</strong> più favorevole nel neop<strong>la</strong>tonismo an­<br />

tico, in quel<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re commistione di filosofia e religione 76 .<br />

L'incarnazione però rompe l'impostazione « idealistica » e<br />

neop<strong>la</strong>tonica. Nei padri è vivamente avvertita l'esigenza di collegare il<br />

A.ÓYOS al<strong>la</strong> carne, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> interna al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> esterna. Dal trattato sul­<br />

l'incarnazione <strong>Feuerbach</strong> riprende un testo di Agostino:<br />

Ita enim verbum nostrum vox quodammodo corporis fit, assumendo eam, in<br />

qua manifestetur sensibus nostris, sicut Verbum Dei caro factum est, assumendo<br />

eam, in qua et ipsum manifestaretur sensibus hominum. Et sicut verbum nostrum<br />

fit vox, nec mutatur in vocem, ita Verbum Dei caro quidem factum est, sed absit<br />

ut mutaretur in cameni 77 .<br />

Il parallelo fra <strong>la</strong> carne e <strong>la</strong> voce sembra sì relegare <strong>la</strong> materia nel<strong>la</strong><br />

sfera dell'esteriore, dell'accessorio, ma senza <strong>la</strong> carne <strong>la</strong> redenzione <strong>non</strong><br />

è avvenuta, né senza <strong>la</strong> voce <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione di Dio. Qui sta per <strong>Feuerbach</strong><br />

il realismo del cristianesimo.<br />

Fin dal 1828, nel<strong>la</strong> lettera ad Hegel, egli aveva visto come compito<br />

del<strong>la</strong> nuova filosofia <strong>la</strong> IvcraQxwon; o incarnazione del puro<br />

Xóyog 78 . Nell'Essenza del cristianesimo aveva poi sostenuto come l'in­<br />

carnazione <strong>non</strong> fosse « un fatto meramente empirico », ma il disve<strong>la</strong>­<br />

mento del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> di Dio e dell'essenza del cristianesimo 79 . L'Essenza<br />

del<strong>la</strong> fede secondo Luterò, redatto presumibilmente poco prima dei no­<br />

stri fogli, è tutto dedicato al dinamismo e al realismo del­<br />

l'incarnazione 80 .<br />

La novità assoluta di questo studio sul<strong>la</strong> trinità è rappresentata da­<br />

gli ampi estratti sullo spirito santo. Nell'Essenza del cristiane­<br />

simo <strong>Feuerbach</strong> se ne era sbarazzato con il facile giudizio che si trattava<br />

di una personificazione vaga, mal riuscita dell'amore, e l'aveva sostituito<br />

75 Ivi, 15r-v, 4, 32r [cfr. T. D., II, 1. VI, e. I, §§ II-III-V-VII-IX, pp. 540-<br />

541, 542, 543-46; 1. VII, e. XIII, §§ IV-VIII, pp. 729, 731; Addenda pp. 872-73].<br />

76 G. W., IX, pp. 310-12 [tr. it. C. Cesa, S. F., pp. 244-48].<br />

77 40*32^ [cfr. T. D., IV, 1. II, e. IV, § III].<br />

78 Briefe von una an Hegel, cit., Ili, p. 245 [tr. it. C. Cesa, S. F., p. 7].<br />

79 G.W., V, pp. 101-06.<br />

80 Cfr. in partico<strong>la</strong>re G. W., IX, pp. 377-79.


58 CAPITOLO SECONDO<br />

•con un simbolo secondo lui molto più vivo, <strong>la</strong> madre di Dio, situata ad­<br />

dirittura nel<strong>la</strong> trinità 81 . Questo stratagemma, teologicamente molto ap­<br />

prossimativo, corrispondeva al predominio esclusivo del motivo dell'in­<br />

carnazione su ogni altro. Ora al contrario le proprietà distintive dello<br />

spirito santo sono oggetto di studio molto accurato e questo evidente­<br />

mente per influsso del<strong>la</strong> teologia patristica, che il Petau aveva rivalutato.<br />

Cosi quel<strong>la</strong> confusione fra amore come essenza divina e<br />

•amore come persona, individuata nell'Essenza del cristianesimo 82,<br />

è ora chiarita da un testo di Agostino, che introduce il concetto di<br />

amore come processo.<br />

Quare charitas essentialis <strong>non</strong> est Trinitàtis persona certa; sed est ipsa divi-<br />

nitas, quae utique <strong>non</strong> una est persona, sed tres. Sed ut expressus ab utroque,<br />

Patre ac Filio, amor est, sive mutuae dilectionis terminus, Spiritus Sanctus proprie<br />

•dicitur, estque Trinitatis tertia et ab aliis distincta persona 83 .<br />

Nel<strong>la</strong> rivendicazione del significato proprio dello spirito santo Feuer-<br />

bach rileva i tratti realistici sia del<strong>la</strong> patristica occidentale, sia di queUa<br />

•orientale. La prima, collocando lo spirito santo come nesso fra padre e<br />

figlio in quanto mutuo processo d'amore, giunse fino a definirlo «ba­<br />

cio» o « a m p 1 e s s o » w. La seconda, considerandolo secondo una<br />

linea discendente dal padre al figlio e da questo allo spirito santo, lo<br />

chiamò addirittura « alito » che promana dal<strong>la</strong> bocca del figlio 8S . Come<br />

infatti il figlio fu mandato dal padre, così lo spirito venne mandato o,<br />

più specificatamente, alitato (Io. 20, 22) dal figlio 86 . L'ordine nel<strong>la</strong> sto-<br />

81 G. W., V, pp. 143-45, 391. Sul<strong>la</strong> insostenibilità, anche storica, di questa<br />

sostituzione si erano appuntate già le critiche di E. Zeller nel<strong>la</strong> recensione « Das<br />

Wesen des Christentums ». Von L. Feuerbacb, in: « Theologische Jahrbùcher »<br />

(1843), II. Heft, p. 364, e di C. Frante, ~0ber den Atbeismus mit besonderer<br />

Bezugnahme auf <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>, Berlin 1844, p. 130.<br />

82 Ivi, p. 138.<br />

83 4CK35 1' [cfr. T. D., II, 1. VII, e. XII, § V, p. 720; in questo foglio è<br />

ripreso gran parte del cap. XII dal § 3 al § 9].<br />

Su questo problema cfr. anche trattazione di F. Bourassa, Questions de théolo-<br />

,gie trinitaire, Rome 1970, pp. 104-123.<br />

»4 Ivi, 35 V [cfr. T. D., II, 1. VII, e. XII, § Vili, p. 721: « Jure itaque<br />

<strong>non</strong>nulli Spiritum sanctum osculum Patris et Filli, vel amplexum, vel id genus<br />

aliud appel<strong>la</strong>nt, quo arctissima il<strong>la</strong> coniunctio, vel potius unitas ostenditur »].<br />

« Ivi, 33r-v [cfr. T. D., II, 1. VII, e. V, §§ X-XI, p. 669].<br />

86 Sul contesto storico-culturale di questa insistenza in Giovanni, cfr. F. J.<br />

Schierse, Die neutestamentliche Trinitàtsoffenbarung, in: Mysterium Salutis, cit., II,<br />

pp. 121-25.


AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 59<br />

ria del<strong>la</strong> salvezza coincide dunque con l'ordine interno al<strong>la</strong> vita trinitaria<br />

stessa. Dal Petau <strong>Feuerbach</strong> trascrive:<br />

Jam vero ejusmodi est ista re<strong>la</strong>tio comparatioque Filii ad Spiritum ut priores<br />

in ea partes Filius habeat et major esse dicatur, itidem ut in re<strong>la</strong>tione Patris ad'<br />

Filium major appel<strong>la</strong>tur Pater. Haec autem major dignitas, quae et auctoritas dici-<br />

tur, in eo solo posita est, quod alter sit principium, alter ab ilio tamquam prin­<br />

cipio ducat originerò 87 .<br />

Certo i padri cercarono di tenere lontane rappresentazioni inade­<br />

guate, troppo materiali sostenendo che per alito si doveva intendere<br />

primariamente <strong>non</strong> l'effusione di aria all'esterno, bensì l'alito intcriore,,<br />

sostanziale, lo spirito di vita 88 . Tuttavia affermarono anche una conti­<br />

nuità fra interiorità ed esteriorità. <strong>Feuerbach</strong> per es. riporta <strong>la</strong> spiega­<br />

zione di Grillo Alessandrino:<br />

Sed quemadmodum unusquisque nostrum proprium in se ipso spiritum con-<br />

tinet et ex intimis visceribus foras effundit. Propterea et corporaliter ipsunr<br />

Christus insuff<strong>la</strong>vi!, ea re demonstrans uti humano ex ore corporaliter exit spiritus,<br />

sic ex divina substantia eo modo, qui Deo congruit, illum qui est ex ea, prodire<br />

spiritum 89 .<br />

Lo spirito appare qui come qualcosa di immateriale e insieme ma­<br />

teriale, di immanente al soggetto e insieme comunicabile secondo una<br />

concezione, che rive<strong>la</strong> affinità con quel<strong>la</strong> espressa proprio in questo pe­<br />

riodo da <strong>Feuerbach</strong> nello scritto Contro il dualismo di anima e corpo,<br />

spirito e carne 90 . Insito necessariamente nel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, nel verbo, è se­<br />

condo i padri lo spirito sì come spirito personale, ma anche come fiato.<br />

Così suona <strong>la</strong> citazione di Grillo:<br />

Quomodo absque proprio Spiritu Verbum intellegi potest? An <strong>non</strong> esset<br />

absurdum, si quis eum ab nomine spiritum separari dicet, qui inest ipsi tam secun-<br />

dum <strong>natura</strong>e definitionem, quam ad integrum animalis complementum? Quomodo<br />

igitur Spiritum divellemus a Filio?<br />

E l'idea di Gregorio Nisseno, spiegata dal Petau:<br />

Etenim sermo noster sine aere ac spiratione <strong>non</strong> potest effici, adeo ne nec<br />

divinus sine sui generis spiratione 91 .<br />

«7 4oc 33'' [cfr. T. D., II, 1. VII, e. V, § X, p. 669].<br />

88 Ivi, 33r-y .<br />

» Ibid.<br />

90 G. W., X, pp. 138-39 [tr. it. F. Tomasoni, in Materialisti dell'Ottocento,<br />

cit., pp. 118-19].<br />

91 40c 33p-v [ cfr . T. D., II, 1. VII, e. X, §§ I-II, IV, pp. 695-97; le citazioni<br />

sono di p. 695].


60 CAPITOLO SECONDO<br />

Rispetto allo spirito santo quel processo astrattivo, che aveva cer­<br />

cato di trasformare <strong>la</strong> generazione del figlio nel<strong>la</strong> produzione del verbo,<br />

è ancor meno riuscito. Lo stesso Petau ammette che qui esistono rap­<br />

presentazioni alquanto grosso<strong>la</strong>ne 92 . Ciò è dipeso certamente <strong>non</strong> da di­<br />

fetto di riflessione, ma dall'esigenza di continuità fra <strong>la</strong> vita intertrinita-<br />

ria e <strong>la</strong> comunicazione agli uomini, fra l'opera di Cristo e quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

chiesa, fra l'animo del credente e le sue opere esteriori. Lo spirito santo<br />

appare così come il nuovo mediatore, il « sigillo » del<strong>la</strong> fede vissuta.<br />

NATURA E STORIA: LA PERSONA COME DONO.<br />

È proprio nel<strong>la</strong> parte sullo spirito santo che il De sanctissima Tri­<br />

ni fate di Denys Petau contiene <strong>la</strong> sua più feconda e stimo<strong>la</strong>nte novità<br />

nel<strong>la</strong> storia teologica. Nel<strong>la</strong> trattatistica medioevale infatti al centro<br />

dell'attenzione era stata <strong>la</strong> grazia creata, ossia <strong>la</strong> santificazione<br />

prodotta nel credente, mentre <strong>la</strong> grazia increata, <strong>la</strong> comunica­<br />

zione di sé stesso all'uomo da parte di Dio, era stata vista solo come una<br />

conseguenza di quel<strong>la</strong> ed era stata in gran parte interpretata come una<br />

causalità efficiente che in tal modo <strong>non</strong> comprometteva <strong>la</strong> distanza asso­<br />

luta fra Dio e l'uomo. Questo però <strong>non</strong> era molto conforme né al<strong>la</strong> scrit­<br />

tura, né ai padri 93 . Il ritorno alle fonti significò anche per il Petau un<br />

rovesciamento dell'intera impostazione. Nel<strong>la</strong> sua trattazione dello spi­<br />

rito santo <strong>la</strong> grazia increata viene rivalutata come condizione pre­<br />

liminare, come realtà primaria rispetto al<strong>la</strong> grazia creata**.<br />

Essa viene interpretata secondo quel profondo motivo biblico e patri-<br />

stico, risalente al<strong>la</strong> riflessione neotestamentaria sul « tempio di Dio » e<br />

al tema ebraico dello ' skn ' 95 , che insiste sull' inabitazione del­<br />

lo spirito santo nei credenti in senso proprio. <strong>Feuerbach</strong><br />

trascrive <strong>la</strong> citazione di Grillo:<br />

92 Ivi, 33 r [cfr. T. D., II, 1. VII, e. X, § III, p. 696: « Verum iste proces-<br />

sionis explicandae modus rudis est, minusque proprius»].<br />

93 K. Rahner, Zur scho<strong>la</strong>stischen Begrifflichkeif der ungeschafenen Gnade, in:<br />

Schriften zur Theologie, cit., I, pp. 352-53.<br />

94 Ivi, p. 351; P. Calder, art. cit., col. 1334-37.<br />

95 Cfr. per il concetto ebraico e <strong>la</strong> sua traduzione greca in oxux ed èuuoxid-<br />

teiv, le voci curate da S. Schulz, in: Theologisches Worterbuch zum Neuen<br />

Testamene (hgg. v. G. Kittel u. G. Friedrich), VII (Stuttgart 1964), pp. 396-403,<br />

tr. it. Grande Lessico del Nuovo Testamento (F. Montagnini, G. Scarpai, O. Sof­<br />

fritti), XII (Brescia 1979), cc. 521-38.


AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 61<br />

Terapia Dei et dii vocati sumus. Quare autem interroga adversarios?<br />

quandoquidem sumus vere participes gratiae nudae et subsistentia carentis. Sed <strong>non</strong><br />

sic habet. Absit. Terapia enim sumus Spiritus existentis et subsistentis, vocatique<br />

propter hoc dii, utpote divinae et ineffabilis <strong>natura</strong>e cura ilio copu<strong>la</strong> participes<br />

facti; at si alienae <strong>natura</strong>e est et a divina <strong>natura</strong> substantialiter separatus, qui nos<br />

deos facit Spiritus per se, excidimus a spe ... % .<br />

Conseguenza del<strong>la</strong> grazia increata è <strong>la</strong> divinizzazione del­<br />

l'uomo. Questa è possibile solo se Dio dona sé stesso, se dun-<br />

-que <strong>non</strong> si limita a una causalità puramente estrinseca, efficiente, ma di­<br />

venta principio interno. Dietro l'esempio del Petau i teologi successivi<br />

si sono sempre più accordati nell'assegnare questa causalità divina al­<br />

l'ordine formale 9J .<br />

Una simile scelta, più conforme ai padri e al<strong>la</strong> scrittura, ha aperto<br />

una problematica complessa, tuttora viva, sul rapporto fra l'uomo e Dio,<br />

che diventa immanente e insieme rimane trascendente. Nell'ambito tri­<br />

nitario una questione<br />

nota e oggi molto discussa è se l'inabitazione di Dio nel giusto e <strong>la</strong> sua con­<br />

giunzione con lui sia solo attribuita alle persone divine o al contrario attraverso<br />

<strong>la</strong> grazia si costituisca con l'uomo gratificato un rapporto peculiare a ciascuna per­<br />

sona divina 98 ;<br />

l'obiezione c<strong>la</strong>ssica è infatti che se una persona divina stabilisce con una<br />

creatura un rapporto proprio, personale in senso stretto <strong>non</strong><br />

può essere che una unione ipostatica come per il Cristo".<br />

Anche qui il Petau fu deciso nel sostenere un rapporto proprio,<br />

peculiare di ciascuna persona divina. Lo spirito santo è in quanto<br />

tale « dono » 10°, il fatto di comunicarsi è dunque sua proprietà perso­<br />

nale 191 . Su questa un testo di Origene fonda <strong>la</strong> sua immaterialità: come<br />

<strong>la</strong> scienza, come <strong>la</strong> medicina, lo spirito santo sarebbe immateriale poi­<br />

ché ne prendono parte molti 102 . L'unione dello spirito con i credenti è<br />

96 40MO [cfr. T. D., II, 1. Vili, e. IV, § XIII, p. 819].<br />

97 K. Rahner, Zur scho<strong>la</strong>stischen Begrifflichkeit..., cit., pp. 370-71.<br />

98 Ivi, p. 372.<br />

» Ibid.<br />

100 40Ml*-\ 38^- [cfr. T. D., II, 1. VII, e. XIII, §§ XIX-XXII, pp. 737-39<br />

e e. XIV, § X, p. 745; 1. Vili, e. Ili, §§ III, IV, VII-IX, pp. 803-05, 806-08].<br />

Cfr. per l'importanza di questo concetto F. Bourassa, op. cit., pp. 191-227.<br />

101 40MOr [cfr. T. D., II, 1. Vili, e. V, § Vili, p. 827].<br />

Ibid. [cfr. T. D., II, 1. Vili, e. IV, § XV, pp. 821-22].


62 CAPITOLO SECONDO ' '<br />

dal Petau definita <strong>non</strong> ipostatica, ma « sostanziale » 103 .<br />

Sul<strong>la</strong> sua reale distinzione rispetto a quel<strong>la</strong> ipostatica i pareri dei<br />

teologi successivi furono in gran parte dubbiosi, per <strong>non</strong> dire critici 10*.<br />

Il problema di una formu<strong>la</strong>zione teologicamente corretta e adeguata è-<br />

tuttora aperto e <strong>la</strong> difficoltà è chiaramente rive<strong>la</strong>ta anche da proposte<br />

contemporanee m .<br />

In un foglio <strong>Feuerbach</strong> difende il senso proprio del<strong>la</strong> definizione<br />

del Petau contro una sua successiva e prudenziale limitazione: <strong>la</strong> quali­<br />

fica di « morale », che verrebbe poi introdotta come spiegazione di<br />

« sostanziale », <strong>non</strong> farebbe che annul<strong>la</strong>re il senso proprio di questa.<br />

Bisogna dunque o <strong>la</strong>sciarsi sfuggire <strong>la</strong> vera novità e originalità del Petau<br />

o considerare <strong>la</strong> correzione successiva come un artificio « sofistico » 106 .<br />

Egli intende l'unione sostanziale in senso vero e proprio, come ana­<br />

loga a quel<strong>la</strong> ipostatica e commenta:<br />

spirito santo: conclusione del<strong>la</strong> religione e annul<strong>la</strong>mento di Dio nell'uomo,,<br />

identità di Dio e dell'uomo 107 .<br />

Se fin dall'inizio <strong>Feuerbach</strong> aveva concepito <strong>la</strong> sua opera come un rea­<br />

lizzarsi dell' incarnazione del Xóyog, qui il suo ateismo è pre­<br />

sentato come il risultato oggettivo, cui giunge <strong>la</strong> stessa storia del<strong>la</strong> sal­<br />

vezza, anzi <strong>la</strong> stessa vita trinitaria.<br />

A sostegno di questa interpretazione paradossale è richiamata l'im­<br />

postazione del Petau, che aveva superato il formalismo, l'astrattezza dei<br />

trattati sco<strong>la</strong>stici medioevali m e aveva ca<strong>la</strong>to il discorso trinitario nel<strong>la</strong><br />

storia del<strong>la</strong> salvezza. Nel De sanctissitna Trinitate egli <strong>non</strong> solo rico­<br />

nosce che le processioni intertrinitarie sono a noi note<br />

attraverso le missioni esterne del figlio e dello spirito, ma so­<br />

stiene addirittura che le seconde in sé coincidono con le prime. Di lui<br />

<strong>Feuerbach</strong> cita:<br />

103 Ibid. [cfr. T. D., Il, 1. Vili, e. IV, § XV, p. 822 e e. V, SS II, HI, VII,.<br />

XIV, XVIII, pp. 823, 824, 831, 833].<br />

104 P. Galtier, art. cit., col. 1334-37.<br />

105 Si pensi al<strong>la</strong> spiegazione del<strong>la</strong> «quasi-formalità» data da K.<br />

Rahner, Zur scho<strong>la</strong>stischen Begrifflichkeit ..., cit., pp. 354-61, 372-75.<br />

106 40C40-- [cfr. T. D., II, 1. Vili, e. V, § XII, p. 829].<br />

107<br />

108 K. Rahner, Der dreifaltige Goff als transzendenter Urgrund ..., cit., pp.<br />

322-23.


AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 63<br />

Ex quo sequitur, actionem ipsam vel substantiam, ut ita dicam, missionis<br />

<strong>non</strong> in tempore fieri, sed ex aeterno: quamvis <strong>non</strong> absoluta completaque ratio<br />

missionis illius, quam quaerimus, exsistat, antequam externum aliquid in tempore<br />

factum fuerit 109 .<br />

Se nell'opera del<strong>la</strong> salvezza e nel<strong>la</strong> grazia le persone divine agiscono<br />

propriamente, personalmente, ciò significa che il loro donarsi agli uomi­<br />

ni è insieme il loro reciproco donarsi. Secondo l'« assioma fonda­<br />

mentale » di un teologo contemporaneo: « <strong>la</strong> Trinità ' economica ' è <strong>la</strong><br />

Trinità ' immanente ' e viceversa » 110 .<br />

Lo spirito santo, che nell'Essenza del cristianesimo era stato sbri­<br />

gativamente liquidato, è dunque diventato qui, proprio per <strong>la</strong> sua carat­<br />

teristica personale-impersonale in quanto dono, <strong>la</strong> ri­<br />

ve<strong>la</strong>zione più profonda del<strong>la</strong> trinità, l'ultimo sostegno al<strong>la</strong> riduzione an­<br />

tropologica del<strong>la</strong> religione. Al centro del<strong>la</strong> vita trinitaria è l'uomo. Che<br />

• questo sia il punto d'arrivo obbligato o soltanto una possibilità <strong>non</strong><br />

esclusa o addirittura una deviazione dal senso profondo dell'assioma<br />

fondamentale è un interrogativo forse <strong>non</strong> secondario per il dibattito<br />

teologico contemporaneo m . A noi importa sottolineare che le riflessioni<br />

di <strong>Feuerbach</strong> <strong>non</strong> si concludono qui nel<strong>la</strong> riduzione antropologica.<br />

Se fra i teologi che sostengono l'identità del<strong>la</strong> trinità ' economica '<br />

•e del<strong>la</strong> trinità ' immanente ', il concetto di mistero salva <strong>la</strong> distinzione<br />

fra P« in sé » e il « per noi », sicché l'uomo, pur partecipe del<strong>la</strong> vita<br />

trinitaria, <strong>non</strong> <strong>la</strong> può esaurire m , anche per <strong>Feuerbach</strong> P« in sé » comin­<br />

cia ad avere importanza nel<strong>la</strong> sua priorità e incommensurabilità. In al­<br />

cuni fogli egli vede <strong>la</strong> netta affermazione del<strong>la</strong> priorità del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> sul<strong>la</strong> storia. L'insistenza sul potere generativo di Dio ne è<br />

un segno:<br />

Perfectus sine filio Deus esse Pater <strong>non</strong> potest, quia perfectionis ac r o b o -<br />

ris signum est generatio 113 .<br />

M» 40c 37r [ cfr T. D., II, 1. Vili, e. I, § XI, p. 785; tutto questo foglio è<br />

preso dallo stesso capitolo §§ IX, XI, XIII, pp. 784, 785-6, 787].<br />

110 K. Rahner, Der dreifalttge Goti ah transzendenter Urgrund ..., cit., p. 328;<br />

> n , 1. II, e. V, § XV, p. 131].


64 CAPITOLO SECONDO<br />

Se <strong>la</strong> generazione <strong>natura</strong>le viene prima del<strong>la</strong> adottiva, è perché, Feuer-<br />

bach annota a <strong>la</strong>to,<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è prima del<strong>la</strong> volontà 1M .<br />

Così di Grillo riporta:<br />

Adoptivi <strong>non</strong> essent omnino filii, nisi ante <strong>natura</strong>lis exti-<br />

tisset et vera generatio consequentis imaginis archetypum in seipsa monstraret,.<br />

E di Atanasio:<br />

Antiquius est ut in rebus creatis sic in divinis id quod <strong>natura</strong>le est<br />

eo quod ex voluntate proficiscitur. Quare si quod prius est, quod scil.<br />

est <strong>natura</strong>le <strong>non</strong> extitit, prò eo ac stulta fert illorum opinio; quomodo id quod<br />

posterius est et est secundum voluntatem, exsistere potuit? 115 .<br />

La scoperta del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> come « in sé », come oggetto primario-<br />

irriducibile all'uomo passa anche attraverso uno studio accurato<br />

del<strong>la</strong> teologia trinitaria. Una traccia di questo cammino ci è <strong>la</strong>sciata-<br />

nell'Essenza del<strong>la</strong> religione:<br />

Parecchi padri del<strong>la</strong> chiesa affermarono che il figlio di Dio era un prodotto<br />

<strong>non</strong> del<strong>la</strong> volontà, ma dell'essenza, del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> di Dio, che il prodotto <strong>natura</strong>le<br />

veniva prima di quello del<strong>la</strong> volontà, e che quindi l'atto con cui Cristo era stato<br />

concepito precedeva, in quanto atto essenziale o <strong>natura</strong>le, l'atto del<strong>la</strong> creazione,<br />

inteso come atto di volontà. In questo modo <strong>la</strong> verità del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> si è affermata<br />

anche nel bel mezzo del Dio sopran<strong>natura</strong>le, benché rappresentasse una totale con­<br />

traddizione rispetto all'essenza e al<strong>la</strong> volontà di esso ltó .<br />

Di fronte a questo brano i teologi proveranno certo lo stesso sen­<br />

timento, che espressero i loro predecessori subito dopo l'uscita del-<br />

VEssenza del cristianesimo per <strong>la</strong> conclusione dell'opera, che vedeva al<strong>la</strong><br />

base dei sacramenti del battesimo e dell'eucarestia l'adorazione dell'ac-<br />

114 Ibid. Sul<strong>la</strong> rilevanza di questa precisazione nel<strong>la</strong> storia del dogma trini­<br />

tario, cfr. Harry Austryn Wolfson, The philosophy of thè Church Fathers, voi. I:<br />

Faith, Trinity, Incarnation, Cambridge, Mass. 1964 2 , tr. it. L. Casolo Ginelli, a<br />

cura di E. Maccagnolo, Brescia 1978, pp. 206-11.<br />

»5 Ivi, 24r [cfr. T. D., II, 1. V, e. VII, §§ VIII-IX, p. 520]; cfr. anche 3r<br />

[T. D., II, 1. II, e. V, § X, p. 129], dove per es. si trascrive: « Quae ex <strong>natura</strong><br />

prodeunt, ncque velie, ncque nolle admittunt. In rebus vero,<br />

quae extra nos et in nostra potestate sunt, aut volumus, aut nolumus ». Sul ruolo<br />

decisivo, svolto da Atanasio nel<strong>la</strong> rivendicazione al<strong>la</strong> «<strong>natura</strong>» del<strong>la</strong> generazione<br />

del logos, cfr. H. A. Wolfson, op. cit., pp. 207-09.<br />

116 G. W., X, pp. 16-7 [tr. it. C. Ascheri e C. Cesa, Bari 1972 3 , p. 53].


AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 65<br />

qua, del pane e del vino per le loro virtù <strong>natura</strong>li ln . Apparirà loro come<br />

semplicistico o riduttivo rispetto <strong>non</strong> solo al<strong>la</strong> loro visione del mistero<br />

trinitario, ma anche rispetto all'ampia problematica suscitata in questi<br />

fogli. Anche il filosofo sarà forse portato a condividere il giudizio.<br />

Il fatto però che <strong>la</strong> riduzione sia un'operazione e o s e i e n -<br />

t e dell'analisi critica di <strong>Feuerbach</strong>, un taglio anche sul piano stili­<br />

stico, anziché dispensarci, ci impone di ricercare i rapporti profondi col<br />

resto dell'opera e le tracce del cammino precedente. Motivi fondamen­<br />

tali, dello studio trinitario, spogliati del loro riferimento teologico, si ri­<br />

trovano nell'Essenza del<strong>la</strong> religione. Anzitutto <strong>la</strong> persona appare come<br />

esistenza assolutamente individuale, unica, ma proprio per questo radi­<br />

calmente dipendente, ontologicamente fondata sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con l'al­<br />

tro:<br />

Forse che <strong>la</strong> mia individualità, inseparabile e indistinguibile da me e dal<strong>la</strong><br />

mia esistenza, <strong>non</strong> è dipendente dal<strong>la</strong> individualità di questi miei genitori? [...]<br />

Il primo inizio del<strong>la</strong> mia esistenza <strong>non</strong> è forse assolutamente individuale? 118 .<br />

Anche qui al centro dell'attenzione è di nuovo <strong>la</strong> generazione, il<br />

tema che proviene dallo studio sul<strong>la</strong> trinità. La generazione infatti è<br />

l'origine dell'individualità e insieme <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione tangibile del<strong>la</strong> sua<br />

assoluta dipendenza.<br />

Aver origine significa individualizzarsi 119 .<br />

Nel<strong>la</strong> generazione il rapporto <strong>natura</strong>le fra <strong>la</strong> madre e il bambino è<br />

rapporto ontologicamente personale: una nuova persona sorge, perché<br />

un'altra fa « dono » di sé, si abbassa a «mero mezzo e a<br />

mera materia».<br />

L'ente procreante è si <strong>la</strong> causa dell'esistenza, e in quanto tale ente primario,<br />

ma è anche, ad un tempo, un mero mezzo, una mera materia, fondamento del­<br />

l'esistenza di un altro ente e in quanto tale un ente subordinato. Il bambino con­<br />

suma <strong>la</strong> madre, adopera a proprio vantaggio le forze e i succhi di lei, tinge le pro­<br />

prie guance col suo sangue. E il bambino è l'orgoglio del<strong>la</strong> madre, essa lo pone<br />

sopra sé stessa, subordina <strong>la</strong> propria esistenza e il proprio bene all'esistenza<br />

117 G. W., V, pp. 450-54, cfr. lettera di A. Ruge del 14 dicembre 1841, in:<br />

S. W., XIII, pp. 85-6.<br />

118 G. W., X, pp. 7-8 [tr. it. cit, pp. 43-4].<br />

119 Ivi, pp. 22 [tr. it. cit., p. 59, che, seguendo l'edizione pubblicata nelle<br />

prime Opere Complete, presenta qui e altrove qualche variante rispetto al testo-<br />

del<strong>la</strong> prima edizione].


66 CAPITOLO SECONDO<br />

e al<strong>la</strong> salute del bambino; persino tra gli animali <strong>la</strong> madre sacrifica <strong>la</strong> propria vita<br />

per <strong>la</strong> vita del suo piccolo 12°.<br />

In questa prospettiva di personalismo <strong>natura</strong>listico,<br />

in cui <strong>la</strong> materia è <strong>la</strong> possibilità reale di scambio e di<br />

dono fra gli esseri 121 , si profi<strong>la</strong> una nuova etica, che <strong>non</strong> esclu­<br />

de affatto il sacrificio e al<strong>la</strong> cui e<strong>la</strong>borazione <strong>Feuerbach</strong> <strong>la</strong>vorerà fino<br />

agli ultimi anni.<br />

Generare significa far getto di sé, rendersi comune, perdersi tra <strong>la</strong> fol<strong>la</strong>, sacri­<br />

ficare ad altri enti <strong>la</strong> propria unicità ed esclusività 122 .<br />

120 Ivi, pp. 22-3 [tr. it. cit., pp. 59-60].<br />

121 L'idea che <strong>la</strong> materia sia il legame fra gli esseri, già profi<strong>la</strong>tasi nel Leibniz<br />

(1837) (cfr. G. W., Ili, pp. 63-4) troverà <strong>la</strong> sua più originale e sorprendente espo­<br />

sizione nell'articolo La scienza <strong>natura</strong>le e <strong>la</strong> rivoluzione (1850), dove all'afferma­<br />

zione di J. Moleschott: « La vita è ricambio di materia » si attribuisce un signifi­<br />

cato metafisico e gnoseologico fondamentale (cfr. G. W., X, pp. 356-62, tr. it.<br />

F. Tomasoni, in Materialisti dell'Ottocento, cit., pp. 136-40.<br />

G. W., X, p. 23 [tr. it. cit., p. 60].


CAPITOLO TERZO<br />

FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO:<br />

SULLA NATURA E NATURALITÀ DELL' UOMO<br />

L'INEDITO E IL TESTO USATO.<br />

Se lo studio sul De Trinitate del Petau, chiaramente datato ' 1844 ',.<br />

porta come titolo: « Wesen des Christentums. Eelegstellen, Exzerpte<br />

uber Trinitàt [...] », una evidente affinità risulta con un altro gruppo<br />

di quindici fogli, che sul<strong>la</strong> copertina esterna, pur <strong>non</strong> indicando date,<br />

presenta un titolo analogo: « Belegstellen una Notizen zum Wesen des<br />

Christentums una der Religion ùberhaupt (hauptsàchlich) aus Cudworths<br />

Systema Intellectuale » [« Testimonianze e annotazioni sull'essenza del<br />

cristianesimo e del<strong>la</strong> religione in generale (principalmente) dal Sistema<br />

intellettuale di Cudworth »] 1 . Si tratta in ambedue i casi di ' Belegstel­<br />

len ', di testimonianze addotte a riprova di quel<strong>la</strong> interpretazione data<br />

nell'Essenza del cristianesimo.<br />

Qui però affiora anche una interessante distinzione: quel<strong>la</strong> fra cri­<br />

stianesimo e religione in generale. Come è noto, tale distinzione, assen­<br />

te praticamente nell'Essenza del cristianesimo 2, dove il cristianesimo è<br />

ancora considerato <strong>la</strong> quintessenza del<strong>la</strong> religione, divenne <strong>la</strong> base teo­<br />

retica e il principio organizzativo dell'Essenza del<strong>la</strong> religione. Abbiamo<br />

dunque un ulteriore indizio per collocare questo studio fra l'Essenza del<br />

cristianesimo (seconda edizione 1843) e l'Essenza del<strong>la</strong> religione (1846).<br />

1 U. B. - Miinchen 4" cod. ms. 935d 40d . [Nel seguito abbreviato in 935d<br />

40*1]. Umsch<strong>la</strong>gb<strong>la</strong>tt.<br />

2 Si vedano i sottotitoli delle due sezioni, G. W., V, p. 75, 316. Era stato<br />

questo un altro limite contestategli da E. Zeller nel<strong>la</strong> citata recensione, p. 340,<br />

e nel<strong>la</strong> recensione al<strong>la</strong> seconda edizione, in: « Theologische Jahrbiicher » (1844),<br />

II. Heft, pp. 341-44.


68 CAPITOLO TERZO<br />

Infine, subito sotto il titolo, una citazione dal<strong>la</strong> Teologia dogma­<br />

tica del Petau indica come tra i due studi ci sia una vicinanza <strong>non</strong> sem­<br />

plicemente cronologica. In realtà il ritorno alle origini del dogma trini­<br />

tario diventa qui il punto di partenza per una riconsiderazione, indub­<br />

biamente ardita, dei rapporti fra filosofia e teologia, paganesimo e cri­<br />

stianesimo.<br />

Il testo, da cui <strong>Feuerbach</strong> attinge le sue testimonianze, è una tra­<br />

duzione <strong>la</strong>tina 3 dell'opera di Ralph Cudworth, ma rispetto all'originale<br />

inglese ha il pregio di un ampio apparato di note, che completa e con­<br />

trol<strong>la</strong> i riferimenti alle fonti, mette in rilievo le implicazioni teoretiche<br />

o i presupposti metodologici, precisa gli accenni ai moderni, spesso <strong>la</strong>­<br />

sciati nel vago dall'autore, aggiunge importanti aggiornamenti sul di­<br />

battito successivo. Non per nul<strong>la</strong> anche in Inghilterra più di un secolo<br />

dopo comparve un'edizione con <strong>la</strong> traduzione inglese di questo apparato<br />

critico 4 .<br />

Il merito era stato di Johann Lorenz von Mosheim 5 , che <strong>non</strong> solo<br />

aveva affrontato l'impresa del<strong>la</strong> traduzione, fallita ad altri 6 , con <strong>la</strong><br />

chiara consapevolezza delle difficoltà linguistiche, ma aveva cercato in<br />

via preliminare di verificare <strong>la</strong> solidità del<strong>la</strong> documentazione addotta e<br />

di collocare nel suo determinato quadro storico un autore, che nell'opera<br />

sembrava aver scritto per l'eternità. Già in questo <strong>la</strong>voro giovanile pos-<br />

3 Radulphi Cudworthi... Systema intellectuale huius universi seu de veris<br />

<strong>natura</strong>e rerum originibus commentarii, quibus omnis eorum philosophia, qui Deum<br />

esse negant, junditus evertitur. Accedunt reliqua eius opuscu<strong>la</strong>. loannes Lauren-<br />

tius Moshemius ... omnia ex anglico <strong>la</strong>tine vertit, recensuit variisque observatio-<br />

nibus et dissertationibus illustravi! et auxit. lenae, Sumtu Viduae Meyer,<br />

MDCCXXXIII. [Nel seguito citato con <strong>la</strong> siglia S. I.].<br />

4 Ralph Cudworth, The True Intellectual System ..., by John Harrison, Lon-<br />

don 1845.<br />

5 ]. L. v. Mosheim, nato a Lubecca il 9 ottobre 1694 e morto a Gottingen<br />

il 9 settembre 1755, fu teologo evangelico e storico del<strong>la</strong> chiesa; insegnò ad Helm-<br />

stedt e a Gottingen. Le sue opere storiche spaziarono nei campi più diversi, dal<strong>la</strong><br />

chiesa alle varie religioni, al<strong>la</strong> filosofia, al<strong>la</strong> cultura in generale. Quel<strong>la</strong> che però<br />

ebbe più vasto e duraturo influsso, come documentano anche le varie traduzioni<br />

e le numerose edizioni fu: Institutionum historiae ecdesiasticae antiquae libri<br />

quatuor ..., Helmstadii, C. F. Weygand 1755.<br />

Per ulteriori informazioni biografiche rimandiamo a: Lexikon f. Theologie u.<br />

Kirche, cit., VII (1962), col. 656-57; Die Religion in Geschichte una Gegenwart<br />


FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO 69<br />

siamo intravvedere quelle doti di storico attento con rigore critico ai<br />

documenti e insieme di filosofo sensibile al<strong>la</strong> problematica contempo­<br />

ranea, che determineranno <strong>la</strong> fortuna delle sue opere così da influenzare<br />

in una prospettiva marcatamente illuministica <strong>la</strong> cultura tedesca, <strong>la</strong> filo­<br />

sofia e l'interpretazione del fenomeno religioso 7 .<br />

Egli, forte anche degli sviluppi successivi del<strong>la</strong> filosofia, che in que­<br />

gli anni aveva visto affermarsi uno Spinoza, un Leibniz, ma anche un<br />

Bayle, stabilisce con l'autore un costante confronto e dibattito. Pur elo­<br />

giando di Cudworth Perudizione, <strong>la</strong> profondità, è critico sull'imposta­<br />

zione fondamentale del suo pensiero, a suo ovviso troppo dipendente<br />

dal p<strong>la</strong>tonismo 8 , e dimostra chiaramente, rispetto al<strong>la</strong> commistione fra<br />

ragione e fede, storia e mistero, <strong>la</strong> sua preferenza per le filosofie più<br />

vicine all'empiria e al raziocinio.<br />

Fra l'autore e il curatore, fra il testo originale e quello <strong>la</strong>tino si<br />

verifica dunque un mutamento di prospettive e di intenti, che certa­<br />

mente rende l'opera più stimo<strong>la</strong>nte e problematica, proprio perché spes­<br />

so rompe gli equilibri originari. Gli estratti di <strong>Feuerbach</strong> risultano spes­<br />

so suggeriti proprio da questo dibattito.<br />

Lo SCOPO DELL'EDIZIONE ORIGINALE: UN SISTEMA DI UNITÀ DEL VERO,<br />

DEL BENE E DEL BELLO.<br />

La confutazione di « ogni principio e filosofia atea » e <strong>la</strong> dimostra­<br />

zione del<strong>la</strong> sua « impossibilità » sono annunciate nel sottotitolo stesso<br />

dell'opera originale: « The Trite Intellectual System of thè Universe:<br />

The first part; tuherein ali thè Reason and Philosophy of Atbeism is<br />

•confuted; and its Impossibility demonstrated » 9 .<br />

Cudworth identifica quattro forme di ateismo:<br />

1. l'ateismo atomistico di Leucippo e Democrito, che fa derivare<br />

tutta <strong>la</strong> realtà dal<strong>la</strong> materia, intesa come corpuscoli differenti<br />

fra loro solo per « grandezza, figura, sito e moto » 10 ;<br />

7 La lettura del Mosheim è un momento significativo per es. nel<strong>la</strong> formazione<br />

del pensiero teologico-filosofico di Hegel e di <strong>Feuerbach</strong>, cfr. K. Rosenkranz, G. W.<br />

F. Hegel's Leben, Berlin 1844, p. 48 [tr. it. R. Bodei, Firenze 1974, p. 68] e<br />

C. Cesa, // giovane <strong>Feuerbach</strong>, Bari 1963, p. 23.<br />

8 S. I., pp. xiv-xvn, xxu-xxix del<strong>la</strong> sua prefazione.<br />

9 By Ralph Cudworth, London, printed for Richard Royston, MDCLXXVIII,<br />

ristampa fotostatica di questa edizione per opera di F. Frommann Ver<strong>la</strong>g, Stutt-<br />

gart-Bad Cannstatt 1964. [Nel seguito citato con <strong>la</strong> sig<strong>la</strong> T.I.S.].<br />

10 Ivi, pp. 7-12, 17-18.


70 CAPITOLO TERZO<br />

2. l'ateismo « ilopatico » di Anassimandro, legato in parte alle<br />

teogonie fabulistiche antiche u , che pone sì come principio <strong>la</strong><br />

• materia, ma <strong>la</strong> intende come arietta da qualità o forme 12 ;<br />

3. l'ateismo « ilozoico » di Stratone di Lampsaco, che afferma<br />

l'immanenza del<strong>la</strong> vita nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, ma <strong>la</strong> intende <strong>non</strong> come<br />

qualcosa di comune, bensì come proprietà dei singoli esseri 13 ;<br />

4. l'ateismo « cosmop<strong>la</strong>stico » di qualche stoico, che considera<br />

sì <strong>la</strong> vita immanente nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> come qualcosa di comune,<br />

come un ordine generale, ma <strong>la</strong> concepisce solo come un prin­<br />

cipio vegetativo, come « p<strong>la</strong>stica e spermatica », <strong>non</strong> ancora<br />

come sensitiva e intellettuale 14 .<br />

L'implicito movimento di questa suddivisione risulta evidente, se os*<br />

serviamo il termine cui conducono <strong>la</strong> terza e quarta forma di ateismo:<br />

<strong>la</strong> concezione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> più semplicemente come principio vege­<br />

tativo, come « pianta », bensì come principio sensitivo e intellettivo»<br />

come animale razionale quale è l'uomo. A questo punto siamo già in una<br />

forma di « teismo spurio », che ammette accanto al<strong>la</strong> materia il carattere<br />

originario del<strong>la</strong> sensazione e del<strong>la</strong> mente 15 .<br />

L'ateismo per eccellenza è il primo, al quale anche il secondo è ri­<br />

condotto ló : esso solo si è presentato al<strong>la</strong> ribalta come « un intero si­<br />

stema filosofia) » n. Il compito, che Cudworth immediatamente si pro­<br />

pone nel capitolo primo, è di togliergli qualsiasi giustificazione o base<br />

filosofica separando sia storicamente, sia teoreticamente il principio del­<br />

l'atomismo dal suo uso in senso ateo. Non da Democrito, Leucippov<br />

Protagora fu escogitato tale principio, che addirittura risalirebbe al<br />

Moschus fenicio, bensì da loro fu muti<strong>la</strong>to del<strong>la</strong> sua duplice artico<strong>la</strong>zio­<br />

ne, che in sé comprendeva necessariamente accanto all'elemento mate­<br />

riale un'entità incorporea 18 .<br />

11 Ivi, pp. 120-23.<br />

12 Ivi, pp. 123-29.<br />

13 Ivi, pp. 123-29.<br />

M Ivi, pp. 131-34.<br />

15 Ivi, p. 132.<br />

16 Ivi, p. 131.<br />

17 Ivi, p. vi — <strong>non</strong> numerata — del<strong>la</strong> Preface.<br />

18 Ivi, pp. 12-27, 40-43.


FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO 71<br />

Come è stato osservato 19 , <strong>la</strong> posizione di Cudworth fra i p<strong>la</strong>tonici<br />

«di Cambridge, in partico<strong>la</strong>re rispetto a H. More, è molto più originale e<br />

complessa: pur condividendo pienamente <strong>la</strong> necessità di respingere e<br />

-combattere il materialismo meccanicistico di Hobbes, egli <strong>non</strong> giunge a<br />

rifiutare in blocco il meccanicismo cartesiano, che pur ne è stato l'ispi­<br />

ratore, anzi mette in luce il suo intimo, necessario collegamento col<br />

teismo.<br />

Se <strong>la</strong> materia è definita semplicemente per « grandezza, figura, sito,<br />

moto e quiete », se è principio passivo, oggetto conosciuto, deve neces­<br />

sariamente esistere un principio attivo immateriale, un soggetto cono­<br />

scente 20 . Cudworth però difende l'atomismo meccanicistico <strong>non</strong> in fun­<br />

zione soltanto strumentale, apologetica contro l'abuso materialistico; egli<br />

•è convinto del<strong>la</strong> sua indiscutibile fondatezza in campo scientifico 21 o,<br />

per lo meno, l'accetta come <strong>la</strong> « migliore » ipotesi » n, giacché risponde<br />

al<strong>la</strong> sua esigenza di piena intelligibilità del reale. È significativo che<br />

proprio rispetto a questo punto egli muova una critica al suo grande<br />

maestro Fiatone per aver concepito <strong>la</strong> materia in senso « qualitativo »<br />

e aver<strong>la</strong> dunque considerata un residuo oscuro, « sublogico » 23 . L'ato­<br />

mismo rende pienamente intellegibile <strong>la</strong> materia, esso si propone di ol­<br />

trepassare i sensi e di seguire rigorosamente <strong>la</strong> ragione; il suo principio<br />

basi<strong>la</strong>re è il fondamento di ogni razionalità: « dal nul<strong>la</strong> <strong>non</strong> viene nul­<br />

<strong>la</strong> » 24 .<br />

Se però <strong>la</strong> concezione atomistica, meccanica del<strong>la</strong> materia è fondata<br />

e <strong>la</strong>scia spazio allo spirito, <strong>la</strong> sintesi cartesiana è fragile e rischia sempre<br />

«di infrangersi in due sistemi uni<strong>la</strong>terali: da un <strong>la</strong>to l'atomismo democri­<br />

teo, dall'altro <strong>la</strong> teologia p<strong>la</strong>tonica 2S . Il Dio « meccanico », che avrebbe<br />

dato <strong>la</strong> prima spinta all'universo, ma che oscil<strong>la</strong> fra l'essere « vano spet­<br />

tatore dei vari risultati di fortuiti e necessari movimenti<br />


72 CAPITOLO TERZO<br />

immediatamente sui fenomeni fisici » 2é <strong>non</strong> è lo scopo dell'apologetica<br />

di Cudworth. Esso <strong>non</strong> garantisce una fondazione sicura al<strong>la</strong> morale, che<br />

è il suo fondamentale obiettivo.<br />

Quando cominciai a scrivere, io avevo in mente solo un discorso su libertà<br />

e necessità o, per par<strong>la</strong>re più apertamente, contro <strong>la</strong> fatalistica<br />

necessità di ogni azione ed evento; <strong>la</strong> quale, in base a qualsiasi fon­<br />

damento o principio venga sostenuta, finisce per servire (secondo <strong>la</strong> no­<br />

stra opinione) i disegni dell'ateismo e per minare al<strong>la</strong> base il cristia­<br />

nesimo e ogni religione ; eliminando ogni colpevolezza e impu­<br />

tabilità, punizioni e ricompense, e chiaramente rendendo ridicolo-<br />

un giorno del giudizio 27 .<br />

Non solo il « fato democriteo », materialistico ed esplicitamente<br />

ateo, ma anche il « fato divino immorale o violento », che fa dipendere<br />

ogni cosa dalP« arbitraria volontà onnipotente », e il « fato divino mo­<br />

rale e <strong>natura</strong>le », che riconduce ogni azione al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> interna necessi­<br />

tante, minano al<strong>la</strong> base <strong>la</strong> morale e <strong>la</strong> religione 28 .<br />

L'accusa di ateismo colpisce Hobbes soprattutto per <strong>la</strong> sua morale,<br />

sia questa fondata sull'obbligazione divina o sovrana oppure sull'istinto<br />

<strong>natura</strong>le 29 . Ma in campo morale anche Cartesio è inadeguato per <strong>la</strong> sua<br />

concezione soggettivistica dello spirito, che apre <strong>la</strong> strada sia al Dio-<br />

arbitrario, sia al fatalismo del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> 30 .<br />

Lo scopo del Vero sistema intellettuale risulta ora più chiaro: su­<br />

perare sia l'uni<strong>la</strong>teralità di Fiatone nel concepire <strong>la</strong> materia come resi­<br />

duo « sublogico » 31 , sia quel<strong>la</strong> di Cartesio nell'intendere lo spirito in<br />

modo meramente soggettivo così da integrarli ambedue in una sintesi<br />

del vero, del bene e del bello 32 .<br />

Un concetto nodale in questo tentativo di più profonda mediazione<br />

fra spirito e materia è rappresentato dal<strong>la</strong> «<strong>natura</strong> p<strong>la</strong>stica»,.<br />

26 Ivi, pp. 148-51.<br />

27 Ivi, p. i del<strong>la</strong> Preface.<br />

28 Ivi, pp. MI del<strong>la</strong> Preface.<br />

29 Cfr. per <strong>la</strong> controversia nell'interpretazione di questo punto l'intervento di<br />

R. Polin, Hobbes, Dieu et les hommes, Paris 1981, pp. 153-75.<br />

30 T. I. S., pp. 146-47, cfr. con p. 175. Rinviarne qui alle analisi di L. Gysi,,<br />

op. cit., pp. 62-79.<br />

31 T. I. S., pp. 51-54.<br />

32 Sul<strong>la</strong> coincidenza fra bene e bello si noti il parallelismo fra assenza di bene<br />

ontologico e assenza di cause finali, fragilità del<strong>la</strong> morale e indebolimento del<strong>la</strong><br />

religione mediante l'eliminazione del<strong>la</strong> prova teleologica dall'armonia del mondo-<br />

(ivi, pp. 148-49, 174-75; cfr. anche L. Gysi, op. cit., pp. 24, 92-98).


FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO 73<br />

-a cui l'autore, pur ricollegandosi all'amico H. More 3Ì, conferisce una<br />

portata teoretica singo<strong>la</strong>rmente ampia e globale M .<br />

LE PREOCCUPAZIONI DEL CURATORE: LO SPINOZISMO.<br />

La « digressione » sul<strong>la</strong> <strong>natura</strong> p<strong>la</strong>stica è tutt'altro che un corpo<br />

estraneo: <strong>non</strong> solo infatti le digressioni, i ritorni, le riprese caratteriz­<br />

zano il procedere di tutta l'opera al di sotto di schemi più enunciati, che<br />

seguiti, ma questa si situa a un punto estremamente significativo, là dove<br />

l'esposizione dell'ateismo nelle sue forme principali, nelle sue ragioni e<br />

nel suo concetto di fondo (i primi tre capitoli) si chiude e sta per essere<br />

presentata « l'idea di Dio » con i suoi attributi.<br />

La <strong>natura</strong> p<strong>la</strong>stica è dunque un anello importante. L'armonia ge­<br />

nerale, l'ordine cosmico <strong>non</strong> può essere il risultato di mere forze mec­<br />

caniche, ma deve avere un principio adeguato, un principio artistico uni­<br />

versale, che, « immerso e confuso » nel<strong>la</strong> materia, informa di sé tutte<br />

le cose con <strong>la</strong> massima immediatezza, facilità, sicurezza 35 . In questo sen-<br />

•so <strong>la</strong> <strong>natura</strong> p<strong>la</strong>stica appare ben superiore all'arte e al<strong>la</strong> scienza <strong>umana</strong>.<br />

L'arte <strong>umana</strong> <strong>non</strong> può altrimenti agire sul<strong>la</strong> materia che dal di fuori<br />

e a distanza, né può comunicare sé stessa a lei, se <strong>non</strong> con una grande quantità di<br />

tumulto, c<strong>la</strong>more, rumore e strepito, usa mani e asce, seghe e<br />

martelli e in questo modo con molta fatica, premendo e schiacciando, introduce<br />

pian piano nei materiali <strong>la</strong> sua forma o idea (come per es. una imbarcazione o<br />

una casa). La <strong>natura</strong> invece è un altro genere d'a r t e , che si insinua imme­<br />

diatamente nelle cose e ivi, agendo più imperiosamente sul<strong>la</strong> materia come<br />

un principio immanente, compie <strong>la</strong> sua opera facilmente, internamente<br />

e in silenzio. La <strong>natura</strong> è un' arte, che essendo incorporata e in­<br />

carnata nel<strong>la</strong> materia <strong>non</strong> agisce su di essa dall'esterno, meccanica­<br />

mente, ma dall'interno in modo vitale e magico 36 .<br />

Mentre gli uomini si sentono spesso incapaci di portare a termine quan­<br />

to hanno intrapreso e devono consultarsi, correggere ...<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è un' arte tale che <strong>non</strong> esita, né studia quasi fosse incerta<br />

sul da farsi, ma è sempre pronta all'opera, né mai si pente in seguito di quanto<br />

33 T. I. S., p. 148.<br />

34 A. Pacchi, op. cit., pp. 181-82.<br />

35 T. I. S., pp. 155-55 (in realtà è 155 bis).<br />

36 Ivi, p. 156.


74 CAPITOLO TERZO<br />

abbia precedentemente fatto, né cerca, come per successiva riflessione, di mutare<br />

ed emendare il suo precedente corso, ma procede in maniera costante, ineluttabile 37.,<br />

Nel confronto con l'uomo però essa rive<strong>la</strong> anche il suo limite: <strong>la</strong><br />

mancanza di coscienza. Si impone allora l'idea di Dio, razionalità uni­<br />

versale, ma trascendente, sommamente operativa, ma cosciente, che in<br />

sé supera i limiti di entrambi 38 .<br />

Il rapporto fra Dio e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> p<strong>la</strong>stica è molto stretto, per definir­<br />

lo Cudworth ricorre al<strong>la</strong> terminologia che i padri greci usavano per il<br />

rapporto fra padre e figlio nel<strong>la</strong> trinità: archetipo e immagine, Àóyo?<br />

evòiafretoi; e Aóyo? jrpocpOQixóg 39 . Così <strong>la</strong> <strong>natura</strong> p<strong>la</strong>stica è <strong>non</strong> solo<br />

universale, ma anche incorporea 40 . Essa è presentata come<br />

l'antidoto al materialismo meccanicistico di Hobbes, <strong>la</strong> leva che permette<br />

di concludere il movimento insito nell'ateismo stesso dall'atomismo de­<br />

mocriteo alle concezioni « ilopatiche » e « ilozoiche » verso il piena<br />

riconoscimento di Dio 41 .<br />

Proprio su questa sua presunta funzione apologetica si appuntarono<br />

le critiche di P. Bayle nel<strong>la</strong> Continuation des pensées diverses. Il movi­<br />

mento poteva essere anche rovesciato e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> p<strong>la</strong>stica diventare il'<br />

primo decisivo passo verso l'affermazione dell'autonomia, dell'autosuf­<br />

ficienza del<strong>la</strong> materia.<br />

Infatti se Dio ha potuto conferire una simile virtù p<strong>la</strong>stica ciò significa che<br />

<strong>non</strong> ripugna affatto al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> delle cose che ci siano tali agenti; essi — si potrà<br />

concludere — possono dunque esistere da loro stessi. Potete capire tale conclusione<br />

per mezzo di un paragone. Se <strong>la</strong> materia può ricevere da Dio <strong>la</strong> forza motrice, c'è<br />

una compatibilita <strong>natura</strong>le fra <strong>la</strong> materia e <strong>la</strong> forza motrice. Si può dunque slmil­<br />

mente supporre sia che <strong>la</strong> materia esista da lei stessa, sia che <strong>la</strong> virtù motrice le<br />

sia propria essenzialmente. Quelli che suppongono, come <strong>la</strong> maggior parte dei car­<br />

tesiani, che <strong>la</strong> materia sia incapace di essere investita del<strong>la</strong> forza di muoversi e che<br />

Dio solo possa produrre il movimento, sono molto più in grado di confutare gli<br />

atei 42 .<br />

37 Ibidem.<br />

38 Ivi, pp. 156-63.<br />

^ Ivi, p. 155 (in realtà 155 bis).<br />

* Ivi, pp. 163-72.<br />

41 Ivi, pp. 172-73.<br />

42 P. Bayle, Continuation des pensées diverses [...] in Oeuvres diverses de<br />

Mr Pierre Bayle [...] Nouvelle Edition considerablement augmentée, Tome III, A<br />

<strong>la</strong> Haye. Par <strong>la</strong> compagnie des Libraires, MDCCXXXVII, p. 217.


FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO 75<br />

Se il dualismo cartesiano di materia e spirito, o quello di ragione e<br />

fede, era molto più conforme al teismo, <strong>la</strong> sua negazione più estrema<br />

era per Bayle costituita dal<strong>la</strong> concezione spinoziana di Dio e del<strong>la</strong> na­<br />

tura, che appena prima aveva richiamato come esempio <strong>la</strong>mpante di<br />

ateismo subdolo 43 .<br />

Questo avvicinamento di Cudworth a Spinoza <strong>la</strong>sciò una profonda<br />

impressione nel curatore dell'edizione <strong>la</strong>tina, J. L. v. Mosheim. Benché<br />

nel<strong>la</strong> prefazione questi cerchi di mantenere una posizione di equidistan­<br />

za e di mediazione fra il suo autore e Bayle **, in tutta l'opera dimostra<br />

di condividere, almeno come perplessità e preoccupazioni, quelle critiche.<br />

Così nel<strong>la</strong> digressione sul<strong>la</strong> <strong>natura</strong> p<strong>la</strong>stica è lui stesso a sottolineare le<br />

oscil<strong>la</strong>zioni del suo autore, che, nel confronto con l'arte <strong>umana</strong>, esalte­<br />

rebbe tale <strong>natura</strong> fino a far<strong>la</strong> apparire infallibile e, nel confronto con Dio,<br />

di nuovo <strong>la</strong> degraderebbe rendendo<strong>la</strong> responsabile delle imperfezioni e<br />

del male 45 . Egli poi difende il meccanicismo di Cartesio in quanto <strong>non</strong><br />

considerava il mondo come un risultato fortuito e casuale<br />

delle leggi meccaniche, né escludeva un'entità mediatrice fra lo spirito<br />

e <strong>la</strong> materia **, e salva da travisamenti p<strong>la</strong>tonizzanti <strong>la</strong> visione aristote­<br />

lica del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, per nul<strong>la</strong> incorporea, come voleva Cudworth 47 .<br />

La costruzione del suo autore è dunque per Mosheim fondata su<br />

incongruenze teoretiche e su false interpretazioni storiche. Tale convin­<br />

zione si riflette anche nel<strong>la</strong> sua traduzione, che spezza il concetto di<br />

' p<strong>la</strong>stic nature ' nei due termini più uni<strong>la</strong>terali e dirompen­<br />

ti di <strong>natura</strong> genetrix seu fictrix ' 48 .<br />

Ciò che per Cudworth era il concetto mediatore del sistema, di­<br />

venta qui un composto spurio, ciò che era l'antidoto al materialismo<br />

meccanicistico, una pericolosa propensione verso l'immanentismo e il<br />

panteismo di Spinoza, ciò che era <strong>la</strong> via per <strong>la</strong> fondazione ontologica<br />

del<strong>la</strong> morale, una ricaduta nel « fato interno », nel<strong>la</strong> determinazione na­<br />

turale. Non più Hobbes, ma Spinoza diventa <strong>la</strong> principale preoccupa­<br />

zione.<br />

Fu proprio questa lettura, ispirata dalle critiche del Bayle, a inte-<br />

43 Ivi, p. 214.<br />

44 S. I., pp. xv, xxvi, xxvin del<strong>la</strong> Prefazione.<br />

45 Ivi, pp. 164-65.<br />

46 Ivi, cfr. le lunghe note di pp. 151-2, 153, 156-57, 163, 174-75.<br />

47 Ivi, pp. 178-79.<br />

48 Ivi, pp. 148-96, cfr. per es. 151 e passim.


76 CAPITOLO TERZO<br />

ressare, <strong>non</strong> più in senso negativo, ma positivo <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>, che<br />

poteva aggiungere un nuovo anello nel<strong>la</strong> catena di sviluppo dal pantei­<br />

smo rinascimentale a Bohme AS Ì a Spinoza. In questo senso gli estratti di<br />

<strong>Feuerbach</strong> cominciano dal<strong>la</strong> definizione di Dio come totalità delle per­<br />

fezioni e <strong>natura</strong> universale, singo<strong>la</strong>re coincidenza con una frequentissima<br />

definizione feuerbachiana di Dio in quanto ' Inbegrifi ' [quintessenza]<br />

' aller Realitàten' [di tutte le realtà], ' aller Verstandesaftirmationen*<br />

[di tutte le affermazioni dell'intelletto], ' aller Dinge' [di tutte le<br />

cose], ' aller Vollkommenheiten' [di tutte le perfezioni], ' aller Mo-<br />

glichkeiten ' [di tutte le possibilità] so .<br />

DlO, TOTALITÀ DELLE PERFEZIONI E NATURA UNIVERSALE.<br />

La coincidenza fra <strong>Feuerbach</strong> e Cudworth investe <strong>la</strong> stessa impo­<br />

stazione metodologica: ambedue decidono il problema dell'esistenza di<br />

Dio partendo dai suoi attributi. Così <strong>Feuerbach</strong> nell'Essenza del cri­<br />

stianesimo aveva motivato il suo modo di procedere:<br />

Ciò che il soggetto è, sta solo nel predicato; il predicato è <strong>la</strong> verità<br />

del soggetto. Il soggetto è solo il predicato personificato, esistente. Soggetto e pre­<br />

dicato sono distinti solo come esistenza ed essenza. La negazione<br />

dei predicati è perciò negazione del soggetto 51 .<br />

Tuttavia uno sguardo all'Essenza del cristianesimo rive<strong>la</strong> un ulte­<br />

riore punto di contatto. Se in quell'opera, certo per influsso di Bayle,<br />

critico proprio a questo riguardo nei confronti di Cudworth 52 , i predi­<br />

cati « universali, metafisici » erano stati degradati a « punti di aggancio<br />

esteriori » 53 , mentre erano state privilegiate «le determinazioni<br />

personali del<strong>la</strong> religione » e di Dio come « legis<strong>la</strong>tore morale, pa­<br />

dre degli uomini, santo, giusto, buono, misericordioso » M , già a partire<br />

49 Fin dall'inizio i seguaci di Bòhme erano stati coinvolti nel dibattito sul­<br />

l'opera di Cudworth, cfr. S. I., p. i del<strong>la</strong> Prefazione di Mosheim.<br />

50 G. W., V, pp. 75, 82, 167, 268; X, pp. 27, 50 etc.<br />

si G. W., V, pp. 55-6.<br />

52 P. Bayle, op. cit., pp. 213-17.<br />

ss G. W., V, P . 62.<br />

54


FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO 77<br />

dal<strong>la</strong> sua seconda edizione (1843) 55 e ancor più nell'Essenza del<strong>la</strong> reli­<br />

gione * fondamentali 57 diventano appunto i primi.<br />

L'attributo, da <strong>Feuerbach</strong> considerato in via preliminare, è quello<br />

di perfezione, che svolge un ruolo centrale nel Sistema intellet­<br />

tuale, giacché vi si intreccia <strong>la</strong> « grande » prova dell'esistenza di Dio,,<br />

l'arma più forte in mano ai teisti e quel<strong>la</strong> più compromessa dal mecca­<br />

nicismo cartesiano 58 . Qui forse, più che altrove, è evidente <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re<br />

caratteristica dell'argomentazione di Cudworth, che <strong>non</strong> vuole essere « a<br />

priori », come quel<strong>la</strong> di Cartesio, né d'altra parte è a posteriori nel senso<br />

delle c<strong>la</strong>ssiche prove 59 : <strong>la</strong> dimostrazione dell'esistenza di Dio è insieme<br />

definizione del<strong>la</strong> sua essenza.<br />

Attraverso un accostamento di brani diversi <strong>Feuerbach</strong> mette a fuo­<br />

co questa prova nei suoi due passaggi, entrambi sorretti dal criterio ba­<br />

si<strong>la</strong>re di ragione, condiviso, anzi partico<strong>la</strong>rmente sottolineato, dall'atei­<br />

smo atomistico, « ex nihilo nihil fit »:<br />

1° se esiste una realtà, un mondo, questo deve essere venuto da<br />

qualche cosa, da un principio ingenerato *;<br />

2° <strong>non</strong> solo l'effetto postu<strong>la</strong> una causa, ma le perfezioni esistenti<br />

nell'uno esigono almeno un ugual grado di perfezione nel­<br />

l'altra: nel mondo esiste un ordine, un'armonia razionale,<br />

esiste vita, sensazione, intelletto, tutto questo deve dunque-<br />

essere contenuto, almeno nello stesso grado, nel primo prin­<br />

cipio, che <strong>non</strong> può in alcun modo essere <strong>la</strong> rozza materia, pri­<br />

va di sensazione 61 , ma è una «<strong>natura</strong> cosciente­<br />

mente razionale (o una niente perfet­<br />

ta)» 62 , Dio.<br />

55 Si veda <strong>la</strong> lunga aggiunta del<strong>la</strong> seconda edizione, che sposta l'attenzione<br />

sui primi, cfr. ivi, pp. 79-88.<br />

56 G. W., X, pp. 12-14 [tr. it. C. Ascheri e C. Cesa, Bari 1972 3 , pp. 48-51].<br />

57 Nel<strong>la</strong> terza edizione dell'Essenza del cristianesimo (1849) all'espressione<br />

« punti di aggancio esteriori » viene aggiunto il correttivo: « ossia il fondamento » r<br />

che ne muta radicalmente il senso, G. W., V, p. 62.<br />

58 T. I. S., p. 115, cfr. L. Gysi, op. cit., pp. 92-98.<br />

59 Su questo punto cfr. A. Pacchi, op. cit., pp. 187-88 e L. Gysi, op. cit.,<br />

pp. 90-92, che trova il seguente compromesso: a priori si dimostrerebbe <strong>la</strong> pos­<br />

sibilità, a posteriori <strong>la</strong> necessità di Dio.<br />

60 T.I.S., pp. 194-95 [5. L, pp. 205-06].<br />

61 Ivi, pp. 194-96 [5. I., pp. 206-09].<br />

62 Ivi, p. 196. I passi sono trascritti da <strong>Feuerbach</strong> in 935d 40d , (l v ) [qui<br />

l'indicazione dei fogli è tra parentesi, giacché <strong>la</strong> loro collocazione reciproca è solo.


78 CAPITOLO TERZO<br />

•Questa dimostrazione, come indica <strong>la</strong> definizione conclusiva, tende a met­<br />

tere in rilievo fra il mondo e Dio <strong>la</strong> continuità, <strong>non</strong> <strong>la</strong> trascendenza.<br />

Tale continuità è però ancor più marcata, rispetto all'originale inglese,<br />

nel testo <strong>la</strong>tino. Laddove Cudworth, soprattutto nel primo passaggio,<br />

par<strong>la</strong> di « qualcosa che <strong>non</strong> venne fatta, né prodotta », di una « cosa »,<br />


FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO 79'<br />

e <strong>la</strong> terra e l'aria come principi di tutte le cose e proprio queste chiami ' <strong>natura</strong> '<br />

e ne derivi l'anima come qualcosa di successivo 68 .<br />

Fiatone, polemizzando con <strong>la</strong> filosofia ionica del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> rivendicava;<br />

l'anteriorità del più perfetto rispetto all'imperfetto, dell'anima, che ha<br />

<strong>la</strong> capacità di muovere se stessa rispetto al<strong>la</strong> materia.<br />

L'anima conduce tutte le cose del ciclo, del<strong>la</strong> terra, del mare, le muove con<br />

i moti che le sono propri e che hanno nome: ' volere ', ' esaminare ' w .<br />

Nel brano riportato da <strong>Feuerbach</strong> Cudworth concludeva <strong>la</strong> lunga-<br />

citazione da Fiatone criticando quei cristiani che, facendo generare le<br />

anime dal<strong>la</strong> materia, spianavano <strong>la</strong> via al<strong>la</strong> negazione del<strong>la</strong> indipendenza<br />

del<strong>la</strong> sostanza anima e quindi al<strong>la</strong> negazione di Dio 70 . È proprio questa<br />

impostazione, risalente a Fiatone, che l'Essenza del<strong>la</strong> religione si pro­<br />

pone di rovesciare avanzando una linea di sviluppo che va dal meno<br />

perfetto al più perfetto.<br />

È peraltro vero che l'uomo <strong>non</strong> è diventato ciò che è, per sé solo e per<br />

opera propria; aveva bisogno per questo del sostegno di altri enti. Ma<br />

questi enti <strong>non</strong> erano creature sopran<strong>natura</strong>listiche, immaginarie, ma enti reali, na­<br />

turali, <strong>non</strong> esseri al di sopra, ma al di sotto dell'uomo, come del resto dal<br />

basso e <strong>non</strong> dall'alto, dal profondo del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> viene tutto ciò che sostiene<br />

l'uomo nel suo agire conscio e volontario, in quello che, solo, è chiamato comu­<br />

nemente umano, vengono tutte le sue doti e le sue buone disposizioni 71 .<br />

Dall'attributo del<strong>la</strong> perfezione Cudworth passa a quello del-<br />

F infinità. L'identificazione fra i due è per lui nodale: si tratta*<br />

infatti di confutare l'interpretazione soggettivistica, negativa dell'Hob-<br />

bes, che in questo attributo aveva visto un'espressione dell'ignoranza,<br />

dello stupore umano 72 e di riaffermare il suo significato obiettivo, posi­<br />

tivo <strong>Feuerbach</strong> trascrive: « Infinitatem nihil re vera esse quam per-<br />

f e e t i o n e m » 73 , tuttavia annota anche i commenti e le aggiunte in­<br />

seriti nel testo <strong>la</strong>tino 74 .<br />

68 Leg., X, 891, e, tr. it. A. Zadro, in Fiatone, Opere, VII, Bari 1971, pp.<br />

335-36.<br />

69 Leg., X, 896, e-897, a, ivi, pp. 342-43.<br />

70 T.I.S., pp. 860-61 [S. I., pp. 1148-49].<br />

71 G. W., X, pp. 5-6 [tr. it. cit., p. 41].<br />

72 T. I.S., pp. 645-47 [S. I., pp. 765-67].<br />

73 9351 40d (2p), cfr. S. I., p. 771 [T. I. S., p. 647].<br />

74 935,1 40d (2r), (4r)-(5 v).


80 CAPITOLO TERZO<br />

Mosheim infatti, rispetto al<strong>la</strong> trattazione formale e astratta del suo<br />

• autore, si era dichiarato <strong>non</strong> del tutto soddisfatto 75 e si era proposto di<br />

integrar<strong>la</strong> attraverso l'approfondimento del rapporto fra mondo e Dio<br />

sia con le sue lunghe note, sia con le Osservazioni di loannes Cleri-<br />

cus 76 , Jean Le Clerc 77 , il primo che sul continente aveva fatto cono­<br />

scere il Sistema intellettuale pubblicandone vari estratti in francese 78<br />

Di queste Osservazioni <strong>Feuerbach</strong> per tre facciate 79 trascrive un<br />

ampio brano su Dio in quanto somma di tutte le perfezioni <strong>non</strong> solo<br />

degli spiriti, ma anche dei corpi, beninteso senza alcuna imperfezione.<br />

La prima proprietà dei corpi è l'estensione e questa, una volta sottratto<br />

ogni termine, ogni divisibilità, deve essere anche in Dio. In quale modo<br />

avvenga che perfezioni così diverse siano in Dio contenute senza contra­<br />

sto, <strong>non</strong> può essere spiegato dal nostro intelletto, che — aggiunge Le<br />

Clerc — <strong>non</strong> conosce neppure <strong>la</strong> <strong>natura</strong> interna dei corpi 80 .<br />

Il Mosheim nelle sue note procede lungo <strong>la</strong> stessa linea: da un<br />

<strong>la</strong>to approfondisce il senso dell'immensità e dell'onnipresenza divina ri­<br />

collegando il concetto dello spazio assoluto di Isaac Newton; come « sen­<br />

sorio » divino, alle definizioni di Dio come «luogo» di tutte le<br />

cose degli antichi padri del<strong>la</strong> chiesa, di Teofilo d'Antiochia, di Giovanni<br />

Damasceno 81 .<br />

I possibili sviluppi panteistici sono ovviamente colti con favore da<br />

<strong>Feuerbach</strong> 82 , con preoccupazione dal Mosheim, che chiude il discorso<br />

con una alternativa piuttosto sbrigativa: o lo spazio è infinito e allora<br />

si identifica con Dio o <strong>non</strong> si identifica con Dio e allora è finito 83 . In<br />

tal modo egli riprende l'altro <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> posizione di Le Clerc, l'insi-<br />

75 S. I., p. 774.<br />

76 Ivi, pp. 952 ss.<br />

77 J. Le Clerc, nato il 19 marzo 1657 a Ginevra e morto l'8 gennaio 1736<br />

ad Amsterdam, arminiano, fu teologo antidogmatico, <strong>la</strong> cui attività editoriale ebbe<br />

.grande importanza nel<strong>la</strong> formazione del pensiero illuministico; ha curato anche<br />

un'edizione del<strong>la</strong> Teologia dogmatica del Petau, cfr. Lexikon f. Theologie u.<br />

Kirche, cit., VI (1961), col. 1233 e P. Casini, Introduzione all'illuminismo. Da<br />

Newton a Rousseau, Roma-Bari 1980, p. 204 e passim.<br />

78 5. I., pp. n-rv del<strong>la</strong> Prefazione del Mosheim.<br />

79 935d40


FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO 81<br />

stenza sul<strong>la</strong> finitezza <strong>umana</strong>, e lo fa appoggiandosi a un passo dei Prin­<br />

cipia Philosophiae di Cartesio:<br />

Quum simus finiti, absurdum esset, nos aliquid de infinito determinare,<br />

atque sic illud quasi finire ac comprehendere conari 84 .<br />

E proprio nell'ambito di questa impostazione giunge addirittura a re-<br />

spingere quell'argomento ad hominem addotto da Cudworth per dimo­<br />

strare che anche gli atei usano il concetto di infinito applicandolo al<strong>la</strong><br />

materia, giacché secondo lui il termine <strong>non</strong> sarebbe usato con lo stesso<br />

significato 85 .<br />

Anche qui il precario equilibrio dell'opera originale nel testo <strong>la</strong>tino<br />

si rompe ed emergono due tendenze contrapposte: l'una una lettura<br />

sempre più « fisica » delle definizioni di Cudworth su Dio secondo una<br />

linea ascendente, che attraverso il rinascimento arriva ai padri greci e<br />

al<strong>la</strong> filosofia p<strong>la</strong>tonizzante, l'altra una reazione a possibili sviluppi im­<br />

manentistici, che accentua l'ineffabilità, l'incommensurabilità di Dio at­<br />

traverso una teologia « negativa ».<br />

Cudworth aveva sì ammesso il limite del<strong>la</strong> conoscenza <strong>umana</strong>, ma<br />

aveva pure attribuito valore ontologico agli attributi divini; questi anzi<br />

erano a tal punto obiettivi, che l'uomo <strong>non</strong> avrebbe mai potuto esaurir­<br />

ne il contenuto. Egli poteva attingere, benché <strong>non</strong> comprendere appieno,<br />

l'infinito 86 . I fondamenti di questo rapporto erano <strong>la</strong> piena corrispon­<br />

denza fra voi)? ed essere e il concetto di partecipazione: se l'uomo, in<br />

quanto creatura, aveva avuto parte all'essere divino, doveva aver parte<br />

anche al conoscere 87 .<br />

Questa teoria era stata e<strong>la</strong>borata contro l'« ateismo » di Hobbes,<br />

avvicinato a Lucrezio, che aveva privato gli attributi divini del valore<br />

obiettivo e aveva privilegiato l'onnipotenza divina fino a distruggere<br />

quel<strong>la</strong> corrispondenza fra ragione ed essere, che era al<strong>la</strong> base di ogni pos­<br />

sibile idea di Dio 88 . Anche Cartesio era stato attaccato perché aveva fon­<br />

dato il vero e il bene sul<strong>la</strong> volontà — beninteso eterna — di Dio w.<br />

Nelle note del Mosheim <strong>non</strong> solo Cartesio, ma anche Hobbes viene<br />

84 Ivi, p. 774, cfr. Principia Philosophiae, P. I, XXVI, in: Oeuvres de De-<br />

scartes (ed. Ch. Adam et P. Tannery), VIII-1 (Paris 1964), p. 14.<br />

85 5. I, pp. 775-76.<br />

86 T. I. S., pp. 644-46, 648, 652 [5. /., pp. 765-66, 771-73, 787-88].<br />

87 Ivi, p. 648 [5. I., p. 771].<br />

88 Ivi, pp. 646-47 [5. I., pp. 767-68].<br />

» Ibid.<br />

4 F. TOMASONI, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>.


82 CAPITOLO TERZO<br />

rivalutato. Grande rilievo hanno due citazioni dal Leviatano, che si­<br />

tuano gli attributi divini <strong>non</strong> all'interno del<strong>la</strong> conoscenza, ma del culto<br />

a Dio 90.<br />

Il contrasto fra <strong>la</strong> ragione e <strong>la</strong> fede fu, come è noto, uno dei prin­<br />

cipi ispiratori del<strong>la</strong> produzione giovanile di <strong>Feuerbach</strong> e divenne il tema<br />

dominante nel periodo che va dal Bayle (datato 1838, uscì il 1839) al­<br />

l'Essenza del cristianesimo. In questa ritorna il discorso sugli attributi<br />

divini come espressione « negativa » del<strong>la</strong> condizione <strong>umana</strong> 91 , ma lo<br />

sforzo maggiore è quello di determinare al di là di questa negazione un<br />

contenuto positivo. È appunto questo impegno che caratterizzò il suo<br />

<strong>la</strong>voro dall'Essenza del cristianesimo all'Essenza del<strong>la</strong> religione. Quando<br />

dietro a Dio viene riconosciuto come fondamento primo <strong>non</strong> più il ge­<br />

nere umano, ma <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, il problema del rapporto fra finito e infinito<br />

con le implicazioni sul piano gnoseologico ritorna.<br />

Concentrare Dio sul<strong>la</strong> terra, ca<strong>la</strong>re Dio nell'uomo sarebbe come voler com­<br />

prendere l'oceano in una goccia e l'anello di Saturno nell'anello che porto al dito.<br />

Certamente è ben limitata l'idea che l'essenza del mondo sia circoscritta soltanto<br />

al<strong>la</strong> terra e all'uomo, che <strong>la</strong> <strong>natura</strong> sia soltanto per lui, che il sole splenda solo<br />

per l'occhio umano 92.<br />

La difficoltà, che i razionalisti provano a concepire l'incarnazione,<br />

viene secondo <strong>Feuerbach</strong> proprio dal<strong>la</strong> impossibilità di concentrare tutto<br />

l'universo, tutta <strong>la</strong> <strong>natura</strong> nell'uomo. Se però questi <strong>non</strong> è più il centro<br />

dell'universo, anche i suoi concetti perdono quel valore assoluto, che<br />

sembravano possedere.<br />

La <strong>natura</strong> va concepita solo mediante sé stessa; essa è l'ente, il<br />

cui «concetto <strong>non</strong> dipende da alcun altro ente» [...] è ad essa soltanto che <strong>non</strong><br />

può e <strong>non</strong> deve essere applicato alcun «metro di misura umano» 93 .<br />

Il compito di concepire <strong>la</strong> <strong>natura</strong> « juxta propria principia », se­<br />

condo <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> rinascimentale per es. di Bernardino Telesio, sembra<br />

irrealizzabile nel momento in cui essa viene nettamente distinta come<br />

5(0 5. /., p. 767, cfr. Leviathan, or thè matter, form and power of a Com­<br />

monwealth ecdesiastical and civìl, in: The English Works, III (by Sir William<br />

Molesworth, London 1839, reprint Aalen 1962), capp. Ili, XXXI, pp. 17, 354-58.<br />

91 G. W., V, pp. 39-44, 49-53.<br />

92 G. W., X, p. 53 [tr. it. cit., p. 93].<br />

93 Ivi, p. 61 [tr. it. cit., pp. 100-01].


FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO 83<br />

« cosa in sé » dalle nostre rappresentazioni soggettive 94 . Se l'uomo, pur<br />

<strong>non</strong> potendo comprendere Dio, aveva nel<strong>la</strong> fede <strong>la</strong> certezza di essere al<br />

centro delle attenzioni divine, quale collegamento si può stabilire fra.<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e l'uomo, ora che questo <strong>non</strong> è neppure il fine di quel<strong>la</strong>?,<br />

<strong>Feuerbach</strong> risponderà rinviando all'esistenza fisica dell'uomo 95 , al suo<br />

essere parte del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Non era che una ritraduzione in termini ma­<br />

terialistici 96 degli antichi concetti di corrispondenza fra essere e pen­<br />

siero e di partecipazione.<br />

RELIGIONE NATURALE E RELIGIONI POSITIVE.<br />

Lo sforzo di Cudworth per dimostrare <strong>la</strong> ragionevolezza<br />

del cristianesimo si imbatte necessariamente in due difficoltà: il contra­<br />

sto fra paganesimo e cristianesimo e il concetto di dogma di fede, con­<br />

cretato in maniera paradigmatica nel dogma trinitario. L'obiettivo è per­<br />

seguito con tale determinazione, che attraverso un complicato intreccio<br />

di prove « a priori » e « a posteriori », teoretiche e storiche viene co­<br />

struita una teoria del<strong>la</strong> religione <strong>natura</strong>le, a dir poco, ardita. E di nuovo<br />

si profi<strong>la</strong> dietro, come realtà unificante, <strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

In primo luogo Cudworth nega che il politeismo sia tale in senso<br />

vero e proprio e, attraverso l'analisi delle principali divinità egiziane e<br />

greche, lo riduce semplicemente a « polionimia », pluralità <strong>non</strong> di dei,<br />

ma di nomi, attraverso cui uno stesso Dio è designato per i molteplici<br />

effetti e rapporti di culto 97 . Il passaggio dal<strong>la</strong> pluralità dei nomi al<strong>la</strong><br />

pluralità delle divinità avviene nel<strong>la</strong> rappresentazione popo<strong>la</strong>re mediante<br />

il ben noto meccanismo poetico del<strong>la</strong> metonimia, che porta al<strong>la</strong><br />

ipostatizzazione del nome o al<strong>la</strong> personificazio­<br />

ne dell'effetto 98 . Alle varie teologie « volgari », « civili », « fi­<br />

siche » l'autore contrappone <strong>la</strong> «teologia <strong>natura</strong>le e vera»,<br />

alle rappresentazioni popo<strong>la</strong>ri <strong>la</strong> concezione razionale di Dio ".<br />

94 Gfr. <strong>la</strong> critica di R. Haym, <strong>Feuerbach</strong> una die Philosopbie ..., pp. 3-21,<br />

cui ho accennato nel primo capitolo.<br />

95 G. W., X, p. 337.<br />

96 Sull'importanza di questa intuizione per <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> gnoseologia<br />

materialistica, cfr. V. I. Lenin, Materialismo ed empiriocriticismo..., cit., pp. 81,<br />

95-103.<br />

97 T. I.S., pp. 477-503 [5. I., pp. 564-591].<br />

98 Ivi, pp. 507-18 [£. L, pp. 596-606].<br />

99 Ivi, pp. 477-78, 510-12 [5. I., pp. 565, 599-601].


84 CAPITOLO TERZO<br />

Perciò essendo universalmente accettata questa dottrina dei pagani secondo<br />

cui Dio era uno Spirito o una sostanza diffusa per tutto<br />

il mondo, che permeava e dall'interno produceva ogni co­<br />

sa, dava ordine a tutto, <strong>non</strong> c'è da meravigliarsi se lo chiamarono, nelle<br />

diverse parti del mondo e nelle diverse cose <strong>natura</strong>li, con diversi nomi I0°.<br />

La concezione di fondo, che da un <strong>la</strong>to garantisce per il monotei­<br />

smo sostanziale e dall'altro spiega il politeismo del<strong>la</strong> rappresentazione,<br />

sarebbe dunque l'idea che Dio « permea » <strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Anche qui il Mo-<br />

sheim ne mette in risalto i pericoli mediante il solito procedimento:<br />

da un <strong>la</strong>to ridurre il vario significato dei testi sostituendo a « spirito »,<br />

« mente » e « sostanza » il termine « <strong>natura</strong> », dall'altro insistere nelle<br />

note sul<strong>la</strong> propensione verso « l'empia teoria di Spinoza, che mescolò<br />

Dio e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> » 101 . Questa idea di Dio sarebbe stata mutuata preva­<br />

lentemente dagli stoici che « in modo tanto perverso e inetto avevano<br />

conciliato <strong>la</strong> religione pubblica con i precetti del<strong>la</strong> loro filosofia da pro­<br />

vocare il riso di tutti i sapienti » m e da un Fiatone, le cui « frottole »<br />

sarebbero state accentuate e ampliate dai neop<strong>la</strong>tonici e dall'umanesimo<br />

p<strong>la</strong>tonizzante, per es. di Marsilio Ficino 103 .<br />

Ma al di là delle riserve su Fiatone, sugli stoici, sull'umanesimo<br />

neop<strong>la</strong>tonico ed evidentemente sullo spinozismo, le critiche del Mosheim<br />

ravvisano un vizio metodologico di fondo, quello di aver scambiato <strong>la</strong><br />

realtà del culto e del<strong>la</strong> religione con le interpre-<br />

tazioni filosofiche.<br />

Se pure si potessero addurre cento autori e filosofi, <strong>la</strong> cui idea fosse pro­<br />

prio questa, che Venere, Giove, Osiride, Iside, Vulcano, Fiatone, Nettuno e,<br />

ancor più, tutti gli dei sarebbero solo nomi di un unico Dio e delle sue varie per­<br />

fezioni; da codesto consenso <strong>non</strong> seguirebbe affatto che questi uomini abbiano cor­<br />

rettamente giudicato riguardo alle religioni degli antichi e che <strong>la</strong> loro dottrina <strong>non</strong><br />

abbia nul<strong>la</strong> che possa essere biasimata. Al contrario è compito del sapiente vedere<br />

se questa interpretazione sia conforme alle cose stesse e se il culto degli antichi<br />

<strong>non</strong> ricusi codesta esposizione 104 .<br />

Alle interpretazioni bisogna dunque anteporre le cose<br />

stesse, il culto, al<strong>la</strong> opinione «privata» di alcuni filosofi <strong>la</strong><br />

100 Ivi, p. 505.<br />

101 S. I., p. 594, cfr. p. 592.<br />

102 Ivi, pp. 579-80, cfr. p. 592,<br />

m Ivi, pp. 574, 581, 568.<br />

m S. I., p. 571 (cfr. p. 604).


FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO 85<br />

« religione pubblica dei popoli » 105, al<strong>la</strong> teologia <strong>la</strong> reli­<br />

gione. In questa prospettiva « realistica » <strong>non</strong> solo il politeismo tor­<br />

na ad avere un significato proprio 106, ma il culto dei fenomeni <strong>natura</strong>li<br />

e fisici, anziché essere un effetto secondario, derivato, poetico, diventa<br />

un fatto originario, primitivo 107 .<br />

L'importanza di questo dibattito per <strong>Feuerbach</strong> è facilmente intui­<br />

bile e gli estratti m lo dimostrano. Da un <strong>la</strong>to il criterio metodologico<br />

del Mosheim, che dava priorità al culto rispetto alle interpretazioni teo­<br />

logiche, corrisponde a quello enunciato nel<strong>la</strong> prefazione al<strong>la</strong> seconda<br />

edizione dell'Essenza del cristianesimo m. In questo senso l'insistenza<br />

sul significato proprio del politeismo e sul carattere originario del<strong>la</strong> re­<br />

ligione <strong>natura</strong>le, in quanto essenzialmente rivolta ai fenomeni fisici, do­<br />

veva spingere <strong>Feuerbach</strong> a raccogliere una documentazione diretta sui<br />

culti e le religioni primitive. D'altro <strong>la</strong>to <strong>la</strong> riconduzione di ogni reli­<br />

gione a questo Dio permeante <strong>la</strong> <strong>natura</strong> e <strong>la</strong> spiegazione del successivo<br />

sorgere degli dei personali mediante artifici poetici, fatte dal Cudworth,<br />

<strong>non</strong> potevano <strong>non</strong> attrarre chi si proponeva una interpretazione totale<br />

del fenomeno religioso. Una sintesi fra queste due tendenze è data nel-<br />

VEssenza del<strong>la</strong> religione, dove il Dio-<strong>natura</strong> <strong>non</strong> è più il concetto<br />

astratto e universale dei filosofi, ma il significato pre-logico<br />

unificante dei vari atteggiamenti religiosi primitivi.<br />

La rivendicazione del<strong>la</strong> priorità assoluta del dato rispetto alle inter­<br />

pretazioni corrispondeva certo al<strong>la</strong> sensibilità storica del Mosheim, ma<br />

anche all'esigenza di salvare come fatto originario <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione rispetto<br />

al<strong>la</strong> ragione. Quanto al contrario fosse andato avanti Cudworth nel<strong>la</strong><br />

conciliazione di dogma e ragione, teologia e filosofia risultava dal<strong>la</strong> sua<br />

trattazione sul<strong>la</strong> trinità.<br />

Egli si era rifatto all'opera del Petau no, ma nei tratti p<strong>la</strong>tonici dei<br />

padri greci aveva visto <strong>non</strong> una traccia di contaminazione dell'originario<br />

nucleo cristiano, bensì <strong>la</strong> prova tangibile del<strong>la</strong> sostanziale identità e con­<br />

tinuità fra <strong>la</strong> trinità p<strong>la</strong>tonica e <strong>la</strong> trinità cristia­<br />

na 111 . La conclusione di queste lunghe argomentazioni, attentamente se-<br />

105 Ibid.<br />

106 Cfr. distinzione fra politeismo e personificazione poetica, ivi, pp. 598-600.<br />

107 Ivi, p. 208.<br />

108 4Qd (lr-v ) 2v. 41^ ^ 141-)_<br />

109 G. W., V, pp. 14-17.<br />

110 Cfr. T. I. S., pp. 575-76, 599-600, 604-05.<br />

111 Ivi, pp. 546-632 [S. I., pp. 634-736].


86 CAPITOLO TERZO<br />

guite e studiate da <strong>Feuerbach</strong> m, è certamente interessante per il tenta­<br />

tivo di <strong>la</strong>sciare ugualmente uno spazio al<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione.<br />

Ritrovare in Fiatone <strong>la</strong> dottrina trinitaria <strong>non</strong> significa necessaria­<br />

mente far<strong>la</strong> derivare dal<strong>la</strong> ragione, bensì soltanto considerar<strong>la</strong> in armo­<br />

nia con <strong>la</strong> ragione. Essa è pur sempre venuta da una rive<strong>la</strong>zione, molto<br />

più antica di quel<strong>la</strong> cristiana, dal<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione segreta a Mosé. La «ca­<br />

ba<strong>la</strong>» trinitaria, come dice il testo inglese in luogo del più generico<br />

vocabolo « dogma », che si trova nel testo <strong>la</strong>tino, sarebbe poi passata<br />

agli egizi, a Pitagora, a Fiatone e infine ai padri del<strong>la</strong> chiesa 113 .<br />

In questa prospettiva storico-mistica che, sul<strong>la</strong> stregua degli anti­<br />

chi gnostici, prospetta una religione sostanzialmente comune al di là dei<br />

contrasti fra credenza e credenza, ragione e rive<strong>la</strong>zione assume grande<br />

importanza il problema dell'origine del<strong>la</strong> religione.<br />

L'ORIGINE DELLA RELIGIONE.<br />

Il « fenomeno » del<strong>la</strong> religione richiede una spiegazione anche e<br />

soprattutto da chi <strong>non</strong> accetta di ricondurlo a una rive<strong>la</strong>zione originaria<br />

o a una evidenza di ragione.<br />

Ma gli atei sono soprattutto impegnati a rendere conto di questo feno­<br />

meno incontestabile, <strong>la</strong> generale persuasione dell'esi­<br />

stenza di un Dio, presente nelle menti degli uomini e <strong>la</strong> loro propensione<br />

al<strong>la</strong> religione in tutte le età e i luoghi del mondo m .<br />

Si tratta evidentemente di prendere posizione rispetto al c<strong>la</strong>ssico<br />

argomento del « consensus gentium », da Cudworth riproposto con for­<br />

za mediante <strong>la</strong> conciliazione di paganesimo e cristianesimo, filosofia e<br />

religione. I critici di questo argomento hanno scelto fra due alternative:<br />

o negare l'omogeneità, <strong>la</strong> compattezza, l'identità del fenomeno reli­<br />

gioso 11S o riconoscere all'origine cause <strong>natura</strong>li, antropolo­<br />

giche o addirittura patologiche, che ne circoscrivano o addi­<br />

rittura inficino il significato. Questa è, come è noto, <strong>la</strong> via imboccata da<br />

<strong>Feuerbach</strong> nell'Exsenza del cristianesimo e seguita poi con impegno nelle<br />

112<br />

113 T.I.S., pp. 547-48 [S. I., p. 636]. Si noti nei due testi <strong>la</strong> differente ter­<br />

minologia, che li caratterizza in tutta l'argomentazione.<br />

114 T.I.S., p. 654.<br />

115 P. Bayle, op. cit., pp. 197-216.


FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO 87<br />

opere successive; da qui il suo interesse per l'ampia confutazione di<br />

Cudworth 116 .<br />

Essa riassume in tre tipi 117 le spiegazioni atee sulle fonti o « cause<br />

originarie » del<strong>la</strong> religione:<br />

1. <strong>la</strong> sollecitudine, l'ansietà, <strong>la</strong> paura circa gli eventi futuri;<br />

2. l'ignoranza delle cause <strong>natura</strong>li;<br />

3. l'invenzione di astuti politici e legis<strong>la</strong>tori.<br />

L'attenzione prevalente è rivolta al<strong>la</strong> prima, giacché dietro ad essa stan­<br />

no <strong>non</strong> solo gli illustri campioni antichi dell'ateismo, Lucrezio ed Epi-<br />

curo, ma anche Hobbes e Spinoza 118 La confutazione procede anche qui<br />

in modo « obiettivo », partendo cioè <strong>non</strong> dal soggetto-uomo, ma dal-<br />

l'oggetto-Dio. Se Dio fosse prodotto dal<strong>la</strong> paura, sarebbe « un fantasma,<br />

uno spettro pauroso, un essere intelligente e invisibile, che governa e<br />

dirige gli affari del mondo arbitrariamente e a suo piacere tiranneggia<br />

sull'umanità » 119 . Ora al contrario i più saggi fra i pagani hanno rico­<br />

nosciuto che Dio è essenzialmente buono. Nel<strong>la</strong> religione si par<strong>la</strong><br />

sì di « timor di Dio », ma questo proviene dal confronto fra <strong>la</strong> nostra<br />

miseria e <strong>la</strong> divina bontà. Egli « castiga il vizio », ma « premia <strong>la</strong> virtù »,<br />

« abbassa i superbi », ma da fiducia a quanti ricorrono a lui. Così i<br />

teisti sono quelli che meno hanno paura del futuro.<br />

La ragione di questo è che essi pongono il loro bene principale in<br />

nul<strong>la</strong> che sia àM,ÓTQiov, alieno ovvero in potere altrui, esposto ai colpi del<strong>la</strong> for­<br />

tuna; ma in ciò che più autenticamente è loro proprio, ossia nel retto uso<br />

del<strong>la</strong> loro propria volontà 120 .<br />

Così rispetto al fato ateistico, Dio è per l'uomo molto<br />

meglio, il massimo desiderabile, essendo il fondamento del<strong>la</strong> sua mora­<br />

lità intesa sia come sfera del dovere, sia come sfera del<strong>la</strong> libertà e del<strong>la</strong><br />

sicurezza d'animo.<br />

Dio è un essere tale che se <strong>non</strong> esistesse, dovrebbe essere desiderato più di<br />

ogni altra cosa, <strong>non</strong> essendo affatto per un uomo desiderabile (come concludeva<br />

quel nobile imperatore) vivere in un mondo, privo di un Dio e di una provvi­<br />

denza. Colui che crede in un Dio, crede nell'esistenza di tutto quel bene e<br />

Qr-v), cfr. anche 13r .<br />

117 T. /. S., pp. 654, 658 [5. I., pp. 790, 794].<br />

118 T.I.S., pp. 655-56 [5. I., pp. 791-92].<br />

119 Ivi, pp. 654 [S. I., p. 790].<br />

i» Ivi, p. 659 [S. I., p. 795].


88 CAPITOLO TERZO<br />

perfezione nell'universo, che il suo cuore possa mai desiderare o<br />

sperare 121<br />

Certo <strong>non</strong> sempre <strong>la</strong> concezione di Dio è pura, talvolta esso appare<br />

come un « fato divino immorale o violento », come una volontà arbitra­<br />

ria. In tal caso si insinua nel<strong>la</strong> religione un meccanismo pato­<br />

logico, che tende a proiettare in Dio i vizi umani.<br />

Ed essendoci fra i cristiani quanti si fanno di Dio onnipotente una tale<br />

orrida rappresentazione come se avesse creato là stragrande maggioranza dell'uma­<br />

nità per nessun altro scopo o proposito, se <strong>non</strong> unicamente per ricrearsi e deli­<br />

ziarsi nei loro eterni tormenti, questi allora <strong>non</strong> fanno che trascrivere o<br />

proiettare fuori di loro <strong>la</strong> loro <strong>natura</strong> ma<strong>la</strong>ta e veder<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> divinità 122 .<br />

Scopo finale dell'apologetica di Cudworth è allora quello di dimo­<br />

strare <strong>la</strong> necessità di questo Dio « buono », fondamento del<strong>la</strong> moralità<br />

e del<strong>la</strong> vita <strong>umana</strong>. Tuttavia è lo stesso Mosheim che di nuovo mette in<br />

rilievo <strong>la</strong> valenza equivoca del procedimento di Cudworth 123 . Egli in­<br />

fatti osserva che <strong>la</strong> dimostrazione obiettiva fondata sul concetto di Dio<br />

buono, anziché confutare <strong>la</strong> teoria del<strong>la</strong> paura, le offre una insperata ri­<br />

conferma: un dio simile <strong>non</strong> potrebbe essere, come peraltro gli atei af­<br />

fermano, l'antidoto creato contro <strong>la</strong> paura? La corrispondenza specu<strong>la</strong>re<br />

fra desiderio umano e Dio può portare anche a conclusioni diverse ri­<br />

spetto a quelle di Cudworth. Infine l'identificazione fra ateismo e im­<br />

moralità risulta storicamente infondata 124 .<br />

La forte accentuazione data nell'Essenza detta religione al timore<br />

e al senso di dipendenza 12S proviene certo anche da queste analisi, at­<br />

tentamente seguite da <strong>Feuerbach</strong>.<br />

VERSO UNA INTERPRETAZIONE UNITARIA DEL FENOMENO RELIGIOSO.<br />

L'influenza dei rilievi critici del Mosheim, più vicino a un filone ra­<br />

zionalistico ed empirico, che va da Cartesio a Hobbes, a Bayle, è cer­<br />

tamente innegabile. La sua insistenza sul culto, sul<strong>la</strong> religione, così come<br />

è vissuta storicamente, e <strong>la</strong> sua tenace, puntuale contestazione di ogni<br />

121 Ivi, p. 661 [5. I., p. 800].<br />

122 Ivi, p. 660 [5. I., p. 796].<br />

123 5. 7., p. 803.<br />

124 Ivi, pp. 802-03.<br />

125 G. W., V, pp. 4-5, 32-34, 40-42.


equivoca commistione fra dato e interpretazione, fra ragione e rive<strong>la</strong>­<br />

zione <strong>non</strong> potevano che riconfermare <strong>Feuerbach</strong> in una metodologia<br />

« positiva » nell'indagine del fenomeno religioso.<br />

La prospettiva di Cudworth però forniva <strong>la</strong> possibilità di varcare<br />

le barriere del cristianesimo e di vedere, al di sotto di varie credenze,<br />

una fondamentale unità del fenomeno religioso. Certamente le sue in­<br />

tenzioni esplicite erano apologetiche, ma <strong>la</strong> sua ispirazione di fondo<br />

veniva dall'umanesimo rinascimentale, dai suoi tentativi di superare i<br />

limiti confessionali in una religione essenziale e unica. Di qui <strong>la</strong> insi­<br />

stenza da un <strong>la</strong>to sul<strong>la</strong> continuità fra Dio e <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, dall'altro sul<strong>la</strong> cor­<br />

rispondenza fra Dio e <strong>la</strong> sfera <strong>umana</strong>. L'identificazione fra Dio e <strong>la</strong> na­<br />

tura, così come <strong>la</strong> radicale dipendenza dell'uomo <strong>natura</strong>le da Dio di­<br />

vennero dunque per <strong>Feuerbach</strong> i principi unificanti del<strong>la</strong> nuova inter­<br />

pretazione.<br />

Giunge così a conclusione uno sviluppo iniziato nel 1835-36, nelle<br />

Lezioni sul<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> filosofia moderna, con <strong>la</strong> rivalutazione dell'u­<br />

manesimo rinascimentale per le sue istanze di unità fra l'uomo e <strong>la</strong> na­<br />

tura 126 . Che l'istanza dell'unità fosse al<strong>la</strong> base delle opere di <strong>Feuerbach</strong>,<br />

<strong>non</strong> sempre risulta evidente. La forma delle Tesi e dei Principi <strong>la</strong>sce­<br />

rebbe pensare più a una filosofia frammentaria. L'Essenza del cristiane­<br />

simo è poi nelle sue due parti poco compatta e coerente. Lo studio tut­<br />

tavia di due opere sistematiche, quale quel<strong>la</strong> del Petau e del Cudworth,<br />

<strong>non</strong> su parti marginali, ma sui loro principi di fondo suggerisce che<br />

l'Essenza del<strong>la</strong> religione nel<strong>la</strong> sua struttura possa essere più coerente e<br />

compatta.<br />

126 Mi permetto di rinviare a quanto ho già scritto in <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> dialet­<br />

tica dell'essere..., cit., pp. 19-22.<br />

89


CAPITOLO QUARTO<br />

I NUOVI DATI SULLE ORIGINI:<br />

PROSPETTIVE DI STORIA NATURALE E UMANA<br />

L'INEDITO E LA FONTE USATA.<br />

Se dall'esame dei due precedenti inediti un filo di continuità si è<br />

dipanato fra l'Essenza del cristianesimo e l'Essenza del<strong>la</strong> religione, le<br />

caratteristiche più originali di quest'ultima sono rimaste finora nell'om­<br />

bra. Certamente i riferimenti al<strong>la</strong> dottrina trinitaria dei padri e al<strong>la</strong> com­<br />

prensione greco-romana del<strong>la</strong> religione sono in essa significativi, ma <strong>la</strong><br />

novità che <strong>la</strong> contraddistingue, anche rispetto a uno scritto cronologica­<br />

mente vicino come l'Essenza detta fede secondo Luterò (1844), è rap­<br />

presentata dal<strong>la</strong> documentazione etnologica sul<strong>la</strong> religio­<br />

ne dei primitivi. Il metodo genetico-critico, inaugurato da <strong>Feuerbach</strong><br />

nel Leihniz (1837) 1 , arriva qui al suo termine ultimo: l'essenza del<strong>la</strong><br />

religione è considerata <strong>non</strong> più soltanto nel<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione originaria<br />

del cristianesimo, né nell'espressione « autentica » del paganesimo, bensì<br />

nelle manifestazioni e concezioni di vita di quei popoli, che meno sem­<br />

brano aver subito le trasformazioni del<strong>la</strong> storia e del<strong>la</strong> civiltà. La que­<br />

stione delle origini travalica poi l'ambito del<strong>la</strong> religione e finisce per<br />

abbracciare tutto l'uomo, anzi l'essenza stessa del<strong>la</strong> vita e dell'intero<br />

mondo.<br />

Una precisa traccia di questa apertura di <strong>Feuerbach</strong> verso l'etno­<br />

logia, <strong>la</strong> geografia e <strong>la</strong> geologia si nascondeva fra gli inediti di Monaco.<br />

Dispersi in vari contenitori, <strong>non</strong> catalogati neppure genericamente, mi<br />

è stato possibile individuare una sessantina circa di fogli contenenti<br />

brani ricavati tutti da un'unica fonte, un foglio quotidiano dal titolo:<br />

i G. W., Ili, pp. 3-4.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 91<br />

Das Aus<strong>la</strong>nd. Ein Tagb<strong>la</strong>tt fur Kunde des geistigen una sittlichen Le-<br />

bens der Vòlker [L'estero. Un quotidiano per l'informazione sul<strong>la</strong> vita<br />

spirituale e morale dei popoli], edito da J. G. Cotta di Stuttgart. Li<br />

ho riuniti e catalogati 2 secondo l'ordine di apparizione dei numeri ed è<br />

così risultato che le annate utilizzate vanno dal 1843 al 1853,<br />

coincidono dunque con quel periodo del<strong>la</strong> produzione feuerbachiana,<br />

che, rappresentato in primo luogo dal <strong>la</strong>voro intorno all'Essenza del<strong>la</strong><br />

religione e alle Lezioni sull'essenza del<strong>la</strong> religione, vede prevalere <strong>la</strong> do­<br />

cumentazione etnologica. Il maggior numero di fogli però, ben quaran-<br />

tanove, riguarda le annate dal 1843 al 1845, proprio il tempo in cui<br />

<strong>Feuerbach</strong> stava preparando l'Essenza del<strong>la</strong> religione.<br />

L'ipotesi suggerita da questi dati è evidente: ci troveremmo qui<br />

dinanzi a una importante fonte dell'Essenza del<strong>la</strong> religione e delle altre<br />

opere contemporanee o immediatamente successive. Le coincidenze <strong>non</strong><br />

sono meramente cronologiche: sia in queste, sia negli inediti si par<strong>la</strong><br />

dell'antico Messico, dei Cafri, degli Indiani d'America, degli indù, dei<br />

Tungusi, dei Tartari, del<strong>la</strong> gente del<strong>la</strong> Kamciatka 3 . L'orizzonte proble­<br />

matico è poi chiaramente identico: i titoletti apposti in margine ai brani<br />

trascritti negli inediti mettono in rilievo come temi dominanti <strong>la</strong> reli­<br />

gione <strong>natura</strong>le, i sentimenti di paura e dipendenza nei confronti del<strong>la</strong><br />

divinità, i sacrifici cruenti, in partico<strong>la</strong>re umani, il culto degli animali,<br />

l'evoluzione del<strong>la</strong> vita animale e <strong>umana</strong> 4, tutti temi, che costituiscono<br />

l'ossatura fondamentale dell'Essenza detta religione e delle altre opere<br />

collegate.<br />

Esplicite citazioni affiorano solo nelle Lezioni sull'essenza del<strong>la</strong> re­<br />

ligione, riguardano però l'annata in cui vennero tenute in gran parte<br />

quelle lezioni, il 1849 5 . Al contrario, come abbiamo visto, <strong>la</strong> maggior<br />

2 Cfr. ora U.B.-Miinchen 4" cod. ms. 935d 13h ; 131 ; 13k ; 13 1 . [Nel seguito<br />

abbreviato in 13h etc.].<br />

3 Cfr. G. W., X, p. 9 con 13k llr-15v ; p. 12 con 13k 23r ; p. 12 con 13h 12*-<br />

13 V ; pp. 33-34 con 13h 2r ; p. 41 con 131 lr-y e 13k 15r ; p. 45 con 13k 15r ; p. 89<br />

con 13i2r-v .<br />

4 Cfr. 13h 3r-v , 6V , 10r-v, 14r, 15r ; 13k 2r, 18r-T , 23* etc.<br />

5 G. W., VI, pp. 83, 222, 374. Un'eccezione sembrerebbe costituire una cita­<br />

zione di un numero del 1843 contenuta in uno scritto pubblicato nel 1866, Zur<br />

U nsterblichkeitsfrage vom Standpunkte der Anthropologie, oder Kritik der ge-<br />

wohnlichen Erklàrungen von den, insbesondere volks- una altertiimlichen Unster-<br />

blichkeitsvorstellungen, in: G. W., XI, p. 216. In realtà si tratta qui di aggiunte<br />

a uno scritto del nostro periodo e, probabilmente, sul<strong>la</strong> base di appunti ed estratti<br />

contemporanei.


92 CAPITOLO QUARTO<br />

parte degli estratti è del 1843-45. Se solo allora <strong>Feuerbach</strong> avesse con­<br />

sultato <strong>la</strong> fonte, <strong>non</strong> si capisce né perché abbia iniziato dal 1843 (visto<br />

che il quotidiano usciva dal 1828), né perché si sia concentrato su quel<br />

periodo, anziché su quello più vicino. Bisogna infatti tener presente che<br />

« Das Aus<strong>la</strong>nd », pur in un senso diverso rispetto ai nostri, era un quo­<br />

tidiano. Il suo valore e il suo limite stavano nell' attualità: esso<br />

informava il pubblico tedesco su recenti viaggi di esplorazione,<br />

convegni, scoperte, pubblicazioni scientifiche, specialmente in lingua<br />

straniera, attraverso sunti, rapidi ragguagli, citazioni.<br />

Le trascrizioni inoltre seguono pedissequamente <strong>la</strong> successione dei nu­<br />

meri e <strong>non</strong> mostrano, se <strong>non</strong> per i titoletti in margine, alcuna traccia di<br />

organizzazione e confronto del materiale. Ora nel caso di una consulta­<br />

zione retrospettiva e globale delle annate, questa caratteristica risulta<br />

estremamente insolita e incomprensibile, tenuto conto del consueto mo­<br />

do di <strong>la</strong>vorare dell'autore; basti considerare i due precedenti studi, dove<br />

brani diversi, anche molto lontani, vengono collegati, confrontati, coor­<br />

dinati.<br />

L'ipotesi più p<strong>la</strong>usibile è allora quel<strong>la</strong> di una lettura distribuita nel<br />

tempo, pressoché contemporanea alle pubblicazioni. L'assenza di cita­<br />

zioni nelle opere del 1846-47, peraltro parche in generale di chiari rife­<br />

rimenti, si spiega sia con <strong>la</strong> <strong>natura</strong> del<strong>la</strong> fonte, sia con il senso di que­<br />

ste letture. Se i testi, e questo vale <strong>non</strong> solo per <strong>Feuerbach</strong>, dovevano<br />

servire <strong>non</strong> a rive<strong>la</strong>re il cammino da lui effettivamente seguito, ma a so­<br />

stenere le sue argomentazioni mediante testimonianze autorevoli, era<br />

molto più opportuno rifarsi a studiosi già affermati in campo europeo<br />

per le loro osservazioni scientifiche e i loro viaggi, come un Peter Simon<br />

Pal<strong>la</strong>s 6, o alle opere ormai note di Bastholm 7, di Schrò'ter 8 , di Meiners 9 .<br />

Gli estratti di « Das Aus<strong>la</strong>nd » rappresentano al contrario <strong>non</strong> <strong>la</strong><br />

messa a punto di una documentazione immediata da inserire nelle opere,<br />

bensì <strong>la</strong> raccolta di una documentazione remota, <strong>la</strong> preparazione di una<br />

* Cfr. G. W., X, p. 41.<br />

7 Christian Bastholm, Historische una geographische Nacbricbten zur Kenntnis<br />

des Menschen im wilden una roben Zustande, iibersetzt von H. E. Wolf, Altona<br />

1818-21, 4 voli., cfr. G. W., X, p. 195.<br />

6 Johann Friedrich Schroter, Allgemeine Gescbicbte der Lànder una Vòlker<br />

von Amerika, nebst einer Vorrede Siegmund Jacob Baumgartens, Halle 1752-53,<br />

cfr. G. W., p. 196.<br />

9 Christoph Meiners, Allgemeine kritische Geschichte der Religione», Han-<br />

nover 1806-07, 2 voli., cfr. G. W., X, pp. 196, 309.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 93<br />

visione organica, il maturarsi progressivo di nuovi interessi. Solo in que­<br />

sto senso si possono capire le lunghe e dettagliate analisi sul<strong>la</strong> religione<br />

nelle isole Marchesi 10, sull'antico Messico n , sul<strong>la</strong> religione di Talliti n,<br />

sul movimento delle razze umane 13, sulle cause del<strong>la</strong> corrente del gol­<br />

fo 14 ... Così si giustifica pienamente l'estendersi e il mutarsi degli inte­<br />

ressi nel corso del <strong>la</strong>voro: se nel 1843 predomina lo studio del<strong>la</strong> reli­<br />

gione dei primitivi 15 , poi lo sguardo si al<strong>la</strong>rga a tutto il loro modo di<br />

vivere e dal<strong>la</strong> fine del '43 si cominciano ad esaminare le conseguenze del<br />

contatto con i popoli colonizzatori 16 , infine nel '45 l'attenzione si volge<br />

anche ai problemi più specificamente geografici e geologici 17 .<br />

Il quotidiano si collocava in un clima di diffuso interesse per i viag­<br />

gi e le esplorazioni nelle regioni ancora vergini, ma <strong>non</strong> si proponeva<br />

semplicemente di rispondere a una curiosità salottiera e vuota. Sotto <strong>la</strong><br />

fortunata dirczione di Eduard Widenmann 18 esso dimostra una costante<br />

attenzione per ogni sia pur minima scoperta in campo scientifico o tec­<br />

nico 19 . Il rigore critico, come potremo in seguito verificare, si esprime<br />

sia nel vaglio accurato delle nuove ipotesi e teorie, sia nel<strong>la</strong> disponibi­<br />

lità a mettere in questione le certezze del<strong>la</strong> vecchia scienza e del vecchio<br />

mondo.<br />

Non a caso l'incontro di <strong>Feuerbach</strong> con « Das Aus<strong>la</strong>nd » avviene<br />

nel 1843, in un momento in cui i « limiti » del mondo culturale tedesco<br />

16 Ivi, 19r-20T ; 131 lr-2v , 5r-6v ; 13k lr-3T , 5r-16v , 20r-23r .<br />

17 1313Mv. 13k 3r_4v > lyr.lgv.<br />

18 Eduard Widenmann fu redattore di « Das Aus<strong>la</strong>nd » dal 1835 fino al<strong>la</strong> sua<br />

morte (1854). La lunga permanenza al<strong>la</strong> dirczione del<strong>la</strong> rivista si spiega anche col<br />

successo di una col<strong>la</strong>na da lui diretta e pubblicata sempre presso Cotta di « descri­<br />

zioni di viaggi e terre del tempo antico e recente » (Reisen- una Landerbeschrei-<br />

bungen der àlteren una neuesten Zeit, eine Sammlung der interessantesten Werke<br />

iiber Lànder- una Staatenkunde, Geograpbie una Statistik mit Karten): dal 1835<br />

al 1852 uscirono ben 36 volumi. Si trattava di una personalità dagli ampi interessi<br />

culturali, come del resto dimostra un suo libro giovanile sul<strong>la</strong> « Rivoluzione nord­<br />

americana e le sue conseguenze» (1826).<br />

19 Si vedano le frequenti notizie sui ritrovamenti di fossili, cfr. « Das Aus­<br />

<strong>la</strong>nd », 1843, n. 175, p. 700; n. 179, p. 716; 1845, p. 396; sulle invenzioni scien-<br />

tifico-tecniche, cfr. ivi, 1843, pp. 356, 696; 1844, p. 1288.


94 CAPITOLO QUARTO<br />

diventavano per lui insopportabili così da fargli desiderare sempre più<br />

ardentemente un'evasione, un'uscita anche in senso fisico 20 .<br />

L'« estero », verso cui « Das Aus<strong>la</strong>nd » rivolgeva <strong>la</strong> sua attenzio­<br />

ne, era soprattutto il mondo extra-europeo, anzi il mondo<br />

nuovo: ci sono sì ampie descrizioni delle antiche e gloriose civiltà<br />

indiana, cinese ..., ma le analisi più dettagliate sono per i cosiddetti pri­<br />

mitivi.<br />

Un nuovo dinamismo di espansione, di scoperta e di assimi<strong>la</strong>zione<br />

è chiaramente percepibile dietro le varie re<strong>la</strong>zioni di esploratori e mis-<br />

sionari: è il neocolonialismo inglese con <strong>la</strong> sua prospetti­<br />

va mondiale e il suo programma liberistico 21 . La « libertà » era stata <strong>la</strong><br />

bandiera issata al principio dell'ottocento contro il vecchio colonialismo<br />

spagnolo da parte dell'Inghilterra, che, cacciata pochi anni prima a Nord<br />

come vecchia dominatrice dalle tredici colonie costituitesi in Stati Uniti,<br />

rientrava a Sud come nuova promotrice e garante delle istanze di indi­<br />

pendenza 22 .<br />

Gli interessi soggiacenti a questa politica sono fin troppo chiari per<br />

dover essere spiegati 23 . Tuttavia l'aperta critica al vecchio colonialismo<br />

nel suo atteggiamento di sopraffazione brutale e di mistificazione reli­<br />

giosa e insieme lo sforzo per e<strong>la</strong>borare in modo nuovo — almeno in ter­<br />

mini ideologici, se <strong>non</strong> sempre programmatici — il rapporto fra coloniz-<br />

zatori e colonizzati ^ crearono per <strong>la</strong> prima volta uno spazio notevole di<br />

20 Cfr. lettere a Ruge del 2 giugno 1843 in S. W., XIII, p. 122; a Wigand<br />

del 30 giugno 1843 e dell'inizio del 1844, ivi, pp. 406-07 e 131-32.<br />

21 Queste sono le due essenziali caratteristiche del neocolonialismo britannico<br />

secondo D. K. Fieldhouse, The Colonial Empires. A Comparative Survey from thè<br />

Eighteenth Century, London 1966, p. 242 [tr. it. V. Di Giuro, Gli Imperi Colo­<br />

niali dal XVIII secolo, Mi<strong>la</strong>no 1967, p. 187].<br />

22 G. Macau<strong>la</strong>y Trevelyan, British History in thè nineteenth Century and<br />

after (1782-1919), London, New York, Toronto 1937 2 [quinta ristampa 1945, da<br />

noi utilizzata], pp. 209-11 [tr. it. U. Morrà, Storia dell'Inghilterra nel secolo XIX,<br />

Torino 1941, pp. 281-85]; riguardo all'importanza dello scacco subito al Nord<br />

per <strong>la</strong> nascita del « nuovo » impero britannico dal « guscio » del vecchio, cfr.<br />

anche dello stesso A., A Shortened History of Eng<strong>la</strong>nd, London 1942 [tr. it. G.<br />

Martini e S. Panicieri, Storia dell'Inghilterra, Mi<strong>la</strong>no 1973, pp. 470-71].<br />

23 Trevelyan annota l'esultanza dei mercanti inglesi di fronte al<strong>la</strong> prospettiva<br />

dell'apertura del mercato sudamericano, cfr. British History in thè nineteenth<br />

Century ..., p. 209 [tr. it. cit., p. 281].<br />

24 II significato di questo cambiamento è da Trevelyan e da altri storici in­<br />

glesi spiegato nei termini di una necessità o di un compito storico, assolto per<br />

l'Europa dal<strong>la</strong> Gran Bretagna, cfr. A Shortened History of Eng<strong>la</strong>nd ..., tr. it. cit.,<br />

p. 513: «La Gran Bretagna rappresentava l'Europa nei contatti con <strong>la</strong> Cina, nei


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 95<br />

discussione e revisione critica, nel quale si situa anche il contributo di<br />

« Das Aus<strong>la</strong>nd ». Questo dimostra di condividere pienamente le idealità<br />

e gli obiettivi propugnati dal colonialismo illuminato: abolizione del<strong>la</strong><br />

schiavitù, ridefinizione del<strong>la</strong> realtà dei popoli colonizzati secondo un<br />

orizzonte <strong>non</strong> più rigidamente religioso, ma scientifico, geografico ed<br />

etnologico, revisione dei rapporti coloniali sul<strong>la</strong> base di un vero libe­<br />

rismo economico. Le sue analisi però si ca<strong>la</strong>no nel<strong>la</strong> concretezza e sanno<br />

cogliere le nuove mistificazioni di leggi, fatte senza intaccare le basi eco-<br />

nomiche, di enunciati « scientifici », che fungono da supporto al raz­<br />

zismo, di scambi commerciali proc<strong>la</strong>mati là dove <strong>non</strong> esiste alcuna reci­<br />

procità e parità 25 .<br />

Il quotidiano si schiera dunque con il colonialismo illuminato, ma<br />

solo se questo riesce ad attuare quei contenuti sociali e democratici, na­<br />

scosti dietro ai programmi e perseguiti dalle forze più aperte dell'Inghil­<br />

terra. Abbiamo un esempio significativo in un resoconto intito<strong>la</strong>to: An­<br />

damento delle cose in Inghilterra. Lo spunto è offerto dal dibattito,<br />

allora estremamente acceso, sulle Corn-Laws fra il partito « agrario »,<br />

arroccato nel<strong>la</strong> difesa delle norme protettive, e <strong>la</strong> lega abolizionistica,<br />

che vedeva insieme alleate l'imprenditoria industriale e le masse operaie<br />

e contadine 27 . In gioco era quel liberismo economico che costituiva il<br />

nuovo modello di re<strong>la</strong>zioni <strong>non</strong> solo economiche e che sarebbe diventato<br />

il vanto del<strong>la</strong> nuova Inghilterra 28 . « Das Aus<strong>la</strong>nd » si schiera sì con <strong>la</strong><br />

rapporti anche più stretti con l'India, nel processo di sviluppo dell'Africa, che già<br />

si delineava all'orizzonte. Se si fosse continuato a mantenere lo stesso tipo di rap­<br />

porti, improntati a inettitudine, egoismo e irresponsabilità, che i bianchi avevano<br />

fino a quel momento riservato agli ' indigeni', <strong>la</strong> civiltà sarebbe piombata in una<br />

situazione catastrofica ».<br />

25 Cfr. per es. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1845, pp. 434, 438, 442-43, 446-47; 1843,<br />

pp. 1437-38; rinviamo per un'analisi più ampia e dettagliata al seguito.<br />

26 Ivi, 1843 (9 aprile), pp. 394-95.<br />

27 Cfr. G. M. Trevelyan, British Hisfory in thè nineteenth Century ..., pp.<br />

266-76 [tr. it. cit., pp. 353-65]; A Shortened History of Eng<strong>la</strong>nd [tr. it. cit., pp.<br />

554-57].<br />

28 Sul<strong>la</strong> cosiddetta « scuo<strong>la</strong> di Manchester », che credendo nelle « virtù e nel<strong>la</strong><br />

missione del<strong>la</strong> nuova borghesia industriale » aveva propugnato il liberismo econo­<br />

mico e l'« internazionalismo », <strong>la</strong> pace tra i popoli, P« unità di tutti gli uomini »<br />

e aveva dato un significativo contributo al<strong>la</strong> battaglia abolizionistica, cfr. A. Briggs,<br />

Victorian Cities, Feltham 1963 [tr. it. P. Sergi, L'Inghilterra vittoriana. I perso­<br />

naggi e le città, Roma 1978, pp. 414-22]; sul nuovo clima di ottimistico entu­<br />

siasmo createsi in seguito al<strong>la</strong> vittoria del liberismo, si veda quanto dice lo stesso<br />

A. riguardo al Crystal pa<strong>la</strong>ce e al<strong>la</strong> prima esposizione ivi tenutasi nel 1851 in


96 CAPITOLO QUARTO<br />

lega abolizionistica, ma sottolinea il significato profondamente democra­<br />

tico, che questa lotta deve rivestire:<br />

Se si considera nell'insieme tutto il seguito delle dispute, svoltesi da ven-<br />

t'armi fino ad ora, sulle leggi del grano e sullo stato del commercio, allora bisogna<br />

riconoscere che <strong>non</strong> rimane altro da fare che alleggerire <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse meno abbiente e<br />

scaricare il peso sulle spalle dei ricchi; Peci ha compiuto i primi passi con <strong>la</strong><br />

tassa sul reddito e dovrà proseguire nel liberare il <strong>la</strong>voro dall'aggravio fiscale<br />

e nel porlo sulle ricchezze. Ci si obietterà che questa è una misura troppo demo­<br />

cratica, ma l'intero fondamento dei nostri stati moderni è democratico e lo sarà<br />

sempre più. Presto <strong>non</strong> si potrà più con false argomentazioni dissimu<strong>la</strong>re <strong>la</strong> verità<br />

che lo stato più felice e più forte è quello che tassa al minimo il <strong>la</strong>voro e i neces­<br />

sari bisogni vitali e al massimo <strong>la</strong> proprietà e il lusso. Volenti o nolenti si arri­<br />

verà a capire che colui che <strong>non</strong> possiede nul<strong>la</strong> se <strong>non</strong> le sue due mani per <strong>la</strong>vo­<br />

rare, <strong>non</strong> deve neppure pagare nul<strong>la</strong> né direttamente, né indirettamente del suo<br />

sudato guadagno. La storia interna dell'Inghilterra è estremamente istruttiva a<br />

questo proposito, infatti in nessun modo si è potuto finora portare avanti l'ingiu­<br />

stizia di accol<strong>la</strong>re al <strong>la</strong>voro i più grossi oneri 7S .<br />

La presa di posizione dell'articolo per <strong>la</strong> democrazia, per una mag­<br />

giore giustizia nei confronti del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse meno abbiente e delle forze <strong>la</strong>-<br />

voratrici, è <strong>la</strong> conclusione di una analisi politico-economica, nel corso<br />

del<strong>la</strong> quale era stata valutata anche una soluzione alternativa all'aboli­<br />

zione delle Corn-Laws: un « sistematico » sfruttamento economico del­<br />

le colonie per alleggerire <strong>la</strong> pressione demografica 30, per avere a buon<br />

prezzo le risorse e i beni delle nuove terre, per contare su più vasti<br />

mercati di consumatori dei prodotti inglesi 31 .<br />

L'articolo <strong>non</strong> si era dichiarato contrario in linea di principio al<strong>la</strong><br />

proposta, ma aveva osservato che questa poteva trovare attuazione e<br />

produrre effetti tangibili solo in tempi lunghi, mentre al contrario <strong>la</strong><br />

situazione esigeva urgenti misure 32 . La fusione, qui operata, di liberismo<br />

Victorìan People. A Reassessment of Persons and Themes 1851-67 [tr. it. sempre<br />

nel citato volume L'Inghilterra vittoriana..., pp. 23-32, 37-51].<br />

29 « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843, p. 395. Sul significato democratico di questa lotta e<br />

del<strong>la</strong> vittoria successiva concorda G. M. Trevelyan, British History in thè nine-<br />

teenth Century ..., p. 274 [tr. it. cit., p. 363]: «Coi fatti avvenuti nel 1845-46<br />

l'elettore ' dalle dieci sterline ' aveva al<strong>la</strong> fine fatto prevalere <strong>la</strong> sua volontà almeno<br />

fino al punto di ottenere che <strong>la</strong> politica economica e finanziaria dello stato <strong>non</strong> si<br />

facesse più a lungo beffa dei suoi interessi ».<br />

30 II Trevelyan, ivi, p. 257 [tr. it. cit., p. 342], spiega l'emigrazione in Austra­<br />

lia facendo esplicito riferimento al<strong>la</strong> teoria di Malthus.<br />

M « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843, pp. 394-95.<br />

32 Ivi, p. 395.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 97<br />

economico e concezione democratica, di neocolonialismo progressista e<br />

istanze socialistiche costituisce, ci pare, l'impostazione di fondo del quo­<br />

tidiano, <strong>la</strong> quale, comunque oggi si giudichi, era propria degli intellet­<br />

tuali più aperti 33 . Rispetto ad essa le varie re<strong>la</strong>zioni e contributi, che<br />

giungono in redazione, risultano spesso di ben diverso tenore, ben più<br />

limitati, uni<strong>la</strong>terali e semplicistici. Fu proprio questa diversità, questa<br />

distanza a stimo<strong>la</strong>re ulteriormente, come dimostrano i suoi appunti, <strong>la</strong><br />

riflessione di <strong>Feuerbach</strong>.<br />

LA RELIGIONE PRESSO I PRIMITIVI.<br />

Gli estratti del 1843 fin quasi al termine dell'anno riguardano sem­<br />

pre un argomento: <strong>la</strong> religione presso i primitivi. Questo interesse, evi­<br />

dentemente il motivo più diretto che spinse <strong>Feuerbach</strong> verso « Das Aus-<br />

<strong>la</strong>nd », offre un chiaro aggancio con lo studio sul Sistema intellettuale<br />

di Cudworth, che aveva ampiamente trattato <strong>la</strong> questione dell' origi­<br />

ne del<strong>la</strong> religione in risposta alle note tesi « ateistiche » di<br />

Hobbes. L'argomento è qui affrontato attraverso una analisi fattuale,<br />

positiva sul<strong>la</strong> realtà del<strong>la</strong> religione presso i primitivi sia per quanto ri­<br />

guarda l'oggetto, <strong>la</strong> divinità, sia per quanto riguarda il soggetto, il com­<br />

portamento religioso.<br />

a] Concezione detta divinità. Se Cudworth, fondandosi sul<strong>la</strong> visio­<br />

ne p<strong>la</strong>tonica dello spirito in quanto superiore e dunque anteriore<br />

al<strong>la</strong> materia, aveva respinto <strong>la</strong> Teogonia esiodea come una volgare de­<br />

formazione dell'originaria religione <strong>natura</strong>le, le re<strong>la</strong>zioni sui primitivi,<br />

qui trascritte, dimostrano una sorprendente affinità fra <strong>la</strong> loro concezio­<br />

ne del<strong>la</strong> divinità e quel<strong>la</strong> di Omero e di Esiodo. Sia negli uni, sia negli<br />

altri è fondamentale il tema del<strong>la</strong> teogonia, ossia del<strong>la</strong> genea­<br />

logia degli dei. Dal<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione sulle isole Marchesi <strong>Feuerbach</strong><br />

trascrive:<br />

Una complessa teogonia o genealogia degli dei e delle dee costituisce il fon­<br />

damento del<strong>la</strong> religione di questi iso<strong>la</strong>ni. Le divinità, tutti quanti fratelli e sorelle,<br />

si mesco<strong>la</strong>no reciprocamente l'una con l'altra fino al<strong>la</strong> trentesima generazione o fino<br />

ad Alea e a sua moglie Atanua 34 .<br />

33 Cfr. N. Boccara, Vittoriani e Radicali. Da Mili a Russel. Etica e politica<br />

nel<strong>la</strong> cultura inglese tra '800 e '900, Roma 1981, pp. 43-5, 126-34 passim.<br />

34 13Mr, cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1843 (23 giugno), p. 695.


98 CAPITOLÒ QUARTO<br />

L'idea del<strong>la</strong> genealogia e del<strong>la</strong> generazione accomuna dunque <strong>la</strong> re­<br />

ligione primitiva a quel<strong>la</strong> greca, ma anche a quel<strong>la</strong> cristiana, che nel<br />

dogma trinitario, come <strong>Feuerbach</strong> aveva osservato nello studio del Pe-<br />

tau, difende <strong>la</strong> proprietà e verità del<strong>la</strong> generazione divina.<br />

Se Cudworth, fondandosi sul<strong>la</strong> nozione di Dio come il sommo<br />

bene, aveva da lui escluso ogni sentimento di odio, di invidia, i pri­<br />

mitivi ripropongono <strong>la</strong> visione degli dei favorevoli e sfavo­<br />

revoli, che troviamo in Omero e in tutto il paganesimo. Dal<strong>la</strong> de­<br />

scrizione delle pratiche di guerra di Tahiti <strong>Feuerbach</strong> trascrive:<br />

Essi credevano che predominasse fra gli dei, che ai due <strong>la</strong>ti dirigevano <strong>la</strong><br />

guerra, una rivalità pari al<strong>la</strong> loro e questa persuasione, di cui i loro discorsi erano<br />

impregnati, conferiva spesso a questi il carattere dell'antica grandezza, quale si<br />

ritrova nei discorsi degli eroi di Omero [...] I sacerdoti, che dovevano fare <strong>la</strong><br />

dichiarazione di guerra, avevano ancora un secondo importante ruolo da svolgere<br />

prima che iniziassero le ostilità. Varie cerimonie dovevano prima aver luogo; il<br />

taamu-raa-ra aveva come scopo quello di dissociare gli dei dal<strong>la</strong> causa dei nemici;<br />

al termine si credeva che gli dei abbandonassero il campo nemico, si comunicas­<br />

sero alle c<strong>la</strong>ve, alle <strong>la</strong>nce e alle altre armi di coloro, che li avevano invocati, assi­<br />

curando loro <strong>la</strong> vittoria 35 .<br />

Una delle preoccupazioni fondamentali delle religioni primitive è<br />

quel<strong>la</strong> di rendersi propizi gli dei, di mutarli dall'avversione al<strong>la</strong> be­<br />

nevolenza, per questo l'oggetto primo del culto sono gli dei cattivi. Ri­<br />

guardo a una popo<strong>la</strong>zione indigena dell'America meridionale viene tra­<br />

scritta questa annotazione:<br />

I Serinjo<strong>la</strong>s credevano in una potenza buona e in una cattiva. Quel<strong>la</strong>, da<br />

cui <strong>non</strong> hanno nul<strong>la</strong> di male da temere, è da loro del tutto trascurata, mentre<br />

questa è da loro invocata perché <strong>non</strong> arrechi loro alcun dolore 36.<br />

Nelle menti dei primitivi il principio del male risulta essere molto<br />

più presente e reale del principio del bene. Così rispetto agli « indigeni<br />

negri dell'Australia » <strong>Feuerbach</strong> trascrive:<br />

Pur <strong>non</strong> essendoci nel<strong>la</strong> loro lingua un'espressione per designare un essere<br />

supremo, temono lo spirito maligno, che cerca in ogni modo e soprattutto durante<br />

<strong>la</strong> notte di danneggiarli 37 ,<br />

35 Ivi, 10r-v, cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (30 agosto), p. 967.<br />

36 Ivi, 12r-v, cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (25 settembre), p. 1068; cfr. anche<br />

per <strong>la</strong> stessa distinzione fra dei buoni e dei cattivi riguardo ai Tungusi, 13 1 lr"v,<br />

«Das Aus<strong>la</strong>nd», 1844 (23 marzo), p. 329.<br />

37 I3k9r-v } cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1845 (6 maggio), pp. 501-03.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 99<br />

L'analisi dell'oggetto riporta dunque, secondo una metodologia con­<br />

sueta in <strong>Feuerbach</strong>, all'atteggiamento, al comportamento del soggetto,<br />

al<strong>la</strong> paura e ai riti per superar<strong>la</strong>. Inutile osservare come<br />

in questo primo risultato <strong>Feuerbach</strong> diverga radicalmente dalle afferma­<br />

zioni di Cudworth e venga a coincidere con quelle di Hobbes.<br />

b] II sentimento religioso. Negli estratti di <strong>Feuerbach</strong> colpisce l'in­<br />

sistenza sui sacrifici umani. Con estremo scrupolo vengono<br />

annotate le varie modalità. Le vittime possono essere prigionieri di guer­<br />

ra, catturati allo scopo 38 , ma anche gli appartenenti al<strong>la</strong> stessa tribù,<br />

vergini o bambini 39 . Talvolta, come presso gli indigeni dello Yucatan,<br />

è addirittura richiesta da parte del<strong>la</strong> vittima una specie di consenso:<br />

Tuttavia [qui] i sacrifici umani sembrano essere stati di diverso genere, per<br />

es. <strong>non</strong> venivano immo<strong>la</strong>ti prigionieri di guerra; in caso di siccità si sacrificava<br />

una o più ragazze gettandole in un <strong>la</strong>ghetto sacro e ritirandole fuori solo quando<br />

erano annegate: esse però dovevano essersi più o meno spontaneamente offerte,<br />

infatti Lopez Medel racconta che una ragazza, destinata ad essere sacrificata, di­<br />

chiarò ai sacerdoti che <strong>non</strong> avrebbe, secondo l'usanza, pregato gli dei per loro,<br />

anzi li avrebbe implorati di far loro tutto il male possibile. Questo li gettò in tale<br />

confusione che rimisero in libertà <strong>la</strong> ragazza*10 .<br />

Il carattere disumano di questi riti è messo in forte risalto dal<strong>la</strong><br />

minuziosa descrizione dei partico<strong>la</strong>ri più raccapriccianti, che <strong>Feuerbach</strong><br />

puntualmente annota. Ecco lo « spettacolo » che gli Europei poterono<br />

osservare presso gli Aztechi:<br />

Essi [i sacerdoti] afferravano <strong>la</strong> vittima, <strong>la</strong> stendevano sul<strong>la</strong> pietra sacrificale,<br />

un blocco di diaspro convesso nel<strong>la</strong> parte superiore. Cinque sacerdoti tenevano <strong>la</strong><br />

testa e le membra del<strong>la</strong> vittima, mentre il sesto, rivestito di un rosso mantello,<br />

emblema del suo sanguinoso ufficio, squarciava il petto del<strong>la</strong> vittima con un col­<br />

tello affi<strong>la</strong>to di iztli, una sostanza vulcanica silicea, penetrava con <strong>la</strong> mano nel<strong>la</strong><br />

ferita, strappava il cuore tremante, lo offriva al sole, oggetto di culto in tutto<br />

l'Auahuac, e lo gettava poi ai piedi del<strong>la</strong> divinità, cui era consacrato il tempio [...]<br />

Talvolta <strong>la</strong> vittima veniva sottoposta a tormenti, che <strong>non</strong> vogliamo descrivere nei<br />

partico<strong>la</strong>ri; questo però <strong>non</strong> dipendeva, come presso gli Indiani del Nordamerica,<br />

da una <strong>natura</strong>le crudeltà, ma rispondeva a rigorose prescrizioni religiose. In altre<br />

38 13M V, cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (14 febbraio), p. 179; 3V, cfr. ivi (9<br />

aprile), p. 394; 6V , cfr. ivi (24 giugno), p. 700; 13k 13 V , cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd »,<br />

1845 (15 maggio), p. 539.<br />

39 13h 3r, cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1843 (31 marzo), p. 357; 9r-y , cfr. ivi (28<br />

agosto), p. 960, (29 agosto), pp. 962-63; 13* 13r, cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1845 (15<br />

maggio), p. 539.<br />

40 13h 3r, cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843, pp. 357-58.


100 CAPITOLO QUARTO<br />

occasioni, partico<strong>la</strong>rmente in una grande siccità, venivano sacrificati all'insaziabile<br />

T<strong>la</strong><strong>la</strong>c, il dio del<strong>la</strong> pioggia, bambini, per lo più maschi. Quando, rivestiti dei loro<br />

abiti di festa e dei fiori più freschi, venivano portati in aperte lettighe al sacrificio<br />

finale, suscitavano <strong>la</strong> compassione anche nei cuori più duri, ma le loro grida veni­<br />

vano coperte dai canti infuriati dei sacerdoti, che proprio nei loro <strong>la</strong>menti vede­<br />

vano un presagio favorevole 41 .<br />

La drammaticità è data qui dal contrasto fra <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

povera, schiava del<strong>la</strong> superstizione e una casta<br />

sacerdotale, che predomina esercitando il ter­<br />

rore. Il brano appena citato così prosegue:<br />

Di solito quelle vittime innocenti venivano comprate da genitori poveri,<br />

bisogna però, ad onore dell'umanità, supporre che questi agissero in tal modo <strong>non</strong><br />

semplicemente per avidità, bensì per superstizione; del resto anche Aztechi adulti<br />

spesso sceglievano <strong>la</strong> morte in sacrificio considerando<strong>la</strong> <strong>la</strong> più gloriosa 42 .<br />

L'accento sul predominio di terrore delle autorità religiose, carisma-<br />

tiche o sacerdotali, è costante sia nel<strong>la</strong> fonte, sia nelle trascrizioni di<br />

<strong>Feuerbach</strong>. Nelle isole Marchesi<br />

i Tahua sono una c<strong>la</strong>sse di individui, che dopo <strong>la</strong> morte vengono annoverati<br />

fra gli dei e che durante <strong>la</strong> vita hanno il dono del<strong>la</strong> profezia; in loro mano stanno<br />

gli elementi, essi conferiscono ai campi fecondità o sterilità, comandano su ma<strong>la</strong>t­<br />

tia e morte, e <strong>la</strong> paura che incutono è tanto grande, che si offrono loro sacrifici<br />

umani per stornarne <strong>la</strong> collera, per fortuna il numero di questi semidei è molto<br />

ridotto 43 .<br />

Benché lo sfruttamento di questi ordini religiosi, <strong>la</strong> loro vita « a<br />

spese del<strong>la</strong> povera popo<strong>la</strong>zione » ** sia più volte messa in rilievo, <strong>la</strong><br />

c<strong>la</strong>ssica teoria libertina, <strong>la</strong>rgamente diffusa nel 1600 e condivisa dal<br />

Bayle 4S , del<strong>la</strong> religione come « invenzione » delle « migliori teste », come<br />

« impostura », ha ormai <strong>la</strong>sciato definitivamente il campo al<strong>la</strong> tesi hob-<br />

besiana del<strong>la</strong> paura. Certo in un primo tempo questa era stata recepita<br />

come <strong>non</strong> incompatibile, anzi accoppiabile con <strong>la</strong> prima 46, ma quanto<br />

« 13*131--^ cfr . «Das Aus<strong>la</strong>nd », 1845 (15 maggio), pp. 538-39.<br />

42 Ivi, 13 V, cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1845, p. 539.<br />

« i3Mv-5r, cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1843 (23 giugno), pp. 695-96.<br />

44 Cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1843 (29 agosto), p. 963; 13 1 lr, cfr. «Das Aus­<br />

<strong>la</strong>nd », 1844 (23 marzo), p. 329.<br />

45 Cfr. S. Landucci, I filosofi e i selvaggi, 1580J80, Bari 1972, pp. 185-89,<br />

238-39, nota 153.<br />

46 Ivi, pp. 234-45.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 101<br />

pili il « selvaggio » era stato riconosciuto in una sua cultura e religione,<br />

che presentavano affinità con quelle di Omero ed Esiodo, aveva assunto<br />

da quel<strong>la</strong> una piena autonomia 47 .<br />

I sacerdoti e i carismatici sono cosi descritti <strong>non</strong> al di sopra<br />

del sistema religioso-sociale — proiezione dell'orgoglio intellettuale del­<br />

l'occidentale —, ma all'interno, come elemento indispensabile<br />

del<strong>la</strong> struttura, in un rapporto di mutuo scambio. Qualora <strong>non</strong> assol­<br />

vano al loro compito, vengono uccisi, come presso i Payaguas, una po­<br />

po<strong>la</strong>zione del Sudamerica:<br />

II loro sacerdote è nello stesso tempo anche il loro medico, che però tal­<br />

volta uccidono nel caso in cui gli siano morti più di dieci ma<strong>la</strong>ti 48.<br />

Nell'iso<strong>la</strong> di Tahiti l'ordine religioso degli arroys <strong>non</strong> solo prescrive i<br />

sacrifìci infantili, ma è esso stesso vinco<strong>la</strong>to dal voto di uccidere i pro-<br />

pri figli *<br />

Questi riti disumani sono sì a volte spiegati attraverso determinati<br />

rapporti politico-sociali, per gli arroys per es. « un secondo motivo »<br />

dei sacrifici infantili sarebbe dato dal loro scarso attaccamento al<strong>la</strong> fa­<br />

miglia x , per gli abitanti delle isole Marchesi i sacrifici dei prigionieri si<br />

potrebbero capire tenendo presente <strong>la</strong> loro morale « in<strong>natura</strong>le », fon­<br />

data sul<strong>la</strong> vendetta, e le continue ostilità fra le tribù 51 . Tuttavia si pre­<br />

cisa esplicitamente che queste sono spiegazioni secondarie, marginali.<br />

Al centro delle analisi e delle critiche è il sistema religioso<br />

perverso. I testi, ripresi da <strong>Feuerbach</strong>, giocano frequentemente sul<br />

contrasto fra i riti disumani e l'indole fondamentalmente<br />

mite e socievole di quei popoli. Gli abitanti di Tahiti, che pure<br />

compiono i sacrifici umani, in partico<strong>la</strong>re infantili, sono ospitali « senza<br />

alcun limite », hanno « carattere sereno » ed evitano per quanto possi­<br />

bile di recarsi disturbo fra loro 52. Anche per gli Aztechi, riconosciuti<br />

come più rozzi e prepotenti dei Toltechi, si sottolinea che i sacrifici uma­<br />

ni e il connesso cannibalismo rituale rispondevano a un precetto<br />

47 Ivi, pp. 247-72.<br />

48 I3ki6r-v j cfr «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1845 (22 giugno), p. 691.<br />

49 i3h 9r-v; cfr . « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (28 agosto), p. 960.<br />

50 Ivi, 9V, cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (29 agosto), p. 964.<br />

51 Ivi, 6V, cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (24 giugno), p. 700.<br />

52 Ivi, 10V, cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1843 (31 agosto), p. 971; cfr. anche per gli<br />

indigeni dell'Australia, 13k 10r-v , « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1845 (14 maggio), pp. 534-35.


102 CAPITOLO QUARTO<br />

religioso, fatto valere dai sacerdoti con ur<strong>la</strong> furiose e con terribili<br />

minacce 53 .<br />

L'aspetto peggiore in queste abominevoli feste sacrificali era il cannibalismo;<br />

compiuto il sacrificio, <strong>la</strong> vittima veniva consegnata a quelli che avevano procurato<br />

il prigionero e da questi consumata in una sacra cena. Gli atzechi <strong>non</strong> erano can­<br />

nibali nel senso usuale del termine, bensì osservavano un precetto religioso; tut­<br />

tavia l'antropofagia, in qualsiasi forma si possa presentare, esercita sul<strong>la</strong> nazione,<br />

che vi è dedita, un influsso depravante e i Messicani <strong>non</strong> costituivano eccezione<br />

al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong> 54 .<br />

Lo scopo di queste analisi è allora fin troppo evidente. Il resoconto,<br />

più volte citato sugli Aztechi, dopo aver messo in rilievo con toni sco­<br />

pertamente patetici <strong>la</strong> brutalità dei riti, aver par<strong>la</strong>to di migliaia di vit­<br />

time all'anno e aver attribuito tutto questo primariamente al sistema<br />

religioso, così conclude:<br />

In questo stato di cose si può considerare un beneficio del<strong>la</strong> provvidenza<br />

il fatto che una stirpe straniera abbia liberato il paese da una religione sanguinaria,<br />

le cui vittime giorno dopo giorno aumentavano di numero con l'estendersi dell'im­<br />

pero 55 .<br />

In un altro articolo generale sulle isole Marchesi e su Tahiti si<br />

sottolinea:<br />

II contatto con gli europei in verità ha quasi dappertutto comportato ma<strong>la</strong>t­<br />

tie e sofferenze di vario genere. Si è però pur sempre troppo propensi a vedere<br />

in questi popoli degli amabili figli del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> senza pensare che essi sono in<br />

parte marchiati dai vizi più brutali e che a questo riguardo i missionari hanno<br />

esercitato un influsso estremamente benefico eliminando i sacrifici umani e l'antro­<br />

pofagia 56 .<br />

L'esaltazione del<strong>la</strong> colonizzazione cristiana come li­<br />

berazione da un sistema religioso brutale e come riconciliazione con <strong>la</strong><br />

propria stessa <strong>natura</strong> è dunque lo scopo finale di quelle re<strong>la</strong>zioni, scritte<br />

da missionari o, in ogni caso, ispirate dall'ambiente e dal<strong>la</strong> politica co­<br />

loniale. Rispetto all'iso<strong>la</strong> di Tahiti si proc<strong>la</strong>ma:<br />

53 I3ki3v_i4r ( cfr «E^ Aus<strong>la</strong>nd », 1845 (15 maggio), pp. 539; a questo<br />

proposito <strong>Feuerbach</strong> da un altro numero (cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 3 maggio 1845,<br />

p. 489) annota un'osservazione « curiosa », ossia come questo popolo « conosciuto<br />

come crudele e sanguinario avesse una partico<strong>la</strong>re predilezione per i fiori ».<br />

54 Ibid.<br />

ss Ibid.<br />

5* 13h 201", cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (29 dicembre), p. 1450.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 103<br />

Tutti i viaggiatori sono una voce so<strong>la</strong> nel riconoscere che col cristianesimo<br />

è iniziata, per queste isole una nuova epoca e che questa religione ha comportato<br />

un completo capovolgimento di tutti i costumi e gli usi degli iso<strong>la</strong>ni 57 .<br />

Se <strong>Feuerbach</strong> seguendo le indicazioni delle fonti accetta di iso<strong>la</strong>re<br />

come fenomeno significativo i sacrifici umani e il cannibalismo, <strong>non</strong> lo<br />

fa certo per unirsi a quel<strong>la</strong> voce di esaltazione. La sua critica al carattere<br />

disumano del<strong>la</strong> religione era partita proprio dal cristianesimo. NelTKr-<br />

senza del cristianesimo egli aveva contrapposto al<strong>la</strong> serenità del<strong>la</strong> reli­<br />

gione greca l'ascetismo, il celibato, <strong>la</strong> radicalità del sacrificio tipici del<br />

cristianesimo 58 . Ora l'abbondante documentazione sui sacrifici delle re­<br />

ligioni antiche o primitive imponeva un superamento di quel modello<br />

interpretativo, troppo schematico e prevenuto, ma <strong>la</strong> revisione poteva<br />

anche avvenire nel<strong>la</strong> dirczione opposta a quel<strong>la</strong> suggerita dalle fonti. Ba­<br />

stava infatti rifiutare il presupposto dell'assoluta differenza e superio­<br />

rità del cristianesimo e rimarcare le linee di continuità per ritorcere an­<br />

che contro questo le accuse di inumanità.<br />

Nei suoi appunti <strong>Feuerbach</strong> sottolinea <strong>la</strong>mpanti analogie, ammesse<br />

dalle stesse fonti, fra cristianesimo e religioni anche marchiate dall'uso<br />

dei sacrifici umani. Per esempio gli Aztechi rive<strong>la</strong>no sorprendenti somi-<br />

glianze nel<strong>la</strong> concezione del<strong>la</strong> vita ultraterrena, nei riti del battesimo e<br />

del<strong>la</strong> confessione, in importanti precetti morali". Egli trascrive questa<br />

ammissione dello stesso autore, che tanto aveva celebrato <strong>la</strong> superiorità<br />

del cristianesimo:<br />

Parecchi precetti degli Aztechi richiamano <strong>la</strong> morale cristiana. Si noti l'evi­<br />

dente somiglianzà con <strong>la</strong> Sacra Scrittura: 'Chi guarda una donna con troppa curio­<br />

sità, compie adulterio con i suoi occhi '. Un'altra frase: ' Vivi in pace con tutto il<br />

mondo, sopporta con pazienza le umiliazioni, Dio, che vede tutto, ti vendicherà ' 60 .<br />

Distinzione, ma anche continuità: i due aspetti, qui tenuti fermi,<br />

saranno i principi organizzativi del<strong>la</strong> struttura nuova dell'Essenza del<strong>la</strong><br />

religione. Nelle Lezioni sull'essenza del<strong>la</strong> religione poi <strong>Feuerbach</strong> con-<br />

57 Ivi, 10*, cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (31 agosto), p. 972.<br />

58 G. W., V, pp. 262-92, cfr. per l'evoluzione di questo modello interpreta­<br />

tivo in <strong>Feuerbach</strong> l'iniziale assunzione dello schema storiografico hegeliano nel<strong>la</strong><br />

Storia del<strong>la</strong> Filosofia moderna (G. W., II, pp. 10-26) e <strong>la</strong> netta, critica accentua­<br />

zione dell'aspetto negativo nel Bayle (G. W., IV, pp. 7-17).<br />

59 13k llr-12r, cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1845 (13 maggio), pp. 529-30 (14 mag­<br />

gio), pp. 535-36.<br />

60 ll v, cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », p. 530.


104 CAPITOLO QUARTO<br />

testerà direttamente quel<strong>la</strong> pretesa, avanzata dai missionari e dai colo-<br />

nizzatori cristiani, di aver liberato i primitivi dai riti disumani:<br />

La religione cristiana è di solito lodata per aver abolito i sacrifici umani.<br />

Essa però ha solo sostituito al posto dei sacrifici umani cruenti sacrifici di altro<br />

genere, al posto del sacrificio umano corporeo quello psicologico, spirituale, quel<br />

sacrificio umano, che sì <strong>non</strong> è tale secondo l'apparenza sensibile, ma lo è di fatto<br />

e in realtà 61 .<br />

In questo senso allora i sacrifici cruenti sono l'espressione origina­<br />

ria, diretta, tangibile di un comportamento religioso, mutato nel<strong>la</strong> for­<br />

ma, ma conservatesi, anzi approfonditesi nel<strong>la</strong> sostanza, <strong>la</strong> nega­<br />

zione di sé da parte dell'uomo. È un comportamento<br />

irrazionale, ma <strong>non</strong> sono proprio quei riti nel<strong>la</strong> loro immediatezza a di­<br />

mostrare che <strong>la</strong> radice del<strong>la</strong> religione va ricercata nel<strong>la</strong> sfera irrazionale,<br />

emotiva?<br />

e) La religione <strong>natura</strong>le. Sulle tracce di questi moventi e mecca­<br />

nismi irrazionali <strong>Feuerbach</strong> si imbatte nel<strong>la</strong> cosiddetta supersti­<br />

zione, che si ce<strong>la</strong> al fondo sia di comportamenti primitivi, sia di un<br />

cristianesimo esteriormente abbracciato. Rispetto al Sudamerica egli tra­<br />

scrive questo lungo brano annotando a <strong>la</strong>to « superstizione »:<br />

Benché <strong>la</strong> religiosità <strong>non</strong> costituisca affatto una caratteristica preminente dei<br />

selvaggi americani, essi hanno tuttavia oscure sensazioni e presentimenti di un<br />

fato onnipotente, di un creatore e reggitore del mondo e di una esistenza oltre <strong>la</strong><br />

tomba nel suo seno. Come tutti i popoli primitivi sono anch'essi in massimo grado<br />

sotto il dominio del<strong>la</strong> superstizione [...] [Oltre al principio del bene e del male]<br />

hanno una quantità di altre divinità, demoni, spiriti dell'aria, dei fiumi e dei<br />

boschi, sia buoni, sia cattivi, e in ogni fenomeno <strong>natura</strong>le, che loro si imponga<br />

per grandezza e potenza, si annuncia loro una qualche divinità 62 .<br />

È significativo osservare come qui il concetto di superstizione si<br />

colleghi da un <strong>la</strong>to a una religiosità fatta di «oscure<br />

sensazioni e presentimenti» [dunkle Gefùhle una Ah-<br />

nungen], dall'altro ai fenomeni <strong>natura</strong>li imponenti per<br />

grandezza e potenza offrendo due importanti spunti organizzativi all'E^-<br />

senza detta religione.<br />

In queste due direzioni muovono anche altri brani dedicati allo<br />

stesso argomento. Così a questo passo <strong>Feuerbach</strong> appone sottolineature<br />

e il commento: « bel<strong>la</strong> osservazione! »:<br />

« G. W., VI, p. 84.<br />

62 J3h i2r-T ? cfr< « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (24 settembre), p. 1068.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 105<br />

La superstizione secondo cui i Lapponi potrebbero a piacere determinare il<br />

vento, era una volta molto diffusa in Norvegia e in Fin<strong>la</strong>ndia, e molti di loro ne<br />

hanno ricavato vantaggi: le loro esperienze, raccolte nel continuo girovagare qua e<br />

là sui monti e applicate con astuzia, dovevano facilmente apparire ai pescatori<br />

come una conoscenza superiore. Dipende però dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>umana</strong> se colui che nei<br />

paesi nordici passa tutta <strong>la</strong> sua vita sul mare e dipende dal caso, è pili<br />

propenso al<strong>la</strong> fede nel sopran<strong>natura</strong>le, rispetto al conta­<br />

dino, che solo raramente subisce nel<strong>la</strong> sua tranquil<strong>la</strong><br />

attività l'intervento del caso 63 .<br />

La superstizione rive<strong>la</strong> allora il significato di quel sentimento reli­<br />

gioso, genericamente definito come paura: il senso di dipen­<br />

denza dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Che <strong>Feuerbach</strong> sia giunto al<strong>la</strong> sua nuova<br />

teoria del sentimento religioso anche attraverso <strong>la</strong> revisione critica del<br />

concetto di superstizione, ci è attestato dal<strong>la</strong> lunga nota sul<strong>la</strong> supersti­<br />

zione nel<strong>la</strong> prima redazione dell'Essenza del<strong>la</strong> religione M .<br />

E giacché ogni cosa può avere effetti a lei stessa in sé assolutamente indiffe­<br />

renti, casuali, così si apre qui l'immenso campo del<strong>la</strong> cosiddetta superstizio-<br />

n e, che a ogni cosa collega anche qualsivoglia effetto, perfino a lei opposto (S .<br />

Giacché l'uomo dipende da ogni cosa, ogni altro essere <strong>natura</strong>le può<br />

rappresentare per lui oggetto di paura e di culto. Rispetto ai negri del­<br />

l'Australia <strong>Feuerbach</strong> trascrive:<br />

A una constatazione ancora più triste si arriva, se si esaminano i loro con­<br />

cetti, che rientrano nell'ambito del<strong>la</strong> religione: nul<strong>la</strong> di conciliante, nul<strong>la</strong> di con­<br />

fortante, tutto paura e terrore. Il grido del falco, l'uccello del crepuscolo, attira<br />

l'anima del fanciullo, che in seguito si amma<strong>la</strong> e muore; il mostro nero, ossia <strong>la</strong><br />

morte, col ventre rigonfio, sta in agguato nel<strong>la</strong> boscaglia durante <strong>la</strong> notte per ucci­<br />

derli, <strong>la</strong> sua voce risuona dagli alberi e questo li mette in guardia dallo spegnere<br />

il fuoco, giacché appare solo nell'oscurità 66 .<br />

L'animale, come oggetto di paura e di culto, argomento di un im­<br />

portante paragrafo iniziale dell'Essenza detta religione 67 , fa già in que­<br />

sti fogli <strong>la</strong> sua comparsa. Da lui il primitivo del Sud America o del­<br />

l'Australia ricava i suoi nomi propri indicando così in modo tangibile<br />

63 Ivi, 8 V , cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (15 agosto), p. 905.<br />

64 U.B.-Miinchen 4° cod. ms. 935d 21 a 1^2^ [cfr. sotto].<br />

65 Ivi, 2*.<br />

* 13* IO 1", cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1845 (14 maggio), p. 535.<br />

67 G. W., X, pp. 5-7 [tr. it. cit., pp. 41-3].


106 CAPITOLO QUARTO<br />

<strong>la</strong> sua dipendenza 68. Tuttavia proprio in questo rapporto <strong>la</strong> dipendenza<br />

rive<strong>la</strong> anche il suo <strong>la</strong>to positivo e <strong>la</strong> religione originaria, al di là del<strong>la</strong><br />

paura, il senso di sicurezza: l'uomo si sente in comunione profonda con<br />

tutti gli esseri. Questa comunione diventerà nel<strong>la</strong> recensione a Mole-<br />

schott, La scienza <strong>natura</strong>le e <strong>la</strong> rivoluzione, ricambio organi­<br />

co, respirazione e alimentazione 169 . Fra gli appunti<br />

di <strong>Feuerbach</strong> compare un brano con a <strong>la</strong>to: « Sul culto degli animali »,<br />

che descrive un tale rapporto di familiarità fra uomo e animale, certo<br />

molto lontano dal<strong>la</strong> sensibilità dell'uomo civilizzato:<br />

Gli Indiani sono davvero proprio insuperabili nell'arte di addomesticare gli<br />

animali [...] Essi si procurano mammiferi molto giovani, se possibile, ancora <strong>la</strong>t­<br />

tanti e li affidano poi alle donne, che con loro devono assolvere al ruolo di mamme.<br />

Il giovane animale si abitua straordinariamente in fretta al <strong>la</strong>tte e al petto del­<br />

l'indiana [...] In partico<strong>la</strong>re le scimmie sono cosi affezionate al<strong>la</strong> nuova madre,<br />

che ad ogni passo le stanno appresso senza mai <strong>la</strong>sciar<strong>la</strong> [...] Le scimmie sono<br />

formalmente annoverate fra i membri del<strong>la</strong> famiglia e, come i bambini, ricevono<br />

<strong>la</strong> loro col<strong>la</strong>na di perle e a pranzo il loro posto attorno al<strong>la</strong> pento<strong>la</strong> 70 .<br />

Nel culto agli animali si esprime allora quel rapporto di solidarietà, di<br />

mutua interdipendenza, di comunità con gli altri esseri <strong>natura</strong>li, che<br />

l'uomo nel corso ,del<strong>la</strong> sua civilizzazione è andato dimenticando o addi­<br />

rittura negando. In questo senso può assumere un valore simbolico il<br />

caso riportato nel contesto del brano appena citato:<br />

Così ci raccontava anche il missionario Youth a Pirara, che quando nei primi<br />

tempi egli là iniziava il servizio divino, le donne comparivano nel<strong>la</strong> cappel<strong>la</strong> con<br />

in braccio i loro bambinetti e le loro scimmie etc., gli uomini armati di arco e frecce,<br />

e che solo imponendosi un estremo sforzo di autocontrollo era riuscito a reprimere<br />

lo scoppio del riso quando per caso durante il servizio divino i suoi occhi erano<br />

caduti su una scimmia che per attaccarsi al seno di una donna litigava a suon di<br />

busse con un bambino. Più tardi si vide costretto a proibire loro severamente di<br />

portare con sé nel<strong>la</strong> casa di Dio questi animali 71 .<br />

Il missionario rappresenta qui secondo <strong>Feuerbach</strong>, come dirà nel-<br />

VEssenza del<strong>la</strong> religione, il punto di vista dell'uomo, che si è trasfor-<br />

68 13k 16\ cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1845 (22 giugno), p. 691, inoltre (13 mag­<br />

gio), p. 531.<br />

69 G. W., X, pp. 356-62 [tr. it. F. Tomasoni, in: Materialisti dell'Ottocento,<br />

cit...., pp. 136-40].<br />

70 13h 14T , cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (15 ottobre), p. 1152.<br />

?i Ibid.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 107<br />

mato « da ente soltanto fisico in un ente politico », che ha « distinto <strong>la</strong><br />

sua essenza dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> », che si è innalzato, secondo il famoso passo<br />

del<strong>la</strong> Genesi (1, 26), « a signore dei pesci del mare e degli uccelli del<br />

ciclo, e degli animali e di tutta <strong>la</strong> terra, e di tutti gli animali che stri­<br />

sciano sul<strong>la</strong> terra » 72 . Egli esprime <strong>la</strong> posizione sopran<strong>natura</strong>listica, astrat­<br />

ta del cristianesimo e in genere del monoteismo, che rinnega l'originaria<br />

coscienza del<strong>la</strong> solidarietà universale.<br />

Questa interpretazione del cristianesimo come rottura, come nega­<br />

zione del<strong>la</strong> coscienza <strong>natura</strong>le è un punto fermo del pensiero di Feuer-<br />

bach fin dai suoi primi passi. Lo schema storiografico delineato già nel<strong>la</strong><br />

Storia detta filosofia moderna (1833) 73 ne tradisce l'origine hegeliana.<br />

Quanto più però il momento dell'essere è accentuato rispetto all'idea,<br />

l'unità rispetto al<strong>la</strong> differenza 74, il presunto superamento del cristiane­<br />

simo, <strong>la</strong> sua separazione dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> acquistano per lui un significato<br />

sempre più marcatamente negativo. E tuttavia il rapporto fra l'uomo e<br />

l'animale è un argomento che solo ora, solo in occasione dell'Essenza<br />

detta religione, viene radicalmente rivisto. Nell'Essenza del cristianesimo<br />

<strong>Feuerbach</strong> sottoscriveva ancora l'essenziale distinzione introdotta dal<strong>la</strong><br />

religione — beninteso cristiana — fra l'uomo e l'animale e proprio in<br />

quel<strong>la</strong> riconosceva l'essenza <strong>umana</strong> in quanto coscienza<br />

dell'universale e dell' infinito 75 . E addirittura nei Principi,<br />

nell'opera che avrebbe dovuto portare a compimento il rovesciamento<br />

del cristianesimo e dell'hegelismo, egli riproponeva <strong>la</strong> distinzione in ter­<br />

mini ancor più ampi estendendo l'universalità anche al<strong>la</strong> sensibilità del­<br />

l'uomo 76 .<br />

Solo ora, dietro sollecitazione anche del materiale etnologico, Feuer­<br />

bach riconsidera il rapporto fra l'uomo e l'animale e coglie proprio nel<br />

rapporto di dipendenza, nel legame di continuità rispetto all'animale il<br />

fondamento dell'autocoscienza vera dell'uomo. Il compito dunque che si<br />

impone è quello di recuperare quell'oscuro sentimento <strong>natura</strong>le, che al<br />

di sotto delle forme religiose più evolute si è conservato, come attestano<br />

72 G. W., X, pp. 43, 48 [tr. it. cit., pp. 82, 88].<br />

73 G. W.,Il, pp. 10-17.<br />

74 Rimandiamo al saggio introduttivo del nostro libro, <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> dialet­<br />

tica dell'essere..., cit., pp. 10-28.<br />

75 G. W., V, pp. 28-30 [tr. it. C. Cesa, S. F., pp. 107-110].<br />

76 G. W., IX, pp. 335-36 [tr. it. cit., pp. 270-71].


108 CAPITOLO QUARTO<br />

le stesse ammissioni dei missionari, trascritte da <strong>Feuerbach</strong>, sul perma­<br />

nere di antiche superstizioni 77 .<br />

Rispetto al<strong>la</strong> negazione astratta, sopran<strong>natura</strong>listica i sacrifici delle<br />

antiche religioni rive<strong>la</strong>no un significato opposto: essi risultano essere il<br />

tentativo, il mezzo per ricostituire l'unità. Questa è <strong>la</strong> conclusione, cui<br />

<strong>Feuerbach</strong>, sul<strong>la</strong> base dei dati qui raccolti, perviene nell'Essenza detta<br />

religione:<br />

II bisogno è il sentimento e l'espressione del mio <strong>non</strong>-essere senza <strong>la</strong> <strong>natura</strong>;<br />

ma dal bisogno è inseparabile il godimento, il sentimento opposto, il sentimento<br />

del<strong>la</strong> mia esistenza individuale, del<strong>la</strong> mia autonomia, che si manifesta nel<strong>la</strong> diffe­<br />

renza dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> [...] L'appropriazione o lo sfruttamento del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> si pre­<br />

senta quindi all'uomo quasi come una infrazione, come un appropriarsi del<strong>la</strong> pro­<br />

prietà altrui, come un sacrilegio. Per p<strong>la</strong>care <strong>la</strong> sua coscienza, <strong>non</strong>ché l'oggetto<br />

che, nel<strong>la</strong> sua rappresentazione, egli ha offeso, per mostrargli che se ne è impa­<br />

dronito per necessità e <strong>non</strong> per arroganza, l'uomo si diminuisce il godimento, resti­<br />

tuisce all'oggetto qualche cosa del<strong>la</strong> proprietà che era sua, e che gli fu sottratta 78 .<br />

Si tratta di una interpretazione che acutamente anticipa le analisi<br />

di J. G. Frazer riguardo ai sacrifici per il raccolto o per <strong>la</strong> caccia, fon­<br />

dati sul senso di colpa per aver « derubato » lo spirito del<strong>la</strong> vegeta­<br />

zione TO o aver offeso <strong>la</strong> spirito animale 80 .<br />

Poiché il selvaggio considera tutti gli esseri viventi pressoché uguali all'uomo,<br />

l'atto di uccidere e mangiare un animale riveste per il selvaggio un aspetto molto<br />

diverso da quello che avrebbe per noi, che attribuiamo agli animali un'intelligenza<br />

di molto inferiore al<strong>la</strong> nostra e neghiamo loro un'anima immortale 81 .<br />

Che queste intuizioni, cui <strong>Feuerbach</strong> era già pervenuto nell'Essenza<br />

del<strong>la</strong> religione attraverso lo studio delle religioni antiche, mantengano<br />

tuttora <strong>la</strong> loro attualità, è per es. attestato dal<strong>la</strong> loro riproposizione ad<br />

opera di Mircea Eliade ^ e di C<strong>la</strong>ude Lévi-Strauss 83 . Esse in ogni caso<br />

77 IV 2T , cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd », 1844 (30 ottobre), p. 1216, e 13k 21, cfr.<br />

« Das Aus<strong>la</strong>nd», 1845 (14 novembre), p. 1270.<br />

78 G. W., X, pp. 32-33 [tr. it. cit., p. 70].<br />

79 J. G. Frazer, The Golden Bough. Spirits of thè corn and of thè wild,<br />

voi. I, London 1912, pp. 235-51; voi. II, London 1914, pp. 82-3 [tr. it. L. De<br />

Bosis dell'edizione ridotta del 1922, che qui omette passaggi importanti, 11 ramo<br />

d'oro, Torino 1981, voi. II, pp. 682-92, 762-63].<br />

*° Ivi, voi. II, pp. 204-73 [tr. it. cit., voi. II, pp. 802-24].<br />

« Ivi, voi. II, p. 208 [tr. it. cit., voi. II, p. 801].<br />

82 M. Eliade, Tratte d'histoire des Religions, Paris 1949, pp. 296-98 [tr. it.<br />

V. Vacca, Torino 1954, pp. 358-60].


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 109<br />

hanno avuto il merito di rimettere in questione il rapporto fra religione<br />

dei « primitivi » e religione dei colonizzatori demistificando quell'ideolo­<br />

gia missionaria, che aveva fornito l'onorevole giustificazione al<strong>la</strong> conqui­<br />

sta coloniale.<br />

IL COLONIALISMO: MISSIONE DI CULTURA E PROBLEMA RAZZIALE.<br />

a) Missioni e nuovo programma coloniale. All'argomento specifico<br />

delle missioni <strong>Feuerbach</strong> dedica tre fogli, cui appone a <strong>la</strong>to il titoletto,<br />

estremamente significativo: « essenza delle missioni » 84 . Lo spunto è<br />

offerto dalle lotte scoppiate fra missionari protestanti e cattolici, che<br />

gli articoli di « Das Aus<strong>la</strong>nd » seguono da vicino mettendo in risalto<br />

il ruolo centrale <strong>non</strong> di controversie dogmatiche o liturgiche, bensì delle<br />

bandiere e dei... can<strong>non</strong>i. L'attenzione del critico si appunta su un caso<br />

che a quel tempo mobilitava su fronti opposti le opinioni pubbliche in­<br />

glese e francese ffi e riguardava Tahiti e le isole Marchesi. Egli trascrive<br />

un lungo brano:<br />

Ancor più triste è il fatto che questi benefici del cristianesimo, peraltro fin<br />

dall'inizio <strong>non</strong> conferiti in tutta <strong>la</strong> loro purezza, siano stati ora sempre più guastati<br />

dal<strong>la</strong> lotta fra i missionari cattolici e protestanti. All'inizio dell'anno scorso partì<br />

da Telone verso le isole Marchesi una nave con missionari cattolici, mentre quasi<br />

nello stesso tempo <strong>la</strong> Società missionaria di Londra proc<strong>la</strong>mava nel<strong>la</strong> regione una<br />

giornata di preghiera e di penitenza per implorare dal ciclo tute<strong>la</strong> agli interessi<br />

del<strong>la</strong> religione, minacciati nelle isole del<strong>la</strong> Società. Non è necessario attribuire<br />

all'una delle due parti intenzioni perverse e tuttavia <strong>non</strong> si possono <strong>non</strong> commi­<br />

serare i poveri abitanti delle isole del Pacifico meridionale, per i quali <strong>la</strong> genuina<br />

dottrina del cristianesimo è destinata, a causa del<strong>la</strong> divisione introdotta dalle due<br />

confessioni, a trasformarsi in maledizione. Tale divisione, a quanto sembra, si è<br />

già manifestata a Tahiti; i missionari protestanti hanno qui esercitato da lungo<br />

tempo un influsso predominante, anche negli affari politici, e hanno fondato una<br />

specie di teocrazia, che <strong>non</strong> solo ha sostanzialmente limitato il potere del re, ma<br />

ancor più l'ha posto sotto le dipendenze dell'Inghilterra, allorché questa nominò<br />

come suo console il rettore sig. Pritchard. Costui giocò un ruolo estremamente<br />

rilevante nelle contese scoppiate riguardo al riconoscimento del<strong>la</strong> sovranità fran­<br />

cese; un capitano del<strong>la</strong> marina inglese spinse <strong>la</strong> contesa quasi fino all'estremo e<br />

se <strong>non</strong> fosse intervenuto in tempo l'ammiraglio Du Petit Thouars, le navi fran-<br />

83 C. Levi - Strauss, La pensée sauvage, Paris 1962, pp. 296-99 [tr. it. P.<br />

Caruso, Mi<strong>la</strong>no 1964, pp. 245-46].<br />

84 13h 20r-v ; 13k 20r-v , 21*.<br />

85 D. K. Fieldhouse, The Colonial Empire*..., cit., pp. 178-79, 203-04 [tr.<br />

it. cit., pp. 124, 149].


110 CAPITOLO QUARTO<br />

cesi e inglesi probabilmente si sarebbero scontrate. Per le pressioni di Pritchard<br />

<strong>la</strong> bandiera francese, simbolo del riconoscimento del predominio francese, fu am­<br />

mainata e il patto estorto di sottomissione annul<strong>la</strong>to; il comandante del presidio<br />

francese minacciò allora di bombardare <strong>la</strong> città del<strong>la</strong> regina Pomare, se <strong>la</strong> ban­<br />

diera francese <strong>non</strong> fosse stata di nuovo issata e il comandante inglese dichiarò<br />

che avrebbe vendicato ogni colpo sul<strong>la</strong> città con un colpo sulle navi francesi.<br />

Questa situazione sembra essere durata più settimane. La maggioranza del<strong>la</strong> popo­<br />

<strong>la</strong>zione è decisamente sotto l'influsso dei missionari protestanti, tuttavia anche i<br />

Francesi sembrano aver già dal<strong>la</strong> loro un partito cattolico, formatesi con gente<br />

irritata dal<strong>la</strong> condotta gretta e rigida dei missionari [protestanti] 86.<br />

L'originalità di questa analisi sta certo <strong>non</strong> nel<strong>la</strong> deplorazione del­<br />

le lotte religiose, bensì nello stretto collegamento fra missioni e colo­<br />

nizzazione. I missionari appaiono qui al<strong>la</strong> lettera i portabandiera<br />

delle rispettive potenze coloniali. L'ideologia che aveva guidato <strong>la</strong><br />

prima colonizzazione, risulta, se <strong>non</strong> rovesciata, almeno rimessa in di­<br />

scussione: là il dovere di<br />

promuovere il servizio di Dio nostro signore e di predicare <strong>la</strong> verità agli<br />

indigeni<br />

era stato fatto proprio dai sovrani spagnoli e portoghesi come il loro<br />

primo obbligo, a più riprese proc<strong>la</strong>mato e ricordato ai loro legati come<br />

il fine supremo, secondo le indicazioni dei pontefici 87 , qui <strong>la</strong> cristianiz­<br />

zazione, se <strong>non</strong> perde <strong>la</strong> sua autonomia, è però collocata all'interno di<br />

un programma, che è prima di tutto politico.<br />

Da quale parte stia l'articolista, è poi evidente dal giudizio che si<br />

da dei due schieramenti. Gli usurpatori sono evidentemente i cattolici,<br />

i francesi, e in una nota, riportata anche da <strong>Feuerbach</strong>, ci si sofferma sui<br />

disordini, sulle orge perpetrate da ufficiali francesi con ragazze indige­<br />

ne 88 . I missionari protestanti sono invece criticati semplicemente per<br />

il loro rigore morale, che alienerebbe loro le simpatie del<strong>la</strong> gente e por­<br />

terebbe al<strong>la</strong> formazione di un « partito cattolico ».<br />

La partico<strong>la</strong>re visuale politica del discorso emerge anche da un al­<br />

tro articolo utilizzato, che biasima le lotte religiose perché turbano <strong>la</strong><br />

pace universale dei sudditi coloniali e chiude con queste parole:<br />

86 13h 20r , cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (29 dkembre), p. 1450.<br />

87 Cfr. G. Martina, La chiesa nell'età dell'assolutismo, del liberalismo, del<br />

totalitarismo. Da Luterò ai nostri giorni, Brescia 1970, pp. 404-05.<br />

88 13h 20 v , cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1843, p. 1450. :


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 111<br />

II governo dovrebbe intervenire prima che sia troppo tardi e, se <strong>non</strong> lo fa,<br />

ci si dovrebbe rivolgere al popolo dell'Inghilterra affinchè i suoi pii contributi<br />

<strong>non</strong> siano stornati dal loro fine originario e <strong>non</strong> vengano utilizzati solo per semi­<br />

nare fra i neoze<strong>la</strong>ndosi il seme del<strong>la</strong> discordia religiosa con <strong>la</strong> conseguenza del<strong>la</strong><br />

loro infelicità e del turbamento al<strong>la</strong> pace universale anche fra i coloni®9 .<br />

Il valore supremo, <strong>la</strong> pace universale fra i coloni, è qui<br />

evidentemente <strong>la</strong> pace dell'impero britannico, che assurge così a giu­<br />

stificazione ideologica del nuovo colonialismo 90 . Essa necessariamente<br />

implicava l'accentuazione dei valori e degli scopi « umanitari » 91 rispetto<br />

a quelli religiosi, ma in realtà significava soprattutto il consolidamento<br />

del<strong>la</strong> struttura coloniale. Gli ideali pedagogici di elevazione cul­<br />

turale e morale dei sudditi più arretrati finiscono così per<br />

svanire di fronte al<strong>la</strong> realtà dei rapporti coloniali. Questa contraddizione<br />

è messa in rilievo da due articoli, da <strong>Feuerbach</strong> considerati. Nel primo<br />

un missionario racconta con quali stratagemmi riuscissero a g u a -<br />

dagnare al<strong>la</strong> civiltà gli indiani del Sudamerica e come i sol­<br />

dati abbiano poi vanificato il loro programma trasformando quel<strong>la</strong> « ci­<br />

viltà » in rapporto schiavistico:<br />

Ogni anno penetravamo sempre più profondamente nelle foreste, guadagna­<br />

vamo a noi gli indiani con regali e con un modo di fare amichevole e li porta­<br />

vamo al<strong>la</strong> nostra missione, dove li rendevamo recettivi al<strong>la</strong> civilizzazione e li for­<br />

mavamo al <strong>la</strong>voro. Gli indiani, abbandonando pian piano i loro costumi barbarici,<br />

si abituavano all'agricoltura, così in quelle smisurate distese selvagge sorgevano<br />

campi fertili e ben coltivati [...] Un saggio regime avrebbe preso sotto <strong>la</strong> sua<br />

ferma protezione queste istituzioni missionarie, al contrario un atto di prepotenza<br />

distrusse tutti i frutti, per i quali con una cura di molti anni e una ferrea co­<br />

stanza si erano gettati tanti semi. Uno dei successivi governatori mandò una divi­<br />

sione di soldati nel<strong>la</strong> missione e questi, dopo aver commesso dissolutezze e mal­<br />

trattamenti di ogni genere, catturarono e trascinarono via gli uomini giovani per<br />

usarli sulle navi da guerra, dove però ben presto furono vittima del<strong>la</strong> nostalgia<br />

e di varie ma<strong>la</strong>ttie 92 .<br />

: « 13k 20r -v , cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd », 1845 (9 ottobre), p. 1125.<br />

90 G. M. Trevelyan, A Shortened History of Eng<strong>la</strong>nd, tr. it. cit., pp. 512, così<br />

giustifica l'assoggettamento dell'India: « Le esperienze fatte ripetutamente nel<br />

Punjab e altrove, dovevano in seguito provare che <strong>la</strong> pace si sarebbe mantenuta<br />

in India solo mediante il riconoscimento di un'unica potenza sovrana »; cfr. anche<br />

per l'e<strong>la</strong>borazione di questa nuova ideologia ad opera per es. del<strong>la</strong> « scuo<strong>la</strong> di<br />

Manchester», A. Briggs, Victorian Cities..., tr. it. cit., pp. 414-19.<br />

91 Per le considerazioni « morali », che presiedettero all'espansione coloniale<br />

inglese, cfr. D. K. Fieldhouse, op. cit., pp. 188, 205, 289, 202-03 [tr. it. cit.,<br />

pp. 135, 151, 215, 148-9].<br />

92 J3h i2r-v ; cfr « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (25 settembre), p. 1068.


112 CAPITOLO QUARTO<br />

In un altro si esalta l'opera di civilizzazione iniziata in Australia<br />

sugli indigeni negri, ma si conclude che forse tale programma arriva<br />

troppo tardi:<br />

Che quelle regioni offrano ai missionari un adatto e fertile campo per <strong>la</strong><br />

loro attività, è fuori dubbio; infatti certamente <strong>la</strong> facoltà morale nell'uomo può<br />

essere risvegliata solo sotto l'influsso di elementi religiosi. Anche a questo pro­<br />

posito bisogna però tener ben presente il principio che il selvaggio sotto l'aspetto<br />

spirituale è senza distinzione di età un fanciullo. L'azione sul suo animo deve<br />

perciò partire dai principi più semplici [...] Vogliamo sperare che il <strong>la</strong>voro intra­<br />

preso dai nostri connazionali porti rigogliosi frutti [...] Per gli indigeni del<strong>la</strong><br />

Tasmania giungono purtroppo queste aspettative troppo tardi, <strong>la</strong> loro fine rientra<br />

nel<strong>la</strong> serie di quei fenomeni del mondo, nei quali con umiltà e fiducia riconot-<br />

sciamo il volere dell'onnipotente senza peraltro poterne comprendere gli scopi 93 .<br />

La funzione mistificatrice di un programma, che tratta tutti i sel­<br />

vaggi come bambini da educare e che di fronte al<strong>la</strong> loro eliminazione<br />

fisica china il capo « con umiltà » ai voleri dell'onnipotente senza <strong>la</strong>sciar<br />

neppure sospettare precise cause e responsabilità, <strong>non</strong> è certo meno gra­<br />

ve dell'iniziale proc<strong>la</strong>ma di cristianizzazione, bandito dal<strong>la</strong> prima con­<br />

quista. Gli ideali umanitari,<br />

l'idea dell'Inghilterra come nazione investita del<strong>la</strong> speciale missione di ' civi­<br />

lizzare ' il mondo col sangue e col fuoco<br />

potevano facilmente, secondo <strong>la</strong> denuncia di John Atkinson Hobson w,<br />

diventare copertura di rapporti crudeli, far rinascere l'idea di<br />

un ' Dio dell'Inghilterra ' come tribale divinità delle battaglie, che combatte<br />

coi grandi eserciti inglesi e aiuta a schiacciare i nemici.<br />

Così l'idea di una integrazione fra popoli diversi, fatta balenare come<br />

fine del<strong>la</strong> costituzione dell'impero britannico e per es. proc<strong>la</strong>mata con<br />

entusiasmo in un articolo di « Das Aus<strong>la</strong>nd » 95 riguardante <strong>la</strong> compa­<br />

gnia indo-britannica, <strong>non</strong> poteva <strong>non</strong> diventare una mistificazione, <strong>la</strong>d­<br />

dove ai colonizzati, in questo caso agli indiani, si attribuiva, in contrap-<br />

93 I3k9r_iov, cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1845 (14 maggio), pp. 534-35.<br />

94 J. Atkinson Hobson, The Psichology of Jingoism, London 1901, tr. it. R.<br />

Monteleone, Mi<strong>la</strong>no 1980, p. 107, cfr. inoltre per l'uso strumentale dei valori<br />

umani e morali pp. 130-34, 150-55; per l'appoggio del<strong>la</strong> cristianità, dei missionari<br />

e dei vescovi inglesi al colonialismo, pp. 103-15, 152-55.<br />

95 13h 2r , cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1843 (1° giugno), pp. 604-05. Anche G. M.<br />

Trevelyan, A Sbortened History of Eng<strong>la</strong>nd, tr. it. cit., p. 513, par<strong>la</strong> di « domi­<br />

nio anglo-indiano ».


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI Ì13<br />

..posizione al<strong>la</strong> pratica razionalità inglese, <strong>la</strong> sublime <strong>natura</strong>lità e si negava<br />

loro il possesso di una autentica, viva cultura.<br />

Tuttavia in sé <strong>la</strong> nuova ideologia, che poggiava maggiormente su<br />

valori umani e morali anziché su quelli esclusivamente religiosi o addi­<br />

rittura confessionali, costituiva uno stimolo per una revisione critica<br />

dei rapporti fino allora instaurati fra colonizzatori e colonizzati e per <strong>la</strong><br />

messa a fuoco delle situazioni più scandalose. Il diverso, anche sul pia­<br />

no umano, poteva rappresentare un valore, col quale l'occidentale era<br />

chiamato a confrontarsi. E <strong>la</strong> schiavitù dei negri si rive<strong>la</strong>va in tutta <strong>la</strong><br />

sua infamia.<br />

b) Schiavitù e razzismo. Nei fogli di <strong>Feuerbach</strong> si coglie l'eco pre­<br />

cisa di una lotta, fatta propria dal nuovo colonialismo britannico, per<br />

l'abolizione del<strong>la</strong> tratta dei negri e del<strong>la</strong> schiavitù. Accuratamente tra­<br />

scritto è un articolo di « Das Aus<strong>la</strong>nd » % , il quale, anziché soffermarsi<br />

su valutazioni morali, esamina le leggi di emancipazione nelle loro im­<br />

plicazioni economiche sottolineando le conseguenze negative, ad esem­<br />

pio sulle grandi piantagioni. La causa è individuata soprattutto nel ca­<br />

rattere , nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> del negro, che<br />

manca di quell'aure sacra fames, capace di spronare il bianco a straordinarie<br />

imprese.<br />

Egli sogna di vivere su un piccolo podere nel<strong>la</strong> massima quiete possibile,<br />

<strong>non</strong> è perciò né adatto a dirigere un'azienda con profitto, né disponibile<br />

. a diventare un « libero operaio negro » w<br />

La stereotipata opposizione, già da noi incontrata, fra razionalità<br />

e <strong>natura</strong>, intraprendenza capitalistica e vita agreste, <strong>la</strong>scia trape<strong>la</strong>re di<br />

passaggio una possibile soluzione, certo originale. Se vani appaiono gli<br />

sforzi degli inglesi per trasformare il rapporto schiavile in « libero »<br />

rapporto economico mantenendo inalterata <strong>la</strong> struttura, un libero<br />

scambio richiederebbe un vero commercio con i prodotti africani 98 .<br />

L'alternativa potrebbe dunque consistere in una valorizzazione del<strong>la</strong> di­<br />

versa <strong>natura</strong> e peculiare attività dei negri. Si tratta però di una possibi­<br />

lità puramente teorica, destinata a sfumare miseramente di fronte al<strong>la</strong><br />

96 i3M9r-v, cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1843 (25 dicembre), pp. 1434-36 (26 di­<br />

cembre), pp. 1437-39.<br />

97 Cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843, p. 1434.<br />

98 Ivi, p. 1438.<br />

S F. TOMASONI, Lttdwlg reiterimeli e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>.


114 CAPITOLO QUARTO<br />

struttura del rapporto coloniale, che soprattutto in altri articoli " è de­<br />

scritto come essenzialmente negativo per gli indigeni. Spesso, è detto, il'<br />

semplice contatto con i bianchi ha comportato un tale trauma, anche a<br />

livello fisico, da determinare un processo inarrestabile di eliminazione.<br />

I tentativi di spiegazione del fenomeno attirano <strong>Feuerbach</strong> proprio perr<br />

che fanno ricorso al<strong>la</strong> razionalità e al<strong>la</strong> scienza. Se fra bianchi e negri,,<br />

fra colonizzatori e colonizzati si rive<strong>la</strong> uno squilibrio, le radici vanno-<br />

ricercate nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

Esemp<strong>la</strong>re è in questo senso un ampio articolo, che occupa ber*<br />

quattro numeri successivi del quotidiano, dal titolo: II movimento delle<br />

razze umane, trascritto da <strong>Feuerbach</strong> in quattro fogli 10°. Conforme alle<br />

caratteristiche del<strong>la</strong> fonte, da noi già messe in rilievo, riporta materiale<br />

di seconda, per <strong>non</strong> dire di terza mano, tuttavia ha il pregio di riprodur­<br />

re quel partico<strong>la</strong>re miscuglio di scienza e pregiudizi, tipico del razzismo,<br />

e di mettere a fuoco con brevi note decisivi equivoci. L'articolista ano­<br />

nimo trasmette il contenuto di un resoconto, comparso il 1 aprile 1845<br />

sul<strong>la</strong> « Revue des deux Mondes », a nome di un « certo » signor Esqui-<br />

ros, il quale riferiva riguardo alle « conferenze tenute dal signor Serres<br />

nel jardin des p<strong>la</strong>ntes » 101 . L'autore fin dalle prime battute dimostra di<br />

nutrire dubbi sull'obiettività del resoconto di Esquiros, a lui evidente­<br />

mente ignoto, rispetto alle primitive affermazioni del noto signor Serres<br />

e accusa il primo di aver mesco<strong>la</strong>to insieme « in modo assolutamente<br />

inopportuno <strong>la</strong> politica moderna » 102 . Questi cenni ci inducono a sup­<br />

porre nel primo Alphonse Esquiros, poeta e romanziere francese, che<br />

negli anni quaranta si infiammò per gli ideali politici 103 e a causa del­<br />

le sue opinioni « molto avanzate » dovette subire prima <strong>la</strong> prigionia,<br />

poi dopo il colpo di stato di Luigi Bonaparte l'esilio 1M , e nel secondo<br />

l'illustre fisiologo francese Étienne-Renaud-Augustin Serres, che si di­<br />

stinse per le sue indagini di anatomia comparata in partico<strong>la</strong>re riguardo<br />

99 Ivi, 1844 (30 ottobre), p. 1216, cfr. 13 1 2r ; 1845 (14 maggio), p. 535, cfr.<br />

13k 10V ; 1843 (29 dicembre), p. 1450, cfr. 13h 20r .<br />

100 i3k ; 5r.gv ) cfr . «Das Aus<strong>la</strong>nd », 1845 (19-22 aprile), pp. 433-34, 438-39,<br />

441-42, 446-48.<br />

101 Cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1845, p. 433.<br />

103 In questi anni scrisse: Charlotte Corday, Paris 1840; L'Évangile du Peuple,<br />

1840 e Les chants d'un prisonnier, 1841.<br />

104 Cfr. Nouvelle Biographie Generale, publiée par M. M. Firmin Didot Frères<br />

sous <strong>la</strong> direction de M.le Dr. Hoefer, Paris 1866, riproduzione Copenhague 1965,,<br />

voli. XV-XVI, col. 437.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 115<br />

;al cervello 105 e proprio in quegli anni esponeva una teoria di organo-<br />

• MVt<br />

genesi .<br />

La netta distanza, che separa i due, riconferma <strong>la</strong> fondatezza dei<br />

-dubbi espressi dall'articolista di « Das Aus<strong>la</strong>nd », ma costituisce anche<br />

.d'altro canto una stimo<strong>la</strong>nte chiave di lettura. Da un <strong>la</strong>to infatti risultano<br />

stupefacenti e « ingenue », secondo le parole di « Das Aus<strong>la</strong>nd »,<br />

le applicazioni generali, d'altro <strong>la</strong>to però le basi sembrano offerte da<br />

« dati scientifici », dall'anatomia e dall'« antropologia » di Serres e di<br />

-altri.<br />

Sul<strong>la</strong> presunta scientificità di questa visione del<strong>la</strong> storia <strong>umana</strong> si<br />

.appunta sia l'attenzione di « Das Aus<strong>la</strong>nd », sia quel<strong>la</strong> di <strong>Feuerbach</strong>. I<br />


116 CAPITOLO QUARTO<br />

Ne risulta allora una linea evolutiva, che è insieme decorso crono­<br />

logico e sca<strong>la</strong> assiologica, « sviluppo storico delle varie razze umane » e<br />

« gerarchia eterna » m. Se il congiungimento di negri con bianche è re­<br />

pellente e per lo più sterile, mentre quello di bianchi con negre <strong>non</strong> è<br />

impedito da repulsione <strong>natura</strong>le ed è per lo più fecondo, ciò significa ><br />

che <strong>la</strong> <strong>natura</strong> « vuole l'elevazione, <strong>non</strong> <strong>la</strong> degradazione delle razze » 110 .<br />

Prima dunque delle famose esposizioni del razzismo nel Saggio sul<strong>la</strong> ine­<br />

guaglianza delle razze umane di Gobineau (1854) e dell'evoluzionismo'<br />

nell'Origine delle specie (1859) <strong>Feuerbach</strong> si imbatteva in una teoria<br />

del<strong>la</strong> divisione e del<strong>la</strong> storia <strong>umana</strong>, che avvalendosi di dati offerti dal­<br />

l'anatomia comparata e dall'antropologia fisiologica, proponeva uno svi­<br />

luppo dell'umanità secondo <strong>la</strong> selezione razziale.<br />

Nel resoconto citato l'annientamento di interi popoli, per es. quel­<br />

lo dei pellirosse d'America, è presentato come un fenomeno del tutto^<br />

<strong>natura</strong>le, anzi «provvidenziale», giacché realizzerebbe <strong>la</strong> tendenza del­<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> verso il meglio. In questo senso i bianchi hanno effettuato il<br />

più <strong>natura</strong>le, il più vero sacrificio umano e cannibalismo:<br />

La tendenza che attira l'una verso l'altra le stirpi di diverse razze, <strong>non</strong> è un<br />

movimento cieco; le razze inferiori sono destinate a servire da nutrimento alle<br />

superiori e le caratteristiche delle prime <strong>non</strong> vengono perciò eliminate o cancel<strong>la</strong>te,<br />

bensì si conservano nelle viscere del<strong>la</strong> razza caucasica, di cui moltipllcano <strong>la</strong><br />

varietà m .<br />

La razza caucasica imprime il suo marchio alle altre razze, con cui entra in<br />

contatto 112 .<br />

Non solo l'inferiorità delle altre razze appare fondata nelle indagini<br />

di anatomia comparata, ma addirittura il loro destino di vittime sembra<br />

prefigurato dal<strong>la</strong> scoperta di Humboldt, qui riportata, secondo cui in<br />

un'iso<strong>la</strong> dell'America centrale i sacrificati si distinguevano anche fisi-<br />

e a m e n t e dai sacrificanti avendo una testa tanto ridotta, da essere<br />

definiti acefali, ancor prima di perder<strong>la</strong> del tutto sull'altare 113 .<br />

Il bianco assurge al ruolo di sacerdote, incaricato di un compito-<br />

storico-religioso, anzi al ruolo del<strong>la</strong> divinità:<br />

La superiorità di questa razza è riconosciuta. Mentre il mongolo ha solo ini—<br />

«» Ibid.<br />

110 Ivi, p. 438, cfr. 13k 6r .<br />

111 Ivi, p. 439, cfr. 13k 6^.<br />

112 Ivi, p. 438, cfr. 13k 6^.<br />

113 Ivi, p. 434.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 117<br />

ziato il dominio dell'uomo sul<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, <strong>la</strong> razza caucasica portò avanti <strong>la</strong> sua vit­<br />

toria e divenne dominatrice degli elementi, come del mare. Ancor più degna di<br />

considerazione è <strong>la</strong> sua forza di volontà: mentre le altre razze giacciono sopite<br />

sotto il giogo di una cieca necessità, <strong>la</strong> razza bianca ha superato tutti gli ostacoli;<br />

essa <strong>non</strong> si è accontentata delle sue proprie forze, ne ha creato delle nuove e ogni<br />

qual volta si è avvicinata alle altre razze, le ha assorbite in sé; essa ha sottratto<br />

al negro, all'americano, al mongolo il suo temperamento nervoso, irascibile, lin­<br />

fatico e da tutto questo ha formato uomini secondo <strong>la</strong> sua immagine 114 .<br />

Come Dio, il bianco « forma uomini secondo <strong>la</strong> sua immagine »,<br />

sacrifica le altre razze, se ne nutre, ma <strong>non</strong> ne ha bisogno. Egli<br />

è sì il culmine, il risultato dell'evoluzione, ma <strong>non</strong> deri­<br />

va dagli stadi precedenti, <strong>non</strong> proviene dalle altre razze.<br />

Se nell'iso<strong>la</strong>mento queste si sono impoverite, quel<strong>la</strong> invece ha mantenuto-<br />

tutta <strong>la</strong> sua purezza e <strong>la</strong> sua forza in modo da poter compiere nei tem­<br />

pi più recenti l'unificazione dell'uomo e del<strong>la</strong> religione sotto l'egida del<br />

cristianesimo ns .<br />

L'equivoco di una evoluzione, che è sca<strong>la</strong> eterna di valori, si palesa<br />

qui in questa trasfigurazione del bianco come fine e insieme principio<br />

del<strong>la</strong> storia, alpha et omega. Contro questa mistificazione si muovono<br />

sia le critiche di « Das Aus<strong>la</strong>nd », sia quelle di <strong>Feuerbach</strong>. Il quotidiano<br />

con brevi, ma puntuali note attacca lo scarso senso scientifico di chi,<br />

iso<strong>la</strong>ndo come dati a sé stanti i tratti anatomici, li considera come primi<br />

principi e proprietà di <strong>natura</strong> senza riconoscere che essi sono un prodot­<br />

to o almeno un corre<strong>la</strong>to di un partico<strong>la</strong>re ambiente, d'un partico<strong>la</strong>re<br />

modo di vivere e di nutrirsi. Così <strong>la</strong> maggiore ampiezza del ventre pres­<br />

so i primitivi — un dato che l'articolista mette in dubbio nel<strong>la</strong> sua<br />

generalità — può facilmente essere spiegata con « una alimentazione<br />

peggiore, più carente di nutrimenti » 116 . Se i mongoli hanno perso da<br />

tempo <strong>la</strong> loro vitalità politica, ciò <strong>non</strong> è perché sia « venuta meno <strong>la</strong> loro<br />

linfa vitale », ma perché sono stati « intenzionalmente eliminati » m.<br />

Una maggiore attenzione al<strong>la</strong> storia permette <strong>non</strong> solo di riconoscere<br />

come frutto di precise vicende e responsabilità storiche, quanto viene<br />

attribuito al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, ma anche di individuare nel<strong>la</strong> ricostruzione dello<br />

114 Ivi, p. 447.<br />

115 Ivi, pp. 442, 446-47, cfr. 13k 7r-8v .<br />

116 Ivi, p. 434, cfr. 13k 5*.<br />

117 Ivi, p. 445.


118 CAPITOLO QUARTO<br />

sviluppo umano determinate <strong>la</strong>cune e omissioni, che sono evidentemente<br />

allo scopo di esaltare una so<strong>la</strong> razza 118<br />

In generale l'arroganza del<strong>la</strong> civiltà gioca all'autore brutti tiri e costui dimen­<br />

tica che nel<strong>la</strong> storia delle razze <strong>non</strong> si può giudicare secondo le apparenze este­<br />

riori, né in base a brevi periodi 119 .<br />

Queste critiche <strong>non</strong> solo trovano <strong>Feuerbach</strong> del tutto consenziente,<br />

ma addirittura lo sollecitano a una interpretazione più generale dell'im­<br />

postazione metodologica soggiacente all'intera teoria razzistica. Accanto<br />

al<strong>la</strong> citata affermazione, secondo cui <strong>la</strong> <strong>natura</strong> attraverso l'istintiva re­<br />

pulsione per il congiungimento di negri con bianche dimostrerebbe di<br />

volere <strong>non</strong> <strong>la</strong> degradazione, ma l'elevazione delle razze, osserva:<br />

Come inclina anche <strong>la</strong> scienza <strong>natura</strong>le verso <strong>la</strong> teleologia! 12°.<br />

La teleologia è certamente uno dei temi dominanti dell'Essenza del<strong>la</strong><br />

religione. Essa <strong>non</strong> riguarda soltanto il rapporto fra scienza e teologia,<br />

in sé considerate, ma coinvolge tutto un sistema di gerarchie, fondato<br />

sull'identificazione di Dio con l'uomo, anzi con un determinato uomo.<br />

e) Civiltà europea e popoli selvaggi. Il fine, cui <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è asser­<br />

vita, è l'uomo del<strong>la</strong> civiltà europea, occidentale. Sul<strong>la</strong><br />

superiorità di costui <strong>Feuerbach</strong> <strong>la</strong>scia intravvedere le sue perplessità.<br />

Certo esprime il suo stupore per le affermazioni trionfalistiche, le quali<br />

celebrano o almeno giustificano come misterioso fenomeno voluto dal­<br />

l'onnipotente l'eliminazione degli altri popoli 121 . Soprattutto però as­<br />

sumendo <strong>la</strong> stereotipata contrapposizione dell'occidentale e dell'orien­<br />

tale, dell'uomo civile e dell'uomo <strong>natura</strong>le, ne muta radicalmente il se­<br />

gno, così da mettere in rilievo l'aspetto problematico del passaggio al<strong>la</strong><br />

civiltà. Civiltà significa sì vita associata in una comunità, che riconosce<br />

<strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> legge e fa <strong>la</strong> storia, ma anche dipendenza dall'« opinione ».<br />

dal<strong>la</strong> retorica, dal<strong>la</strong> moda, dall'astrazione 12Z .<br />

118 Ivi, pp. 438, 442, 447.<br />

119 Ivi, p. 443.<br />

120 uk £r. inoltre in 6V accanto all'affermazione, secondo cui « l'inclinazione,<br />

che attira l'una verso l'altra le stirpi delle diverse razze, <strong>non</strong> sarebbe un movi­<br />

mento cieco», annota: «veramente!??».<br />

121 Rispetto all'eliminazione degli indigeni del<strong>la</strong> Tasmania, fatta rientrare nelle<br />

misteriose « disposizioni dell'onnipotente », le perplessità sono rive<strong>la</strong>te da un<br />

punto esc<strong>la</strong>mativo, giustapposto a <strong>la</strong>to da <strong>Feuerbach</strong>.<br />

122 G. W., X, pp. 43-7 [tr. it. cit., pp. 82-86].


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 119<br />

Si noti come nel seguente brano dell'Essenza del<strong>la</strong> religione l'ini­<br />

ziale critica all'orientale si ritorce poi soprattutto contro l'occidentale:<br />

Come si spiega che l'Oriente <strong>non</strong> abbia una storia così viva e così animata<br />

dal progresso come l'Occidente? perché in Oriente l'uomo <strong>non</strong> dimentica per<br />

l'uomo <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, <strong>non</strong> dimentica per lo splendore dell'occhio umano lo splendore<br />

delle stelle e delle pietre preziose, né per il retorico « tuono e fulmini! » il ful­<br />

mine e il tuono del<strong>la</strong> meteorologia, né, per il corso delle vicende quotidiane, il<br />

corso del sole e delle stelle, e nemmeno per l'alternarsi del<strong>la</strong> moda l'alternarsi<br />

delle stagioni 123 .<br />

È significativo che <strong>Feuerbach</strong>, campagnolo per elezione, abbia acco­<br />

stato <strong>la</strong> coppia orientale — occidentale al<strong>la</strong> coppia campagnolo — cit­<br />

tadino:<br />

Nei confronti dell'occidentale l'orientale si trova nel<strong>la</strong> situazione dell'abitante<br />

del<strong>la</strong> campagna rispetto a quello del<strong>la</strong> città. Il primo è dipendente dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>,<br />

il secondo dall'uomo, il primo si orienta sul<strong>la</strong> base delle indicazioni del barometro,<br />

il secondo sull'andamento del<strong>la</strong> borsa, il primo sul<strong>la</strong> base dei segni dello zodiaco,<br />

che restano sempre eguali a se stessi, il secondo sul<strong>la</strong> base dei segni sempre mute-<br />

voli dell'onore, del<strong>la</strong> moda e dell'opinione 124 .<br />

La contrapposizione è ancor più accentuata nel seguito, dove <strong>la</strong><br />

storia stessa viene fatta discendere dal<strong>la</strong> vanità:<br />

Soltanto gli abitanti delle città, quindi, fanno storia; soltanto <strong>la</strong> « vanità »<br />

è il principio del<strong>la</strong> storia. Si trova in condizione di compiere azioni storiche sol­<br />

tanto colui che è in grado di sacrificare <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> al<strong>la</strong> forza dell'opi­<br />

nione, <strong>la</strong> sua vita al suo nome, <strong>la</strong> sua esistenza corporea al<strong>la</strong> sua esistenza inter­<br />

pretata e raccontata dai poeti 125 .<br />

La critica antiidealistica è qui al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> critica al<strong>la</strong> civiltà oc­<br />

cidentale e del<strong>la</strong> demistificazione dell'ideologia colonialistica e razzistica.<br />

L'attenzione per <strong>la</strong> diversa concezione del<strong>la</strong> vita e del tempo dell'« orien­<br />

tale » si traduce allora in un chiaro suggerimento all'occidentale, perché<br />

recuperi il suo fondamento e realizzi effettivamente quell'integrazione<br />

con i popoli vicini al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, quale era stata proc<strong>la</strong>mata dai gruppi<br />

più illuminati del colonialismo britannico.<br />

123 Ivi, p. 46 [tr. it. cit., p. 85].<br />

124 Ibid.<br />

125 Ivi, pp. 46-7 [tr. it. cit., pp. 85-86].


120 CAPITOLO QUARTO<br />

.SCIENZA, EVOLUZIONISMO, TELEOLOGIA.<br />

La critica al<strong>la</strong> teleologia è il denominatore comune, che sottosta<br />

<strong>non</strong> solo alle sue letture di argomento etnologico, ma anche a quelle di<br />

argomento geografico e geologico. Al centro dell'attenzione è <strong>la</strong> scienza<br />

nel<strong>la</strong> sua metodologia, che vuoi fondarsi sui fatti e procedere secondo<br />

ipotesi accuratamente control<strong>la</strong>te e verificabili, ma spesso è guastata dal<br />

pregiudizio che il fine del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> sia l'uomo.<br />

Gli articoli utilizzati sono del<strong>la</strong> fine del 1844 e del 1845. Un primo<br />

estratto, che occupa un intero foglio doppio 126 , riguarda le Osservazioni<br />

sul<strong>la</strong> corrente del golfo e le correnti marine in generale da una più ampia<br />

re<strong>la</strong>zione dell'ufficiale di marina Maury. L'argomento specificamente geo­<br />

grafico è quanto più direttamente corrisponde al titolo del quotidiano e<br />

insieme permette di collegare da un <strong>la</strong>to l'etnologia e <strong>la</strong> storia dei popoli<br />

e dall'altro <strong>la</strong> geologia e <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Esso suggerisce anzi l'am­<br />

bito più generale, nel quale venivano a interreagire i contributi nuovi di<br />

quelle scienze. In Germania poi proprio in questo periodo <strong>la</strong> geografia<br />

stava registrando significativi progressi nel suo passaggio da un piano de-<br />

• . * • . * f* 177<br />

scnttivo a un piano rigorosamente scientifico .<br />

È proprio <strong>la</strong> presunta scientificità delle Osservazioni sul<strong>la</strong> corrente<br />

•del golfo, che <strong>Feuerbach</strong> esamina. L'articolo infatti, dopo aver messo in<br />

rilievo <strong>la</strong> data re<strong>la</strong>tivamente recente e lo stato ancora provvisorio delle<br />

ricerche sull'argomento, aveva riunito i principali dati registrati sul<strong>la</strong><br />

temperatura delle acque, sulle caratteristiche del mar dei Sargassi, sulle<br />

differenze di clima, di vegetazione e di fauna presso le coste dell'America<br />

settentrionale e dell'Europa e aveva poi abbozzato una probabile confor­<br />

mazione del<strong>la</strong> corrente. Sul<strong>la</strong> sua origine infine aveva individuato tre<br />

ipotesi: che fosse prodotta dal<strong>la</strong> massa d'acqua immessa dal Mississipi,<br />

dhe fosse messa in moto dai venti alisei, che fosse conseguenza del mo­<br />

vimento di rotazione del globo terrestre. Fra queste, pur con caute<strong>la</strong>,<br />

aveva deciso per l'ultima.<br />

In tutto questo procedimento, in sé rigoroso, <strong>Feuerbach</strong> rileva l'in­<br />

tromissione arbitraria del<strong>la</strong> visione teleologica, come indica il titoletto<br />

apposto a <strong>la</strong>to degli estratti: « sul<strong>la</strong> teleologia ». Così fra le entusiasti-<br />

136 13i 3r_4Y; cfr . « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1844 (3-6 novembre), pp. 1229-30, 1234-35,<br />

1238-39, 1242-44.<br />

127 Cfr. A. Bonifacio, Geografia, in M. Daumas, Histoire de <strong>la</strong> science, Paris<br />

1957, tr. it. F. Gana, Bari 1969, t. II, pp. 883-87.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 121<br />

che parole sugli effetti benefici del<strong>la</strong> corrente coglie e riporta affermazio­<br />

ni, che riconducono il fenomeno a una <strong>la</strong>tente intenzionalità:<br />

Come è straordinario il fatto che il golfo del Messico ammassi il cibo che<br />

viene trasportato migliaia di miglia lontano alle affamate balene [...] E tuttavia<br />

è certo che questo mare d'erba [il mar dei Sargassi] fu piantato nel mezzo del­<br />

l'oceano <strong>non</strong> senza intenzione, come peraltro è confermato da quel<strong>la</strong> finalità, che<br />

compenetra tutto il sistema del<strong>la</strong> creazione 128 .<br />

Teleologia e creazione: un binomio, che è al<strong>la</strong> base di una parte<br />

importante dell'Essenza del<strong>la</strong> religione, quel<strong>la</strong> che maggiormente tocca<br />

il problema del<strong>la</strong> scienza <strong>natura</strong>le nei suoi rapporti con <strong>la</strong> teologia.<br />

«Il creatore del pidocchio e del<strong>la</strong> coccinel<strong>la</strong>», quello<br />

che pregano e ammirano il <strong>natura</strong>lista e il teorico, quello che ha come proprio<br />

fine soltanto <strong>la</strong> vita <strong>natura</strong>le, <strong>non</strong> è quindi il Dio e il creatore quale lo in­<br />

tende <strong>la</strong> religione. No! Quel Dio, quel creatore che è oggetto del<strong>la</strong><br />

religione è soltanto il creatore dell'uomo, e di quell'uomo, che si differenzia<br />

dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, che si innalza sopra di essa: è il creatore nel quale l'uomo possiede<br />

<strong>la</strong> coscienza di se stesso, nel quale egli trova rappresentate le pro­<br />

prietà che fondano <strong>la</strong> sua <strong>natura</strong> differenziando<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> esteriore, e per<br />

giunta quali egli se le rappresenta nel<strong>la</strong> religione [...]<br />

Il creatore del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è soltanto <strong>la</strong> condizione per il creatore<br />

dell'uomo 129 .<br />

La distinzione fra visione intrinseca e visione estrinseca, fra consi­<br />

derazione <strong>natura</strong>listica e considerazione teleologica del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> si era<br />

imposta a <strong>Feuerbach</strong> nel<strong>la</strong> riflessione, tipica del<strong>la</strong> teodicea, sul<br />

problema del male. Alle obiezioni di Bayle Leibniz aveva ri­<br />

sposto — giustamente, secondo il nostro autore — facendo appello a cri-<br />

teri <strong>non</strong> estrinseci, ma intrinseci, <strong>non</strong> antropocentrici, ma « universali »;<br />

questi però erano inconciliabili con l'orizzonte teologico, centrato esclu­<br />

sivamente sull'interesse dell'uomo 13°.<br />

La polemica contro <strong>la</strong> teleologia è dunque corre<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> rivendi­<br />

cazione sempre più radicale dell'autonomia prima del<strong>la</strong> ragione, poi del<strong>la</strong><br />

scienza e del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> dall'antropocentrismo religioso. Essa conduce<br />

<strong>Feuerbach</strong> nell'Essenza del<strong>la</strong> religione di fronte a un dilemma: quello<br />

da un <strong>la</strong>to di richiedere una scienza, che concepisca <strong>la</strong> <strong>natura</strong> « mediante<br />

lei stessa », e d'altro <strong>la</strong>to di ammettere che anche una tale scienza pro-<br />

128 13 i 4r-v ; cfr « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1844, p. 1242.<br />

129 G. W., X, pp. 62-3 [tr. it. cit., pp. 102-03].<br />

130 G. W., Ili (Leibniz, 1837), pp. 124-28, 130-36, 179, 247-48; IV (Bayle,<br />

1839), pp. 117-38; inoltre ancora VII (Theogonie, 1857), pp. 221-23.


122 CAPITOLO QUARTO<br />

cede pur sempre attraverso confronti con « analoghe manifestazioni uma­<br />

ne » 131 , come nell'articolo qui trascritto <strong>la</strong> corrente del golfo viene para­<br />

gonata all'arteria radiale 13Z .<br />

Il male è in ogni caso l'argomento, che l'autore considera deci­<br />

sivo per mettere in crisi <strong>la</strong> visione ideologica. Se l'articolista aveva mes­<br />

so in rilievo gli effetti benefici del<strong>la</strong> corrente del golfo e su di essi aveva<br />

costruito <strong>la</strong> sua interpretazione, <strong>Feuerbach</strong> annota anche <strong>la</strong> presenza di<br />

fenomeni catastrofici, degli uragani, delle burrasche 133 . Così il paragrafo<br />

appena citato dell'Essenza del<strong>la</strong> religione si apre con l'interrogativo:<br />

Perché <strong>la</strong> <strong>natura</strong> genera degli aborti? 134<br />

Una lettura di « Das Aus<strong>la</strong>nd », motivata <strong>non</strong> dal<strong>la</strong> ricerca di ma­<br />

teriali immediatamente utilizzabili come pezza d'appoggio alle proprie<br />

teorie, ma dall'interesse critico per <strong>la</strong> scienza e <strong>la</strong> sua metodologia, è<br />

attestata anche da un'altra trascrizione, estremamente dettagliata, del­<br />

l'articolo Dr. Rolpb sul clima dell'America del Nord 135 . Sorprende <strong>la</strong><br />

cura con cui il filosofo annota i vari dati climatici e segue i passaggi alle<br />

inferenze di ordine generale.<br />

Non è da escludere che dietro questa lettura si ce<strong>la</strong>sse una motiva­<br />

zione più personale: l'idea di emigrare. Fin dal 1832, quando le prime<br />

speranze in una cattedra ad Er<strong>la</strong>ngen erano sfumate, <strong>Feuerbach</strong> aveva<br />

espresso il desiderio di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> Germania e di trasferirsi a Parigi 136,<br />

ma <strong>non</strong> aveva neppure escluso un luogo più lontano, l'America 13? . Il so­<br />

gno dell'America era poi riaffiorato nel dicembre del 1841, dopo un en­<br />

nesimo tentativo da parte degli amici per ottenergli un posto nel mondo<br />

accademico tedesco 138 . Scriveva 139 :<br />

Se fossi ancora celibe e libero andrei nelle foreste vergini dell'America.<br />

«i G. W., X, p. 61 [tr. it. cit., p. 101].<br />

132 13M V, cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1844, p. 1243.<br />

133 ivj t 4r; cfr . « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1844, p. 1242.<br />

i** G. W., X, p. 60 [tr. it. cit., p. 100].<br />

135 I3t3r-v ; cfr . «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1845 (15-16 marzo), pp. 295-96, 299-300.<br />

136 Cfr. lettere al fratello Friedrich del 17 marzo 1832, in: S. W., XII, p. 256,<br />

al fratello Eduard del 24 aprile, del 23 settembre, del 28 settembre 1832, ivi,<br />

pp. 257, 260, 262.<br />

137 Al fratello Eduard del 28 settembre 1832, ivi, p. 262.<br />

"» Cfr. S. W., XII, p. 66.<br />

i39 Lettera a Ch. Kapp del 17 dicembre 1841, in: S. W., XIII, p. 87. ;


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 123<br />

E quanto più <strong>la</strong> vecchia Europa si dimostrava oppressiva, un nuovo<br />

mondo si profi<strong>la</strong>va al<strong>la</strong> sua immaginazione. Se <strong>la</strong> sua insofferenza per il<br />

mondo culturale tedesco diventava sempre più profonda 14°, Parigi, dopo<br />

le cattive esperienze di Ruge I41 e l'espulsione di Marx 142 <strong>non</strong> poteva più<br />

essere una valida alternativa.<br />

Proprio nei giorni in cui presumibilmente stava leggendo l'articolo,<br />

<strong>Feuerbach</strong> era ancora sotto lo shock di una vicenda che l'aveva diretta­<br />

mente coinvolto: l'arresto, l'interrogatorio e <strong>la</strong> successiva fuga di Her-<br />

mann Kriege 143 . Questi si preparava a raggiungere gli Stati Uniti 144 , che<br />

inevitabilmente dovevano apparire come <strong>la</strong> terra del<strong>la</strong> libertà 14:> .<br />

Negli anni immediatamente successivi il sogno di <strong>Feuerbach</strong> do­<br />

vette sembrare un progetto concreto, se un suo vecchio amico di Bruck-<br />

berg emigrato in America, E. Dedekind, gli offrì addirittura una casa<br />

gratuitamente nello stato dell'Indiana 146 . Le lettere scambiate dal 1850<br />

al 1853 147 con Friedrich Kapp dimostrano come tale progetto sia stato<br />

attentamente vagliato. Le informazioni dell'amico demistificavano quel<strong>la</strong><br />

rappresentazione ideale di <strong>Feuerbach</strong> e gli presentavano un mondo <strong>non</strong><br />

molto dissimile dall'antico, anzi sotto certi aspetti anche peggiore 148 ,<br />

140 Lettera a O. Wigand, inizio 1844, in: S. W., XIII, pp. 130-31.<br />

141 Lettera di A. Ruge a <strong>Feuerbach</strong>, 11 novembre 1843, in: S. W., XIII, p. 128.<br />

142 II decreto di espulsione è del 25 gennaio 1845; Marx partì il 1" febbraio,<br />

cfr. A. Cornu, K. Marx. L'homme et l'oevre, Paris 1934, pp. 385-86. Nel febbraio<br />

<strong>Feuerbach</strong> deplorò in due lettere il provvedimento, cfr. L. <strong>Feuerbach</strong>, Brief-<br />

wechsel..., cit., p. 197 e W. Schuffenhauer, <strong>Feuerbach</strong> una der }unge Marx,<br />

cit...., pp. 135-36.<br />

143 Si vedano le ripercussioni sull'animo di <strong>Feuerbach</strong> nelle lettere a O. Wigand<br />

del 7 febbraio 1845 e a Ch. Kapp dell'I 1 marzo in L. <strong>Feuerbach</strong>, Briefwechsel...,<br />

pp. 197, 203.<br />

144 Cfr. lettera di H. Kriege del 18/20 aprile 1845, in Briefwechsel..., p. 203.<br />

145 L'opera di H. Kriege, Die Vater unserer Republik in ihrem Leben una<br />

Wirken, New York 1847, ristampata l'anno successivo, suscitò in <strong>Feuerbach</strong><br />

grande entusiasmo per i « campioni del<strong>la</strong> libertà » come Thomas Paine o Jefferson,<br />

cfr. lettera a O. Wigand del 16 agosto 1848, in Briefwechsel..., p. 228.<br />

146 Cfr. W. Bolin, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>. Sein Wirken una seine Zeitgenossen,<br />

Stuttgart 1891, pp. 191, 329-330.<br />

147 Cfr. lettere di <strong>Feuerbach</strong> a F. Kapp del 3 marzo 1850, 14 marzo 1851,<br />

22 febbraio 1852, 28 gennaio 1853, 31 marzo 1853, in: S. W., XIII, pp. 174-75,<br />

182-83, 190-91, 198-204.<br />

148 W. Bolin, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>..., pp. 185-200.


124 CAPITOLO QUARTO<br />

ma per un certo tempo <strong>non</strong> affievolirono <strong>la</strong> tensione verso quel paese l49 .<br />

Poi dell'idea di emigrare <strong>non</strong> parlò più.<br />

Al di là in ogni caso del<strong>la</strong> realizzazione, l'idea del viaggio assume<br />

in questi anni un significato anche teoretico fondamentale tanto da di­<br />

ventare si<strong>non</strong>imo di conoscenza:<br />

Grazie al mezzo del<strong>la</strong> memoria sono in grado, migrando di luogo in luogo,<br />

di al<strong>la</strong>rgare <strong>la</strong> visione ristretta del<strong>la</strong> terra su cui sono nato, fino al<strong>la</strong> visione del­<br />

l'universo e di innalzarmi dal ruolo di un limitato piccolo borghese al<strong>la</strong> dignità di<br />

un essere cosmopolita e proprio per questo ricco di spirito; infatti solo se l'uomo<br />

si solleva sopra i limiti del suo punto di vista provinciale fino al<strong>la</strong> visione dell'uni­<br />

verso, può diventare anche spirito 15°.<br />

Quanto più idealismo viene respinto e l'illuminismo rivalutato, un<br />

nuovo ideale di pensatore si impone al solitario di Bruckberg: il cosmo­<br />

polita viaggiatore del settecento.<br />

E in questa attenzione per <strong>la</strong> geografia, per <strong>la</strong> descrizione dell'intera<br />

terra egli viene a conoscenza di curiose scoperte fatte in un viaggio, che<br />

poi diventerà giustamente memorabile, quello di Charles Darwin sul<strong>la</strong><br />

Beagle attorno al mondo (27 dicembre 1831-2 ottobre 1836). Un<br />

estratto di due facciate 151 , riporta quasi per intero al<strong>la</strong> lettera l'articolo<br />

comparso il 10 aprile 1845 su « Das Aus<strong>la</strong>nd » dal titolo: « I grandi<br />

fossili nelle pianure sudamericane » 152 . Esso riproduceva il famoso brano<br />

sul<strong>la</strong> geologia del<strong>la</strong> Patagonia del Viaggio di un <strong>natura</strong>lista intorno al<br />

mondo di Charles Darwin 153 nel<strong>la</strong> traduzione appena uscita 154 per opera<br />

149 Cfr. per es. lettera a F. Kapp del 14 marzo 1851, in: S. W., XIII, pp.<br />

182-83.<br />

150 Wider den Dualismus von Leib una Seele, Fleisch una Geist, in: G. W.,<br />

X, p. 149 [tr. it. F. Tomasoni in Materialisti dell'Ottocento, cit. ..., p. 126].<br />

151<br />

152 pp. 397-98.<br />

153 II libro apparve per <strong>la</strong> prima volta come terzo volume dell'opera: P. King,<br />

R. Fitz-Roy, Ch. Darwin, Narrative of thè Surveying Voyages of H. M. S. Adven-<br />

ture and Beagle, London 1839; venne ristampato nello stesso anno, essendosi<br />

subito esaurito, col titolo: Journal of Researches into thè Geology and Naturai<br />

History of thè various Countries visited by H. M. S. Beagle under thè command<br />

of Capi. Fitz-Roy, R. N., from 1832 to 1836, by Charles Darwin. [Riproduzione<br />

anastatica, Bruxelles 1969, da noi utilizzata. Il libro sarà citato semplicemente con<br />

Journal].<br />

154 Charles Darwin's ... Naturwissenschaftliche Reisen nach den Inseln des<br />

Grtinen Vorgebirgs, Sudatnerika, dem Feuer<strong>la</strong>nde, den Falk<strong>la</strong>nd-ìnseln, Chiloe-<br />

Inseln, Ga<strong>la</strong>pagos-Inseln, Otaheiti, Neuhol<strong>la</strong>nd, Neusee<strong>la</strong>nd, Van Diemen's Lana,<br />

Keeling-lnseln, Mauritius, St. Helena, den Azoren etc. Deutsch und mit Anmer-<br />

kungen von Ernst Dieffenbach ..., Braunschweig 1844.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 125<br />

di un altro viaggiatore e studioso Ernst Dieffenbach 155 . Dal rinvenimen­<br />

to del<strong>la</strong> Macrauchenia patachonica in uno strato <strong>non</strong> antichissimo l'au­<br />

tore deduceva importanti conclusioni, che da vicino preludevano al<strong>la</strong><br />

formu<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> teoria evoluzionistica. Questa vicinanza è indiretta­<br />

mente attestata dai rimaneggiamenti subiti dal brano nel<strong>la</strong> seconda edi­<br />

zione (1845), dove l'aggiunta di un chiaro riferimento alle leggi dell'in­<br />

cremento demografico di Malthus m offre l'ultimo anello al<strong>la</strong> organica<br />

costruzione del<strong>la</strong> teoria, abbozzata proprio fra <strong>la</strong> prima e <strong>la</strong> seconda edi­<br />

zione 157 .<br />

La prima conclusione, tratta nel brano riportato da <strong>Feuerbach</strong>, è<br />

<strong>la</strong> confutazione netta del<strong>la</strong> teoria delle catastrofi successive, propugnata<br />

G. L. Cuvier nel Discorso sulle rivoluzioni del<strong>la</strong> superficie del globo e<br />

sui cambiamenti che esse hanno prodotto nel regno animale (1812), che<br />

tanti consensi aveva ottenuto <strong>non</strong> solo in campo scientifico per l'uso<br />

sistematico dei dati empirici e dei reperti fossili 158 , ma anche in campo<br />

religioso per <strong>la</strong> possibile conciliazione con le bibliche giornate del<strong>la</strong><br />

II risultato più sorprendente che si ricava dal rinvenimento di quest'ultimo<br />

fossile [<strong>la</strong> macrauchenia} come degli altri prima citati in questo libro è <strong>la</strong> ricon­<br />

ferma del<strong>la</strong> legge secondo cui gli animali tuttora esistenti hanno nel<strong>la</strong> loro forma<br />

una precisa parente<strong>la</strong> con le specie estinte di questa regione 16°.<br />

Una linea di continuità viene stabilita fra <strong>la</strong> macrauchenia e il gua-<br />

155 E. Dieffenbach (1811-53) aveva fra l'altro scritto: New Ze<strong>la</strong>nd and its<br />

native popu<strong>la</strong>tion, London 1841; Travels in New Ze<strong>la</strong>nd with contributions to<br />

thè geography, geology, botany and <strong>natura</strong>i history of that country, London 1843.<br />

156 per questa osservazione sono debitore del<strong>la</strong> annotazione di P. Omodeo<br />

nel volume da lui curato Ch. Darwin, Viaggio di un <strong>natura</strong>lista intorno al mondo.<br />

Autobiografia. Lettere (1831-36), Mi<strong>la</strong>no 1982 3 , p. 719.<br />

157 Cfr. per il significato nodale attribuito al<strong>la</strong> lettura del Saggio sul principio<br />

del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di T. R. Malthus da Darwin stesso The Autobiography of<br />

Charles Darwin (a cura di N. Barlow), New York 1958 [tr. it. P. Omodeo nel<br />

volume citato, Ch. Darwin, Viaggio... Autobiografia..., Mi<strong>la</strong>no 1982 3 , p. 63].<br />

158 M. Caullery, Le scienze biologiche, in M. Daumas, Histoire de <strong>la</strong> science,<br />

Paris 1957, tr. it. E. Casini, Bari 1969, t. II, pp. 926-27; P. Lester, Paleontolo­<br />

gia <strong>umana</strong>, ivi, tr. it. O. Amman, pp. 1094-95.<br />

159 F. Mondel<strong>la</strong>, La teoria dell'evoluzione e l'opera di Charles Darwin, in:<br />

Storia del pensiero filosofilo e scientifico (L. Geymonat), V, Mi<strong>la</strong>no 1971, pp.<br />

250-54.<br />

160 13*4^ cfr- «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1845, p. 397 [Journal, p. 209, cfr. tr. it.<br />

M. Vegni Talluri nel volume citato di P. Omodeo, pp. 248-49, che però qui e<br />

nei successivi passi differisce avendo seguito <strong>la</strong> seconda edizione del 1845].


126 CAPITOLO QUARTO<br />

naco, gli sdentati estinti e l'armadillo, così come in Australia fra i marsu­<br />

piali scomparsi e quelli superstiti. La riprova è qui come altrove of­<br />

ferta dal<strong>la</strong> presenza negli stessi strati e in strati ancor più profondi di<br />

molluschi tuttora viventi. Sul<strong>la</strong> base di questi dati <strong>la</strong> teoria di « una<br />

grande catastrofe » appare assolutamente infondata 161 . In alternativa.<br />

Darwin propone come unica via scientificamente praticabile <strong>la</strong> metodo­<br />

logia delle « cause attuali » di Charles Lyell. Il ruolo a questa attribuito-<br />

nel<strong>la</strong> formazione del<strong>la</strong> teoria evoluzionistica è nei suoi scritti costante­<br />

mente rimarcato 162 ; eppure nei Principi di geologia (1831) essa appro­<br />

dava all'uniformismo delle specie m.<br />

La seconda conclusione al contrario, cui approda il nostro brano,,<br />

è quel<strong>la</strong> di individuare in forze tuttora operanti le cause del<strong>la</strong> trasforma­<br />

zione. Se il creazionismo tendeva a ridurre in un arco di tempo molto<br />

limitato <strong>la</strong> preistoria <strong>umana</strong> e <strong>natura</strong>le ed esigeva quindi l'intervento di<br />

forze sopran<strong>natura</strong>li, Darwin indica fin d'ora nei lunghi periodi,<br />

il segreto dei cambiamenti. Si tratta allora, al di sotto dell'apparente fis­<br />

sità, di scoprire le alterazioni in atto, quasi impercettibili, che provocano<br />

l'estinzione di alcune forme di vita e l'affermarsi di altre.<br />

Nelle Pampas, il grande sepolcro di tali residui, <strong>non</strong> c'è traccia di un vio­<br />

lento sconvolgimento, bensì al contrario di alterazioni molto silenziose e a ma<strong>la</strong>­<br />

pena percettibili 164 .<br />

Tali alterazioni sono da ricercare nell'alterazione delle « condizioni<br />

fisiologiche, da cui dipende <strong>la</strong> vita ». L'anticipazione del discorso del<strong>la</strong><br />

selezione <strong>natura</strong>le è qui evidente:<br />

In alcune regioni il numero delle specie introdotte successivamente può<br />

aver provocato l'eliminazione delle razze precedenti avendo distrutto <strong>la</strong> loro ali­<br />

mentazione, ma è difficile credere che l'armadillo abbia distrutto il foraggio del<br />

mostruoso megatherion, il capybara quello del toxodon o il guanaco quello del<strong>la</strong><br />

macrauchenia. Ma se supponiamo che tutte quelle alterazioni siano state piccole,<br />

siamo tuttavia così assolutamente ignari delle condizioni fisiologiche, da cui di­<br />

pende <strong>la</strong> vita e anche <strong>la</strong> salute di una specie esistente (noi prestiamo attenzione<br />

solo alle epidemie), che ancor meno possiamo avanzare una qualche ipotesi pro­<br />

babile sul<strong>la</strong> vita o <strong>la</strong> morte di una specie estinta tó5 .<br />

i" Ibid.<br />

162 Si vedano i riconoscimenti importanti a lui tributati in Journal, pp. 97,<br />

293, 423, 557-58 e nell'Autobiografia, tr. it. cit., pp. 38, pp. 52-3.<br />

m F. Mondel<strong>la</strong>, art. cit., p. 255.<br />

164 « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1845, p. 397, cfr. Journal, p. 210.<br />

165 Ivi, p. 398, cfr. Journal, p. 211.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 127<br />

Nel<strong>la</strong> trascrizione <strong>Feuerbach</strong> <strong>non</strong> riportò l'ipotesi, qui avanzata dal­<br />

l'autore, e si fermò all'interrogativo. « Ma che cosa dobbiamo dire del<strong>la</strong><br />

morte del cavallo fossile? » 166 . I termini in cui nel brano era prospettata<br />

<strong>non</strong> potevano certo <strong>la</strong>sciar presagire <strong>la</strong> sua futura importanza nel<strong>la</strong> co­<br />

struzione dell'evoluzionismo scientifico. Tuttavia principi metodologici,<br />

qui fatti valere da Darwin, sono da <strong>Feuerbach</strong> posti al<strong>la</strong> base delle sue<br />

riflessioni filosofiche nell'Essenza del<strong>la</strong> religione, in primo luogo <strong>la</strong><br />

stretta interconnessione fra organismi viventi<br />

e condizioni ambientali, che spiegherebbe l'estinzione di<br />

molte specie.<br />

La geologia ha scoperto che in questi diversi stadi evolutivi sono esistite<br />

molte specie vegetali e animali che adesso, o già in epoche precedenti al<strong>la</strong> nostra,<br />

<strong>non</strong> esistono più. Così, <strong>non</strong> ci sono più trilobiti, né encriniti, né ammoniti, <strong>non</strong><br />

ci sono pterodattili, né ictiosauri, e plesiosauri, <strong>non</strong> ci sono megateri e dinoteri ecc.<br />

Ma per quale ragione? Evidentemente perché <strong>non</strong> sussistono più le condizioni<br />

del<strong>la</strong> loro esistenza 167 .<br />

Da questo punto fermo il filosofo muove per proporre un nuovo<br />

concetto di vita e una nuova impostazione filosofica del problema del<strong>la</strong><br />

sua origine.<br />

Ma se <strong>la</strong> fine di una vita va di pari passo con <strong>la</strong> fine delle condizioni che<br />

l'hanno resa possibile, anche l'inizio, <strong>la</strong> genesi di essa coinciderà con <strong>la</strong> genesi<br />

delle sue condizioni. E anche ora che i vegetali e gli animali vengono al mondo<br />

soltanto per generazione organica — ciò è incontestabile, almeno per le specie su­<br />

periori — noi possiamo vedere che basta <strong>la</strong> presenza delle loro peculiari condi­<br />

zioni vitali perché dappertutto, in un modo estremamente singo<strong>la</strong>re e ancora <strong>non</strong><br />

spiegato, anch'essi si presentino al<strong>la</strong> nostra vista, in sterminata quantità. Sul<strong>la</strong> base<br />

dell'andamento del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>la</strong> genesi del<strong>la</strong> vita organica <strong>non</strong> va quindi pensata<br />

come un atto iso<strong>la</strong>to, come un atto successivo al<strong>la</strong> genesi delle condizioni vitali,<br />

ma piuttosto come l'atto, il momento nel quale <strong>la</strong> temperatura, l'aria, l'acqua, o,<br />

in genere, <strong>la</strong> terra assunse quel tale assetto, e l'ossigeno, l'idrogeno, il carbonio,<br />

l'azoto si unirono in quelle tali combinazioni che condizionano l'esistenza del<strong>la</strong><br />

vita organica — e va pensata anche come il momento nel quale questi elementi si<br />

sono contemporaneamente uniti per formare corpi organici 168 .<br />

Questo tentativo di spiegazione filosofica certo <strong>non</strong> conclusivo, che<br />

da un <strong>la</strong>to fa dipendere <strong>la</strong> genesi dell'organismo vivente dal formarsi<br />

•delle sue condizioni, dall'altro cerca di mantenere una distinzione, una<br />

166<br />

167 G. W., X, pp. 19-20 [tr. it. cit., pp. 56-7].<br />

168 Ivi, p. 20 [tr. it., cit., p. 58].


128 CAPITOLO QUARTO<br />

autonomia all'organismo vivente par<strong>la</strong>ndo di condizionamento,<br />

anziché di produzione, si rifa nel<strong>la</strong> sua formu<strong>la</strong>zione a modelli esplica­<br />

tivi del rapporto organismo — ambiente di tipo ancora pre-darwiniano,,<br />

in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong>marckiano. Tuttavia è chiaramente espressa <strong>la</strong> consape­<br />

volezza che tali modelli <strong>non</strong> sono definitivi e <strong>la</strong>sciano inesplicati molti<br />

fenomeni.<br />

Certamente nel<strong>la</strong> sua rivendicazione al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> del contenuto og-<br />

gettivo di Dio, nel<strong>la</strong> sua rivalutazione del panteismo rinascimentale Feuer-<br />

bach tende a sottolineare il sublime, i fenomeni straordi-<br />

nari, <strong>la</strong> forza creatrice del<strong>la</strong> terra, ma anche Darwin pro­<br />

prio nel brano letto da <strong>Feuerbach</strong> aveva affermato:<br />

Se Buffon avesse conosciuto questi armadilli giganti, grossi roditori e pachi­<br />

dermi estinti, avrebbe a maggior ragione detto che <strong>la</strong> forza creatrice in America<br />

ha perduto il suo vigore, <strong>non</strong> che <strong>non</strong> l'ha mai posseduto 169 .<br />

Anche l'Essenza del<strong>la</strong> religione par<strong>la</strong> di una forza creatrice, che<br />

si è ormai calmata:<br />

II fatto dunque che adesso <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> possa più produrre, e <strong>non</strong> produca<br />

più gli organismi per mezzo di una generazione originaria <strong>non</strong> implica affatto che<br />

essa, un tempo, <strong>non</strong> fosse in grado di farlo. Il carattere del<strong>la</strong> terra è attualmente<br />

quello del<strong>la</strong> stabilità; il tempo delle rivoluzioni è passato; essa si è calmata 17°.<br />

L'accenno alle rivoluzioni <strong>non</strong> può <strong>non</strong> richiamare <strong>la</strong> teoria di<br />

Cuvier m , che <strong>Feuerbach</strong> ben conosceva m . I fenomeni vulcanici eser­<br />

citavano su di lui un fascino profondo e, fra nettunismo e vulcanismo,<br />

propendeva, forse anche sotto influsso dell'amico Christian Kapp m,<br />

per il secondo. Così procede il passo appena citato:<br />

I vulcani <strong>non</strong> sono altro che poche teste irrequiete che <strong>non</strong> hanno alcuna;<br />

influenza sul<strong>la</strong> massa, e che <strong>non</strong> disturbano quindi l'ordine esistente. Persino il<br />

più grandioso fenomeno vulcanico che si sia verificato a memoria d'uomo, l'in­<br />

nalzarsi dello Jorullo nel Messico, <strong>non</strong> fu niente di più che una sommossa locale.<br />

Ma come soltanto in epoche straordinarie l'uomo sprigiona forze straordinarie e<br />

169 Cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1845, p. 397, cfr. Journal, p. 210.<br />

"° G. W., X, p. 19 [tr. it. cit, p. 56].<br />

171 L'influsso di Cuvier è rimarcato da Schuffenhauer, Materialismus una<br />

Naturbetrachtung bei <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>, in: « Deutsche Zeitschrift fiir Philoso-<br />

phie » (1972), p. 1468.<br />

172 In una lettera a Ch. Kapp del 1840 aveva significativamente avvicinato il<br />

metodo di Cuvier a quello del<strong>la</strong> filosofia, cfr. S. W., XIII, p. 35.<br />

173 Cfr. L. <strong>Feuerbach</strong>, Dr. Christian Kapp una seine literarischen Leistungen-<br />

(1839), in: G. W., IX, pp. 71-5.


I NUOVI DATI SULLE ORIGINI 129'<br />

soltanto in epoche oltremodo agitate e mosse egli è in grado di fare ciò che altri­<br />

menti gli sarebbe impossibile [...] così anche <strong>la</strong> terra ha sprigionato <strong>la</strong> sua forza<br />

di produzione zoologica soltanto nelle epoche delle sue rivoluzioni geologiche, quan­<br />

do tutte le sue forze e i suoi elementi erano nel massimo fermento, nel<strong>la</strong> massima<br />

effervescenza, nel<strong>la</strong> massima tensione 174 .<br />

Nonostante questa ammirazione per i fenomeni grandiosi, per <strong>la</strong><br />

forza creatrice e distruttrice del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, <strong>la</strong> teoria di Cuvier nel<strong>la</strong> sua<br />

successione gerarchica delle forme di vita, fra loro separate, è aperta­<br />

mente criticata:<br />

Non riesco peraltro a far mia l'idea che <strong>la</strong> vita organica si sia sviluppata<br />

secondo una formale gerarch<strong>la</strong> in modo tale che in certe epoche sarebbero esistite<br />

soltanto lumache, conchiglie e altri animali di rango ancora inferiore, sol­<br />

tanto pesci, soltanto anfibi. Del resto questa idea è stata ormai respinta<br />

fino allo strato di grovacca, se altrimenti ha trovato conferma <strong>la</strong> scoperta di ossa<br />

e denti di mammiferi nello strato di carbon fossile 175 .<br />

L'istanza darwiniana del tempo, come chiave per intendere i cam­<br />

biamenti, è fatta propria dal nostro autore:<br />

II potere del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> è illimitato come l'onnipotenza divina, cioè come<br />

il potere dell'immaginazione <strong>umana</strong>; essa <strong>non</strong> è in grado di far tutto, a piacere,<br />

in qualsiasi tempo e in qualsiasi circostanza; ciò che essa crea e produce è colle­<br />

gato a certe condizioni 176 .<br />

Il confronto fra gli appunti tratti da « Das Aus<strong>la</strong>nd » e questi<br />

passi dell'Essenza del<strong>la</strong> religione ci pare permetta una rilettura del­<br />

l'opera. Certo questa <strong>non</strong> contiene intuizioni anticipatrici dell'evolu­<br />

zionismo darwiniano sul<strong>la</strong> base di un misterioso presentimento filoso­<br />

fia), ma riflessioni epistemologiche sulle indagini scientifiche, che in<br />

quel momento si stavano realizzando e di cui l'autore era informato.<br />

Se spesso i modelli richiamati sono ancora confusi, in parte prescienti­<br />

fici, il rigore critico di analisi gli permette di mantenersi indipendente<br />

e di fornire un contributo originale per quanto riguarda <strong>la</strong> filosofia del­<br />

<strong>la</strong> scienza, del<strong>la</strong> storia e del<strong>la</strong> cultura. In questo senso il significato del-<br />

VEssenza del<strong>la</strong> religione si restringe, ma si precisa: <strong>non</strong> è l'opera che<br />

174 G. W., X, p. 21 [tr. it. cit., p. 58].<br />

175 Ivi, pp. 19-20.<br />

176 Ivi, pp. 20-1 [tr. it. cit., pp. 57-58].


130 CAPITOLO QUARTO<br />

contiene un po' di tutto grazie all'intuizione onnicomprensiva del filo­<br />

sofo, ma è un contributo critico rispetto ai nuovi dati e problemi di<br />

•carattere etnologico, storico e scientifico. Tale contributo è prima di<br />

tutto revisione e ripensamento dei presupposti concettuali di Feuer-<br />

^ bacii stesso.


CAPITOLO QUINTO<br />

VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO<br />

L' INEDITO E LE SUE STRATIFICAZIONI.<br />

L'impegno di un'opera annunciata fin dal 1844 l , ma uscita solo<br />

nel corso del 1846, è stato qui documentato attraverso gli studi prepa­<br />

ratori, che hanno permesso di ravvisare nel<strong>la</strong> rilettura del<strong>la</strong> teologia<br />

patristica trinitaria, del p<strong>la</strong>tonismo rinascimentale e postrinascimen-<br />

tale, nell'attenzione ai recenti dati etnologici, geografici e geologici im­<br />

portanti filoni di riflessione e materiali di documentazione. L'e<strong>la</strong>bora­<br />

zione dei vari nuclei in una sintesi <strong>non</strong> fu né rapida, né facile. I fogli<br />

del Nach<strong>la</strong>fi, contenenti provvisorie redazioni, dimostrano che <strong>la</strong> ste­<br />

sura dell'opera accompagnò quel <strong>la</strong>voro di accumu<strong>la</strong>zione, avvertibile<br />

peraltro nel testo definitivo, anzi addirittura lo precedette negli spunti<br />

iniziali. Questi infatti si ricollegano all'Essenza del cristianesimo e rap­<br />

presentano un tentativo per correggerne l'eterogeneità al<strong>la</strong> luce di un<br />

nuovo principio, il sensualismo dei Principi. In questo senso Feuer-<br />

bach aveva ragione a difendere <strong>la</strong> continuità del<strong>la</strong> sua evoluzione 2 . Tut­<br />

tavia nel corso del <strong>la</strong>voro nuovi interessi, mutamenti anche netti di pro­<br />

spettive portarono ad aggiunte significative e a un rivolgimento dell'in­<br />

tera struttura. È quanto mi è parso di poter individuare dall'analisi di<br />

questi fogli, sui quali aveva già <strong>la</strong>vorato intensivamente Carlo Ascheri<br />

per una prima, provvisoria trascrizione, rimasta purtroppo incompleta.<br />

Attraverso <strong>la</strong> ricostruzione integrale del testo e soprattutto delle lunghe<br />

note, protratte anche per pagine e pagine, attraverso una riconsidera-<br />

1 G.W., IX, p. 408 n.<br />

2 G. W., X, pp. 31, 333; VI, pp. 26-7.


132 CAPITOLO QUINTO<br />

.zione degli indizi esteriori ho potuto ricostruire una redazione base, sta­<br />

bilirne <strong>la</strong> corretta sequenza e riprodurre poi come appendici i tentativi<br />

di rie<strong>la</strong>borazione o le aggiunte di nuovi argomenti.<br />

Esiste infatti un primo gruppo di venti fogli doppi dal colore bian­<br />

co e dalle facciate alte cm. 22 e <strong>la</strong>rghe cm. 16,5, che presentano interna­<br />

mente dei buchi attraverso i quali evidentemente passava il filo del qua­<br />

derno 3 . Partendo da questo indizio, ho ripreso in considerazione <strong>la</strong> nu­<br />

merazione, segnata su alcuni fogli, che prima era sempre stata trascurata<br />

nel<strong>la</strong> sistemazione del materiale, anche se <strong>la</strong> matita rossa lì usata era<br />

evidentemente <strong>la</strong> stessa che a <strong>la</strong>to e nel testo aveva sottolineato, secondo<br />

<strong>la</strong> consuetudine di <strong>Feuerbach</strong>, parole e passi significativi. Ne è risultato:<br />

un primo fascicolerò di dieci fogli doppi sovrapposti, le cui pagine sul<br />

<strong>la</strong>to recto erano numerate in rosso da 1 a 39 (<strong>la</strong> prima e l'ultima ri­<br />

calcate anche in nero), un foglio doppio a parte con l'indicazione delle<br />

pagine 41 e 43, infine un secondo fascicoletto di nove fogli doppi so­<br />

vrapposti, che sul<strong>la</strong> prima pagina portava l'indicazione: ' 45 ' e sulle<br />

ultime quattro: ' 78, 79, 80, 81 '. Che in queste ultime chi aveva con­<br />

tato si fosse sbagliato di una unità, mi è stato subito suggerito dal fatto<br />

' che il numero pari fosse sul<strong>la</strong> facciata recta e il dispari sul<strong>la</strong> versa. Dopo<br />

questa semplice e ovvia correzione lo scritto di ottanta pagine ha per­<br />

messo una lettura sia del testo, sia delle note senza soluzioni di conti­<br />

nuità. Al termine esso si interrompe e fra le carte <strong>non</strong> è stato possibile<br />

trovare il seguito.<br />

Di una unità diversa facevano parte due doppi fogli di colore azzur­<br />

rino alti cm. 24 e <strong>la</strong>rghi cm. 17,1, anch'essi sovrapposti a mo' di fasci­<br />

colo 4 . L'identico inizio: « Qual è il fondamento del<strong>la</strong> religione? » e ana­<br />

loghe argomentazioni indicano che si tratta di un'altra redazione, anzi,<br />

se si tien presente <strong>la</strong> sua concisione nello stile, più consona secondo<br />

<strong>Feuerbach</strong> al<strong>la</strong> pubblicazione, di un rifacimento posteriore delle pagine<br />

iniziali.<br />

Un altro doppio foglio bianco, alto cm. 25 e <strong>la</strong>rgo cm. 17,3, <strong>la</strong> se­<br />

conda appendice 5 , amplia <strong>la</strong> dimostrazione dell'identità di Dio con <strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> attraverso i suoi predicati commentando passi biblici.<br />

Un ultimo gruppo di due fogli doppi, alti cm. 22 e <strong>la</strong>rghi cm. 16,5,<br />

3 U. B. - Mùnchen 4" eoa. ms. 935d 21 a . [Nel seguito abbreviato in 21a]. La<br />

presente catalogaziene di questo materiale è frutto delle indagini qui esposte.<br />

4 U. B. - Mùnchen 4" cod. ms. 935d 21b . [Nel seguito 21b].<br />

5 U. B.-Miinchen 4" cod. ms. 935d 21 c . [Nel seguito 21 C].


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 133<br />

•di colore bianco, <strong>la</strong> cui quarta pagina è tagliata a metà, contiene para­<br />

grafi già numerati, che corrispondono letteralmente, in alcuni punti, a<br />

quelli dell'opera definitiva 6 . Essi presentano gli sviluppi filosofici più<br />

strettamente legati al<strong>la</strong> scien2a, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> trattazione dell'origine<br />

del<strong>la</strong> vita in stretta connessione al<strong>la</strong> geologia, <strong>la</strong> riflessione sul<strong>la</strong> metodo­<br />

logia del<strong>la</strong> scienza e sul finalismo.<br />

Queste appendici, come indicano le interruzioni al<strong>la</strong> fine, sono giun­<br />

te a noi solo come frammenti di unità più ampie. Bastano, in ogni caso,<br />

a dimostrare come il <strong>la</strong>voro si sia svolto in tempi successivi e abbia avuto<br />

varie stratificazioni, rispetto alle quali il testo base è fornito dall'am­<br />

pio scritto di ottanta pagine, che in sé già contiene le linee strutturali<br />

dell'opera. A questo proposito le note marginali rappresentano un'ag­<br />

giunta successiva, come dimostra l'inchiostro diverso. La distanza fra<br />

<strong>la</strong> prima stesura e l'opera definitiva deve essere stata notevole anche<br />

cronologicamente. In effetti <strong>Feuerbach</strong> già nell'estate del 1844 <strong>non</strong><br />

solo annunciava nell'Essenza detta fede secondo Luterò una « tratta­<br />

zione a parte » sul sentimento religioso del<strong>la</strong> dipendenza nei confronti<br />

del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> 7 , ma ne par<strong>la</strong>va anche all'editore Wigand come di un<br />

progetto concreto, che avrebbe dovuto essere realizzato prima delle<br />

Opere Complete'.<br />

Preferirei prima pubblicare ancora uno scritto che, pur apparendo dopo l'Es­<br />

senza del cristianesimo, in realtà ne costituisce già il presupposto. Voglio dire uno<br />

scritto sull'essere che si nasconde dietro e viene prima dell'essere umano, sull'es­<br />

sere a noi più vicino e tuttavia più lontano, sull'essere più noto e tuttavia più<br />

misterioso, su quello più sensibile e tuttavia più spirituale, sul<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, e questo<br />

in quanto essa è e fu il fondamento e l'oggetto del<strong>la</strong> religione. L'idea di questo<br />

scritto comincia già in me a delinearsi, desidererei perciò dedicarmi ad esso senza<br />

interruzioni di altri oggetti 8 .<br />

Quel<strong>la</strong> che qui abbiamo assunto come redazione base è organiz­<br />

zata proprio sul sentimento di dipendenza e procede in modo molto<br />

;più lineare che <strong>non</strong> <strong>la</strong> versione definitiva 9.<br />

L'11 marzo 1845 <strong>Feuerbach</strong> comunicava a Christian Kapp di es-<br />

6 U.B.-Munchen 4" eoa. ms. 935d 21 d . [Nel seguito 21d].<br />

7 G. W., IX, p. 408 n.<br />

8 S. W., XII, pp. 108-09.<br />

9 Che l'idea di tale <strong>la</strong>voro sia precedente e sia stata suggerita dal dibattito<br />

scoppiato attorno all'Essenza del cristianesimo è fatto rilevare da H. - M. SaB attra­<br />

verso frammenti episto<strong>la</strong>ri da lui riportati, cfr. S. W., XIII, p. 388.


134 CAPITOLO QUINTO<br />

sere ritornato allo studio del<strong>la</strong> geologia, già intrapreso nel 1839 10 die­<br />

tro gli stimoli dell'amico, e di avervi dovuto « gettare anche solo un'oc­<br />

chiata fugace ».<br />

Ti chiederai però come io sia ritornato proprio ora al<strong>la</strong> geologia. Pensa un<br />

po' per quale via triste e <strong>la</strong>ida! per <strong>la</strong> via del<strong>la</strong> teologia. Io sono infatti impegnato<br />

ora con <strong>la</strong> parte obiettiva e, per <strong>la</strong> verità, prima dell'Essenza del cristianesimo —<br />

vedi come va a ritroso il mio cammino — con l'essere che <strong>non</strong> sente e <strong>non</strong> pensa,,<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. E qui io devo <strong>natura</strong>lmente anche toccare <strong>la</strong> spinosa questione del­<br />

l'origine prima del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e del<strong>la</strong> vita organica. Ma su questo argomento dovranno<br />

essere fatte solo poche parole. Ti meraviglierai al vedere come abbia ridotto a<br />

poche frasi, a un piccolo spazio <strong>la</strong> massa di fogli n .<br />

Siamo ormai ai problemi scientifici del<strong>la</strong> terza appendice. Il 28<br />

aprile 1845 <strong>Feuerbach</strong> scriveva al<strong>la</strong> moglie dell'amico declinando l'in­<br />

vito a far loro visita ad Heidelberg con questa motivazione:<br />

Attualmente sono impegnato a portare a compimento un <strong>la</strong>voro, che <strong>non</strong><br />

posso assolutamente rinviare, se <strong>non</strong> voglio perdere per sempre a causa sua il<br />

senno, il piacere di vivere e il tempo, giacché il mio prossimo impegno che mi<br />

occuperà interamente sarà appunto l'edizione di tutti i miei scritti )2 .<br />

Il 22 maggio però egli rimangiava il suo no e annunciava il pros­<br />

simo arrivo, anche se « <strong>non</strong> aveva finito quello scritto », che era « cre­<br />

sciuto » quasi a sua « insaputa » 13 . Da Heidelberg <strong>Feuerbach</strong> si recò con<br />

l'amico in Svizzera e il « vagabondaggio » occupò giugno e luglio 14 .<br />

Così l'e<strong>la</strong>borazione conclusiva dello scritto dovette andare verso l'autun­<br />

no e intrecciarsi con l'impegno dell'edizione delle Opere l5 . Non.è allora<br />

da meravigliarsi se, dopo questo <strong>la</strong>borioso cammino, l'esito finale appare<br />

ben diverso dal<strong>la</strong> prima stesura.<br />

Se nell'opera definitiva, come rilevava Rudolf Haym 16 , il lettore è<br />

posto immediatamente e bruscamente di fronte al<strong>la</strong> definizione di Dio<br />

10 Cfr. ivi, XIII, pp. 24-5.<br />

11 Ivi, p. 142.<br />

' 2 Ivi, p. 145.<br />

13 Ivi, p. 147.<br />

14 Ivi, p. 148, cfr. anche S. W., XII, p. 103.<br />

15 È significativo che <strong>Feuerbach</strong> spieghi il <strong>la</strong>voro sulle Opere nei termini<br />

ripetutamente usati per l'Essenza del<strong>la</strong> religione, cfr. lettera a G. Herwegh del<br />

25 novembre 1845: « Così infatti io sono proprio adesso impegnato a riempire<br />

con materiali <strong>natura</strong>li [...] le <strong>la</strong>cune dei miei scritti anticristiani» (S. W., XIIL<br />

p. 151).<br />

16 R. Haym, <strong>Feuerbach</strong> una die Philosophie ..., cit., pp. 3-4.


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 135<br />

come <strong>natura</strong>, una definizione che solo più tardi, attraverso i predicati,<br />

si cerca di convalidare mediante <strong>la</strong> riprova dei testi 1? , nel<strong>la</strong> primitiva<br />

redazione il punto di partenza era fornito dall'esperienza esistenziale del­<br />

l'uomo riguardo al<strong>la</strong> sua Unitezza, limitatezza, dipendenza e dall'indivi­<br />

duazione successiva dell'oggetto, del fondamento di tale sentire. La tesi<br />

arrivava dunque al termine di un procedimento argomentativo, che ve­<br />

deva una analisi e una rilettura delle prove dell'esistenza di Dio per co­<br />

gliervi, come residuo mai totalmente dissolto dall'astrazione, <strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

L'universo concettuale, nel quale si muoveva, era certo ben più circo­<br />

scritto e omogeneo: era un confronto con l'apologetica cristiana e con<br />

<strong>la</strong> filosofia del<strong>la</strong> religione di Hegel. Già nelle note tale universo sembra<br />

espandersi nello sforzo per far posto sempre più alle forme primitive di<br />

religione 18 . L'inclusione progressiva delle religioni « <strong>natura</strong>li » da un<br />

<strong>la</strong>to e del discorso scientifico dall'altro comportò un mutamento dell'in­<br />

tera forma espositiva, che abbandonò il procedere argomentativo per<br />

divenire un accostamento di tesi, di prospettive, di testi, spesso voluta-<br />

mente concisi, sorprendenti e interrotti. Il lettore viene certo più sti­<br />

mo<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong> sua autonoma riflessione, è però anche indotto al<strong>la</strong> fine a<br />

chiedersi se, al di là di spunti e intuizioni apprezzabili, l'opera costitui­<br />

sca una sintesi capace di stringere in unità l'abbondante ed eterogeneo<br />

materiale. Ripercorrendo <strong>la</strong> genesi sarà forse possibile dare un contri­<br />

buto rispetto a questa problematica, sollevata già dai contemporanei,<br />

come abbiamo rilevato nel primo capitolo.<br />

La struttura del<strong>la</strong> redazione base può essere così delineata:<br />

1) Enunciazione del<strong>la</strong> tesi attraverso un procedi­<br />

mento sillogistico: <strong>la</strong> religione si fonda sul sentimento di dipendenza,<br />

questo però si fonda sul<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, dunque <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è il fondamento<br />

del<strong>la</strong> religione, è Dio (l r - 5 V ).<br />

2) Rilettura delle dimostrazioni dell'esistenza di Dio, in partico­<br />

<strong>la</strong>re di quel<strong>la</strong> ontologica e fisico-teologica, e del<strong>la</strong> dottrina trinitaria al<br />

fine di ritrovare al di là delle astrazioni teologiche <strong>la</strong> <strong>natura</strong> come fon­<br />

damento (5 v -15 r).<br />

3) Analisi del dinamismo del<strong>la</strong> religione nei confronti del<strong>la</strong> na­<br />

tura secondo il paradigma del bisogno e del suo soddisfacimento (15 r -<br />

-26 r ).<br />

17 G. W., X, pp. 10-15 [tr. it. cit., pp. 47-52].<br />

18 Cfr. 21» 3r, 5r, 22---23v, 26r , 28 V , 30r , 32\


136 CAPITOLO QUINTO<br />

4) Indicazione di importanti momenti storici nel rapporto uomo-<br />

<strong>natura</strong>: il formarsi delle prime comunità e. l'affermarsi del<strong>la</strong> tecnica, del<br />

diritto, delle leggi politiche, il monoteismo (26 v - 32 v ).<br />

5) Valutazione del capovolgimento introdotto da questa evolu­<br />

zione, che ha ridotto <strong>la</strong> <strong>natura</strong> a mero mezzo (32 V - 40 v ).<br />

I principi organizzativi, che, come si vede, permangono anche in<br />

gran parte nel<strong>la</strong> redazione definitiva, ci indicano le vie da seguire nel<strong>la</strong><br />

nostra indagine evolutiva.<br />

IL SENTIMENTO DI DIPENDENZA E LA RELIGIONE: FRA HEGEL E<br />

SCHLEIERMACHER.<br />

La rivalutazione del<strong>la</strong> religione nel<strong>la</strong> sua tendenza di fondo e nelle<br />

sue manifestazioni storiche è <strong>la</strong> prima e più evidente novità dell'Essenza<br />

del<strong>la</strong> religione. Se nel Bayle 19 e ancora nel<strong>la</strong> seconda parte dell'Essenza<br />

del cristianesimo 20 <strong>la</strong> religione era combattuta come oscurantismo, come<br />

fanatismo contro ragione e contro <strong>natura</strong>, ora si riconosce che è un com­<br />

portamento « necessario », una reazione <strong>natura</strong>le al<strong>la</strong> situazione innatu­<br />

rale in cui l'uomo si trova 21 . Il sacrificio, prima addotto come prova<br />

<strong>la</strong>mpante del<strong>la</strong> negazione ascetica, monacale del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> n , ora è fatto<br />

risalire al rapporto originario dell'uomo consumatore con <strong>la</strong> <strong>natura</strong> pro-<br />

duttrice 2Ì . L'alienazione religiosa viene spiegata a partire da un senti­<br />

mento, che ciascuno prova, un sentimento drammatico, legato al<strong>la</strong> no­<br />

stra condizione mortale, il sentimento di dipendenza. Ri­<br />

spetto al cammino precedente l'esito <strong>non</strong> può <strong>non</strong> sorprendere. Feuer-<br />

bach, che nel periodo ancora idealistico si era distinto dal maestro per<br />

una critica più radicale al<strong>la</strong> religione come rappresentazione fantastica<br />

e prassi egoistica in nome dell'idea obiettiva e del<strong>la</strong> teoria « senza bi­<br />

sogni » 24 , che rompeva poi con l'hegelismo in quanto « ultimo rifugio,<br />

19 G. W., IV, pp. 7-17, 28-9, 30-2, 38-41, 48, 71-3, 103-04, 299-301, 354-55<br />

(dove <strong>la</strong> credenza religiosa è definita ' oppio ')•<br />

» G. W., V, pp. 316-19, 334, 359, 411-35.<br />

21 G.W., X, pp. 4-5, 40-2 [tr. it. cit., pp. 40, 78-80]; cfr. ancor più nel<strong>la</strong><br />

prima redazione 21 a 19v-20r , 21 V , 24r-26r .<br />

22 G. W., IV, pp. 17-8; V, pp. 279-83.<br />

23 G. W., X, pp. 32-4 [tr. it. cit., pp. 70-1]; cfr. nel<strong>la</strong> prima redazione 21a<br />

18M9r .<br />

» G. W., Ili, pp. 111-24; IV, pp. 29-48; V, pp. 206-17, 228, 230-31, 316-19 r _<br />

331.


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 137<br />

dltimo puntello razionale del<strong>la</strong> teologia » 2S, rivalutava anche nello stes­<br />

so momento <strong>la</strong> religione come totalità ben più comprensiva, come di­<br />

namismo ben più potente del<strong>la</strong> filosofia 26 . Il suo programma subiva un<br />

capovolgimento: si trattava <strong>non</strong> più di distruggere una mentalità reli­<br />

giosa, già superata in sé dall'idea per far posto al regno dello spirito 27 ,<br />

ma di far proprie quelle potenzialità, quei valori serbati in sé dal<strong>la</strong> reli­<br />

gione al fine di superare <strong>la</strong> parzialità, l'astrattezza del<strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione<br />

<strong>non</strong> solo teologica, ma anche idealistica 28 .<br />

Come osservava un suo antico conoscente e amico, G. F. Daumer,<br />

che in quel momento consumava <strong>la</strong> sua rottura con lui 29, l'accanimento<br />

di <strong>Feuerbach</strong> contro <strong>la</strong> religione finiva per ridarle nuova vita ed essa<br />

dopo ogni colpo risorgeva più forte di prima 30 . Lo stesso critico del<strong>la</strong><br />

religione finiva per rimanerne conquistato. In effetti opponendole <strong>la</strong> ra­<br />

gione, sottolineava sempre più <strong>la</strong> sua differenza da questa. Già il saggio<br />

Sul miracolo (1839), che certo tendeva razionalisticamente a negare ogni<br />

verità al miracoloso in quanto semplice fenomeno ottico 31 , scopriva die­<br />

tro il fantastico un importante terreno retrostante, quello del desiderio,<br />

del<strong>la</strong> sensibilità 32 . 'L'Essenza del cristianesimo, che pur riprendeva <strong>la</strong><br />

contrapposizione di prassi partico<strong>la</strong>ristica e teoria universale riconfer­<br />

mando nell'introduzione un impianto ancora idealistico, fondato su una<br />

essenza « uomo » universale e su una coscienza dell'infinito 33 , dedicava<br />

le sue pagine migliori al sottofondo emotivo, sensibile, <strong>natura</strong>le del<strong>la</strong><br />

25 G. W., IX, p. 258 [tr. it. cit., S. F., p. 192].<br />

26 Notwendigkeit einer Verànderung ..., cit., p. 270: « Denn religiòs mussen<br />

wir wieder werden — die Politik muS unsere Religion werden »; cfr. l'insistenza<br />

sul senso positivo che <strong>la</strong> religione assume già nell'Essenza del cristianesimo, da<br />

parte di C. Ascheri nel lungo saggio introduttivo, in: «De Homine », pp. 19-20<br />

(1966), pp. 221, 229, 233-34, 241. Si vedano inoltre le Tesi e i Principi, in: G. W.,<br />

IX, pp. 263, 340 [tr. it. cit., pp. 198, 274].<br />

27 Briefe von una an Hegel, III, cit., p. 247 [tr. it. cit., p. 9].<br />

28 G. W., IX, pp. 262, 341 [tr. it. cit., S. F., pp. 197, 274].<br />

29 Cfr. lettera di <strong>Feuerbach</strong> a J. Schibich, 21 ottobre 1951, in: S. W., XIII,<br />

p. 189.<br />

30 G. F. Daumer, Der Anthropologismus una Kritizismus der Gegenwart in<br />

der Reife seiner Selbstofenbarung, nebst Ideen zur Begriindung einer neuen Ent-<br />

.tuicklung in Religion una Theologie, Niirnberg 1844, p. 2.<br />

31 G. W., Vili, pp. 334-36.<br />

32 Ivi, pp. 329-30.<br />

33 e. W., V, pp. 316-19, 28-31.


138 CAPITOLO QUINTO<br />

religione 34 . Nell'Essenza del<strong>la</strong> religione, come fu notato fin dai primi^<br />

critici 35, si concluse quel progressivo divaricarsi dei due termini ' reli­<br />

gione ' e ' teologia ' : l'intero fenomeno religioso veniva spiegato a par­<br />

tire da un sentimento e secondo una esplicita convergenza con il pastore<br />

protestante Schleiermacher. A costui <strong>Feuerbach</strong> si era già riferito, quan­<br />

do aveva voluto sganciare l'Essenza del cristianesimo e <strong>la</strong> sua posizione<br />

dall'hegelismo:<br />

10 <strong>non</strong> biasimo Schleiermacher, come fa Hegel, per il fatto di aver reso <strong>la</strong><br />

religione una questione di sentimento, ma solo per il fatto di <strong>non</strong> essere giunto<br />

e di <strong>non</strong> esser potuto giungere, per prevenzione teologica, a trarre le necessaria<br />

conseguenze del suo punto di vista, per il fatto di <strong>non</strong> aver avuto il coraggio di<br />

riconoscere e di confessare apertamente che se soggettivamente il sentimento è il<br />

nucleo del<strong>la</strong> religione, oggettivamente Dio stesso <strong>non</strong> è che l'essenza<br />

del sentimento 36 .<br />

11 riferimento a Schleiermacher, sottolineato con forza negli anni<br />

del<strong>la</strong> rottura e del<strong>la</strong> riformu<strong>la</strong>zione di un nuovo pensiero 37 , rimase a<br />

connotarlo significativamente anche negli anni del<strong>la</strong> maturità. Secondo<br />

il racconto di un ammiratore, Heinrich Benecke, <strong>Feuerbach</strong>, sessanten­<br />

ne, passando davanti al<strong>la</strong> chiesa del<strong>la</strong> Trinità a Berlino, avrebbe rievo­<br />

cato « <strong>la</strong> fortuna del<strong>la</strong> sua gioventù », quando <strong>la</strong> domenica mattina pre­<br />

sto si recava in quel luogo per udire Schleiermacher, predicatore acuto,,<br />

eloquente e creativo, che<br />

in un'unica e identica sequenza concettuale era ora mistico, ora panteista,<br />

ora di nuovo Spinoza, ora Fiatone e Paolo 3*.<br />

Tale rievocazione ci attesta il perdurare, anche nell'epoca più mar­<br />

catamente <strong>natura</strong>listica e materialistica, dell'ammirazione per quel pre­<br />

dicatore, che viveva il suo rapporto con l'uditorio e con <strong>la</strong> religione in<br />

modo artistico e creativo. Pur toccando argomenti pertinenti, essa pre­<br />

senta i tratti dell'idealizzazione di esperienze giovanili, caratterizzate in<br />

realtà dall'influenza determinante di Hegel e da una prudenziale distanza<br />

34 Ivi, pp. 89-93, 97-100, 107-116, 117-22, 126-28, 132, 158-60, 174-84, 240-41,.<br />

249-59, 290-95, 310-14.<br />

35 K. Schwarz, Das Wesen der Religion, Halle 1847, p. 174.<br />

36 Zur Beurieilung der Schrift: « Das Wesen des Christentums », in: G. W.,<br />

IX, p. 230.<br />

37 Cfr. anche <strong>la</strong> prefazione al<strong>la</strong> seconda edizione dell'Essenza del cristiane s'una-<br />

(1843), in: G. W., V, p. 24; inoltre G. W., VI, p. 32.<br />

» S. W., XII, p. 176.


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 139<br />

•da Schleiermacher 39, l'oratore attaccato dal suo maestro fin dal 1802 w .<br />

Nell'iniziale programma feuerbachiano di lotta contro il sé del cristia­<br />

nesimo moderno 41 <strong>non</strong> si può <strong>non</strong> riconoscere un'eco di quel<strong>la</strong> lotta di­<br />

chiarata da Hegel <strong>non</strong> solo contro concezioni filosofiche, che da Kant,<br />

a Fichte, a Jacobi mantenevano <strong>la</strong> separazione di finito e infinito, ma<br />

anche contro il loro corrispettivo teologico, che ne accentuava i difetti<br />

e direttamente si collegava, potenziando<strong>la</strong>, a una tendenza negativa, pre­<br />

sente nel protestantesimo, quel<strong>la</strong> di vedere<br />

il contatto con Dio e <strong>la</strong> coscienza del divino <strong>non</strong> nel<strong>la</strong> appagante obiettività<br />

di un culto,<br />

bensì come qualcosa di<br />

interno, che mantiene l'idea fissa di qualcosa di interno ed è determinata<br />

come nostalgia verso un al di là e un futuro 42 .<br />

Hegel l'aveva riconosciuto nei Discorsi sul<strong>la</strong> religione di Schleierma­<br />

cher 43 , rispetto ai quali aveva espresso il disprezzo del logico per i vir­<br />

tuosismi dialettici del teologo predicatore 44 . Il fastidio per i « discorsi<br />

profetici» 45 <strong>non</strong> diminuì, ma crebbe: in gioco era <strong>la</strong> mediazione del<br />

concetto 46 . Nelle Lezioni sul<strong>la</strong> filosofia del<strong>la</strong> religione, cui anche Feuer-<br />

bach aveva assistito con entusiasmo nel 1824 47 , Hegel costruì <strong>la</strong> sua in-<br />

39 Cfr. lettere al padre del 24 maggio 1824, in: S. W., XII, p. 232, e a Ruge<br />

del 4 novembre 1839 e 20 dicembre 1841, in: S. W., XIII, pp. 373, 388.<br />

40 G<strong>la</strong>uben und Wissen oder die Reflexionsphilosophie der Subjektivitàt in<br />

der Vollstàndigkeit ihrer Formen ah Kanlische, Jakobische und Fichtesche Phi-<br />

-losopbie, in: Gesammelte Werke, IV (hg. v. H. Buchner u. O. Pòggeler), Hamburg<br />

1968, pp. 384-86.<br />

41 Briefe von und an Hegel, III, p. 247 [tr. it. cit., p. 9]; cfr. inoltre G. W.,<br />

I, pp. 189-202; II, pp. 35-6, 265-66, 349-52; Vorlesungen iiber die Gescbichte der<br />

neueren Philosophie, cit., pp. 74-5.<br />

42 G<strong>la</strong>uben und Wissen ..., p. 384.<br />

43 Ivi, p. 385.<br />

44 Ivi, pp. 385-86, dove addirittura appare l'epiteto di 'idiota'.<br />

45 G. W. F. Hegel, Phànomenologie des Geisles, in: Gesammelte Werke, IX<br />

(hg. v. W. Bonsiepen u. R. Heede), Hamburg 1980, pp. 12-3 [tr. it. E. De Negri,<br />

Firenze 1973, pp. 6-8].<br />

46 Sull'opposizione radicale dei due fin dalle prime opere, cfr. W. Schultz,<br />

Die Grundprinzipien der Religionsphilosophie Hegels und der Theologie Schleier-<br />

•machers. Ein Vergleich, Berlin 1937, pp. 7-50.<br />

47 Cfr. lettera al padre del 21 aprile 1824, in: S. W., XII, p. 230.


140 CAPITOLO QUINTO<br />

terpretazione in antitesi diretta al<strong>la</strong> teologia del sentimento 48 , accusata-i<br />

di portare al « materialismo » e alP« ateismo », a una concezione, in cui<br />

Dio è un prodotto storico del<strong>la</strong> debolezza, del<strong>la</strong> gioia, del<strong>la</strong> paura, delle spe­<br />

ranze, del<strong>la</strong> volontà di possedere e di dominare 49 .<br />

Perno del<strong>la</strong> sua confutazione era l'analisi del sentimento in generale,<br />

che è pur sempre ' sensazione', passività 50 . Il passaggio da ' sentimen­<br />

to ' (Gefiihl} a ' sensazione ' (Empfindung) fu dunque <strong>non</strong> dei giovani<br />

hegeliani, come un rilievo del Lasson potrebbe <strong>la</strong>sciar supporre 51 , bensì<br />

di Hegel stesso che, come <strong>la</strong> recente pubblicazione ha dimostrato, nelle<br />

Lezioni del 1821 usò continuamente il secondo termine là dove l'edizio­<br />

ne curata da B. Bauer nel 1840 presenta il primo 52 . Hegel evidentemen­<br />

te ricacciava nel gregge degli empiristi il teologo del<strong>la</strong> soggettività, sem­<br />

pre più teso al recupero di un fondamento trascendentale 53 .<br />

Il richiamo a questa polemica è esplicito nel momento in cui Feuer-<br />

bach rivaluta Schleiermacher 54 . Essa fu <strong>non</strong> solo il motivo che lo spinse<br />

nel momento cruciale a cambiare campo. Fu anche l'orizzonte, che con­<br />

dizionò l'avvicinamento al teologo del sentimento, visto lungo una linea,<br />

che senza forzature, ma solo con maggior coerenza e coraggio portava<br />

al<strong>la</strong> fondazione del<strong>la</strong> religione sul<strong>la</strong> sensibilità. La sfida, <strong>la</strong>nciata da He­<br />

gel a Schleiermacher, di spiegare <strong>la</strong> complessità delle credenze e dei<br />

48 Si veda il discorso sul cominciamento, Vorlesungen iiber die Philosophie<br />

der Religion (hg. v. Lasson), I, Leipzig 1925, pp. 79-82 [tr. it. E. Oberti e G. Bor-<br />

ruso, Bologna 1973, I, pp. 133-36].<br />

49 Ivi, I, p. 56 [tr. it. cit., I, p. 110]. Zeller al contrario sottolinea come<br />

fosse Schleiermacher ad accusare gli hegeliani di ateismo, cfr. E. Zeller, Vber das<br />

Wesen der Religion, IL Abschnitt, in: « Theologische Jahrbùcher » (1845), III<br />

Heft, p. 409.<br />

90 Vorlesungen ùber die Philosophie der Religion..., I, p. 99 [tr. it. cit., I,<br />

p. 151].<br />

51 Ivi, pp. 319-20. Lasson rimprovera il Bauer di aver sostituito ' Gefiihl ' con<br />

' Empfindung ' e ciò a dimostrazione del<strong>la</strong> sua scarsa correttezza filologica.<br />

52 G. W. F. Hegel, Religionsphilosophie, I, Die Vorlesung von 1821 (hg. v.<br />

K.-H. Ilting), Napoli 1978, pp. 119-23, 127-33. Le critiche del Lasson finiscono<br />

quindi per ritorcersi su di lui e K. - H. Ilting prende le parti del Bauer contro di<br />

lui (ivi, pp. 743-47).<br />

53 Cfr. su questo punto l'insistenza di W. Dilthey, Leben Schleiermachers, II<br />

(hg. v. Martin Redeker), in: Gesammelte Schriften, XIV/1, Gòttingen 1966, pp..<br />

95-104.<br />

5* Zur Beurteilung ..., in: G. W., IX, p. 230; cfr. anche G. W., VI, p. 32.


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 141'<br />

riti religiosi a partire dal<strong>la</strong> sensazione 55 , è accolta da <strong>Feuerbach</strong>, che<br />

nel<strong>la</strong> prima redazione dell'Essenza del<strong>la</strong> religione appare tutto teso a sot­<br />

tolineare il dinamismo, <strong>la</strong> complessità ai quel<strong>la</strong> sfera emotiva e sensi­<br />

bile, sbrigativamente liquidata dal filosofo idealista come passività. Ri­<br />

chiamandosi alle famose analisi del servo — padrone del<strong>la</strong> Fenomenolo­<br />

gia, riprese anche da Hegel nelle Lezioni del 1821 *, <strong>Feuerbach</strong> ribadi­<br />

sce che il sentimento di dipendenza è anche sentimento di sé, un model­<br />

lo interpretativo, che passerà nel<strong>la</strong> redazione definitiva 57 . Il sentire è<br />

<strong>non</strong> solo affezione, ma anche esaltazione:<br />

Chi in generale <strong>non</strong> si eleva in sé stesso con uno s<strong>la</strong>ncio d'affetto in<br />

un super<strong>la</strong>tivo, <strong>non</strong> si eleva neppure al di fuori di sé ad alcun oggetto di adora­<br />

zione — ad alcun super<strong>la</strong>tivo 58 .<br />

Al vedere, a quel<strong>la</strong> che <strong>Feuerbach</strong> chiama, con un termine usato anche<br />

da Schleiermacher, ' intuizione ' (Anschauung), si collega il piacere este­<br />

tico, che i<strong>non</strong>da l'uomo di gioia. E questa, come il dolore, è movimento,<br />

comunicatività :<br />

La sensazione straripa, si comunica, diventa inno all'oggetto 59 .<br />

Il dolore stesso di un organo <strong>non</strong> è altro che l'appello, <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione del<br />

nostro bisogno d'aiuto 60 .<br />

Se quindi per Hegel il sentimento era un punto di partenza solo<br />

apparente, un principio sterile, per <strong>Feuerbach</strong> è invece il fondamento 61 .<br />

Proprio nell'enunciazione di questo il critico del<strong>la</strong> religione richiama <strong>la</strong><br />

famosa obiezione hegeliana, secondo cui<br />

anche gli animali si sentono dipendenti e tuttavia <strong>non</strong> hanno religione.<br />

55 Vorlesungen ùber die Philosophie der Religion ..., I, pp. 99-103 [tr. it.<br />

cit., pp. 151-54].<br />

56 Religionsphilosophie ..,, I, p. 317.<br />

57 21» l r , anche 15r-16>', cfr. G. W., X, pp. 6-7, 34 [tr. it. cit., pp. 42-3,<br />

71-2].<br />

58 21 a 2 T .<br />

59 Ivi, 3 V .<br />

« Ivi, 4r .<br />

61 La prima redazione e <strong>la</strong> prima appendice prendono le mosse proprio dal<br />

problema del cominciamento, enunciato nelle Lezioni da Hegel, e ne danno una*<br />

soluzione diametralmente opposta, cfr. ivi, l r e 21 b l r .


142 CAPITOLO QUINTO<br />

La sua risposta suona come una mera tautologia o un circolo vizioso: '<br />

qui in realtà si tratta del sentimento di dipendenza dell'uomo 62 .<br />

•Che cosa aggiunge <strong>la</strong> specificazione « dell'uomo »? Anche Hegel, e pro­<br />

prio in quel contesto, aveva riconosciuto <strong>la</strong> specificità del<strong>la</strong> sensazione<br />

<strong>umana</strong> tó . Il problema era quello di individuarne l'origine, il fondamento.<br />

Nel<strong>la</strong> prima enunciazione del sensismo <strong>Feuerbach</strong> si limitava a ri­<br />

badire che i sensi umani, a differenza di quelli degli animali, erano uni­<br />

versali M e, sicuro con questo di aver evitato le secche dell'empirismo,<br />

si era anche provato, seguendo uno spunto offerto da Hegel, che aveva<br />

tracciato una possibile derivazione sensistica da Luterò a Schleierma-<br />

cher 65 , a interpretare nell'Essenza del<strong>la</strong> fede secondo Luterò l'intero<br />

contenuto del cristianesimo, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> salvezza, come<br />

il riflesso del meccanismo del bisogno e del desiderio, fatto di negazione<br />

e di affermazione 66 . L'orizzonte antropocentrico fu attaccato, e proprio<br />

in re<strong>la</strong>zione a questo scritto, da Daumer, che <strong>non</strong> solo gli era stato ami­<br />

co, ma aveva anche condiviso <strong>la</strong> sua lotta antiteologica 67 . Questi con<br />

abbondanza di argomenti contestò <strong>la</strong> presunta superiorità e universalità<br />

dei sensi umani, come pure <strong>la</strong> pretesa di fondare esclusivamente sull'uo­<br />

mo una morale e vide in questa posizione una riedizione dell'idealismo,<br />

« l'idealismo del sentimento e del<strong>la</strong> sensibilità » 68 .<br />

Nel<strong>la</strong> versione definitiva <strong>Feuerbach</strong> rie<strong>la</strong>borò <strong>la</strong> sua argomentazione<br />

estrapo<strong>la</strong>ndo<strong>la</strong> dal contesto del<strong>la</strong> discussione con Hegel:<br />

Questa dipendenza è inconscia e irriflessa nell'animale e nell'uomo allo sta­<br />

dio animale; innalzarsi al<strong>la</strong> religione significa far<strong>la</strong> giungere al livello del<strong>la</strong> co­<br />

scienza, rappresentarse<strong>la</strong>, prender<strong>la</strong> in considerazione, proc<strong>la</strong>mar<strong>la</strong> 69 .<br />

La distanza fra l'uomo e l'animale <strong>non</strong> è più vista nel<strong>la</strong> sensibilità in<br />

• quanto tale, bensì nel<strong>la</strong> coscienza. E allora <strong>Feuerbach</strong> <strong>non</strong> da ragione ad<br />

62 21» ir.<br />

63 Religionsphilosophie ..., I, p. 131.<br />

M Grundsàtze ..., in: G. W., IX, pp. 335-36 [tr. it. cit., pp. 270-71]; Wider<br />

• den Dualismus ..., in: G. W., X, pp. 143-44 [tr. it. cit., p. 122].<br />

65 G<strong>la</strong>uben una Wissen ..., p. 384.<br />

66 G. W., IX, pp. 360-61.<br />

67 Cfr. le lettere di Daumer a <strong>Feuerbach</strong> del 1842, in: S. W., XIII, pp. 89,<br />

' 96-8.<br />

68 G. F. Daumer, op. cit., pp. 8-20.<br />

® G. W., X, p. 5.


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 14><br />

Hegel, che proprio lì aveva individuato <strong>la</strong> radice del<strong>la</strong> religione?<br />

Le sue difficoltà fra Hegel e Schleiermacher sono tangibili. Da un<br />

<strong>la</strong>to egli con Schleiermacher è sempre più convinto dell'impossibilità di<br />

conciliare religione e filosofia 70 e dell'esigenza di trovare al di fuori del<strong>la</strong><br />

sfera teoretica <strong>la</strong> radice del<strong>la</strong> fede, d'altro <strong>la</strong>to <strong>non</strong> rinuncia ad applicare,<br />

sul<strong>la</strong> scorta di Hegel, l'analisi razionale alle credenze e ai riti. Il pro­<br />

blema del rapporto tra sensibile e razionale, percezione e coscienza è<br />

qui necessariamente implicato: interessante è allora osservare se e in<br />

quale misura <strong>Feuerbach</strong> nel corso dell'opera se ne sia reso conto. Certa­<br />

mente egli aveva già respinto <strong>la</strong> separazione in due sfere ontologica­<br />

mente diverse e aveva riportato <strong>la</strong> seconda al<strong>la</strong> prima 71 , tuttavia <strong>non</strong> po­<br />

teva ignorare i problemi gnoseologici connessi e pretendere di aver già<br />

risolto tutto.<br />

Una prima dirczione nel<strong>la</strong> quale l'Essenza del<strong>la</strong> religione si muove<br />

è quel<strong>la</strong> del recupero dell' oggettività. Tale impegno era stato<br />

esplicitamente annunciato nell'Essenza del<strong>la</strong> fede secondo Luterò 12 , di<br />

cui l'autore aveva sentito in un certo senso <strong>la</strong> parzialità prima ancora<br />

che Daumer ne attaccasse l'antropocentrismo soggettivistico, fondamen­<br />

to di una « morale diabolica » 73 . In realtà egli con <strong>la</strong> nuova opera si pro­<br />

poneva di ovviare a una serie di critiche mossegli a partire dall'Essenza<br />

del cristianesimo, quelle di soggettivismo. La sua contestazione dell'esi­<br />

stenza di Dio e del mondo delle idee attraverso il concetto di alienazio­<br />

ne aveva portato l'attenzione sull'uomo come soggetto conoscitivo e fon­<br />

damento di verità. Il suo possibile avvicinamento al<strong>la</strong> soggettività fich-<br />

tiana, colto dal figlio del grande filosofo idealista, I. H. Fichte 74 , o da<br />

70 Proprio qui U. Perone vede <strong>la</strong> continuità di una sotterranea linea teolo­<br />

gica, che da Schleiermacher arriverebbe a <strong>Feuerbach</strong> (Teologia ed esperienza reli­<br />

giosa in <strong>Feuerbach</strong>, Mi<strong>la</strong>no 1972, pp. 28-32, 50-1, 199, 208-09). Su specifiche affi­<br />

nità con Schleiermacher si sofferma anche H. - J. Braun, che nel feuerbachiano<br />

sentimento di dipendenza ravvisa una profondità <strong>non</strong> riducibile a semplice paura<br />

(Die Religionsphilosophie <strong>Ludwig</strong> Feuerhachs. Kritik una Annahme des Religiosen,<br />

Stuttgart - Bad Cannstatt 1972, pp. 120-21, 124-25, 132-34, 165).<br />

71 G. W., IX, pp. 323-26 [tr. it. cit., S. F., pp. 258-61].<br />

72 Ivi, p. 408.<br />

73 G. F. Daumer, op. cit., pp. 8-10.<br />

74 I. H. Fichte, Die philosophische Litteratur der Gegenwart. Die Radikalen<br />

in der Speku<strong>la</strong>tion, in: « Zeitschrift fur Philosophie und speku<strong>la</strong>tive Theologie »,<br />

1844 (XIII), pp. 308-10; mi sia consentito rinviare anche ai rilievi già fatti nel'<br />

precedente <strong>la</strong>voro, <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> dialettica dell'essere ..., pp. 23-7.


144 CAPITOLO QUINTO<br />

'Constantin Frantz 75, il suo aperto richiamo a Schleiermacher, <strong>non</strong> pote­<br />

vano <strong>non</strong> aggravare i sospetti, che fin dall'inizio J. Miiller aveva espres­<br />

so rispetto a una conoscenza <strong>umana</strong> che <strong>non</strong> può andare al di là del<strong>la</strong><br />

sua essenza, rispetto a un oggetto, che è sempre oggettivazione del sog-<br />

. getto 7Ó .<br />

Nel<strong>la</strong> sua replica <strong>Feuerbach</strong> aveva cercato fin dall'inizio di respin­<br />

gere l'accusa di soggettivismo.<br />

Nessuna accusa più infondata di questa! Dal fatto che gli oggetti, poiché e<br />

in quanto sono conosciuti dall'uomo, sono specchio del<strong>la</strong> sua essenza, <strong>non</strong> segue<br />

minimamente l'irrealtà degli oggetti o <strong>la</strong> mera soggettività del<strong>la</strong> conoscenza. Basta<br />

un esempio per liquidare in breve <strong>la</strong> questione. Caio è uno studioso di mineralo­<br />

gia; chi <strong>non</strong> sa che è un appassionato di mineralogia <strong>non</strong> sa che cosa è lui —<br />

il suo corpo e <strong>la</strong> sua anima [...] Ma da questo <strong>non</strong> segue affatto che <strong>la</strong> minera­<br />

logia sia solo una rappresentazione illusoria dell'uomo 77 .<br />

Ogni conoscenza è dunque oggettivazione di sé, alienazione del sog­<br />

getto, questo però <strong>non</strong> significa che ogni oggetto sia irreale. Tale irreal­<br />

tà, egli precisava nel seguito, valeva solo per gli oggetti « interni », crea­<br />

ti da un bisogno e coincidenti con <strong>la</strong> loro rappresentazione 78 . La preci­<br />

sazione era nel<strong>la</strong> linea di quel sensualismo che stava e<strong>la</strong>borando proprio<br />

allora e in base al quale prima dell'oggettivazione, prima del<strong>la</strong> costru­<br />

zione soggettiva, esisteva un condizionamento esteriore.<br />

oo j<br />

II pensiero vero e oggettivo, <strong>la</strong> vera e oggettiva filosofia si generano dal<strong>la</strong><br />

negazione del pensare, dal<strong>la</strong> determinazione da parte dell'oggetto, dal<strong>la</strong> pas­<br />

sione, fonte di ogni appetito e di ogni bisogno 79 .<br />

Solo attraverso i sensi un oggetto viene dato in senso autentico 80 .<br />

Solo nel<strong>la</strong> sensazione, solo nell'amore il ' questo ' — questa persona, questa<br />

cosa — cioè il partico<strong>la</strong>re assume un valore infinito 81 .<br />

L'Essenza del<strong>la</strong> religione, soprattutto nel<strong>la</strong> prima redazione, rap­<br />

presenta un tentativo per spiegare coerentemente sul<strong>la</strong> base del sensua-<br />

75 C. Frantz, Uber den Atheismus mit besonderer Bezugttahme auf <strong>Ludwig</strong><br />

<strong>Feuerbach</strong>, Berlin 1844, pp. 3-8.<br />

76 I brani dell'Essenza del cristianesimo continuamente citati sono quelli in-<br />

;troduttivi sull'essenza dell'uomo in generale, cfr. G. W., V, pp. 33-7.<br />

77 G. W., IX, p. 179.<br />

78 Ivi, p. 184.<br />

79 Ivi, p. 254 [tr. it. cit., S. F., p. 188].<br />

80 Ivi, p. 316 [tr. it. cit., S. F., p. 251].<br />

81 Ivi, p. 316 [tr. it. cit., 5. F., p. 252].


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 145<br />

lismo l'oggettivazione religiosa. Gli era stato infatti chiesto: se <strong>la</strong> reli­<br />

gione è patologia, è « pazzia », come spiegarne l'origine, <strong>la</strong> durata nel<strong>la</strong><br />

storia? Qual era il principio di una pazzia, così « necessaria »? 82 . Nel­<br />

l'opera egli risponde che al<strong>la</strong> base di un'oggettivazione fantastica c'è un<br />

rapporto reale, sensibile. Se nel bisogno l'uomo proietta fuori di sé i<br />

suoi desideri **, è perché realmente esistono esseri al di fuori di lui, im­<br />

plicati nel<strong>la</strong> sua struttura sensibile.<br />

Su questa re<strong>la</strong>zione originaria si fondano le successive re<strong>la</strong>zioni<br />

dello spirito, anche <strong>la</strong> rappresentazione. Questa è, come già in Hegel,<br />

sfera intermedia, subalterna. Se nel maestro era <strong>la</strong> prima dimostrazione<br />

dell'agire dello spirito, del suo superamento dell'immagine nel<strong>la</strong> gene­<br />

ralità del pensiero M , nel filosofo sensualista è al contrario <strong>la</strong> prova tan­<br />

gibile del fatto che tale presunto superamento è solo apparente, illuso-<br />

rio 85 . I diritti del<strong>la</strong> sensibilità, dell'empiria, già fatti valere da Feuer-<br />

bach contro l'ascetismo cristiano e l'astrazione specu<strong>la</strong>tiva 86 , ritornano<br />

qui con i tratti delle antiche furie:<br />

Proprio come l'assassino è perseguitato dall'immagine dell'ucciso, cosi l'uomo,<br />

che abbandona <strong>la</strong> verità sensibile, è qui pur tuttavia perseguitato dallo spettro di<br />

essa 87 .<br />

Il morto si aggira sempre davanti ai miei occhi e attizza incessantemente il<br />

fuoco infernale del<strong>la</strong> mia cattiva coscienza [...] Cosi è anche qui. Dio in quanto<br />

essere astratto è <strong>la</strong> negazione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> come oggetto dell'intuizione sensibile —<br />

il culmine dell'astrazione dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, dal<strong>la</strong> sensibilità. Lo spirito del<strong>la</strong> sensibilità<br />

soppressa però perseguita l'assassinio fin sulle più alte vette del<strong>la</strong> sua astrazione<br />

sopran<strong>natura</strong>le. La rappresentazione di un essere diverso rispetto a quello che rap­<br />

presenta, pensa o è rappresentato, pensato, rimane — questo spettro del<strong>la</strong> sen­<br />

sibilità è F esistenza di Dio 88 .<br />

L'ampio spazio, dedicato nel<strong>la</strong> prima redazione alle prove dell'esi­<br />

stenza di Dio, al<strong>la</strong> dottrina del<strong>la</strong> Trinità, alle questioni connesse al dog­<br />

ma dell'incarnazione si può spiegare proprio con <strong>la</strong> necessità di conte­<br />

stare quel superamento del finito, quel<strong>la</strong> negazione del mondo, quel-<br />

82 C. Frantz, op. cit., p. 113.<br />

83 Cfr. 21*4.<br />

84 G. W. F. Hegel, Vorlesungen ùber die Philosophie der Religion ..., I,<br />

pp. 106-115 [tr. it. cit., I, pp. 157-65]. Cfr. a questo proposito A. Chapelle, Hegel<br />

et <strong>la</strong> religton, I, Namur 1964, pp. 120.<br />

« G. W., IX, p. 311 [tr. it. cit., 5. F., p. 246].<br />

86 G. W., V, pp. 182-84, 311-14.<br />

87 21 a 6v-7r nota.<br />

88 » ^<br />

6 F. TOMASONI, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>.


146 CAPITOLO QUINTO<br />

l'affermazione del concetto come totalità, come vivente capace di me­<br />

diare sé stesso, che Hegel vi aveva scorto 89 . Al<strong>la</strong> radice del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zio­<br />

nalità creativa, soggettiva dell'uomo rimane una re<strong>la</strong>zionalità costitutiva,<br />

oggettiva, il rapporto uomo-<strong>natura</strong>. Se il Miiller poteva qui riconoscere<br />

<strong>non</strong> una soluzione al problema del soggettivismo, da lui sollevato, bensì<br />

una conferma di quanto aveva temuto, ossia <strong>la</strong> caduta nel <strong>natura</strong>lismo,<br />

anzi nel « materialismo », come conseguenza del<strong>la</strong> negazione di Dio *,<br />

anche i fichtiani, che pur avevano apprezzato il ritorno al<strong>la</strong> soggettività,<br />

respingevano una sua interpretazione in senso empiristico. Per I. H.<br />

Fichte <strong>Feuerbach</strong> ritornava indietro rispetto a Kant e ricadeva in un<br />

empirismo acritico di stampo lockiano 91 :<br />

egli <strong>non</strong> ha imparato nul<strong>la</strong> e ha dimenticato tutto 92 ,<br />

concludeva. E C. Frantz, richiamando anche Jacobi, sottolineava come<br />

questa presunta sicurezza dei sensi fosse piuttosto una fede 93 . Era dun­<br />

que necessario che <strong>Feuerbach</strong> nel momento in cui presentava come re­<br />

<strong>la</strong>zione fondamentale, costitutiva <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione uomo-<strong>natura</strong>, giustificasse<br />

criticamente il suo principio. Questa richiesta era stata avanzata anche,<br />

su un altro versante, da E. Zeller, che nel<strong>la</strong> recensione al<strong>la</strong> prima edi­<br />

zione dell'Essenza del cristianesimo aveva riproposto il problema del­<br />

l'obiettività del conoscere, per nul<strong>la</strong> soddisfatto delle risposte di Feuer­<br />

bach. Se infatti, egli chiedeva, ogni conoscenza in quanto obiettivazio-<br />

ne, si fonda su una identità, come può l'uomo conoscere un oggetto di­<br />

verso da lui, come può conoscere <strong>la</strong> <strong>natura</strong>? Se si mantiene <strong>la</strong> diversità<br />

dell'uomo del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, si finisce per rimanere in un « idealismo sogget­<br />

tivistico, senza <strong>natura</strong> », se al contrario <strong>la</strong> si elimina, si cade nel « ma­<br />

terialismo volgare ». Come riusciva <strong>Feuerbach</strong> a evitare questi esiti, a<br />

parole ugualmente respinti? **. Zeller indicava anche due direzioni, ri­<br />

spetto alle quali l'approfondimento di <strong>Feuerbach</strong> era mancato. In primo<br />

89 G. W. F. Hegel, Vorlesungen iiber die Philosophie der Religion ..., I,<br />

pp. 164-99, 206-225; III (Leipzig 1929), pp. 37-53 [tr. it. eh., I, pp. 208-38, 244-<br />

262; II, pp. 252-66].<br />

90 Su questo punto si vedano le osservazioni di E. Schneider, Die Theologie<br />

una <strong>Feuerbach</strong>s Religionskritik, Gòttingen 1972, pp. 33-4, 45-6.<br />

91 I. H. Fichte, art. cit., pp. 310-15.<br />

Ivi, p. 315.<br />

93 C. Frantz, op. cit., p. 103.<br />

94 E. Zeller, « Das Wesen des Cbristentums ». Von L. <strong>Feuerbach</strong>, in: « Theolo<br />

gische Jahrbiicher» (1843), IL Heft, pp. 329-330.


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 147<br />

luogo sollevava il problema cosmologico, necessariamente implicato in<br />

quello gnoseologico: come spiegare <strong>la</strong> derivazione dell'uomo dal<strong>la</strong> na­<br />

tura? 9S . Poi insisteva sul<strong>la</strong> necessità di una maggiore attenzione al<strong>la</strong> sto­<br />

ria, rispetto al<strong>la</strong> quale stigmatizzava un apriorismo di fondo, incapace<br />

di distinguere nel cristianesimo le origini e gli sviluppi successivi, di in­<br />

dividuare pertinenti connessioni storiche e specifiche differenze fra le<br />

varie religioni 96 .<br />

Alle istanze critiche sollevate <strong>Feuerbach</strong> cercò nel corso del <strong>la</strong>voro<br />

di dare una risposta: lo dimostrano le modifiche e le aggiunte apportate<br />

al<strong>la</strong> prima redazione. Se al<strong>la</strong> fine si dovrà registrare con Rudolf Haym<br />

il fallimento 97 e riprendere così i rilievi dello Zeller o del Frantz, ciò<br />

<strong>non</strong> sarà certo perché l'autore <strong>non</strong> abbia colto l'importanza delle proble­<br />

matiche proposte.<br />

NATURA E STORIA: PER UNA NUOVA INTEGRAZIONE.<br />

Fin dal<strong>la</strong> sua prima redazione <strong>la</strong> nuova opera è inquadrata in uno<br />

schema storiografico, che richiama quello hegeliano. Come in Hegel il<br />

concetto del<strong>la</strong> religione si dispiegava concretamente nel<strong>la</strong> storia 98 , cosi<br />

per <strong>Feuerbach</strong> l'essenza del<strong>la</strong> religione si dimostra nello sviluppo delle<br />

diverse credenze e culti. Per ambedue lo scopo ultimo è <strong>la</strong> « libertà del­<br />

l'uomo dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> », ossia il rovesciamento dell'iniziale rapporto di<br />

dipendenza ".<br />

Infatti l'uomo cerca, mediante <strong>la</strong> sua volontà [...] di far dipendere<br />

da sé ciò da cui si sente dipendente 10°.<br />

Nel<strong>la</strong> religione io voglio rendere dipendente da me ciò che da me <strong>non</strong><br />

dipende 101 .<br />

95 Ibid.<br />

96 Ivi, pp. 340-41, 363-64. Cfr. anche dello stesso A., <strong>la</strong> recensione al<strong>la</strong> seconda<br />

edizione dell'Essenza del cristianesimo, in « Theologische Jahrbiicher » (1844), II.<br />

Heft, pp. 341-44.<br />

97 R. Haym, <strong>Feuerbach</strong> und die Philosophie..., cit., pp. 5-8, 20-1, 29-31,<br />

47, 99.<br />

98 Vorlesungen tiber die Philosophie der Religion ..., II/l, Leipzig 1927, pp.<br />

5-6 [tr. it. cit., I, pp. 343-44].<br />

99 Ivi, II/l, pp. 6-7, 11-7 [tr. it. cit., I, pp. 344-45, 348-53]; cfr. L. <strong>Feuerbach</strong>,<br />

G. W., X, p. 34 [tr. it. cit., p. 72] e già <strong>la</strong> prima redazione, 21a 16 V .<br />

100 21* 18r.<br />

101 Ivi, 20^.


148 CAPITOLO QUINTO<br />

Agli estremi di questa impresa stanno per ambedue <strong>la</strong> religione <strong>natura</strong>le<br />

e il monoteismo cristiano: nel primo tale rovesciamento è solo embrio­<br />

nale, nel secondo totale. Mentre là si pone una unità immediata di na­<br />

tura e spirito, di oggettivo e soggettivo, qui tale unità è spezzata e me­<br />

diata dallo spirito stesso. Se là è l'oggettivo che viene rivestito dei ca­<br />

ratteri del<strong>la</strong> soggettività in una contaminazione, che mantiene l'uomo<br />

vinco<strong>la</strong>to e sottomesso, qui è il soggettivo che si eleva a vera oggetti-<br />

vità e rende <strong>la</strong> <strong>natura</strong> un mezzo, strumento del<strong>la</strong> sua potenza 102 .<br />

E il procedimento del<strong>la</strong> religione consiste nel fatto che mentre dapprima il<br />

soggettivo dipende dall'oggettivo, questo rapporto viene addirittura rovesciato e<br />

l'oggettivo fatto dipendere dal soggettivo; in altri termini, mentre l'uomo dapprima<br />

ritiene sua essenza, sua origine l'essere del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, poi concepisce piuttosto il<br />

suo essere quale essenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, sicché mentre inizialmente si sottomette al<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>, in seguito e al<strong>la</strong> fine si sottomette <strong>la</strong> <strong>natura</strong> 103 .<br />

<strong>Feuerbach</strong> ripropone allora <strong>la</strong> collocazione hegeliana del cristiane­<br />

simo come religione assoluta:<br />

La religione cristiana necessariamente è l'unica vera, che ha colto il senso<br />

del<strong>la</strong> religione avendo insignito un uomo reale del<strong>la</strong> potenza e del<strong>la</strong> maestà di Dio<br />

e superato l'ambiguità dell'antico Dio, che minacciava sempre di ricadere nel<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> 10*.<br />

Se l'incarnazione è <strong>la</strong> suprema manifestazione del<strong>la</strong> realtà di Dio crea­<br />

tore, come già era detto nell'Essenza del cristianesimo vs , questo è a<br />

sua volta <strong>la</strong> piena realizzazione del Dio monoteistico, del Dio signore<br />

assoluto 106 . Come già nelle Tesi era stata suggerita un'equivalenza fra il<br />

supremo capo dello stato e Dio 107 , così neH'Essenza detta religione è sta­<br />

bilita una corre<strong>la</strong>zione fra l'affermazione sempre più decisa del teismo<br />

e quel<strong>la</strong> delle leggi politiche e morali. Il processo religioso verso il cul-<br />

mine è delineato, come già in Hegel, quale parte di un complesso movi-<br />

102 Ivi, 24r-25r, 31 V ; cfr. G. W. F. Hegel, Vorlesungen ùber die Philosophie<br />

der Religion ..., II/l, pp. 9-21 [tr. it. cit., I, pp. 347-56].<br />

103 21» 17f-v .<br />

«* Ivi, 38*.<br />

i°5 G. W., V, pp. 101-04, 108-112.<br />

106 21» 31r-37v . Sull'importanza del collegamento fra signoria, potenza e crea­<br />

zione, cfr. già le Lezioni del 1821, G. W. F. Hegel, Religionsphilosophie ..., I,<br />

pp. 259, 279-87.<br />

«" G. W., IX, pp. 262-63 [tr. it. cit., pp. 197-98J.


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 149<br />

mento « spirituale », che coinvolge tutte le più diverse sfere del<strong>la</strong> vita<br />

<strong>umana</strong>, <strong>la</strong> politica, <strong>la</strong> tecnica, <strong>la</strong> morale, il diritto.<br />

Come arrivò però l'uomo a questa differenza dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>? Mediante l'asso­<br />

ciazione con altri uomini in una comunità, in cui diventa oggetto all'uomo <strong>la</strong><br />

dipendenza <strong>non</strong> più da esseri <strong>natura</strong>li semplicemente o da esseri <strong>natura</strong>li<br />

personificati, bensì da esseri realmente umani. Una volta che l'uomo abbia comin­<br />

ciato a coltivare <strong>la</strong> terra, a fondare città, ha già perso <strong>la</strong> fede nel<strong>la</strong> prote­<br />

zione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, <strong>non</strong> si affida più al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, ma fonda <strong>la</strong> sua esistenza sul<strong>la</strong><br />

sua attività e al contrario del<strong>la</strong> sua prima esperienza, in cui era colpito solo dal­<br />

l'impossibilità del<strong>la</strong> sua esistenza senza <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, sperimenta ora il fatto che essa<br />

<strong>non</strong> può esistere senza di lui, senza <strong>la</strong> sua attività, <strong>la</strong> sua volontà, il suo<br />

intelletto 10S .<br />

La vita comincia a dipendere in prima istanza dal<strong>la</strong> comunità <strong>umana</strong>,<br />

dal<strong>la</strong> legge morale e civile, dall'autorità politica 1W .<br />

Il sovrano del<strong>la</strong> vita e del<strong>la</strong> morte è il legis<strong>la</strong>tore morale no .<br />

C'è dunque una corre<strong>la</strong>zione fra raffermarsi dello stato, del<strong>la</strong> legge sul<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> e il monoteismo:<br />

Questa potenza del<strong>la</strong> legge in quanto potenza <strong>natura</strong>le si impone peraltro<br />

con partico<strong>la</strong>re evidenza solo nel monoteismo, dove tutta <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è assunta ad<br />

attributo di quell'unico essere ni .<br />

Su questo presunto superamento <strong>Feuerbach</strong> pronuncia un giudizio<br />

drasticamente negativo: si è trattato di un atto violento, che ha spo­<br />

gliato <strong>la</strong> <strong>natura</strong> del<strong>la</strong> sua autonomia.<br />

Benché l'essere <strong>natura</strong>le e quello comunitario o politico siano qui un unico<br />

e identico essere, tuttavia <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è subordinata al<strong>la</strong> comunità; essa è solo l'ese-<br />

cutrice, il braccio del<strong>la</strong> giustizia punitiva o ricompensatrice, <strong>la</strong> forza per mezzo<br />

del<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> legge si fa valere, ottiene autorità 112 .<br />

Come egli si innalza al<strong>la</strong> differenza, all'autocoscienza, come concepisce sé<br />

stesso come un essere che vede, ascolta, percepisce, gode, così <strong>la</strong> <strong>natura</strong> gli diventa<br />

oggetto solo come un essere cieco e sordo, privo di autonomia, destinato solo ad<br />

essere goduto, utilizzato, <strong>non</strong> capace esso stesso di godere, un mero oggetto 113 .<br />

108 21* 27r .<br />

m Ivi, 28*-29r.<br />

110 Ivi, 28V .<br />

111 Ibid.<br />

112 Ivi, 30*.<br />

113 Ibid.


150 CAPITOLO QUINTO<br />

Le ampie pagine sul<strong>la</strong> teleologia tendono a dimostrare questa de­<br />

gradazione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Se <strong>Feuerbach</strong> quindi riprende lo schema storio­<br />

grafico hegeliano 114 , è per contestarne proprio lo scopo finale: l'esalta­<br />

zione del<strong>la</strong> sintesi cristiana. Il cristianesimo <strong>non</strong> è <strong>la</strong> conciliazione defi­<br />

nitiva, ma il culmine del<strong>la</strong> dissociazione, perciò vengono applicate ad<br />

esso le osservazioni che Hegel aveva fatto sul Dio terribile degli Ebrei m<br />

o sull'imperatore dispotico dei Romani 116 . Le critiche al<strong>la</strong> patologia in­<br />

<strong>natura</strong>le del cristianesimo, già contenute nell'opera del 1841 117 , <strong>la</strong> de­<br />

mistificazione di idee astratte elevatesi a soggetto, come quel<strong>la</strong> dello<br />

stato e del sovrano, compiuta già nelle Tesi m , confluiscono qui in un<br />

quadro storico complessivo, che sembra abbracciare l'intero sviluppo re­<br />

ligioso, anzi l'intero progresso umano. Se Hegel lo giustificava in quanto<br />

graduale fondazione dello spirito, <strong>Feuerbach</strong> lo condanna in quanto vio­<br />

lenza sul<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

È una violenza che nasce da una iniziale situazione disperata:<br />

La religione è <strong>la</strong> folle autoaffermazione dell'uomo, infatti egli nega sé stesso<br />

solo per rendere <strong>umana</strong> <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, per sottometter<strong>la</strong> ai suoi sentimenti, alle sue<br />

esigenze — egli versa sangue per infonderle sentimenti umani 119 .<br />

Egli trasforma o tenta di trasformare ciò che è inumano, ciò che annienta<br />

l'uomo in un essere umano. L'oscuro presentimento dell'insensibilità dell'oggetto<br />

venerato si fa valere nell'insensibilità con cui egli fa un sacrificio per rendere sen­<br />

sibile ciò che <strong>non</strong> ha sentimenti 13°.<br />

Quello che qui è detto riguarda direttamente le religioni <strong>natura</strong>li.<br />

Se già in queste per Hegel lo spirito iniziava il suo superamento del<strong>la</strong><br />

114 Che gli schemi storiografici feuerbachiani abbiano eminentemente una fun­<br />

zione metodologica di illuminazione del presente, di chiarificazione del punto di<br />

vista dell'autore e <strong>non</strong> si propongano di abbracciare l'intero sviluppo storico in<br />

quanto tale è riconosciuto anche da L. Casini, che pure ne ha sottolineato l'impor­<br />

tanza, cfr. Storia e umanesimo in <strong>Feuerbach</strong>, Bologna 1974, pp. 99-100, inoltre<br />

pp. 12, 74-5 n.<br />

115 Vorlesungen uber die Philosophie der Religion ..., 11/2, Leipzig 1927, pp.<br />

91-98 [tr. it. cit., II, pp. 83-90].<br />

116 Ivi, II/2, pp. 236-42 [tr. it. cit., II, pp. 212-18]. Cfr. già nelle Lezioni<br />

del 1821 l'ampia analisi su questo punto, Religionsphilosophie, I,... pp. 471-75<br />

117 G. W., V, 112-25, 189, 198-200, 205, 219-222, 232-36, 240-45, 263, 271-72,<br />

279-80, 290-92, 349, 361-63, 441-43.<br />

118 G. W., IX, p. 262 [tr. it. cit., pp. 197-98].<br />

119 21» 25 V .<br />

12° Ivi, 26r .


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 151<br />

<strong>natura</strong> m , per <strong>Feuerbach</strong> si pone nel modo più immediato e stridente <strong>la</strong><br />

contraddizione che sarà rovesciata, ma <strong>non</strong> risolta. Lo scopo dunque<br />

del<strong>la</strong> religione, <strong>la</strong> libertà, <strong>non</strong> viene raggiunto. Questo giudizio coinvolge<br />

<strong>non</strong> solo l'evoluzione delle religioni, ma anche <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> civiltà, che<br />

si intreccia con esse. All'ottimismo storico-teologico di Hegel <strong>Feuerbach</strong><br />

oppone un pessimismo ateo e <strong>natura</strong>listico. Quel<strong>la</strong> dipendenza <strong>natura</strong>le,<br />

che l'uomo aveva cercato di togliere, in realtà è insopprimibile, inelimi­<br />

nabile. Nell'analisi del dominio politico e morale <strong>Feuerbach</strong> continua a<br />

ribadire come <strong>la</strong> base di tale potere rimanga pur sempre quel<strong>la</strong> <strong>natura</strong><br />

degradata al rango di mero mezzo.<br />

Chi ti dice: <strong>non</strong> devi infrangere il giuramento, è lo stesso che ha per sim­<br />

bolo del<strong>la</strong> sua irresistibile, ineluttabile potenza il fulmine sterminatore. Lo stesso<br />

essere, che ti impone <strong>la</strong> terribile legge del<strong>la</strong> morte, ti impone <strong>la</strong> legge politica o<br />

morale 122 .<br />

Nell'animo si congiunge immediatamente al<strong>la</strong> trasgressione del<strong>la</strong> legge anche<br />

<strong>la</strong> rappresentazione del<strong>la</strong> pena, anche <strong>la</strong> paura del danno, e questo a maggior ra­<br />

gione ogni qual volta <strong>la</strong> rappresentazione del<strong>la</strong> legge si congiunge al<strong>la</strong> rappresen­<br />

tazione dell'essere <strong>natura</strong>le, al<strong>la</strong> potenza ineluttabile, dinanzi al<strong>la</strong> quale l'uomo pre­<br />

cipita nell'impotenza 1B .<br />

Queste analisi sulle radici <strong>natura</strong>li del diritto e del<strong>la</strong> morale prean­<br />

nunciano quelle degli ultimi anni m e dimostrano come quegli sforzi<br />

per dare una fondazione materialistica al mondo umano, al mondo cosid­<br />

detto dello spirito, abbiano qui <strong>la</strong> loro origine. Che significa infatti per<br />

<strong>Feuerbach</strong> aver ribadito all'inizio dell'Essenza detta religione che al sen­<br />

timento di dipendenza si connette indissolubilmente il sentimento di sé,<br />

se questo <strong>non</strong> può assolutamente prevalere? Che significa quel<strong>la</strong> libertà<br />

cercata e mai raggiunta nel<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> civiltà?<br />

Simili interrogativi, che sorgono spontanei al<strong>la</strong> lettura del<strong>la</strong> prima<br />

redazione dell'Essenza detta religione, possono essere utili per valutare<br />

le modifiche apportate nell'e<strong>la</strong>borazione successiva. Indubbiamente ac­<br />

cettare, sia pur con intenti critici, lo schema teleologie© hegeliano signi­<br />

ficava subirne <strong>la</strong> logica interna ed essere costretti a rinnegare <strong>non</strong> solo<br />

il cristianesimo, ma l'intera civiltà. Come <strong>non</strong> accusare di astrattezza<br />

m Vorlesungen ùber die Philosophie der Religion ..., lì/1, pp. 57-8 [tr. it.<br />

cit., I, pp. 387-88].<br />

122 21» 28r-v .<br />

123 Ivi, 29*.<br />

124 G. W., XI, pp. 15-6, 54-61, 82-102, 169-70 [tr. it. F. Andolfi, Spiritualismo<br />

e materialismo, Bari 1972, pp. 45-53, 77-100, 181-82]; S. W., X, pp. 311-16, 332-37.


152 CAPITOLO QUINTO<br />

tutto il discorso? 125 . E che cosa era questa <strong>natura</strong>? Certo i toni dram­<br />

matici, con cui è presentato il conflitto dell'uomo con essa, sembrereb­<br />

bero escludere l'appello nostalgico a una <strong>natura</strong> primigenia, madre di<br />

tutti. Ma che cosa rimaneva all'uomo se il suo tentativo di dominio era<br />

stato atto violento e vano?<br />

Anche nel<strong>la</strong> redazione definitiva è riconoscibile l'impianto origina­<br />

rio nel suo passaggio storico dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> al<strong>la</strong> civiltà, allo stato 126 , ma<br />

<strong>la</strong> sua valenza si è di molto attenuata <strong>la</strong>sciando al di là contenuti posi­<br />

tivi, che <strong>non</strong> possono essere in blocco gettati via nel<strong>la</strong> condanna del cri­<br />

stianesimo. Non si par<strong>la</strong> più né dello sviluppo dell'agricoltura, né del<strong>la</strong><br />

fondazione di città, ma soltanto dell'affermazione dispotica del potere<br />

politico. E questa è considerata nel suo aspetto ideologico in quanto tale,<br />

l'imperatore romano nei suoi titoli, Jahvé nelle sue prescrizioni. Corre­<br />

<strong>la</strong>to dunque del cristianesimo <strong>non</strong> è più l'intera civiltà <strong>umana</strong>, ma una<br />

certa ideologia politica di asservìmento del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e del<strong>la</strong> vita fisica<br />

al<strong>la</strong> « forza del<strong>la</strong> legge, dell'opinione, dell'onore, del<strong>la</strong> virtù » 127 . I due<br />

riferimenti storici all'impero romano e all'ebraismo sono al<strong>la</strong>rgati da due<br />

significativi rinvii al brahmanesimo e al codice di Menu. È proprio<br />

qui che si nota <strong>la</strong> novità. A quale stadio si colloca <strong>la</strong> religione e <strong>la</strong> ci­<br />

viltà indiana? In realtà qui lo schema geografico <strong>non</strong> coincide, come in<br />

Hegel, con uno sviluppo temporale e <strong>non</strong> tende all'esaltazione del<strong>la</strong> ci­<br />

viltà contemporanea e occidentale. Piuttosto che di due stadi, si tratta<br />

di due modi di vita, collocabili sincronicamente nello spazio, che è<br />

molto più « tollerante » del tempo m . Ne è prova <strong>la</strong> loro assimi<strong>la</strong>zione<br />

all'abitante del<strong>la</strong> campagna e all'abitante del<strong>la</strong> città. Dal<strong>la</strong> sua vita soli­<br />

tària a Bruckberg <strong>Feuerbach</strong> manifesta chiara simpatia per il primo, che<br />

si orienta<br />

sul<strong>la</strong> base dei segni dello zodiaco, che restano sempre uguali a sé stessi,<br />

125 Già prima dell'Essenza del<strong>la</strong> religione C. Frante aveva colto l'astrattezza<br />

di questa posizione che pretendeva di rifiutare tutto uno sviluppo storico come<br />

privo di « sostanza », op. cit., pp. 113, 149.<br />

126 G. W., X, pp. 43-6 [tr. it. cit., pp. 82-5].<br />

127 Ivi, p. 44 [tr. it. cit., p. 82].<br />

128 Zur Kritik der Hegelschen Philosophie, in: G. W., IX, p. 17 [tr. it. cit.,<br />

S. F., p. 48]. Già in quel contesto, in cui si apriva <strong>la</strong> critica al sistema hegeliano,<br />

si accennava al contrasto fra l'Oriente e l'Occidente e si indicava come « specifica<br />

caratteristica » di Hegel e del<strong>la</strong> sua scuo<strong>la</strong> <strong>la</strong> « propensione » per il secondo e<br />

<strong>la</strong> svalutazione del primo.


anziché<br />

VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 153<br />

sul<strong>la</strong> base dei segni sempre mutevoli dell'onore, del<strong>la</strong> moda e dell'opinione 129 .<br />

Non auspica però certamente un utopistico ritorno al<strong>la</strong> campagna per<br />

tutti. Se sottolinea che lo stesso merito degli abitanti di città, <strong>la</strong> storia,<br />

è motivato dal<strong>la</strong> « vanità », <strong>non</strong> nega tuttavia che essi abbiano « depo­<br />

sto ogni timidezza » e si siano fatti « valere come uomini » m, Dunque<br />

è qui contestata <strong>non</strong> <strong>la</strong> storia, <strong>non</strong> <strong>la</strong> « città », ma l'ideologia, che in<br />

essa e su di essa si è formata, l'ideologia antropocentrica ed eurocen­<br />

trica. Come abbiamo potuto osservare nel capitolo precedente a propo­<br />

sito del colonialismo, <strong>la</strong> valorizzazione dei due modi di vivere, in parti­<br />

co<strong>la</strong>re di quello che era stato considerato solo gradino, mezzo per l'altro,<br />

suggerisce un diverso rapporto fra i due, che <strong>non</strong> può essere se <strong>non</strong> di<br />

integrazione. Da qui il farsi confuso dell'iniziale schema hegeliano. La<br />

conciliazione, <strong>la</strong> sintesi <strong>non</strong> è stata ancora fatta e quel<strong>la</strong> che è proposta<br />

come tale è proprio perciò violenza.<br />

Grazie a una simile prospettiva anche le popo<strong>la</strong>zioni primitive <strong>non</strong><br />

sono più relegate a uno stadio infantile dell'umanità, in cui predomi­<br />

navano ancora le forze istintive del<strong>la</strong> paura e del timore e l'unica e<strong>la</strong>bo­<br />

razione era quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> fantasia eccitata. Nel<strong>la</strong> redazione definitiva si<br />

riconosce che esse hanno un pensiero, un pensiero, che nel<strong>la</strong> sua con­<br />

cretezza contiene verità, da noi dimenticate o abbandonate. In primo<br />

luogo hanno il senso dell'individualità, come determinatezza partico<strong>la</strong>re:<br />

essi [i cristiani] muovono ai pagani il rimprovero di ido<strong>la</strong>tria proprio per il<br />

fatto che questi ultimi si arrestano, nel loro rendimento di grazie e nelle loro pre­<br />

ghiere, al<strong>la</strong> creatura, senza innalzarsi al<strong>la</strong> causa prima, all'unica autentica causa di<br />

tutti i benefici. Ma devo io <strong>la</strong> mia esistenza ad Adamo il primo uomo? Lo venero<br />

come mio padre? [...] Forse che <strong>la</strong> mia individualità, inseparabile e indistinguibile<br />

da me e dal<strong>la</strong> mia esistenza, <strong>non</strong> è dipendente dal<strong>la</strong> individualità di questi miei<br />

genitori? Se io continuo ad andare a ritroso <strong>non</strong> finisco col perdere ogni traccia<br />

del<strong>la</strong> mia esistenza? m .<br />

L'uomo determinato, questo popolo, questa stirpe <strong>non</strong> dipende dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong><br />

in generale; <strong>non</strong> dal<strong>la</strong> terra in genere, ma da questo suolo e da questo paese, <strong>non</strong><br />

dall'acqua in genere, ma da quest'acqua, da questo fiume, da questa fonte [...]<br />

Con pieno diritto gli antichi popoli [...] pregavano quindi, come se fossero entità<br />

divine, i monti, gli alberi, gli animali, i fiumi e le fonti del loro paese 132 .<br />

129 G. W., X, p. 46 [tr. it. cit., pp. 85-6].<br />

130 Ivi, pp. 46-7 [tr. it. cit., pp. 85-6].<br />

131 Ivi, pp. 6-7 [tr. it. cit., pp. 43-4].<br />

132 Ivi, p. 5 [tr. it. cit., p. 41].


154 CAPITOLO QUINTO<br />

II loro pensiero rimaneva dunque più « attaccato al suolo ». Se que­<br />

sto era innegabilmente un limite, riconosciuto da <strong>Feuerbach</strong>, compor­<br />

tava però anche una comprensione del reale, che l'astrazione <strong>non</strong> deve<br />

sopprimere.<br />

È vero che quell'acqua, che <strong>la</strong> religione <strong>natura</strong>le considerava divina, è una<br />

sostanza composta, derivata da ossigeno ed idrogeno — ma essa è ad un tempo<br />

una <strong>natura</strong> nuova, eguale solo a sé stessa, originale, nel<strong>la</strong> quale le proprietà dei<br />

due elementi sono per sé stesse scomparse, sono tolte. È vero che <strong>la</strong> luce lunare,<br />

quel<strong>la</strong> che il pagano nel<strong>la</strong> sua ingenuità religiosa venera come una luce, che abbia<br />

in sé <strong>la</strong> sua fonte, è derivata — ma essa è ad un tempo diversa dal<strong>la</strong> diretta luce<br />

so<strong>la</strong>re, è una luce con propri caratteri, modificata dal<strong>la</strong> resistenza del<strong>la</strong> luna — una<br />

luce, insomma, che <strong>non</strong> sarebbe se <strong>non</strong> esistesse <strong>la</strong> luna, e <strong>la</strong> cui peculiarità sol­<br />

tanto in quest'ultima ha <strong>la</strong> sua radice 133 .<br />

Peculiare di questi passi, peculiare Gl'Essenza del<strong>la</strong> religione nel<strong>la</strong><br />

redazione definitiva è proprio l'avvicinamento del discorso scientifico al<br />

pensiero prescientifico. Si tratta, come abbiamo potuto notare nel capi­<br />

tolo precedente, di due interessi che si sono sempre più imposti nel<strong>la</strong><br />

preparazione dell'opera in un intreccio reciproco. Dalle stesse fonti giun­<br />

gevano sia le notizie sugli altri popoli, sia quelle sulle più recenti sco­<br />

perte scientifiche. L'originalità del<strong>la</strong> lettura di <strong>Feuerbach</strong> sta, come già<br />

abbiamo potuto constatare, nel<strong>la</strong> decodificazione dei messaggi originari,<br />

fondati in gran parte su presupposti eurocentrici, e nel<strong>la</strong> istanza di una<br />

nuova possibile sintesi che, recuperando valori importanti del pensiero<br />

primitivo, evitasse il rischio di chiudersi nelle proprie astrazioni.<br />

Esiste soltanto nel pensiero, nel<strong>la</strong> rappresentazione dell'uomo quel<strong>la</strong> serie<br />

ininterrotta delle cosiddette cause (o entità) finite che gli atei di un tempo consi­<br />

deravano indefinita e i teisti invece finita [...] Nel<strong>la</strong> realtà <strong>la</strong> noiosa univocità di<br />

questa serie causale viene interrotta e tolta dal<strong>la</strong> differenza, dal<strong>la</strong> individualità<br />

delle cose, che è qualcosa di nuovo, di autonomo, di unico, di definitivo, di asso­<br />

luto ».<br />

Questo modello fu quello che nelle rie<strong>la</strong>borazioni successive al<strong>la</strong><br />

prima stesura, come risulta dal<strong>la</strong> terza appendice, <strong>Feuerbach</strong> usò per<br />

spiegare l'origine del<strong>la</strong> vita. Egli fece suoi i più recenti dati geologici,<br />

fra questi annotò, come abbiamo visto, quelli del giovane viaggiatore<br />

Charles Darwin, ma si rese ben conto che le osservazioni e le ipotesi<br />

scientifiche riguardavano pur sempre le « condizioni », <strong>non</strong> <strong>la</strong> vita in<br />

133 Ivi, pp. 8-9 [tr. it. cit., pp. 44-5].<br />

134 Ivi, p. 8 [tr. it. cit., p. 44].


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 155<br />

quanto tale. Se le prime erano indispensabili per ogni discorso obiettivo,<br />

<strong>non</strong> bisognava però ignorare che <strong>la</strong> seconda era qualche cosa di nuovo,<br />

di unico. Lo sforzo per evitare il determinismo è evidente nel<strong>la</strong> formu­<br />

<strong>la</strong>zione:<br />

l'ossigeno, l'idrogeno, il carbonio, l'azoto si unirono in quelle tali combina­<br />

zioni, che condizionano l'esistenza del<strong>la</strong> vita organica 135 .<br />

Se <strong>la</strong> vita organica è novità rispetto alle sue condizioni, questo <strong>non</strong><br />

significa che essa debba essere dedotta da una superiore condizione o<br />

.. causa, Dio, ma che lo spiegare in quanto tale, proprio perché divide 136 ,<br />

<strong>non</strong> è mai del tutto adeguato all'accadere, al<strong>la</strong> sintesi in atto, che rimane<br />

punto di partenza e limite irraggiungibile. Questo discorso è allora <strong>la</strong><br />

negazione di ogni schema teo-teleologico o deterministico, che ponga<br />

già come principio il risultato finale. L'abbandono dello schema storico<br />

hegeliano <strong>non</strong> è quindi immediatamente rinuncia al<strong>la</strong> storia e immer­<br />

sione nostalgica nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, come interpretava Kriege, bensì rifiuto di<br />

interpretazioni storiografiche, per le quali tutto sia già scontato fin dal­<br />

l'inizio. Se un motivo fondamentale dell'originaria critica al maestro va<br />

ritrovata proprio qui 137, <strong>la</strong> difesa del<strong>la</strong> storicità reale ha significato per<br />

<strong>Feuerbach</strong> anche il richiamo al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, come orizzonte più aperto al<strong>la</strong><br />

novità 138 . L'Essenza del<strong>la</strong> religione fa certamente un passo avanti. A<br />

quanti fondavano <strong>la</strong> storia esclusivamente sull'uomo in quanto tale, in<br />

quanto diverso da tutto il resto, in quanto spirito 139, <strong>Feuerbach</strong> oppone<br />

l'evoluzione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> secondo una prospettiva, che avvicina il pen­<br />

siero primitivo al discorso scientifico. Rispetto al primo diventa impor­<br />

tante proprio nell'e<strong>la</strong>borazione dell'opera lo studio del culto degli ani­<br />

mali, espressione tangibile <strong>non</strong> più del<strong>la</strong> stupidità o del<strong>la</strong> disperazione<br />

<strong>umana</strong>, bensì del<strong>la</strong> sua insopprimibile dipendenza <strong>natura</strong>le, una verità,<br />

che solo ora, dopo le critiche del Daumer e dopo il confronto con <strong>la</strong><br />

scienza, trova un adeguato riconoscimento 14°. Essa è formu<strong>la</strong>ta in ter­<br />

mini evoluzionistici:<br />

135 Ivi, p. 20 [tr. it. cit., p. 57].<br />

136<br />

137 Si veda <strong>la</strong> contestazione del<strong>la</strong> storiografia hegeliana in nome del<strong>la</strong> storicità<br />

fin da Per <strong>la</strong> critica del<strong>la</strong> filosofia hegeliana, in: G. W., IX, pp. 19-24 [tr. it. cit.,<br />

pp. 50-6]; cfr. <strong>la</strong> decisa sottolineatura di L. Casini, op. cit., p. 195.<br />

138 G. W., IX, pp. 18-9 [tr. it. cit., S. F., pp. 49-50].<br />

139 C. Frantz, op. cit., pp. 116-21.<br />

1>40 Già in Per <strong>la</strong> critica detta filosofia hegeliana si riconosceva al<strong>la</strong> base del


156 CAPITOLO QUINTO<br />

come del resto dal basso e <strong>non</strong> dall'alto, <strong>non</strong> dai vertici, ma dalle pro­<br />

fondità del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> viene tutto ciò che sostiene l'uomo nel suo agire conscio e<br />

volontario, in quello che, solo, è chiamato comunemente umano, vengono tutte<br />

le sue doti e le sue buone disposizioni. Queste entità ausiliatrici, questi spiriti<br />

tute<strong>la</strong>ri dell'uomo erano in partico<strong>la</strong>re gli animali 141 .<br />

Se <strong>la</strong> storia <strong>natura</strong>le è delineabile come progresso verso il meglio,<br />

come elevazione verso l'alto, ogni passo ulteriore avviene sempre grazie<br />

a tutto quello che l'ha preceduto. Questa coscienza deve essere sempre<br />

viva nell'uomo, se <strong>non</strong> vuole che il progresso sia violenza, dettata da<br />

pericolosa arroganza. Alle manipo<strong>la</strong>zioni del<strong>la</strong> scienza e del<strong>la</strong> tecnica<br />

<strong>Feuerbach</strong> oppone l'insegnamento dei sacrifici primitivi: bisogna sì im­<br />

padronirsi del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, ma per « necessità », <strong>non</strong> per arroganza 142 te­<br />

nendo presente l'intero equilibrio <strong>natura</strong>le 143 . Si tratta quindi di recu­<br />

perare pienamente quel dinamismo <strong>natura</strong>le, negato, ma pur sempre<br />

utilizzato anche nei momenti più repressivi. Già nell'Essenza detta reli­<br />

gione <strong>la</strong> <strong>natura</strong> appare come <strong>la</strong> prima rivoluzionaria m . Nel<strong>la</strong> Questione<br />

dell'immortalità dal punto di vista dell'antropologia 14S e ancor più nel­<br />

<strong>la</strong> recensione a Moleschott 146 <strong>Feuerbach</strong> cercherà di indicare più concre­<br />

tamente quelle energie <strong>natura</strong>li, che sono al<strong>la</strong> base di radicali muta­<br />

menti storici.<br />

CRITICISMO E MATERIALISMO.<br />

Il farsi confuso dello schema originario, l'accumu<strong>la</strong>rsi di nuovo ma­<br />

teriale, l'inserimento di nuovi discorsi etnologici 147 , geologici e geogra­<br />

fici, sono, come abbiamo visto, il segno dell'abbandono di un'impalca­<br />

tura ancora idealistica e del<strong>la</strong> ricerca di una nuova sintesi, di una nuova<br />

culto degli animali un « senso buono e ragionevole », ma l'uomo continuava ad<br />

essere <strong>la</strong> « verità » dell'animale e questo a par<strong>la</strong>re nelle favole « al cuore » del<br />

fanciullo, cfr. G. W., IX, p. 18 [tr. it. cit., p. 49].<br />

141 G. W., X, p. 6 [tr. it. cit., pp. 41-2].<br />

142 Ivi, pp. 32-3 [tr. it. cit., pp. 70-1].<br />

143 Cfr. l'insistenza su questo punto in A. Schmidt, op. cit., pp. 46-58, 65-77.<br />

M» G. W., X, p. 21 [tr. it. cit., p. 58].<br />

i*5 G. W., X, p. 270-78.<br />

146 G. W., X, pp. 367-68 [tr. it. F. Tomasoni, in: Materialisti dell'Ottocento,<br />

cit...., pp. 144-45].<br />

147 Sul senso critico del<strong>la</strong> rivalutazione delle religioni <strong>natura</strong>li rispetto al<strong>la</strong><br />

cultura contemporanea, cfr. anche H.-J. Braun, op. cit., pp. 134-35, 136-37, 165.


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 157<br />

totalità. Se questa nel<strong>la</strong> prima formu<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> filosofia sensistica era<br />

stata designata soprattutto in termini logici come rapporto di essere e<br />

pensiero m ed era culminata nel<strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione dell'antropologia come<br />

scienza universale (beninteso con l'inclusione del<strong>la</strong> fisiologia) 149 attiran­<br />

dosi le critiche pertinenti e acute diDaumer 15°, ora è esaminata in ter­<br />

mini cosmologici come <strong>natura</strong>. In questo passaggio un<br />

mutamento significativo avviene: lo ' spirito ' cessa di essere essenziale<br />

corre<strong>la</strong>to esplicativo del tutto, l'uomo <strong>non</strong> è più termine di riferimento<br />

necessario del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

L'ambito, nel quale maggiormente si nota lo sforzo dell'autore per<br />

far valere <strong>la</strong> <strong>natura</strong> come sistema contenente in sé stesso le sue ragioni<br />

ed escludente ogni riferimento estraneo, trascendente, è quello del<strong>la</strong><br />

riflessione sull'origine del<strong>la</strong> vita, intervenuta nel corso del <strong>la</strong>voro, in<br />

una fase già avanzata, come documenta <strong>la</strong> terza appendice. Qui <strong>la</strong> <strong>natura</strong><br />

appare da un <strong>la</strong>to come insieme di esseri individuali, soggetti al tempo,<br />

dall'altro come sottofondo perenne di tutte queste trasformazioni, come<br />

materiale privo di individualità, come insieme di elementi « sicuramente<br />

ingenerati e inderivabili » 1S1 . Questa concezione passò nel<strong>la</strong> redazione<br />

definitiva dell'opera, dove attraverso <strong>la</strong> generazione si dimostra come il<br />

rapporto fra due individui è tale grazie al fatto che uno si fa « mero<br />

mezzo e materiale » dell'altro, che lo « consuma » 152 . Nel<strong>la</strong> riedizione<br />

del 1846 questo qualcosa che passa da un individuo all'altro e che, es­<br />

sendo « ingenerata », ne costituisce il legame, viene chiamata « mate­<br />

ria » 153 .<br />

Giunge qui a conclusione un cammino, avviato da <strong>Feuerbach</strong> an­<br />

cora in periodo idealistico, con <strong>la</strong> rivalutazione del<strong>la</strong> monadologia leib-<br />

niziana contro <strong>la</strong> sua drastica degradazione ad atomismo da parte di<br />

Hegel 154 . Già nel 1836 egli aveva visto nel<strong>la</strong> rappresentazione confusa<br />

148 Cfr. G. W., IX, pp. 249-52, 316-22, 333-35 [tr. it. eh., S. F., pp. 183-86,<br />

251-56, 268-69].<br />

Ivi, p. 337 [tr. it. cit., S. F., p. 271].<br />

» Op. cit., pp. 8, 20.<br />

isi 21d 2T .<br />

152 G. W., X, pp. 22-3 [tr. it. cit., p. 59].<br />

153 Ivi, p. 22 [tr. it. cit., p. 59].<br />

154 Cfr. a questo proposito l'acuta analisi di A. Philonenko, Elude leibnizienne:<br />

<strong>Feuerbach</strong> et <strong>la</strong> monadologie, in: « Revue de Métaphysique et de Morale » (75),<br />

1970, pp. 20-46, e quanto ho scritto in: <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> dialettica dell'essere...,<br />

cit., pp. 24-5.


158 CAPITOLO QUINTO<br />

un legame fra le monadi e <strong>non</strong> aveva esitato a sottolineare come quel<strong>la</strong><br />

avesse un significato materiale 15S .<br />

L'idea che <strong>la</strong> materia sia il legame universale delle monadi — una delle idee<br />

più sublimi e profonde del<strong>la</strong> filosofia leibniziana — è per il consueto spiritualismo,<br />

lo spiritualismo dell'immaginazione e del<strong>la</strong> sentimentalità, un paradosso altrettanto<br />

b<strong>la</strong>sfemo, quanto <strong>la</strong> tesi di Spinoza che <strong>la</strong> materia sia un attributo del<strong>la</strong> sostanza<br />

divina 156.<br />

Ripubblicando nel 1847 tale scritto, l'autore sottolineò l'insufficien­<br />

za di un riconoscimento del<strong>la</strong> materia in un quadro idealistico, che <strong>la</strong><br />

riduceva pur sempre a rappresentazione 157, tuttavia il riferimento a Leib-<br />

niz continuò ad essere basi<strong>la</strong>re nello sforzo per recuperare una visione<br />

dinamica del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e del<strong>la</strong> materia 158 .<br />

Come già per <strong>la</strong> sensazione, così per <strong>la</strong> materia <strong>Feuerbach</strong>, nel-<br />

l'Essenza delia religione, è chiaramente impegnato a superare <strong>la</strong> povertà,<br />

i limiti, <strong>la</strong> negatività dell'antico concetto e a rivendicare ad essa una<br />

proprietà generalmente riservata al pensiero e allo spirito, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zio­<br />

nalità. Paralle<strong>la</strong>mente a questo sforzo egli modifica <strong>la</strong> sua colloca­<br />

zione fra gli estremi dell'idealismo e del materialismo. Se in Contro il<br />

dualismo, un'opera, come abbiamo visto, legata nel<strong>la</strong> genesi e nell'e<strong>la</strong>bo­<br />

razione ai Principi, proponeva il suo sensualismo come superamento sia<br />

dell'idealismo, sia del materialismo in un'apparente equidistanza dai due,<br />

ora gli estremi si sono impercettibilmente modificati. Da un <strong>la</strong>to c'è lo<br />

spiritualismo, dall'altro il materialismo « metafisico » 159, « trascenden­<br />

te » 16°, che divinizza <strong>la</strong> materia separando<strong>la</strong> dal processo reale e <strong>non</strong><br />

fa che riproporre in termini inversi il vizio dello spiritualismo 161 . I due<br />

estremi sono dunque accomunati da un'identica visione immobilistica,<br />

astratta, negativa del<strong>la</strong> materia, cui l'autore contrappone il suo dinami-<br />

155 G. W., Ili, pp. 62-9. Su questa lettura « tendenziosa », che risponderebbe<br />

più agli interessi di <strong>Feuerbach</strong> che al testo originario, si veda quanto scrisse già<br />

R. Schmerler, L. <strong>Feuerbach</strong>s Leibniz-Darstellung, Leipzig 1911, pp. 11, 37-51.<br />

156 G. W., Ili, p. 64.<br />

157 Ivi, pp. 235, 285.<br />

138 G. W., VI, p. 376; XI, pp. 134, 178 [tr. it. F. Andolfi, Spiritualismo e<br />

materialismo, Bari 1972, pp. 138, 191].<br />

» Die Unsterblichkeitsfrage..., in: G. W., X, p. 254.<br />

160 Vber Spiritualismus una Materialismus ..., in: G. W., XI, pp. 125, 130<br />

[tr. it. cit., pp. 126, 132]; inoltre il frammento pubblicato in 5. W., X, p. 307.<br />

161 Vber Spiritualismus una Materialismus ..., in: G. W., XI, pp. 125-30 [tr.<br />

it. cit., pp. 126-32].


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 159<br />

smo effettivo. Questo è spesso descritto come rapporto di ' sotto ' e<br />

' sopra ', una terminologia, che chiaramente richiama l'antico concetto<br />

di * substantia ', <strong>non</strong> solo familiare all'autore per i suoi studi sul<strong>la</strong> filo­<br />

sofia antica lfi2 , ma anche tornato di estremo interesse nell'indagine sul<strong>la</strong><br />

teologia patristica trinitaria.<br />

Ciò che sta in alto presuppone ciò che sta in basso e <strong>non</strong> viceversa 163 .<br />

Il discorso suona piuttosto banale e <strong>non</strong> può <strong>non</strong> richiamare il<br />

giudizio di Hegel su questi esempi di « sopra e sotto, destra e sinistra,<br />

padre e figlio » 164 . Certamente pesantezze e banalità sono innegabili.<br />

Hanno però anche una funzione apertamente contestatrice: vogliono<br />

respingere quello che Hegel aveva sostituito al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zionalità « esterio­<br />

re », <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zionalità dello spirito, il superamento del finito nell'infini­<br />

to 165 . L'inizio del<strong>la</strong> critica al maestro era stato proprio contro questo<br />

passaggio, che vanificava <strong>la</strong> dialettica rendendo<strong>la</strong> un monologo, un gioco,<br />

nel quale sì c'era un apparire progressivo, ma di ciò che già fin dall'ini­<br />

zio esisteva in Dio 166 . In questo senso <strong>la</strong> contestazione del<strong>la</strong> teologia e<br />

in partico<strong>la</strong>re del famoso principio sempre ripetuto nelle tradizionali<br />

prove dell'esistenza di Dio, « dal meno <strong>non</strong> deriva il più », appare come<br />

<strong>la</strong> condizione per riconoscere un valore effettivo al<strong>la</strong> storicità del rea­<br />

le 167, in cui « l'ultimo essere è il più alto » 168 .<br />

La prima formu<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> nuova visione cosmologica nel<strong>la</strong> terza<br />

appendice rive<strong>la</strong> lo sforzo per un recupero di una dialettica vera. La<br />

dualità di individuo e materia universale è riportata all'« essenza del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> » stessa, che<br />

è il contrasto, il dualismo, come con evidenza dimostrano sia i fenomeni più<br />

universali, sia quelli più partico<strong>la</strong>ri e individuali le9 .<br />

162 Cfr. quanto ho già osservato in <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> dialettica dell'essere ...,<br />

pp. 37-9.<br />

163 G. W., X, p. 17 [tr. it. cit., Essenza del<strong>la</strong> religione, p. 54].<br />

164 G w. p Hegel, Wissenschaft der Logik (hg. v. G. Lasson), Hamburg<br />

1934, II, p. 60 [tr. it. A. Moni-C. Cesa, Roma-Bari 1974, t. II, p. 492].<br />

165 In quel contesto Hegel aveva significativamente ricordato <strong>la</strong> prova ontolo­<br />

gica, ivi, II, p. 61 [tr. it. cit., p. 493].<br />

*« G. W., IX, pp. 33-46 [tr. it. cit., 5. F., pp. 65-80].<br />

16? Ivi, pp. 19-24 [tr. it. cit., pp. 50-54].<br />

M» Das Wesen der Religion, in: G. W., X, p. 17 [tr. it. cit., p. 54].<br />

169 21d 2r .


160 CAPITOLO QUINTO<br />

Questa affermazione al centro di una spiegazione antagonistica dei fe­<br />

nomeni fisici, sembrerebbe aval<strong>la</strong>re l'interpretazione di una filosofia an-<br />

ticipatrice del materialismo dialettico. Tutto però scompare nel<strong>la</strong> reda­<br />

zione definitiva. L'antagonismo, il contrasto da principio universale del-<br />

P« essenza »-<strong>natura</strong> diventa connotato del rapporto uomo-<strong>natura</strong>. In sé<br />

il cambiamento potrebbe apparire poco rilevante: questo rapporto <strong>non</strong><br />

è forse un caso di quel rapporto « dualistico » fra individuo e universale,<br />

organismo vivente e materia, prima delineato? Nelle stesure provviso­<br />

rie sì, ma <strong>non</strong> in quel<strong>la</strong> definitiva, dove proprio quel passaggio dal caso<br />

singolo al<strong>la</strong> legge universale, dal<strong>la</strong> situazione antropologica al discorso<br />

cosmologico, è messo in crisi dal<strong>la</strong> netta distinzione fra <strong>la</strong> <strong>natura</strong> in sé<br />

e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> per l'uomo, una distinzione che, come abbiamo visto, ha sol­<br />

lecitato nel secolo scorso una accesa discussione legata al kantismo.<br />

Il fondamento dell'intera impalcatura muta: se prima <strong>la</strong> tensione<br />

uomo-<strong>natura</strong> era ricondotta a un principio ontologico universale, ora è<br />

radicata nel<strong>la</strong> situazione di colui che par<strong>la</strong> e ne segna negativamente il<br />

discorso. L'indipendenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è rivendicazione dell' oggetto<br />

in sé, <strong>la</strong> dipendenza dell'uomo riconoscimento che il suo rap­<br />

portarsi è sempre soggettivo.<br />

In generale <strong>la</strong> <strong>natura</strong> va concepita soltanto mediante sé stessa; essa<br />

è l'ente il cui « concetto <strong>non</strong> dipende da alcun altro ente »; è ad essa soltanto che<br />

può essere applicata <strong>la</strong> differenza tra ciò che una cosa è in sé (Ding an sich)<br />

e ciò che è per noi, è ad essa soltanto che <strong>non</strong> deve, né può essere adattato<br />

alcun «criterio umano», benché noi paragoniamo le sue manifestazioni<br />

con analoghe manifestazioni umane, in analogia alle quali le definiamo, e benché<br />

per render<strong>la</strong> comprensibile a noi, applichiamo ad essa espressioni e concetti umani<br />

come ordine, fine, legge — e siamo costretti a farlo, in conformità al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> del<br />

nostro linguaggio, che è fondato soltanto sull'apparenza soggettiva delle cose 170 .<br />

Sembrerebbe qui avvenire una svolta: dal<strong>la</strong> dialettica del<strong>la</strong> na­<br />

tura al<strong>la</strong> dialettica del<strong>la</strong> coscienza m . In realtà il mutamento è conforme<br />

al proposito di fondo espresso dall'iniziale critica al<strong>la</strong> dialettica hegelia-<br />

"° G. W., X, p. 61 [tr. it. cit., p. 101].<br />

171 È questo l'esito che Marx W. Wartofsky vede come specifico di <strong>Feuerbach</strong><br />

e di quel<strong>la</strong> linea che, in netta contrapposizione a Engels, conduce a Marx. Nel­<br />

l'introduzione al suo libro, <strong>Feuerbach</strong>, Cambridge 1982, p. x, egli dice di essere<br />

sì partito dal<strong>la</strong> visione di Diderot e <strong>Feuerbach</strong> come precursori del<strong>la</strong> dialettica del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>, ma di essersi trovato ben presto in difficoltà. Cosi preferisce riferire <strong>la</strong><br />

dialettica feuerbachiana al mondo umano e intender<strong>la</strong> soprattutto come metodo,<br />

anche se <strong>non</strong> si nasconde che tale posizione <strong>la</strong>scia aperti vari problemi (ivi, pp. x,<br />

8-10, 20-21, 404).


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 161<br />

na nel<strong>la</strong> sua impalcatura metafisica, nel<strong>la</strong> sua trasmutazione del contra­<br />

sto linguistico di essere e nul<strong>la</strong> in un'opposizione ontologica 172 . Già là<br />

egli aveva prospettato una dialettica che fosse prima di tutto metodo<br />

scientifico m e, proponendo il nul<strong>la</strong> come « limite del<strong>la</strong> ragione », si era<br />

confrontato con i kantiani 174 . Ora quindi l'opposizione di individuo e<br />

universale <strong>non</strong> è più un principio metafisico, posto in quanto tale come<br />

punto di partenza, bensì l'espressione sul piano teoretico, riflesso di una<br />

situazione originaria, fondante, di un momento critico, in cui è implicato<br />

il soggetto del discorso. Rudolf Haym aveva ragione a designare questa<br />

svolta come un cammino a ritroso per recuperare al di là delle costru­<br />

zioni « metafisiche », idealistiche, il trascendentale 17S . Si trattava però<br />

<strong>non</strong> di un mutamento improvviso di rotta, ma di una conclusione del<strong>la</strong><br />

critica al<strong>la</strong> filosofia come sistema 176, avviata fin dalle Lezioni del 1835-<br />

36 177 . Per l'Haym tale conclusione aveva finito per riprodurre, senza<br />

neppure una corrispondente consapevolezza critica, le aporie kantiane,<br />

il dualismo fra un soggetto conoscitivo e una « cosa in sé ». Che cosa<br />

significava dire che <strong>la</strong> <strong>natura</strong> doveva essere concepita solo « mediante<br />

sé stessa », se poi si ammetteva che l'uomo è sempre costretto ad appli­<br />

care ad essa espressioni e concetti umani? Il compito, l'istanza proposta<br />

era allora impossibile, a meno che l'uomo si spogliasse di tutti i concetti<br />

e linguaggi per appressarsi al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> attraverso una sorta di intuizione<br />

immediata, di « visione beatifica », di intuizione divina 178 .<br />

È proprio questo ideale limite del<strong>la</strong> conoscenza divina, presente<br />

nell'idealismo e anche in Kant, che secondo <strong>Feuerbach</strong> finisce per con­<br />

notare negativamente <strong>la</strong> conoscenza <strong>umana</strong> 179 e impedisce di riconoscere<br />

come in essa ci sia un contatto immediato con l'oggetto, un momento<br />

fondante 18°. È ciò che egli chiama « intuizione » (Anschauung) e che<br />

172 G. W., IX, pp. 54-60 [tr. it. cit., S. F., pp. 88-95].<br />

173 Ivi, pp. 37-8 [tr. it. cit., pp. 70-1].<br />

174 Ivi, p. 56 [tr. it. cit., p. 91].<br />

175 <strong>Feuerbach</strong> una die Philosophie..., pp. 22-24.<br />

176 Sull'importanza del confronto con Kant nell'e<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> filosofia ge-<br />

netico-critica, cfr. M. Cabada Castro, <strong>Feuerbach</strong> y Kant. Dos actitudes antropolo-<br />

gicas, Madrid 1980, pp. 38-40.<br />

177 Vorlesungen iiber die Geschichte der neueren Philosophie..., cit., p. 183,<br />

dove già si avanza una prima critica a un certo formalismo e meccanicismo del<strong>la</strong><br />

logica hegeliana, che offuscherebbe il metodo « vivo, profondo, obiettivo ».<br />

178 <strong>Feuerbach</strong> und die Philosophie..., pp. 4-7.<br />

179 G. W., IX, pp. 289-93 [tr. it. cit., S. F., pp. 223-28].<br />

"o Ivi, pp. 321-22, 325-26 [tr. it. cit., pp. 257-58, 259-61].


162 CAPITOLO QUINTO<br />

<strong>non</strong> risiede in un organo partico<strong>la</strong>re, ma è <strong>la</strong> presenza dell'oggetto nel<br />

soggetto e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zionalità del soggetto all'oggetto, riscontrabili prima­<br />

riamente nel<strong>la</strong> sfera sensibile, nelle sensazioni di ogni tipo. Prima di<br />

ogni comportamento conoscitivo, di ogni costruzione soggettiva c'è una<br />

re<strong>la</strong>zione immediata di soggetto-oggetto, che si manifesta nel sentimento<br />

del<strong>la</strong> propria originaria dipendenza e del proprio impulso all'affermazio­<br />

ne di sé. Per spiegare questa immediatezza Lowith ha acutamente ri­<br />

chiamato l'« immemoriale » di Schelling 181 . In effetti il richiamo a que­<br />

sta primordiale immediatezza, al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> schellinghiana, all'unità che<br />

precede <strong>la</strong> differenza, è rilevante nel progressivo distacco dal<strong>la</strong> dialettica<br />

hegeliana m . Tuttavia esso avviene sempre sotto forma di un recupero<br />

di tale immediatezza dal<strong>la</strong> sfera irrazionale a quel<strong>la</strong> razionale 183 . La re­<br />

<strong>la</strong>zione originaria di soggetto-oggetto è già momento conoscitivo. Per<br />

questo, <strong>non</strong>ostante il salto cronologico, appare stimo<strong>la</strong>nte e pertinente<br />

un rapido rinvio fatto dal Lowith all'« autodatità originaria » di Hus-<br />

serl 184. Essa è, come questa, un'« esperienza » (Erlebnis) vitale, un'in­<br />

tuizione precategoriale, che è « consaputa », anche se <strong>non</strong> è oggetto di<br />

riflessione, e che proprio per questo può diventarlo 185 . A una simile<br />

unità, radicata nel vivere stesso dell'uomo in quanto tale e presente nel­<br />

<strong>la</strong> sensazione, <strong>Feuerbach</strong> si riferì nel<strong>la</strong> sua risposta al<strong>la</strong> accusa di duali­<br />

smo 186 , mossa dall'Haym:<br />

Appena quindi che l'uomo può esistere e davvero esiste, allora ogni que-<br />

181 K. Lowith, Vermittlung una Unmittelbarkeit..., cit., p. 212.<br />

182 Vorlesungen ùber die Geschicbte der neueren Philosophie ..., p. 167; G. W.,<br />

IX, p. 50 [tr. it., S. F., p. 84]; V, pp. 170-74.<br />

183 Vorlesungen ùber die Geschicbte der neueren Philosophie ..., pp. 180-81;<br />

G. W., V, p. 171.<br />

i&4 Vermittlung una Unmittelbarkeit..., p. 211.<br />

185 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phànomenologie una phànomenologischer<br />

Philosophie, I, in: Gesammelte Werke, III, 1 (hg. v. Schuhmann), Den Haag<br />

1976, pp. 95-6 [tr. it. E. Filippini, Torino 1965, pp. 97-8].<br />

186 Anche Marx W. Wartofsky, che dimostra di apprezzare moltissimo l'Haym,<br />

interpreta <strong>Feuerbach</strong> a partire da un presupposto dualistico, in base al quale <strong>la</strong><br />

dialettica sarebbe o legge ontologica del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> o prassi <strong>umana</strong>. A questo pro­<br />

posito a buon diritto egli osserva come l'autore rientri nel background di Dilthey<br />

(op. cit., pp. xu, 8, 20-1, 237-38). Certamente <strong>la</strong> problematica delle due sfere e<br />

del loro rapporto era da lui molto sentita, <strong>la</strong> questione è però se il dualismo sia<br />

un punto di partenza, che ci si propone di superare o un punto di arrivo, una<br />

concezione con cui ci si confronta per un'ulteriore sintesi o l'orizzonte, entro cui<br />

vada iscritto tutto lo sforzo critico.


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 163<br />

stione rispetto a un legame fra <strong>natura</strong> e uomo è tolta, superflua. Questo legame è<br />

appunto per sé l'esistenza dell'uomo 187 .<br />

Qual è dunque il legame fra il fuoco <strong>natura</strong>le e quello religioso? Quello che<br />

in generale è il legame fra l'uomo e <strong>la</strong> <strong>natura</strong>: <strong>la</strong> sensibilità 188 .<br />

Da questa unità immediata <strong>Feuerbach</strong> nel<strong>la</strong> riedizione del Leihniz<br />

aveva fatto discendere quel<strong>la</strong> che aveva definito « <strong>la</strong> suprema legge del<br />

pensiero », <strong>la</strong> legge dell'identità:<br />

Io devo pensare il nero come nero; ma posso io guardare una superficie nera<br />

come se fosse bianca? L'affermazione assoluta di ciò che è, <strong>non</strong> è forse il senso?<br />

La suprema legge del pensiero, <strong>la</strong> legge dell'identità, <strong>non</strong> è anche una legge del<strong>la</strong><br />

sensibilità, anzi questa legge dell'identità <strong>non</strong> si fonda proprio sul<strong>la</strong> verità del­<br />

l'intuizione sensibile? m .<br />

Questo recupero del<strong>la</strong> legge dell'identità sembrerebbe di nuovo una<br />

sconfessione del suo proposito di rendere reale, vera <strong>la</strong> dialettica hege­<br />

liana. In realtà è ancora una volta in sintonia con il senso che <strong>la</strong> dialet­<br />

tica assume in lui, primariamente come metodo e processo conoscitivo,<br />

che rivaluta l'intelletto e le scienze <strong>natura</strong>li 19°. Nell'esperienza origina­<br />

ria del proprio sé il sentimento di dipendenza è al tempo stesso intui­<br />

zione di una alterità, distinta e irriducibile a semplice reciprocità, una<br />

asimmetria, secondo <strong>la</strong> quale io <strong>non</strong> posso esistere senza di lei e lei può<br />

esistere senza di me 191 . Questa intuizione è però anche posizione di una<br />

identità, secondo cui mi è data una cosa, che si trova al di<br />

1 a , una totalità, che è il mio orizzonte, l'essere che è il presupposto del<br />

conoscere 192 . Su questa intuizione originaria, costitutiva di ogni sensa­<br />

zione sia interna, sia esterna, basi<strong>la</strong>re per ogni conoscenza, si fonda <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione oggettuale. Io <strong>non</strong> mi riferirei a un oggetto, <strong>non</strong> mi obictti­<br />

verei in un altro, se già <strong>non</strong> fosse presupposta in me una alterità, in<br />

quanto diversa da me e insieme identica a me. Certamente il conoscere,<br />

in quanto attività dell'io, è costruzione soggettiva, questa però avviene<br />

187 G. W., X, p. 337.<br />

188 Ivi, p. 341.<br />

189 G. W., Ili, p. 279.<br />

190 G. W., IX, pp. 36-8, 42, 43-4, 51-3, 60 [tr. it. cit., S. F., pp. 69-71, 75,<br />

76-8, 85-7, 95].<br />

191 21a 15*.<br />

192 Sul superamento del soggettivismo kantiano attraverso <strong>la</strong> rivalutazione del<strong>la</strong><br />

sensibilità, in quanto in lei stessa portatrice di ' ordine ', di ' senso ', attraverso<br />

il recupero dell'essere che è già in qualche modo razionale, insiste M. Cabada<br />

Castro, op. cit., pp. 55-87.


164 CAPITOLO QUINTO<br />

e deve avvenire secondo una dirczione verso l'oggetto, che è nel<strong>la</strong> sua<br />

struttura fondamentale. A Rudolf Haym, che l'aveva accusato di aver<br />

riproposto <strong>la</strong> kantiana Ding an sich <strong>Feuerbach</strong> replica che se il sale è<br />

saporito, certo questa è una sensazione <strong>umana</strong>, tuttavia<br />

nel sale stesso deve esserci il fondamento perché in quanto oggetto<br />

del<strong>la</strong> sensazione faccia su di me l'impressione dell'essere saporito 19-J .<br />

Egli sembrerebbe qui invocare surrettiziamente un principio di causa in­<br />

giustificato, che già presuppone l'essere, al contrario rinvia a quel<strong>la</strong> con­<br />

dizione dell'oggettività, presente per es. nel<strong>la</strong> sensazione del sapore.<br />

Certamente fra l'intuizione immediata e <strong>la</strong> percezione riflessa o ancor<br />

più <strong>la</strong> conoscenza intellettiva c'è un passaggio, uno stacco, ci sono le<br />

successive operazioni dell'io. E queste <strong>non</strong> riusciranno mai ad esaurire<br />

<strong>la</strong> pienezza originaria.<br />

'Ordine', ' fine', 'legge' sono parole con cui l'uomo traduce nel<strong>la</strong> sua<br />

lingua le opere del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> per intenderle; <strong>non</strong> sono parole adeguate al senso,<br />

oggettive; ma tuttavia io devo distinguere fra l'originale e <strong>la</strong> traduzione lw .<br />

L'originale è qui <strong>non</strong> una realtà meramente esteriore, che l'uomo,<br />

secondo un realismo ingenuo, cercherebbe di riprodurre, bensì quell'in­<br />

tuizione immediata in cui già Poggettività esteriore è posta in me. La<br />

critica del linguaggio, suggerita dalPHaym, venne subito accolta dal­<br />

l'autore nel<strong>la</strong> riedizione del Leibniz 19S sul<strong>la</strong> base <strong>non</strong> di una definizione<br />

di esso, in quanto ponte fra le cose e l'io, come voleva quel giovane cri­<br />

tico, bensì di un ridimensionamento delle sue pretese, giacché un ponte<br />

già esisteva ed esso ne era solo un riflesso parziale. Così il nome si fon­<br />

dava sul<strong>la</strong> somiglianzà o identità, già avvertita nell'intuizione sensibile,<br />

e rispondeva al bisogno di liberarsi dal<strong>la</strong> monotonia del<strong>la</strong> ripetizione.<br />

In quanto tale esso era universale, prodotto dell'intelletto, ma <strong>la</strong> sua<br />

universalità si fondava sul<strong>la</strong> identità di impressioni, già affermata nel<strong>la</strong><br />

sfera sensibile.<br />

L'identità o uguaglianza delle impressioni <strong>non</strong> è fondamento bastante per<br />

evitare anche al senso <strong>la</strong> ripetizione senza fine di un unico e identico caso? 19°.<br />

193 G. W., X, p. 340.<br />

194 Ivi, p. 345.<br />

195 G. W., Ili, p. 246.<br />

196 Ivi, p. 278.


VESSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 165<br />

Jodl defini tale posizione nominalismo 197. Effettivamente in<br />

questi passi nomi e concetti sono frutto di operazioni dell'intelletto,<br />

motivate dal bisogno di economizzare il <strong>la</strong>voro. L'universalità, loro pe­<br />

culiare, <strong>non</strong> si fonda su essenze corrispondenti, ma è solo conseguenza<br />

di una astrazione dal<strong>la</strong> complessità del reale. E tuttavia questa opera­<br />

zione avviene e deve avvenire sul<strong>la</strong> base di criteri empirici, sperimenta-<br />

bili, come conseguenza di quel<strong>la</strong> identità provata sensibilmente. L'uni­<br />

versalità convenzionale poggia dunque su una sorta di univer­<br />

salità reale. Sull'argomento <strong>Feuerbach</strong> nelle Lezioni sull'essenza del­<br />

<strong>la</strong> religione diede questa dilucidazione:<br />

Certamente l'universale esiste, ma se si guarda al modo in cui esiste, <strong>non</strong><br />

essendo un mero ente concettuale, esso <strong>non</strong> è universale, bensì singo<strong>la</strong>re, indi­<br />

viduale, sicché si può sia concordare con i realisti nel dire che esiste, sia con i<br />

nominalisti nel dire che <strong>non</strong> esiste 198 .<br />

Il passo, nel<strong>la</strong> sua salomonica risoluzione, <strong>non</strong> è certo esaustivo dell'in­<br />

tera questione. È però sorprendente che lo Jodl lo utilizzi, grazie al con­<br />

cetto di individuo come « indivisibilità, totalità, verità », per provare il<br />

presunto nominalismo feuerbachiano m . Al contrario si potrebbe anche<br />

interpretarlo in chiave ultrarealistica e pensare che qui sia sostenuta una<br />

sorta di individualizzazione dell'universale nelle singole esistenze, se­<br />

condo uno schema peraltro presente nel<strong>la</strong> terza appendice al<strong>la</strong> prima<br />

redazione dell'Essenza del<strong>la</strong> religione. In realtà il punto di partenza del­<br />

<strong>la</strong> nuova filosofia di <strong>Feuerbach</strong> è <strong>non</strong> l'universale in sé, bensì l'indivi­<br />

duale 20°, l'intuizione immediata, in cui un reale si da. È questa pienezza<br />

originaria, che mette in movimento le varie forze dell'uomo, percezioni,<br />

intelletto, riflessione, le cui operazioni di separazione, associazione, col­<br />

legamento hanno sempre li <strong>la</strong> loro ultima pietra di paragone 2M .<br />

La tensione fra il linguaggio e le cose, teorizzata nel<strong>la</strong> redazione<br />

definitiva, si riflette nell'uso stesso dei termini universali. Fin dall'inizio<br />

<strong>Feuerbach</strong> sente il bisogno di precisare:<br />

Per me e <strong>natura</strong> ' — proprio come ' spirito ' — <strong>non</strong> è altro che un termine<br />

universale per designare enti, cose, oggetti che l'uomo differenzia da sé e<br />

197 F. Jodl, op. cit., pp. 26-9, 39.<br />

198 G. W., VI, p. 376.<br />

199 F. Jodl, op. cit., pp. 26-7.<br />

200 G. W., IX, pp. 250, 251, 317, 333 [tr. it. cit., S. F., pp. 184, 185, 252,<br />

268]; III, pp. 276-8; VI, pp. 376-79.<br />

201 G. W., Ili, p. 282.


166 CAPITOLO QUINTO<br />

dai suoi prodotti, e che compendia poi sotto il nome collettivo di ' <strong>natura</strong> '; con<br />

' <strong>natura</strong> ' <strong>non</strong> intendo affatto un ente universale, astratto e separato dalle<br />

cose reali, personificato e mistificato 202 .<br />

La nota suona di stampo nominalistico e in questo senso è addotta dallo<br />

Jodl 203 . In realtà l'universale qui respinto è quello che dovrebbe esi­<br />

stere « astratto e separato dalle cose reali ». Su quale base l'uomo dif­<br />

ferenzia da sé « enti, cose, oggetti »? Nel<strong>la</strong> prima redazione è detto<br />

esplicitamente: sul<strong>la</strong> base del sentimento di dipendenza. La <strong>natura</strong> è<br />

infatti definita: « ciò da cui l'uomo sente di dipendere » 204 .<br />

Al<strong>la</strong> spiegazione di tono nominalistico del<strong>la</strong> ' <strong>natura</strong> ' si contrap­<br />

pone nello stesso testo un'analisi del<strong>la</strong> materia, che sembrerebbe cadere<br />

nell'estremo opposto: si par<strong>la</strong> di<br />

materiali o forze universali, prive di individualità, che stanno al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong><br />

e si definisce <strong>la</strong> genesi di un essere come « individualizzazione » 205 . Non<br />

siamo qui in quel<strong>la</strong> posizione ultrarealistica, che sembrerebbe aval<strong>la</strong>re<br />

il materialismo dogmatico, a parole rifiutato dall'autore? Il seguito del<br />

paragrafo chiarisce però che simili materiali <strong>non</strong> esistono mai « privi di<br />

individualità » e appaiono così all'intelletto in seguito all'astrazione. È<br />

questa dunque che li iso<strong>la</strong>, e sempre sul<strong>la</strong> stessa base sensibile.<br />

Ogni nome, ogni termine universale è inadeguato. Se <strong>la</strong> ' materia ',<br />

intesa come legame del tutto, trova <strong>la</strong> sua fondazione gnoseologia nel<br />

sentimento di dipendenza, essa significa tuttavia solo le condizioni del­<br />

l'essere, <strong>non</strong> l'unità, il senso di sé dell'individuale. Se <strong>la</strong> ' <strong>natura</strong> ' appa­<br />

re più comprensiva del<strong>la</strong> molteplicità degli esseri, meno individua i<br />

rapporti. Consapevole di questa inadeguatezza, è <strong>natura</strong>le che <strong>Feuerbach</strong><br />

abbia evitato di dare del suo pensiero definizioni precise. Come però i<br />

termini universali hanno una funzione insostituibile nel <strong>la</strong>voro umano di<br />

traduzione, dell'immediatezza intuitiva, così una definizione del suo pen­<br />

siero è necessaria in un <strong>la</strong>voro scientifico su di esso, che cerchi di avvi­<br />

cinarsi, per quanto possibile, al suo nucleo. Il termine ' <strong>natura</strong>lismo ',<br />

comunemente usato dagli interpreti di <strong>Feuerbach</strong>, proprio perché ricor­<br />

re a un concetto generico, ben poco dice delle artico<strong>la</strong>zioni interne. Più<br />

202 G. W., X, p. 4 [tr. it. cit., p. 39].<br />

203 op. cit., p. 39.<br />

204 21« 2r .<br />

205 G. W., X, p. 22 [tr. it. cit., p. 59].


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 167<br />

rischiosa, ma certo più penetrante è <strong>la</strong> definizione di materialismo<br />

critico 206 , che ravvisa un momento fondante del<strong>la</strong> sintesi conoscitiva,<br />

come del<strong>la</strong> sintesi vitale, e mette in rilievo lo sforzo congiunto sia di<br />

ribadire <strong>la</strong> radicale dipendenza dell'uomo dagli altri esseri <strong>natura</strong>li, sia<br />

di mantenere <strong>la</strong> consapevolezza che il soggetto del sentire e del cono­<br />

scere è pur sempre l'uomo.<br />

A Kant <strong>Feuerbach</strong> si appoggiò <strong>non</strong> solo nel<strong>la</strong> contestazione del­<br />

l'idea hegeliana, assunta come l'esistente per eccellenza 207 , ma anche<br />

nel<strong>la</strong> presa di distanza dal materialismo dogmatico o trascendente 208 . Al<br />

Bolin, che dimostrò al riguardo un partico<strong>la</strong>re interesse 209 , <strong>Feuerbach</strong><br />

suggerì come dall'autore del<strong>la</strong> Critica detta ragion pura potesse discen­<br />

dere <strong>non</strong> solo l'idealismo, ma anche il sensualismo 21°. E quando quello<br />

cercò di tirare le fi<strong>la</strong> del dibattito, avvenuto nel<strong>la</strong> seconda metà dell'ot­<br />

tocento, si rifece proprio a quell'indicazione e sottolineò <strong>la</strong> vicinanza<br />

fra il sensualismo feuerbachiano e il criticismo kantiano 211 . Che però<br />

questo orizzonte <strong>non</strong> fosse del tutto adeguato, era già stato dimostrato<br />

dal<strong>la</strong> lettura dello Starcke, che aveva vanificato le istanze del<strong>la</strong> <strong>natura</strong><br />

<strong>non</strong>-<strong>umana</strong> attraverso il riferimento pur sempre necessario al­<br />

l'uomo 212 .<br />

'L'Essenza del<strong>la</strong> religione con <strong>la</strong> sua affermazione dell'oggettività<br />

<strong>non</strong> riducibile al semplice rapporto, con <strong>la</strong> sua rivendicazione al<strong>la</strong> na­<br />

tura di un « suo » senso, <strong>non</strong> implicante necessariamente l'uomo, co­<br />

stituisce un punto di passaggio obbligato per comprendere il sensua­<br />

lismo di <strong>Feuerbach</strong>. Essa, dopo l'emancipazione dall'obiettività dell'idea<br />

in sé, ripropone, in un nuovo quadro, una delle esigenze fondamentali<br />

del suo pensiero, fatta valere fin dall'inizio contro l'agnosticismo kan­<br />

tiano, quel<strong>la</strong> di <strong>non</strong> erigere una barriera fra il conoscere e l'essere 213 . Il<br />

206 Cfr. al riguardo le analisi estremamente acute e stimo<strong>la</strong>nti di A. Schmidt,<br />

op. cit., pp. 90-9.<br />

207 G. W., Vili, p. 254; V, pp. 341-42; IX, pp. 303-07 [tr. it. cit., S. F.,<br />

pp. 238-42].<br />

208 Si vedano le formu<strong>la</strong>zioni in G. W., XI, pp. 171-73 [tr. it. cit., Spiritua­<br />

lismo e materialismo ..., pp. 183-85]; e in S. W., X, pp. 307-08.<br />

209 S. W., XIII, pp. 244, 272.<br />

210 Lettera del 26 marzo 1858, ivi, p. 226.<br />

211 W. Bolin, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>..., cit., pp. 56-8, 61-4, 89, 148. Sul<strong>la</strong> linea<br />

che dal criticismo kantiano porta a <strong>Feuerbach</strong>, cfr. anche H. - J. Braun, op. cit.,<br />

pp. 11-4, 19-26.<br />

212 C. N. Starcke, op. cit., pp. 153-66.<br />

213 Cfr. M. Cabada Castro, op. cit., pp. 43-58.


168 CAPITOLO QUINTO<br />

sensualismo si configura dunque come materialismo, giacché <strong>la</strong> dipen­<br />

denza è primariamente materiale. Tuttavia esso <strong>non</strong> perde il suo spes­<br />

sore critico, anzi lo accentua, giacché il soggetto che si riconosce come<br />

punto di partenza, fondamento del<strong>la</strong> verità detta, si coglie anche al<br />

tempo stesso come inessenziale, <strong>non</strong> necessario al<strong>la</strong> totalità, all'essere 214 .<br />

L'uomo, spodestato dal suo trono, può anche sentirsi affidato al caso.<br />

In effetti nel<strong>la</strong> Teogonia <strong>la</strong>rgo spazio occuperà <strong>la</strong> considerazione del<br />

fato o del destino individuale 215. E già qui è descritta <strong>la</strong> condizione fra­<br />

gile, effimera dell'uomo, in termini analoghi a quelli che proprio nei<br />

giorni di preparazione dell'opera usò per esprimere il dolore del<strong>la</strong> per­<br />

dita del<strong>la</strong> figlia, <strong>la</strong> picco<strong>la</strong> Mathilde, strappatagli da quel<strong>la</strong><br />

forza cieca, fredda, insensibile, al<strong>la</strong> quale è indifferente colpire una persona<br />

degna o indegna, come al<strong>la</strong> pietra è indifferente, se cade su un ceppo o su un<br />

uomo, e che calpesta i germi prima del<strong>la</strong> fioritura 216 .<br />

Tuttavia in sé <strong>la</strong> <strong>natura</strong> ha pur sempre un senso e l'uomo è conti­<br />

nuamente chiamato a tradurlo nel<strong>la</strong> sua lingua, nei suoi modelli, conscio<br />

che si tratta di un'impresa mai terminata, di una riproduzione sempre<br />

inadeguata. L'Essenza detta religione, pur rappresentando una svolta nei<br />

rapporti fra l'uomo e <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, costituisce un importante esito dell'in­<br />

tera sua riflessione critica nei confronti del<strong>la</strong> dialettica kantiana, incapace<br />

di afferrare il reale, e di quel<strong>la</strong> hegeliana, accusata di fissarlo in immo­<br />

bili formule astratte. Essa presenta una coerenza fra il piano gnoseolo­<br />

gia) e quello cosmologico, fra quello storico-politico e quello critico-<br />

religioso, che a prima vista nel<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re forma dell'opera <strong>non</strong> è dato<br />

osservare. Certamente rispetto ai momenti fondanti dell'attività del co­<br />

noscere e dell'essere, le operazioni successive sono poco considerate nel­<br />

<strong>la</strong> loro specificità. Le costruzioni dell'intelletto in quanto tale, il funzio­<br />

namento del linguaggio, il significato del<strong>la</strong> storia, <strong>la</strong> peculiare necessità<br />

214 Forse un contributo maggiore al<strong>la</strong> soluzione dei dilemmi posti all'inizio del<br />

suo libro e uno stimolo al superamento degli stereotipi tradizionali di un <strong>Feuerbach</strong><br />

irrimediabilmente antropologico (op. cit., pp. 25, 404-05) o acriticamente materia­<br />

listico (pp. 397-403), Marx W. Wartofsky avrebbe potuto ricevere da una più<br />

ampia considerazione di quest'opera, cui a fronte delle quasi 250 pagine dedicate<br />

all'Essenza del cristianesimo, sono riservate meno di 20 pagine.<br />

215 G. W., VII, pp. 126-35, 154-91, 354-62, 369-71. Sul<strong>la</strong> continuità fra Es­<br />

senza del<strong>la</strong> religione e Teogonia, cfr. anche H. - J. Braun, op. cit., p. 138, che<br />

dedica grande attenzione a questa seconda opera, generalmente trascurata.<br />

21* Lettera a E. Kapp, del 3 novembre 1844, in: S. W., XIII, p. 140, cfr.<br />

con G. W., X, p. 42 [tr. it. cit., Essenza del<strong>la</strong> religione, p. 80].


VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 169<br />

dell'etica e del<strong>la</strong> legge in genere sono oggetto di fugaci considerazioni,<br />

<strong>non</strong> di attenta analisi. L'Essenza del<strong>la</strong> religione però getta solo le basi,<br />

indica solo le linee di un <strong>la</strong>voro, che dovrà essere affrontato in opere<br />

future. Al rigore delle enunciazioni e dei procedimenti argomentativi ha<br />

certo nuociuto sia l'ossessiva aderenza e sudditanza ai materiali, addotti<br />

come prove, come dati obiettivi in modo piuttosto ingenuo 217 , sia il bi­<br />

sogno di colpire immediatamente il lettore con principi e tesi sconvol­<br />

genti. Lo scopo dell'autore rimaneva peraltro militante e polemico nei<br />

confronti del<strong>la</strong> cultura di regime. In questo senso <strong>non</strong> può <strong>non</strong> essere<br />

apprezzata <strong>la</strong> congiunta rivalutazione sia delle culture primitive, sia<br />

del<strong>la</strong> scienza sperimentale contemporanea, ambedue radicate, pur a li­<br />

velli diversi di mediazione, in quell'intuizione sensibile che, come ab­<br />

biamo visto, è l'anello di congiunzione, il perno dell'intera sintesi ma­<br />

terialistica.<br />

217 E. Kamenka confrontando <strong>Feuerbach</strong> con Durkheim, sottolinea <strong>la</strong> <strong>non</strong><br />

scientificità dei suoi modelli (The philosophy of <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong>, London -<br />

New York 1970, pp. 61-8), il problema è però, come abbiamo visto soprattutto<br />

nel capitolo precedente, quello di individuare l'ambito in cui il discorso di Feuer­<br />

bach si muove, un ambito distinto rispetto a quello delle scienze, e piuttosto atti­<br />

nente al<strong>la</strong> problematica epistemologica in quanto tale.


REDAZIONI PROVVISORIE DELL'ESSENZA DELLA RELIGIONE<br />

Criteri e segni tipografici del<strong>la</strong> trascrizione<br />

Richiamo brevemente le scelte, adottate per tutto il <strong>la</strong>voro e già esposte nel<strong>la</strong><br />

pubblicazione di una sua parte (gli inediti: Aristoteles, Qualitat, Metaphysik A 14<br />

e Obergang von der Tbeologie zur Pbilosopbie, in: <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> dialettica del­<br />

l'essere..., cit., cfr. pp. 40-1), cui rinvio per le necessarie giustificazioni.<br />

— L'ortografia è stata rimodernata secondo l'uso corrente del<strong>la</strong> lingua tedesca.<br />

— L'interpunzione di <strong>Feuerbach</strong> è stata in genere seguita, anche quando il perio­<br />

dare, legato insieme solo da un seguito di virgole, avrebbe richiesto artico<strong>la</strong>­<br />

zioni più precise. Integrazioni sono state apportate solo quando carenze, ambi­<br />

guità o imprecisioni dipendevano chiaramente dal<strong>la</strong> conformazione, dal<strong>la</strong> na­<br />

tura, dallo stato del manoscritto.<br />

— Le abbreviazioni più comuni e ovvie, come per es. M = Mensch w. = wird<br />

s. = sein, sono state completate senza alcuna segna<strong>la</strong>zione, per le altre abbia­<br />

mo distinto le lettere presenti nel manoscritto dal<strong>la</strong> nostra integrazione.<br />

— Le correzioni o le integrazioni al testo, fatte da Fuerbach anche fra le righe<br />

o a <strong>la</strong>to, sono state direttamente incorporate senza alcuna indicazione.<br />

— Le note, dall'autore collocate a <strong>la</strong>to nel margine, compaiono qui a pie di pa­<br />

gina. Giacché quasi mai si al<strong>la</strong>cciano a una paro<strong>la</strong> specifica, il nostro rinvio<br />

è al<strong>la</strong> riga, in prossimità del<strong>la</strong> quale iniziano.<br />

— Correzioni o modifiche, apportate dal curatore per esclusivi e imprescindibili<br />

motivi linguistici, sono indicate nelle sue note, dove prima si richiama il testo<br />

modificato, poi, dopo l'indicazione ms: , il testo originale.<br />

Ripropongo qui <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> dei principali segni tipografici, introdotti:<br />

[ ] — Hinzufugungen des Heraus- — aggiunte del curatore<br />

gebers<br />

{ ) — vom Herausgeber eliminiert — espunzioni del curatore<br />

[...] — Liicke im Manuskript — <strong>la</strong>cuna nel manoscritto<br />

[...?] — unlesbare Stelle — passo illeggibile<br />

[ ? ] — unsichere Lesung des vorher- — lettura incerta del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

gehenden Wortes precedente<br />

[??] — unsichere Lesung der vorher- — lettura incerta del passo pre-<br />

gehenden Stelle cedente


REDAZIONI PROVVISORIE DELL* ESSENZA DELLA RELIGIONE 171<br />

[**] [etc.] _ <strong>Feuerbach</strong>s Randanmerkun- — note marginali di <strong>Feuerbach</strong><br />

gen<br />

t 1 ] [ 2 ] [etc-] — Herausgebernoten<br />

Inoltre:<br />

W. R. — Das Wesen der Religion<br />

Infine distinguiamo fra:<br />

— gesperrte Wòrter = bedeutende, von<br />

<strong>Feuerbach</strong> selbst unterstrichene Wor-<br />

ter<br />

note del curatore<br />

E, R. — L' Essenza del<strong>la</strong> religione<br />

— parole spaziate = significative, sot-<br />

tolineate da <strong>Feuerbach</strong> stesso<br />

— kursive Wòrter = vom Herausgeber — parole in corsivo = titoli o vocaboli<br />

oder selten von <strong>Feuerbach</strong> ausge-<br />

zeichnete Titel und fremde Wòrter.<br />

stranieri distinti dal curatore o rara-<br />

mente da <strong>Feuerbach</strong>.


Riproduzione fotografica del primo foglio, 4° cod. m. 935d 21 a 1',<br />

per gentile concessione del<strong>la</strong> biblioteca universitaria di Monaco.


[DAS WESEN DER RELIGION. 1. Fassung] [']<br />

ir Was ist der Grund der Religion? [*]<br />

Das Gefiihl des Menschen von seiner Beschrànktheit, Endlichkeit, [**]<br />

Abhàngigkeit: mit einem Worte ausgedruckt: das Abhangigkeits­<br />

gefiihl [ 2 ] — Beschrànktheit und Endlichkeit sind ja nur Folgen oder<br />

Eigenschaften der Abhàngigkeit ( Anm[erkung] : Den Einwurf: [***]<br />

die Tiere fiihlen sich auch abhàngig und haben doch keine Religion,<br />

beseitigt die Bemerkung, dafi hier aber die Rede ist vom menschlichen<br />

Abhangigkeitsgefiihl [ 3]. Die Tiere wissen auch, was sie tun und nicht<br />

tun dùrfen. Der Hund kratzt an der Ture, um nicht in die Stube zu<br />

machen, weil er weiJS, daJS er es nicht tun darf. Es ist iiberhaupt Alles<br />

im Tiere, was im Menschen; der Unterschied ist nur, dafi es eben dort<br />

tierisch, hier menschlich ist), aber Abhangigkeitsgefiihl im Gegensatze<br />

zu seinem Selbstàndigkeitsgefuhl; denn wie konnte ich mich abhàngig<br />

fiihlen z. B. als Sk<strong>la</strong>ve von meinem Herren, wenn, ich zugleich mich<br />

[nicht] als ein selbstàndiges Wesen fiihlte, nicht einen eigenen vom<br />

Willen meines Herrn unterschiedenen Willen bàtte? [ 4 ]<br />

[*] 1 FI.<br />

[**] Es gibt keinen Gegenstand, iiber den mehr geschrieben und weni-<br />

ger gedacht wurde, als die Religion.<br />

[***] Die Negation des menschlichen Egoismus ist der<br />

Grund — die Negation dieser Negation, dieser Einschrankung seines Egoismus<br />

der Zweck der Religion [tì]. Das Wesen der Religion ist der Egoismus des<br />

Menschen. Aber es ist verkehrter, unnaturlicher Egoismus, weil et sich dem<br />

natiirlichen Egoismus entgegensetzt; er opfert dem eingebildeten Menschen den<br />

wirklichen, der himmlischen Seligkeit die irdische Gliickseligkeit, der Vorstellung<br />

das Wesen auf. Um dem Menschen das zukvinftige Leben zu geben, nimmt sie<br />

ihm das gegenwartige, um ihn zu einem Heiligen, einem Engel zu machen, was<br />

er nicht sein kann, nimmt sie ihm die Kraft zu sein, was er sein kann, was sein<br />

Nachstes und Hòchstes: M e n s e h .


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a Redazione] [ J ]<br />

Qual è il fondamento del<strong>la</strong> religione? [*] lr<br />

II sentimento umano del<strong>la</strong> propria limitatezza, finitudine, dipenden- [**]<br />

za: in una paro<strong>la</strong>: il sentimento di dipendenza [ 2 ] — infatti limita­<br />

tezza e finitudine sono solo conseguenza e attributi del<strong>la</strong> dipendenza<br />

(osservazione: l'obiezione che anche gli ammali si sentono dipen- [***]<br />

denti e tuttavia <strong>non</strong> hanno religione, cade, se si tiene presente che qui<br />

in realtà si par<strong>la</strong> del sentimento di dipendenza dell'uomo [ 3 ]. Anche<br />

gli animali sanno quello che possono e <strong>non</strong> possono fare. Il cane raspa<br />

al<strong>la</strong> porta per <strong>non</strong> entrare in casa poiché sa che <strong>non</strong> può farlo. Nell'ani­<br />

male c'è in generale tutto ciò che c'è nell'uomo; <strong>la</strong> differenza è solo che<br />

appunto là è secondo l'animale, qui secondo l'uomo), ma il sentimento<br />

di dipendenza in antitesi al proprio sentimento di autonomia; infatti<br />

come potrei sentirmi dipendente, per es. in quanto schiavo dal mio<br />

padrone, se nello stesso tempo [<strong>non</strong>] mi sentissi un essere autonomo, se<br />

<strong>non</strong> avessi una volontà mia, distinta da quel<strong>la</strong> del mio padrone? [ 4 ]<br />

[*] 1 t5].<br />

[**] Non c'è argomento, su cui si sia più scritto e meno pensato<br />

del<strong>la</strong> religione.<br />

[***] Fondamento del<strong>la</strong> religione è <strong>la</strong> negazione dell'egoismo<br />

umano — il fine è però <strong>la</strong> negazione di questa negazione, di questa limitazione<br />

del proprio egoismo [ 6]. L'essenza del<strong>la</strong> religione è l'egoismo umano. È però<br />

un egoismo distorto, in<strong>natura</strong>le, giacché si oppone a quello <strong>natura</strong>le; sacrifica al­<br />

l'uomo immaginario quello reale, al<strong>la</strong> beatitudine celeste <strong>la</strong> felicità terrena, al<strong>la</strong><br />

rappresentazione l'essere. Per dare all'uomo <strong>la</strong> vita futura, gli toglie quel<strong>la</strong> pre­<br />

sente, per farne un santo, un angelo, ciò che <strong>non</strong> può essere, gli toglie <strong>la</strong> forza<br />

di essere ciò che può essere, ciò che è per lui più vicino e sublime: l'uomo.


176 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

C 1 ] U.B.-Miinchen 4° cod. ms. 935d 21 a .<br />

[2] Was ... Abhangigkeitsgefuhl: vgl. W. R., § 2.<br />

[3] Anm[erkung] ... Abhangigkeitsgefiihl: vgl. W. R., § 3.<br />

[4] aber Abhangigkeitsgefiihl... hatte: vgl. W. R., § 29.<br />

[5 ] Erste Seite.<br />

[6] Die Negation... Religion: vgl. W. R., § 29.<br />

iv Der Mensch lebt, aber sein Leben ist nicht von ihm abhàngig; ich<br />

bin jetzt, aber ob ich noch den nàchsten Augenblick bin [*], hà'ngt<br />

nicht von meinem Willen und Wissen ab [']. «Sch<strong>la</strong>g mich<br />

nicht tot», betet der katschinische Tartar [ 2 ] jeden Morgen [**]<br />

beim Aufgang der Sonne. Und der Philosoph Cartesius leitet aus dieser<br />

Unabhàngigkeit des nàchsten Augenblicks seiner Existenz von dem vor-<br />

angegangenen die Abhangigkeit des Menschen von Gott ab [***].<br />

Religion haben, heifit auf diesem Standpunkt: an sein Ende [****]<br />

denken, sich als ein endliches Wesen fiihlen und wissen. Wer an sein<br />

Ende denkt, ùberhebt sich nicht freventlich und hochmiitig ùber An-<br />

dere; er ist demiitig im wahren Sinn, er hat in dem Gedanken, dafi<br />

Alles sein MaB und Ziel hat, Alles endlich und vergà'nglich [ist], seinen<br />

Gedanken, daJS du ein Mensch d. h. hier ein Sterblicher bist, daft was<br />

du bist und hast, nicht durch dich, sondern das Gliick hast; wer an<br />

sein Ende denkt, dem verschwinden die kiimmerlichen Ursachen, wo-<br />

rum sich die Menschen befeinden, beneiden, aus den Augen; der Ge-<br />

danke an den Tod demiitigt und erhebt zugleich, macht weise und giitig<br />

den Menschen. « Warum p<strong>la</strong>gen wir einer den anderen? Das Leben<br />

zerrint. Und es versammelt uns nur einmal, wie Staub der Tag » [??].<br />

[*] « Quis scit, an adjiciant hodiernae crastina summae tempera Di su­<br />

peri? » Horat[ius], IV, Od. 7, 17-18.<br />

[**] Das Gefuhl der Abhangigkeit ist die Selbstlosigkeit des Menschen der<br />

Natur gegeniiber; et ist von ihr verschlungen in ihrer Macht und Herrlichkeit.<br />

[***] Die Aufgabe ist zu erk<strong>la</strong>ren, wie der Mensch dazu kommt, sein Wesen<br />

fiir ein anderes Wesen zu halten, und wie dazu, das andere Wesen zu seinem<br />

Wesen zu machen.<br />

[****] Das Gefuhl der Abhangigkeit àufiert sich auch bei den Rohsten in<br />

dem Gefiihl der UngewiBheit und Unsicherheit des Lebens, indem die Dinge aufier<br />

und iiber mir kònnen jeden Augenblick mir das Leben nehmen; der Fels iiber


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 177<br />

'C 1 ] U.B.-Munchen 4" cod. ms. 935d 21«.<br />

[ 2 ] Qual... sentimento di dipendenza: cfr. E. R., § 2.<br />

[ 3 ] osservazione ... uomo: cfr. E. R., § 3.<br />

[ 4 ] ma il sentimento ... padrone: cfr. E. R., § 29.<br />

[ 5 ] Prima pagina.<br />

[ 6 ] Fondamento ... egoismo: cfr. E. R., § 29.<br />

L'uomo vive, ma <strong>la</strong> sua vita <strong>non</strong> dipende da lui: io ora esisto, ma che iv<br />

esista anche fra un istante [*] <strong>non</strong> dipende dal<strong>la</strong> mia volontà e dal mio<br />

sapere C 1 ]. «Non colpirmi a morte», prega il Tartaro [**]<br />

Kacin [ 2] ogni mattina al sorgere del sole. E il filosofo Cartesio deduce<br />

da questa indipendenza dell'istante successivo del<strong>la</strong> propria esistenza da<br />

quello precedente <strong>la</strong> dipendenza dell'uomo da Dio [***].<br />

Aver religione significa in questo senso: pensare al<strong>la</strong> propria [****]<br />

fine, sentire e sapere di essere un ente finito. Chi pensa al<strong>la</strong> propria<br />

fine, <strong>non</strong> si innalza con superbia e arroganza al di sopra degli altri; è<br />

umile nel vero senso del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, ha fisso il suo pensiero all'idea che<br />

ogni cosa ha il suo limite e il suo scopo, che tutto è finito e passa,<br />

quindi che tu sei un uomo, ossia un mortale, che ciò che tu sei e hai<br />

<strong>non</strong> è merito tuo, bensì è solo fortuna; chi pensa al<strong>la</strong> propria fine, cessa<br />

di avere dinanzi agli occhi le misere questioni, per le quali gli uomini<br />

si combattono, si invidiano; il pensiero del<strong>la</strong> morte umilia e nello stesso<br />

tempo innalza l'uomo, lo rende saggio e buono. « Perché ci tormentiamo<br />

a vicenda? La vita si dilegua. E ci raccoglie in un attimo proprio ap­<br />

punto come il giorno <strong>la</strong> polvere ».<br />

[*] «È ignoto se gli dei aggiungano il domani ai tuoi giorni», Grazio,<br />

Od. IV, 1, 17-18 [3],<br />

[**] II sentimento di dipendenza è il perdersi dell'uomo di fronte al<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>; egli è inghiottito da lei nel<strong>la</strong> sua potenza e maestà.<br />

.[***] Nostro compito è spiegare come giunga l'uomo a prendere per un<br />

altro essere il suo essere e a fare dell'altro <strong>la</strong> sua propria essenza.<br />

[****] II sentimento di dipendenza si manifesta anche presso i primitivi nel<br />

sentimento di incertezza e insicurezza del<strong>la</strong> vita, in quanto le cose al di fuori e al<br />

di sopra di me possono ogni istante togliermi <strong>la</strong> vita; <strong>la</strong> roccia sopra <strong>la</strong> mia testa<br />

può precipitare giù, l'acqua può rigonfiarsi sopra di me. L'ente superiore al-<br />

F. TOMASONI. Luthvig l'euerbach e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>.


178 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

meinem Kopf kann heruntersteigen, das Wasser kann ùber mich anschwellen. Das<br />

ùber dem Menschen seiende Wesen ist das raumlich ùber demselben seiende.<br />

Jeder Baum gibt mir das BewuBtsein von der Beschranktheit meines Vermogens,<br />

die Frucht auf ihm ist unerreichbar meinen Handen.<br />

t 1 ] ich bin ... ab: vgl. W. R., § 51.<br />

[ 2 ] « Sch<strong>la</strong>g ... Tartar: vgl. W. R., § 37.<br />

Was ist aber das, wovon der Mensch abhàngig ist und sich ab- [*]'<br />

hàngig fiihlt? Das, dessen Existenz scine Existenz voraussetzt? [**}<br />

Das, dessen er keinen Augenblick seines Lebens entbehren kann? [***]<br />

(Alles [****] das, was aufier dem Menschen ist: Licht, Luft, Warme,<br />

Wasser, Feuer, Erde, Baume). Ein Anderes, vom Menschen unterschie-<br />

denes, nicht menschliches Wesen: Licht, Luft, Feuer, Wasser, Erde,<br />

— mit einem Worte — die Natur C 1 ]; denn in der Natur sind,<br />

leben und weben wir.<br />

Die Natur, der Grund der Existenz des Menschen — das, ohne das<br />

er nicht existieren kann — ist auch der Grund seines Abhangigkeitsge-<br />

fiihls — das, wovon er sich abhangig fiihlt — der Grund der Reli-<br />

gion und selbst der erste, ursprungliche Gegenstand<br />

der Religion[ 2], denn das, wovon sich der Mensch abhangig<br />

fiihlt, das, dem er scine Existenz verdankt, das setzt der Mensch<br />

ii b e r sich als ein hbheres, màchtigeres Wesen, auf das alle Gefùhle<br />

zuruckstromen, die iiberhaupt an die Existenz des Menschen verkniipft<br />

sind. Wie sehr<br />

[*] 3 PI<br />

[**] Nicht zu vergessen bei der Natur die Stelle aus C<strong>la</strong>udian und den<br />

Alten, welche aus der Auffassung der Natur die Religion ableiteten.<br />

[***] Inwiefern die Natur der Ursprung des Menschen ist, so heiGt Religion<br />

haben an seinen Ursprung denken, auf die Quelle seiner Existenz<br />

zurùckgehen.<br />

[****] Jedes Ding hat die Qualitat, daB (man) von ihm mein Leben abhangt,<br />

oder wenigstens zufallig abhangen kann [4]. Ein Zwetschgenkern kann mich toten<br />

eben so gut wie eine Ka<strong>non</strong>enkugel, eine Krankheit, aber es kann auch durch


[ESSENZA DELLA RELIGIONE, r REDAZIONE] 179<br />

.l'uomo è quello che gli sta sopra nello spazio. Ogni albero mi da <strong>la</strong> consapevo­<br />

lezza del limite del mio potere, il frutto che è su di lui, è irraggiungibile alle mie<br />

t 1 ] io ora ... sapere: cfr. E. R., § 51.<br />

[2] « Non colpirmi... Kacin: cfr. E. R., § 37.<br />

I 3 ] Tr. it. E. Cetrangolo, Quinto Grazio Fiacco, Tutte le opere, Firenze 1978,<br />

pp. 178-79.<br />

Che cosa è però ciò da cui l'uomo dipende e si sente dipendente? [*]<br />

Ciò, <strong>la</strong> cui esistenza è il presupposto del<strong>la</strong> sua esistenza? Ciò, [**]<br />

di cui <strong>non</strong> può fare a meno in nessun istante del<strong>la</strong> sua vita? [***] (Tut­<br />

to [****] ciò, che è fuori dell'uomo: luce, aria, calore, acqua, fuoco,<br />

terra, piante). Un altro essere, distinto dall'uomo, <strong>non</strong> umano: luce,<br />

.aria, fuoco, acqua, terra, — in una paro<strong>la</strong> — <strong>la</strong> <strong>natura</strong> E 1 ]; infatti<br />

nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> siamo, viviamo e ci muoviamo.<br />

§<br />

La <strong>natura</strong>, il fondamento dell'esistenza dell'uomo — che senza di<br />

lei <strong>non</strong> può esistere — è anche il fondamento del suo senso di dipen­<br />

denza — ciò da cui sente di dipendere — il fondamento del<strong>la</strong> re­<br />

ligione e anzi il primo, originario oggetto del<strong>la</strong> re­<br />

ligione [ 2], infatti ciò da cui l'uomo sente di dipendere, ciò a cui<br />

deve <strong>la</strong> sua esistenza, è dall'uomo posto al di sopra di lui<br />

come un essere più alto, più potente, al quale vengono ricondotti tutti<br />

i sentimenti, che in genere sono connessi all'esistenza dell'uomo. Quanto<br />

[*] 3 PI<br />

[**] Da <strong>non</strong> dimenticare nel discorso del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> il passo di C<strong>la</strong>udiano e<br />

degli antichi, che derivavano <strong>la</strong> religione dal<strong>la</strong> visione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

[***] Nel<strong>la</strong> misura in cui <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è l'origine dell'uomo, aver religione<br />

significa pensare al<strong>la</strong> propria origine, risalire al<strong>la</strong> fonte del<strong>la</strong> propria<br />

esistenza.<br />

[****] Ogni cosa ha <strong>la</strong> qualità di far sì che <strong>la</strong> mia vita dipenda o almeno<br />

casualmente possa dipendere da lei [ 4]. Un nocciolo di prugna mi può uccidere<br />

appunto come una can<strong>non</strong>ata, una ma<strong>la</strong>ttia, ma può anche darsi per un caso for-


180 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

einen Zufall sein, daB ich ihm mein Leben verdanke. Die Wirkung des Zwetsch-<br />

genkerns ist nicht scine normale, er ist nur die Umhullung des Samens, er kann.<br />

aber, in die Gurgel gebracht, schuld sein, dafi ich sterbe. Und so gut wie in der<br />

Sprache die Schuld dem Kern zugeschieben wird, [5]<br />

['] Was... Natur: vgl. W.R., §§ 1, 2, 3.<br />

[2 ] der erste... Religion: vgl W. R., § 2.<br />

[ 3 ] Dritte Seite.<br />

E4] Jedes ... kann: vgl. W. R., § 53.<br />

[5 ] Fortsetzung folgt.<br />

2v auch hier der Grundsatz in Wesen des Christentums sich bestàtigt, [*]<br />

erhellt schon daraus: dafi der Wert des Grundes der Existenz nur von<br />

dem Wert abhàngt, den die Existenz fur mich hat. Bin ich gleichgiiltig<br />

gegen meine Existenz, wie solite ich erheben und verehren das, wovon<br />

meine Existenz abhangt? Der Wert, den ich unbewufk auf meine Exi­<br />

stenz lege, wird mir nur Gegenstand im Werte, den ich auf den Grund<br />

derselben lege; das Leben ist mein hochstes Gut, mein hb'chstes Wesen;<br />

und die Verehrung der Lebensursache ist abhàngig von der Vereh-<br />

rung des Lebens [**] [*]. Wer sich ùberhaupt in sich selbst zu<br />

keinem Super<strong>la</strong>tiv affektvoll erhebt, der [ 2 ] erhebt sich aufier sich zu<br />

keinem Gegenstand der Verehrung — keinem Super<strong>la</strong>tiv. Wer<br />

keine Kunstsachen schàtzt, dem kann ich keine verbindliche Freude<br />

machen, wenn ich ihm ein Bild gebe. Ich schatze das Objekt, die Gabe,<br />

weil ich ohne ihn, durch mich schatze, was er mir gibt, weil es meinem<br />

Sinn, Interesse entspricht. So liebe ich den Schopfer des Lebens, weil<br />

ich das Leben liebe [ 3 ]. Die Liebe zum Schopfer ist nur der Reflex,<br />

der Spiegel der Liebe zum Leben, diese Liebe ist nur das Nàchste, das<br />

Unmittelbare, die U r s a e h e (Ursache ist der physikalische Grund,<br />

der logische Ausdruck einer und derselben Sache). [***]<br />

[*] so dem naturlichen Menschen in seinen Vorstellungen. Und da ein<br />

jedes Ding die ihm selbst an sich gleichgùltigsten, zufalligsten Wirkungen haben<br />

kann, so eroffnet sich hier das unermefiliche Feld des sogen[annten] Aber-<br />

g<strong>la</strong>ubens, der mit jedem Dinge auch jede selbst entgegengesetzte Wirkung<br />

verkniipft. Nur der Zufall auBer mir, ist der Aberg<strong>la</strong>ube in mir. Das verehren<br />

die Menschen als Gott, dem sic verdanken oder zu verdanken g<strong>la</strong>uben, da6 sic<br />

Menschen sind (Sokrates) [*] — die Ursache des Menschenseins.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 181<br />

lunato che a quello io debba <strong>la</strong> mia vita. L'effetto del nocciolo di prugna <strong>non</strong> è<br />

quello che gli spetta normalmente, esso è l'involucro del seme, però, introdotto<br />

in go<strong>la</strong>, può essere anche causa del<strong>la</strong> mia morte. E come nel linguaggio si da <strong>la</strong><br />

colpa al nocciolo, [5]<br />

[i] Che cosa ... <strong>natura</strong>: cfr. E. R., §§ 1, 2, 3<br />

[ 2 ] il primo... religione: cfr. E.R., § 2.<br />

[ 3 ] Terza pagina.<br />

[*] Ogni... lei: cfr. E. R., § 53.<br />

[ 5 ] Continua.<br />

anche qui trovi conferma l'assioma fondamentale dell'Essenza del [*] 2v<br />

cristianesimo, risulta chiaro già da questa considerazione: che il valore<br />

da me riconosciuto al fondamento dell'esistenza, dipende solo dal valore<br />

che ha per me l'esistenza. Se io sono indifferente nei confronti del<strong>la</strong> mia<br />

esistenza, come potrei esaltare e venerare ciò da cui essa dipende? Il va­<br />

lore che inconsciamente attribuisco al<strong>la</strong> mia esistenza, mi diventa oggetto<br />

solo nel valore che io attribuisco al fondamento di essa; <strong>la</strong> vita è il mio<br />

bene supremo, il mio essere supremo; e l'adorazione del<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong><br />

vita dipende dall'adorazione del<strong>la</strong> vita [ **] C 1 ]. Chi in generale <strong>non</strong><br />

si eleva in sé stesso con uno s<strong>la</strong>ncio d'affetto in un super<strong>la</strong>tivo,<br />

<strong>non</strong> si eleva neppure al di fuori di sé ad alcun oggetto di adorazione — ad<br />

alcun super<strong>la</strong>tivo. A chi <strong>non</strong> apprezza l'arte, <strong>non</strong> posso certo<br />

procurare una gioia di cui mi sia grato, se gli regalo un quadro. Io ap­<br />

prezzo l'oggetto, il dono, poiché, a prescindere da quello, apprezzo da<br />

me ciò che mi da, poiché corrisponde al mio sentire, al mio interesse.<br />

Così io amo il creatore del<strong>la</strong> vita, poiché amo <strong>la</strong> vita [ 2]. L'amore<br />

per il creatore è solo il riflesso, lo specchio dell'amore per <strong>la</strong> vita,<br />

questo amore è appunto ciò che è più vicino a noi, l'immediato, <strong>la</strong><br />

causa (causa è il fondamento fisico, espressione logica di un'unica e<br />

identica cosa). [***]<br />

[*] così è presso il primitivo nelle sue rappresentazioni. E giacché ogni<br />

cosa può produrre gli effetti più casuali, in sé stessi a lei del tutto indifferenti,<br />

così si apre qui lo smisurato campo del<strong>la</strong> cosiddetta superstizione, <strong>la</strong><br />

quale collega a ogni cosa qualsiasi effetto, anche a lei opposto. Appunto il caso<br />

fuori di me è <strong>la</strong> superstizione in me. Gli uomini adorano come Dio ciò a cui<br />

devono o credono di dovere il loro essere uomini (Socrate) [ 3 ] — <strong>la</strong> causa del­<br />

l'essere uomo.


182 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

[**] Odysseus zur Nausikaa: als Gbttin mufi ich dich verehren, weil du<br />

mieli am Leben erhalten hast [ 5].<br />

[***] Ncque qui p<strong>la</strong>ntat est aliquid, ncque qui rigat, sed qui incrementum<br />

dat, Deus [ 6].<br />

C 1 ] Der Wert ... Lebens: vgl. W. R., § 5.<br />

[ 2 ] erhebt, der ms: erhebt; der.<br />

P] So ... liebe: vgl. W. R., § 6.<br />

[4] Vgl. W.R.,S 50.<br />

[ 5 ] Odyssee, 8, 467-68.<br />

[ 6 ] I Kor. 3, 7; mit Bleistift geschriebenes Zitat.<br />

Alle Eigenschaften der Gottheit — inwiefern sie ein vom Menschen [*]<br />

unterschiedenes, nicht moralisches, nicht geistiges, nicht menschliches<br />

Wesen ist — Ubermenschlichkeit, Macht, Majestat, Unbegreiflichkeit,<br />

Furchtbarkeit, Unendlichkeit [**], Ewigkeit [***], Erhabenheit, Un-<br />

mefibarkeit und Unbestimmbarkeit nach menschlichen Begriffen, Allge-<br />

meinheit [****] sind Eigenschaften der Natur, sind entnommen den<br />

Eindrucken, welche die Natur auf den Menschen macht [*****] [ :I].<br />

Der Anblick des Mondes und Sternenhimmels bei der Nacht, der<br />

Anblick des wolkenlosen, dem Auge keinen bestimmten Grenz- und<br />

Anhaltspunkt darbietenden Himmels, der Anblick der Senne besonders<br />

bei ihrem Auf- und Untergang, der Anblick des Meeres, der Berge,<br />

der Felsen und Abgrùnde, der Wàlder und Fluren — alle diese An-<br />

schauungen ùberstromen uns auch ohne alle konventionellen Vorstel-<br />

lungen eines gemachten, bùrgerlichen Gottes mit Empfindungen und<br />

Gedanken, die wir im Unterschied von den gewohnlichen, egoistischen<br />

Empfindungen und Gedanken religios nennen kbnnen.<br />

[*] 5 PI.<br />

[**] z. B. « Schofi des unendlichen Meeres», Ilias, 18, 140, « Unendliche<br />

Erde», 19, 507.<br />

[***] Ewigkeit der Erde, Ps\_alm'\ 104[,5], 119[,90], Prediger I, 4.<br />

[****] Gott ist ein allgemeines Wesen; der Gott, der scine Sonne ùber<br />

Gerechte und Ungerechte aufgehen <strong>la</strong>fit [3] ist Natur.<br />

[*****] Die Identitat der Natur mit Gott spricht sich besonders darin aus,<br />

da6 man die Gesetze der Natur als die allgemeinen, ewigen, uniiberschreitbaren,<br />

und wenn sie iiberschritten werden, durch sich selbst die tìberschreitung rachenden<br />

G e s e t z e fur gòttlich gelten; so da6 man ohne Unterschied bald sagt: die<br />

gòttlichen Gesetze oder die leges <strong>natura</strong>e. Die Grund<strong>la</strong>ge Gottes ist: das


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. I 8 REDAZIONE] 18?<br />

[**] Ulisse a Nausica: come dea devo venerarti, giacché mi hai salvato <strong>la</strong><br />

vita [ 4 J.<br />

[***] « Né colui che pianta è qualche cosa, né colui che irriga, bensì colui<br />

che fa crescere, Dio » [ 5].<br />

E 1 ] il valore ... vita: cfr. E. R., § 5.<br />

[ 2 ] Così... vita: cfr. E. R., § 6.<br />

P] Cfr. E.R., § 50.<br />

[*] Odissea, 8, 467-68<br />

[ 5 ] I Cor. 3, 7; citazione scritta in matita.<br />

Tutte le proprietà del<strong>la</strong> divinità — in quanto distinta dall'uomo, [*] 3*<br />

in quanto essere <strong>non</strong> morale, <strong>non</strong> spirituale, <strong>non</strong> umano — <strong>la</strong> sua supe­<br />

riorità rispetto all'uomo, <strong>la</strong> sua potenza, maestà, inintellegibilità, fe­<br />

condità, infinità [**], eternità [***], il suo essere sublime, incommen­<br />

surabile e indeterminabile secondo i concetti umani, <strong>la</strong> sua universa­<br />

lità [****] sono proprietà del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, ricavate dalle impressioni, che<br />

questa produce sull'uomo [*****] f 1 ].<br />

Lo spettacolo notturno del<strong>la</strong> luna e del firmamento, <strong>la</strong> vista del<br />

cielo che, senza nuvole, <strong>non</strong> presenta all'occhio nessun punto determi­<br />

nato che lo trattenga o lo limiti, lo spettacolo del sole soprattutto al­<br />

l'alba e al tramonto, <strong>la</strong> vista del mare, dei monti, degli scogli e dei di­<br />

rupi, dei boschi e dei campi — tutte queste visioni, anche senza tutte le<br />

rappresentazioni convenzionali di un Dio fittizio, borghese, ci i<strong>non</strong>dano<br />

di sensazioni e pensieri, che a differenza di quelli usuali, egoistici, pos­<br />

siamo chiamare religiosi.<br />

[*] 5 [2].<br />

[**] per es. « seno del mare infinito », Iliade 18, 140, « terra infinita »,<br />

Odissea 19, 107.<br />

[***] Eternità del<strong>la</strong> terra, Sai. 104,5; 119,90, Eccle. I, 4.<br />

[****] Dio è un essere universale; quel Dio, che fa sorgere il suo sole sui<br />

giusti e sugli ingiusti [3] è <strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

[*****] L'identità del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> con Dio è espressa in partico<strong>la</strong>re nel fatto che<br />

le leggi del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> sono considerate divine essendo eterne, universali, invio<strong>la</strong>bili,<br />

capaci, qualora vengano trasgredite, di punire da loro stesse <strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione; sicché<br />

facilmente si dice senza distinzione: le leggi divine o le leges <strong>natura</strong>e. Fonda­<br />

mento di Dio è: l'essere sensibile. Osserva: tanto grande è il sole...


184 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

sinnliche Wesen. Siehe: so grafi ist die Sonne, so màchtig sind ihre Wirkun-<br />

gen, wie grofi, wie màchtig ist erst das Wesen, das dieses grafie, machtige Wesen<br />

gemacht hat! Aus der Grafie des Werkes erkenne die Grafie des Schopfers! Aber<br />

was bewunderst du? Diese sinnliche Grofie, diese sinnliche Macht; was ist also<br />

das, woraus diese kommt? Eine sinnliche Macht [4]<br />

[!] Alle... macht: vgl. W.R., § 11.<br />

[2 ] Fiinfte Seite.<br />

[3] Mattb. 5, 45, vgl. W.R., § 11.<br />

[4 ] Fortsetzung folgt.<br />

3v Die Frage, wie wird aber die Natur zu einem Wesen, zu dem der [*]<br />

Mensch beten kann, Ibst sich durch die Bemerkung, dafi die Natur nicht<br />

den Anblick eines bewegungslosen, inimer sich gleichbleibenden Wesens<br />

darbietet, sondern einen Wechsel von Erscheinungen, die den Menschen<br />

bald in Furcht und Hoffnung, Freude und Traurigkeit versetzen, der<br />

Mensch aber die Eindrùcke, die ein Gegenstand auf sein Gemiit macht,<br />

unmittelbar in den Gegenstand verlegt. Die Finsternis ist ein boses, das<br />

Licht ein gutes Wesen, was ihn traurig stimmt, ist ein trauriges, finste-<br />

res, boses Wesen, was ihn anders — an sich ein anderes. Die Natur<br />

erscheint daher dem Menschen, der sich noch nicht auf den Standpunkt<br />

der Reflexion erhoben, als ein willkurliches Wesen — was sic<br />

notwendig hervorbringt, als eine freiwillige Gabe C 1 ]. Die Freu­<br />

de stimmt den Menschen notwendig dankbar — die Freude, die der Ein-<br />

druck des Lichts nach einigen triiben, kalten Tagen auf den Menschen<br />

macht, verwandelt sich in Dankbarkeit gegen die Ursache dieser Freu­<br />

de; die Freude, der Affekt personifiziert unwillkùrlich, macht den Ge­<br />

genstand lebendig; driickt ihn an die warme Brust, verklàrt, vergottert<br />

ihn; die Empfindung stromt ùber, teilt sich mit, wird zu Hymne auf<br />

das Objekt. Der Mensch<br />

[*] gleichfalls. Du bemifit ja scine Grofie nach der Grofie des Gegenstandes,<br />

scine Macht nach dieser sinnlichen Macht, nach diesem sinnlichen Eindruck, den<br />

dieser Gegenstand auf dich macht! Du hast in der Ursache nichts als das, was<br />

[du] in der Wirkung hast [ 2 ]<br />

Die Anschauung Gottes auf der Grund<strong>la</strong>ge der Anschauung der unermefilichen<br />

Natur — d. i. die Anschauung der unermefilichen Natur als gòttliches Wesen ist<br />

die reflektierte, in der der Mensch sich aus den Augen schwindet.<br />

« Quod autem nobis <strong>natura</strong>liter insita sit religio, ipse fatetur Aristoteles, tura<br />

>ex eo liquet, quod quoties [in] subitaneis periculis et timoribus aliqua perturba-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE, r REDAZIONE] 185<br />

tanto potenti sono i suoi effetti, quanto grande, quanto potente è quindi l'essere,<br />

che ha fatto questa cosa grande e potente! Riconosci dal<strong>la</strong> grandezza dell'opera<br />

<strong>la</strong> grandezza del creatore! Ma che cosa ammiri tu? Questa grandezza sensibile,<br />

questa potenza sensibile; che cosa può essere allora ciò da cui essa deriva? Una<br />

potenza altrettanto [ 4 ]<br />

t 1 ] Tutte ... uomo: cfr. E. R., § 11.<br />

[ 2] Quinta pagina.<br />

[ 3 ] Mt. 5, 45, cfr. E.R., § 11.<br />

[4 ] Continua.<br />

Come però possa <strong>la</strong> <strong>natura</strong> trasformarsi in un essere, al quale l'uomo [*] 3v<br />

rivolga <strong>la</strong> sua preghiera, è una questione che facilmente si risolve osser­<br />

vando come <strong>la</strong> <strong>natura</strong> presenti <strong>non</strong> l'aspetto di un essere immobile, sem­<br />

pre uguale a sé stesso, bensì un avvicendarsi di fenomeni, che inducono<br />

di volta in volta al<strong>la</strong> paura e al<strong>la</strong> speranza, al<strong>la</strong> gioia e allo scoramento<br />

l'uomo e come questi riconduca immediatamente all'oggetto le impres­<br />

sioni da esso provocate sul suo animo. Il buio è un essere cattivo, <strong>la</strong><br />

luce buono, ciò che lo rende triste, un essere triste, tetro, cattivo, ciò<br />

che gli ispira altri sentimenti — un essere in sé diverso. La <strong>natura</strong> appare<br />

perciò all'uomo, che <strong>non</strong> si è ancora innalzato al punto di vista del<strong>la</strong><br />

riflessione, come un essere dotato di libero arbitrio — e ciò<br />

che essa produce necessariamente, come un dono spontaneo [M-<br />

La gioia, <strong>natura</strong>lmente, riempie l'uomo di gratitudine — <strong>la</strong> gioia, pro­<br />

dotta nell'uomo dopo alcuni giorni tetri, freddi, dall'impressione del<strong>la</strong><br />

luce, si trasforma in riconoscenza verso <strong>la</strong> causa di questa gioia; <strong>la</strong> gioia,<br />

l'affetto involontariamente personifica, vivifica l'oggetto; lo stringe al<br />

caldo seno, lo trasfigura, lo divinizza; <strong>la</strong> sensazione straripa, si comu­<br />

nica, diventa inno all'oggetto. L'uomo<br />

[*] sensibile. Tu commisuri appunto <strong>la</strong> sua grandezza al<strong>la</strong> grandezza dell'og­<br />

getto, <strong>la</strong> sua potenza a questa potenza sensibile, a questa impressione sensibile, che<br />

questo oggetto fa su di te! Tu <strong>non</strong> hai nel<strong>la</strong> causa se <strong>non</strong> ciò che hai nell'ef­<br />

fetto [ 2J.<br />

L'intuizione di Dio sul<strong>la</strong> base dell'intuizione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> incommensurabile —<br />

ossia l'intuizione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> incommensurabile come essere divino è frutto di una<br />

riflessione in cui l'uomo perde di vista sé stesso.<br />

« Che <strong>la</strong> religione sia insita in noi per <strong>natura</strong>, è affermato dallo stesso Ari-<br />

stotele ed è evidente per il fatto che ogni qual volta in improvvisi pericoli e


186 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

tione obruimur, confestim antequam aliquid perscrutemur et ante omnem electio-<br />

nem ad divinam invocationem confugimus, <strong>natura</strong> vid.[elicei] nos absque alio<br />

praeceptore divinum auxilium implorare edocente », [Cornelius] Agrippa [von]<br />

Nett[esheim] [ 3]<br />

t 1 ] Die Frage ... Gabe: vgl. W. R., § 27.<br />

C2 ] Du ... hast: vgl. W. R., § 12.<br />

[ 3 ] Fortsetzung folgt.<br />

macht hier nicht die kalte Unterscheidung zwischen dem Dinge, der [*]<br />

Sache und dem Gefiihl, dem Eindruck der Sache in mir; sondern [**]<br />

das Gefiihl, der Eindruck ist die Sache selbst; ich vermische die Emp-<br />

findung mit dem Gegenstand selbst, das Leblose ist mir lebendig C 1 ].<br />

Ich unterscheide nicht anders als W o h 11 a t und Wohltater;<br />

das Gefiihl des Wohlseins reflektiert sich in dem Gefiihl, der Vorstel-<br />

lung des Wohltàters. Das Licht ist ein wohltà'tiges Wesen. Ebenso ist<br />

es mit dem Schmerz, mit dem unzertrennlich der Wunsch verkniipft ist,<br />

vom Schmerz erlost zu werden; in der Not, im Ungliick greift er auf<br />

jeden Gegenstand, der ihm helfen kann [ 2]. Das nachste Wesen, der<br />

Gott an den ich zunàchst mich wende, um Hilfe zu finden, ist die Luft,<br />

der Schrei, der Seufzer. Der Schmerz eines Organs selbst ist nichts als<br />

die Aufforderung, die Ankiindigung der Hilfsbedùrftigkeit. Im Schmerz<br />

ist der Mensch absolut subjektiv, es ist ihm nichts heilig, wahr, not-<br />

wendig, er durchbricht alle Schranken der Natur und Vernunft; er will<br />

das Unendliche; der Wunsch, erlost zu sein, ist sein einziger Herr, sein<br />

«inziges Gesetz. Was er in unmittelbarem Drang des Schmerzes wiinscht,<br />

will, dafi es sei, das ist ihm im G<strong>la</strong>uben, in der Vorstellung, im Kopfe,<br />

den der Schmerz ùbertaubt, eine Wahrheit, Realitat. Denjenigen, welche<br />

die Ableitung eines hilfreichen Gottes aus dem hilfsbediirftigen Gemùt<br />

des Menschen verwerfen, ist die historische Bemerkung entgegenzuset-<br />

zen, daS> man ja eben daraus, d a B der Mensch in der Not<br />

zu Gott schreit, einen Beweis von der Existenz<br />

€ i n e s solchen Gottes genommen hat. Was der Mensch<br />

^als Bediirfnis fùhlt, das ist ihm ein Gesetz, ein<br />

[*] 7 [»].<br />

[**] e. 56 De Religione [*].<br />

Die religiòsen Vorstellungen knùpfen sich hauptsachlich an solche Gegenstande


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 187<br />

timori siamo scossi da qualche turbamento, prima di escogitare qualcosa e prima<br />

di ogni decisione, ricorriamo subito all'invocazione di Dio, giacché appunto <strong>la</strong> na­<br />

tura senza altri precettori ci insegna ad implorare l'ausilio divino », [Cornelius]<br />

Agrippa [da] Nett[esheim], [ 3].<br />

t 1 ] Come... spontaneo: cfr. E. R., § 27.<br />

[ 2 ] Tu ... effetto: cfr. E. R., § 12.<br />

[ 3 ] Continua.<br />

<strong>non</strong> opera qui <strong>la</strong> fredda distinzione fra <strong>la</strong> cosa, l'oggetto, e il senti- [*] 4r<br />

mento, l'impressione provocata in me; al contrario il sentimento, [**]<br />

l'impressione è <strong>la</strong> cosa stessa; io frammischio <strong>la</strong> sensazione con l'oggetto<br />

stesso, l'essere inanimato è per me vivo t 1 ]. Io <strong>non</strong> distinguo se <strong>non</strong> il<br />

beneficio e il benefattore: il sentimento di benessere si<br />

riflette sul sentimento, sul<strong>la</strong> rappresentazione del benefattore. La luce<br />

è un essere benefico. La stessa cosa capita con il dolore, cui è inscindi-<br />

bilmente connesso il desiderio di esserne liberati; questo nel bisogno,<br />

nel<strong>la</strong> sfortuna si aggrappa a ogni oggetto che possa aiutarlo [ 2]. L'essere<br />

più vicino, il dio al quale io per primo mi posso rivolgere per avere<br />

aiuto, è l'aria, il grido, il sospiro. Il dolore stesso di un organo <strong>non</strong> è<br />

altro che l'appello, <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione del nostro bisogno di aiuto. Nel<br />

dolore l'uomo è assolutamente soggettivo, nul<strong>la</strong> gli è sacro, vero, neces­<br />

sario, egli spezza tutti i limiti del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e del<strong>la</strong> ragione; vuole l'infi­<br />

nito; suo unico padrone, sua unica legge è il desiderio di esseme libe­<br />

rato. Ciò che egli nell'immediato urgere del dolore desidera, vuole che<br />

sia, è per lui una verità, una realtà nel<strong>la</strong> fede, nel<strong>la</strong> rappresentazione,<br />

nel<strong>la</strong> testa stordita dal dolore. A quanti respingono <strong>la</strong> teoria che fa de­<br />

rivare l'esistenza di un dio soccorritore dall'animo dell'uomo^ bisognoso<br />

di aiuto, possiamo replicare osservando come storicamente si è rica­<br />

vata una prova dell'esistenza di un tale dio pro­<br />

prio dal fatto che nel bisogno l'uomo grida a Dio. Ciò<br />

che l'uomo sente come bisogno, è per lui legge, un<br />

[*] 7 m.<br />

[**] e. 56 De Religione [*].<br />

Le rappresentazioni religiose sono e si mantengono principalmente legate ad


188 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

an, erhalten sich an ihnen, die schon an und fur sich keine dem priifenden Auge<br />

der Sinne erreichbaren Gegenstande sind, also dem Menschen ein unendliches Feld<br />

der Vorstellungen, Einbildungen <strong>la</strong>ssen — an Sonne, Sternen, Mond — Gegenstande,<br />

die im Licht der Phantasie glànzen [ 5 ]. Der sich nur immer durchkampft, sucht<br />

selbst bei dem, was er auEerdem ver<strong>la</strong>cht, verspottet, Hilfe, nimmt selbst zu den<br />

aberglàubischsten Mitteln scine Zuflucht [6]. Kurz der Gegenstand in der Affektion<br />

der Furcht, der Freude, der Gegenstand als Objekt der Phantasie, der blutheissen<br />

Vorstellung ist ein ganz anderer, als der in der kalten Anschauung oder im Ver-<br />

stande. Die Frage wohl ist, wie ein lebloser Gegenstand als ein lebendiges bòses<br />

Wesen wird, sich macht, ein Hemd zum Gespenst eines Menschen, der Schatten<br />

zum Geiste.<br />

[i] Die Freude ... lebendig: vgl. W. R., §§ 26, 32.<br />

[2] Ebenso ... kann: vgl. W. R., § 33.<br />

[ 3 ] Siebente Sei te.<br />

[ 4 ] Henrici Cornelii Agrippae ab Nettesheim, De incertitudine et vantiate<br />

scientiarum, cap. LVI (De religione in genere], in: Opera omnia, Tom. II (Lugduni<br />

1600), pp. 102-03.<br />

[ 5 ] die ... glànzen ms: die glànzen im Licht der Phantasie.<br />

[*] sucht... Zuflucht: vgl. W. R., § 35.<br />

-4v Zeichen Gottes, ein Zeichen von der Realitat dessen, was er bedarf; [*]<br />

so gut der Mensch scine Vorstellungen fiir Wesen hàlt, scine Tràume<br />

fur Gottesoffenbarungen, so gut, ja noch mehr werden ihm scine Her-<br />

zenswiinsche zu Machten, zu Wesen, denn der Mensch unterscheidet sich<br />

von seinem Herzen, seinen Vorstellungen — sic sind Wesen in ihm, er<br />

trennt sie von sich ab, wie er die Dinge aufier sich abtrennt, ob ihm<br />

gleich wic ihm scine Vorstellungen Dinge, so die Dinge wieder Vorstel­<br />

lungen, nur vorgestellte Wesen sind. Alle Subjektive ist dem<br />

Menschen ursprùnglich o b j e k t i v — umgekehrt alles Objektive<br />

subjektiv. So ist ihm denn auch der Wunsch eines hilfreichen Wesens<br />

unmittelbar die Gewàhr von der Existenz eines solchen. Hast du einmal<br />

den Wunsch, gibst ihm Raum, dràngst ihn nicht als subjektiv in dich<br />

zuriick, unterscheidend dich von der Objektivitàt, die ja hier nicht vor<br />

dir existiert — so hast du auch schon das diesem Wunsch entsprechende<br />

Wesen. Der Wunsch dieses Wesens, unbeschrànkt ge<strong>la</strong>ssen, ist selbst<br />

schon dieses Wesen. Was ist dein Wunsch? Von allen Ubeln und Leiden<br />

frei zu sein: [«] ach! wàre ich gesund E! »], [«] ach! wàre ich frei [! »]<br />

Also hast du ja schon im Wunsche die Beschrànktheit deiner Existenz<br />

aufgehoben, einem willkiirlichen, keinem Leiden, keiner Notwendigkeit,<br />

keinem Natur<strong>la</strong>uf unterworfenen Wesen P<strong>la</strong>tz gemacht C 1 ]. Du bindest


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 189<br />

• oggetti, che già in sé e per sé sono irraggiungibili al<strong>la</strong> verifica diretta dei sensi,<br />

<strong>la</strong>sciano quindi aperto all'uomo un campo infinito di rappresentazioni, immagina­<br />

zioni — al sole, alle stelle, al<strong>la</strong> luna — oggetti che bril<strong>la</strong>no al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> fanta­<br />

sia. Chi <strong>non</strong> si ferma di fronte a nul<strong>la</strong>, cerca aiuto perfino in ciò che peraltro<br />

deride, schernisce, ricorre perfino ai mezzi più superstiziosi [ 5]. In breve l'oggetto<br />

nell'affezione del timore, del<strong>la</strong> gioia, l'oggetto in quanto oggetto del<strong>la</strong> fantasia,<br />

del<strong>la</strong> sanguigna rappresentazione, è completamente diverso da quello che si ha<br />

nel<strong>la</strong> fredda intuizione o nell'intelletto. Certo <strong>la</strong> questione è come un oggetto ina­<br />

nimato divenga, si trasformi in un essere vivo e cattivo, come una camicia divenga<br />

lo spettro di un uomo, l'ombra uno spirito.<br />

t 1 ] La gioia ... vivo: cfr. E. R., §§ 26, 32.<br />

[ 2 ] La stessa cosa ... aiutarlo: cfr. E. R., § 33.<br />

I 3 ] Settima pagina.<br />

[ 4 ] Henrici Cornelii Agrippae ab Nettesheim, De incertitudine et vantiate<br />

scientiarum, cap. LVI (De religione in genere), in: Opera omnia, tom. II (Lugduni<br />

1600), pp. 102-03.<br />

[5] cerca ... superstiziosi: cfr. E. R., § 35.<br />

segno di Dio, un segno del<strong>la</strong> realtà di quello di cui ha bisogno; [*] 4v<br />

come l'uomo prende le sue rappresentazioni per esseri, i suoi sogni per<br />

rive<strong>la</strong>zioni divine, così, anzi ancor più, i suoi desideri del cuore di­<br />

ventano potenze, esseri, infatti l'uomo distingue sé stesso dal suo cuore,<br />

dalle sue rappresentazioni — questi sono esseri in lui, egli li separa da<br />

sé, come separa al di fuori di sé le cose, anche se, come le sue rappre­<br />

sentazioni sono per lui cose, così le cose sono viceversa rappresentazio­<br />

ni, solo esseri rappresentati. Tutto ciò che è soggettivo è per<br />

l'uomo alle origini oggettivo — viceversa tutto ciò che è oggettivo<br />

soggettivo. Così infatti anche il desiderio di un essere che gli venga in<br />

aiuto è per lui immediatamente <strong>la</strong> garanzia dell'esistenza di un simile<br />

ente. Se tu hai un desiderio e gli dai spazio, né lo reprimi in te in<br />

quanto soggettivo, distinguendoti dall'oggettività, che appunto in que­<br />

sto caso <strong>non</strong> esiste di fronte a te — allora hai già anche l'essere che cor­<br />

risponde a questo desiderio. Il desiderio di questo essere, svinco<strong>la</strong>to da<br />

ogni limite, è già appunto questo essere. Che cosa è il tuo desiderio?<br />

Quello di essere libero da tutti i mali e tutti i dolori: « ah! se fossi<br />

sano! », « ah! se fossi libero ». Dunque nel desiderio tu hai già supe­<br />

rato <strong>la</strong> limitatezza del<strong>la</strong> tua esistenza, hai già fatto posto a un essere<br />

.arbitrario, <strong>non</strong> soggetto a dolori, a necessità, al corso <strong>natura</strong>le. In verità


190 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

dich ja schon in deinem Wùnsche an keine Schranken, keine Gesetze,.<br />

Wie konntest du nun die Wahrheit diesens Wunsches bezweifeln, ne-<br />

gieren? Du hast ja schon im Wunsch dieses Wesen gesetzt, ausgespro-<br />

chen. Wo der Mensch scine Wiinsche in Wesen verwandelt, da sind<br />

ihm nicht Gesetze Gegenstand,<br />

[*] Aus dem Auge entspringt nicht die Religion. Es braucht nur voran dem<br />

religiòsen Gemut. Es gibt nur den Gegenstand.<br />

Der Fortgang von der Natur zum Geiste trennt den Gegenstand der morali-<br />

schen, theistischen, burgerlichen Gesetze — Unterschied zwischen Be-<br />

wufitlosem, Kòrper und Bewulksein, moralischem Urteil. Der Mensch wahlt im<br />

Gegenstand die Natur vom Anderen aus: dieser ist der h o e h s t e , der v o r z u -<br />

glichste, diesem nur gebiihrt die Religion. Ist einmal das Urteil erwacht, der<br />

Mensch in der Steigerung begriffen, so geht er ganz bald ùber alle Naturgegen-<br />

stande heraus.<br />

i 1 ] aufgehoben ... gemacht ms: aufgehoben, P<strong>la</strong>tz gemacht einem willkurli-<br />

chen ... Wesen.<br />

folglich ist der Wunsch sein Gesetz. Und wie sehr ist in diesem [*]'<br />

Wunsch sein persònliches Interesse beteiligt! Warum halten denn [**]'<br />

beute noch so viele an diesem G<strong>la</strong>uben fest an ein solches Wesen, wel-<br />

ches unmittelbar die Wùnsche des Menschen erfullt? Weil noch [***]'<br />

immer im Menschen der Ursprung dieses Wesens liegt, weil sie wiin-<br />

schen, da$ ein den Wiinschen des Menschen entsprechendes Wesen ist,<br />

weil sie einen haben wollen, der helfen kann, wenn Kunst und Natur<br />

nicht mehr helfen kann, wenn alle gesetzliche Hilfsmoglichkeit versch-<br />

wunden ist. Die unbegrenzten Wiinsche des Menschen machen sich<br />

unwillkùrlich P<strong>la</strong>tz in unbegrenzten Wesen. [****]<br />

Religion haben heiBt — auf diesem Standpunkt — nicht unterschei-<br />

den zwischen Subjekt und Objekt — Notwendiges als Willkiirliches<br />

anschauen.<br />

Die Natur ist hier auch schon dem Menschen als an sich menschlf-<br />

ches Wesen Gegenstand; aber sie ist es nur in seiner Vorstellung, nicht<br />

an sich; sie wird vorgestellt, aber i s t es nicht; sie ist es i m G<strong>la</strong>u­<br />

ben, wie die Hostie im G<strong>la</strong>uben Gott ist, an sich ein gemeines Ding.<br />

Es offenbart sich hier der Widerspruch zwischen Notwendigkeit —<br />

Schicksal — und Willkiir (Menschlichkeit) — die Getter selbst sind ge-<br />

bunden. Die Getter sind Individuen, frei, selbstandig, personlich, aber


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 191<br />

nel tuo desiderio tu sei già svinco<strong>la</strong>to da ogni limite, da ogni legge. Come<br />

potresti ora mettere in dubbio, negare <strong>la</strong> verità di questo desiderio? Tu<br />

hai già posto, espresso questo essere appunto nel desiderio. Laddove<br />

l'uomo tramuta in esseri i suoi desideri, <strong>non</strong> ha più per oggetto delle leggi<br />

[*] La religione <strong>non</strong> sorge dall'occhio. Prima occorre appunto l'animo reli­<br />

gioso. È questo solo che da l'oggetto.<br />

Il progresso dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> allo spirito porta a separare l'oggetto delle leggi<br />

morali, teistiche, borghesi — differenza fra ciò che è privo di coscienza, il<br />

-corpo, e <strong>la</strong> coscienza, il giudizio morale. L'uomo nell'oggetto scarta <strong>la</strong> <strong>natura</strong> dal<br />

resto: questo è l'elemento più alto, più sublime, a questo solo spetta<br />

<strong>la</strong> religione. Appena che si desta il giudizio e l'uomo è impegnato nell'elevazione<br />

di sé, ben presto va al di là di tutti gli oggetti <strong>natura</strong>li.<br />

di conseguenza sua legge è il desiderio. E quanto è implicato in que- [*]<br />

sto desiderio il suo interesse personale! Perché infatti ancor oggi [**]<br />

tanti conservano questa fede in un tale essere, che immediatamente<br />

adempie i desideri dell'uomo? Perché l'origine di questo essere è [***]<br />

pur sempre nell'uomo, perché essi desiderano che esista un essere con­<br />

forme ai desideri umani, perché vogliono avere uno che sia in grado di<br />

aiutarli quando <strong>non</strong> può più intervenire né arte, né <strong>natura</strong>, quando ogni<br />

legittima possibilità di aiuto è scomparsa. I desideri illimitati dell'uomo<br />

si fanno spazio involontariamente in esseri illimitati [****].<br />

Aver religione significa — da questo punto di vista — <strong>non</strong> distin­<br />

guere fra soggetto e oggetto — vedere il necessario come arbitrario.<br />

Anche <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è già in questo senso oggetto per l'uomo come es­<br />

sere in sé umano; ma essa lo è solo nel<strong>la</strong> sua rappresentazione, <strong>non</strong> in<br />

sé; viene rappresentata, ma <strong>non</strong> è così; lo è nel<strong>la</strong> fede, come<br />

l'ostia è Dio nel<strong>la</strong> fede, una cosa comune in sé. Si manifesta qui <strong>la</strong> con­<br />

traddizione fra necessità — destino — e arbitrio (umanità) — gli dei<br />

stessi sono vinco<strong>la</strong>ti. Gli dei sono individui: liberi, indipendenti, per­<br />

sonali, ma relegati a determinati ambiti, come gli oggetti <strong>natura</strong>li, i<br />

pianeti in determinate sfere; al di là <strong>non</strong> possono avventurarsi. I limiti<br />

i degli dei sono i limiti dell'uomo. Egli <strong>non</strong> è ancora pienamente in pos-


192 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

eingeschlossen in bestimmte Gebiete, wie die Naturgegenstànde, die P<strong>la</strong>-<br />

neten in bestimmten Sphàren, iiber die sie sich nicht erheben kònnen.<br />

Die Schranken der Getter sind die Schranken des Menschen. Er ist noch<br />

nicht vollkommen im Besitz seiner Wiinsche — noch nicht absoluter Herr<br />

der Natur. — Erste Stufe: das Objektive ist unwillkùrlich das Subjektive;<br />

aber das Subjektive ist noch nicht das wahre Objektive, als Erstes, als<br />

Super<strong>la</strong>tiv anerkannt,<br />

[*] 9 [*].<br />

[**] tJber die Abhangigkeit des Menschen von aufien, den Widerspruch<br />

zwischen Gedanke und Erfolg, iiber Fortuna s. Bayle, Ad Timoleon und<br />

Soliman IL T[eil] [ 2].<br />

[***] Die Tungusen bitten die Krankheit andachtig, vor<br />

ihren Jurten voriiberzugehen, Pal<strong>la</strong>s [Peter Simon p.] 74 [ 3].<br />

[****] Das Opfer ist der Ausdruck, dafi das Objekt das Subjektive,<br />

dafi der Gòtze i B t, schnupft, wie ich, ibid. p. 76.<br />

E 1 ] Neunte Seite.<br />

[ 2 ] Pensées diverses, écrites a un docteur de Sorbonne, a l'occasion de <strong>la</strong><br />

comète qui parut au mais de Décembre, MDCLXXX, § XXVII (Réfutation du<br />

sentiment des Paiens), II partie, in: Oeuvres diverses de P. Bayle, tome troisième,<br />

a <strong>la</strong> Haye 1727, pp. 23-4.<br />

[3] Vgl. W. R., S 35.<br />

5v das Subjektive noch nicht als das Wesen der Objektivitàt erkannt.<br />

Die Natur ist nicht nur der ursprùngliche — sie ist selbst der<br />

bleibende, verborgene Grund der Religion — der Grund, da6 dem<br />

Menschen die Gottheit als ein anderes, von ihm unterschiedenes Wesen<br />

ihm erscheint C 1 ], der Grund, datò ihm die Negation Gottes als Torheit<br />

erscheint und als Frevel, als Negation aller Schranken, welche<br />

den Menschen innerhalb seiner Grenzen, seiner Pflichten einhalten; denn<br />

die letzte Schranke ist eben die Schranke des Todes, der Endlichkeit.<br />

Selbst wenn die Natur aufhòrt, Gegenstand der Religion zu sein — we-<br />

nigstens unmittelbar, selbst wenn ein ùbernatùrliches Wesen Gegen­<br />

stand der Religion wird, so bleibt doch stets die Vorstellung, dafi dieses<br />

ubernatiirliches Wesen ein anderes, ein vom Menschen unterschiedenes


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 193<br />

sesso dei suoi desideri — <strong>non</strong> è ancora signore assoluto del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> —.<br />

Prima tappa: l'oggettivo è involontariamente soggettivo; ma il sogget­<br />

tivo <strong>non</strong> è ancora il vero oggettivo, riconosciuto come primo, super<strong>la</strong>tivo.<br />

[**] Sul<strong>la</strong> dipendenza dell'uomo dall'esterno, sul<strong>la</strong> contraddizione fra pen­<br />

siero e successo, sul<strong>la</strong> fortuna, v. Bayle, passo su Timoleonte e Solimano,<br />

IP parte [ 2].<br />

[***] I Tungusi pregano devotamente <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di passare<br />

oltre <strong>la</strong> loro jurta, Pal<strong>la</strong>s [Peter Simon p.] 74 [ 3 ].<br />

[****] II sacrificio è l'espressione del fatto che 1'oggetto è il sogget­<br />

tivo, che l'idolo mangia, annusa come me, ibid., p. 76.<br />

[ ! ] Nona pagina.<br />

[ 2 ] Pensées diverse*..., § XXVII (Réfutation du sentiment des Pa'iens), II<br />

partie, in: Oeuvres diverses de P. Bayle, tome troisième, a <strong>la</strong> Haye 1727, pp. 23-4.<br />

[3] Cfr. E. R., § 35.<br />

il soggettivo <strong>non</strong> è ancora riconosciuto come l'essenza dell'oggettività.<br />

La <strong>natura</strong> è il fondamento <strong>non</strong> solo originario — bensì anche per­<br />

manente, occulto del<strong>la</strong> religione — <strong>la</strong> ragione per cui all'uomo <strong>la</strong> divi­<br />

nità appare come un essere diverso, distinto da lui ['], <strong>la</strong> ragione per<br />

cui <strong>la</strong> negazione di Dio gli appare come follia e come crimine, come<br />

negazione di tutti i limiti, che mantengono l'uomo all'interno dei<br />

suoi doveri, dei suoi termini; infatti il limite estremo è proprio il li­<br />

mite del<strong>la</strong> morte, del<strong>la</strong> fine. Anche quando <strong>la</strong> <strong>natura</strong> cessa di essere og­<br />

getto del<strong>la</strong> religione — almeno immediatamente, anche quando un essere<br />

sopran<strong>natura</strong>le diventa oggetto del<strong>la</strong> religione, al<strong>la</strong> base rimane pur sem­<br />

pre l'idea che questo essere sopran<strong>natura</strong>le sia un essere diverso, distin­<br />

to dall'uomo, un essere, dal quale l'uomo dipenda. La rappresentazione


194 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Wesen, ein Wesen, von dem der Mensch abhàngt, zugrunde liegen. Die<br />

Vorstellung der Objektivitàt ist urspriinglich und bleibend nichts an­<br />

deres als die Vorstellung der sinnlichen Welt, der Natur — selbst<br />

wenn ich unter die Objektivitàt auch den anderen Menschen mir gegen-<br />

ùberstelle, so ist ja dieser mir nur gegeben als ein sinnliches<br />

Wesen, sogar als ein anderes Naturwesen. Die Vorstellung der Objekti­<br />

vitat ist wesentlich identisch mit dem Bewufitsein des Menschen; was<br />

er denkt, denkt er als Objekt, und weil unmittelbar mit dem Begriff der<br />

Objektivitàt der Begriff der Wahrheit und Realitàt verbunden ist, so<br />

werden ihm selbst dadurch Gedanken, Abstraktionen, Nomina appel<strong>la</strong>­<br />

tiva Realitàten, Wesen, Dinge. Ebenso was er sich einbildet, was er<br />

tràumt, was,<br />

t 1 ] Die Natur... erscheint: vgl. W. R., § 10.<br />

nur in ihm vorgeht, tritt aufier ihn als Gegenstand gegeniiber, als [*]<br />

Vision, Erscheinung. Der G<strong>la</strong>ube an den selbst supra<strong>natura</strong>l [istischen]<br />

und idealistischen Gott als ein r e a 1 e s , vom Menschen unterschie-<br />

denes, aufier ihm existierendes Wesen ist daher nichts anderes als die<br />

ewig den Menschen selbst in seiner hòchsten Abstraktion von der [**]<br />

Natur verfolgende, nimmer zu beseitigende Abhàngigkeit des Men­<br />

schen von der Natur, als urspriinglichem Gegenstand des Bewufkseins,<br />

dem Gegenstand, an welchen wesentlich das SelbstbewuBtsein des Men­<br />

schen gekniipft ist, dem aufier dem Menschen existierenden, unterschie-<br />

den von ihm existierenden Wesen, welche Abhangigkeit sich theoretisch<br />

in der Nòtigung beweist, Gott als ein anderes, objektives Wesen zu<br />

denkenf 1 ]. Oder: wahr ist dem Menschen urspriinglich, was [***]<br />

wirklich, was sinnlich ist im Gegensatz zu dem nur Ertràumten, Vor-<br />

gestellten. Wenn aber der Mensch (nur} ein supra<strong>natura</strong>listisch vor-<br />

gestelltes, unsinnliches, abstraktes Wesen nur zum wahren Wesen macht,<br />

so verkniipft sich unmittelbar die urspriingliche, uralte Vorstellung von<br />

der Objektivitàt als der Wahrheit mit diesem Wesen, es erscheint ihm<br />

und muB ihm erscheinen als objektives, reales, weil eben Wahrheit,<br />

Objektivitàt, Sinnlichkeit, Realitàt, Wirklichkeit unzertrennlich sind.<br />

In dem G<strong>la</strong>uben an Gott als ein vom Menschen unterschiedenes Wesen


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 195<br />

dell'oggettività <strong>non</strong> è altro alle origini e fondamentalmente anche in<br />

seguito se <strong>non</strong> <strong>la</strong> rappresentazione del mondo sensibile, del<strong>la</strong> na­<br />

tura — perfino quando io mi contrappongo anche, sotto <strong>la</strong> categoria del­<br />

l'oggettività, l'altro uomo, questo mi è appunto dato solo come un es­<br />

sere sensibile, anzi come un altro essere <strong>natura</strong>le. La rappresen­<br />

tazione dell'oggettività è essenzialmente identica al<strong>la</strong> coscienza dell'uo­<br />

mo; ciò che egli pensa, è pensato come oggetto, e poiché al concetto<br />

dell'oggettività è immediatamente legato quello del<strong>la</strong> verità e del<strong>la</strong> real­<br />

tà, così in tal modo pensieri, astrazioni, nomina appel<strong>la</strong>tiva diventano<br />

essi stessi realtà, esseri, cose. Parimenti ciò che si immagina, sogna,<br />

ciò che<br />

La <strong>natura</strong>... lui: cfr. E.R., § 10.<br />

avviene solo in lui, gli si presenta al di fuori di lui come oggetto, [*] 6r-<br />

come visione, apparizione. Perfino <strong>la</strong> fede nel Dio sopran<strong>natura</strong>le e<br />

idealistico in quanto essere reale, distinto dall'uomo, esistente al<br />

di fuori di lui, <strong>non</strong> è perciò altro se <strong>non</strong> l'ineluttabile dipendenza del­<br />

l'uomo dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, che eternamente lo perseguita, anche nel<strong>la</strong> sua [**]<br />

più sublime astrazione, <strong>la</strong> dipendenza da colei che è l'oggetto originario<br />

del<strong>la</strong> coscienza, l'oggetto, al quale è essenzialmente connessa l'autoco­<br />

scienza dell'uomo, l'essere esistente al di fuori di lui, distinto da lui;<br />

tale dipendenza si impone teoreticamente nel<strong>la</strong> necessità di pensare Dio<br />

come un essere diverso, oggettivo [']. In altri termini: originaria­<br />

mente per l'uomo è vero ciò che è reale, sensibile, in antitesi a ciò [***]<br />

che è solo sognato, rappresentato. Se però ora l'uomo fa di un essere<br />

rappresentato come sopran<strong>natura</strong>le, <strong>non</strong> sensibile, astratto appunto l'es­<br />

sere vero, a questo si connette subito l'originaria, arcaica rappresenta­<br />

zione dell'oggettività come suggello di verità, sicché esso gli appare e<br />

deve apparirgli come oggettivo, reale, poiché appunto verità, oggetti-<br />

vità, sensibilità, realtà, effettività sono fra loro inscindibili. Nel<strong>la</strong> fede<br />

in Dio in quanto essere distinto dall'uomo si fa valere involontaria­<br />

mente l'ineluttabile verità del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, che è il fondamento del<strong>la</strong> re­<br />

ligione.


196 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

macht sich unwillkurlich die unaufhebbare Wahrheit der Natur als der<br />

! Grund der Religion geltend.<br />

[**] Das allgemeine Wesen, das sich iiber Sonne, Mond und Sterne erstreckt,<br />

alles umfalk, ist das denkende Wesen des Menschen.<br />

[***] Wirklichkeit, Gegenstàndlichkeit, Anschaulichkeit, Sinnlichkeit mit ei-<br />

nem Worte ist urspriinglich dem Menschen die einzige Wahrheit an das Be-<br />

wulksein. Und diese Wahrheit ist unzertrennlich an das Selbstbewulksein des<br />

Menschen geknùpft. Wenn daher der Mensch von dieser urspriinglichen Wahrheit<br />

sich entfernt, wenn ihm nicht mehr das wirklich durch den Sinn [ 3 ]<br />

C 1 ] Der G<strong>la</strong>ube ... denken: vgl. ibid.<br />

[ 2 ] Elfte Seite.<br />

[ 3 ] Fortsetzung folgt.<br />

:6v Die Existenz Gottes ist das JIQCÒTOV ^'eùfiog der Theologie und [*]<br />

Philosophie. Gott existiert. Was heiik das? Er ist kein abstraktes,<br />

kein gedachtes, kein nur vorgestelltes Wesen, kein ens rationis, ens<br />

cordis, ens imaginationis. Was heifit aber: er ist kein abstraktes We­<br />

sen? Es heiik: er ist ein sinnliches Wesen, denn er ist auSer<br />

deinen Gedanken, was heiik es anders als er ist ein sinnliches Wesen,<br />

ein Wesen der Anschauung? Woher hast du die Vorstel-<br />

lung von einem von der Vorstellung unterschie-<br />

denen Wesen? Worauf stùtzt sich dein G<strong>la</strong>ube,<br />

oder besser deine Gewiftheit von einem realen<br />

Sein? Einzig und allein auf die Sinne. DaJS deine Existenz keine an-<br />

dere als eine sinnliche ist, das gibst du in der Tat und Wahr­<br />

heit mit der Bezeichnung dieses Seins zu, dafi es ein von deiner Vor­<br />

stellung unterschiedenes Sein ist; du gibst damit unbewuBt zu, daB es<br />

kein anderes Sein gibt, als sinnliches, ja daB du nicht einmal eine Vor­<br />

stellung von einem anderen Sein hast. Weil nun aber der Sinn wider-<br />

spricht, der Sinn dieses Wesen als nicht existierend dir zeigt, das Wesen<br />

aber gleichwohl, von dem du das Sein behauptest, als wahres Wesen<br />

gilt, so muik du das Sein wieder zu einem anderen Sein als dem<br />

sinnlichen, d. h. einem nur gemeinten,


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 197<br />

[*] IH 2!-<br />

[**] L'essere universale, che si estende al di là del sole, del<strong>la</strong> luna e delle<br />

stelle, che tutto abbraccia, è l'essere pensante dell'uomo.<br />

[***] Realtà, oggettività, visibilità, in una paro<strong>la</strong>, sensibilità è originaria­<br />

mente per l'uomo l'unica verità del<strong>la</strong> sua coscienza. E questa verità è indissolubil­<br />

mente connessa all'autocoscienza dell'uomo. Quando perciò l'uomo si allontana da<br />

questa verità originaria, quando per lui diventa verità <strong>non</strong> più l'essere che si rive<strong>la</strong><br />

realmente [ 3 ]<br />

C 1 ] Perfino ... oggettivo: cfr. ibid.<br />

[ 2 ] Undicesima pagina.<br />

[ 3 ] Continua.<br />

L'esistenza di Dio è <strong>la</strong> prima menzogna del<strong>la</strong> teologia e filosofia. [*] 6v<br />

Dio esiste. Che significa? Egli <strong>non</strong> è un essere astratto, pensato, solo<br />

rappresentato, <strong>non</strong> è un ens rationis, ens cordis, ens imaginationis. Che<br />

significa però: <strong>non</strong> è un essere astratto? Significa: è un essere sensi­<br />

bile, infatti egli è al di fuori dei tuoi pensieri, e che significa questo<br />

se <strong>non</strong> che è un essere sensibile, un essere dell'intuizione percettiva?<br />

Donde ricavi tu <strong>la</strong> rappresentazione di un esse­<br />

re distinto dal<strong>la</strong> rappresentazione? Su che cosa<br />

si fonda <strong>la</strong> tua fede, o meglio, <strong>la</strong> tua certezza di<br />

un essere reale? Solo e unicamente sui sensi. Che <strong>la</strong> tua esi­<br />

stenza <strong>non</strong> sia altro che sensibile, è da te ammesso di fatto e in<br />

verità quando di questo essere precisi che è un essere distinto dal<strong>la</strong><br />

tua rappresentazione; con questo tu inconsciamente ammetti che <strong>non</strong> vi<br />

sia altro essere se <strong>non</strong> sensibile, anzi che tu <strong>non</strong> hai neppure una rap­<br />

presentazione di un altro essere. Giacché però il senso ti contraddice,<br />

ti mostra che questo essere <strong>non</strong> esiste, mentre nello stesso tempo l'es­<br />

sere, del quale tu affermi l'esistenza, vale per te come l'essere vero, al­<br />

lora tu devi di nuovo trasformare tale essere in un essere diverso<br />

•da quello sensibile, ossia in un essere solo creduto,


198 [DAS WESEN DER KELIGION. 1. FASSUNG]<br />

[*] sich offenbarende Wesen, sondern das nur gedachte, abstrakte Wesem<br />

das Wahre wird, so bestatigt er diese urspriingliche Wahrheit dadurch wenigstens,<br />

dafi er die Wirklichkeit, die Gegenstandlichkeit zu einer Eigenschaft dieses abstrak-<br />

ten Wesens macht. Wenn sich daher auch der Mensch uber dem Umfang der<br />

urspriinglichen Wahrheit des Sinnlichen, ùber dem Umfang dieses Sinnlichen zur<br />

Wahrheit der Einbildung, der Abstraktion abgibt, so ist es doch eine Folge dieser<br />

Unzertrennlichkeit des Selbstbewuikseins vom Bewufksein der gegenstàndlichen<br />

Realitat unwillkiirlich, diese Abstraktion, diese Einbildung als objektives Wesen,.<br />

dingliche Existenz sich vorzustellen. Gleichwohl der Morder [*]<br />

t 1 ] Fortsetzung folgt.<br />

7r eingebildeten Sein machen, die Einbildung zur Existenz<br />

Gottes machen: Gott ist ein Wesen der Einbildung. Die Existenz [*]<br />

Gottes ist eine sinnliche, weil du keine andere Existenz kennst<br />

als sinnliche, keine sinnliche, sondern unsinnliche, weil das Subjekt<br />

dieser Existenz ein abstraktes, d. i. unsinnliches ist. Du verbin-<br />

dest die Sinnlichkeit, welche dir der G<strong>la</strong>ube an die Existenz aufnòtigt,<br />

mit dem Gedanken, der Abstraktion; du machst den Gedanken zu einem<br />

sinnlichen Wesen, versinnlichst ihn — d. h. du befindest dich ini Gebiete<br />

der Imagination, der Einbildung, denn die Imagination ist es, welche<br />

Vorstellungen, Abstraktionen, als sinnliche Wesen, als wirkliche Wesen<br />

dir erscheinen làfit. Als Einbildung erscheint dir dieses Wesen nur<br />

deswegen nicht, weil es C 1 ] kein besonderes Produkt der Einbildung ist,<br />

worùber sic hinausgeht, sondern das allgemeine Wesen der Einbildung<br />

selbst ausdrùckt, die Einbildungskraft erschòpft — so grofi, so umfas-<br />

send, so unendlich als die Phantasie selbst ist; der Gott fafit alle Dinge<br />

in sich, er ist der InbegrifT, die Einbildung aller Dinge in ein Ding, das<br />

eingebildete Wesen der Natur und des Menschen selbst, wovon spà'ter.<br />

Ein Beispiel moge das JIQWTQV ^eù8oc der Theologie und Philoso-<br />

phie er<strong>la</strong>utern. Dieser Mensch ist mir verhalk; so oft ich ihn nur sehe,<br />

so <strong>la</strong>uft die Galle mir uber, weil er mir in allen<br />

[*] 13 E 2].<br />

[**] von dem Bilde des Gemordeten verfolgt wird, so wird der Mensch, der<br />

die sinnliche Wahrheit aufgibt, hier doch noch von dem Gespenst wenigstens<br />

derselben verfolgt. Sic schwebt- ihm stets vor [in] seiner Abstraktion.<br />

[!] es ms: sic.<br />

[ 2 ] Dreizehnte Sei te.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 199<br />

[*] attraverso il senso, bensì quello solo pensato, astratto, allora egli riba­<br />

disce questa verità originaria almeno atttraverso il fatto che trasforma <strong>la</strong> verità,<br />

l'oggettività in una proprietà di questo essere astratto. Quand'anche perciò l'uomo<br />

oltrepassando l'ambito del<strong>la</strong> verità originaria del sensibile, l'ambito di questo sen­<br />

sibile, si affida al<strong>la</strong> verità dell'immaginazione, dell'astrazione, una conseguenza di<br />

questa indissolubilità dell'autocoscienza dal<strong>la</strong> coscienza del<strong>la</strong> realtà oggettiva è in­<br />

volontariamente questa: il fatto di rappresentarsi questa astrazione, questa imma­<br />

ginazione, come u'.\ essere oggettivo, come un'esistenza concreta. Proprio come<br />

l'assassino C 1 ]<br />

t 1 ] Continua.<br />

immaginato, trasformare l'immaginazione nell'esistenza 7 r<br />

di Dio: Dio è un essere dell'immaginazione. L'esistenza di Dio è da [*]<br />

un <strong>la</strong>to un'esistenza sensibile, giacché tu <strong>non</strong> conosci altra [**]<br />

forma di esistenza che sensibile, d'altro <strong>la</strong>to <strong>non</strong> un'esistenza sensi­<br />

bile, bensì insensibile, giacché il soggetto di questa esistenza è un essere<br />

.astratto, <strong>non</strong> sensibile. Tu colleglli al pensiero, all'astrazione <strong>la</strong><br />

sensibilità, che ti è imposta dal<strong>la</strong> fede nell'esistenza; tu trasformi il pen­<br />

siero in un essere sensibile, lo concretizzi sensibilmente — ossia ti trovi<br />

nel campo del<strong>la</strong> fantasia, dell'immaginazione, infatti è l'immaginazione<br />

che ti fa apparire come esseri sensibili, reali le rappresentazioni, le<br />

astrazioni. Per questa ragione appunto questo essere <strong>non</strong> ti appare come<br />

immaginario, per il fatto che <strong>non</strong> è un partico<strong>la</strong>re prodotto dell'immagi­<br />

nazione, al di là del quale essa possa andare, bensì rappresenta <strong>la</strong> stessa<br />

essenza universale dell'immaginazione, ne esaurisce <strong>la</strong> forza — è tanto<br />

grande, vasto, tanto infinito, quanto <strong>la</strong> fantasia stessa; Dio comprende<br />

in sé tutte le cose, è l'insieme, <strong>la</strong> concentrazione ideale di tutte le cose<br />

in una, l'essere immaginario del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e dell'uomo stesso, come di­<br />

remo in seguito.<br />

Un esempio potrebbe illustrare <strong>la</strong> prima menzogna del<strong>la</strong> teologia e<br />

filosofia. Quest'uomo mi è odioso; basta che appena lo veda e subito mi<br />

viene <strong>la</strong> bile, poiché mi si è opposto in tutti<br />

[*] ma<br />

[•"•"] è perseguitato dall'immagine dell'ucciso, così l'uomo, che abbandona <strong>la</strong><br />

verità sensibile, è qui pur tuttavia perseguitato almeno dallo spettro di essa. Essa<br />

si aggira sempre davanti a lui nel<strong>la</strong> sua astrazione.<br />

C 1 ] Tredicesima pagina.


200 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

7v Wùnschen und Plànen entgegen war; urti mir P<strong>la</strong>tz zu machen, urti<br />

meinen Zweck zu erreichen, mich unbeschrànkt geltend zu machen,.<br />

sch<strong>la</strong>ge ich ihn daher tot. Aber der Totsch<strong>la</strong>g hat mich befreit von ihm<br />

nur als Objekt der Anschauung, nicht der Vorstellung. Der Tote schwebt<br />

mir stets vor Augen und schiirt unaufhorlich das Hollenfeuer des bòsen<br />

Gewissens mir an. Ich bringe ihn mir nicht vom Halse; er verfolgt<br />

mich als Gespenst, als Schreckbild meines bosen Gewissens. So ist es<br />

auch hier. Gott als abstraktes Wesen ist die Negation der Natur als<br />

Objekts der Anschauung — der Gipfel der Abstraktion von der Natur,<br />

von der Sinnlichkeit. Aber der Geist der ersch<strong>la</strong>genen Sinnlichkeit ver­<br />

folgt den Mòrder bis auf die hòchsten Hòhen seiner ubernaturlichen<br />

Abstraktion. Die Vorstellung von einem anderen Wesen als dem vorstel-<br />

lenden, denkenden und vorgestellten, gedachten Wesen b 1 e i b t —<br />

dieses Gespenst der Sinnlichkeit ist die Existenz Gottes. Wie das<br />

Gewissen das unmittelbare Bekenntnis der Tat ist, das Bekenntnis: ich<br />

bin der Mòrder, die Bejahung dessen, was ich mit der Tat negiert habe:<br />

so ist die Existenz Gottes nichts anderes als die Konfession, das Bekennt­<br />

nis: ich bin ein sinnliches Wesen; was nicht sinnlich ist, ist<br />

nicht wahr, nicht real, denn es fehlt die Hauptsache: die<br />

Existenz.<br />

8r Das Fundament des G<strong>la</strong>ubens an Gott, die Wurzel dieses [*]'<br />

G<strong>la</strong>ubens im Menschen, objektiv ausgedriickt: das Fundament, die Wur­<br />

zel Gottes ist die Natur. Was stràubt sich im Menschen gegen den<br />

Satz: Gott ist nicht unterschieden vom Menschen, Gottes Wesen ist<br />

das menschliche Wesen? Das Gefùhl oder Bewufitsein des Menschen,<br />

dafi er nicht von sich selbst ist; da!5 er abhangig ist von einem anderen<br />

Wesen als er selbst; daft scine Existenz durch die Existenz eines ande­<br />

ren Wesens bedingt ist [*]; dai? er schlechthin bestimmt und begrenzt<br />

ist, daB er sich urti keinen Fall gròfier machen kann als er ist [ 2]. Es ist<br />

die Vorstellung der Natur, die Vorstellung von einem von Gott, wie er<br />

eigentlicher Gott ist, unterschiedenen Wesen: der Natur. Es ist ganz<br />

richtig, wenn man daher sagt, der G<strong>la</strong>ube an Gott ist dem Menschen<br />

eingeboren, denn die Religion ist urspriinglich nichts anderes als das<br />

Abhangigkeitsgefiihl des Menschen von der Natur, aber falsch, wenn<br />

man mit diesem Gott theistische Vorstellungen verknùpft [ 3 ].


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 201<br />

i miei desideri e piani; perciò per farmi strada, per raggiungere il mio<br />

scopo, per farmi valere senza limiti, lo uccide. L'uccisione però mi libera<br />

da lui solo in quanto oggetto dell'intuizione sensibile, <strong>non</strong> del<strong>la</strong> rappre­<br />

sentazione. Il morto si aggira sempre davanti ai miei occhi e attizza, in­<br />

cessantemente il fuoco infernale del<strong>la</strong> mia cattiva coscienza. Io <strong>non</strong> me<br />

lo levo di torno; egli mi perseguita come uno spettro, come un'immagine<br />

terrificante del<strong>la</strong> mia cattiva coscienza. Così è anche qui. Dio in quanto<br />

essere astratto è <strong>la</strong> negazione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> come oggetto dell'intuizione<br />

sensibile — il culmine dell'astrazione dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, dal<strong>la</strong> sensibilità. Lo<br />

spirito del<strong>la</strong> sensibilità soppressa però perseguita l'assassino fin sulle più<br />

alte vette del<strong>la</strong> sua astrazione sopran<strong>natura</strong>le. La rappresentazione di<br />

un essere diverso rispetto a quello che rappresenta, pensa o è rappresen­<br />

tato, pensato, rimane — questo spettro del<strong>la</strong> sensibilità è Pesi-<br />

s t e n z a di Dio. Come <strong>la</strong> coscienza è <strong>la</strong> confessione immediata del mi­<br />

sfatto, <strong>la</strong> confessione: io sono l'assassino, l'affermazione di ciò che con<br />

l'azione ho negato: così l'esistenza di Dio <strong>non</strong> è altro se <strong>non</strong> <strong>la</strong> confes­<br />

sione, il riconoscimento: io sono un essere sensibile ; ciò che <strong>non</strong><br />

è sensibile, <strong>non</strong> è vero, reale, poiché gli manca <strong>la</strong> cosa principa­<br />

le: l'esistenza.<br />

§<br />

II fondamento del<strong>la</strong> fede in Dio, <strong>la</strong> radice di questa fede nel- [*] 8r<br />

l'uomo o, se vogliamo riferirci all'oggetto, <strong>la</strong> radice di Dio è <strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

Che cosa nell'uomo si leva contro l'affermazione: Dio <strong>non</strong> è distinto<br />

dall'uomo, l'essere divino è l'essere umano? Il sentimento o <strong>la</strong> coscienza<br />

che ha l'uomo di <strong>non</strong> esistere per virtù propria, bensì di dipendere da<br />

un essere diverso da lui, sicché <strong>la</strong> sua esistenza è condizionata dall'esi­<br />

stenza di un altro essere; <strong>la</strong> consapevolezza di essere semplicemente de­<br />

terminato e limitato, di <strong>non</strong> poter in alcun modo aumentare <strong>la</strong> sua sta­<br />

tura C 1 ]. È <strong>la</strong> rappresentazione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, <strong>la</strong> rappresentazione di un<br />

essere distinto da Dio, inteso in senso proprio, <strong>la</strong> <strong>natura</strong>. È del tutto<br />

giusto perciò dire che <strong>la</strong> fede in Dio è innata nell'uomo, infatti <strong>la</strong> reli­<br />

gione <strong>non</strong> è originariamente se <strong>non</strong> il sentimento di dipendenza dell'uo­<br />

mo dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, è però falso se a questo Dio vengono collegate rappre­<br />

sentazioni teistiche [ 2].


202 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Die Vorstellung der Natur bleibt aber nicht nur in der Existenz<br />

Gottes liegen — was ist die Existenz Gottes als vom Wesen unterschie-<br />

dene? Sinnlich oder unsinnlich-sinnlich, so ist auch das Wesen — oder<br />

in Gott als ùberhaupt realen, vom Menschen unterschiedenen Wesen;<br />

sie bleibt auch ausdruckliche, handgreifliche Grund<strong>la</strong>ge Gottes, selbst<br />

im supra<strong>natura</strong>listischen Christentum. Hier geht namlich die Zeugung<br />

des Sohnes der Schò'pfung der Welt voraus; Gott ist ein zeugen-<br />

d e s Wesen eher als ein schaffendes.<br />

[*] 15 [«].<br />

t 1 ] scine Existenz... ist ms: scine Existenz bedingt ist durch die Existenz<br />

eines anderen Wesens.<br />

[ 2 ] Vgl. Matth. 6, 27.<br />

C 3 ] Es ist ... verkniipft: vgl. W. R., § 3.<br />

[4 ] Fiinfzehnte Seite.<br />

8v Die Schòpfung ist ein Werk des Willens und Bewufkseins, des Geistes,<br />

die Zeugung aber eine Tat, ein Werk der Natur. Eher als die Willens —<br />

Geistestàtigkeit ist also Naturtàtigkeit — der Geist hangt von der Natur<br />

ab. Erst mufi die Natur sein, ehe das ist, was sich von der Natur unter-<br />

scheidet, was nicht Natur ist E 1 ]. Das, was nicht Natur ist, was<br />

iiber der Natur sein will, setzt die Natur voraus. Es ist hier nicht<br />

gleichgiiltig, daB die Zeugung, der Naturakt als Pràdikat Gottes als eines<br />

von der Natur unterschiedenen, geistigen Wesens vorgestellt [wird].<br />

Es ist genug die urspriingliche Wahrheit darin anerkannt, daB dem Wil-<br />

lensakt der Zeugungsakt vorausgesetzt wird.<br />

Alles das ùberhaupt, was Gott vom Menschen unterscheidet, ihn<br />

zu einem a n d er e n Wesen machen soli, driickt nichts aus als die<br />

Natur. Was den Gott vom Menschen unterscheidet, ist das Dunkle,<br />

Unbegreifliche in Gott — aber dieser Unverstand ist nur der urspriingli­<br />

che Unverstand des Menschen von der Natur. Das Geheimste ist das<br />

dem Menschen, seiner Vorstellung, seinem Denken, seinen Sinnen nach<br />

Nàchste, Offenbarste — eben die Natur (Das Gefuhl der Abhangigkeit<br />

kniipft sich notwendig an ein bestimmtes Objekt — es ist das Gefuhl


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1* REDAZIONE] 203<br />

La rappresentazione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> però rimane presente <strong>non</strong> solo<br />

nell'esistenza di Dio — che cos'è l'esistenza di Dio in quanto distinta<br />

dall'essenza? sensibile o insensibile-sensibile, così è anche l'essenza — o<br />

in Dio come essere per sé reale, distinto dall'uomo; essa rimane anche<br />

come esplicito, tangibile fondamento di Dio perfino nel cristianesimo<br />

sopran<strong>natura</strong>le. In esso infatti <strong>la</strong> generazione del figlio precede <strong>la</strong> crea­<br />

zione del mondo; Dio è un ente che genera prima di essere un<br />

ente che crea.<br />

[*] 15 [3].<br />

t 1 ] Cfr. Mt. 6, 21.<br />

[ 2 ] È ... teistiche: cfr. E. R., § 3.<br />

[ 3 ] Quindicesima pagina.<br />

La creazione è un'opera del<strong>la</strong> volontà e del<strong>la</strong> coscienza, dello spirito, al<br />

contrario <strong>la</strong> generazione un atto, un'opera del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Prima dunque<br />

dell'azione del<strong>la</strong> volontà, dello spirito c'è l'azione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, lo spi­<br />

rito dipende dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Prima deve esserci <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, perché ci sia<br />

quello che si distingue dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, che <strong>non</strong> è <strong>natura</strong> [*]. Ciò che<br />

<strong>non</strong> è <strong>natura</strong>, ciò che vuoi innalzarsi al di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, presuppone<br />

questa. Non è qui di poco conto che <strong>la</strong> generazione, l'atto <strong>natura</strong>le sia<br />

concepito come predicato di Dio, essere spirituale, distinto dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

È così sufficientemente riconosciuta <strong>la</strong> verità originaria, ossia che l'atto<br />

del<strong>la</strong> generazione precede quello del<strong>la</strong> volontà.<br />

Tutto quello che in generale distingue Dio dall'uomo, che serve a<br />

farne un altro essere, <strong>non</strong> significa se <strong>non</strong> <strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Ciò che distin­<br />

gue Dio dall'uomo, è l'oscurità, il mistero in Dio — ma questa incom­<br />

prensione è solo l'originaria incomprensione dell'uomo nei confronti<br />

del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. La cosa più misteriosa è quel<strong>la</strong> che all'uomo, al<strong>la</strong> sua rap­<br />

presentazione, al suo pensiero, ai suoi sensi è più vicina, più palese —<br />

appunto <strong>la</strong> <strong>natura</strong> (il sentimento di dipendenza si collega necessariamen­<br />

te a un oggetto determinato — è in generale il sentimento dell'incertezza


204 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

iiberhaupt von der UngewiBheit und Endlichkeit seiner Existenz, ein<br />

unbestimmtes Gefuhl; sofern kann auch das Objekt ein unbestimmtes,<br />

unk<strong>la</strong>res bleiben).<br />

C 1 ] Gott... ist: vgl. W. R., § 14.<br />

9r Die Existenz ist nicht nur, inwiefern sie scho<strong>la</strong>stisch im Un- [*]<br />

terschied vom Wesen, als ein besonderes Pràdikat vorgestellt wird, die<br />

Position der Natur, sie ist es auch und noch mehr, indem die Existenz<br />

in Gott, inwiefern er bereits ein abstraktes, metaphysisches oder mysti-<br />

sches Wesen geworden, als scine erste Grundbestimmung gedacht wird.<br />

Das Erste von Gott ist: er ist Sein, Wesen, offenbar: E r<br />

ist. Aber Sein ist nur der abstrakte metaphysische Ausdruck und Ge-<br />

danke der Natur. Gott ist Sein; da werden die moralischen, intellektuel-<br />

len, menschlichen Eigenschaften von ihm noch abgetrennt, unterschie-<br />

den, sie kommen erst s p a t e r in Betracht, sie setzen Sein voraus;<br />

aber eben deswegen ist k<strong>la</strong>r, daB Sein nur die Natur ausdriickt und vor-<br />

stellt; daB Sein nur die auf den abstraktesten, allgemeinsten Ausdruck<br />

reduzierte Natur ist C 1 ]. Was ist das Erste, Allgemeinste, was ich von<br />

den Dingen auBer mir aussage anders: als sie sind? Andere<br />

1 e b e n , andere denken. Im Sein abstrahiere ich vom Denken, vom<br />

Leben, d. i. Empfinden; ich sehe auf nichts weiter z. B. [bei] dem le-<br />

blosen Dinge und ebenso dem lebenden, daB sie beide ohne Unterschied<br />

Objekte des Sinnes, Objekte also, Existierendes, Daseiendes sind.<br />

Die behauptete Unmòglichkeit fiir den Menschen Gott aufzugeben,<br />

ist die Unmòglichkeit fur den Menschen, die Uberzeugung von einem<br />

von ihm Unabhangigen , selbstàndigen, unleugbaren, dem Men­<br />

schen vorausge-<br />

[*] 17 P].<br />

[!] Aber Sein ... ist: vgl. W. R., § 25.<br />

[ 2] Siebzehnte Sei te.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 205<br />

e finitudine del<strong>la</strong> propria esistenza, un sentimento indeterminato; in que­<br />

sto senso anche l'oggetto può rimanere un oggetto indeterminato,<br />

oscuro).<br />

t 1 ] Dio ... <strong>natura</strong>: cfr. E. R., § 14.<br />

L'esistenza è <strong>non</strong> solo, in quanto è concepita secondo i concetti [*] 9»<br />

sco<strong>la</strong>stici come un partico<strong>la</strong>re predicato distinto dall'essenza, <strong>la</strong> posizio­<br />

ne del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, essa è anche questo, ma ancora di più essendo intesa in<br />

Dio, in quanto questi è già diventato un essere astratto, metafisico o mi­<br />

stico, come <strong>la</strong> sua prima determinazione fondamentale. La prima defini­<br />

zione di Dio: egli è esistere, essere, in modo <strong>la</strong>pidario:<br />

egli è . Ma l'essere è solo l'espressione, il concetto metafisico, astrat­<br />

to del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Dio è essere; in tal senso le proprietà morali, intellettua­<br />

li, umane sono ancora separate da lui, distinte, esse entrano in conto solo<br />

dopo, giacché presuppongono l'essere; ma proprio per questo è chia­<br />

ro che l'essere esprime e rappresenta solo <strong>la</strong> <strong>natura</strong>; che l'essere è solo<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> ridotta all'espressione più astratta, più universale C 1 ]. Che<br />

cos'è <strong>la</strong> prima cosa, <strong>la</strong> più universale che io predico delle cose fuori di<br />

me se <strong>non</strong> che esse sono? Alcune vivono, altre pensano.<br />

Nell'essere io astraggo dal pensiero, dal<strong>la</strong> vita, cioè dal sentire; io <strong>non</strong><br />

guardo a nient'altro, per es. nel<strong>la</strong> cosa inanimata e parimenti in quel<strong>la</strong><br />

animata, se <strong>non</strong> che ambedue senza distinzione sono oggetti del senso,<br />

oggetti quindi, qualcosa che esiste, che è qui.<br />

La pretesa impossibilità per l'uomo di rinunciare a Dio è l'impos­<br />

sibilità per l'uomo di rinunciare al<strong>la</strong> convinzione di un essere indi­<br />

pendente, autonomo, inconfutabile, presupposto<br />

[*] 17 [ 2 L<br />

t 1 ] Ma l'essere ... universale: cfr. E. R., § 25.<br />

[ 2] Diciassettesima pagina.


206 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

setzten Sein aufzugeben. Aber dieses Unleugbare, dieses dem menschli-<br />

chen Bewufitsein nicht entreifibare — das ist nicht Gott — das ist die<br />

Natur in Gott — die Vorstellung der Natur, wie sie sich mit der<br />

Vorstellung Gottes vermischt oder die Grund<strong>la</strong>ge desselben bildet. Gott<br />

ist unleugbar, weil die Natur, worauf Gott fufit, unleugbar ist — so<br />

unentreifibar, als dem Menschen die Sinne unentreifibar, als ihm das<br />

Bewulksein unentreiftbar ist, derni das Bewuiksein setzt notwendig<br />

e i n O b j e k t voraus. Kein Gegenstand — kein Bewufitsein.<br />

Die Natur ist nicht nur in der hòheren religiòsen Lehre, sie ist<br />

auch popu<strong>la</strong>r, im Sinne des Volkes, die Basis der Religion. Alle Erei-<br />

gnisse der Natur werden als Schickungen Gottes betrachtet. Noch heute<br />

beten die Christen bei <strong>la</strong>ngem Regenwetter um den Sonnenschein, bei<br />

<strong>la</strong>nger Trocknis um Regen [*]. Das, wovon das Gedeihen ihrer Àcker und<br />

Felder, die Erhaltung ihres Lebens abhangt, die Natur — ist Gegenstand<br />

der Religion und Motiv zu ihren religiòsen Akten. Wie aber hier der<br />

Zufall, die Verànderlichkeit der Natur zum Willen Gottes erhoben wird,<br />

so wird anderseits der notwendige Lauf der Natur, das Gesetz zum<br />

religiòsen Objekt gemacht, wie wenn man einen z. B. ùber den Tod<br />

eines Kindes betrùbten stàrket, trò'stet, auf die Vorsehung verweist;<br />

man miisse sich nicht gegen die Vorsehung strauben [*].<br />

Ausdriicklich ist es aber die Physikotheologie, worin die Natur als<br />

'Gottheit verehrt wird.<br />

[ J ] Alle ... Regen: vgl. W. R., § 32.<br />

[ 2 ] nicht... strauben ms: nicht strauben gegen die Vorsehung.<br />

Dafi die Existenz der Natur es ist, woran sich der G<strong>la</strong>ube an [*]<br />

die Existenz Gottes knùpft, erhellt am deutlichsten aus dem physiko-<br />

theologischen Beweis, welcher unter allen Beweisen der — wenigstens<br />

auf dem Standpunkt der Bildung und Reflexion — dem Menschen natiir-<br />

lichste, einleuchtendste ist, ja der Beweis, den wenn auch nicht in aus-<br />

driicklicher schulmà'Eiger Form eigentlich jeder macht, der einen eigent-<br />

lichen Gott g<strong>la</strong>ubt. Allein die Spuren, die Beweise, die man in der<br />

Natur von Gott findet, weisen — wohl in der Vorstellung, aber nicht


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 207<br />

all'uomo. Ma questa realtà inconfutabile, <strong>non</strong> sradicabile dal<strong>la</strong> coscienza 9v<br />

<strong>umana</strong> — <strong>non</strong> è Dio — è <strong>la</strong> <strong>natura</strong> in Dio — <strong>la</strong> rappresentazione<br />

del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> nel<strong>la</strong> misura in cui si confonde con <strong>la</strong> rappresentazione di<br />

Dio o costituisce il suo fondamento. Dio è inconfutabile poiché <strong>la</strong> na­<br />

tura, su cui poggia Dio, è inconfutabile — così poco sradicabile, quanto<br />

per l'uomo sono sradicabili i sensi, sradicabile <strong>la</strong> coscienza, infatti <strong>la</strong><br />

coscienza presuppone necessariamente un oggetto. Nessun ogget­<br />

to — nessuna coscienza.<br />

Non solo nel<strong>la</strong> dottrina religiosa più elevata, bensì anche comune­<br />

mente, nell'animo del popolo, <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è <strong>la</strong> base del<strong>la</strong> religione. Tutti<br />

gli eventi <strong>natura</strong>li sono considerati volontà di Dio. Ancor oggi i cri­<br />

stiani, quando <strong>la</strong> pioggia dura a lungo, pregano per il sereno e in una-<br />

lunga siccità per <strong>la</strong> pioggia E 1 ]. Oggetto del<strong>la</strong> religione e motivo dei<br />

loro atti di culto è ciò da cui dipende il prosperare dei loro terreni e<br />

campi, il mantenimento del<strong>la</strong> loro vita, <strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Come però qui il caso^<br />

<strong>la</strong> variabilità del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è elevata a volontà di Dio, così d'altra parte<br />

il corso necessario del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, <strong>la</strong> legge, è trasformato in oggetto reli­<br />

gioso, come quando per es. si conforta, si conso<strong>la</strong> uno afflitto per <strong>la</strong><br />

morte di un bambino dicendogli che <strong>non</strong> bisogna opporsi al<strong>la</strong> provvi­<br />

denza.<br />

Quel<strong>la</strong> però in cui esplicitamente <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è adorata come divi­<br />

nità, è <strong>la</strong> fisico-teologia.<br />

E 1 ] Tutti... pioggia: cfr. E.R., § 32.<br />

§<br />

Che sia l'esistenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> quel<strong>la</strong> a cui si aggrappa <strong>la</strong> fede E*] iOr<br />

nell'esistenza di Dio, risulta nel modo più evidente dal<strong>la</strong> prova fisico­<br />

teologica, che fra tutte è per l'uomo — almeno quello che si trova allo<br />

stadio del<strong>la</strong> cultura e del<strong>la</strong> riflessione — <strong>la</strong> più <strong>natura</strong>le, <strong>la</strong> più <strong>la</strong>mpante,<br />

anzi quel<strong>la</strong> che a ben guardare chiunque creda in un Dio vero e pro­<br />

prio, adduce, anche se <strong>non</strong> esplicitamente secondo <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione sco­<br />

<strong>la</strong>stica. Tuttavia le tracce, le prove che si trovano di Dio nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>,<br />

<strong>non</strong> rinviano — certo nel<strong>la</strong> rappresentazione sì, ma <strong>non</strong> in verità — a I


208 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

in Wahrheit — nicht ù b e r die Natur hinaus. Die Natur offenbart<br />

nur sich selbst: die Weisheit, die Vernunf t, die G e -<br />

s e t z e der Natur sind nur im S i n n e des Menschen — nur in der<br />

Sprache und Vorstellungsweise Gesetze, Weisheit — an sich, im Sitine<br />

der Natur sind sic es nicht t 1 ]. Was der Mensch sich nicht aus der<br />

Natur erklàren kann, erklàrt sich einfach aus dem Widerspruch unzàh-<br />

liger Erscheinungen mit seinen vorgefafiten Vorstellungen, Begriffen<br />

und Einbildungen der Natur, die er fiir das Wesen der Natur nimmt. Du<br />

kannst dir nicht erklàren den Ursprung z. B. des organischen Lebens<br />

aus der unorganischen Natur, d. h. nicht zusammenreimen deine Vor­<br />

stellungen und Kenntnisse von der unorganischen Natur [ 2]. Die Wei­<br />

sheit der Natur hat immer nur eine Torheit sozusagen zur Seite.<br />

[*] 19 PI.<br />

E 1 ] Die Natur ... nicht: vgl. W. R., § 48.<br />

[2] Du ... Natur: vgl. W. R., § 23.<br />

[ 3 ] Neunzehnte Seite.<br />

Die Weisheit, welche die Pf<strong>la</strong>nzen von der Zerstòrung der B<strong>la</strong>tt<strong>la</strong>use,<br />

der Borkenkàfer abhàlt, Tiere mit entsprechenden Instrumenten zu<br />

ihrer Verteidigung geschaffen hat, ist nur Weisheit im Gegensatz ge-<br />

gen die Torheit, das Ubel der B<strong>la</strong>tt<strong>la</strong>use t 1 ]. Eins ist gegen das andere<br />

— dadurch nur kommt Gleichgewicht heraus. Alles ist re<strong>la</strong>tiv: dieses<br />

ist niitzlich diesem, weil es jenem schàdlich, dieses entspricht dem<br />

Zwecke der Erhaltung dieses Tieres, weil es dem Zwecke der Erhal-<br />

tung jenes widerspricht. Alles will unendlich sein, will leben, unbe-<br />

schrànkt, mafilos leben, andere vertilgen; aber anderes will ebenso<br />

unendlich sich geltend machen, so determiniert, beschrànkt eins das<br />

andere, diese gegenseitige Beschrànkung erzeugt Friede, Gemein- und<br />

Zusammenstimmung; wie gleicher Druck und Gegendruck Ruhe zeugt.<br />

Die Weisheit, die Zweckmàfiigkeit der Natur ist nur ein Effekt [*]<br />

natùrlicher, nicht weiser, physischer Ursachen. Sowenig die ersten<br />

Menschen, als sic sich zum erstenmal begattet hatten, wufiten, dafi aus<br />

dieser nur aus sinnlicher Lust begehrten und vollzogenen Begattung ein<br />

Kind entstehen wùrde, sowenig also der theologische Zweck der Erzeu-<br />

. gung eines Kindes der Grund ihrer Vermischung war: sowenig entspringt


[ESSENZA DELLA RELIGIONE, r REDAZIONE] 209<br />

di là del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. La <strong>natura</strong> rive<strong>la</strong> solo sé stessa: <strong>la</strong> sa­<br />

pienza, <strong>la</strong> ragione, le leggi del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> sono leggi, sapienza solo<br />

nel<strong>la</strong> mente dell'uomo — solo nel suo linguaggio e nel suo modo di<br />

pensare — in sé, riferite al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, <strong>non</strong> lo sono affatto [*]. Ciò che<br />

l'uomo partendo dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> riesce a spiegarsi, si spiega semplice­<br />

mente con il fatto che innumerevoli fenomeni contraddicono sue pre­<br />

concette rappresentazioni, idee e immaginazioni del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, da lui scam­<br />

biate per l'essenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Tu <strong>non</strong> puoi per es. spiegarti l'origine<br />

del<strong>la</strong> vita organica dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> inorganica, ossia <strong>non</strong> puoi mettere<br />

d'accordo le tue rappresentazioni e conoscenze del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> inorgani­<br />

ca [ 2]. La sapienza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> ha sempre appunto a <strong>la</strong>to per così dire<br />

una insipienza.<br />

[*] 19 C 3].<br />

t 1 ] La <strong>natura</strong> ... affatto: cfr. E. R., § 48.<br />

[2] Tu... inorganica: cfr. E. R., § 23.<br />

[ 3 ] Diciannovesima pagina.<br />

La sapienza che protegge le piante dal<strong>la</strong> distruzione dei parassiti delle iov<br />

foglie, dei coleotteri del<strong>la</strong> corteccia, che ha creato gli animali con stru­<br />

menti adeguati al<strong>la</strong> loro difesa, è solo <strong>la</strong> sapienza in antitesi all'insipien­<br />

za, al male dei parassiti t 1 ]. La prima è in contrasto con <strong>la</strong> seconda —<br />

da questo solo si crea l'equilibrio. Tutto è re<strong>la</strong>tivo: questa cosa è utile<br />

a costui, poiché è dannosa a quello, questa corrisponde allo scopo del<strong>la</strong><br />

conservazione di questo animale poiché contraddice allo scopo del<strong>la</strong><br />

conservazione di quello. Ciascuno vuoi essere infinito, vuole vivere, vuole<br />

vivere senza limiti, senza misura, sopprimere gli altri; ma parimenti an-r<br />

che l'altro vuole affermarsi senza limiti, così l'uno determina, limita<br />

l'altro, questa reciproca limitazione produce pace, concordanza e armo­<br />

nia; come un'identica azione e reazione produce quiete. La sapienza, il<br />

finalismo del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è solo un effetto di cause <strong>natura</strong>li, fisiche, <strong>non</strong> [*]<br />

intelligenti. Come quando per <strong>la</strong> prima volta i primi uomini si accoppia­<br />

rono, <strong>non</strong> sapevano che da questo accoppiamento bramato e compiuto<br />

solo per il piacere sensuale avrebbe avuto origine un bambino, come<br />

quindi lo scopo teologico del<strong>la</strong> generazione di un bambino <strong>non</strong> fu il mo­<br />

tivo del<strong>la</strong> loro unione: così l'effetto finalistico che al nostro intelletto<br />

8 F. TOMASONI, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>.


210 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

der zweckmafiige Effekt, der unserem Verstande als ein Werk des Ver-<br />

standes erscheint, aus einem verniinftigen Wesen. Die Wirkungen der<br />

Natur sind unwillkurlich, ohne dafi eine Absicht zugrunde <strong>la</strong>ge, zweck-<br />

màSig. Die Erscheinung ist Vernunft, die Ursache Unvernunft, sogut als<br />

die Ursache des Todes nicht eine besondere Absicht und Verstand [ist].<br />

Ùbrigens ist es schon<br />

[*] Der Mensch macht die Erscheinung der Natur — das, was sic fiir ihn ist,<br />

•wie sic ihm erscheint — zum Wesen der Natur [2].<br />

C 1 ] Die Weisheit... B<strong>la</strong>tt<strong>la</strong>use: vgl. W. R., § 47.<br />

[2] Der Mensch ... Natur: vgl. W. R., § 40.<br />

ilr durch das religiose Gefiihl und Bewufitsein selbst hin<strong>la</strong>nglich aus- [*]<br />

gesprochen, da!5 der Gott, der aus der Natur geschaffen wird — der nur<br />

in der Natur sich offenbart, eben auch nur ein natiirlicher Gott, ein<br />

physischer, kein moralischer, kein menschlicher, kein dem, was der<br />

religiose Sinn will, entsprechender Gott. Aber gleichwohl kniipft sich<br />

nun an die Natur der G<strong>la</strong>ube an die Existenz Gottes als eines vom Men-<br />

schen unterschiedenen anderen Wesens. Oder in weiterer Entwicklung:<br />

es ist nur der Schbpfer der Natur, welcher im Gottesg<strong>la</strong>ubi-<br />

gen den Unterschied Gott und Mensch festhalt und begriindet; es ist<br />

die Vorstellung der Natur, die sich besonders in rationalistischen Kòpfen<br />

zwischen die Identitàt Gottes und des Menschen hinstellt, die Bekennt-<br />

nis dieser Identitàt verhindert. Auf diese Vorstellung griindet sich haupt-<br />

sàchlich auch die Polemik gegen den menschgewordenen Gott. Wie<br />

solite der Schopfer der zahllosen Weltkorper, d. h. wie solite das Wesen,<br />

das iiber alle diese Sterne sich erstreckt als ihr Urheber, dieses Wesen,<br />

das in meiner Phantasie die Sterne auf Sterne hauft, das die Erde in<br />

dem Meer wie einen Tropfen im Meer verschwinden là'Bt, dieses unend-<br />

liche Welt- und Naturwesen in einem Menschen sich konzentrieren und<br />

auf dieser Erde erscheinen? Wie klein, wie armselig C 1 ]! Es ist diese<br />

Vorstellung nur deswegen unwahr und p<strong>la</strong>tt, weil sic vom Standpunkt<br />

der Religion die Religion verkleinert und<br />

[*] 21 [2].<br />

C 1 ] Wie... armselig: vgl. W.R., § 44.<br />

[2] Einundzwanzigste Seite.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. P REDAZIONE] 211<br />

appare come opera dell'intelletto <strong>non</strong> proviene da un essere intelligente.<br />

Le azioni del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> sono finalistiche involontariamente, senza che al<strong>la</strong><br />

base ci sia un'intenzione. Il fenomeno è ragione, <strong>la</strong> causa irrazionale,<br />

proprio come <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> morte <strong>non</strong> è una partico<strong>la</strong>re intenzione e<br />

intelletto. Del resto è già<br />

[*] L'uomo fa del fenomeno del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> — di quello che è per lui, del<br />

modo in cui gli appare — l'essenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> [ 2].<br />

C 1 ] La sapienza... parassiti: cfr. E.R., § 47.<br />

[2 ] L'uomo... <strong>natura</strong>: cfr. E. R., § 40.<br />

espressa a sufficienza da parte del sentimento e del<strong>la</strong> coscienza reli- '[•*] llr<br />

giosa stessa <strong>la</strong> convinzione che il Dio ricavato dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e rive<strong>la</strong>ntesi<br />

in quel<strong>la</strong> è appunto solo un Dio <strong>natura</strong>le, fisico, <strong>non</strong> un Dio morale,<br />

umano, conforme a quello che vuole il senso religioso. Però nello stessio<br />

tempo <strong>la</strong> fede nell'esistenza di Dio in quanto essere diverso, distinto<br />

dall'uomo, si connette pur sempre al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. O se vogliamo sviluppare<br />

il discorso: colui che nel credente fonda e mantiene <strong>la</strong> differenza tra Dio<br />

e l'uomo è solo il creatore del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, è <strong>la</strong> rappresenta­<br />

zione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, che soprattutto nelle menti razionalistiche si frappone<br />

all'identità di Dio e l'uomo e ne impedisce l'ammissione. Su questa rap­<br />

presentazione si fonda anche principalmente <strong>la</strong> polemica contro l'incar­<br />

nazione. Come potrebbe il creatore degli innumerevoli astri, ossia come<br />

potrebbe l'essere che, in quanto loro autore, si stende al di là di tutte<br />

queste stelle, l'essere che nel<strong>la</strong> mia fantasia accumu<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> su stel<strong>la</strong>,<br />

che fa scomparire nell'oceano <strong>la</strong> terra, come una goccia nel mare, questo<br />

infinito essere del mondo e del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, concentrarsi in un uomo e ap­<br />

parire su questa terra? Che meschinità, che miseria! E 1 ]. Questa rappre­<br />

sentazione è falsa e insulsa appunto per il fatto che umilia e mette in<br />

ridicolo<br />

[~] 21 P].<br />

L 1 ] Come ... miseria: cfr. E. R., § 44.<br />

[ 2 ] Ventunesima pagina.


212 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

nv belàchelt, denn der Schòpfer ist selbst eine religióse Vorstellung,<br />

es wird das die Natur hervorbringende Wesen als ein von der Natur<br />

unterschiedenes, persbnliches Wesen vorgestellt. Willst du daher den<br />

christlichen Anthropomorphismus aufgeben, so gib vor allem Deinen<br />

Schòpfer auch auf, und setze an dessen Stelle: Natur. Wo ein Schòp­<br />

fer an der Spitze steht, d. h. ein menschlicher Begriff, da ist die Mensch-<br />

werdung eine notwendige, wahre Konsequenz I 1 ]. Unterscheidest<br />

du Gott von der Natur einmal, d. h. machst ihn also zu einem Wesen,<br />

das nicht Natur ist, wie schwach ist es von dir, welche Halbheit, wenn<br />

du, der zahllosen Sterne gedenk, einen Anstand nimmst, Gott im Men-<br />

schen, der sich ja auch von der Natur unterscheidet, der also insofern<br />

mit deinem Schòpfer, so hoch du ihn stellst, konform ist, zu realisieren.<br />

Du willst so liberai sein, auch ein Stòck deines Gottes den Mondbe-<br />

wohnern und s. w. zu <strong>la</strong>ssen. Tor! Sorge nur fiir dich, nicht fiir die<br />

Getter auf Uranus und Saturnus. Sind dort aparte Wesen, so stehe ich<br />

dir dafur, datò sie auch einen aparten Gott haben, der nichts mit dem<br />

deinigen gemein [ 2 ] hat, der eben so verschieden ist als der Saturn von<br />

,der Erde. Sind sie aber nicht wesentlich unterschieden, nur so ist der<br />

menschliche Gott so gut ihr Gott, als der in Palàstina inkarnierte Gott,<br />

auch nicht nur der Gott der Juden und Ghristen, sondern auch der<br />

Gott der Deutschen, der Amerikaner ist,<br />

C 1 ] Willst... Konsequenz: ibid.<br />

[2] gemein ms: gemacht.<br />

12r dafi sie dann ebenso gut, wie wir an menschgewordene Gotter g<strong>la</strong>u- [*]<br />

ben werden. So unendlich du die wesentlichen Unterschiede der [**]<br />

Wesen auf den Sternen und Licht und Materie und Sternschnuppen<br />

vervielfaltigst, so unendlich vervielfaltigst du Gott. Also bleibe bei<br />

deinem Gott und ver<strong>la</strong>che nicht eine Konsequenz, die Menschwerdung,<br />

welche aus einem Prinzip folgt, das du selbst anerkennst — aus dem<br />

Prinzip eines von der Natur unterschiedenen, d. h. menschlichen Gottes;<br />

denn warum anders unterscheidest du Gott von der Natur, als weit du<br />

dich von ihr unterscheidest und in diesem Unterschied deinen Sinn und<br />

Wesen setzest? Du setzest einen Schòpfer iiber die Natur, weil du dich


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 213<br />

<strong>la</strong> religione partendo da questa, infatti anche il creatore è una rappre-<br />

sentazione religiosa, essendo immaginato come un essere perso­<br />

nale, che è distinto dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e <strong>la</strong> produce. Vuoi tu perciò abbando­<br />

nare l'antropomorfismo cristiano? Abbandona allora prima di tutto il<br />

tuo creatore e metti al suo posto: <strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Laddove al vertice<br />

sta un creatore, ossia un concetto umano, li l'incarnazione è una con­<br />

seguenza nessaria, vera [*]. Una volta che tu abbia distinto dal<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> Dio, in altri termini quindi l'abbia trasformato in un essere che<br />

<strong>non</strong> è <strong>natura</strong>, che debolezza, da parte tua, che incoerenza, se tu, ricor­<br />

dandoti delle innumerevoli stelle, ti fai scrupolo di realizzare Dio nel­<br />

l'uomo, che altrettanto si distingue dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e quindi, come tale, è<br />

conforme al tuo creatore, per quanto in alto tu lo voglia porre. Tu vuoi<br />

essere tanto generoso da <strong>la</strong>sciare un pezzo del tuo dio anche agli abitanti<br />

del<strong>la</strong> luna etc. Sciocco! Preoccupati solo per te, <strong>non</strong> per gli dei su<br />

Urano e Saturno. Se là ci sono esseri a parte, allora ti assicuro che hanno<br />

anche un Dio a parte, un dio, òhe <strong>non</strong> ha nul<strong>la</strong> in comune col tuo, un<br />

dio, che è appunto tanto diverso, quanto lo è Saturno dal<strong>la</strong> terra. Se al<br />

contrario essi <strong>non</strong> sono essenzialmente diversi, allora unicamente il dio<br />

umano è il loro dio proprio come, allo stesso modo, il dio incarnato in<br />

Palestina <strong>non</strong> è solo il dio dei giudei e dei cristiani, ma anche il dio dei<br />

Tedeschi e degli Americani,<br />

P] Vuoi... vera: ìb'td.<br />

sicché essi allora al pari di noi crederanno a dei incarnati. Come tu [*] i2r<br />

moltiplichi all'infinito le differenze essenziali degli esseri estenden- [**]<br />

dole alle stelle, al<strong>la</strong> luce, al<strong>la</strong> materia e alle stelle cadenti, così moltipli­<br />

chi all'infinito Dio. Rimani dunque presso il tuo dio e <strong>non</strong> deridere una<br />

conseguenza, l'incarnazione, che discende da un principio che tu stesso<br />

riconosci — dal principio di un dio distinto dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, cioè umano;<br />

infatti per quale altro motivo tu distingui Dio dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, se <strong>non</strong> per­<br />

ché distingui te stesso da lei e in questa differenza riponi il tuo senso<br />

e <strong>la</strong> tua essenza? Tu poni al di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> un creatore, poiché<br />

poni te stesso al di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, almeno per quanto riguarda [***]


214 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

iiber die Natur setzest, wenigstens deinem Verstande nach, wenn [***•]<br />

du auch deiner physischen Seite hach dich unter der Natur subsumierst.<br />

Wenn du also in dem Schòpfer dein Wesen ùber die Natur, ùber die<br />

Sterne setzest, warum willst du dich gegen die Konsequenz stràuben,<br />

gegen das endlich offene Gestàndnis, dafi dieser Schòpfer dein eigener<br />

Kopf, dafi dieser Schòpfer das menschgewordene Wesen der<br />

Natur ist. Ob du gleich natùrlich, wie du die Sterne sinnlich iiber dich,<br />

iiber die Erde, so auch den Schòpfer ùber dich selbst dir denkst, die<br />

sinnliche Erde als ein Individuimi, als eine Art unter der gemeinschaftli-<br />

chen, unzahlige Arten unfassenden Gattung von Weltkòrpern, diese<br />

Gattung als das<br />

[**] Gleichwie sich die Inhalte so ausbreiten, eine so grofie Flàche ein-<br />

nehmen, geben sic sich auch um so mehr dem Tode preis.<br />

.[***] So <strong>la</strong>nge ihr ein von der Natur unterschiedenes Wesen an die Spitze<br />

derselben stelli, so <strong>la</strong>nge setzt ihr [2] das sich von der Natur unterschiedene<br />

Wesen der Natur an die Spitze.<br />

C 1 ] Dreiundzwanzigste Seite.<br />

[2 ] ihr ms: er.<br />

i2v gemeinsame identische Wesen, denkst du dir gernafi der Natur des Den-<br />

kens, welche das Allgemeine vom Individuellen absondert C 1 ], es ver-<br />

selbstàndigt und zur causa prima von dem Individuellen macht [ 2 ] —<br />

denn dem Denken ist das Allgemeine, weil naher, eher als die Art, als<br />

das Individuum, urspriinglicher, unendlicher, weil Denken des Einzelnen<br />

unter dem Allgemeinen — sub specie desselben — als ein besonderes<br />

Wesen, als Gott[ 3]. Nun ist es dir freilich unbegreiflich, <strong>la</strong>cherlich,<br />

wenn die ùber die unendlichen Arten und Individuen sich ausdehnende<br />

Gattung in diesem e i n e n Individuum sich konzentrieren konne. Ich<br />

habe nichts dagegen, wenn du die Erde so in Nichts verschwinden <strong>la</strong>s-<br />

sen willst [ 4], nur ver<strong>la</strong>nge ich von dir, auch mit ihr deinen erd- und<br />

menschgeborenen Schòpfer in nichts fahren zu <strong>la</strong>ssen und dich frisch<br />

und keck nicht auf einen Schòpfer, sondern die nackte gottlose<br />

Natur als die Basis deiner Existenz zu stùtzen. Du negierst den mensch-<br />

lichen Gott, weil du die Natur nicht aus dem Kopfe herausbringst.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1* REDAZIONE] 215<br />

il tuo intelletto, anche se secondo il tuo <strong>la</strong>to fisico ti subordini al<strong>la</strong> na­<br />

tura. Se dunque nel creatore poni il tuo essere sul<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, sulle stelle,<br />

perché vuoi opporti al<strong>la</strong> conseguenza, al<strong>la</strong> confessione finalmente aperta<br />

che questo creatore è <strong>la</strong> tua propria testa, che questo creatore è l'essenza<br />

del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, fattasi uomo? Benché <strong>natura</strong>lmente, come tu ti<br />

immagini le stelle sensibilmente al di sopra di te, al di sopra del<strong>la</strong> terra,<br />

così ti immagini anche il creatore sopra te stesso, sopra <strong>la</strong> terra sensibile<br />

intesa come individuo, come una specie al di sotto del genere comune,<br />

che abbraccia innumerevoli specie ed è come<br />

1*1 23 VI.<br />

[**] Quanto più i contenuti si estendono e occupano un ambito troppo<br />

vasto, tanto più si votano al<strong>la</strong> morte.<br />

[***] Fin tanto che voi ponete un essere distinto dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> al suo vertice,<br />

ponete in realtà al suo vertice l'essenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, distinta da essa.<br />

L 1 ] Ventitreesima pagina.<br />

l'identica essenza comune, tu ti immagini tutto ciò conforme al<strong>la</strong> <strong>natura</strong><br />

del pensiero che separa l'universale dall'individuale, lo rende indipen­<br />

dente e ne fa <strong>la</strong> causa prima dell'individuale — infatti per il pensiero<br />

l'universale, essendogli pili vicino, è prima, più originario, più infinito<br />

del<strong>la</strong> specie, dell'individuo, giacché il pensiero dell'individuo avviene<br />

sotto l'universale — sub specie dello stesso — che è qui inteso come<br />

un essere partico<strong>la</strong>re, come Dio [*]. Ora è certo per te incomprensibile,<br />

ridicolo che si possa concentrare in quest'unico individuo il genere che<br />

si estende a infinite specie e individui. Io <strong>non</strong> ho nul<strong>la</strong> in contrario, se<br />

tu vuoi cosi far sparire nel nul<strong>la</strong> <strong>la</strong> terra, solo richiedo da te che con<br />

essa tu faccia dileguare nel nul<strong>la</strong> anche il tuo creatore, venuto sul<strong>la</strong><br />

terra e fattesi uomo, e che con semplicità e franchezza ti appoggi <strong>non</strong><br />

su un creatore, ma sul<strong>la</strong> nuda, a t e a <strong>natura</strong> come sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> tua<br />

esistenza. Tu neghi il dio umano poiché <strong>non</strong> puoi toglierti dal<strong>la</strong> testa <strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>. Che cosa è però questo Dio, dal quale tu elimini l'uomo? Ap-


216 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Was ist aber dieser Gott, von dein du den Menschen weg<strong>la</strong>fit? [*]<br />

eben nichts als die Natur. Oder g<strong>la</strong>ubst du aber, dafi wenn du von dei-<br />

nem Gott Gestalt, Fleisch, Leidenschaft, Herz weg<strong>la</strong>fit, nichts Menschli­<br />

ches mehr an ìhm bleibt? Ist deine Vernunft nicht auch menschlich?<br />

Nicht die Abstraktion derselben, nicht das abstrakteste Wesen menschli-<br />

che Abstraktion,<br />

[*] Haben nicht auch dieselben Menschen das sinnliche Leben auch von<br />

sich, das sinnliche Wesen als unwesentlich abstrahiert, den Willen und Verstandnis<br />

und Weisheit als ihr Wesen ausgesprochen?<br />

t 1 ] das Allgemeine ... absondert ms: das Allgemeine absondert vom Indivi-<br />

duellen,<br />

[2] prima ... macht ms: prima macht von dem Individuellen.<br />

P] So unendlich... Gott: vgl. W. R., § 42.<br />

[4] so... willst ms: so willst in nichts verschwinden <strong>la</strong>ssen.<br />

13r menschliches Pràdikat? Haben die Menschen nicht selbst den Leib, [*]<br />

Leidenschaft u. s. w. von sich unterschieden und gesagt: der Geist, das<br />

abstrakte und abstrahierende Wesen nur bin idi? Unterscheidet [**]<br />

sich der Mensch nicht eben durch das abstrakte, Sinnliches weg<strong>la</strong>ssende<br />

Denken von der Natur? So<strong>la</strong>nge du einen Unterschied<br />

Gottes von der Natur bestehen 1 a fi t, so<strong>la</strong>nge<br />

(du) verkòrperst du in Gott nur de i ne n eigenen<br />

Unterschied; so<strong>la</strong>nge du also einen Gott beste­<br />

hen 1 a fi t, so<strong>la</strong>nge làfitdu den Menschen beste­<br />

hen — als das Urbild Gottes — nur in der Natur hort der<br />

m enschli che Go 11, hòrt Go 11 iiber hau p t auff 1 ].<br />

Willst du also iiber den meschgewordenen Gott <strong>la</strong>chen als ein Produkt<br />

der menschlichen Eitelkeit, o! so <strong>la</strong>che auch von Herzen zugleich iiber<br />

den Schopfer der Natur, iiber Gott ùberhaupt als ein Produkt eitler<br />

Selbsterhebung der Menschen iiber die Natur [ 2 ] ! Was ist denn dein<br />

Schopfer? ist er ein wissendes und wollendes, geistiges d. i. abstraktes<br />

Wesen, so ist die Natur aus ihm unerk<strong>la</strong>rbar, die Genesis der Natur ist<br />

ein Machtspruch von dir, eine Ausflucht deiner Unwissenheit, du leitest<br />

die Natur aus dir, aus deinem Wesen aus; du machst das menschlichè<br />

Wesen, wie zum Zweck, so auch zum Ursprung, zum Grund, zur Ur-<br />

sache der Natur; denn


[ESSENZA DELLA RELIGIONE, r REDAZIONE] 217<br />

punto nient'altro se <strong>non</strong> <strong>la</strong> <strong>natura</strong>. O credi invece che se dal tuo [*]<br />

Dio elimini forma, carne, passione, cuore, <strong>non</strong> rimanga più nul<strong>la</strong> in lui<br />

di umano? Non è <strong>umana</strong> anche <strong>la</strong> tua ragione? La sua astrazione, l'es­<br />

sere più astratto, <strong>non</strong> è forse astrazione <strong>umana</strong>,<br />

[*] Gli stessi uomini <strong>non</strong> hanno anche separato da sé come inessenziale <strong>la</strong><br />

vita sensibile, l'essere sensibile e proc<strong>la</strong>mato come loro essenza <strong>la</strong> volontà, l'intel­<br />

letto e <strong>la</strong> sapienza?<br />

[*] Come tu moltiplichi ... Dio: cfr. È. R., § 42.<br />

predicato umano? Non hanno forse gli uomini distinto da sé anche [*] i3r<br />

il corpo, <strong>la</strong> passione etc. e affermato: io sono solo spirito, essere che<br />

astrae e che viene astratto? L'uomo <strong>non</strong> si distingue forse dal<strong>la</strong> na- [**]<br />

tura appunto mediante il pensiero astratto, che tra<strong>la</strong>scia il sensibile?<br />

Fin tanto che tu <strong>la</strong>sci sussistere una differenza<br />

di Dio dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, continui a concretare in Dio<br />

solo <strong>la</strong> tua propriadifferenza; fin tanto quindi<br />

che tu <strong>la</strong>sci sussistere un Dio, <strong>la</strong>sci sussistere<br />

l'uomo — l'archetipo di Dio — solo nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.cessa il<br />

Dioumano, cessa Dio in quanto t ale E 1 ]. Se vuoi dun­<br />

que ridere del Dio incarnato in quanto frutto del<strong>la</strong> vanità <strong>umana</strong>, oh!<br />

allora ridi anche di cuore, allo stesso modo, del creatore del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, di<br />

Dio in quanto tale come frutto di vana autoesaltazione degli uomini al<br />

di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> [ 2 ] ! Che cosa è infatti il tuo creatore? Essendo un<br />

essere che sa e vuole, un essere spirituale, cioè astratto, <strong>non</strong> può spie­<br />

gare come sia sorta da lui <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, sicché <strong>la</strong> genesi del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è una<br />

semplice pretesa da parte tua, una scappatoia del<strong>la</strong> tua ignoranza, tu<br />

ricavi <strong>la</strong> <strong>natura</strong> da te, dal tuo essere; come tu trasformi l'essere umano<br />

nello scopo del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, così lo trasformi anche nell'origine, nel fonda- , ?<br />

mento, nel<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>; infatti


218 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

[*] 25 [3].<br />

[**] Wo der Verstand des Menschen ausgeht, da geht sein Wesen aus, aber<br />

an der Natur geht das Wesen des menschlichen Verstandes aus: sic ist ihm<br />

unbegreiflich, sic ist es, wovon er keine Ahnung hat.<br />

E 1 ] So<strong>la</strong>nge ... auf : vgl. W. R., § 44.<br />

[2] <strong>la</strong>che... Natur: vgl. W. R., § 43.<br />

[ 3 j Funfundzwanzigste Seite.<br />

13 v der Schòpfer ist dein Urbild oder, wenn du willst, Abbild. Oder du<br />

stopfst, weil dir der Ursprung der Natur, der Materie aus Geist undenk-<br />

bar, Gott mit Naturalien voli, um wieder sie aus ihm heraus ans Licht<br />

zu bringen, aber so spielst du nur Versteck, denn du versteckst nur in<br />

Gott die Natur, du machst selbst Gott zu einem Naturwesen, um die<br />

Natur zu erk<strong>la</strong>ren. Fàngst du aber mit der Natur an, setzest E 1 ] du Gott<br />

die Natur voraus, nun so mache sie auch offen und ehrlich zum ersten<br />

Wesen, zu einem gottlosen Wesen, was sie ja doch schon in Gott ist [ 2].<br />

Lafi also die andere Halite fallen, die du mit ihr ungebùhrlich ver-<br />

kniipfst, bore auf, im Dunkeln zu munkeln, im Triiben zu fìschen. Die<br />

Natur, die du in Gott setzest im Unterschied von der wirklichen, ist<br />

nur eine imaginare, ist nur deine Vorstellung von ihr. Du willst die<br />

Wahrheit anerkennen und willst sie zugleich leugnen, indem du die<br />

Natur Gott voraussetzest und sie doch zugleich zum Pradikat desselben<br />

machen willst. Du willst Gott anerkennen und Gott leugnen, die Natur<br />

leugnen und anerkennen. Dieses Elend verlegst du in die « Natur Got-<br />

tes ». Kurz nimmst du in den Schòpfer Materialien der Natur auf, so<br />

machst du die Natur zum urspriinglichen, unerk<strong>la</strong>rlichen, d. h. aus sich<br />

nur erklàrlichen Sein und Wesen. Und dabei bleibt es auch. Die be-<br />

stimmten Gestalten, die individuellen Existenzen der<br />

E 1] setzest ms: setzt.<br />

I2] stopfst... ist: vgl. W. R., § 54.<br />

14r Natur, diese Erde, dieser Mond, diese Sonne — sie sind ja alle In- [*]<br />

dividuen — sind entstanden, aber die Urstoffe, die Urkrafte — oder [**]<br />

wie du es nennen magst — waren immer und werden immer sein C 1].


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 219<br />

[*]25[ 3 1.<br />

[**] Laddove cessa l'intelletto dell'uomo, cessa anche il suo essere, ma ap­<br />

punto nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> l'essenza dell'intelletto umano cessa: essa è per lui incompren­<br />

sibile, essa è ciò di cui <strong>non</strong> ha idea.<br />

E 1 ] Fin tanto che... tale: cfr. E. R., § 44.<br />

[ 2] ridi... <strong>natura</strong>: cfr. E. R., § 43.<br />

[ 3] Venticinquesima pagina.<br />

il creatore è tuo archetipo o, se vuoi, tua immagine. In altri termini<br />

giacché l'origine del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, del<strong>la</strong> materia dallo spirito ti è incompren­<br />

sibile, tu rimpinzi Dio con materiali <strong>natura</strong>li, per riportarli di nuovo<br />

al<strong>la</strong> luce traendoli da lui, ma in tal modo tu giochi solo a nascondino,<br />

infatti <strong>non</strong> fai che nascondere in Dio <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, rendi Dio stesso un es­<br />

sere <strong>natura</strong>le per spiegare <strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Se però cominci con <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, se<br />

presupponi questa a Dio, allora dichiara anche apertamente e franca­<br />

mente che essa è il primo essere, un essere ateo, ciò che essa appunto<br />

è già in Dio C 1 ]. Lascia dunque perdere l'altra metà che tu illegittima­<br />

mente le colleghi, smetti<strong>la</strong> di sussurrare nel buio e di pescare nel torbido.<br />

La <strong>natura</strong>, che tu, a differenza di quel<strong>la</strong> reale, poni in Dio, è solo una<br />

<strong>natura</strong> immaginaria, è solo <strong>la</strong> tua rappresentazione di essa. Tu vuoi ri­<br />

conoscere e nello stesso tempo negare <strong>la</strong> verità, in quanto presupponi a<br />

Dio <strong>la</strong> <strong>natura</strong> e tuttavia nello stesso tempo <strong>la</strong> rendi un suo predicato.<br />

Tu vuoi insieme riconoscere Dio e negarlo, negare <strong>la</strong> <strong>natura</strong> e ricono-<br />

scer<strong>la</strong>. Questa miseria è da te proiettata sul<strong>la</strong> « <strong>natura</strong> di Dio ». In breve<br />

se tu assumi nel creatore materiali del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, tu fai del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>la</strong><br />

realtà e l'essere originario, inspiegabile, ossia spiegabile solo da sé stesso.<br />

E qui ci si deve anche fermare. Le forme determinate, le esistenze in­<br />

dividuali del<strong>la</strong><br />

C 1 ] rimpinzi... Dio: cfr. E. R., § 54.<br />

<strong>natura</strong>, questa terra, questa luna, questo sole — sono appunto [*]<br />

tutti individui — hanno avuto origine, ma gli elementi primordiali, [**]<br />

le forze primigenie — o comunque tu li possa chiamare — sono sempre<br />

14r


220 C DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Anf ang und Ende der Welt existieren nur in der Vorstellung des<br />

Menschen. Und gerade je beschrankter der Mensch ist, je enger der<br />

Kreis seiner Anschauung ist, desto leichter, desto nà'her liegt ihm die<br />

Vorstellung von seinem Ende und Anfang. Sein beschrànktes, subjekti-<br />

ves Mafi macht des Objektiven [?] zum Mafi der Bauer. Jeder Philo-<br />

soph hàlt sein System tur das letzte; wo ihm die Gedanken a u s g e -<br />

h e n , gehen sic auch Anderen aus; jeder Politiker den <strong>la</strong>usigen status<br />

quo fiir das <strong>non</strong> plus ultra der Weltgeschichte, so jeder Mensch bekommt<br />

das Mafi [ 2 ] darin. Wenn ich nicht nach dem Tode existiere, so ist<br />

Nichts, also mit mir geht alles aus. Ich bin anno 1800 geboren, [***]<br />

mein Vater anno so und so und item mein Grofivater. So auch die Welt,<br />

die Natur; er zieht die Natur in seinen engen Lebenskreis, erschopft, wie<br />

jener Knabe mit seiner Hand das Weltmeer, mit seiner Handvoll Jahre<br />

die Natur; denkt sich eine individuelle menschliche Entstehung. Die<br />

Weltentstehungs — und Weltvergehungstheorien gehòren in die kindli-<br />

chen beschrànkten Perioden der Menschheit, wo der Mensch eine Spanne<br />

Erde tur die ganze Erde, fiir die Welt hielt, wo er beschrankte Lo-<br />

kalstandpunkte zum Standpunkt der Welt machte, wo also in seiner<br />

Phantasie, Vorstellung die Welt ihm entstehen und vergehen zu <strong>la</strong>ssen<br />

eine Kleinigkeit war. Je beschrankter die Menschen, desto nàher riick-<br />

ten sie den Anfang an das Ende der Welt, erwarteten tagtàglich das<br />

Ende.<br />

[*] 27 P].<br />

[**] Die Natur ist fiir den Menschen, d. h. aber nicht vom Men<br />

s e h e n — machen kann er sie nicht, wie eher dir ist.<br />

[***] Nur an letztes Dasein denkt [4].<br />

C 1 ] Die bestimmten... sein: vgl. W. R., § 19.<br />

[2 ] Mensch... Mafi ms: Mensch das Mafi bekommt.<br />

[ 3] Siebenundzwanzigste Seite.<br />

[4] Mit Bleistift geschriebene Randanmerkung.<br />

14 v Die Schranken ihrer Weltanschauung machten sie zu Schranken der<br />

Welt; wie jeder Mensch scine individuellen Schranken zu Schranken der<br />

Menschheit macht. Weil irgend eine bestimmte Exìstenz fiir bestimmte<br />

Individuen die absolute Existenz, die alle ihre Vorstellungen erschòpfte,


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. P REDAZIONE] 221<br />

stati e sempre saranno [*]. L'inizio e <strong>la</strong> fine del mondo esistono solo<br />

nel<strong>la</strong> rappresentazione <strong>umana</strong>. E proprio quanto più l'uomo<br />

è limitato, quanto più è ristretto l'orizzonte del<strong>la</strong> sua intuizione sensi­<br />

bile, tanto più ovvia, tanto più vicina è a lui l'immagine del<strong>la</strong> sua fine e<br />

del suo inizio. La sua misura limitata, soggettiva è presa dal contadino<br />

come misura di ciò che è l'oggetto. Ogni filosofo ritiene il suo sistema<br />

l'ultimo: dove mancano a lui i pensieri, dovrebbero mancare an­<br />

che agli altri; ogni politico ritiene il meschino status quo come il <strong>non</strong><br />

plus ultra del<strong>la</strong> storia universale, donde ciascuno dovrebbe attingere il<br />

proprio criterio di misura. Se io dopo <strong>la</strong> morte <strong>non</strong> esisto più, <strong>non</strong> esiste<br />

più nul<strong>la</strong>, quindi con me cessa tutto. Io sono nato il 1800, mio [***]<br />

padre l'anno tale e tale, parimenti mio <strong>non</strong>no. Così anche il mondo, <strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>; egli riporta <strong>la</strong> <strong>natura</strong> all'interno del suo ristretto orizzonte di<br />

vita, esaurisce, come quel fanciullo con <strong>la</strong> sua mano l'oceano, con là<br />

sua manciata di anni <strong>la</strong> <strong>natura</strong>; si immagina un'origine individuale,<br />

<strong>umana</strong>. Le teorie dell'origine e del<strong>la</strong> fine del mondo rientrano negli stadi<br />

infantili, limitati dell'umanità, in cui una spanna di terra era presa per<br />

l'intera terra, ristretti orizzonti locali per l'orizzonte universale, in cui<br />

quindi era una bazzeco<strong>la</strong> per l'uomo, nel<strong>la</strong> sua fantasia, nel<strong>la</strong> sua rappre­<br />

sentazione, far sorgere e perire il mondo. Quanto più gli uomini erano<br />

limitati, tanto più avvicinavano l'inizio al<strong>la</strong> fine del mondo, ogni giorno<br />

attendevano <strong>la</strong> fine.<br />

[*] 27 P].<br />

[**] La <strong>natura</strong> è per l'uomo, questo però <strong>non</strong> significa che venga dal­<br />

l'uomo — egli <strong>non</strong> <strong>la</strong> può fare, in quanto è prima di te.<br />

[***] Pensa solo al<strong>la</strong> fine[ 3].<br />

C 1 ] Le forme... saranno: cfr. E. R., § 19.<br />

[2] Ventisettesima pagina.<br />

[ 3 ] Nota scritta a matita.<br />

Essi trasformavano i limiti del<strong>la</strong> loro visione del mondo nei limiti del<br />

mondo stesso, come ciascuno fa dei suoi limiti individuali i limiti del­<br />

l'umanità. Giacché per determinati individui una certa esistenza parti­<br />

co<strong>la</strong>re era l'esistenza assoluta, che esauriva, portava a termine tutte le


222 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

zugrunde richtete C 1], so ging darnit auch die Welt zugrunde. Das Ende<br />

des Papstes ist das Ende der Welt; wenn Rom aus ist, so ist die Welt<br />

aus, die ja nur Romes wegen da ist. So macht der Mensch das Besondere<br />

zum Allgemeinen, einen Teil zum Ganzen, sein Quentchen zum absolu-<br />

£en MaJ$. So geht es iibrigens auch ini abstrakten Denken selbst. [*]<br />

Entweder sind ihm die Kórper nur als einzelne Gegenstand, er isoliert<br />

sic im Denken, fixiert sie — so entsteht ihm das Bedùrfnis, sic als ent-<br />

standen durch mechanische Ursache zu denken; oder ebenso wenn er<br />

die Welt zusammenfaJSt in einen Gedanken, bestimmten Begrifl:, so geht<br />

er natiirlich dariiber hinaus, weil er in seinem Denken dariibersteht, er<br />

<strong>la</strong>fit daher die Welt in seiner Vorstellung entstehen und vergehen, er<br />

unteischeidet die Welt von sich, trennt sie als Objekt herab, setzt daher<br />

das abstrakte, abgezogene Wesen, Gott als Wesen iiber sie; er abstra-<br />

hiert von ihr — so entschwindet sie ihm, kommt aber sogleich wieder<br />

hervor; weil er die Welt sich nicht aus dem Sinn sch<strong>la</strong>gen kann, weil<br />

sie ihm allen Stoff, alle Materie gibt, weil ihm also nichts iibrig bleibt<br />

als das leere Denken, das leere Wesen der Abstraktion, das er als weltlo-<br />

sen Gott setzt. Das subjektive Nichtsein der Welt fur ihn macht der<br />

Theolog und Philosoph zum objektiven Nichtsein [ 2]. Gott denkt nicht<br />

die Welt, so ist sie nicht, Gott denkt die Welt, so ist sie — d. h. denke<br />

ich die Welt, so ist sie, denke ich nicht an sie, richte ich mich nur auf die<br />

[*] Das Opfer beruht darauf, dafl aller Genufi durch Bewegungen, Miihe<br />

vermittelt ist, die Tauben fliegen mir nicht gebraten in das Maul, den Apfel,<br />

der ara Baum hangt, mufi ich herunterholen.<br />

E 1] richtete ms: ging.<br />

[2] Das subjektive... Nichtsein: vgl. W. R., § 42, ebenso §§ 15, 23.<br />

15r Abstraktion, so ist sie nicht £iir mich. [*]<br />

Das wovon ich mich abhangjg futile, ist tur mein Gefiihl, meine<br />

Anschauung, kurz fur mich ebenso ein Wesen fiir sich, als ein [**]<br />

Wesen fur mich; ersteres inwiefern ich desselben bedarf, ohne dafi es<br />

meiner bedarf, ich nicht ohne dasselbe existieren kann, letzteres inwie-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 223<br />

loro rappresentazioni, anche il mondo finiva con essa. La fine del papa<br />

è <strong>la</strong> fine del mondo, se Roma cessa, finisce anche il mondo, il quale esi­<br />

ste appunto solo per Roma. In tal modo l'uomo trasforma il partico<strong>la</strong>re<br />

nell'universale, una parte nel tutto, <strong>la</strong> sua porzione nel<strong>la</strong> misura asso­<br />

luta. Così del resto capita perfino anche nel pensiero astratto. O i [*]•<br />

corpi gli sono oggetto solo in quanto singoli e allora l'uomo li iso<strong>la</strong> nel<br />

pensiero, li fissa — in tal caso sente il bisogno di pensarli come pro­<br />

dotti da cause meccaniche; o appena egli ha sintetizzato il mondo in un<br />

pensiero, in un concetto determinato, egli va <strong>natura</strong>lmente oltre, giac­<br />

ché nel suo pensiero è al di là, perciò fa sorgere e perire il mondo nel<strong>la</strong><br />

sua rappresentazione, distingue il mondo da sé, lo separa in quanto<br />

oggetto e perciò gli pone come essere al di sopra l'essenza astratta, su­<br />

blimata, Dio; egli astrae dal mondo, che in tal modo gli scompare dagli<br />

occhi, ma subito si ripresenta di nuovo, giacché <strong>non</strong> può essere tolto<br />

dal<strong>la</strong> testa il mondo, che gli fornisce ogni elemento, tutta <strong>la</strong> materia,<br />

giacché senza di esso <strong>non</strong> gli rimane in definitiva nient'altro se <strong>non</strong> il<br />

vacuo pensare, <strong>la</strong> vacua essenza dell'astrazione, che egli pone come Dio<br />

senza il mondo. Il teologo e il filosofo trasformano il <strong>non</strong>-essere sogget­<br />

tivo del mondo per loro nel <strong>non</strong>-essere oggettivo [*]. Dio <strong>non</strong> pensa il<br />

mondo, allora questo <strong>non</strong> esiste, Dio pensa il mondo e questo c'è — ciò<br />

significa: se io penso il mondo, il mondo c'è, se io <strong>non</strong> penso ad esso,<br />

se mi rivolgo solo al<strong>la</strong><br />

[*] II sacrificio si fonda sul fatto che ogni piacere è mediato da movimenti,<br />

da fatica: <strong>la</strong> manna <strong>non</strong> piove dal ciclo, <strong>la</strong> me<strong>la</strong> sull'albero deve essere colta.<br />

C 1 ] II teologo... oggettivo: cfr. E. R., § 42, cfr. anche §§ 15, 23.<br />

astrazione, esso <strong>non</strong> è più per me [*]. 15 r<br />

§<br />

Ciò, da cui sento di dipendere, è per il mio sentimento, per <strong>la</strong><br />

mia intuizione sensibile, in breve per me, sia un essere per sé, [**]<br />

sia un essere per me; <strong>la</strong> prima cosa, in quanto io ho bisogno di quello<br />

senza che quello abbia bisogno di me, io <strong>non</strong> posso esistere senza di


224 [DAS WESEN DER RELIGION, !.. FASSUNG]<br />

fern ich dasselbe geniefie. Ja schon das Bediirfnis selbst driickt beides<br />

aus: die Abhàngigkeit meiner Existenz von dem Gegenstand des Be-<br />

diirfnisses und zugleich das Sein desselben fiir mich. Diesem Baum hier<br />

verdanke ich meine Existenz; wenn er nicht ware, so kònnte ich nicht<br />

existieren, er gibt mir Nahmng, Kleidung, Obdach; er imponiert mir<br />

zugleich durch seine majestatische Grofle und durch die Herrlichkeit und<br />

Unbegreiflichkeit seines eigentiimlichen Pf<strong>la</strong>nzenwesens. Dieser Baum ist<br />

mein Gott, mein Herr, mein Genius; von ihm fuhie ich mich abhàngig,<br />

aber ihn nicht von mir, er bringt ohne mich seine Fruente hervor, er<br />

bedarf meiner in keinerlei Weise, er existierte, ehedem ich war und wird<br />

sein, auch wenn ich nicht mehr bin, er wird iiber meine Nachkommen<br />

seinen Segen ausbreiten, wie er ihn iiber meine Vorfahren ausgofi. Aber<br />

gleichwohl gibt mir der Baum ebenso wie das demiitige Gefiihl meiner<br />

Abhangigkeit von ihm, meines Nichtseins ohne ihn, so das stolze Ge­<br />

fuhl meiner selbst, indem ich den Baum zu meinem Besten verbrau-<br />

chet 1 ].<br />

[*J29[2].<br />

[**] Wie kann der Mensch das Nutzliche, was er verbraucht, verehren?<br />

Durch die Verehrung gibt et dem Gegenstande zuriick, was er ihm praktisch, durch<br />

die Benutzung nimmt.<br />

C 1 ] Das ... verbrauche: vgl. W. R., § 28.<br />

[2 ] Neunundzwanzigste Seite.<br />

15 v Inwiefern ich seiner bedarf, bin ich Knecht; inwiefern ich seiner<br />

geniere, Herr; im Bediirfnis setze ich mich unter, im GenuJS iiber den<br />

Gegenstand; dort erfahre ich ihn als ein Wesen, das unabhàngig von<br />

mir fur sich selbst existiert; hier als ein Wesen, das fiir mich ist.<br />

Ja mein Abhangigkeitsgefuhl ist selbst schon ein egoistisches; ich<br />

fiihle mich nur abhàngig von dem, was ich zu meiner Existenz bedarf,<br />

ich bedarf aber nur, was zu meinem Heil, meinem Genufi, meinem<br />

Selbstzweck dient. Ein Gegenstand ist mir iiberhaupt gar nicht [*]<br />

weiter gegeben, als wieweit er f ti r mich ist; er ist mir nur so<br />

viel, als er fiir mein Bediirfnis, meinen Sinn ist C 1 ]. Ich bejahe den<br />

Gegenstand nur so weit, als er mich bejaht. Meine Verehrung des<br />

Gegenstandes ist eine indirekte Verehrung meiner selbst. Er ist mir


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 225<br />

lui, <strong>la</strong> seconda, in quanto io ne usufruisco. In verità già lo stesso bi­<br />

sogno esprime i due aspetti: <strong>la</strong> dipendenza del<strong>la</strong> mia esistenza dall'og­<br />

getto del bisogno e nello stesso tempo il suo essere per me. A quest'al­<br />

bero qui io devo <strong>la</strong> mia esistenza: se esso <strong>non</strong> ci fosse, io <strong>non</strong> potrei<br />

esistere, esso mi da nutrimento, vestiario, riparo; esso mi si impone<br />

nello stesso tempo anche per <strong>la</strong> sua maestosa grandezza e per <strong>la</strong> ma­<br />

gnificenza e imperscrutabilità del suo peculiare essere vegetale. Que­<br />

st'albero è il mio dio, il mio signore, il mio genio; io sento che di­<br />

pendo da lui, <strong>non</strong> lui da me, esso produce i suoi frutti senza di me,<br />

esso in nessun modo ha bisogno di me, esso esisteva prima che io ci<br />

fossi e continuerà ad esistere quando io <strong>non</strong> ci sarò più, esso effonderà<br />

<strong>la</strong> sua benedizione sui miei discendenti, come <strong>la</strong> riversò sui miei proge­<br />

nitori. Ma tuttavia l'albero, come mi da il sentimento umiliante del<strong>la</strong><br />

mia dipendenza da lui, del mio <strong>non</strong>-essere senza di lui, così mi infonde<br />

pure il fiero sentimento di me stesso, in quanto io adopero l'albero<br />

per il mio bene C 1 ].<br />

[*] 29 [2].<br />

[**] Come può l'uomo adorare l'utile, ciò che adopera? Attraverso l'adora­<br />

zione egli restituisce all'oggetto ciò che praticamente, mediante l'uso, gli sottrae,<br />

t 1 ] Ciò... bene: cfr. E.R., § 28.<br />

[2 ] Ventinovesima pagina.<br />

In quanto io ho bisogno di lui, sono servo; in quanto ne usufruì- i5v<br />

sco, padrone; nel bisogno io mi pongo al di sotto, nel godimento al<br />

di sopra dell'oggetto; là io lo percepisco come un essere che esiste per<br />

sé stesso, indipendentemente da me; qui come un essere che esiste<br />

per me.<br />

In effetti il mio sentimento di dipendenza è già in sé stesso un<br />

sentimento egoistico; io mi sento dipendente solo da ciò di cui ho<br />

bisogno per <strong>la</strong> mia esistenza, io però ho bisogno solo di ciò che serve<br />

al<strong>la</strong> mia salute, al mio godimento, al mio scopo personale. Anzi un og­<br />

getto in generale <strong>non</strong> mi è dato altrimenti se <strong>non</strong> in quanto è per [*]<br />

me; esso conta per me solo tanto quanto conta per il mio bisogno,<br />

per il senso di me stesso [*]. Io affermo l'oggetto solo nel<strong>la</strong> misura


226 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

heilig, weil ich, weil mein Leben mir heilig ist, scine Heiligkeit<br />

ist nur der Reflex meiner eigenen Heiligkeit [ 2], hat nur sekundà're,<br />

abgeleitete Bedeutung. Meine Verehrtmg ist nur ein Ausdruck, eine<br />

Selbstbekràftigung meines Egoismus. Ich beurteile, verehre einen Ge-<br />

genstand nur nach dem Mafie seiner Wirkungen, Eindrucke auf mich.<br />

Selbst, was mich in Verwunderung, Befremdung, ja in Schauder ver-<br />

setzt, ist ein wohltatiges Gefuhl fur mich. Die Menschen lieben schreck-<br />

hafte, schaudererregende Erzàhlungen. Was nutzen mir schone Steine,<br />

schone Blumen? nichts, im Gegenteil ich verschleudere Geld an sic,<br />

das ich zu anderen mir benòtigsten Dingen recht gut gebrauchen kònn-<br />

te; aber sic gefallen<br />

[*] Wer wird ein Bild anbeten? Aber was tust Du, wenn Du im Geist Goti<br />

anbetest? Du betest die Vorstellung, auch ein Bild — freilich ein unbestimmtes —<br />

von Gott an.<br />

[i] Inwiefern... ist: vgl. W. R., § 29.<br />

[2] Meine Verehrung... Heiligkeit: vgl. W. R., § 5.<br />

16r mir, sie machen mir Freude, ich kann mich nicht satt sehen; [*]<br />

ich habe ein Ver<strong>la</strong>ngen, eine Begierde, Schones, K<strong>la</strong>res, Buntfarbiges<br />

zu sehen. Merkwiirdig ist und wichtig fur die Religion, daJS die Men­<br />

schen an das, was wunderbare Wirkungen auf ihre Augen macht, auch<br />

wunderbare Wirkungen auf ihre anderweitigen Bediirfnisse kniipfen.<br />

Der fiir sie unerklà'rliche Eindruck stiirzt sie in einen Abgrund aber-<br />

glàubischer Vorstellungen. Meine Verehrung ist also immer nur ein<br />

Reflex dessen, was der Gegenstand fur mich ist, ein Reflex der<br />

Befriedigung, die mir in irgend einer Weise der Gegenstand<br />

gewahrt. Ich verehre nur das an einem Gegenstande, was an mir<br />

ist. Ich kann nicht lieben, nicht verehren, was wider mich ist, was<br />

mir nicht entspricht, mich nicht bejaht, mich nicht mir selbst gibt,<br />

nicht mich liebt; was ich liebe, was ich verehre, darin liebe und ve­<br />

rehre ich mich selbst.<br />

Die Religion, inwiefern sie sich auf das Abhangigkeitsgefuhl griin-<br />

det, besteht aus zwei entgegengesetzten Elementen — aus einem posi-<br />

tiven und negativen Bestandteil, aus der Negation und aus der<br />

Position des Menschen. Und wie die Not dem Genuft, das Be-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 227<br />

in cui afferma me. La mia adorazione dell'oggetto è un'indiretta adora­<br />

zione di me stesso. Esso mi è sacro, giacché io, giacché <strong>la</strong> mia vita mi<br />

è sacra, <strong>la</strong> sua santità è solo il riflesso del<strong>la</strong> mia propria santità [ 2],<br />

ha solo un significato secondario, derivato. La mia adorazione è solo<br />

un'espressione, un'autoconferma del mio egoismo. Io giudico, adoro un<br />

oggetto solo nel<strong>la</strong> misura in cui agisce, esercita un'impressione su di<br />

me. Perfino ciò che mi getta nello stupore, nello sgomento, anzi nello<br />

spavento, comporta per me un sentimento benefico. Gli uomini amano<br />

narrazioni terrificanti, spaventose. A che cosa mi servono belle pietre,<br />

bei fiori? A nul<strong>la</strong>, eppure io per essi spreco denaro, che potrei benis­<br />

simo usare per altre cose a me più necessarie; ma essi mi piacciono,<br />

[*] Chi può adorare un'immagine? Ma che cosa fai tu quando adori spiritual­<br />

mente Dio? Adori <strong>la</strong> rappresentazione, dunque ancora un'immagine — certo inde­<br />

terminata — di Dio.<br />

E 1 ] In quanto ... me stesso: cfr. E. R., § 29.<br />

[2] La mia adorazione ... santità: cfr. E. R., § 5.<br />

mi procurano gioia, a tal punto che <strong>non</strong> posso mai sentirmi sa-[*] i6r<br />

zio; io ho un'esigenza, una brama di vedere ciò che è bello, nitido,<br />

variopinto. Riguardo al<strong>la</strong> religione è significativo e importante il fatto<br />

che gli uomini attribuiscano a ciò che produce meravigliosi effetti sui<br />

loro occhi, anche meravigliosi effetti sui loro più diversi bisogni. L'im­<br />

pressione per loro inesplicabile li precipita in un abisso di rappresen­<br />

tazioni superstiziose. La mia adorazione è quindi pur sempre un ri­<br />

flesso di ciò che l'oggetto è per me, un riflesso del<strong>la</strong> soddisfa­<br />

zione, che in qualche modo esso mi procura. In un oggetto io ve­<br />

nero solo ciò che è rispetto a me. Io <strong>non</strong> posso amare, <strong>non</strong><br />

posso venerare ciò che è contro di me, ciò che <strong>non</strong> è conforme a me,<br />

che <strong>non</strong> mi afferma, che <strong>non</strong> mi rida a me stesso, che <strong>non</strong> mi ama;<br />

in ciò che amo, che venero, io amo e venero me stesso.<br />

La religione, in quanto si fonda sul sentimento di dipendenza, è<br />

data da due elementi contrapposti — da una componente negativa e da<br />

una positiva, dal<strong>la</strong> negazione e dall' affermazione dell'uo­<br />

mo. E come <strong>la</strong> mancanza precede il godimento, il bisogno <strong>la</strong> soddisfa­<br />

zione, il sentimento del mio <strong>non</strong>-essere il sentimento del mio essere, così


228 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

durfnis der Befriedigung, das Gefiihl meines Nichtseins dem Gefiihl<br />

meines Seins vorangeht, so ist auch das Erste in der Religion, der<br />

Grund und Anfang derselben, das negative Selbstgefuhl des Menschen.<br />

[*] 31 C 1].<br />

C 1 ] EinunddreiJSigste Seite.<br />

i6v Ich bin Nichts; das ist der erste Satz der Religion. Alles ist<br />

wider mich; Alles kann mich vernichten; Alles existiert tur sich, ohne<br />

mich; ich bin das elendste, hilfloseste, abhangigste Geschopf unter der<br />

Sonne. Alles ist Gott gegen mich, Alles, was nur immer von<br />

Menschen unterschieden, es sei was es will, auch das albernste Zeug:<br />

die Religion der Bagatelle. Ein stàrkeres Nichtigkeits-, Abhangigkeits-<br />

gefiihl kann es wohl nicht geben, als wenn der Mensch eine Muschel-<br />

schale, eine Feder, oder gar seinen Schatten verehrt. Aber dieses Nich-<br />

tigkeitsgefiihl, diese Negation des Menschen ist nur der Grund, wie das<br />

Bediirfnis nur der Grund der Befriedigung ist; sie ist nur Anfang, [*]<br />

Schein; sie hat einen anderen, einen ganz entgegengesetzten Sinn, als es<br />

beim ersten Anblick darbietet, es ist eine Negation, die zu ihrem Zwecke<br />

die Position des Menschen hat.<br />

§<br />

Das Abhàngigkeitsgefuhl des Menschen von der Natur ist der Grund<br />

der Religion; aber die Aufhebung dieses Abhàngigkeitsgefiihls, die Selb-<br />

stàndigkeit und Freiheit des Menschen von der Natur ist der Zweck<br />

der Religion [*]. Oder: das Verhaltnis des Menschen zu einem ande­<br />

ren Wesen als er selbst, ist der Anfang, die Voraussetzung, der Grund,<br />

das Verhaltnis des Menschen zu einem Wesen, das sich nicht von ihm<br />

unterscheidet, das sein Wesen, ist der Zweck der Religion. Bestimmt<br />

man das Abhàngigkeitsgefuhl, inwiefern es Demut, Negation, Nichtsein<br />

des Menschen ausdriickt, als das Wesen der Religion; so kann<br />

[*] Die Natur ist lediglieli in den Augen der Religion mehr als Natur, aber<br />

sie ist e s auch w e n i g e r als sie ist. Der Mensch verhàlt sich ùberhaupt


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 229<br />

anche nel<strong>la</strong> religione il principio, il fondamento e l'inizio di essa è il<br />

sentimento negativo che l'uomo ha di sé.<br />

[*] 31 [i].<br />

C 1 ] Trentunesima pagina.<br />

Io <strong>non</strong> sono nul<strong>la</strong>; questa è Ja prima affermazione del<strong>la</strong> reli- i6v<br />

gione. Tutto è contro di me; tutto mi può distruggere; tutto esiste per<br />

sé, senza di me; io sono <strong>la</strong> più misera, <strong>la</strong> più sprovveduta, <strong>la</strong> più dipen­<br />

dente creatura sotto il sole. Tutto è Dio rispetto a me, tutto ciò<br />

che appunto in qualsiasi modo sia distinto dall'uomo, qualunque cosa<br />

sia, anche <strong>la</strong> più stupida: <strong>la</strong> religione delle sciocchezze. Non ci può es­<br />

sere in verità un più forte sentimento di nullità, di dipendenza se <strong>non</strong><br />

quando l'uomo adora una conchiglia, una penna o addirittura <strong>la</strong> sua<br />

ombra. Questo sentimento del<strong>la</strong> propria nullità, questa negazione del­<br />

l'uomo è solo il fondamento, come il bisogno è solo il fondamento del<strong>la</strong><br />

soddisfazione; essa è solo l'inizio, apparenza; in realtà ha un altro [*]<br />

senso, un senso del tutto opposto rispetto a ciò che presenta a prima<br />

vista, è una negazione, che ha per suo scopo <strong>la</strong> affermazione dell'uomo.<br />

§<br />

II sentimento di dipendenza dell'uomo dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è il fondamen­<br />

to del<strong>la</strong> religione; ma il superamento di esso, l'autonomia e libertà del­<br />

l'uomo dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è lo scopo del<strong>la</strong> religione C 1 ]. In altri termini:<br />

l'inizio, il presupposto, il fondamento è <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione dell'uomo verso un<br />

essere diverso da ciò che è lui, lo scopo del<strong>la</strong> religione <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

dell'uomo verso un essere, che <strong>non</strong> si distingue da lui, che è il suo stesso<br />

essere. Se si definisce essenza del<strong>la</strong> religione il sentimento di dipendenza,<br />

in quanto esprime l'umiliazione, <strong>la</strong> negazione, il <strong>non</strong>-essere dell'uomo,<br />

allora si può<br />

[*] In verità agli occhi del<strong>la</strong> religione <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è più del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, ma è<br />

anche meno di quello che è. Con essa l'uomo si comporta in generale come


230 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

so zu ihr, wie er zu jedem Gegenstande; er ist ihm, was er im Gemiit, in der<br />

Vorstellung ihm erscheint.<br />

C 1 ] Das Abhangigkeitsgefiihl... Religion: vgl. W. R., § 29.<br />

17r man sagen: der Grand der Reiigion ist wohl religios, aber der [*]<br />

Zweck der Religion ist irreligios: keine Religion, kein Gott. Die<br />

Gottlichkeit ist der Anfang, die Gottlosigkeit der Zweck der Re- [**]<br />

ligion. Der Anfang ist die Uneinigkeit des Menschen mit sich, der Zwie-<br />

spalt 2wischen seinem Abhangigkeitsgefiihl und Freiheitstrieb, der Zweck<br />

ist die Einheit des Menschen mit sich. Oder die Gottheit der<br />

N a t u r ist die Basis der Religion und aller Religion, auch der christli-<br />

chen; die Gottheit des Menschen aber ist der Endzweck •[***]<br />

der Religion t 1]. Wo dieser Endzweck erreicht ist, hòrt die Re­<br />

ligion auf. Oder auch so: das Bediirfnis ist der G r u n d , der<br />

G e n u & der Zweck der Religion. Die Aufgabe der Religion ist,<br />

ein Objekt zu finden, in welchem sic alle Begierde des Menschen be-<br />

friedigen und erschòpfen, welches daher nicht mehr um eines bestimm-<br />

ten, endlichen Bedurfnisses oder Zwecks willen gesucht und begehrt<br />

wird, ein Objekt, das nicht mehr um eines von ihm unterschiedenen<br />

Gutes willen begehrt, sondern deswegen, weil es selbst das H o e h -<br />

s t e , das alle Giiter umfassende G u t ist. Und der Gang der [****]<br />

Religion ist, dafi wahrend das Subjektive abhàngig ist zuerst vom Objek-<br />

tiven, dieses Verhàltnis geradezu umgekehrt, das O b j e k t i v e ab­<br />

hàngig gemacht wird vom Subjektiven; oder dafi, wahrend der Mensch<br />

erst das Wesen der Natur fur sein Wesen, seinen Ursprung halt, er<br />

vielmehr sein Wesen als das<br />

[*]33P].<br />

[**] Das, wovon der Mensch abhàngig ist, sucht er von sich abhàngig zu<br />

machen.<br />

[***] Um die Natur abhàngig zu machen, muB sie selbst abhàngig werden<br />

von Wesen, die von der Natur sich unterscheiden, auf den Menschen achten, hòren.<br />

[****] Oder wahrend er vor der Natur zuerst ins Nichts verschwindet,<br />

zuletzt die Natur vor ihm in nichts verschwindet.<br />

C 1 ] kann man... Religion: vgl. ibid.<br />

[2] Dreiunddreifiigste Seite.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 231<br />

con qualsiasi oggetto; questo è per lui ciò che è nell'animo, ciò che gli appare<br />

nel<strong>la</strong> rappresentazione.<br />

C 1 ] II sentimento... religione: cfr. E. R., § 29.<br />

dire: il fondamento del<strong>la</strong> religione è sì religioso, ma lo scopo di [*] 17r<br />

essa è irreligioso: nessuna religione, nessun Dio. La divinità è<br />

l'inizio, l'ateismo lo scopo del<strong>la</strong> religione. L'inizio è <strong>la</strong> dissocia- [**]<br />

zione dell'uomo con sé stesso, il dissidio fra il suo sentimento di di­<br />

pendenza e il suo impulso al<strong>la</strong> libertà, lo scopo è l'unità dell'uomo con<br />

sé. In altri termini <strong>la</strong> divinità del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è <strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />

religione e di ogni religione, anche di quel<strong>la</strong> cristiana; <strong>la</strong> divinità<br />

dell'uomo è però lo scopo finale del<strong>la</strong> religio -[***]<br />

ne E 1 ]. Quando questo scopo finale è raggiunto, <strong>la</strong> religione termina.<br />

Oppure possiamo esprimerci anche in questo modo: il bisogno è<br />

il fondamento, il godimento lo scopo del<strong>la</strong> religione.<br />

Compito del<strong>la</strong> religione è di trovare un oggetto, in cui possa soddisfare<br />

e appagare tutti i desideri umani, un oggetto che perciò venga ricercato<br />

e bramato <strong>non</strong> più per un bisogno o uno scopo determinato, finito, un<br />

oggetto che venga desiderato <strong>non</strong> più per un bene da esso distinto,<br />

bensì per il fatto che è esso stesso il bene supremo, quel- [****]<br />

10 che contiene in sé tutti i beni. E il procedimento del<strong>la</strong> religione con­<br />

siste nel fatto che mentre dapprima il soggettivo dipende dall'oggettivo,<br />

questo rapporto viene addirittura rovesciato e l'oggettivo fatto dipen­<br />

dere dal soggettivo; in altri termini, mentre l'uomo dapprima ritiene<br />

sua essenza, sua origine l'essere del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, poi concepisce piuttosto<br />

11 suo essere quale<br />

[*] 33 [*].<br />

[**] L'uomo cerca di rendere dipendente da sé ciò da cui dipende.<br />

[***] Affinchè <strong>la</strong> <strong>natura</strong> sia resa dipendente, questa deve diventare essa<br />

stessa dipendente da esseri che si distinguono dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, che badano all'uomo,<br />

che lo ascoltano.<br />

[****] In altri termini, mentre dapprima egli dinanzi al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> scompare<br />

nel nul<strong>la</strong>, al<strong>la</strong> fine è <strong>la</strong> <strong>natura</strong> che dinanzi a lui scompare nel nul<strong>la</strong>.<br />

E 1 ] si può... religione: cfr. ibid.<br />

[2] Trentatreesima pagina.


232 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

n v Wesen der Natur erfafit, dafi wàhrend er anfànglich sich der Natur, er<br />

im Fortgang und SchluB die Natur sich unter-<br />

wir f t.<br />

§<br />

Die Natur ist der erste, urspriingliche und der Grund<strong>la</strong>ge nach<br />

bleibende Gegenstand der Religion; aber sic ist nicht der Religion Ge-<br />

genstand als Natur, nicht in dern Sinne, in welchem sic uns Gè- [*]<br />

genstand, (die) die wir von der Natur uns unterscheiden und das von<br />

der Natur unterschiedene Wesen als das wahre, gottliche Wesen den-<br />

ken und verehren. Die Natur ist dem Menschen Gegenstand als das,<br />

was er selbst ist; oder so wie er selbst ist. Der Mensch un-<br />

terscheidet nicht zwischen sich selbst und einem anderen Wesen E 1 ].<br />

Was in ihm vorgeht und ist, geht auBer ihm vor: Traume sind ihm Bege-<br />

benheiten, Tatsachen, Wahrheiten, Vorstellungen Wesen, er geht an den<br />

Ort hin, wohin er in Gedanken geht; was aufier ihm ist, geht in [**]<br />

ihm vor, jede Sonnenfinsternis ist fiir ihn ein Bekenntnis von Gemiits-<br />

leiden. Alles ist ihm lebendiges, persònliches, empfindendes [***]<br />

Wesen. Da aber die Empfindung sich in g u t e und bose, a n g e -<br />

n e h m e und unangehme Empfindungen scheidet, da er in sich<br />

von den entgegengesetzten Leidenschaften, von Zorn, Hafi, Abneigung<br />

und Liebe, Zuneigung bewegt wird, da die Dinge aufier ihm verschieden<br />

stimmen, bald traurig, bald freudig, die Eindriicke,<br />

[*] Was nur aufier dem Menschen, setzt er ùber sich, weil es iiber seinen<br />

Vorstellungen oder Begriffen, ist es iiber seinem Wesen.<br />

[**] Die Gòtter sind ihm existierende Wesen, weil sie in seiner Vorstellung,<br />

Erinnerung, Traum existieren.<br />

[***] So ist es nur s e i n Wesen, was die Natur zu einem anbetungswiirdigen<br />

Wesen macht.<br />

[i] Die Natur ... Wesen: vgl. W. R., § 26.<br />

isr die Dinge in seinem Gemtit, fiir die objektiven Qualitaten der [*]<br />

Dinge selbst gelten, so scheiden sie sich in gute und bò'se Wesen C 1 ].<br />

Und da sie ihm schaden und niitzen kònnen, so erweist er ihnen Dienste,<br />

sucht er sie aber dadurch in seinen Dienst zu bringen. Da sie kònnen,


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 233<br />

essenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, sicché mentre inizialmente si sottomette al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, 17 v<br />

in seguito e al<strong>la</strong> fine si assoggetta <strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

§<br />

La <strong>natura</strong> è l'oggetto primordiale, originario e in fondo permanen­<br />

te del<strong>la</strong> religione; ma <strong>non</strong> è oggetto del<strong>la</strong> religione in quanto <strong>natura</strong>,<br />

<strong>non</strong> lo è nel senso in cui è oggetto a noi che ci distinguiamo dal<strong>la</strong> [*]<br />

<strong>natura</strong> e concepiamo e adoriamo come essere vero, divino, l'essere di­<br />

stinto dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. La <strong>natura</strong> è per l'uomo oggetto in quanto è ciò che<br />

è lui stesso; oè come è lui stesso. L'uomo <strong>non</strong> distingue fra<br />

sé stesso e un altro essere C 1 ]. Quanto c'è e capita in lui, capita al di<br />

fuori di lui: i sogni sono per lui avvenimenti, fatti, verità, le immagi­<br />

nazioni esseri, egli si sposta nel luogo in cui va col pensiero; quanto [**]<br />

c'è al di fuori di lui, capita in lui, ogni eclissi so<strong>la</strong>re significa per lui una<br />

confessione dei suoi dolori dell'animo. Ogni cosa è per lui un [***]<br />

essere vivo, personale, sensibile. Giacché però le sensazioni si dividono<br />

in buone e cattive, piacevoli e spiacevoli, giacché<br />

egli è in lui stesso mosso da passioni contrarie, da collera, odio, antipa­<br />

tia e amore, simpatia, giacché le cose fuori di lui lo rendono sempre<br />

diverso, ora triste, ora allegro, e le impressioni,<br />

[*] L'uomo pone al di sopra di lui ciò che appunto è fuori di lui, poiché<br />

è al di sopra delle sue rappresentazioni o concetti, al di sopra del suo essere.<br />

[**] Gli dei sono per lui esseri esistenti, giacché esistono nel<strong>la</strong> sua rappre­<br />

sentazione, nel<strong>la</strong> sua memoria, nel suo sogno.<br />

[***] Così è solo il suo essere, che rende <strong>la</strong> <strong>natura</strong> un essere degno di<br />

adorazione.<br />

i 1 ] La <strong>natura</strong> ... essere: cfr. E. R., § 26.<br />

le cose nel suo animo valgono per le qualità obiettive delle cose [*]<br />

stesse, così esse si dividono in esseri buoni e cattivi C 1 ]. E poiché que­<br />

sti possono essergli nocivi e utili, così egli tributa loro servizi cercando<br />

però in tal modo di piegarli al loro servizio. Giacché essi possono ciò


234 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

was er nicht kann, was iiber sein Vermògen geht, aber was sie tun [**]<br />

kònnen und wirkHch tun, von ihrem Willen abhangt — denn sie sind<br />

willkiirliche Wesen — a n d e r s wollen und tun konnen, so werden<br />

sie Gegenstand des Gebetes, der Bitte [ 2]. Denn der Mensch sucht durch<br />

seinen Willen ihren Willen zu àndern, zu bestimmen, d. h. er will<br />

das, wovon er sich abhàngig fiihlt, abhàngig von sich ma­<br />

ch e n . Worauf beruht das Opfer? Auf dem Gefuhl, daB ich nur von<br />

der Gnade, der Willkiir lebe der Dinge, die ich zur Existenz notwendig<br />

gebrauche. AUes was ist, ist berechtigt zur Existenz, hat eben so viel<br />

Recht, als ich; ich beraube den Baum seiner Fruente, indem ich sie her-<br />

unterreifie, ich begehe einen Frevel an ihm. Gleichwohl reilk [***]<br />

mich die Notwendigkeit der Begierde; dieser Widerspruch zwischen der<br />

Freveltat meiner Hand und Unverschamtheit meines Magens und zwi­<br />

schen der Vorstellung von dem Ding, worin es ein lebendiges, selbstbe-<br />

rechtigtes Wesen und der aus dieser Vorstellung entspringenden Scheu<br />

gleiche, tilge ich durch Opfer aus [ 3].<br />

[*] 35 [*].<br />

[**] Wie der Mensch dahin kam, ohne Abzug an scine Speisen, ohne<br />

Verschwindung geniefibarer Giiter, an die Lust die Giiter der Erde zu geniefien [S],<br />

so mufi er auch dahin kommen ohne Verkiimmerung seiner Seele, ohne Abzug<br />

von sich, von seiner Kraft zu leben, zu denken.<br />

[***] Das vom Willen des Menschen Unabhangige ist Gegenstand der Reli-<br />

gion, auch in der christlichen. Aber hier gilt die moralische Vollkommenheit und<br />

Seligkeit tur unabhangig vom Willen des Menschen.<br />

[ J ] Da ... Wesen: vgl. ibid.<br />

[2] Und da... Bitte: vgl. W. R., § 31.<br />

[3 ] AUes was ... aus: vgl. W. R., § 28.<br />

[ 4] Fiinfunddreifiigste Seite.<br />

[ 5] Lust... geniefien ms: Lust zu geniefien die Giiter der Erde.<br />

18 v Ich tue ihm wehe, ich fiige ihm ein Leid, indem ich ihn beraube seiner<br />

Frucht; um dieses Wehtun wieder gut zu machen, um mein Gewissen<br />

und damit den Gegenstand selbst zu beschwichtigen, tue ich mir selbst<br />

ein Wehe an; breche mir einen GenuB ab, gebe dem Gegenstand [*]<br />

etwas von dem Seinigen zuriick C 1]. Die Opfer sind daher urspriinglich<br />

identisch mit dem Gegenstand, von derselben Natur und Art als er ist.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 235<br />

che lui <strong>non</strong> può, ciò che supera le sue facoltà e tuttavia quanto essi [**]<br />

possono fare e fanno realmente, dipende dal<strong>la</strong> loro volontà — infatti<br />

essi sono esseri dotati di libero arbitrio — possono volere e fare a 1 -<br />

t r o , allora diventano oggetto di invocazione, di preghiera [ 2]. Infatti<br />

l'uomo cerca, mediante <strong>la</strong> sua volontà, di modificare, di determi­<br />

nare <strong>la</strong> loro volontà, ossia vuole far dipendere da sé ciò da<br />

cui si sente dipendente. Su che cosa si fonda il sacrificio? Sul fatto che<br />

sento di vivere solo per grazia, per l'arbitrio di quelle cose, che occor­<br />

rono al<strong>la</strong> mia esistenza. Tutto ciò che è, è autorizzato ad esistere, ha al­<br />

trettanto diritto quanto me; carpendo a un albero i suoi frutti, io lo<br />

derubo, compio un oltraggio nei suoi confronti. Ciò <strong>non</strong>ostante [***]<br />

<strong>la</strong> necessità del desiderio mi trascina; questa contraddizione fra l'oltrag­<br />

gio del<strong>la</strong> mia mano, l'insolenzà del mio stomaco e <strong>la</strong> rappresentazione<br />

del<strong>la</strong> cosa, in quanto essere vivo, autorizzato da sé all'esistenza, con il<br />

timore che ne deriva, è da me appianata, eliminata mediante il sacri­<br />

ficio [ 3 ].<br />

[*]35[4].<br />

[**] Come l'uomo è arrivato al punto di cibarsi senza detrarre nul<strong>la</strong>, di<br />

godere i beni del<strong>la</strong> terra senza distruggerne fra quelli destinati al suo godimento,<br />

cosi deve anche arrivarvi senza rattrappimento del<strong>la</strong> sua anima, senza perdita di<br />

sé, del<strong>la</strong> sua forza di vivere, di pensare.<br />

[***] Ciò che <strong>non</strong> dipende dal<strong>la</strong> volontà dell'uomo è oggetto del<strong>la</strong> religione,<br />

anche nel cristianesimo. Qui però vengono considerate indipendenti dal volere del­<br />

l'uomo <strong>la</strong> perfezione morale e <strong>la</strong> beatitudine.<br />

[*] Giacché ... cattivi: cfr. ibid.<br />

[ 2] E poiché... preghiera: cfr. E.R., § 31.<br />

[3] Tutto ciò... sacrificio: cfr. E. R., § 28.<br />

[ 4] Trentacinquesima pagina.<br />

Derubandolo del suo frutto io gli faccio del male, gli infliggo un dolore; i8v<br />

per emendare questo dolore, per p<strong>la</strong>care <strong>la</strong> mia coscienza e quindi l'og­<br />

getto stesso, io arreco anche a me un dolore; mi interrompo un godi­<br />

mento, restituisco all'oggetto qualcosa di suo C 1]. Alle origini per- [*]<br />

ciò le vittime sono identiche all'oggetto di culto, del<strong>la</strong> stessa <strong>natura</strong> e<br />

specie di quello. A Cerere vengono offerti dei vegetali. I sacrifici di ani-


236 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Der Ceres werden Pf<strong>la</strong>nzenopfer gebracht. Die tierischen Opfer entstan-<br />

den nur, als man Tiere sch<strong>la</strong>chtete. Um sein Gewissen zu beschwichti-<br />

gen, um ihre ziirnenden Manen zu versohnen [ 2], opferte man ihnen von<br />

den verspeisten Tieren. Das Opfer tilgt ein Schuldgefiihl — eine Satisfak-<br />

tion gegen den Gegenstand. Es ist aber zugleich auch ein Ausdruck des<br />

Dankgefuhls; insofern mein Nehmen nur die Annahme eines mir dar-<br />

gebotenen Geschenkes ist. Sein eigentlicher Zweck ist aber die Selbst-<br />

position, die Selbstbefriedigung des Menschen. Es beginnt im Abhangig-<br />

keitsgefuhl, aber endet im Selbstgefuhl [ 3]. Die Opferfeste endigen in<br />

Schmausereien. Ich opfere, weil was ich brauche, geniere, nicht<br />

mein ist, weil ich mich abhàngig fiihle von dem Wesen, aber ich<br />

opfere, um mir nur auch den VollgenuB, das Recht des Genusses zu<br />

geben, ich opfere, um von dem Druck des Abhàngigkeitsgefuhls frei zu<br />

werden; die Getter, die mir ziirnten, wenn ich nicht opferte, sind nun<br />

nach dem Opfer mir gut, meine Caste, d. h. ich bin nun vollends<br />

[*] Wie die Menschen ein Spielwerkzeug ihrer Einbildungen und Vorstel-<br />

lungen sind! Die Indianer tun, was ihnen traumi. Der Traum ist ihr Gesetzgeber!<br />

ihres Tun Beispiel, s[iehe] Amerika, S. 170, I [•*].<br />

Was der Mensch theoretisch iiber sich stelli, setzt er praklisch unler sich.<br />

Die Natur[religion] ist ein Widerspruch: sic verehrt das vom Menschen<br />

unterschiedene Wesen als ein menschliches, sic verehn das menschliche<br />

Wesen als ein vom Menschen unlerschiedenes Wesen. Sic machl die Natur zu<br />

Golt — Menschen, den Gott wieder zur Natur.<br />

[ J ] Ich tue... zuriick: vgl. ibid.<br />

[2 ] Um sein ... versohnen: vgl. ibid.<br />

[ 3 ] Sein ... Selbstgefuhl: vgl. W. R., § 29.<br />

[ 4 ] Johann Friedrich Schròter, Mlgemeine Geschichte der Uànder und Vólker<br />

von Amerika, nebst einer Vorrede S. J. Baumgartens, Bd. I (Halle 1752), S. 170.<br />

19r bei mir, mit mir im Reinen; ich bin erst jetzt Mensch, zum Gè- [*]<br />

nusse der Dinge berechtigtes, sich selbst fuhlendes Wesen. Der mir gute<br />

Gott steht mir nicht mehr als Gott, als ein anderes Wesen gegeniiber,<br />

d. h. ich bin mir jetzt selbst gut, ich gonne mir etwas<br />

Gutes, was ich mir erst aus Àngstlichkeit und Schuchternheit, aus Selbst-<br />

beschranktheit versagte, nicht gonnte. Meine Heiterkeit, mein Frohsinn,<br />

meine Gewissenlosigkeit, mein gottliches Selbstgefuhl ist der Genius,


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. <strong>la</strong> REDAZIONE] 237<br />

mali ebbero origine solo quando si cominciò a uccidere gli animali.<br />

Per p<strong>la</strong>care <strong>la</strong> propria coscienza, per riconciliare i loro mani adirati [ 2],<br />

si offriva loro parte degli animali che si consumavano. Il sacrificio eli­<br />

mina un senso di colpa — è una propiziazione dell'oggetto. È però anche<br />

nello stesso tempo espressione del sentimento di gratitudine; in questo<br />

senso il mio prendere è solo ricevere un regalo, che mi è offerto. Il suo<br />

vero scopo è però l'affermazione, <strong>la</strong> soddisfazione di sé da parte del­<br />

l'uomo. L'inizio è nel sentimento di dipendenza, ma <strong>la</strong> fine nel<strong>la</strong> cer­<br />

tezza di sé [ 3]. Le feste sacrificali finiscono in bagordi. Io faccio sacrifici<br />

poiché quello di cui ho bisogno, quello che gusto, <strong>non</strong> è mio, poi­<br />

ché io mi sento dipendente da quell'essere, ma io faccio sacrifici ap­<br />

punto anche per assicurarmi il pieno godimento, il diritto di godere, per<br />

liberarmi dell'oppressione del senso di dipendenza; gli dei che, se <strong>non</strong><br />

avessi fatto sacrifici, si sarebbero adirati con me, ora dopo il sacrificio<br />

sono con me buoni, sono miei ospiti, ossia io sono ora pienamente<br />

[*] Come gli uomini sono uno zimbello delle loro immaginazioni e rappre­<br />

sentazioni! Gli Indiani fanno ciò che capita loro di sognare. Il sogno è il loro<br />

legis<strong>la</strong>tore! Come esempio del loro agire, v[edi] Amerika, p. 170, I [ 4].<br />

L'uomo nel<strong>la</strong> pratica mette sotto di sé ciò che in teoria pone al di sopra.<br />

La religione <strong>natura</strong>le è una contraddizione: essa adora come se fosse umano<br />

l'essere distinto dall'uomo e come se fosse distinto dall'uomo l'essere umano. Essa<br />

trasforma <strong>la</strong> <strong>natura</strong> in Dio — e di nuovo gli uomini, Dio nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

['] Derubandolo ... suo: cfr. ibid.<br />

[ 2 ] Per p<strong>la</strong>care ... adirati: cfr. ibid.<br />

[ 3 ] II suo... sé: cfr. E. R., § 29.<br />

[ 4 ] Johann Friedrich Schroter, Allgemeine Gescbichte der Lànder und Vólker<br />

von Amerika, nebst einer Vorrede S. J. Baumgartens, voi. I (Halle 1752), p. 170.<br />

in pace, in accordo con me; soltanto ora io sono uomo, un essere [*] i9r<br />

autorizzato al godimento delle cose, un essere certo di sé stesso. Il<br />

Dio, che è buono verso di me, ora <strong>non</strong> mi sta più di fronte come Dio,<br />

come un altro essere, ciò significa che ora io sono verso me stesso buo­<br />

no, mi permetto qualcosa di buono che prima per scrupolo e timore,<br />

per penitenza, mi proibivo, <strong>non</strong> mi permettevo. La mia serenità, <strong>la</strong> mia<br />

allegria, <strong>la</strong> mia spregiudicatezza, <strong>la</strong> mia divina certezza di me stesso è


238 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

der gute Gott, der uber mir schwebt, der Interessen an meinem Heil<br />

ausgleicht [ ? ].<br />

Die Religion hat keinen besonderen Inhalt, keine besonderen Ge-<br />

fiihle. Alle Gefiihle, die ursprunglich tur Religion galten oder [**]<br />

Quellen der Religion waren, haben wir auch noch, aber sie gelten uns<br />

nicht mehr dafiir, weil wir nur andere bestimmte Gefuhle allein fur<br />

religiòs halten. Auch wir k<strong>la</strong>gen, wenn ein schoner Baum vor unseren<br />

Augen gefallt wird, auch wir nehmen Anstand, eine schone Blume zu<br />

brechen oder zu zertreten, auch wir scheuen uns, ohne Not ein Tier-<br />

chen zu tòten. Dieses Gewissen, diese Scheu, Anderes, Lebendiges zu<br />

verletzen, ist Religion. Religion ist ùberhaupt, woraus du dir ein Ge­<br />

wissen machst, es sei was es wolle. Alles, was nur der Mensch tut,<br />

unternimmt, ist eben dem befangenen, von der Vorstellung beherrsch<br />

ten Menschen eine Gewissenssàche; Alles ohne Unterschied ist ihm<br />

daher ein Gegenstand der Religion. Jeder Tritt ist ihm eine Freveltat<br />

— er entweiht mit seinen FiiSen den heiligen<br />

[*]37t 1].<br />

[**] Das Wesen der Natur nicht als objektives Naturwesen, sonderà als<br />

Wesen der Phantasie, als Wesen des Gewissens, das Gewissen ist das gòttliche<br />

Wesen.<br />

E 1 ] Siebenunddreifiigste Seite.<br />

i9v Boden der Erde — jeder Schritt ein Schritt zum Leben oder Ver- [*]<br />

derben — denn er kann keinen Schritt tun, ohne eine Gottheit zu be-<br />

leidigen — jeder Blick eine Frechheit, mit der [er] den Schleier der<br />

Natur lùftet. Der urpriingliche Mensch ist ein Fremdling in der Natur.<br />

Es ist ihm zumute, wie uns, wenn wir in einem fremden Hause sind,<br />

wo C 1 ] wir uns hùten auch nur mit einem Stàubchen Tabak zu verun-<br />

reinigen. Wenn die Wilden Diebe sind, so kommt das nur daher, dafi<br />

sie auch in Beziehung auf die Natur Diebe sind. Das Gefuhl, Eigentii-<br />

mer, Herr der Natur zu sein, geht ihnen ab.<br />

Die Religion — als Objekt des religiosen Gefiihls oder Bewufit-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1* REDAZIONE] 239<br />

il genio, il buon Dio che aleggia su di me, che armonizza gli interessi<br />

verso <strong>la</strong> mia salute.<br />

La religione <strong>non</strong> ha un contenuto partico<strong>la</strong>re, sentimenti partico­<br />

<strong>la</strong>ri. Tutti i sentimenti, che in origine valevano come religione o [**]<br />

come fonte del<strong>la</strong> religione, sono pure anche in noi, ma per noi <strong>non</strong><br />

hanno più lo stesso significato, giacché noi consideriamo appunto reli­<br />

giosi solo altri determinati sentimenti. Anche noi ci <strong>la</strong>mentiamo se<br />

davanti ai nostri occhi viene abbattuto un bell'albero, anche noi ci<br />

facciamo scrupolo di <strong>non</strong> strappare o calpestare un bel fiore, anche noi<br />

ci guardiamo dall'uccidere senza necessità un animaletto. Questo co­<br />

scienza, questo timore di danneggiare un altro, un essere vivente, è<br />

religione. Religione è in generale tutto ciò rispetto a cui tu ti fai un<br />

problema di coscienza, qualunque cosa essa sia. E appunto per chi è<br />

schiavo dei pregiudizi, dominato dal<strong>la</strong> rappresentazione, ogni cosa che<br />

egli soltanto faccia, intraprenda, è una questione di coscienza; tutto<br />

senza distinzione è per lui quindi oggetto del<strong>la</strong> religione. Ogni passo<br />

è per lui un peccato — egli con i suoi piedi profana il sacro<br />

[*] 37 ['].<br />

[**] L'essenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> come <strong>natura</strong> obiettiva, no, bensì come essenza<br />

del<strong>la</strong> fantasia, come essenza del<strong>la</strong> coscienza, <strong>la</strong> coscienza è l'essere divino.<br />

[ J ] Trentasettesima pagina.<br />

suolo del<strong>la</strong> terra — ogni passo è un passo verso <strong>la</strong> vita o verso <strong>la</strong> [*] 19v<br />

rovina — infatti egli <strong>non</strong> può fare nemmeno un passo senza offendere<br />

una divinità — ogni sguardo è un'impudenza, con cui solleva il velo<br />

del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Il primitivo è uno straniero nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Egli si sente<br />

come noi quando siamo in casa d'altri e stiamo attenti a <strong>non</strong> sporcare<br />

anche solo con un pizzico di tabacco. Se i selvaggi sono <strong>la</strong>dri, ciò de­<br />

riva dal fatto che anche rispetto al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> sono <strong>la</strong>dri. Manca loro il<br />

senso di essere proprietari, padroni del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

La religione — in quanto oggetto del sentimento e del<strong>la</strong> coscienza<br />

religiosa — si fonda sul<strong>la</strong> contraddizione fra volere e potere, desi-


240 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

seins — beruht auf dem Widerspruch zwischen W o 11 e n und Kòn-<br />

nen, Wiinschen und Erreichen, Absicht und Erfolg, Vorstellung und<br />

Wirklichkeit, Idee und Realitàt. Im Wollen, Wiinschen, Vorstellen,<br />

Denken ist der Mensch unbeschrà'nkt, frei, allmàch-<br />

tig, Gott, aber im Konnen, Erreichen, im Erfolg, in der Wirklich­<br />

keit ist er bedingt, beschrankt, gehemmt, ist er e n d 1 i e h e s We-<br />

sen, Mensch im Sinne eines sterblichen, Gott entgegengesetzten We-<br />

sens. « Der Mensch denkt, Gott lenkt ». Das Denken ist mein; aber<br />

das, was ich denke, ist nicht mein, hàngt nicht von mir ab; i s t<br />

a u fi e r mir[ 2]. Die Religion beruht auf dem Widerspruch, da& das<br />

was in meiner Gewalt ist dem Willen, den Gedanken nach, nicht<br />

in meiner Gewalt ist der Tat nach, der Wirklichkeit. Die Aufhebung<br />

dieses Widerspruchs ist die Tendenz, der Wille der Religion [ 3].<br />

[*] Der Mensch opfert zuletzt Alles nur sich, seinem Gott<br />

t 1 ] wo ms: was.<br />

[2 ] Die Religion... mir: W. R., § 30.<br />

[ 3 ] Die Aufhebung ... Religion: ìbid.<br />

20 r Das, was nicht in meiner Gewalt, das ist in der Gewalt eines [*]<br />

anderen Wesens. Dieses andere Wesen also in meine Gewalt zu<br />

bringen, mir einerseits untertànig, anderseits giinstig oder gnàdig zu<br />

machen, ist die Tendenz der Religion. Das, was Objekt meines Wil­<br />

lens, aber nicht meines Kò'nnens ist, was aufier meinem Vermògen,<br />

aber in meinem Willen ist, das ist Objekt der Religion C 1]. Das We­<br />

sen, dem das meinen Wùnschen und Vorstellungen nach Mògliche,<br />

meinen Kraften, meinem wirklichen Sinn nach Unmògliche mo-<br />

glich ist, das ist das gottliche Wesen. Da min aber die Wiinsche, [**]<br />

Vorstellungen, Zwecke so unendlich verschieden sind als die Dinge<br />

selbst, denn jedes Ding kann ich zum Objekt des Willens, zum Zwec­<br />

ke, zum Gegenstande des Wunsches machen, so sind in der Naturre-<br />

ligion so viele Getter als Dinge oder wenigstens Gattungen von Din-<br />

gen. Ich w i 11 eine Seefahrt machen. Ob aber mein Wille zur Aus-<br />

fuhrung kommt, ob ich meinen Zweck erreichen, ob die Reise meinen<br />

Wiinschen entsprechend oder widerprechend, giinstig oder ungiinstig


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 241<br />

derare e ottenere, intenzione e successo, rappresentazione e realtà, idea<br />

ed essere. Nel volere, desiderare, rappresentare, pensare l'uomo è il­<br />

limitato, libero, onnipotente, Dio, nel potere, nell'ot-<br />

tenere, nel successo, nel<strong>la</strong> realtà è condizionato, limitato, vinco<strong>la</strong>to, è<br />

essere finito, uomo nel senso di mortale, contrapposto a Dio.<br />

« L'uomo propone e Dio dispone ». Il pensiero è mio; ma ciò che io<br />

penso, <strong>non</strong> è mio, <strong>non</strong> dipende da me, è fuori di me C 1 ]. La re­<br />

ligione si fonda su questa contraddizione ossia sul fatto che quanto<br />

secondo <strong>la</strong> mia volontà, i miei pensieri è in mio potere, di fatto, in<br />

realtà <strong>non</strong> lo è. Tendenza, proposito del<strong>la</strong> religione è il superamento<br />

di questa contraddizione [ 2].<br />

[*] In ultima analisi l'uomo sacrifica tutto solo a sé, il suo Dio.<br />

t 1 ] La religione... di me: E. R., § 30.<br />

[ 2 ] Tendenza ... contraddizione: ibid.<br />

Ciò che <strong>non</strong> è in mio potere, è in potere di un altro essere. Ten- [*] 20r<br />

denza del<strong>la</strong> religione è dunque quel<strong>la</strong> di riportare quest'altro essere in<br />

mio potere, di renderlo da un <strong>la</strong>to sottomesso, d'altro <strong>la</strong>to favorevole<br />

o propizio. Ciò che è oggetto del<strong>la</strong> mia volontà, ma <strong>non</strong> del mio po­<br />

tere, ciò che è al di fuori dell'ambito delle mie possibilità, ma all'in­<br />

terno del mio volere, è oggetto del<strong>la</strong> religione C 1 ]. L'essere, cui è pos­<br />

sibile ciò che è sì possibile secondo i miei desideri e le mie rappresen­<br />

tazioni, ma è impossibile secondo le mie forze, il mio senso<br />

realistico, è l'essere divino. Giacché però i desideri, le rappresentazioni,<br />

gli scopi sono così infinitamente vari come le cose stesse, infatti [**]<br />

ogni cosa può essere oggetto del<strong>la</strong> mia volontà, scopo, oggetto del mio<br />

desiderio, così nel<strong>la</strong> religione <strong>natura</strong>le ci sono altrettanti dei quante<br />

cose o almeno generi di cose. Io voglio intraprendere un viaggio<br />

per mare. Che però <strong>la</strong> mia volontà giunga ad attuazione, che io possa<br />

raggiungere il mio scopo, che il viaggio corrisponda o contraddica ai<br />

miei desideri, risulti favorevole o sfavorevole, questo <strong>non</strong> dipende da<br />

•> F. TOMASONI, Ludwìg b'enerbacli e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>.


242 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

ausfàllt, das hangt nicht von mir, das hàngt von dem Meere oder, was-<br />

eins ist, dem Meergeiste, dem Meergotte ab. Ich verwandle daher den<br />

Gegenstand meines Willens in einen Gegenstand des Gebetes, d. h.<br />

der Religion [ 2]. Ich bitte den Meergott, mir auf seinem Gebiete, wo»<br />

er Herr und<br />

[*] 39 [3].<br />

[**] Bei Allena, was wir unternehmen, wiinschen wir uns und Anderen Gliick,<br />

Gott zu: Gott sei mit dir, d. h. es geschehe dir kein Ubel; Gott segne dein<br />

Unternehmen usw. Dieser bei der Ungewifiheit aller menschlichen Unternehmungen<br />

natùrliche Wunsch ist der Quell der Religion. Die Religion hat keine<br />

andere Bedingung als den Wunsch — aber sich stiitzt auf den G<strong>la</strong>uben an die<br />

Realitat eines dem Wunsch entsprechenden Wesens, auf die N o t w e n d i g k e i t,<br />

das Subjektive zu einem Objektiven, das Objektive zu versubjektivieren.<br />

C 1 ] Das, was... Religion: vgl. W.R., % 31.<br />

[2 ] Ich will... Religion: vgl. W.R., § 35.<br />

[ 3 ] NeununddreiBigste Seite.<br />

29* Meister ist, gnàdig, giinstig zu sein, zu erfiillen, was ich wùnsche. [*]<br />

Freilich mufi ich selbst tàtig sein, rudern; aber was hilft Alles, wenn<br />

das Meer nicht gut ist? Alles, was vom Willen und Bewulksein unab-<br />

hàngig, wovon aber gleichwohl ich selbst abhànge oder vielmehr, was<br />

Objekt meines Willens und BewuBtseins, das ist Objekt der Religion;<br />

Meine Existenz hangt ab vom Ackerbau. Ich pfliige die Erde, ich<br />

diinge sic, ich sae; aber das Gedeihen der Saat liegt in der Macht der<br />

Erde, der Sonne, der Witterung. Die Erde, die Sonne, der Himmel<br />

sind die Gottheiten, an die ich [mich] mit meinem Anliegen wende.<br />

In ihren Hànden liegt mein Heil und Leben. Ich wiinsche Regen, Son-<br />

nenschein, fruchtbaren Boden. Der Gegenstand meines Wunsches ist<br />

Gegenstand meiner Bitte, meiner Verehrung, meiner Andacht. So ist<br />

er aber kein toter Gegenstand, sondern lebendiges Wesen. Das, was<br />

von mir unabhàngig ist, will ich in der Religion abhangig machen von<br />

mir C 1 ]. Die Religion ist das Mittel, die Wesen, von denen die Er-<br />

fùllung meiner Wiinsche abhangt, mir geneigt, giinstig zu machen —<br />

von ihrer Giite hangt eine gute Ernte ab, wenn die Ernte fehlsch<strong>la</strong>gt,<br />

so bin ich schuld daran, ich habe die Getter beleidigt oder vernachlà's-<br />

sigt. Es hangt also nur von der Religion oder Irreligiòsitàt ab, ob die-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1* REDAZIONE] 243<br />

me, dipende dal mare o, ciò che è identico, dallo spirito del mare, dal<br />

dio del mare. Io trasformo perciò l'oggetto del<strong>la</strong> mia volontà in un<br />

•oggetto di preghiera, ossia del<strong>la</strong> religione [ 2]. Io prego il dio del mare<br />

di essermi propizio, favorevole nel suo territorio, dove è signore<br />

[*] 39 P].<br />

[**] In tutto ciò che intraprendiamo, auguriamo a noi e agli altri felicità,<br />

Dio, in questo modo: Dio sia con te, ossia <strong>non</strong> ti accada alcun male; Dio bene­<br />

dica <strong>la</strong> tua impresa. Questo desiderio <strong>natura</strong>le nell'incertezza di tutte<br />

le imprese umane è <strong>la</strong> fonte del<strong>la</strong> religione. La religione <strong>non</strong> ha altre condizioni se<br />

<strong>non</strong> il desiderio — ma si fonda sul<strong>la</strong> fede nel<strong>la</strong> realtà di un essere conforme al<br />

desiderio, sul<strong>la</strong> necessità di trasformare il soggettivo in qualcosa di oggettivo e<br />

Toggettivo in soggettivo.<br />

C 1 ] Ciò che... religione: cfr. E. R., § 31.<br />

[ 2 ] Io voglio ... religione: cfr. E. R., § 35.<br />

[ 3 ] Trentanovesima pagina.<br />


244 [DAS WESEN DEE RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Dinge nach meinem Sinne ausfallen oder nicht. In der Religion macht<br />

der Mensch das, was nicht von seinem Willen abhàngt, was von einem<br />

unmensch-<br />

[*] Wer nichts wiinscht, hat keinen Gott. Wiinsche machen<br />

fromm. Ich begleite das geliebte, von mir scheidende Wesen mit meinen Wiinschen<br />

in die Ferne, ich begleite es im Geiste, ich umschwebe es mit den Fittichen der<br />

Liebe, bete in der Ohnmacht meines Willens, in der Schranke meines Korpers<br />

entauBert sich mein schwer wollendes, aber nicht kònnendes Wesen, mein allmachtig<br />

sein wollender Wunsch in ein schwer kònnendes, allmachtiges Wesen. Was heiSt:<br />

Gott sei [ 2 ]<br />

['] Alles, was ... mir: vgl, W. R., § 31.<br />

[ 2 ] Fortsetzung folgt.<br />

21 r lichen Wesen abhàngt, zur Willenssache eines anderen Wesens [*]<br />

und dadurch indirekt zur Sache seines eigenen Willens, [**]<br />

indem er ja zu einem Willenswesen, einem ihm verwandten Wesen<br />

das Vertrauen hat, es bestimmen, es gewinnen zu kbnnen. Wille ist ja<br />

verà'nderlich, ist bestimmbar, geneigt zum Guten und Bosen. Was ich<br />

daher zu einer Sache des Willens mache, wenngleich eines andern, von<br />

mir unterschiedenen Wesens, was ich in die Gesinnung hineinschiebe,<br />

das hàngt mittelbar eben deswegen auch von mir ab; ich brauche blofi<br />

gut zu sein diesem Wesen, damit es mir selber wieder gut ist; ich<br />

brauche bloB in seinem Sinne zu handeln, um von ihm eine Handlung<br />

in meinem Sinne zu er<strong>la</strong>ngen. Ich mufi meinen Willen seinem Willen<br />

konform zu machen, nichts tun, was seinem Wesen widerspricht, was<br />

es beleidigt, verletzt; so habe ich von ihm, was ich will und begehre.<br />

Ich mufi es ehren, pflegen, heilig halten, ihm O p f e r bringen und<br />

zwar Opfer von dem, was in seinem Sinne, seinem Wesen liegt, was<br />

ihm wohlgefàllt. Die Freude der Erde sind Blurnen und<br />

Fruente, sie bringt sie aus ihrem Schofie hervor, sic sind ihre Lieblings-<br />

kinder. Ich weihe ihr also die Erstlinge, meine Fruente; ich werde<br />

mich huten, mutwillig, frevelhaft Saaten und Fruente zu beschàdigen,<br />

zu vernichten, um nicht den Geist der Erde zu beleidigen.<br />

[*] 41 [i].


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1 R REDAZIONE] 245<br />

dal<strong>la</strong> sua volontà, ciò che dipende da un essere <strong>non</strong>-umano<br />

[*] Chi <strong>non</strong> desidera nul<strong>la</strong>, <strong>non</strong> ha neppure un Dio. I<br />

desideri rendono pio. Io accompagno lontano con i miei desideri l'essere amato,<br />

che da me si sta separando, io l'accompagno spiritualmente, l'avvolgo con le ali<br />

dell'amore, nell'impotenza del<strong>la</strong> mia volontà io prego, nel<strong>la</strong> limitazione del mio<br />

corpo il mio essere, che seriamente vuole, ma <strong>non</strong> può, il mio desiderio, che vuoi<br />

essere onnipotente, si aliena in un essere onnipotente, si aliena in un essere onni­<br />

potente, che sul serio può. Che significa: Dio sia [ 2 ]<br />

t 1 ] Tutto ciò ... dipende: cfr. E. R., § 31.<br />

[ 2 ] Continua.<br />

questione di volontà di un altro essere e perciò i n d i - [ * ] 21 r<br />

rettamente questione del<strong>la</strong> sua propria volontà, in quanto [**]<br />

egli appunto nei confronti di un essere volontario, a lui affine, ha fi­<br />

ducia di poterlo determinare, conquistare. La volontà è infatti mute­<br />

vole, determinabile, incline al bene e al male. Dunque ciò che io rendo<br />

una questione di volontà, anche se di un essere diverso, da me distin­<br />

to, ciò che io riporto nell'ambito del sentire, appunto per questo di­<br />

pende indirettamente da me; occorre semplicemente che io sia buono<br />

verso questo essere, affinchè esso a sua volta lo sia anche con me; oc­<br />

corre semplicemente che io agisca in conformità a lui per ottenere da<br />

lui una azione a me conforme. Io devo conformare <strong>la</strong> mia volontà al<strong>la</strong><br />

sua, <strong>non</strong> fare nul<strong>la</strong> che contraddica il suo essere, lo offenda, lo diso­<br />

nori; in tal modo posso avere da lui ciò che voglio e desidero. Io devo<br />

onorarlo, aver cura di lui, celebrarlo, offrirgli sacrifici e sacrifi­<br />

cargli ciò che è conforme a lui, al<strong>la</strong> sua essenza, ciò che gli piace.<br />

I fiori e i frutti sono <strong>la</strong> gioia del<strong>la</strong> terra, essa li produce dal suo grem­<br />

bo, questi sono i suoi figli prediletti. Io le consacro dunque le primi­<br />

zie, i miei frutti; mi guarderò dal danneggiare, dal distruggere con<br />

insolenzà, con temerarietà i seminati e i frutti, per <strong>non</strong> offendere lo?<br />

spirito del<strong>la</strong> terra.<br />

t*] 41 [i].


246 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

[**] mit dir, das heifit: alles Cute sei mit dir, nichts Bòses widerfahre dir.<br />

Wie kann ich aber wùnschen das Gute sei mit dir, das Uble bleibe dir fern, wie<br />

diesen Wunsch in einem besonderen Fall aufiern, wenn ich nicht<br />

g<strong>la</strong>ube, dafi ein gutes, ùbernatùrliches Wesen ist, wenn ich nicht ùberhaupt, unan-<br />

gesehen diesen besonderen Fall, wùnsche die Existenz eines guten<br />

Wesens? Was ist aber der Wunsch? Ausdruck eines Bediirfnisses, und was ist P]<br />

t 1 ] Einundvierzigste Seite<br />

[ 2 ] Fortsetzung folgt.<br />

21 v Ich werde iiberhaupt mit frommer Dankbarkeit die Friichte der [*]<br />

Erde geniefien [*], denn ich verdanke sic nicht mir, meinem Verdien-<br />

ste, sondern der Gnade, der Giite der freiwillig spendenden Erde. Ich<br />

werde ein demùtiges, d. h. sich aller Uberhebung, alles Ùbermutes<br />

enthaltendes; aber zugleich ein Leben voli seligen Selbstgefiihls fiih-<br />

ren, denn die Wesen, von denen ich abhànge, sind keine fiihllosen,<br />

blinden Machte, sondern Wesen, wie ich, sehende, wollende, ja nur<br />

Gutes wollende Wesen, die mir gut sind, wenn ich sie aus <strong>la</strong>uterem<br />

Herzen verehre. Habe ich nur kein boses Gewissen, weifi ich nur<br />

keinen Gott verletzt zu haben, so habe ich nichts wider mich, son­<br />

dern Alles fur mich, denn die Getter beschùtzen mich. Ich fiihle mich<br />

selbst als Gott, indem ich mich als Zweck, als Objekt Gottes fiihle,<br />

indem ich Gott als ein Wesen fiir mich, als ein Wesen, das meinet-<br />

wegen handelt und wirkt, weiiS.<br />

Die Religion beruht also auf dem Bestreben, das Fremde, Objek-<br />

tive subjektiv, das BewuBtlose bewufit, das Unbekannte bekannt, das<br />

Unwillkiirliche willkiirlich zu machen. Was ich will, aber nicht kann,<br />

auBer nach und nach durch Uberwindung von Hindernissen, welche<br />

meinen Willen vereiteln, meinen Kraften iiberlegen sein kònnen, das<br />

mache ich zu einem Wesen, welches dasselbe will, aber ohne in sei-<br />

nem Kònnen beschrànkt zu sein, was<br />

[*] Bediirfnis? Bine subjektive Notwendigkeit. Die Wiinsche entspringen<br />

nicht willkùrlich obgleich es auch ùbermùtige, ùberfliissige, geile Wùnsche<br />

gibt. Es dràngt sich mir auf, Gutes zu wùnschen, ja ich mufi es wùnschen — wie<br />

wollte ich sonst existieren, wie solite ich den Acker bauen, wenn ich noch


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 247<br />

[**] con te? Significa: tutto il bene sia con te, <strong>non</strong> ti capiti nul<strong>la</strong> di male.<br />

Come posso però desiderare che il bene sia con te e il male ti rimanga lontano,,<br />

come posso esprimere in un caso partico<strong>la</strong>re questo desiderio, se<br />

<strong>non</strong> credo che esista un essere buono, sopran<strong>natura</strong>le, se <strong>non</strong> desidero in<br />

generale, a prescindere da questo caso partico<strong>la</strong>re, l'esistenza di un essere<br />

buono? Che cosa è però il desiderio? Espressione di un bisogno, e che cosa è [2]<br />

[*] Quarantunesima pagina.<br />

[ 2] Continua.<br />

Io gusterò in generale i frutti del<strong>la</strong> terra con pia gratitudine, in- [*]<br />

fatti essi sono dovuti <strong>non</strong> a me, al mio merito, bensì al<strong>la</strong> grazia, al<strong>la</strong><br />

libera e generosa bontà del<strong>la</strong> terra. Io vivrò una vita umile, ossia schi­<br />

va di ogni arroganza, di ogni insolenzà, ma nello stesso tempo piena<br />

di beata fiducia in me stesso, infatti gli esseri da cui dipendo, <strong>non</strong> sono<br />

potenze insensibili, cieche, bensì esseri come me, esseri che vedono,<br />

vogliono, sì vogliono solo il bene, che sono buoni verso di me, se li<br />

adoro con cuore puro. Una volta che io <strong>non</strong> abbia nul<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> coscien­<br />

za, che sappia di <strong>non</strong> aver offeso alcun dio, <strong>non</strong> ho nul<strong>la</strong> contro di me,<br />

bensì tutto per me, infatti gli dei mi proteggono. Io sento me stesso<br />

come un Dio in quanto so che Dio è un essere per me, un essere che<br />

agisce e opera a causa mia.<br />

La religione si fonda quindi sullo sforzo per trasformare l'estra­<br />

neo, l'oggettivo in soggettivo, ciò che è privo di coscienza in essere<br />

cosciente, l'ignoto in familiare, l'involontario in volontario. Ciò che io<br />

voglio, ma <strong>non</strong> posso se <strong>non</strong> pian piano, dopo aver superato ostacoli<br />

che possono frustrare <strong>la</strong> mia volontà, possono superare le mie forze, è<br />

da me trasformato in un essere che vuole <strong>la</strong> stessa cosa di me, ma<br />

senza essere limitato nel suo potere, ciò che<br />

[*] un bisogno? Una necessità soggettiva. I desideri <strong>non</strong> sorgono arbi­<br />

trariamente, benché ce ne siano anche di tracotanti, superflui, eccessivi. Mi<br />

si impone <strong>la</strong> necessità di desiderare il bene, sì io devo desiderarlo — come potrei<br />

altrimenti voler esistere, come potrei coltivare il campo se dovessi <strong>non</strong>dimeno rì-


248 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

resignìeren solite auf die Ernte, als eine endliche Begierde? Alle Existenz beruht<br />

auf diesem Wunsch [2]<br />

C 1 ] Dankbarkeit... geniefien ms: Dankbarkeit genieikn die Friichte der Erde.<br />

[ 2 ] Fortsetzung folgt.<br />

:22r ich nicht sehe, aber sehen mòchte, zu wissen ver<strong>la</strong>nge, das ma- [*]<br />

che ich zum Gegenstand des Wissens eines anderen [**]<br />

Wesens, dem k<strong>la</strong>r, offerì ist, was mir dunkel und verschlossen ist [*].<br />

Jeder selbst nàchste Augenblick meines Lebens ist mir verborgen, Ge-<br />

heimnis: ich weifi nicht, was ich den nàchsten Augenblick sein werde,<br />

ob ich er<strong>la</strong>nge, was ich will, ob ich tun soli, was ich tun will, denn<br />

[ich] wei!5 ja nicht, ob das, warum ich es tue, geschieht. Aber ich bin<br />

ein wissendes, vorstellendes Wesen; ich blicke iiber den gegenwà'rti-<br />

gen Augenblick hinaus in die Zukunft. Und sie ist mir dunkel? das<br />

widerspricht mir. Ich negiere diese Beschranktheit meines Wissens;<br />

mein Auge will unbeschrankt sehen. Ich ziehe also die Zukunft ans<br />

Licht empor; ich verknùpfe mit dem unbeschrà'nkten Sehen-Wollen<br />

das unbeschrànkte Sehen-Kònnen; was ich nicht weifi, weifi Gott.<br />

Weii? es aber Gott; ist es einmal Gegenstand des Wissens, so kann<br />

ich es auch wissen, vorsehen, ich darf nur das wissende Wesen tur<br />

mich gewinnen. Mein Leben ist daher nicht mehr begrenzt durch ein<br />

grausamerregendes Dunkel; es ist fiir mich nur dunkel, aber an sich<br />

k<strong>la</strong>r, umleuchtet vom himmlischen Lichte, vom Lichte der Gotter.<br />

Ich habe also den unbewuiken Teil meines Lebens und Wesens we-<br />

nigstens in Bezug auf die Zukunft gleichsam abgesondert, ausgeschie-<br />

•den und zu einem bewufiten Wesen gemacht.<br />

[*] 43 [2].<br />

[**] Der Wunsch ist ein U r r e e h t . Was ich wiinsche, soli ich haben —<br />

wenngleich dieser cinz ein e Wunsch fehlsch<strong>la</strong>gen kann — der Wunsch kommt<br />

aus dem Wesen und wird eben deswegen zum Wesen. Der Wunsch ist<br />

schon ein Gott, ja der machtigste aller Getter. Wenn der Mensch einen Rohbau,<br />

der ihn umwindet, aufstòBt als Bau fur seinen Gòtzen, fur einen Gottgesandten,<br />

kann[er], so wie er will, auch die unernannten, ohne BewulJtsein, ohne Wissen [ 3 ]<br />

Die Religion ... ist: vgl. W. R., § 34.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. <strong>la</strong> REDAZIONE] 249<br />

nunciare al raccolto, poiché questo sarebbe una brama limitata? Su questo desi­<br />

derio si fonda ogni esistenza E 1 ]<br />

C 1 ] Continua.<br />

io <strong>non</strong> vedo, ma vorrei vedere, bramo di vedere, è da me tra- [*] 22r<br />

sformato nell' oggetto di conoscenza di un altro essere, [ ** ]<br />

cui è chiaro, palese, ciò che per me è oscuro e impenetrabile [*]. Ogni<br />

istante del<strong>la</strong> mia vita, anche il più vicino, mi è nascosto, mistero: io<br />

<strong>non</strong> so che cosa sarò il prossimo istante, se otterrò ciò che voglio, se<br />

farò ciò che voglio fare, infatti <strong>non</strong> so appunto se accadrà <strong>la</strong> cosa per<br />

cui io faccio questo. Ma io sono un essere fatto per sapere, per immagi­<br />

nare; io volgo lo sguardo al di là dell'istante attuale nel futuro. E que­<br />

sto mi è oscuro? Ciò è in contraddizione con me. Io nego questa limi­<br />

tatezza del mio sapere; il mio occhio vuole vedere senza limiti. Io porto<br />

dunque al<strong>la</strong> luce il futuro; collego al mio illimitato voler-vedere l'illi­<br />

mitato poter-vedere; ciò che io <strong>non</strong> so, lo sa Dio. Se però Dio lo sa; se<br />

però è diventato oggetto del suo sapere, allora io pure posso saperlo,<br />

prevederlo, basta solo che mi accattivi l'essere che sa. La mia vita perciò<br />

<strong>non</strong> è più circoscritta da una terribile oscurità; è oscura solo per me,<br />

<strong>non</strong> in sé, essendo illuminata dal<strong>la</strong> luce celeste, dal<strong>la</strong> luce degli dei. Io<br />

ho quindi per così dire separato, dissociato <strong>la</strong> parte inconscia del<strong>la</strong> mia<br />

vita e del mio essere, almeno in re<strong>la</strong>zione al futuro, e l'ho resa un essere<br />

conscio.<br />

[*] 43 [2].<br />

[**] II desiderio è un diritto primitivo. Ciò che desidero, deve<br />

essere da me posseduto — anche se questo singolo desiderio può risultare<br />

vano — il desiderio proviene dalT essenza e proprio per questo ritorna al­<br />

l'essenza. Il desiderio è già un Dio, anzi il più potente fra tutti gli dei.<br />

Se l'uomo apre una costruzione, che lo circonda, perché sia un edificio per il suo<br />

idolo, per l'inviato di Dio, egli può anche a suo piacimento considerare oracoli,<br />

manifestazioni divine quei desideri innominati, che senza sua coscienza, senza sua<br />

consapevolezza [ 3]<br />

[ J ] La religione ... impenetrabile: cfr. E. R., § 34.


250 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

[2] Dreiundvierzigste Seite.<br />

[ 3 ] Fortsetzung folgt.<br />

Und wie der Mensch das, was vor seinem Bewufitsein liegt, aber [*]<br />

jedoch noch nicht Gegenstand des BewuBtseins ist, antizipiert, che e s<br />

ist, zum Objekt des Wissens macht, so macht er auch das, was an<br />

und tur sich hinter dem Bewufitsein liegt, sein bewufitloses Wesen zum<br />

bewuBten Wesen. Die Tràume sind ihm Offenbarungen eines vorauswis-<br />

senden Wesens, Willens a ufierungen, Gesetze tur sein Tun,<br />

fiir sein waches Bewuiksein, hier unterordnet er allerdings sich, sein<br />

menschliches Bewulksein der Natur, dem Zufall, aber die Natur, der<br />

Traum ist ihm Produkt des Willens und Wissens nur eines anderen We­<br />

sens (Die Getter sind die in dem Wesen des Menschen entsprechenden<br />

Wesen verwandelten Ursachen der Dinge. Die Getter sind die an be-<br />

stimmten Lebenszwecken und aufieren Gegenstànden angekniipften, in<br />

Wesen verwandelten Wùnsche des Menschen) E 1 ].<br />

Wo der Sinn aufhòrt und das unermeBliche Gebiet der Vorstellung<br />

sich eroffnet, da erst beginnt eigentlich die Religion. Die Zukunft ist<br />

ein Objekt nur der Vorstellung — ein vorgestelltes Wesen. Das vorge-<br />

stellte Wesen verwandelt die Religion in ein reales Wesen, das Zukiinf-<br />

tige in ein Gegenwàrtiges. Die Gegenwart der Zukunft, die Realitat des<br />

Moglichen, nur Vorgestellten ist die gò'ttliche Prascienz [ 2]. Die Macht<br />

stammt aus der Natur, sic ist das Erste, was dem Menschen auf-<br />

[*] und Willen in ihm sich ankiindigenden, ausstofienden Wiinsche fiir Orakel,<br />

fiir Gotteserscheinungen halten diirfen und kònnen. Die Unabhangigkeit des Wun-<br />

sches vom Willen und Bewusstsein ist die unmittelbare Biirgschaft seiner Realitat<br />

und Wahrheit. Was nur immer i m Menschen sich regt und bewegt, das ist ihm<br />

ein reales Wesen. Das Herz unterscheidet nicht zwischen Subjekt und Objekt.<br />

Im Affekt behandeln wir einen Stein, der uns stofit, wie ein lebendiges Wesen,<br />

das uns beleidigt, der natiirliche Mensch versteht sich noch nicht auf Imputa-<br />

tionsobjekte.<br />

L 1 ] Die Gotter ... Menschen: vgl. W.R., § 32.<br />

[ 2] Die Zukunft... Pràscienz: vgl. W. R., § 51.<br />

23r fallt, was das Dasein eines andern gewaltigen Wesens ihm ankun- [*]<br />

digt. Auf die Macht reduzieren sich urspriinglich die Naturreligio- [**]


[ 2 ] Quarantatreesima pagina.<br />

[ 3 ] Continua.<br />

[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 251<br />

E come l'uomo anticipa prima che avvenga ciò che è di fronte [*] 22v<br />

al<strong>la</strong> sua coscienza, ma tuttavia <strong>non</strong> è ancora oggetto di coscienza, e lo<br />

rende oggetto del suo sapere, così trasforma anche in conscio ciò che in<br />

sé e per sé si sottrae al<strong>la</strong> sua coscienza, il suo essere inconscio. I sogni<br />

sono per lui rive<strong>la</strong>zioni di un essere preveggente, espressioni<br />

del<strong>la</strong> sua volontà, leggi per il suo agire, per <strong>la</strong> sua coscien­<br />

za desta; in verità qui l'uomo subordina sé stesso, <strong>la</strong> sua coscienza uma­<br />

na al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, al caso, ma <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, il sogno è per lui solo prodotto<br />

del<strong>la</strong> volontà e del sapere di un altro essere (Gli dei sono le cause del­<br />

le cose trasformate in esseri corrispondenti all'essere dell'uomo. Gli dei<br />

sono i desideri dell'uomo, che, collegati a determinati scopi vitali e og­<br />

getti esteriori, sono stati trasformati in esseri) C 1 ].<br />

Dove cessano i sensi e si apre <strong>la</strong> regione smisurata del<strong>la</strong> rappre­<br />

sentazione, lì soltanto comincia propriamente <strong>la</strong> religione. Il futuro è<br />

oggetto solo del<strong>la</strong> rappresentazione — un essere rappresentato. La reli­<br />

gione trasforma l'essere rappresentato in un essere reale, il futuro in<br />

un presente. La prescienza divina è l'attualità del futuro, <strong>la</strong> realtà del<br />

possibile, di ciò che è solo nel<strong>la</strong> rappresentazione [ 2]. Dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> de­<br />

riva <strong>la</strong> potenza, essa è <strong>la</strong> prima cosa che colpisce l'uomo,<br />

[*] e volontà si annunciano, si sprigionano in lui. L'indipendenza del desi­<br />

derio dal<strong>la</strong> volontà e dal<strong>la</strong> coscienza è l'immediata garanzia del<strong>la</strong> sua realtà e<br />

verità. Tutto ciò che in qualsiasi modo si agiti e si muova nel l'uomo, è per lui<br />

un essere reale. Il cuore <strong>non</strong> distingue fra soggetto e oggetto. Nell'affetto noi trat­<br />

tiamo una pietra, che ci colpisce, come un essere vivo che ci offende, l'uomo natu­<br />

rale <strong>non</strong> si intende ancora di oggetti di imputazione.<br />

t 1 ] Gli dei... esseri: cfr. E. R., § 32.<br />

[ 2] II futuro ... rappresentazione: cfr. E. R., § 51.<br />

che gli annuncia l'esistenza di un altro essere potente. Al<strong>la</strong> vene- [*] 231<br />

razione del<strong>la</strong> potenza si riducono originariamente le religioni natu- [**]


252 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

nen. Aber die Macht als solche, wie sic nur Natur ausdrùckt, und damit<br />

nur u n s Gegenstand, ist noch keine religiose Vorstellung. Erst die<br />

Macht, als Pràdikat des vorstellenden Wesens, als Macht der unbe-<br />

schrankten Vorstellungstàtigkeit, d. h. die Allmacht ist die zu einem<br />

religi o sen Objekt erhobene Macht der Natur [*]. Erst die Macht,<br />

die meine Vorstellungen realisiert, die kann, was ich nicht kann, aber<br />

als moglich mir vorstelle, fiir die das Wirkliche selbst nur die Bedeu-<br />

tung eines Moglichen hat, ist die Macht der Religion. Die Macht, die<br />

nur kann, was ist, was geschieht, ist nur eine <strong>natura</strong>listische Vor­<br />

stellung. Die Religion ist die Versinnlichung des Unsinnlichen — die<br />

Ausfùllung der Liicken, der leeren Ra'ume der Vorstellung [ 2]. Nirgends<br />

zeigt sich das deutlicher als in dem G<strong>la</strong>uben der Unsterblichkeit — dem<br />

SchluiS, dem Endzweck der Religion. In den Vorstellungen erscheint<br />

mir das Leben aufierordentlich kurz, so schnell verschwindend. wie im<br />


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 253<br />

rali. Ma <strong>la</strong> potenza in quanto tale, come mera espressione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong><br />

e quindi come semplice oggetto per noi, <strong>non</strong> è ancora una rap­<br />

presentazione religiosa. Solo <strong>la</strong> potenza in quanto predicato dell'essere<br />

dotato di rappresentazione, solo come potenza dell'illimitata attività del­<br />

<strong>la</strong> rappresentazione, ciò significa solo l'onnipotenza è <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> assurta a oggetto religioso C 1 ]. Solo <strong>la</strong> potenza che rea­<br />

lizza le mie rappresentazioni, che può ciò che io <strong>non</strong> posso, ma mi rap­<br />

presento come possibile, rispetto al<strong>la</strong> quale il reale stesso ha il signi­<br />

ficato solo del possibile, è <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> religione. La potenza, che<br />

può solo ciò che esiste, ciò che accade, è semplicemente una<br />

rappresentazione <strong>natura</strong>listica. La religione è <strong>la</strong> concretizzazione sensi­<br />

bile di ciò che <strong>non</strong> è sensibile — il riempimento delle <strong>la</strong>cune, dei vuoti<br />

del<strong>la</strong> rappresentazione [ 2]. Mai questo risulta più evidente che nel<strong>la</strong> cre­<br />

denza dell'immortalità — <strong>la</strong> conclusione, lo scopo finale del<strong>la</strong> religione.<br />

Nelle mie rappresentazioni <strong>la</strong> vita mi appare straordinariamente breve,<br />

così fugace come nel pensiero. Io prolungo allora <strong>la</strong> mia vita al di là del<br />

limite del<strong>la</strong> morte in un'estensione incalco<strong>la</strong>bile.<br />

[*] 45 m.<br />

[**] L'essere, <strong>la</strong> cosa, su cui l'uomo poggia il suo piede, costruisce le sue<br />

speranze, fonda <strong>la</strong> sua esistenza, è anche quel<strong>la</strong> in cui ripone i suoi desideri, a cui<br />

rivolge le sue preghiere. Ciò che mi da vita, è pure vivo. Io mi affido al mare,<br />

quando tìsicamente mi abbandono a lui. « Sii buono con me, grande, infinito mare,<br />

tu mi puoi uccidere, inghiottire, ma <strong>non</strong> farlo; te ne prego umilmente, ascolta <strong>la</strong><br />

mia supplica ». Egli esterna, oggettiva necessariamente i suoi desideri, trasforma<br />

lo stesso fiducioso desiderio in una [ 4 ]<br />

t 1 ] Solo... religioso: cfr. E.R., § 18.<br />

[ 2 ] riempimento ... rappresentazione: cfr. E. R., § 51.<br />

[ 3 ] Quarantacinquesima pagina.<br />

[ 4 ] Continua.<br />

Questa vita, estesa secondo <strong>la</strong> mia rappresentazione al di là del li- [*] 23v<br />

mite del<strong>la</strong> vita reale, questa vita solo rappresentata, è però per me una<br />

vita reale — quindi un oggetto religioso. Poiché alle mie rappre­<br />

sentazioni <strong>non</strong> ci sono limiti, poiché dinanzi a loro il limite del<strong>la</strong> mor­<br />

te, quando lo fisso, quando lo penso come fine reale, scompare in quanto<br />

in<strong>natura</strong>le, violento, contrario al<strong>la</strong> mia rappresentazione, allora per me,


254 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

gibt es fiir mieli per se, fiir mich, das vorstellende Wesen, kein Ende,.<br />

keine Grenze. Was sich in meiner Vorstellung aufhebt, hebt sich eo ipso<br />

realiter auf, weil mir die Vorstellung das Mafi der Realitàt. Dieses hier<br />

nur als Beispiel. Was aber von der Pràscienz und Allmacht, gilt von;<br />

anderen Eigenschaften, gilt eo ipso vom Subjekt, denn mit den Eigen-<br />

schaften ist ja schon das Subjekt gesetzt. Die Natur ist nur Gegenstand<br />

der Religion — Gott, als ein Wesen der Vorstellung, als ein meiner<br />

Vorstellung entsprechendes Wesen. Sie ist nur religiòser Gegenstand,<br />

wiefern sic Gegenstand der Bitte, des Gebets ist, aber Gegenstand des<br />

Gebets ist nur, was vermag, kann, was tur mich nur ein Objekt der<br />

Vorstellung oder des Wunsches, der Hoffnung ist.<br />

[*] objektive Eigenschaft. Es ist ihm unmoglich im Gefuhl an Gefuhlloses<br />

sich zu wenden. Er infiziert mit seinem Gefùhl den Gegenstand. Was uns interes-<br />

siert, g<strong>la</strong>uben wir, interessiert auch Andere: wir setzen uns immer aufier uns;<br />

was uns wichtig, ist an sich wichtig. Des Bòsen, dessen wir uns bewufit sind,<br />

denken wir auch Andere bewufit — daher die Selbstverrater des Verbrechens. Die<br />

Gedanken und Vorstellungen sind die Dienstboten meiner Wiinsche. Die Dichter<br />

personifizieren auch leblose Dinge und bitten sic. So z. B. Horaz das Schifi:, das<br />

Virgil auf der See fahrt, Ode I, 3.<br />

24r Das nicht menschliche, das objektive Wesen ist dem Menschen<br />

Gegenstand als subjektives, menschliches Wesen. Der<br />

Mensch ist sich Gott, das absolute Wesen: et kann nichts denken, nichts<br />

vorstellen als sich selbst; er bejaht sich liberali schlechtweg, denkt [*]<br />

Alles, wie sich, nach sich. Dies, daB der Mensch das absolute Wesen<br />

— wenigstens sich — ist, erscheint hier darin, dafi ihm das Objektive<br />

das Subjektive ist E 1 ]. Aber gleichwohl ist hier die Menschlich-<br />

keit, die Subjektivitàt nur das Kleid, die Form, in der das Andere er­<br />

scheint. Der Mensch verhàlt sich wirklich in der Naturreligion zu den<br />

Naturdingen, aber er legt ihnen nur menschliche Eigenschaften, mensch­<br />

liche Bedùrfnisse, Leidenschaften bei. Er personifiziert ein unpersbn-<br />

liches Wesen. Der Gegenstand ist anders in Wahrheit, als er in [*•*]'<br />

der Vorstellung ist. Oder: das Subjekt ist ein nicht menschliches,<br />

die Pràdikate nur sind menschliche. Die Natur reflektiert den Menschen:<br />

s


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1* REDAZIONE] 255<br />

per me, essere del<strong>la</strong> rappresentazione, <strong>non</strong> c'è neppure per se una fine,<br />

un limite. Ciò che nel<strong>la</strong> mia rappresentazione è superato, si supera eo<br />

épso realiter, giacché per me <strong>la</strong> rappresentazione è <strong>la</strong> misura del<strong>la</strong> realtà.<br />

Quanto qui è stato detto, valga solo come esempio. Quanto in realtà è<br />

stato detto del<strong>la</strong> prescienza e dell'onnipotenza, vale anche per le altre<br />

proprietà, vale eo ipso per il soggetto, infatti con le proprietà è già po­<br />

sto il soggetto stesso. Oggetto del<strong>la</strong> religione, Dio, è <strong>la</strong> <strong>natura</strong> in quanto<br />

essere del<strong>la</strong> rappresentazione, conforme al<strong>la</strong> mia rappresentazione. Essa<br />

è oggetto religioso solo in quanto oggetto di preghiera, di supplica, ma<br />

oggetto di preghiera è solo l'essere che è in grado di fare, che può quan­<br />

to per me è solo oggetto di rappresentazione o di desiderio, oggetto<br />

di speranza.<br />

[*] proprietà oggettiva. Gli è impossibile nel sentimento rivolgersi a chi è<br />

insensibile. Egli contamina col suo sentimento l'oggetto. Ciò che ci interessa, cre­<br />

diamo interessi anche gli altri: noi ci proiettitamo sempre al di fuori di noi; ciò<br />

che è importante per noi, è importante in sé. Il male di cui noi siamo consape­<br />

voli, pensiamo sia a conoscenza anche degli altri — da qui gli atti con cui i cri­<br />

minali si tradiscono. I pensieri e le rappresentazioni sono i servitori dei miei desi­<br />

deri. I poeti personificano anche cose inanimate e le invocano. Così per es. Grazio<br />

<strong>la</strong> nave che porta sul mare Virgilio, Ode I, 3.<br />

L'essere <strong>non</strong> umano, obiettivo è all'uomo oggetto in quanto s o g -<br />

gettivo, umano. L'uomo è per lui stesso Dio, l'essere assoluto:<br />

egli <strong>non</strong> può pensare nul<strong>la</strong>, <strong>non</strong> può rappresentare nul<strong>la</strong> se <strong>non</strong> lui<br />

stesso; egli si afferma assolutamente dappertutto, pensa ogni cosa<br />

come lui, a sua immagine. Questo fatto, ossia che l'uomo è — [*]<br />

-almeno per lui stesso — l'essere assoluto, si manifesta qui<br />

in quanto per lui l'oggettivo è il soggettivo C 1 ]. Nello stesso<br />

tempo però l'umanità, <strong>la</strong> soggettività è qui solo <strong>la</strong> veste, <strong>la</strong> forma,<br />

in cui l'altro appare. L'uomo nelle religioni <strong>natura</strong>li si riferisce real­<br />

mente alle cose <strong>natura</strong>li, ma attribuisce loro soltanto proprietà uma­<br />

ne, bisogni, passioni umane. Egli personifica un essere impersonale.<br />

L'oggetto è diverso nel<strong>la</strong> verità che nel<strong>la</strong> rappresentazione. In [**]<br />

altri termini: il soggetto è un essere <strong>non</strong> umano, i predicati sol­<br />

tanto sono umani. La <strong>natura</strong> riflette l'uomo: ma essa è soltanto un'eco


256 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

aber sic ist nur ein Echo, das meine eigenen Worte wieder in<br />

meine Ohren zuriickwirft, sic ist selbst so kalt, als der Felsen, so leer<br />

als der Abgrund, an dem sich die Schallwellen brechen. Die Naturreli^<br />

gion ist die Religion der Verzweiflung, des Wahnsinns. Der Mensch<br />

umarmt hier eine Bildsaule als scine Geliebte; eine Leichnam als ein<br />

lebendiges Wesen. Sic ist daher die Religion der hòchsten Extreme. Der<br />

Mensch fàllt immer zuriick auf sich selbst.<br />

[*] Die Abhangigkeit voti der Natur kann der Mensch nur dadurch aufheben,<br />

daB er diese Natur selbst zu einem abhangigen Wesen macht.<br />

[**] Wenn ich einen Gegenstand in dem Bediirfnis einer anderen Art, einer<br />

anderen Gattung, als wegen ihrer gesetzt, bejahe, so ist meine Liebe zu ihm<br />

egoistischer Art im gemeinen Sinn.<br />

t 1 ] Die Natur ... ist: vgl. W. R., § 26.<br />

24v Das Wesen, dem er sich in die Arme stiirzen will, stoBt ihn auf sich<br />

selbst zumck; er schenkt sein Vertrauen einem Wesen, das es nicht ver-<br />

dient, scine Gefiihle opfert er einem gefùhllosen, seinen Verstand einem<br />

verstandlosen Wesen; er stohnt scine K<strong>la</strong>gen vergeblich in die Luft aus,<br />

denn es erfolgt keine Antwort auf scine K<strong>la</strong>gen. Es bleibt ihm nichts<br />

iibrig, als durch wùtendes Toben und Schreien seinen Jammer zu ùber-<br />

treiben. Erst bietet er Alles auf, um sich G e h o r zu verschaffen; er<br />

opfert das Leben auf, um die Natur zu beleben, opfert alle Gefiihle auf.<br />

um sic gefuhlvoll zu machen, reifit das Herz seinen Kindern aus dem<br />

Leib, um ihre Herzlosigkeit zu ùberwinden, tut sich alles Bose und<br />

Ùble an, um sic gut zu machen, aber sic bleibt kalt und unbeweglich<br />

bei dem Tod: alle Opfer gehen in Rauch und Wind auf. Wie der Mensch<br />

wahnsinnig wird, wenn er alle Kraft verwendet auf ein Objekt, das ihm<br />

doch immer entschwindet, wenn er die Wut, mit der er das Objekt<br />

verfolgt, nun gegen sich selbst kehrt; sich die Haare aus dem<br />

Kopfe reifit, sich zerfleischt, so wiitet der Mensch gegen sich selbst, weil<br />

er im religiòsen Wahnsinn sich an ein Nichts wendet und ihm doch<br />

kein anderes Objekt zuletzt


[ESSENZA DELLA RELIGIONE, r REDAZIONE] 257<br />

che rinvia nuovamente alle mie orecchie le mie proprie parole,,<br />

essa è in quanto tale così fredda come <strong>la</strong> roccia, così vuota come l'abis­<br />

so, nel quale si infrangono le onde sonore. La religione <strong>natura</strong>le è <strong>la</strong> re­<br />

ligione del<strong>la</strong> disperazione, del<strong>la</strong> follia. In essa l'uomo abbraccia una sta­<br />

tua come se fosse <strong>la</strong> persona amata, un cadavere come un essere vivo.<br />

È perciò <strong>la</strong> religione dei massimi estremi. L'uomo ricade sempre su sé<br />

stesso.<br />

[*] L'uomo può superare <strong>la</strong> dipendenza dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> solo rendendo questa<br />

stessa <strong>natura</strong> un essere dipendente.<br />

[**] Se io affermo un oggetto nel bisogno di un'altra specie, di un altro<br />

genere, rispetto al quale sarebbe appunto posto, allora il mio amore verso di lui<br />

è di tipo egoistico nel senso comune del termine.<br />

[ J ] Oggetto ... soggettivo: cfr. E. R., § 26.<br />

L'essere, al quale vuoi gettarsi nelle braccia, lo ricaccia su sé stesso; 24v<br />

egli presta <strong>la</strong> sua fiducia a un essere, che <strong>non</strong> <strong>la</strong> merita, sacrifica i suoi<br />

sentimenti a un essere insensibile, il suo intelletto a un essere senza in­<br />

telligenza; egli fa riecheggiare vanamente nell'aria i suoi <strong>la</strong>menti, poiché<br />

<strong>non</strong> ne viene alcuna risposta. Non gli rimane altro da fare che con grida<br />

e furore smanioso esagerare <strong>la</strong> sua costernazione. Dapprima egli fa di<br />

tutto per procurarsi ascolto; sacrifica <strong>la</strong> vita per vivificare <strong>la</strong> na­<br />

tura, sacrifica tutti i sentimenti per render<strong>la</strong> sensibile verso di lui, strap­<br />

pa ai suoi figli dal corpo il cuore per vincere <strong>la</strong> sua mancanza di cuore,<br />

si infligge ogni male e dolore per render<strong>la</strong> benigna, ma essa rimane<br />

fredda e imperturbabile dinanzi al<strong>la</strong> morte; tutti i sacrifici svaniscono<br />

in fumo e vento. Come diventa pazzo l'uomo quando impiega ogni for­<br />

za per un oggetto, che <strong>non</strong>dimeno sempre gli sfugge, quando <strong>la</strong> foga,<br />

con cui insegue l'oggetto, si ritorce poi contro lui stesso; sì<br />

strappa dal<strong>la</strong> testa i capelli, si di<strong>la</strong>nia le sue carni, così infierisce contro<br />

sé stesso, giacché nel<strong>la</strong> follia religiosa si rivolge a un nul<strong>la</strong> e <strong>non</strong> gli<br />

rimane dunque al<strong>la</strong> fine un altro oggetto,


258 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

:25r ùbrig bleibt, als er selbst, als der Mensch [*]. Wem fielen die Opfer<br />

der Hebràer, der Gallier, der Karthager, der Rómer, Griechen, Germa-<br />

nen? Einem bòsen Wesen, dem Moloch, dem Teufel? Nein! sie fielen<br />

als Opfer des menschlichen Wahnsinns. Oder ja sie wurden dem Mo­<br />

loch geopfert, aber dieser Moloch war der sich selbst fliehende, sich<br />

selbst in die Natur, also a u S> e r sich suchende und doch nicht in der<br />

Natur sich findende Mensch. Den Zustand des Aufiersichseins also [*]<br />

heben sie als Opfer. Wahnsinn ist es, aufier sich Hilfe zu suchen — d. h.<br />

aufier dem Menschen iiberhaupt, denn im Kranksein, Elendsein suche<br />

ich auch aufier mir Hilfe, aber bei andern Menschen — Wahnsinn zu<br />

opfern dem Feuer, der Luft, was zum Genusse des Menschen bestimmt<br />

ist, Wahnsinn ist es, woanders hin als auf den Menschen scine Gedanken,<br />

Wiinsche, Hoffnungen und Vertrauen zu setzen, Wahnsinn, scine Ge-<br />

fùhle, sein Herz, seinen Verstand aufier sich zu setzen, die Natur<br />

zu vermenschlichen, um sich zu entmenschlichen [ 2]. Wahnsinn ist alle<br />

Religion, denn alle Religion wendet ihr Herz an ein Herzloses, ihren<br />

Verstand an ein verstandloses Wesen. Diesem Wahnsinn fielen Millio-<br />

nen von Menschen zum Opfer und fallen ihm nodi; denn der Wahnsinn<br />

[*] Gott ist der Mensch auSer sich.<br />

t 1 ] Aber... Mensch: vgl. W. R., § 35.<br />

[ 2 ] die Natur... entmenschlichen: vgl. ibid.<br />

25 v ist mordgierig, vernichtend. Die Religion, indem sie den Menschen aufs<br />

Hòchste treibt, das menschliche Wesen ùbertreibt, iiber sein Mafi hin-<br />

ausreiik, erniedrigt sie zugleich die Menschen aufs Tiefste, macht sie<br />

( es} zum unmenschlichsten Wesen. Gott ist dieser menschli­<br />

che Unmensch oder dieser unmenschliche, gottliche Mensch. Die<br />

Religion trostet, beruhigt, aber nur in der Vorstellung. Sie erleidet da-<br />

her stets den hàrtesten Widerspruch an der Erfahrung, an der atheisti-<br />

schen, gottleugnenden Wirklichkeit; und sie ùberwindet diesen Wider­<br />

spruch nur durch Selbstbetàubung [ r], wie in den natiirlichen, und<br />

durch Selbstbetrug, wie in den erkiinstelten Religionen — durch Opfer<br />

des Verstandes, der Wahrheitsliebe, der menschlichen Gefiihle. Die Re­<br />

ligion ist die wahnsinnige Selbstbejahung des Menschen, denn er ne-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 259<br />

se <strong>non</strong> lui stesso, l'uomo E 1 ]. Per chi caddero le vittime degli Ebrei, dei 25r<br />

Galli, dei Cartaginesi, dei Romani, dei Greci, dei Germani? Per un es­<br />

sere malvagio, il Moloch, il diavolo? No! Esse caddero vittima del<strong>la</strong><br />

follia <strong>umana</strong>. In altri termini esse furono sì sacrificate al Moloch, ma<br />

questo Moloch era l'uomo che fuggiva sé stesso, che cercava sé stesso<br />

nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, quindi fuori di sé e tuttavia <strong>non</strong> riusciva nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> a<br />

ritrovarsi. Esse dunque tolgono lo stato di estraneazione in quanto [*]<br />

vittime. È una pazzia cercare aiuto fuori di sé — cioè, fuori dell'uomo<br />

in generale, infatti nel<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, nel<strong>la</strong> miseria io cerco aiuto anche fuori<br />

di me, ma presso altri uomini — una follia è invece sacrificare al fuoco,<br />

all'aria ciò che è destinato ad essere goduto dall'uomo, una follia ri­<br />

porre altrove i propri pensieri, desideri, speranze e fiducia che negli uo­<br />

mini, una follia porre i propri sentimenti, il proprio cuore, il proprio<br />

intelletto al di fuori di sé, umanizzare <strong>la</strong> <strong>natura</strong> per disumaniz­<br />

zare sé stessi [ 2 ]. Ogni religione è follia, infatti ogni religione rivolge il<br />

proprio cuore a un ente senza cuore, il proprio intelletto a un ente senza<br />

intelletto. A questa follia furono sacrificati e sono tuttora sacrificati mi­<br />

lioni di uomini; infatti <strong>la</strong> follia<br />

[*] Dio è l'uomo fuori di sé.<br />

C 1 ] Nello stesso tempo ... l'uomo: cfr. E. R., § 35.<br />

[2 ] umanizzare ... sé stessi: cfr. ibid.<br />

è avida di morte, di distruzione. La religione spingendo l'uomo agli 25 v<br />

estremi, forzandone l'essenza, sradicandolo dal<strong>la</strong> sua unità di misura,<br />

lo umilia nello stesso tempo fino in fondo e lo rende l'essere più inu­<br />

mano. D i o è questo <strong>non</strong>-uomo uomo o questo uomo inumano,<br />

divino. La religione conso<strong>la</strong>, acquieta, ma solo nel<strong>la</strong> rappresentazione.<br />

Essa perciò cade sempre nel<strong>la</strong> più stridente contraddizione dinanzi al­<br />

l'esperienza, all'empia, atea realtà; e supera questa contraddizione solo<br />

mediante l'autostordimento [*], come nelle religioni <strong>natura</strong>li, e mediante<br />

l'autoinganno, come nelle religioni inventate — mediante il sacrificio del­<br />

l'intelletto, dell'amore per <strong>la</strong> verità, dei sentimenti umani. La religione<br />

è <strong>la</strong> folle autoaffermazione dell'uomo, infatti egli nega sé stesso solo per<br />

rendere <strong>umana</strong> <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, per sottometter<strong>la</strong> ai suoi sentimenti, alle sue


260 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

giert nur den Menschen, um die Natur menschlich zu machen, seinen<br />

Gefiihlen, seinen Angelegenheiten zu unterwerfen — er vergiefit nur<br />

Blut, um menschliche Empfindungen ihr einzuflòfien. Es sind daher<br />

hauptsàchlich nur grofie Ungliicksfàlle oder Unternehmungen — Unter-<br />

nehmungen, wobei alles auf das [ 2 ] Spiel gesetzt wird — welche die<br />

Gelegenheit zu Menschenopfern geben. Um menschliche Zwecke zu er-<br />

reichen, ergreift man die unmenschlichsten Mittel. Um das, was im Wi-<br />

derspruch mit dem Menschen steht, g e g e n ihn ist, oder wenigstens<br />

nicht fùr ihn (mit Empfindung), mit sich in Har-<br />

t 1 ] Sic... Selbstbetaubung: vgl. W. R., § 36.<br />

[ 2 ] das ms: den.<br />

26r monie zu setzen, fiir sich zu stimmen, setzt sich der Mensch mit sich<br />

in Widerspruch; erist gegen sich, um das Widerwarti-<br />

ge, gegen ihn Seiende fiir sich zu gewinnen. « Wer sein Leben ver-<br />

liert, gewinnt es hundertfàltig wieder ». Aber diese Unglucksfàlle brin-<br />

gen nur zur Erscheinung, was ùberhaupt im Wesen der Natur als Gè-<br />

genstand der Religion gilt. Die fuhllose Macht, die Unmenschlichkeit<br />

der Natur, ihre Rucksichtslosigkeit gegen den Menschen erscheint ja am<br />

meisten in ihren den Menschen vernichtenden Wirkungen, Stùrmen,<br />

Uberschwemmungen, Krankheiten, Kriegen, die ja auch nur durch die<br />

Gewalt der Natur, deren t 1 ] Zeuge hier ein anderes Volk ist, schrecklich<br />

wirken. Er wendet sich daher mit seinen Gefiihlen, mit seinen Gebeten<br />

gerade an die Wesen, die scine Gefiihle verletzen [*], die die Ursache<br />

des Ubels sind[**]. Das, was nicht menschlich, was den Menschen<br />

vernichtet, macht er zu einem menschlichen Wesen oder will es dazu<br />

machen. Die dunkle Ahnung von der Gefullosigkeit des angebeteten Ge-<br />

genstandes macht sich geltend in der Gefiihlosigkeit, mit der er opfert,<br />

um das, was kein Gefuhl hat, gefuhlvoll zu machen. An das Unmenschli-<br />

che verschleudert er menschliche Gefiihle; wie solite er tur den ande-<br />

ren Menschen noch menschliche Gefiihle haben? Er mufi sich des Ge-<br />

fiihls entaufiern, also selbst gefiihllos werden, um das Gefiihllose fuh-<br />

lend zu machen. So befindet sich der Mensch in dem grà'Klichsten, ver-<br />

wirrendsten


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 261<br />

•esigenze — egli versa sangue solo per infonderle sentimenti umani. Per­<br />

ciò sono in genere soltanto gravi ca<strong>la</strong>mità o grandi imprese — imprese,<br />

in cui tutto è messo in gioco — che danno occasione a sacrifici umani.<br />

Per raggiungere scopi umani, si adottano i mezzi più disumani. Per met­<br />

tere in armonia, in accordo con lui stesso ciò che è in contraddizione<br />

con lui, che è contro di lui o almeno <strong>non</strong> per lui (<strong>non</strong> dotato di<br />

sensazione),<br />

t 1 ] Essa ... autostordimento: cfr. E. R., § 36.<br />

l'uomo si pone in contraddizione con sé stesso; si 26r<br />

• oppone a sé stesso per accatti vare a s è ciò che gli è avverso, ciò che è<br />

contro di lui. « Chi perde <strong>la</strong> sua vita, <strong>la</strong> riavrà al centuple ». Ma queste<br />

ca<strong>la</strong>mità mettono solo in rilievo ciò che è presente in generale nell'es­<br />

senza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> in quanto oggetto del<strong>la</strong> religione. È proprio soprat­<br />

tutto in quei fenomeni distruttivi per l'uomo, nelle tempeste, nelle i<strong>non</strong>­<br />

dazioni, nelle ma<strong>la</strong>ttie, nelle guerre, le quali hanno certo effetti spaven­<br />

tosi solo a causa del<strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, di cui qui un altro popolo<br />

è testimone, che si rive<strong>la</strong> <strong>la</strong> potenza insensibile, <strong>la</strong> realtà dis<strong>umana</strong> del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>, <strong>la</strong> sua mancanza di riguardi nei confronti dell'uomo. Egli perciò<br />

con i suoi sentimenti, con le sue preghiere si rivolge proprio agli esseri<br />

che offendono i suoi sentimenti [*], che sono <strong>la</strong> causa del male [**].<br />

Egli trasforma o tenta di trasformare ciò che è inumano, ciò che annien­<br />

ta l'uomo in un essere umano. L'oscuro presentimento dell'insensibilità<br />

dell'oggetto venerato si fa valere nell'insensibilità con cui egli fa un sa­<br />

crificio per rendere sensibile ciò che <strong>non</strong> ha sentimenti. Egli sperpera i<br />

suoi sentimenti umani in un ente inumano; come potrebbe nutrire an­<br />

cora per l'altro uomo sentimenti umani? Egli deve alienarsi del proprio<br />

sentimento, dunque divenire lui insensibile, per rendere sensibile chi è<br />

privo di sentimenti. L'uomo si ritrova cosi nel<strong>la</strong> contraddizione più or-<br />

-ribile, più


262 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

[*] er betet das, was er negieren wfll, er bezeugt dem scine Ehrfurcht, wasx<br />

er innerlichst verabscheut, nahmlich das, was kein Gehò'r fiir sein Interesse, fiir<br />

sein Wohl hat.<br />

[**] S.[iehe] oben [ 2] die Stelle iiber die Tungusen. So verehrten auch die<br />

Ròmer die Febris: « Febrim ad minus nocendum templis colebant »,<br />

Val[erius] Max[imus], II, e. 5, 6. Nach Orph[eus], Hymn[um] ult[imum] P],,<br />

brachte man dem T o d e Raucherwerk dar und flehte ihn, daB> er erst spat<br />

kommen wiirde.<br />

C 1 ] deren ms: dessen.<br />

P] 5r .<br />

[3] Vgl. Orphei Hymni, ed. Guilelmus Quandt, Berolini, 1955, Hymnumj<br />

n. 87, p. 57.<br />

26v Widerspruch E 1 ].<br />

s<br />

Die Aufgabe der Religion ist ein Objekt, sozusagen ein Prinzip zu<br />

machen, welches das unbegrenzte Gebiet der Vorstellungstàtigkeit des<br />

Menschen ausfullt. Das Element der Religion ist iiberhaupt die Vorstel-<br />

lung. Die Religion heilt nicht die wirklichen tflbel der Menschheit; sic<br />

heilt nur die in der Vorstellung, in der Einbildung, im Gemute beste-<br />

henden tJbel. Was ich in der nachsten Zukunft sein werde und folglich<br />

jetzt tun soli — das war die wichtigste Angelegenheit der heidnischen<br />

Religion, — was ich in der fernen Zukunft sein werde und folglich die-<br />

sem vorgestellten Wesen gemà'B hier tun soli, das ist der wichtigste<br />

Gegenstand der christlichen Religion. Zunachst inwiefern die Natur<br />

Objekt der Religion, ist es Aufgabe der Religion, ein Objekt zu bekom-<br />

men, das ein vorstellendes Wesen, das nicht nur den Pradikaten nach,<br />

sondern an sich selbst ein menschlicheres, subjektiveres Subjekt ist —<br />

ein folglich von der Natur unterschiedenes Wesen. Auch der rohste<br />

Fetischverehrer hat unwillkiirlich und unbewuik ein von der Natur un­<br />

terschiedenes Wesen zum Gegenstand, wahrend er zugleich<br />

t 1 ] Darauf folgt im MS. disse mit Tinte durchgestrichene Stelle: « Er betet<br />

in der Natur ein Produkt seiner Vorstellungen und Affekte an; er betet den<br />

Menschen an, den er selbst in die Natur hineingelegt [hat] ».


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1* REDAZIONE] 263<br />

[*] egli prega ciò che vuoi negare, attesta <strong>la</strong> sua riverenza a ciò che nel<br />

più intimo detesta, ossia a ciò che <strong>non</strong> ha orecchi per il suo interesse, per il suo<br />

bene.<br />

[**] Vedi sopra C 1 ] il passo sui Tungusi. Così anche i Romani veneravano<br />

.<strong>la</strong> febbre: « Veneravano con templi <strong>la</strong> febbre perché fosse meno nociva », Vale­<br />

rio Massimo, II, e. 5, 6. Secondo Orfeo, Hymnum ultimuml2}, si offriva al<strong>la</strong><br />

morte incenso e <strong>la</strong> si scongiurava di venire solo più tardi.<br />

t 1 ] 5'.<br />

[2 J Cfr. Orphei Hymni, ed. Guilelmus Quandi, Berolini, 1955, Hymnum n.<br />

•87, p. 57.<br />

: sconcertante C 1 ]. 26 Y<br />

§<br />

Compito del<strong>la</strong> religione è fornire un oggetto, per così dire un prin­<br />

cipio, che esaurisca il campo sconfinato dell'attività rappresentativa del­<br />

l'uomo. L'elemento del<strong>la</strong> religione è in generale <strong>la</strong> rappresentazione. La<br />

religione <strong>non</strong> cura i mali reali dell'umanità, bensì solo quelli che sussi­<br />

stono nel<strong>la</strong> rappresentazione, nell'immaginazione, nell'animo. Ciò che io<br />

sarò nel futuro più immediato e che di conseguenza ora devo fare —<br />

questa era <strong>la</strong> preoccupazione più importante delle religioni pagane, ciò<br />

che io sarò nel futuro remoto e di conseguenza devo fare qui secondo<br />

questo essere rappresentato, questo è l'oggetto più importante del<strong>la</strong> reli­<br />

gione cristiana. Primo compito del<strong>la</strong> religione, in quanto ha per oggetto<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, è quello di avere un oggetto, che sia lui stesso in grado di<br />

rappresentare, che sia un soggetto più umano, più soggettivo <strong>non</strong> solo<br />

secondo i predicati, bensì in sé stesso — che sia di conseguenza un es­<br />

sere distinto dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Anche il più rozzo feticista ha involontaria­<br />

mente e inconsciamente per oggetto un ente distinto dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, men­<br />

tre nello stesso tempo<br />

t 1 ] Nel ms. segue questo passo, cancel<strong>la</strong>to a penna: «Egli adora nel<strong>la</strong> na­<br />

tura un prodotto delle sue rappresentazioni e affezioni; adora l'uomo, che lui<br />

stesso ha immesso nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> ».


264 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

27 r von den Naturmàchten, von Sonne, Mond, Feuer, Wasser, Erde, [*}"<br />

Steinen, Pf<strong>la</strong>nzen, Tieren, sondern auch von anderen Màchten ab-<br />

hàngig fùhlt C 1 ]. Wie kam der Mensch aber zu diesem Unterschiede<br />

von der Natur? Durch die Vereinigung mit anderen Menschen zu einem<br />

Gemeinwesen, in welchem dern Menschen die Abhàngigkeit von<br />

nicht mehr natiirlichen oder personifizierten naturlichen, sondern wirk-<br />

lich menschlichen Wesen Gegenstand wird. Sowie der Mensch [**]<br />

anfàngt, die Erde zu b a u e n , Stàdte zu griinden, so hat er schon den<br />

G<strong>la</strong>uben an den Schutz der Natur verloren, er vertraut sich nicht mehr<br />

der Natur an, er grùndet scine Existenz auf scine Tatigkeit, er erfàhrt<br />

das Gegenteil von seiner ersten Erfahrung, wo ihm nur das in die [***]<br />

Augen fiel, daB er nicht ohne die Natur existieren kann, namlich dafi er<br />

nicht ohne sich, ohne scine Tatigkeit, seinen Willen, seinen<br />

Verstand existieren kann. Sowie der Mensch in ein wirkliches Gemein­<br />

wesen zusammentritt mit anderen seinesgleichen, sowie ihm nun diese<br />

Vereinigung nicht mehr privat, sondern gemeinschaftlicher Zweck, so hat<br />

er nun auch andere Gesetze, durch diesen gemeinschaftlichen Zweck be-<br />

dingte Gesetze iiber sich. Er erfàhrt nun, daE Wohl und tìbel<br />

[*] Das tfbersinnliche ist nichts anderes als das Sinnliche als Objekt der<br />

Phantasie.<br />

[**] Lex est sorda et inexorabilis. Livius [2].<br />

[***] Der Mensch erkennt sich endlich als ein hoheres Wesen als die<br />

majestatische Sonne, der ganze Stern, ist, er findet die Unendlichkeit der<br />

Qualitat hòher als die Unendlichkeit der Masse, der Gewalt, der Quantitat.<br />

t 1 ] fiihlt ms: fiihlen.<br />

[ 2 ] Ab urbe condita, II, 3, 4: « Leges rem surdam, inexorabilem esse, salu-<br />

briorem melioremque inopi quam potenti, nihil <strong>la</strong>xamenti nec veniae habere, si:<br />

modum excesseris » (ed. Wessenborn, Lipsiae, Teubneri, 1883).<br />

27 v nicht nur von den Gottern, von der Natur, sondern auch von seinem<br />

eigenen Wohl- oder Ubelverhalten abhangt C 1 ]. Er erfahrt jetzt nicht<br />

nur die Macht des Donners, die Macht des Sturmes, der Wogen — er<br />

erfàhrt nun auch die Macht der Meinung, der Ehre, des Wortes, der<br />

Vorstellung, des Gedankens. Er erfahrt, dal$ das ihm schadet, was an­<br />

dere von ihm denken. Er sucht also den Gedanken anderer getnà'6 [*]<br />

zu leben. Die Gesetze, Sitten, Vorstellungen eines Gemeinwesens dran-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE, r REDAZIONE] 265<br />

sente di dipendere dalle potenze <strong>natura</strong>li, dal sole, dal<strong>la</strong> luna, dal [*] 27 r<br />

fuoco, dall'acqua, dal<strong>la</strong> terra, dalle pietre, dalle piante, dagli animali,<br />

ma anche da altre potenze. Come arrivò però l'uomo a questa diffe­<br />

renza dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>? Mediante l'associazione con altri uomini in una co­<br />

munità, in cui diventa oggetto all'uomo <strong>la</strong> dipendenza <strong>non</strong> più da<br />

esseri <strong>natura</strong>li semplicemente o da esseri <strong>natura</strong>li personificati, bensì da<br />

esseri realmente umani. Una volta che l'uomo abbia cominciato a [**]<br />

coltivare <strong>la</strong> terra, a fondare città, ha già perso <strong>la</strong> fede nel<strong>la</strong> pro­<br />

tezione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, <strong>non</strong> si affida più al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, ma fonda <strong>la</strong> sua esi­<br />

stenza sul<strong>la</strong> sua attività e al contrario del<strong>la</strong> sua prima esperienza, [***]<br />

in cui era colpito solo dall'impossibilità del<strong>la</strong> sua esistenza senza <strong>la</strong> na­<br />

tura, sperimenta ora il fatto che <strong>non</strong> può esistere senza di lui,<br />

senza <strong>la</strong> sua attività, <strong>la</strong> sua volontà, il suo intelletto. Appena che l'uomo<br />

si associa con altri suoi simili in una comunità, appena che questa asso­<br />

ciazione è per lui ora <strong>non</strong> più privata, bensì scopo comune, allora ha an­<br />

che su di sé altre leggi, determinate da questo scopo comune. Egli<br />

sperimenta che bene e male<br />

[*] II soprasensibile <strong>non</strong> è altro che il sensibile in quanto oggetto del<strong>la</strong><br />

fantasia.<br />

[**] «La legge è sorda e inesorabile», Livio E 1 ].<br />

[***] L'uomo si riconosce infine come un ente superiore al sole mae­<br />

stoso, all'intera stel<strong>la</strong>, egli trova che l'infinità del<strong>la</strong> qualità è supe­<br />

riore all'infinità del<strong>la</strong> massa, del<strong>la</strong> potenza, del<strong>la</strong> quantità.<br />

C 1 ] Ab urbe condita, II, 3, 4: « Le leggi sono un potere sordo, inesorabile,<br />

più favorevole e propizio al misero che al potente, esse <strong>non</strong> concedono tregua né<br />

perdono, se si oltrepassa <strong>la</strong> misura ».<br />

dipendono <strong>non</strong> solo dagli dei, dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, ma anche dal suo proprio 27 Y<br />

comportamento buono o cattivo C 1 ]. Egli sperimenta ora <strong>non</strong> solo <strong>la</strong><br />

potenza del tuono, <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> tempesta, delle onde — egli speri­<br />

menta ora anche <strong>la</strong> potenza dell'opinione, dell'onore, del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, del<strong>la</strong><br />

rappresentazione, del pensiero. Sperimenta che quanto gli altri pensano<br />

di lui, può nuocergli. Cerca quindi di vivere in conformità ai pensieri [*]<br />

degli altri. Le leggi, i costumi, le rappresentazioni di una comunità,


266 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

gen sich zugleich, wenn sie gleich einzelne aussprechen, unwillkìirlick><br />

dem Menschen auf, denn sie sind bedingt durch die Individualitàt, die<br />

Zeit, die Lokalitàt, die Bediirfnisse des Menschen; sie tragen daher nicht<br />

den Charakter der Willkùrlichkeit, sondern der Notwendigkeit, und [**]<br />

damit der Gòttlichkeit. Sie erscheinen als menschliche, geistige, zugleich<br />

vom Menschen unterschiedene Màchte. Kurz die physische Existenz des<br />

Menschen ist min abhàngig von Wesen der Abstraktion, von Wesen,<br />

die nur in der Vorstellung, nur fùr die Vorstellung existieren. Sie walten<br />

unsichtbar und unfiihlbar, nur in ihren Wirkungen und Àufierungen<br />

sichtbar und fuhlbar, unwillkurlich bestimmend im Menschen ùber dem<br />

Menschen [ 2].<br />

Was der Mensch, das ist Gott. Der in der Natur nur<br />

[*] Erst werden die wirklichen Wesen zu vorgestellten, dann Wesen der<br />

Vorstellung, der Abstraktion zu wirklichen Wesen.<br />

[**] Wo Gott ein sinnliches Wesen, da wird geopfert; wo moralisches, da<br />

sinkt das Opfer. « lustum et aequum facere Jehovae gratius est quam sacrificium »,<br />

Salom[onis] Prov. 21, 3; « Abominatur Jehova diversa pondera», ibid. 20, 23;.<br />

« Lucerna Jehovae est animus hominis », [3 ]<br />

t 1 ] Wie ... abhangt: vgl. W. R., § 37.<br />

[ 2] Er... Mensche: vgl. W. R., §S 37, 38.<br />

[ 3 ] Fortsetzung folgt.<br />

28r waltende, mit der Natur identische Gott ist der nur in und mit der [*}"<br />

Natur lebende, sich nicht von ihr unterscheidende und absondernde,...<br />

der nicht von der Natur unterschiedene Gott; der Gott, dessen Attribut<br />

die Natur, ist der Mensch, der sich von der Natur unterscheidet, die<br />

Natur, die physische Existenz der moralischen unterordnet: Gott wird<br />

aus einem physikalischen Wesen ein politisches, so wie der<br />

Mensch selbst aus einem physikalischen Wesen ein politisches<br />

Wesen wird [*]. Die Natur bleibt aber die Basis der Religion, der [**]<br />

Anschauung: an die Objektivitàt bleibt gekniipft die Subjektivitat; der<br />

Mensch ist politisch, moralisch, um physisch gliicklich zu sein. Mittel<br />

und Zweck, Bedingung und Ursache kehren sich um, die Physik ist der


[ESSENZA' DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 267<br />

benché espressi da singoli, si impongono involontariamente all'uomo,<br />

infatti sono condizionati dall'individualità, dal tempo, dal<strong>la</strong> località, dai<br />

bisogni umani; essi perciò <strong>non</strong> presentano il carattere dell'arbitrarietà,<br />

bensì del<strong>la</strong> necessità e quindi del<strong>la</strong> divinità. Essi appaiono come [**]<br />

potenze umane, spirituali e insieme distinte dall'uomo. In breve l'esi­<br />

stenza fisica dell'uomo dipende ora da enti dell'astrazione, da enti che<br />

esistono solo nel<strong>la</strong> rappresentazione e per <strong>la</strong> rappresentazione. Essi do­<br />

minano invisibili e impercettibili, facendosi vedere e percepire solo nei<br />

loro effetti e nelle loro manifestazioni, in modo tale da esercitare un in­<br />

volontario condizionamento nell'uomo sull'uomo stesso [ 2].<br />

Dio è ciò che è l'uomo. Il Dio che opera solo nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>,<br />

[*] Prima gli enti reali diventano esseri rappresentati, poi gli enti del<strong>la</strong> rap­<br />

presentazione, dell'astrazione esseri reali.<br />

[**] I sacrifici hanno luogo là dove Dio è un essere sensibile, dove invece<br />

è un essere morale, scompaiono. « Praticare <strong>la</strong> giustizia e l'onestà è più grato a<br />

Jahvé che il sacrificio», Prov. 21, 3; «Doppio peso fa orrore a Jahvé », ivi, 20,<br />

23; « Fiacco<strong>la</strong> di Jahvé è l'animo umano », [ 3 ]<br />

t 1 ] Come ... cattivo: cfr. E. R., § 37.<br />

[ 2 ] Egli... stesso: cfr. E. R., §§ 37, 38.<br />

[ 3 ] Continua.<br />

identico con <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, è il Dio che vive solo nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e con <strong>la</strong> [*] 28r<br />

<strong>natura</strong>, che <strong>non</strong> si differenzia e si separa da essa, che <strong>non</strong> è distinto dal<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>; il Dio, di cui <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è attributo, è invece l'uomo, che si di­<br />

stingue dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, che subordina <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, l'esistenza fisica a quel<strong>la</strong><br />

morale: Dio diventa da essere fisico un essere politico, così come<br />

l'uomo stesso diventa da essere fisico un essere politico [*]. La na­<br />

tura rimane però <strong>la</strong> base del<strong>la</strong> religione, dell'intuizione sensibile: <strong>la</strong> [**]<br />

soggettività resta vinco<strong>la</strong>ta all'oggettività; l'uomo è politico, morale per<br />

essere felice tìsicamente. Mezzo e fine, condizione e causa si invertono,<br />

<strong>la</strong> fisica è per <strong>la</strong> morale, per <strong>la</strong> politica, <strong>la</strong> politica per <strong>la</strong> fisica, i citta-<br />


268 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Moral, der Politik, die Politik der Physik wegen, glikklich, zufrieden-<br />

wollen die Biirger sein, dann lieben sic auch ihr Vater<strong>la</strong>nd, dann sind<br />

sie auch gute Biirger — an dasselbe Objekt, woran der Mensch scine<br />

physische, kniipft er nun auch scine moralische, politische Existenz an.<br />

Die Ursache der Existenz ùberhaupt ist auch die Ursache der Existenz<br />

der Gemeinde, der Gesetze. Aber die Natur wird die Basis, die Mach t<br />

des moralischen, politischen Wesens. Jupiter hat nur den Donner in sei-<br />

ner Hand, um damit den Eindruck seiner Gesetze zu verstàrken. Der,,<br />

welcher dir sagt: du sollst nicht den Eid brechen, derselbe ist es,<br />

[*] Gewissen, v. 27. S[iehe] dasselbe [Kapitel].<br />

[**] Die Kraft der Religion ist nie ihre eigene — sie ist die Kraft der Natur-<br />

wahrheit, die der religiosen Vorstellung zugrunde liegt, aber als solche keine<br />

religiose Vorstellung ist.<br />

t 1 ] Gott wird... wird: vgl. W. R., § 37.<br />

28 v welcher den zerschmetternden Blitz zum Zeichen seiner unwiderstehli-<br />

chen, unausweichbaren Gewalt hat t 1 ]. Dasselbe Wesen, das dir das<br />

furchtbare Gesetz des Todes auferlegt, legt dir das politische oder mo­<br />

ralische Gesetz auf. Der Gebieter iiber Tod und Leben ist der morali­<br />

sche Gesetzgeber. So nichtig du der Natur gegeniiber, so nichtig bist du<br />

dem Gesetz gegeniiber. Kannst du den Natur<strong>la</strong>uf àndern [ 2], kannst du<br />

dich auch nur um einen Zoll vergrofiern, die Grenze des Lebens ver-<br />

schieben? Wie willst du also an dem Gesetze riitteln und knitteln, wie<br />

es umgehen? Was bist, was vermagst du? Wie willst du dich also gegen<br />

das Gesetz auflehnen? So unabanderlich als die Schranken deines Le­<br />

bens, deiner Gròfie, so unabanderlich ist das moralische Gesetz; es [*]<br />

ist das Gesetz desselben Wesens, welches in uniibersteiglichen Grenzen<br />

das Tier, die Pf<strong>la</strong>nze, das Wasser, die Sonne eingeschlossen hat — es ist<br />

dieselbe Macht, die dich im Donner und Blitz vor Schrecken und Furcht<br />

zu Boden wirft. Diese Macht des Gesetzes als Naturmacht tritt beson-<br />

ders iibrigens hervor erst im Monotheismus, wo die ganze Natur zum<br />

Attribut Eines Wesens erhoben wird, wahrend durch die Verteilung der<br />

Naturmacht an verschiedenen, selbstandigen, sich gegenseitig begren-<br />

zenden Wesen dieselbe im Polytheismus geschwacht und gelindert wird.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 269"<br />

allora sono anche buoni cittadini — allo stesso oggetto, cui l'uomo fa<br />

risalire <strong>la</strong> sua esistenza fisica, ricollega anche <strong>la</strong> sua esistenza morale,<br />

politica. La causa dell'esistenza in generale è anche <strong>la</strong> causa dell'esisten­<br />

za del<strong>la</strong> comunità, delle leggi. La <strong>natura</strong> in effetti diventa <strong>la</strong> base, <strong>la</strong><br />

forza dell'essere morale, politico. Giove ha nelle sue mani appunto<br />

il tuono per avvalorare l'impressione delle sue leggi. Chi ti dice: <strong>non</strong><br />

devi infrangere il giuramento, è lo stesso<br />

[*] <strong>la</strong> coscienza, v. 27, vedi lo stesso capitolo.<br />

[**] La forza del<strong>la</strong> religione <strong>non</strong> è mai <strong>la</strong> sua propria — essa è <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong><br />

verità <strong>natura</strong>le, che sta al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> rappresentazione religiosa, ma in quanto<br />

tale <strong>non</strong> è una rappresentazione religiosa.<br />

[ ! ] Dio diventa... politico: cfr. E. R., § 37.<br />

che ha per simbolo del<strong>la</strong> sua irresistibile, ineluttabile potenza il fui- 28v<br />

mine sterminatore [']. Lo stesso essere, che ti impone <strong>la</strong> terribile legge<br />

del<strong>la</strong> morte, ti impone <strong>la</strong> legge politica o morale. Il sovrano del<strong>la</strong> vita<br />

e del<strong>la</strong> morte è il legis<strong>la</strong>tore morale. Come di fronte al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> tu <strong>non</strong><br />

sei nul<strong>la</strong>, così <strong>non</strong> sei nul<strong>la</strong> neppure di fronte al<strong>la</strong> legge. Puoi tu mutare<br />

il corso <strong>natura</strong>le, accrescere anche solo di un pollice <strong>la</strong> tua statura, spo­<br />

stare il termine del<strong>la</strong> tua vita? Perché dunque scalpiti contro <strong>la</strong> legge<br />

nel tentativo di eluder<strong>la</strong>? Che cosa sei tu, che cosa puoi fare? Come<br />

puoi tu dunque pretendere di rivoltarti contro <strong>la</strong> legge? Tanto inaltera­<br />

bile quanto i limiti del<strong>la</strong> tua vita, del<strong>la</strong> tua statura, tanto inalterabile è<br />

<strong>la</strong> legge morale; essa è <strong>la</strong> legge dello stesso essere che ha rinchiuso [*]<br />

entro termini invalicabili l'animale, <strong>la</strong> pianta, l'acqua, il sole — è <strong>la</strong> stessa<br />

potenza, che con tuoni e <strong>la</strong>mpi ti getta al suolo per <strong>la</strong> paura e lo spa­<br />

vento. Questa potenza del<strong>la</strong> legge in quanto potenza <strong>natura</strong>le si impone<br />

peraltro con partico<strong>la</strong>re evidenza solo nel monoteismo, dove tutta <strong>la</strong> na­<br />

tura è assunta ad attributo di quell'unico essere, mentre nel politeismo<br />

<strong>la</strong> stessa potenza <strong>natura</strong>le, essendo ripartita in esseri diversi, indipen­<br />

denti, limitantesi a vicenda, viene indebolita e attenuata. Il politeista <strong>la</strong>-<br />

può eludere, rivolgendosi da un Dio a un altro, addirittura


270 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Der Polytheist kann die Macht umgehen, indem er sich von einem Gott<br />

2u einem anderen, gerade ent-<br />

[*] Das Gesetz ist geistig, die Strafe sinnlich, die Strafe die Basis des<br />

Gesetzes. Die Furcht vor dem Gesetz ist die Furcht vor der Natur — die Macht<br />

Gottes die Macht der Natur. « Sch<strong>la</strong>g mieli nicht tot », betet der<br />

Tartar [ 3], ich sch<strong>la</strong>ge dich nicht tot, antwortet das moralische Naturwesen, wenn<br />

du meine Gebote haltst, aber ich sch<strong>la</strong>ge dich tot, wenn du sic nicht haltst.<br />

t 1 ] Der ... hat: vgl. ibid.<br />

[ 2 ] den Natur<strong>la</strong>uf àndern ms: andern den Natur<strong>la</strong>uf.<br />

[ 3 ] Vgl. oben 1*, W. R., § 37.<br />

'-29r gegengesetzten Gott wendet, wie wenn er die Diana durch Unkeusch-<br />

heit beleidigte, so beleidigte er dagegen die Venus durch Keuschheit C 1 ].<br />

Die Behauptung der àlteren Atheisten, daB die Religion in ihrer<br />

entwickelten Bedeutung eine Erfindung der Politik, ist unwahr insofern<br />

dafi sic derselben eine absichtliche Erfindung gibt, aber wahr, insofern<br />

der politische Gott scine Herrschaft nur der Genesis der Staaten ver-<br />

dankt, gleichwie das Gewissen nur in dem Gemeinwesen der Menschen<br />

sich bildet. Ein Mensch ohne alle Verbindung gedacht, hat keine Pfllich-<br />

ten, kein Gewissen. Gewissen setzt Gesetz voraus. Erst wenn {ich) die-<br />

ses oder jenes verboten ist, kann ich mir ein Gewissen daraus machen,<br />

entsteht in mir der Kampf der Versuchung, der Widerspruch zwischen<br />

Neigung und Furcht und wenn ich nicht widerstand, das bbse Gewis­<br />

sen: das qualende Bewufitsein einer Schuld. Wie nun mit der Genesis<br />

des Gemeinwesens, des Gesetzes, des Gewissens, ist es mit der Genesis<br />

des politischen Gottes. So naturlich und notwendig die Bildung des<br />

Gemeinwesens, so naturlich und notwendig ist die Bildung des Natur-<br />

gottes zum Gemeingotte. Er entsteht im Menschen, sowie das Abhà'n-<br />

gigkeitsgefuhl des Menschen ein moralisches wird, an die Bedin-<br />

gungen der Existenz moralische Bedingungen sich kniipfen, kurz sowie<br />

sich der Mensch als nicht nur physisch, sondern auch moralisch beding-<br />

tes und bestimmtes Wesen fuhlt und fafit. Notwendig verwandelt sich<br />

nun auch hier die Vorstellung seiner Abhangigkeit von einem physischen<br />

Wesen in die von einem physikalisch-moralischen oder moralisch-phy-<br />

rsischen Wesen.<br />

[ ] ] Diese... Keuschheit: vgl. W.R., §§ 41, 42.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 271<br />

[*] La legge è spirituale, ma <strong>la</strong> punizione è sensibile, <strong>la</strong> punizione è <strong>la</strong> base<br />

del<strong>la</strong> legge. La paura del<strong>la</strong> legge è <strong>la</strong> paura del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> — <strong>la</strong> potenza di Dio<br />

è <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. « Non colpirmi a morte », prega il Tar­<br />

taro [2], io <strong>non</strong> ti uccido, risponde l'essere morale <strong>natura</strong>le, se tu osservi i miei<br />

precetti, ma ti uccido se <strong>non</strong> li osservi.<br />

C 1 ] Chi... sterminatore: cfr. ibid.<br />

[2] Cfr. sopra, l v , E. R., § 37.<br />

a un Dio opposto, così come quando con <strong>la</strong> incontinenza offendeva Dia- 29 r<br />

na, con <strong>la</strong> continenza al contrario Venere C 1 ].<br />

L'affermazione dei più antichi atei, secondo cui <strong>la</strong> religione nel suo<br />

significato più evoluto sarebbe un'invenzione del<strong>la</strong> politica, è falsa in<br />

quanto vi vede un'invenzione intenzionale, è vera nel senso che il Dio<br />

politico deve il suo dominio solo al<strong>la</strong> genesi degli stati, così come <strong>la</strong><br />

coscienza si forma solo nel<strong>la</strong> comunità <strong>umana</strong>. Un uomo inteso senza<br />

re<strong>la</strong>zioni, <strong>non</strong> ha doveri, <strong>non</strong> ha coscienza. La coscienza presuppone <strong>la</strong><br />

legge. Solo se questa cosa o quel<strong>la</strong> è proibita, posso farmene una que­<br />

stione di coscienza, sorge in me <strong>la</strong> lotta del<strong>la</strong> tentazione, <strong>la</strong> contraddi­<br />

zione fra inclinazione e paura e, nel caso in cui io <strong>non</strong> abbia saputo re­<br />

sistere, il rimorso: il tormento del<strong>la</strong> coscienza per aver commesso una<br />

colpa. Come per <strong>la</strong> genesi del<strong>la</strong> comunità, del<strong>la</strong> legge, del<strong>la</strong> coscienza,<br />

così è per <strong>la</strong> genesi del Dio politico. Come è <strong>natura</strong>le e necessaria <strong>la</strong><br />

formazione del<strong>la</strong> comunità, così è <strong>natura</strong>le e necessaria <strong>la</strong> trasforma­<br />

zione del Dio <strong>natura</strong>le in un Dio del<strong>la</strong> comunità. Esso sorge nell'uomo,<br />

appena che il sentimento di dipendenza dell'uomo diventa un sentimen­<br />

to morale e alle condizioni dell'esistenza si collegano condizioni mo­<br />

rali, in breve appena che l'uomo si percepisce e si considera un essere<br />

condizionato e determinato <strong>non</strong> solo tisicamente, ma anche moralmente.<br />

Necessariamente anche qui <strong>la</strong> rappresentazione del<strong>la</strong> sua dipendenza da<br />

un essere fisico si tramuta nel<strong>la</strong> rappresentazione del<strong>la</strong> dipendenza da-<br />

un essere morale-fisico o fisico-morale.<br />

t 1 ] Questa ... Venere: cfr. E. R., §§ 41, 42.


272 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

:29v Die Verkniipfung der Moral und Politik mit der Natur ist ihm also nicnt<br />

schwieriger zu erklàren, als die Verknupfung der Strafe des Todes oder<br />

sonst eines anderes Strafiibels mit dem Ubertritt des Gesetzes. Nur ist<br />

hier gesondert das Gesetz und die vom Gesetz angedrohte oder<br />

vielmehr vollzogene Strafe. In dieser Trennung sondert sich auch die<br />

Furcht vor der Strafe, indem sich die Mòglichkeit einschiebt, der Strafe<br />

zu entgehen. Doch ist diese Sonderung keineswegs eine normale und<br />

notwendige. Im Gemute verkniipft sich unmittelbar mit dem Ubertritt<br />

des Gesetzes auch die Vorstellung von der Strafe, auch die Furcht vor<br />

der Verletzung, und um so mehr, je wo sich die Vorstellung des Geset­<br />

zes an die Vorstellung des Naturwesens ankniipft, an die unentfliehbare<br />

Macht, vor der der Mensch in Ohnmacht sinkt — eine Vorstellung, die<br />

alle Reflexion ùber die Verbindlichkeit, alle Mòglichkeit der Entgehung<br />

der Strafe, alle Lust zum Ubertritt niedersch<strong>la</strong>gt. — Es gehòrt iibrigens<br />

zur Genesis dieses moralischen Naturgottes auch die Anschauung und<br />

Beobachtung der Natur. Alles in der Natur hat scine Zeit, scine Macht<br />

und Ziel, scine Grenze und Schranke [*]. Gesetze sind Bestimmungen,<br />

Begrenzungen, Beschrànkungen. Sic haben daher denselben Charakter,<br />

wie die Naturgesetze: sie sollen unverletzlich sein, als jene unùber-<br />

schreitbar sind. Die Gesetze der Natur konnen aber nicht uberschritten<br />

werden, sterben mulk du, du magst wollen oder nicht, aber die Gesetze<br />

der Gesellschaft, Menschenwelt konnen ùberschritten werden — sie sol­<br />

len es aber nicht — sie sind daher heilig. Die Religion will der morali­<br />

schen Notwendigkeit der Strafe<br />

[*] Sonne, Mond und Sterne haben ihre bestimmte Laufbahn, bewegen sich<br />

aber innerhalb ihrer bestimmten Grenzen, die sie nicht viber sdirei ten, stets wan-<br />


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 273<br />

La connessione del<strong>la</strong> morale e del<strong>la</strong> politica con <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è per lui quin- 29 v<br />

di <strong>non</strong> più difficile da spiegare del<strong>la</strong> congiunzione del<strong>la</strong> pena di morte o<br />

di qualsiasi altro castigo con <strong>la</strong> trasgressione del<strong>la</strong> legge. L'unica diffe­<br />

renza è che in questo caso c'è separazione fra <strong>la</strong> legge e <strong>la</strong> pena<br />

da essa comminata o piuttosto inflitta. In questo distacco anche <strong>la</strong> paura<br />

del<strong>la</strong> pena si tien separata, giacché si insinua <strong>la</strong> possibilità di sfuggire<br />

al<strong>la</strong> pena. Tuttavia questa separazione <strong>non</strong> è un fatto normale e neces­<br />

sario. Nell'animo si congiunge immediatamente al<strong>la</strong> trasgressione del<strong>la</strong><br />

legge anche <strong>la</strong> rappresentazione del<strong>la</strong> pena, anche <strong>la</strong> paura del danno, e<br />

questo a maggior ragione ogni qual volta <strong>la</strong> rappresentazione del<strong>la</strong> legge<br />

si congiunge al<strong>la</strong> rappresentazione dell'essere <strong>natura</strong>le, al<strong>la</strong> potenza ine­<br />

luttabile, dinanzi al<strong>la</strong> quale l'uomo precipita nell'impotenza — una rap­<br />

presentazione, che stronca ogni riflessione sull'obbligatorietà, ogni pos­<br />

sibilità di sfuggire al<strong>la</strong> pena, ogni voglia di trasgressione. Occorre peral­<br />

tro al<strong>la</strong> genesi di questo Dio morale <strong>natura</strong>le anche l'intuizione ed os­<br />

servazione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Ogni cosa nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> ha il suo tempo, <strong>la</strong> sua<br />

potenza e il suo scopo, il suo confine e il suo limite [ * ]. Le leggi sono<br />

determinazioni, delimitazioni, definizioni. Esse hanno perciò lo stesso<br />

carattere delle leggi <strong>natura</strong>li: devono essere invio<strong>la</strong>bili, come quelle sono<br />

invalicabili. Le leggi del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> però <strong>non</strong> possono essere trasgredite,<br />

tu devi morire, che lo voglia o no, al contrario le leggi del<strong>la</strong> società,<br />

del mondo umano possono essere trasgredite — <strong>non</strong> devono però esser-<br />

lo — sono perciò sacre. La religione vuole conferire al<strong>la</strong> necessità mo­<br />

rale del<strong>la</strong> punizione<br />

[*] Sole, luna e stelle hanno il loro corso determinato, si muovono appunto<br />

all'interno dei loro determinati confini che <strong>non</strong> oltrepassano, procedono sempre<br />

secondo precise proporzioni; ogni fiore ha il suo determinato tempo; il mare<br />

s'avanza e retrocede, rimane però sempre entro i suoi confini; ogni animale ha il<br />

suo rego<strong>la</strong>re modo di vivere, il suo territorio in determinati confini, entro i quali<br />

si deve muovere.<br />

<strong>la</strong> necessità fisica — ciò è espresso dal marchio del<strong>la</strong> santità, del- [*] sor<br />

l'invio<strong>la</strong>bilità, rispetto al<strong>la</strong> quale perciò è stabilita <strong>la</strong> pena di mor­<br />

te. La morale si ricollega al<strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> morte: è necessario che<br />

essa si vendichi dell'oltraggio al<strong>la</strong> sua santità con questa potenza —- cer­<br />

tamente tanto più necessario per essa in quanto ogni oggetto del<strong>la</strong> re-<br />

io F. TOMASONI, Ladwig <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>.


274 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

an sich ein willkiirlicher, scine Heiligkeit nur in der Einbildung existiert,<br />

also sic alle, auch das àufierste, letzte Mittel aufbieten mufi, um ihn vor<br />

der Frechheit des Verstandes und sinnlichen Triebes zu schirmen [*].<br />

§<br />

Obwohl das Naturwesen und Gemeinwesen oder politische We-<br />

sen ein und dasselbe Wesen hier, so ist dodi die Natur dem Gemein­<br />

wesen untergeordnet: sie ist nur der Exekutor, der Arm der strafen-<br />

den und belohnendem Gerechtigkeit, die Kraft, vermittelst deren das<br />

Gesetz sich geltend macht, Autoritàt verschafft. Diese Bedeutung be-<br />

kommt sie in der Theorie, weil sie praktisch im Menschen bereits diese<br />

Bedeutung gefunden. So wie sich der Mensch unterscheidet von der<br />

Natur einmal, zur Selbstàtigkeit kommt oder vielmehr zum Bewulk-<br />

sein derselben, so tritt ihm die Natur gegeniiber als ein Gegenstand,<br />

der seinen Zweck nur im Menschen findet, der nur fiir den Menschen,<br />

ihm zum Besten, zum Genufó dient. So wie er zum Unterschied, zum<br />

SelbstbewuJStsein sich erhebt, so wie er sich als sehendes, horendes,<br />

wahrnehmendes, geniefiendes Wesen erfaJSt, so wird ihm die Natur als<br />

blindes und taubes, selbstloses, nur geniefibares, nutzbares, nicht selbst<br />

genieBendes Wesen als blofies Objekt Gegenstand.<br />

[*] Das t)bel der Natur wird zur Strafe. Die natiirlichen Ubel verschwinden<br />

vor den (Jbeln, die der Mensch dem Menschen zufugt. Vergleiche hier Menu's<br />

Gesetzbuch, Kap. VII: « Laster schrecklicher als der Tod », 53 «Der G<strong>la</strong>nz der<br />

Sonne verschwindet vor dem G<strong>la</strong>nz der irdischen, menschlichen Majestat » [ 2]. Der<br />

Kònig, der Regent ist im Dienst der Menschheit.<br />

C 1 ] vor der Frechheit... schirmen ms: zu schirmen vor der Frechheit des<br />

Verstandes und sinnlichen Triebes.<br />

[2 ] Vergleiche ... Majestat: vgl. W. R., § 37.<br />

sov Die Sonne gibt mir Licht und Wàrme, sie befòrdert das Gedeihen [*]<br />

der Pf<strong>la</strong>nzen, wovon die Tiere leben, von denen ich wieder lebe. Mond<br />

und Sterne sind nur Lichter bei der Nacht. Die Erde ist da, daB sie<br />

mich tragt und die Pf<strong>la</strong>nze nàhrt Tier, wovon ich bedarf. Die Natur<br />

hat bloB die Bedeutung eines Lebensmittels fiir mich. Insofern der<br />

Mensch die Natur nur aus dem Gesichtspunkt der Nutzlichkeit an-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 275<br />

ligione è in sé arbitrario e <strong>la</strong> sua santità esiste solo nell'immaginazione,<br />

sicché essa deve impiegare ogni mezzo, anche il più estremo, l'ultimo<br />

per proteggerlo dall'audacia dell'intelletto e dell'istinto dei sensi.<br />

Benché l'essere <strong>natura</strong>le e quello comunitario o politico siano qui<br />

un unico e identico essere, tuttavia <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è subordinata al<strong>la</strong> comu­<br />

nità: essa è solo l'esecutrice, il braccio del<strong>la</strong> giustizia punitiva o ri-<br />

compensatrice, <strong>la</strong> forza per mezzo del<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> legge si fa valere, ot­<br />

tiene autorità. Essa riceve questo significato nel<strong>la</strong> teoria, poiché nel<strong>la</strong><br />

pratica l'ha già avuto. Come l'uomo si differenzia dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e giunge<br />

all'indipendenza o piuttosto al<strong>la</strong> coscienza dell'indipendenza, così <strong>la</strong> na­<br />

tura gli si presenta come un oggetto che trova il suo scopo solo nel­<br />

l'uomo, che esiste solo per lui, che serve al suo bene, al suo godimen­<br />

to. Come egli si innalza al<strong>la</strong> differenza, all'autocoscienza, come conce­<br />

pisce sé stesso come un essere che vede, ascolta, percepisce, gode, così<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> gli diventa oggetto solo come un essere cieco e sordo, privo<br />

di autonomia, destinato solo ad essere goduto, utilizzato, <strong>non</strong> capace<br />

esso stesso di godere, un mero oggetto.<br />

[*] II male <strong>natura</strong>le diventa punizione. I mali <strong>natura</strong>li scompaiono di fronte<br />

a quelli che l'uomo infligge al suo simile. Confronta qui il Libro delle leggi di<br />

Menu, cap. VII: « I vizi sono più terribili del<strong>la</strong> morte », 53 « Lo splendore del<br />

sole scompare di fronte al<strong>la</strong> maestà terrena, <strong>umana</strong> »[ 1]. Il re, il reggente è al<br />

servizio dell'umanità.<br />

C 1 ] Confronta ... <strong>umana</strong>: cfr. E. R., § 37.<br />

Il sole mi da luce e calore, fa crescere le piante, di cui vivono gli [*] 30v<br />

animali, dai quali poi io stesso traggo alimento. Luna e stelle sono sem­<br />

plicemente <strong>la</strong>mpadari durante <strong>la</strong> notte. La terra è qui per sostentarmi,<br />

e <strong>la</strong> pianta nutre l'animale, di cui io ho bisogno. La <strong>natura</strong> ha semplice­<br />

mente il significato di un mezzo di sostentamento per me. L'uomo con­<br />

siderando <strong>la</strong> <strong>natura</strong> solo dal punto di vista dell'utilità, si percepisce come


276 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

sieht, weiB er sich als H e r r n der Natur. Diese Herrschaft kundigt<br />

sich in der Genesis Moses in der Herrschaft des Menschen iiber die<br />

Tiere an E 1 ], wàhrend die alten Religionen den Menschen noch mit<br />

den Tieren identifizierten und eben deswegen, denn was der Mensch,<br />

das ist der Gott, das gottliche Wesen mit dem tierischen identifiziert.<br />

Sind auch die Tiere z. T. wenigstens nur als Symbole zu fassen, so<br />

andert das nichts an der Sache: wo das Tier zum Symbol gilt, da hat<br />

sich eben noch nicht der Mensch, noch nicht der Gott iiber das<br />

Tierwesen erhoben. Die Natur verliert jetzt die Bedeutung des selb-<br />

standigen Seins, des Seins, bei dem der Mensch stehen bleibt, [**]<br />

ohne weiter zu fragen, woher: was nicht tur sich, kann nicht aus sich<br />

und durch sich sein. Wofur ist also die Natur? Sic ist fùr ein selbstan-<br />

diges, selbstbewufites, wollendes, sehendes, fuhlendes, geniefiendes We­<br />

sen. Wofiir sic ist, daher ist sie auch entsprungen, gekommen, Indem<br />

ich ihr das Fursichsein abspreche, so habe ich schon ihre Nativitàt ge-<br />

stellt und in das sich seiende Wesen ohne Schub versetzt. Mit der Un-<br />

terscheidung in Bewufitloses und Bewufites entsteht Urteil, Verglei-<br />

chung, das BewuJSte wird<br />

[*] «Lucem redde terrae, dux bone patriae. Instar veris enim vultus ubi<br />

tuus Affulsit, populo gratior it dies. Et soles melius nitent », Horatius, IV Od. 5,<br />

[w. 5-8] (« Wie dein Antlitz gleich der Friihlingssonne uns scheint, dann fliefit<br />

dem Volke goldener der Tag und die Sonnen erscheinen im hòheren G<strong>la</strong>nze »),<br />

Mitsch.[erlich] [2]. Nirgends vergòtterte Horaz den August, nur so: neben Grie-<br />

chen<strong>la</strong>nds Schutzgòilern, neben Herkules, Kastor stelli er auf. Nie neben einem<br />

als Weltbeherrscher anerkannten Jupiter, unter dem er ihn stets setzte (Ders.) [3].<br />

[**] « Dives et pauper sibi occurrunt, Jehova est creator omnium », Prov.<br />

Salom. 22,2; « Qui pauperem derider, vituperai eius crealuram », ibid. e. 17,5;<br />

14, 31. « Deus vull ul homines se muluo auxilio adjuvenl ». An das BewuBlsein<br />

der gemeinschaftlichen Quelle kniipft sich das Gefiihl der Pflichl der Unterstutzung.<br />

E 1 ] Die Sonne ... an: vgl. W. R., § 43.<br />

[ 2] Q. Horalii F<strong>la</strong>cci, Opera, ed. Chrisl. Guil. Milscherlich, Lipsiae 1800, II,<br />

p. 363.<br />

[3] Ebd. 369-70, vgl. 362.<br />

31 r iiber das BewuBtlose gesetzt: ich stehe iiber der Natur, ich bin mehr<br />

als die Natur. Das Bewufitseiende ist das Hòchste und als dieses das


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1* REDAZIONE] 277<br />

signore del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Questo dominio è proc<strong>la</strong>mato nel<strong>la</strong> Genesi di<br />

Mosé in quanto dominio dell'uomo sugli animali [*], mentre le antiche<br />

religioni identificavano ancora l'uomo con gli animali e questo è dimo­<br />

strato proprio dal fatto che ciò che è l'uomo, è anche Dio e l'essere di­<br />

vino era identificato con quello animale. Anche se gli animali, almeno<br />

in parte, sono da intendere solo come simboli, questo <strong>non</strong> cambia nul<strong>la</strong><br />

rispetto al<strong>la</strong> questione: quando l'animale funge da simbolo, allora ap­<br />

punto l'uomo <strong>non</strong> si è ancora, Dio <strong>non</strong> si è ancora innalzato al di<br />

sopra dell'essere animale. A questo punto <strong>la</strong> <strong>natura</strong> perde il significato<br />

dell'essere indipendente, dell'essere, al quale l'uomo si arresta senza [**]<br />

chiedere più oltre: da dove viene? Ciò che <strong>non</strong> è per sé, <strong>non</strong> può ve­<br />

nire da sé e per virtù propria. A che scopo è dunque <strong>la</strong> <strong>natura</strong>? Per un<br />

essere indipendente, cosciente, che vuole, vede, sente, gode. Quello per<br />

cui essa è, è anche quello da cui ha avuto origine, è venuta. Contestan­<br />

dole l'essere per sé, ho già posto <strong>la</strong> sua natività e l'ho immediatamente<br />

riportata all'essere autonomo. Con <strong>la</strong> distinzione fra ciò che <strong>non</strong> ha co­<br />

scienza e ciò che ha coscienza, sorge il giudizio, il confronto, ciò che ha<br />

coscienza<br />

[*] « Lucem redde terrae, dux bone patriae. Instar veris enim vultus ubi<br />

tuus Affulsit, populo gratior it dies. Et soles melius nitent », Horatius, Od. IV, 5,<br />

[w. 5-8] («Come il tuo volto, simile al sole di primavera, ci illumina, allora al<br />

popolo scorre più aureo anche il giorno e i soli rifulgono di maggior splendore »),<br />

Mitsch.[erlich] [2]. Mai Grazio divinizzò Augusto, solo così: egli lo colloca ac­<br />

canto agli dei tute<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> Grecia, accanto a Èrcole, Castore. Mai accanto a un<br />

Dio riconosciuto come signore del mondo, a Giove, sotto il quale sempre lo col­<br />

loca (Lo stesso) [ 3].<br />

[**] «Ricco e povero s'incontrano, Jahvé è creatore di tutti», Prov. 22,2;<br />

«Chi beffa il povero, insulta il suo creatore», ivi, e. 17,5; 14,31. «Dio vuole<br />

che gli uomini si aiutino a vicenda ». Al<strong>la</strong> coscienza del<strong>la</strong> comune origine si ricol­<br />

lega il sentimento del dovere dell'aiuto vicendevole.<br />

C 1 ] II sole ... animali: cfr. E. R., § 43.<br />

t 2 ] Q. Horatii F<strong>la</strong>cci, Opera, ed. Christ. Guil. Mitscherlich, Lipsiae 1800, II,<br />

p. 363.<br />

[3] Ivi, pp. 369-70, cfr. 362.<br />

è posto al di sopra di ciò che <strong>non</strong> l'ha: io sto al di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, 3ir<br />

sono più del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. L'essere cosciente è l'essere supremo e, in quanto


278 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

erste Wesen. Das erste Wesen ist das, nach dem die anderen kom-<br />

men — weil dem Range, auch der Zeit nach. Hier also erst ist dies [ * ]<br />

ausgesprochen: das subjektive Wesen ist das wahre, objektive Wesen [*].<br />

Weil aber das menschliche Bewufitsein urspriinglich und notwendig an<br />

das Bewufitsein von einem anderen von ihm unterschiedenen Wesen ge-<br />

bunden ist, so stellt er dieses subjektive Wesen, welches sein eigenes,<br />

Er selbst ist, als ein anderes, oder vielmehr als dieses andere Wesen<br />

vor. Der Mensch setzt sich an die Spitze der Welt, er ist das A un O<br />

derselben; weil aber zwischen seinem vorgestellten und wirklichen, rea-<br />

len, auf die Basis und auf die Spitze gestellten Wesen sich die Natur<br />

dazwischensch<strong>la</strong>gt, so ist es anders, oder nicht unmittelbar, sondern<br />

mittelbar sein eigenes Wesen. Das einzige Mittel aber, sich zu ponieren,<br />

ist diese Vergegenstàndlichung, denn eben damit setzt er an die Stelle<br />

eines anderen fremden Wesens sein eigenes. Um das andere Wesen zu<br />

iiberwinden, mufi er sein eigenes zu diesem machen. Indem er das Sub­<br />

jektive verobjektiviert, versubjektiviert er ja zugleich das Objektive.<br />

§<br />

Wo sich der Mensch als Herrn der Natur weifi, wo er sich nicht<br />

mehr in knechtischer Furchtsamkeit vor ihr beugt und erniedrigt, da<br />

ist ihm notwendig die Herrschaft iiber die Natur der hochste Begriff,<br />

die hochste Vorstellung<br />

[*] Je mehr sich der Mensch von der Natur absondert und entfernt, je<br />

abstrakter er ist, desto mehr schwindet ihm auch die Natur aus der Anschauung;<br />

es bleibt ihm zuletzt nichts iibrig, als die Erinnerung an ein oder an das Wesen,<br />

wovon er abhangig ist, dem er scine Existenz verdankt.<br />

C 1 ] Das Bewufitseiende ... Wesen: vgl. W. R., § 45.<br />

31 v und eben deswegèn das hochste Wesen. Denn die Vorstellungen, die<br />

Begriffe sind den Menschen Wesen, die hochste Vorstellung das [*]<br />

hochste Wesen. Statt der Natur als Gottes haben wir jetzt Gott als den<br />

Herrn, den Befehlshaber, den General, als Chef der Natur. Kurz wir<br />

sind hier an das hauptsàchliche Thema unserer Schrift gekommen, wo<br />

der Gegenstand der Religion nicht ein vom sub-<br />

jektiven Wesen des Menschen unterschiedenes


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 279<br />

tale, primo. L'essere primo è quello dopo il quale vengono gli altri<br />

— giacché nel rango, così anche nel tempo. Quindi solo a questo pun- [*]<br />

to è espresso il principio: l'essere soggettivo è l'essere vero, obiettivo [*].<br />

Giacché però originariamente e necessariamente <strong>la</strong> coscienza <strong>umana</strong> è<br />

legata al<strong>la</strong> coscienza di un altro essere, distinto da essa, l'uomo rap­<br />

presenta questo essere soggettivo, che è il suo proprio essere, lui<br />

stesso, come un altro o piuttosto come quest'altro essere. L'uomo si<br />

pone al vertice del mondo — è l'alfa e l'omega dello stesso; giacché<br />

però fra il suo essere rappresentato e quello effettivo, reale, fra il suo<br />

essere posto al<strong>la</strong> base e quello al vertice si frappone <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, allora<br />

esso è diverso, o è il suo proprio essere <strong>non</strong> immediatamente, bensì solo<br />

mediatamente. L'unico mezzo però per affermarsi è questa obiettiva-<br />

zione, infatti proprio in tal modo egli pone al posto di un altro essere<br />

estraneo il suo proprio essere. Per superare l'altro, deve trasformare sé<br />

stesso in quello. Obicttivando il soggettivo, rende appunto nello stesso<br />

tempo soggettivo l'oggettivo.<br />

§<br />

Quando l'uomo si riconosce come signore del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, quando <strong>non</strong><br />

si inchina, né si abbassa più dinanzi a lei in servile timore, allora ne­<br />

cessariamente <strong>la</strong> sovranità sul<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è per lui il supremo concetto, <strong>la</strong><br />

suprema rappresentazione<br />

[*] Quanto più l'uomo si separa e si estranea dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, quanto più egli<br />

è astratto, tanto più <strong>la</strong> <strong>natura</strong> gli scompare anche dall'intuizione sensibile; al<strong>la</strong> fine<br />

<strong>non</strong> gli rimane nul<strong>la</strong>, se <strong>non</strong> il ricordo di un essere o di quell'essere, da cui di­<br />

pende e al quale deve <strong>la</strong> sua esistenza.<br />

t 1 ] L'essere cosciente... obiettivo: cfr. E. R., § 45.<br />

e appunto per questo l'essere supremo. Infatti le rappresentazioni, i con-<br />

cetti sono per gli uomini esseri, quindi <strong>la</strong> suprema rappresentazione è [*]<br />

l'essere supremo. Anziché <strong>la</strong> <strong>natura</strong> come Dio abbiamo ora Dio come<br />

signore, comandante, generale, come capo del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. In breve qui sia­<br />

mo giunti al tema principale del nostro scritto, al punto in cui l'og­<br />

getto del<strong>la</strong> religione <strong>non</strong> è un essere distinto da<br />

quello soggettivo dell'uomo e quindi finalmente


280 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Wesen, wo also das Gebet der Religion erst e r -<br />

fullt ist — und unser Beweis ist der, dafi dieses Wesen, welches der<br />

Mensch als Gott verehrt, kein anderes als das seinige, dafi es nur die<br />

Vorstellung von der Natur ist, die das Hindernis ist, zu erkennen, dafi<br />

das gottliche Wesen nichts vom menschlichen unterschiedenes ist.<br />

Gott als Schopfer ist der erste Begriff, der sich ùber die Natur<br />

stellt. Er folgt aus dem Herrn: der Herr muft Urheber sein, muft sic ge­<br />

macht haben, sonst ist er nicht vollstandiger, wahrer Herr; soweit er<br />

sie nicht gemacht hàtte, soweit wàre sie ja unabhàngig von ihm, [**]<br />

selbstandig gegen ihn, soweit scine Macht beschrànkt; nur in seiner Ohn-<br />

macht, nur in dem Mangel sie nicht machen [zu] konnen, kbnnte ja<br />

der Grund sein, warum sie nicht von ihm gemacht wàre. Woraus schopft<br />

der Vater scine Kraft uber das Kind? Weil er der Urheber ist. Es ist<br />

sein Kind, weil er es gemacht hat. Der religiosen Vorstellung erscheint<br />

ebenso '*}<br />

[*] Das Gefiihl der eigenen Ohnmacht gegeniiber der Macht der Natur,<br />

der Gottheit ist es, was dem Menschen besonders die Barmherzigkeit gegen Lei-<br />

dende, Arme, Bittende einflòfkt 1 ]. Zeus ist der Schirmer der Armen; sie stehen<br />

unter seinem Schutz. Gegen Gott bin ich selbst ein Fremder,<br />

A r m e r, ich fiihle mich also hier im Angesicht eines GròBeren, Machtigeren<br />

dem Elenden, dem unter mir Seienden gleichgestellt [ 2].<br />

[**] Je mehr die Religion den Menschen in der Vorstellung erhebt, desto<br />

mehr muJS sie ihn in der Wirklichkeit herabsetzen.<br />

C 1 ] besonders ... einflòBt ms: besonders einflòfk die Barmherzigkeit gegen<br />

Leidende, Arme, Bittende.<br />

[2 ] Machtigeren ... gleichgestellt ms: Machtigeren gleichgestellt dem Elenden,<br />

dem unter mir Seienden.<br />

32r Gott als Herr, weil er der Schòpfer ist, obgleich an sich der Schopfer<br />

erst ein aus der Herrschaft abgeleiteter BegriflE ist, oder vielmehr der<br />

Begriff der Herrschaft sich erst realisiert, vervollstàndigt, bewahrheitet<br />

in dem der Schopfung. Die Heiden hatten auch schon Herren der Natur,<br />

aber die notwendige Konsequenz der Herrschaft d. h. die Realitàt, [*]<br />

die Wahrheit derselben: die Schopfung entging ihnenC 1 ]: Beweis,


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 281<br />

si adempie <strong>la</strong> preghiera del<strong>la</strong> religione —e <strong>la</strong> nostra<br />

dimostrazione consiste nel provare che questo essere adorato dall'uomo<br />

come Dio <strong>non</strong> è altro se <strong>non</strong> il suo proprio essere e che solo <strong>la</strong> rappre­<br />

sentazione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è quel<strong>la</strong> che impedisce di riconoscere come l'es­<br />

sere divino <strong>non</strong> sia nul<strong>la</strong> di diverso da quello umano.<br />

Il primo concetto, che si afferma sul<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, è quello di Dio come<br />

creatore. Esso consegue da quello di signore: il signore deve essere l'au­<br />

tore, deve aver<strong>la</strong> fatta, altrimenti <strong>non</strong> è un pieno, un vero signore; nel<strong>la</strong><br />

misura in cui <strong>non</strong> l'avesse fatta, nel<strong>la</strong> misura in cui essa sarebbe ap- [**]<br />

punto indipendente da lui, autonoma rispetto a lui, nel<strong>la</strong> stessa misura<br />

<strong>la</strong> sua potenza sarebbe limitata; infatti solo nel<strong>la</strong> sua impotenza, solo<br />

nel<strong>la</strong> sua incapacità di produr<strong>la</strong>, potrebbe esserci appunto <strong>la</strong> ragione per<br />

cui <strong>non</strong> l'avrebbe fatta. Donde ricava il padre <strong>la</strong> sua forza sul figlio? Dal-<br />

l'averlo procreato. È s u o figlio essendo stato fatto da lui. Parimenti an­<br />

che Dio appare al<strong>la</strong> rappresentazione religiosa<br />

[*] È il sentimento del<strong>la</strong> propria impotenza rispetto al<strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> na­<br />

tura, del<strong>la</strong> divinità, che ispira all'uomo in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> compassione nei con­<br />

fronti dei sofferenti, dei poveri, dei supplicanti. Zeus è il protettore dei poveri;<br />

questi sono sotto <strong>la</strong> sua tute<strong>la</strong>. Rispetto a Dio io stesso sono uno stra­<br />

niero, un povero, nei confronti di un essere più grande, più potente mi<br />

sento quindi assimi<strong>la</strong>to al misero, a chi è sotto di me.<br />

[**] Quanto più <strong>la</strong> religione innalza l'uomo nel<strong>la</strong> rappresentazione, tanto più<br />

lo deve abbassare nel<strong>la</strong> realtà.<br />

come signore in quanto è il creatore, benché in sé il creatore sia sol- 32 r<br />

tanto un concetto derivato da quello di signore o piuttosto il concetto<br />

del<strong>la</strong> signoria si realizzi, si compia, si avveri solo in quello di creazio­<br />

ne. Già anche i pagani avevano signori del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, ma sfuggiva loro <strong>la</strong><br />

necessaria conseguenza del<strong>la</strong> signoria, ossia <strong>la</strong> realtà, <strong>la</strong> verità di essa: [*]<br />

<strong>la</strong> creazione [*], e questo dimostra che <strong>la</strong> signoria è precedente al<strong>la</strong>


282 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

dafi die Herrschaft friiher ist als die Schopfung, obgleich in der Folge<br />

dann dies sich umkehrt.<br />

Die Identitàt des Schòpfers mit dem Geschòpf erhellt nun so<br />

gleich daraus, dafi der Schopfer sozusagen ein Geschòpf der Erhebung<br />

des Menschen ùber die Natur. Wo der Mensch [sich] nicht iiber die<br />

Natur erhebt, betet er die Natur an; wo er sich iiber die Natur er-<br />

hebt [2], betet er Sich, betet er dieses ùber die Natur erhobene Wesen<br />

als Gott an. Bist du in die Natur verloren, versunken in die Materie,<br />

so ist auch dein Gott ein in die Natur verlorener, von ihr nicht zu un-<br />

terscheidender. Bist du aufier und iiber der Natur, so ist eben deswe-<br />

gen dein Gott aufier und ùber der Natur; wo die Natur nur ein<br />

Objekt des Willens d. h. der Dienstbarkeit, der Verbrauchbarkeit, der<br />

Verwendbarkeit fùr deine Zwecke ist, dann ist sie auch nur ein P r o -<br />

dukt des Willens. Wissen und Wollen sind die hoheren<br />

Machie, als die Màchte der Natur, als die qualitativ hbchsten Màchte<br />

sind sie dann auch genealogisch die ersten Màchte, die Ursachen der<br />

Dinge. Du kannst nichts tun, ohne zu wissen und wollen,<br />

[*] Wie die Natur zu einer moralischen Macht wird? Durch das mo-<br />

ralische Gefiihl des Menschen. Das Feuer, das den Menschen in<br />

das Haus versammelt, erwarmt nicht nur den Leib, erwarmt auch das Herz,<br />

macht traulich und vertraut. Der Baum, der einen Schutz gewà'hrt gegen Wind<br />

und Wetter, gewahrt nun auch das Haus eines Einsamen, ist auch der Schutzherr<br />

eines Eigentums, als Abgrenzung. Der [3]<br />

[i] Die Heiden... ihnen: vgl. W. R., § 41.<br />

[2] sich... erhebt ms: sich erhebt iiber die Natur.<br />

[ 3] Fortsetzung folgt.<br />

32v was du tust. Du bewegst dich, aber nur, wenn du willst und du [*]<br />

bewegst dich auf diesem Wege, an diesen bestimmten Ort, weil dieser<br />

Ort fùr dich Objekt der Vorstellung, des Zweckes ist. Du kannst nichts<br />

wollen, was nicht deinem Denken, Vorstellen als Gegenstand vorsch-<br />

webt. Aber die Natur bewegt sich und zwar alles in bestimmten Gren-<br />

zen zu bestimmten Zwecken; sie fùr sich selbst sieht, hort, weiJS nicht,<br />

was sie tut, wozu sie sich bewegt — also wird sie bewegt von einem<br />

Wesen, in welchem und fùr welches die blinde selbstlose Wirkung der<br />

Natur Objekt des Wissens und Wollens ist. Was die Natur hervor-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 283<br />

creazione, benché poi in seguito questo rapporto si capovolga.<br />

L'identità del creatore con <strong>la</strong> creatura risulta ora immediatamente<br />

se si considera che il creatore è per così dire una creatura risultante<br />

dall'elevazione dell'uomo al di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Quando l'uomo <strong>non</strong><br />

si innalza al di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, adora questa; quando egli si innalza<br />

al di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, adora sé stesso, adora come Dio questo essere<br />

elevato al di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Se tu sei perso nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, sprofon­<br />

dato nel<strong>la</strong> materia, allora anche il tuo Dio è un Dio perso nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>,<br />

<strong>non</strong> distinto da lei. Se tu sei fuori e al di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, allora<br />

proprio per questo il tuo Dio è fuori e al di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>; quando<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è solo un oggetto del<strong>la</strong> volontà, ossia destinate ad essere as­<br />

servito, sfruttato, utilizzato per i tuoi scopi, allora essa è anche sem­<br />

plicemente un prodotto del<strong>la</strong> volontà. Sapere e volere<br />

sono le potenze più alte rispetto a quelle del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, in quanto potenze<br />

qualitativamente più alte sono poi anche genealogicamente le prime po­<br />

tenze, le cause efficienti delle cose. Tu <strong>non</strong> puoi fare nul<strong>la</strong> senza sa­<br />

pere e volere<br />

[*] Come può <strong>la</strong> <strong>natura</strong> diventare una potenza morale? Attraverso il sen­<br />

timento morale dell'uomo. Il fuoco, che raccoglie gli uomini nel<strong>la</strong><br />

casa, riscalda <strong>non</strong> solo il corpo, riscalda anche il cuore, infonde fiducia e confi­<br />

denza. L'albero, che offre una difesa contro il vento e il maltempo, costituisce<br />

anche <strong>la</strong> casa di chi è solo, è anche il nume tute<strong>la</strong>re di un patrimonio in quanto<br />

confine [2]<br />

C 1 ] Già anche... creazione: cfr. E. R., § 41.<br />

[ 2] Continua.<br />

ciò che fai. Tu ti muovi, ma solo se lo vuoi, e ti muovi in questa di- [*]<br />

rezione, verso quel determinato luogo, poiché questo è per te oggetto<br />

del<strong>la</strong> rappresentazione, dell'intenzione. Tu <strong>non</strong> puoi volere nul<strong>la</strong> che<br />

<strong>non</strong> ti si presenti al pensiero, al<strong>la</strong> rappresentazione come oggetto. Ora<br />

però <strong>la</strong> <strong>natura</strong> si muove e per di più sempre entro limiti determinati,<br />

per scopi determinati; per sé stessa <strong>non</strong> vede, <strong>non</strong> sente, <strong>non</strong> sa quello<br />

che fa, <strong>la</strong> dirczione verso cui si muove — dunque è mossa da un essere,<br />

nel quale e per il quale il cieco, necessario effetto del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è oggetto<br />

del sapere e del volere. Ciò che <strong>la</strong> <strong>natura</strong> produce, è un prodotto


284 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

bringt, ist ein Produkt des Willens und Wissens,<br />

weil sic selbst aber wissen- und willenlos ist, ist dieses Wollen und<br />

Wissen ein von der Natur unterschiedenes Wesen,<br />

Die Natur denkt nicht, aber sic bringt Wissen hervor, gerade als wenn<br />

sic dachte, also hat Gott an iiberhaupt ihrer Stelle tur sic ge-<br />

dacht: sic ist ein willenloser Vollstrecker, ExekutorE 1 ]. Dem Men-<br />

schen ist urspriinglich nur die W i r k u n g der Natur Gegenstand,<br />

nicht aber die wirkende Ursache — nicht die Natur, aufier insofern sic<br />

ihm als ein fur sich bewuJStloses, fur ihn aber brauchbares, geniefibares<br />

Objekt erscheint — diese Wirkung z. B. die Wàrme und das Hellema-<br />

chen der Sonne, die fur andere Wesen und fiir den Menschen, zuletzt<br />

immer fur diesen, eine wohltatige, zur Existenz notwendige ist, fixiert<br />

er als Zweck, selbstàndig fiir sich, ganz abgesondert in seiner<br />

Vorstellung von der natùrlichen Wirkung fiir andere Wesen, so sondert<br />

er auch die Zweckursache von der Naturursache; er denkt<br />

[*] Baum ist der Versammlungsort der Familien, der Gemeinde, unter dem<br />

Schutz seiner Zweige und B<strong>la</strong>tter beraten und bestimmen sic gemeinschaftlich, er<br />

ist Zeuge ihrer Verabredungen. Er umfafit sie mit seinem Schatten, er ist der<br />

Punkt, an den sich ihre Gemeinsamkeit ankniipft. Der Boden der Erde ist auch<br />

der Boden meiner menschlichen Existenz; an den Ackerbau kniipft sich<br />

das BewuBtsein der Wohltat der menschlichen Bildung. Aber eben so wie sich an<br />

die Natur [2]<br />

[i] Was die Natur... Exekutor: vgl. W. R., § 44.<br />

[2] Fortsetzung folgt.<br />

33r ein anderes Wesen als das Wesen der Zwecke, ein anderes als das [*]<br />

Wesen der Wirkungen C 1 ]. Der Mensch denkt alles unter der G e s t a 11<br />

seines eigenen Wesens; erist das absolute Wesen, woraus<br />

er alles ableitet und erk<strong>la</strong>rt. Wie er die Dinge vorstellt, so sind sie ihm,<br />

an sich, an der Wahrheit seiner selbst zweifelt er nicht; was er tut,<br />

setzt eine A b s i e h t voraus — also auch das, was die Natur tut. Sein<br />

Verstand ist ihm das hochste Wesen; wie er physisch sich die<br />

Natur, so unterwirft [er] sie auch geistig, theoretisch seinem Verstande,<br />

macht ihn zum Herrn und Gesetzgeber der Natur. Er m a e h t, er<br />

verwandelt Vorstellungen in Dinge, das vorgestellte Haus in ein [**]<br />

wirkliches — dieses machen Konnen ist ihm die hochste Macht —


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 285<br />

del volere e del sapere, giacché però essa è in quanto tale<br />

priva di intelligenza e volontà, questo volere e sapere è un essere di­<br />

stinto dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. La <strong>natura</strong> <strong>non</strong> pensa, ma produce sapere,<br />

proprio come se pensasse, quindi Dio ha in generale pensato al po­<br />

sto suo, per essa: essa è un agente, un esecutore privo di volontà<br />

propria C 1 ]. In origine l'uomo ha per oggetto solo l'effetto del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>, ma <strong>non</strong> <strong>la</strong> causa efficiente — <strong>non</strong> <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, se <strong>non</strong> in quanto gli<br />

appare come un oggetto privo per sé di coscienza e solo destinato ad es­<br />

sere adoperato, goduto da lui — egli dunque fissa come scopo, in­<br />

dipendente per sé questo effetto, per es. il calore e lo splendore del sole,<br />

il quale è per gli altri esseri e per l'uomo, anzi in ultima analisi sempre<br />

per questo, un effetto benefico, necessario all'esistenza, separandolo in­<br />

teramente nel<strong>la</strong> sua rappresentazione dall'effetto <strong>natura</strong>le sugli altri es­<br />

seri, così egli separa anche dal<strong>la</strong> causa <strong>natura</strong>le <strong>la</strong> causa finale; pensa<br />

[*] L'albero è il luogo di riunione delle famiglie, del<strong>la</strong> comunità; al riparo<br />

dei suoi rami e delle sue foglie si consultano e prendono decisioni comuni, esso<br />

è testimone delle loro intese. Esso le ricopre con <strong>la</strong> sua ombra, è il punto al quale<br />

si ricollega <strong>la</strong> loro esistenza comunitaria. Il suolo del<strong>la</strong> terra è anche <strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />

mia esistenza <strong>umana</strong>; all'agricoltura si ricollega <strong>la</strong> coscienza del beneficio del<strong>la</strong><br />

cultura <strong>umana</strong>. Ma appunto come al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> si ricollega [2 ]<br />

t 1 ] Ciò che <strong>la</strong> <strong>natura</strong>... propria: cfr. E. R., § 44.<br />

[ 2] Continua.<br />

un essere come l'essere dei fini e un altro come l'essere degli ef- [*] 33r<br />

fetti L 1 ]. L'uomo pensa tutto sotto <strong>la</strong> forma del suo proprio<br />

essere; egli è l'essere assoluto, da cui deduce e spiega tutto. Le cose<br />

per lui sono in sé così come se le rappresenta, egli <strong>non</strong> dubita del<strong>la</strong> ve­<br />

rità di lui stesso; ciò che egli fa, presuppone un' intenzione — quin­<br />

di anche ciò che fa <strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Il suo intelletto è per lui 1' e s s e r e su­<br />

premo; come egli si assoggetta tìsicamente <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, così <strong>la</strong> assog­<br />

getta anche spiritualmente, teoreticamente al suo intelletto, che rende il<br />

signore e legis<strong>la</strong>tore del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Egli rende , trasforma le sue [**]<br />

rappresentazioni in cose, <strong>la</strong> casa rappresentata in una casa reale — poter<br />

fare questo è per lui <strong>la</strong> suprema potenza — quindi riduce <strong>la</strong> <strong>natura</strong> a un


286 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

also macht er die Natur zu einem bloJ&en Machwerke. Die Schòpfung der<br />

Welt ist ein Geschòpf der menschlichen Einbildungskraft. Aber gleich-<br />

wohl bleibt die Beschrànkung des Willens im Menschen durch die [***]<br />

Natur; sie leistet ihm Widerstand; er kann sie nicht àndern, nicht ma-<br />

chen; sein Wille ist also begrenzt, Wo ihm aber sein Wille als<br />

beschrànkt, erscheint, da ist er auch schon auf dem Wege, schon<br />

getrieben, diese Schranke, diese N e g a t i o n seines Willens zu n e -<br />

g i e r e n . Diese Negation steht im Widerspruch mit der Vorstellung<br />

vom Willen als dem hochsten Wesen, mit seinem<br />

[*] das Bewufitsein des Guten, so des Schlimmen sich ankniipft — eben<br />

weil die Natur wohltatìg und schadlich ist — so wird sie, wie sie einmal Gegen-<br />

stand des moralischen Bewufitseins und Gefiihls wird, auch zur Quelle der Giiter<br />

fur die Guten, der Strafen fiir die Bòsen.<br />

[**] Was im Sinne des Menschen Mangel ist, ist es deswegen noch nicht<br />

an sich, nicht im Sinne der Natur. Sich kennt der Mensch am wenigsten, und<br />

nichts ist leichter als die Schranken, die Mangel des Menschen anzusehen.<br />

[***] Dieses schreien die Toren: wie hochmiitig: der Mensch das hòchste<br />

Wesen! Auf dem Uranus, auf der Venus kònnten nicht hohere Wesen sein? Die<br />

Toren: sie halten ihre Phantasieprodukte, ihre Phantasiewesen fiir hohere Wesen,<br />

weil es einerseits<br />

C 1 ] Dem Menschen... Wirkungen: vgl. W. R., § 46.<br />

33 v Selbstgefuhl als wollendes Wesens. Er làBt daher in der Vorstellung des<br />

allmàchtigen, weltschòpferischen Willens diese Hemmung seines [*]<br />

Selbstgefuhls fallen. Er fiihlt sich selbst unbeschrankt, indem er die<br />

Schranken seines Willeix3 aufhebt; er fiihlt sich selbst als ùber die Natur<br />

unendlich erhabenes Wesen, als ihrer uneingeschrankter Herr, indem er<br />

sie in seiner Phantasie aus dem Dunkel der Nacht an das Licht des Tages<br />

vermittelst des Wortes: Fiat hervorzaubert; er ist selbst Schopfer der<br />

Natur, in dem Moment wo er den Schopfer der Natur d e n k t . Der<br />

Schopfer ist ein blofier Gedanke des Menschen! Ja. Ihr gebt zu, dafi die<br />

Gbtter der Griechen blofie Graie, Vorstellungen, bloBe Gedanken von<br />

ihnen waren, wie uberhaupt die Gotter der anderen Vòlker, ob sie gleich<br />

ihnen unendliche, absolute Wesen waren. Ein sehr begreiflicher Egoismus<br />

der christlichen Religion, dafi sie auf ihre Vorstellungen dieses Gesetz<br />

nicht will angewandt wissen. Die Negation der Schranken des Willens


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 287<br />

semplice <strong>la</strong>voretto. La creazione del mondo è un prodotto dell'immagi­<br />

nazione <strong>umana</strong>. Nondimeno resta però <strong>la</strong> limitazione del<strong>la</strong> volontà <strong>umana</strong><br />

da parte del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>; questa gli oppone resistenza; egli <strong>non</strong> <strong>la</strong> può [***]<br />

cambiare, produrre; <strong>la</strong> sua volontà è quindi limitata. Allora però,<br />

quando <strong>la</strong> sua volontà gli appare come limitata, è già anche pron­<br />

to, spinto a negare questo limite, questa negazione del<strong>la</strong> sua<br />

volontà. Tale negazione infatti contraddice al<strong>la</strong> sua rappresentazione<br />

del<strong>la</strong> volontà come l'essere supremo, al<strong>la</strong> sua<br />

[*] <strong>la</strong> coscienza del bene, così si ricollega anche quel<strong>la</strong> del male — pro­<br />

prio perché <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è benefica e malefica — così essa, una volta diventata oggetto<br />

del<strong>la</strong> coscienza e del sentimento morale, diventa anche sorgente di benefici per i<br />

buoni e di castighi per i cattivi.<br />

[**] Ciò che è mancanza in senso umano, <strong>non</strong> lo è ancora per questo in<br />

sé, nel senso del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. L'uomo s i conosce pochissimo e nul<strong>la</strong> è più facile<br />

che guardare ai limiti, alle mancanze dell'uomo.<br />

[***] Questo gridano gli sciocchi: « Come è arrogante <strong>la</strong> tesi che l'uomo<br />

sia l'essere supremo! Su Urano, su Venere <strong>non</strong> potrebbero esserci enti superiori? ».<br />

Gli sciocchi: essi prendono i prodotti, gli esseri del<strong>la</strong> loro fantasia per esseri supe­<br />

riori, giacché da un <strong>la</strong>to<br />

C 1 ] In origine... effetti: cfr. E. R., § 46.<br />

certezza di sé come essere volontario. Perciò mediante <strong>la</strong> rappresenta- 33v<br />

zione del<strong>la</strong> volontà onnipotente, che crea il mondo, fa cadere que- [*]<br />

sto impedimento al<strong>la</strong> sua certezza di sé. Egli togliendo i limiti del<strong>la</strong><br />

sua volontà, può sentirsi finalmente illimitato; egli si sente così come<br />

un essere infinitamente superiore al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, come il suo illimitato<br />

signore, dal momento che nel<strong>la</strong> sua fantasia <strong>la</strong> trae dall'oscurità del<strong>la</strong><br />

notte al<strong>la</strong> luce del giorno pronunciando, come in un incantesimo, <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong>: fiat; egli stesso è creatore del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, nel momento in cui<br />

pensa il creatore del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Il creatore è un semplice pensiero<br />

dell'uomo! Sì. Voi ammettete che gli dei dei Greci fossero mere leg­<br />

gende, rappresentazioni, semplici pensieri di essi, come in generale gli<br />

dei degli altri popoli, benché per loro fossero esseri infiniti, assoluti.<br />

Un egoismo molto comprensibile del<strong>la</strong> religione cristiana il <strong>non</strong> voler<br />

vedere applicata alle sue rappresentazioni questa legge! La negazione


288 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

beruht jedoch zugleich auch wieder auf der Anschauung der Natur, da<br />

der Wille zum absoluten Wesen der Natur gemacht wird, die Natur aber<br />

unermeBlich ist, so mufi natiirlich auch die Unermefilichkeit, Unbe-<br />

schrànktheit zum Attribuì des Willens werden.<br />

Das Wesentliche ist jedoch: die Beschrànktheit des wirklichen<br />

Willens und die Unbeschranktheit des vorgestellten Willens: ich will<br />

dort sein, wo ich nicht bin, im Augenblick, ohne Verzug, wo ich der<br />

Vorstellung nach bin, bin ich der Wirklichkeit nach nicht.<br />

[*] das vorgestellte, abstrakte, gedachte Wesen, das Wesen der Vernunft,<br />

weil Produkt derselben, ist dem Menschen mehr als das wirkliche, gleichwie ihm<br />

das Objekt der Phantasie schóner ist als das Objekt der Anschauung; Gott als<br />

geistige, verstà'ndige Ursache der Welt ist nichts anderes als ein Produkt des<br />

menschlichen Verstandes. Wie nun dem Menschen hoheres, das menschliche Wesen<br />

ist, des Menschen hochstes Wesen, so t 1 ]<br />

C 1 ] Fortsetzung folgt.<br />

Ich kann mir aber vorstellen, dort, wo ich sein will, zugleich zu [*]<br />

sein — diesen Widerspruch zwischen Willen und Kònnen hebe ich auf<br />

im unbeschrànkten gottlichen Willen.<br />

§<br />

So wie der Mensch scine Existenz, sozusagen, auf den Kopf stellt,<br />

sich als physisches Wesen von sich als wollendem und denkendem<br />

Wesen abhangig weifi, so macht er auch das physische Wesen aufier<br />

sich abhangig vom Wissen und Wollen. Gott ist Geist: dieser [**]<br />

Geist bestimmt, durchdringt und bewegt alles — dieser Geist ist eben<br />

des Menschen Geist — dieser weltbewegende Verstand des Menschen<br />

Verstand C 1 ]. W i e der rohe Mensch sein Bild vom G e -<br />

genstande, z. B. vom Toten, zum Wesen dessel-<br />

ben macht, so macht der denkende Mensch den<br />

Gedanken vom Gegenstande zum Wesen dessel-<br />

ben, zur Sa che. Was im Sinne der Natur nur unwillkurliche Wir-<br />

kung ist, ist in seinem Sinne willkiirlicher Zweck. Er sieht keinen Grund<br />

ein, warum etwas gerade so ist, wie es ist — es konnte ja auch anders<br />

sein, wenigstens kann es sich der Mensch so vorstellen, und was [er]


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 289<br />

dei limiti del<strong>la</strong> volontà si fonda tuttavia ancora sul<strong>la</strong> intuizione del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>: poiché <strong>la</strong> volontà è trasformata nell'essere assoluto del<strong>la</strong> na­<br />

tura, questa però è incommensurabile, allora <strong>natura</strong>lmente l'incom-<br />

mensurabilità, l'illimitatezza deve diventare attributo del<strong>la</strong> volontà.<br />

L'essenziale è però: <strong>la</strong> limitatezza del<strong>la</strong> volontà reale e l'illimita­<br />

tezza del<strong>la</strong> volontà rappresentata: io voglio essere là dove <strong>non</strong> sono,<br />

all'istante, senza indugio; dove mi trovo nel<strong>la</strong> rappresentazione, <strong>non</strong><br />

mi trovo nel<strong>la</strong> realtà.<br />

[*] l'essere rappresentato, astratto, pensato, l'essere del<strong>la</strong> ragione, essendo un<br />

prodotto di questa, vale per l'uomo più di quello reale, proprio come l'oggetto<br />

del<strong>la</strong> fantasia è più bello di quello dell'intuizione sensibile; Dio, in quanto causa<br />

spirituale, intelligente del mondo <strong>non</strong> è altro che un prodotto dell'intelletto umano.<br />

Ora come per l'uomo l'essere più alto è l'essere umano, l'essenza suprema del­<br />

l'uomo, così [ ! ]<br />

['] Continua.<br />

Io posso però nello stesso tempo rappresentarmi di essere là dove [*]<br />

voglio essere — questa contraddizione fra volere e potere è da me tolta<br />

nell'illimitata volontà divina.<br />

Come l'uomo pone <strong>la</strong> sua esistenza, per così dire, sul<strong>la</strong> testa e si<br />

riconosce, in quanto essere fisico, dipendente da sé come essere volente<br />

e pensante, così rende anche l'essere fisico fuori di lui dipendente dal sa­<br />

pere e dal volere. Dio è spirito: questo spirito determina, compenetra [**]<br />

e muove tutto — questo spirito è appunto lo spirito dell'uomo — que­<br />

sto intelletto che muove il mondo, è l'intelletto umano C 1 ]. Come il<br />

selvaggio prende <strong>la</strong> sua immagine dell'oggetto,<br />

per es. quel<strong>la</strong> del morto, per l'essenza dello<br />

stesso, così l'uomo pensante prende il pensiero<br />

dell'oggetto per l'essenza dello stesso, per <strong>la</strong><br />

cosa. Ciò che nel senso del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è solo un efletto involontario,<br />

nel<strong>la</strong> sua mente è uno scopo volontario. Egli <strong>non</strong> vede alcuna ragione<br />

per cui qualcosa è proprio così come è — potrebbe appunto essere anche<br />

diversamente, almeno così l'uomo può immaginarse<strong>la</strong>, e ciò che egli si


290 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

sich vorstellt, das gilt ihm fiir objektive Mòglichkeit — also hat es not-<br />

wendig die Willkiir so bestimmt. Eben weil es anders sein konnte, als<br />

es ist, weil also das, was ist, dem Menschen Gegenstand ist als ein an­<br />

ders Vorstellbares, als ein moglicherweise Anderes, weil also die De-<br />

termination in der Natur fiir ihn k e i n e Determination ist, weil scine<br />

ungebundene Vorstellung dariiber hinausschweift, so ist ihm das, was<br />

und wie es ist, ein Objekt der W a h 1.<br />

[*] was hier im BewuBtsein des Menschen vorgeht, geht fiir ihn aufier ihm<br />

vor. Die Geschichte des Daseins eines Gegenstands fiir ihn ist die Geschichte des<br />

Wesens selbst.<br />

[**] Zweck [: ] der Fisch ist nicht gebaut (an dem Bauch), um im Wasser zu<br />

leben, zu schwimmen, sondern er lebt im Wasser, weil er so gebaut ist, dafi er<br />

nirgends anders leben kann. Der Klettervogel hat nicht diese scine notwendigen<br />

Fiifie, damit er klettern kann, sondern er klettert, weil er anders nicht scine FiiBe<br />

gebrauchen kann. Die Position ist stets Folge, erk<strong>la</strong>rbar aus einer Negation [2].<br />

E 1 ] So wie... Verstand: vgl. W. R., S 45.<br />

[2] Zweck... Negation: vgl. W. R., SS 46, 47.<br />

34v Die Achse steht (steht) schief auf der Eklyptik. Warum steht sic [*]<br />

schief? warum ist sie gerade ein schiefer Winkel von so und so vielen<br />

Graden? Konnte sie nicht gerade stehen? Jawohl, warum nicht? Es ist<br />

also diese Neigung, dieser Fall ein individueller Fall aus einer K<strong>la</strong>sse<br />

unzahliger anderer moglicher Falle oder wenigstens ein Fall, dessen G e -<br />

g e n t e i 1 mòglich, vorstellbar ist. Wie diese Falle meiner Vorstellung<br />

mòglich waren, so waren sie dem Geiste Gottes; also ist diese Richtung<br />

offenbar ein Wahleffekt, ein Produkt eines EntschlieBens. Warum hat<br />

sich aber Gott dazu entschlossen? Weil Gott das Beste auswahlt. Weil<br />

die Achse so steht, so haben wir die wohltàtigen Wirkungen des Jahres-<br />

zeitenwechsels u. s. w. Wenn also das nicht ware — so ware das auch<br />

nicht — weil aber dieses, diese Folge ein Gut ist, so muBte das erste<br />

auch wahr sein. Der Mensch sieht ein den Zusammenhang der Ursache<br />

mit der Folge, aber er kommt hinterdrein, post festum, erst zu Verstand<br />

— so sieht Gott ein den Nutzen dieser Richtung, deswegen wahlte er<br />

diesen Fall — natiirlich aber sah Gott v o r a u s , was der Mensch erst<br />

hinterdrein einsieht C 1 ]. Das Spiel dieser subjektiven Vorstellung be-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 291<br />

rappresenta, vale per lui come una possibilità oggettiva — dunque l'ar­<br />

bitrio l'ha necessariamente determinata così. Proprio perché potrebbe<br />

essere diversamente da quello che è, perché quindi ciò che è, è oggetto<br />

all'uomo come un qualcosa, che può essere rappresentato diversamente,<br />

che può essere diverso, dunque perché <strong>la</strong> determinazione <strong>natura</strong>le <strong>non</strong><br />

è per lui nessuna determinazione, perché <strong>la</strong> sua rappresentazione<br />

senza vincoli può spaziare al di là, allora ciò che è e il modo in cui è,<br />

è oggetto di scelta.<br />

[*] ciò che qui avviene nel<strong>la</strong> coscienza, avviene per lui all'esterno. La sto­<br />

ria dell'esistenza di un oggetto per lui è <strong>la</strong> storia dell'essere stesso.<br />

[**] Fine: il pesce <strong>non</strong> è fatto in tal modo (nel ventre) per vivere nel­<br />

l'acqua, per nuotare, ma vive nell'acqua poiché è fatto così che <strong>non</strong> può vivere<br />

in nessun altro elemento. L'uccello rampicante <strong>non</strong> ha questi suoi piedi necessari<br />

al fine di potersi arrampicare, ma al contrario si arrampica, poiché <strong>non</strong> può altri­<br />

menti usare i suoi piedi. La posizione è sempre una conseguenza, spiegabile da<br />

una negazione [2].<br />

E 1 ] Come ... umano: cfr. E. R., § 45.<br />

[ 2 ] Fine... negazione: cfr. E. R., §§ 46, 47.<br />

L'asse sta obliqua rispetto all'eclittica. Perché sta obliqua? Perché [*] 34<br />

è proprio un angolo obliquo di tanti e tanti gradi? Non potrebbe stare<br />

diritta? Certo, perché no? Questa inclinazione, questo caso è dunque un<br />

caso individuale di una c<strong>la</strong>sse di innumerevoli altri possibili casi o al­<br />

meno un caso, il cui contrario è possibile, immaginabile. Come<br />

questi casi erano possibili al<strong>la</strong> mia immaginazione, così lo erano allo<br />

spirito di Dio; quindi questa dirczione è chiaramente effetto di una scel­<br />

ta, prodotto di una decisione. Perché però Dio si è deciso a questo?<br />

Perché Dio sceglie il meglio. Poiché l'asse sta in questo modo, noi ab­<br />

biamo i benefici effetti del cambiamento delle stagioni etc. Se quindi<br />

<strong>non</strong> ci fosse questo — <strong>non</strong> ci sarebbe neppure quest'altro — poiché però<br />

questo, questa conseguenza, è un bene, così dovette verificarsi anche <strong>la</strong><br />

prima cosa. L'uomo coglie il nesso del<strong>la</strong> causa con l'effetto, ma arriva<br />

a intenderlo solo a posteriori, post festum — così Dio vede l'utilità di<br />

questa dirczione, perciò ha scelto questo caso — <strong>natura</strong>lmente però Dio<br />

ha visto in anticipo quello che l'uomo coglie solo a posteriori [*].<br />

Il gioco di questa rappresentazione soggettiva si fonda sul<strong>la</strong> contraddi-


292 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

ruht auf dem Widersprach von Willkùr und Notwendig-<br />

k e i t, Verneinung der Vorstellung nach und Bejahung der Wirklich­<br />

keit nach. Erst denkt sich der Mensch etwas als anders sein kònnend<br />

— und dieses anders denken kònnen ist kein akzessorischer Akt, er ist<br />

unmittelbar mit der Vorstellung und dem Denken gegeben, welches<br />

jeden bestimmten Fall als einen einzelnen unter mehreren mbglichen<br />

denkt — da aber die Folge dann auch nicht wàre, so schrànkt er scine<br />

Willkùr ein: es mufite so sein, wenn dieses sein solite,<br />

[*] Allein diese Neigung hat den sic belebenden, wohltatigen Wechsel der<br />

Jahreszeiten zur Folge. Also wenn diese Folge, dann die Absicht, wodurch der<br />

Mensch trennt aufiereinander, was in der Natur untrennbar, Einheit ist. Wenn<br />

die Erde naher an der Sonne stiinde, so wiirde sic verbrennen, das Wasser ver-<br />

dunsten, u. s.w.: der Mensch trennt also von der Beschaffenheit der Erde, dem<br />

Mafi ihres inneren Verhaltnis ihr Verhaltnis zur Sonne ab — wie weise! — im<br />

Gegensatz gegen diese menschliche Weisheit die Wirklichkeit — hat daher Gott<br />

an diesen passenden, dem Zwecke ihrer Selbsterhaltung entsprechenden Ort<br />

die Erde gestellt!<br />

C 1 ] Die Achse... einsieht: vgl. W. R., § 45.<br />

35 r dieses aber ist, dieses etwas Gutes, als Erklà'rungsgrund geistiges Wesen,<br />

also fùr die Vorstellung des Menschen der Natur voraus — also war es<br />

weise, der also es machteE 1]. Die Weisheit Gottes besteht in der<br />

Weisheit des Menschen, die unzàhligen moglichen Welten der Vorstel­<br />

lung zuletzt immer der wirklichen Welt als der bestmòglichen aufzuop-<br />

fern, in der Weisheit des Menschen, sage ich, dem abgeschmackten [*]<br />

Gewasche von Andersseinkonnen auf das einfache, kategorische Punctum<br />

satis: es ist so ein Ende zu machen. In diesem und allen àhnlichen<br />

Fallen kommt nun aber nichts anderes zum augenfàlligsten Vorschein,<br />

als daJS im Prinzip, an und tur sich, das Wesen Gottes nichts anderes<br />

als das Wesen des Menschen, der Geist Gottes der Geist<br />

des Menschen ist, woriiber aber der Mensch als ein objektives,<br />

von ihm unterschiedenes Wesen denkt. Das Objekt ist sein Geist, also<br />

denkt er iiber den Geist als Objekt, als anderes Wesen. Wie<br />

ich, so Gott. So wird der Mensch von seinen Vorstellungen an<br />

der Nase herumgefùhrt, zum Besten gehalten! Wie ich nun das anders<br />

denken kann, so kann es anders auch sein — das Sein Kònnen geht<br />

dem Sein voraus, d. h. der Gedanke dem Sein, das dem Menschen


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1* REDAZIONE] 293<br />

zione di arbitrio e necessità, negazione nel<strong>la</strong> rappresenta­<br />

zione e affermazione nel<strong>la</strong> realtà. Dapprima l'uomo si immagina qualcosa<br />

come possibile anche altrimenti — e questo poter essere altrimenti <strong>non</strong><br />

è un atto accessorio, bensì è dato immediatamente con <strong>la</strong> rappresenta­<br />

zione e con il pensiero, che considera ogni determinato caso come un<br />

caso singolo fra più casi possibili — giacché però allora verrebbe a man­<br />

care quel<strong>la</strong> conseguenza, così egli delimita il suo arbitrio: <strong>la</strong> cosa doveva<br />

essere così, se questo doveva esserci,<br />

[*] Solo questa inclinazione ha come conseguenza il benefico, vivificante cam­<br />

biamento delle stagioni. Dunque se si è verificata questa conseguenza, allora c'era<br />

necessariamente l'intenzione, in tal modo l'uomo separa ciò che nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è<br />

inseparabile, unità. Se <strong>la</strong> terra fosse più vicina al sole brucerebbe, <strong>la</strong> sua acqua<br />

evaporerebbe etc.: l'uomo separa dunque dal<strong>la</strong> conformazione del<strong>la</strong> terra, dal<strong>la</strong><br />

misura delle sue interne proporzioni il suo rapporto col sole — con quanta sa­<br />

pienza — al contrario di questa sapienza <strong>umana</strong>, <strong>la</strong> realtà — Dio ha perciò messo<br />

<strong>la</strong> terra in questo luogo appropriato, che corrisponde allo scopo del<strong>la</strong> sua<br />

autoconservazione.<br />

t 1 ] L'asse ... a posteriori: cfr. E. R., § 45.<br />

ma questo, questo qualcosa di buono è, in quanto principio esplicativo, 35 r<br />

un essere spirituale, quindi per <strong>la</strong> rappresentazione dell'uomo precede<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> — dunque chi fece questo, fu saggio E 1 ]. La sapienza di Dio<br />

consiste nel fatto che l'uomo al<strong>la</strong> fine ha pur sempre <strong>la</strong> sapienza di sa­<br />

crificare gli innumerevoli mondi possibili del<strong>la</strong> rappresentazione al mon­<br />

do reale in quanto migliore dei mondi possibili, <strong>la</strong> sapienza, io dico, [*]<br />

di porre un termine allo sciocco vaniloquio delle possibili alternative con<br />

il semplice, categorico punctum satis: è così. In questo e in altri si­<br />

mili casi appare però con <strong>la</strong> massima evidenza nient'altro se <strong>non</strong> che<br />

l'essere divino in linea di principio, in sé e per sé, <strong>non</strong> è che l'essere<br />

umano, lo spirito divino lo spirito dell'uomo, che<br />

questi però intende come un essere obiettivo, distinto da lui. L'oggetto<br />

è il suo spirito, dunque egli riflette sul suo spirito come un<br />

oggetto, come un altro essere. Come sono io, così è Dio.<br />

Così l'uomo è menato per il naso, è preso in giro dalle sue rappresenta­<br />

zioni! Come ora io posso pensare <strong>la</strong> cosa diversamente, così essa può<br />

essere diversa — questo poter essere precede l'essere, ossia il pen­<br />

siero precede l'essere, ciò che è all'uomo più vicino è per lui il [**]


294 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Nachste ist ihm das Erste; in mir ist die Welt anders mòglich, als [**]<br />

sie wirklich ist, aber das Mògliche ist eher als das Wirkliche, das Wirk­<br />

liche ist das Bestimmte, Eingeschrànkte, Endliche; das Mògliche das<br />

Uneingeschrànkte, das Wirkliche ist ja nur die Verwirklichung dieses<br />

Einen mit Ausschliefiung des moglich Anderen. Das mògliche We-<br />

sen ist daher das gòttliche Wesen.<br />

[*] Je mehr der Mensch in der Erkenntnis der Natur fortschreitet, desto<br />

weniger erscheint [sie] ihm als Zweck. Selbst die Theologen wurden jetzt <strong>la</strong>chen,<br />

wenn sie erwògen, was man sagte als Zweck und deswegen als einen indirekten<br />

Beweis der Schòpfung erkiarte. Je weniger der Mensch weiK, desto mehr hilft er<br />

sich mit dem gottlichen Wissen.<br />

[**] Der Verstand Gottes oder Gottes Wesen ist der Inbegriff aller dieser<br />

Mòglichkeiten, d. h. mein Verstand ist der Inbegriff aller Moglichkeiten.<br />

[i] Das Spiel... machie: vgl. W. R., § 46.<br />

35v Die mògliche Welt ist die Welt, wie sie in Gottes Verstand und<br />

Gottes Wesen existiert. Die mògliche Welt ist die dem Gemiit [*]<br />

wohltuende, weil hier alle Gesetze, alle Determination, alle traurigen<br />

Beschrankungen wegfallen. « Wie mir fiirs Herze, so ist es in Gott »,<br />

sagt Luther. Wie es in unserem Verstand, so ist es im Verstande Got­<br />

tes, wie in unserem Wesen, so ist es im Wesen Gottes. Wenn der<br />

Mensch sich diese Identifizierung verbittet, so betrifft das nur b e -<br />

s o n d e r e Falle. Dieser Fall ist mir unbegreiflich. Ich weifi nicht<br />

warum, aber Gott weiB es warum es ist. Ich leugne daher nicht Gott<br />

einen der Gattung nach identischen Verstand, sondern ich nehme nur<br />

diese und jene einzelnen Falle von meinem Wissen weg. Ich brauche<br />

nicht zu wissen, wenn nur Gott weifó, wozu es gut ist, warum es ge-<br />

schieht. Er nur weiB das Warum. Sein Wissen bùrgt mir. tritt [**]<br />

an die Stelle meines Nichtwissens — es ist aber dasselbe Wissen, der-<br />

selbe Verstand; nur dort unbeschrànkt, hier beschrànkt. Einst erfahre<br />

ich daher, was ich jetzt nicht weiB, und einst weiE ich, warum das<br />

geschah. Es ist aber ebenso wie mit dem Willen. Gott erfiillt nicht<br />

alle meine Wiinsche und Bitten. Ich mu!5 die Erfiillung ihm anheim-<br />

stellen. Aber die Gattung meiner Wiinsche, die Glùckseligkeit, Seligkeit,<br />

das Wohl, worauf alle meine Wiinsche zuletzt gehen, ist mir[***]<br />

verbiirgt von Gott. Gott opfert meinem wahren Heil


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. <strong>la</strong> REDAZIONE] 295<br />

principio; in me il mondo è possibile diversamente da come è in realtà,<br />

ma il possibile viene prima del reale, il reale è il determinato, circo­<br />

scritto, finito; il possibile è l'illimitato, il reale è appunto solo <strong>la</strong> rea­<br />

lizzazione di quest'unico con esclusione di un possibile altro. L'essenza<br />

possibile è perciò l'essenza divina.<br />

[*] Quanto più l'uomo progredisce nel<strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, tanto meno<br />

questa gli appare come fine. Anche i teologi ora riderebbero se esaminassero quello<br />

che si descriveva come fine e si spiegava perciò come una prova indiretta del<strong>la</strong><br />

creazione. Quanto meno l'uomo sa, tanto più si aiuta con <strong>la</strong> sapienza divina.<br />

[**] L'intelletto divino o l'essenza divina è l'insieme di tutte queste possi­<br />

bilità, ossia il mio intelletto è l'insieme di tutte le possibilità.<br />

C 1 ] II gioco ... saggio: cfr. E. R., § 46.<br />

Il mondo possibile è il mondo quale esiste nell'intelletto divino 35v<br />

e nell'essenza di Dio. Il mondo possibile è gradito all'animo, giac- [*]<br />

che in esso cadono tutte le leggi, ogni determinazione, tutte le tristi<br />

limitazioni. « Quale è per il mio cuore, cosi è in Dio », dice Luterò.<br />

Quale è nel nostro intelletto, così è nell'intelletto divino, quale è nel<br />

nostro essere, così è nell'essere divino. Se l'uomo si interdice questa<br />

identificazione, ciò riguarda solo casi partico<strong>la</strong>ri. Questo caso<br />

mi risulta incomprensibile. Io <strong>non</strong> conosco il perché, ma Dio sa perché<br />

ciò avviene. Io perciò <strong>non</strong> nego che Dio abbia un intelletto identico<br />

nel genere al mio, ma solo escludo dal mio sapere questi e quei singoli<br />

casi. Io <strong>non</strong> ho bisogno di sapere, se appunto Dio sa in che senso ciò<br />

è buono e perché capita. Egli solo sa il perché. Il suo sapere è per me<br />

una garanzia, subentra al posto del<strong>la</strong> mia ignoranza — è però lo [**]<br />

stesso sapere, lo stesso intelletto; solo che là è illimitato, qui è limi­<br />

tato. Perciò un giorno potrò sperimentare ciò che ora <strong>non</strong> so e un<br />

giorno saprò perché questo è capitato. La stessa cosa però vale anche<br />

per <strong>la</strong> volontà. Dio <strong>non</strong> adempie tutti i miei desideri e preghiere. Io<br />

devo rimettermi a lui per l'adempimento. Però il genere dei miei de­<br />

sideri, <strong>la</strong> felicità, <strong>la</strong> beatitudine, il benessere, al quale in fondo tutti i<br />

miei desideri si possono ricondurre, mi è garantito da[***]<br />

Dio. Dio sacrifica questi desideri al<strong>la</strong> mia vera sai-


296 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

diese Wùnsche auf: d. h. ich selbst o p f e r e meine<br />

Wùnsche ab, ich selbst versage mir oft die Befriedigung dieses Wun-<br />

sches, beschrànke meine auf den gegenwartigen Fall bezogene Begier­<br />

de, weil ich auch an die<br />

[*] « Auris audit et oculus videt, Jehova fecit utrumque », Prov. Salom.<br />

20, 12; « Ergo etiam novit accurate omnia quae nos videmus et audimus », Psalm.<br />

94,9.<br />

[**] Die Gnaden in der Natur sind schon von der Natur unterschiedene<br />

Wesen.<br />

[***] « Er tut, was die Gottesfùrchtigen begehren », Psalm. 145, 19.<br />

36r Zukunft denke, ich verschleudere meinen Gott nicht heute an die- [*]<br />

sen oder jenen Gegenstand, den ich gern haben mochte, weil ich auch<br />

morgen noch leben will; ich beschrànke ùberhaupt durch die Riicksicht<br />

auf mein Ganzes nur auch einen Teil von mir, auf diesen oder jenen<br />

Trieb sich beziehende Begierde, durch die Rùcksicht auf meine hoheren<br />

Bediirfnisse meine untergeordneten Bedùrfnisse. Der unweise Mensch<br />

ver<strong>la</strong>ngt von seinem Gott mit Ungestùm die Erfùllung eines gegenwàr­<br />

tigen Bedùrfnisses, der Weise <strong>la</strong>fit sich auch Unglùck gefallen; er er-<br />

grimmt nicht ùber diesen oder jenen Fall, weil er auch gute Folgen noch<br />

ziehen kann. Weise ist ùberhaupt der, welcher das Individuelle der<br />

Gattung, das Partikulàre der Totalitat subordiniert, nicht von einzel-<br />

nen, augenblicklichen Wirkungen dahingerissen wird. Wo der Mensch<br />

auf diese Weise der Resignation auf die Erfùllung augenblicklicher [**]<br />

Wùnsche gùnstig ist, wo er auf die Zukunft reflektiert, auf die Erhaltung<br />

seines wahren Wesens im Unterschied vom Akzidentellen, da macht er<br />

dieses Wesen zur Wahrheit Gottes. Er opfert der Glùckseligkeit die<br />

einzelnen Glùcksfalle auf. Wahrhaft <strong>la</strong>cherlich ist es nun aber, wenn<br />

man diese Negation der individuellen, partiku<strong>la</strong>ren Falle zur Negation<br />

der Totalitat macht, die absolute christliche Religion als die absolute<br />

Negation der Begierde, des Endlichen bestimmt. Wenn mir die Gattung<br />

gewifi ist, so <strong>la</strong>sse ich das Individuelle fahren,<br />

[*] Das Unbegreifliche ist dem Menschen ein Dorn im Auge. Er erklàrt<br />

sich auch die fur sich selbst ihm unerk<strong>la</strong>rliche Natur aus Gott.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 297<br />

vezza: ciò significa che io stesso sacrifico i miei desi­<br />

deri, io stesso mi vieto frequentemente <strong>la</strong> soddisfazione di questo desi­<br />

derio, limito <strong>la</strong> mia brama riferita al caso presente, giacché penso an­<br />

che al<br />

[*] «L'occhio vede e l'orecchio ode; Jahvé li ha fatti ambedue», Prov.<br />

20,12; «Quindi conosce anche dettagliatamente quello che noi vediamo e ascol­<br />

tiamo », Sai. 94,9.<br />

[-'*] I talenti <strong>natura</strong>li sono già esseri distinti dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

[***] « Egli fa ciò che desiderano i timorati di Dio», Sai. 145,19.<br />

futuro, io <strong>non</strong> spreco il mio Dio oggi con questo o quell'oggetto, [*] 36r<br />

che vorrei avere, poiché anche domani voglio ancora vivere; io per ri­<br />

guardo al mio tutto, accetto anche in generale di limitare appunto una<br />

parte di me, una brama che si riferisce a questo o quell'istinto, per ri­<br />

guardo ai miei bisogni superiori quelli inferiori. Lo stolto pretende con<br />

petu<strong>la</strong>nza dal suo Dio l'appagamento di un bisogno attuale, il saggio ac­<br />

cetta anche di buon grado <strong>la</strong> sventura; <strong>non</strong> si infuria per questo o quel<br />

caso, giacché potrebbe anche ricavarne buoni frutti. Saggio è in gene­<br />

rale chi subordina l'individuale al genere, il partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> totalità, chi<br />

<strong>non</strong> è frastornato da singoli, momentanei effetti. Quando l'uomo in [**]<br />

questo modo è disposto a rinunciare al compimento di desideri momen­<br />

tanei, quando pensa al futuro, al mantenimento del<strong>la</strong> sua vera essenza a<br />

differenza di quanto è accidentale, allora rende questa essenza <strong>la</strong> verità<br />

di Dio. Egli sacrifica al<strong>la</strong> felicità i singoli casi di fortuna. Ora però è<br />

davvero ridicolo chi prende questa negazione dei casi individuali, parti­<br />

co<strong>la</strong>ri, per <strong>la</strong> negazione del<strong>la</strong> totalità e definisce <strong>la</strong> religione cristiana<br />

assoluta come <strong>la</strong> negazione assoluta delle brame, del finito. Se sono certo<br />

del genere, io <strong>la</strong>scio andare anche l'individuale,<br />

[*] L'incomprensibile è per l'uomo una spina nell'occhio. Egli si spiega cosi<br />

partendo da Dio anche <strong>la</strong> <strong>natura</strong> per sé stessa a lui incomprensibile.


298 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

[**] Es ist hier nicht anderes als wenn wir dem Kind versagen, was ihm<br />

schadet, aber es einen augenblicklichen Schmerz sich versagen wiirde, wenn [es]<br />

nicht Ubles um Gutes wiUen erlitte.<br />

36v wenn mir die Seligkeit bevorsteht, was konnen (sich) die armseligen,<br />

voriibergehenden, mit Molesten aller Art verknùpften Vergniigungen<br />

der Eitelkeit? Freilich liegt auch hier der Gluckseligkeit ein selbst der<br />

Gattung nach anderer Gehalt der Selbstbefriedigung des Menschen zu-<br />

grunde. Es sind zugleich hohere Vergniigungen, i. e., Freuden der Er-<br />

kenntnis, der Tugend — die Freuden der Befriedigung der hoheren Be-<br />

diirfnisse des Menschen [*].<br />

Wie die Zwecke der Natur, so sind ihm auch die Gesetze dersel-<br />

ben Gesetze in seinem Sinne — wohl in Beziehung auf einen Zweck [*]<br />

notwendige, durch die Riicksicht darauf bestimmte, bedingte, aber an<br />

sich selbst willkiirliche Gesetze [ 2]. Gott ist der K o n i g der<br />

Natur: der Monarch derselben, und zwar, wie sich von selbst versteht,<br />

absoluter, unumschrànkter Monarch. Was subjektiv, in der Vorstellung,<br />

Einbildung fùr den Menschen das hochste menschliche Wesen, der Ko-<br />

nig, das macht er auch objektiv zum hòchsten Wesen der Natur. Es ist<br />

ihm nicht genug, daB er Untertan ist eines Konigs: auch die Natur<br />

mul5 es sein, weil er es ist. Auch Sonne, Mond und Sterne umstrahlt<br />

und iiberstrahlt der G<strong>la</strong>nz der irdischen Majestàt, die das Auge des Ster-<br />

blichen verblendet. Sein hochstes Selbstgefiihl, koniglicher Diener zu<br />

sein; der Diener tut sich auf seinen Herren etwas zugute, er fiihlt sich<br />

selbst in ihm, unterdriickt alle scine Gefuhle von der Freiheit und Selb-<br />

standigkeit der Natur; er macht sic selbst zu dienstwilligem Unterta-<br />

nen [ 3]. Es gibt wohl kein deutlicheres Zeichen, wie selbst<br />

[*] Vorsehung = Natur. Worin fiir das eine Tier die Giite, die Vorsehung,<br />

darin aufiert sich fiir das andere keine Giite, keine Vorsehung [4].<br />

C 1 ] Es ist aber... Menschen: vgl. W. R., § 55.<br />

[2] Wie... Gesetze: vgl. W.R., § 48.<br />

[ 3] Gott... Untertanen: vgl. W. R., § 31.<br />

[ 4 ] Vorsehung ... Vorsehung: vgl. W. R., § 50.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 299<br />

[**] Capita qui proprio come quando proibiamo al bambino ciò che gli<br />

nuoce, ma egli eviterebbe un momentaneo dolore se <strong>non</strong> soffrisse del male per<br />

il bene.<br />

se mi aspetta <strong>la</strong> beatitudine, che cosa possono contare i miseri, effimeri 36v<br />

piaceri del<strong>la</strong> vanità, congiunti a molestie di ogni specie? Certo qui c'è,<br />

al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> felicità, anche un'idea di beatitudine, che differisce nel<br />

genere. Si tratta però ugualmente di pili elevati piaceri, ossia delle gioie<br />

del<strong>la</strong> conoscenza, del<strong>la</strong> virtù, delle gioie che consistono nel soddisfare<br />

i più elevati bisogni dell'uomo [*].<br />

§<br />

Come i fini del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, così anche le leggi del<strong>la</strong> stessa sono per<br />

lui tali nel suo senso — certo rispetto a un fine sono necessarie, sono [ * ]<br />

determinate, condizionate dal<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione ad esso, in sé stesse però sono<br />

a r b i t r a r i e [ 2]. Dio è il r e del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>: il monarca di essa e,<br />

ovviamente, il monarca assoluto, illimitato. Ciò che soggettivamente,<br />

nel<strong>la</strong> rappresentazione, nell'immaginazione è per l'uomo l'essere umano<br />

più alto, il re, diventa per lui anche oggettivamente l'essere più alto del­<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Essere suddito di un re <strong>non</strong> gli basta: anche <strong>la</strong> <strong>natura</strong> deve<br />

esserlo, poiché lui lo è. Anche il sole, <strong>la</strong> luna e le stelle sono circonfusi<br />

e sopraffatti dallo splendore del<strong>la</strong> maestà terrena, che abbaglia l'occhio<br />

dei mortali. La sua più alta certezza di sé è essere servitore del re; il<br />

servitore guardando al suo padrone, gode anche in un certo senso, egli<br />

sente sé stesso in lui, reprime tutti i suoi sentimenti del<strong>la</strong> libertà e auto­<br />

nomia del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> trasformando<strong>la</strong> appunto in un docile suddito [ 3].<br />

Non v'è certo indice più chiaro per dimostrare come appunto<br />

[*] Provvidenza = <strong>natura</strong>. Quello che per un certo animale significa <strong>la</strong> bontà,<br />

<strong>la</strong> provvidenza, per l'altro <strong>non</strong> lo è affatto [4].<br />

C 1 ] La stessa cosa... uomo: cfr. E. R., $ 55.<br />

[2] Come ... arbitrarie: cfr. E. R., § 48.<br />

[3] Dio ... suddito: cfr. E. R., § 37.<br />

[ 4 ] Provvidenza ... affatto: cfr. E. R., § 50.


300 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

37 r individueller Fall ist es also gerade so viel, als wàre kein Gesetz, als<br />

waltete der Zufall E 1 ]. Ein anderes Beispiel. Der Regen ist gut, befruch-<br />

tet die Erde. Aber ein anhaltender Regen, ein Regen zur Unzeit, ohne<br />

Sonne verwiistet weit und breit — nicht nur diese meine — die Fel-<br />

der und Saaten. Der Regen hat scine guten Griinde, es ist notwendig,<br />

daB es jetzt so regnet; aber es ist keine absolute Notwendigkeit; es [*]<br />

sind zufallige Griinde. Es kònnte auch wenigstens meiner Vorstellung<br />

nach nicht regnen. Deswegen wende ich mich nun an die Re­<br />

ligion, zu religiosen Mitteln meine Zuflucht (Die Notwendigkeit im<br />

Allgemeinen ist Zufàlligkeit im Einzelnen). Die Religion hebt den Zu­<br />

fall auf, damit die Notwendigkeit, indem sie ihn zur Willenssache, zur<br />

Willkiir macht. Der <strong>la</strong>nge Regen hàngt vom Willen Gottes ab; also<br />

hàngt auch der Sonnenschein, von dem meine Existenz abhàngt, von<br />

seinem Willen ab. Also kann Gott tun, was wir bediirfen, er kann die<br />

Notwendigkeit oder den Zufall, dafi es jetzt gerade so <strong>la</strong>nge regnet, auf­<br />

heben. Das Gesetz hebt das Gebet, hebt die Vorsehung, hebt die Reli­<br />

gion auf. Oder: das Wunder aufgeben, heiBt die Religion aufheben. Das<br />

Wunder ist identisch mit der Religion. Was das Gebet will, tut das<br />

Wunder; es vollstreckt den Willen der Religion: das Gesetz im einzel-<br />

nen Fall aufheben kann aber nur Er, der das Gesetz iiberhaupt auf-<br />

hebt E 2]. Die Vorsehung, das Gesetz in der Natur driickt nicht anderes<br />

aus als das Wesen (der)<br />

E*] « In gremium conjicitur sors, sed a Jehova est omnis eius decisio », Sai.<br />

Prov. 16,33.<br />

C 1 ] Es gibt... Zufall: vgl. ìbid.<br />

[ 2] Oder ... aufhebt: vgl. W. R., § 52.<br />

37 v der Natur. Aber die Natur ist blind, kalt, gefiihllos — denn fiir sie exi-<br />

stiert kein Individuum — so auch das Gesetz, die Vorsehung der E*]<br />

Natur: die Vorsehung der Natur erzeugt, eben weil sie keine ist,<br />

erst das Bediirfnis der religiosen Vorsehung, welche erst i m S i n n e<br />

des Menschen Vorsehung ist, denn diese beriicksichtigt den Ein­<br />

zelnen, aber jeder, alle sind einzeln und stehen insofern als e i n -<br />

z e 1 n e unter der blinden und kalten riicksichtslosen Macht der Natur.<br />

Es ist daher absurd, wenn man als Egoismus das Ver<strong>la</strong>ngen der Hilfe


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 301<br />

il caso individuale valga qui proprio come se <strong>non</strong> esistesse legge, se do- s?r<br />

minasse <strong>la</strong> casualità t 1 ]. Un altro esempio. La pioggia è un bene, fe­<br />

conda <strong>la</strong> terra. Ma una pioggia persistente, una pioggia fuori tempo, sen­<br />

za il sole, devasta dappertutto i campi e i seminati, <strong>non</strong> solo i miei<br />

qui. La pioggia ha le sue buone ragioni, è necessario che ora piova cosi,<br />

ma <strong>non</strong> è una necessità assoluta; si tratta di ragioni casuali. Potreb- [*]<br />

be anche <strong>non</strong> piovere, almeno secondo <strong>la</strong> mia rappresentazione.<br />

Per questo mi rivolgo al<strong>la</strong> religione, ricorro a mezzi religiosi (La neces­<br />

sità in assoluto è casualità nell'individuale). La religione sopprime il<br />

caso, e con esso <strong>la</strong> necessità, rendendo<strong>la</strong> una conseguenza del<strong>la</strong> volontà,<br />

dell'arbitrio. La lunga pioggia dipende dal<strong>la</strong> volontà di Dio; quindi dal<strong>la</strong><br />

sua volontà dipende anche il sereno, da cui a sua volta dipende <strong>la</strong> mia<br />

esistenza. Quindi Dio può fare ciò di cui abbiamo bisogno, può soppri­<br />

mere <strong>la</strong> necessità o il caso che ora proprio piova così a lungo. La legge<br />

è soppressa dal<strong>la</strong> preghiera, è soppressa dal<strong>la</strong> provvidenza, è soppressa<br />

dal<strong>la</strong> religione. In altri termini: rinunciare al miracolo significa rinun­<br />

ciare al<strong>la</strong> religione. Il miracolo è identico al<strong>la</strong> religione. Il miracolo at­<br />

tua ciò che <strong>la</strong> preghiera vuole; esso compie <strong>la</strong> volontà del<strong>la</strong> religione:<br />

sopprimere <strong>la</strong> legge nel singolo caso può solo colui che in assoluto sop­<br />

prime <strong>la</strong> legge [ 2]. La provvidenza, <strong>la</strong> legge <strong>natura</strong>le <strong>non</strong> esprime altro<br />

se <strong>non</strong> l'essenza<br />

[*] «In grembo si gettano le sorti, ma <strong>la</strong> decisione viene da Jahvé »,<br />

Prov. 16,33.<br />

P] Non v'è ... casualità: cfr. ibid.<br />

[ 2] In altri termini... legge: cfr. E. R., § 52.<br />

del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Ma <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è cieca, fredda, insensibile — infatti per essa 37 v<br />

<strong>non</strong> esiste alcun individuo — <strong>la</strong> stessa cosa vale anche per <strong>la</strong> legge, [*]<br />

per <strong>la</strong> provvidenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>: è appunto questa, proprio perché <strong>non</strong><br />

è una provvidenza, a far sorgere il bisogno del<strong>la</strong> provvidenza religiosa,<br />

che solo è provvidenza nel senso dell'uomo, infatti questa<br />

tien conto del singolo, ma ciascuno, tutti sono singoli e in quanto<br />

tali, come singoli, sono sotto il cieco, freddo, indifferente po­<br />

tere del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. È perciò assurdo definire egoismo l'invocazione d'aiuto


302 [DAS WESEN DER RELIGÌON. 1. FASSUNG]<br />

bezeichnet und als religiòses Gesetz fordert, sich dem Ailgemeinen zu<br />

unterwerfen, und dieses Gesetz der Religion unterstellt, wcxiurch m a n<br />

sic aufhebt; denn dieses Ver<strong>la</strong>ngen, was ich, hat jeder, obgleich<br />

jeder je nach seiner Lage, seiner Individualitat anderes Ver<strong>la</strong>ngen hat<br />

als ich. Die natiirliche Vorsehung hat nur Augen und Ohren gege- [**]<br />

ben zu Schutzwachen. Aber sind sic i m m e r Schutzwachen? helfen<br />

meine Krafte gegen die Kraft eines Stroms u. s. w.? Nein. Die Natur<br />

hat jedem, auch mir feindlichen Wesen Waffen gegeben zur Verteidi-<br />

gung, Mittel zur Selbsterhaltung, aber trotzdem gehen sie zu Millionen<br />

zugrunde, ohne zu ihrem Zweck zu ge<strong>la</strong>ngen. So auch die Menschen [*].<br />

Datò ich also — daS jeder Mensch keiner Notwendigkeit, keinem Ge­<br />

setz, das wenn auch an sich vernùnftig, doch im einzelnen Fall wider<br />

meine Vernunft geht,<br />

[*] Das Symbol verhàlt sich urspriinglich so zum Gegenstand, wie sich ein<br />

Haar, ein Andenken, ein Kleidungsstiick zu meiner Geliebten verhàlt.<br />

[**] Diese Arznei heilt diese Krankheit. Ich leidete an dieser, also beile mit<br />

einer Arznei. Aber ob sie bei mir wirkt, ob hier nicht Ursachen obwalten, die<br />

ihre Wirkungen aufheben, das ist un- [2]<br />

C 1 ] Die natiirliche... Menschen: vgl. W. R., §§ 50, 35.<br />

[2] Fortsetzung folgt.<br />

38r unterworfen ist, sondern einem willkurlichen Wesen, welches so [*]<br />

weit und frei ist als die menschliche Vorstellung des menschlichen We-<br />

sens — das ist die Quelle, die effektive, der Religion. Es ist eine Betò-<br />

rung, eine Tàuschung der Menschen, wenn man ihnen unter der Form<br />

der Religion die Naturgesetze als Dogmen aufdringt! Es kommt aber<br />

dies aus einer uralten Unwissenheit, namlich diese, dafi man nicht er-<br />

kannt hat, daB das Wesen Gottes nichts anderes ist als das Wesen<br />

des menschlichen Herzens, welches sich aus der Natur zu<br />

sich selbst, zu einem Wesen seinesgleichen flùchtet und daher dieses<br />

von der Natur unterschiedene Wesen jfiir identisch gestellt hat mit dem<br />

Wesen der N a t u r E 1 ]. Daher der Widerspruch. Die christliche<br />

Religion ist notwendig allein die wahre, die den Sinn der Religion er-<br />

reicht habende, datò sie einen wirklichen Menschen mit der Macht und<br />

Herrlichkeit Gottes ausgeriistet hat, daher die Zweideutigkeit des alten


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 303<br />

e pretendere come precetto religioso <strong>la</strong> sottomissione all'universale,<br />

giacché al<strong>la</strong> religione si attribuisce questa legge che in realtà <strong>la</strong><br />

sopprime, infatti ciascuno ha come me questo desiderio, benché<br />

ciascuno a seconda del<strong>la</strong> sua situazione, del<strong>la</strong> sua individualità abbia un<br />

desiderio diverso dal mio. La provvidenza <strong>natura</strong>le ha dato come [**]<br />

salvaguardia solo occhi e orecchi. Questi però sono sempre una sal­<br />

vaguardia? Le mie forze mi sono d'aiuto contro <strong>la</strong> forza di un fiume<br />

etc.? No. A ciascuno, anche all'essere che mi è nemico, <strong>la</strong> <strong>natura</strong> ha dato<br />

armi per difendersi, mezzi per conservarsi in vita, tuttavia però a mi­<br />

lioni periscono senza raggiungere il loro scopo. Così anche gli uomi­<br />

ni C 1 ]. Che io dunque — che ogni uomo sia soggetto <strong>non</strong> a una necessità,<br />

a una legge in sé certo razionale, ma nel singolo caso contraria al<strong>la</strong> mia<br />

ragione,<br />

[*] II rapporto originario del simbolo con l'oggetto è come quello di un<br />

capello, di un ricordo, di un pezzo di vestito con <strong>la</strong> mia donna amata.<br />

[**] Questa medicina guarisce questa ma<strong>la</strong>ttia. Io ne soffrivo, dunque con<br />

una medicina riacquisto <strong>la</strong> salute. Se però essa sia in grado in me di produrre<br />

questo effetto, se qui <strong>non</strong> abbiano il sopravvento delle cause capaci di annul<strong>la</strong>rne<br />

l'efficacia, questo <strong>non</strong> [2]<br />

I 1 ] La provvidenza ... uomini: cfr. E. R., §§ 50, 35.<br />

[2] Continua.<br />

bensì a un essere volontario, il cui potere è tanto ampio e libero, [*] 38 r<br />

quanto <strong>la</strong> rappresentazione <strong>umana</strong> del<strong>la</strong> propria essenza — questa è <strong>la</strong><br />

fonte, <strong>la</strong> sorgente effettiva del<strong>la</strong> religione. Si abbindo<strong>la</strong>no, si ingannano<br />

gli uomini, quando sotto <strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> religione si impongono loro come<br />

dogmi le leggi <strong>natura</strong>li! Questo però proviene da una inveterata igno­<br />

ranza, ossia dal fatto che <strong>non</strong> si è riconosciuto che l'essere divino <strong>non</strong> è<br />

altro se <strong>non</strong> P essenza del cuore umano, il quale dal<strong>la</strong> na­<br />

tura si rifugia in lui stesso, in un essere simile a lui, e perciò dal fatto<br />

che si è posto questo essere, distinto dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, come identico al-<br />

1'essenza del<strong>la</strong> n a t u r a [']. Da qui <strong>la</strong> contraddizione. La reli­<br />

gione cristiana necessariamente è l'unica vera, che ha colto il senso del<strong>la</strong><br />

religione avendo insignito un uomo reale del<strong>la</strong> potenza e del<strong>la</strong> maestà<br />

di Dio e superato l'ambiguità dell'antico Dio, che minacciava sempre<br />

di ricadere nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. L'uomo è 1'oggetto del<strong>la</strong> religione. Questo


304 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Gottes, der immer wieder zuriickfàllt in die Natur, aufgehoben. Der<br />

Mensch ist der Gegenstand der Religion. Dieses innerste Geheim-<br />

nis hat das Christentum offenbart. Sie ist die OfEenbarung des W e -<br />

s e n s der Religion [ 2]. Dafi die Getter zugleich in den alten Religio-<br />

nen Naturmàchte sind, mufi sein, derni wie wollten sie die Gebete er-<br />

fiillen, wenn sie nicht die Macht hàtten? Gegen die Natur wendet sich<br />

der Merisch, eben gegen ihre Macht lehnt er sich auf, also mùssen die<br />

Getter diese Macht haben, oder die Machte der Natur sind der Macht<br />

[*] bekannt. Hier schleicht sich also die Religion ins Mittel.<br />

E 1 ] Es ist... Natur: vgl. W.R., § 54.<br />

[2 ] Die christliche ... Religion: vgl. W. R., § 26.<br />

38 v des Herzens unterworfen, indem sie zu Màchten wollender. dem Men-<br />

schen wohlwollender, ihren Wiinschen sich bequemender Wesen ge-<br />

worden sind. Aber im Heidentum sind sie doch noch selbstàndige, vom<br />

Menschen unterschiedene Wesen. Sie leben selig fiir sich. Das<br />

heilk: das ohne den Menschen, das Fiirsichsein der Natur ist noch nicht<br />

verschwunden in reine Gute, in reines fiir den Menschen Sein. Der<br />

Mensch hat noch nicht den Mut, sich als absolutes Wesen zu fas- [*]<br />

sen: er weiJK sich als Gott, indem er den Gott als Herrn der Natur weifi,<br />

aber sein Gott ist doch noch bedingt, beschrankt, d. h. der Mensch ist<br />

noch nicht vollkommen seiner selbst gewifi, er fuhlt sich noch bedingt<br />

durch die Natur. Die Grund<strong>la</strong>ge der hellenischen Getter — die Natur,<br />

der Ursprung <strong>la</strong>fit sich nicht verleugnen C 1 ]. Der Apfel fallt nicht weit<br />

vom Stamm.<br />

Dafi die Wunder nicht immer geschehen, versteht sich, weil in<br />

der R e g e 1 die eigene Vernunft nach<strong>la</strong>uft: sie treten nur ein, wo [**]<br />

die Regel nicht hilft, sondern zum Gegenteil ausschlàgt — in der Not —<br />

da, wo man ihrer eben benotigt ist, so gut als der Mensch nicht immer<br />

an Gott denkt, denken kann, an scine Geschafte geht; die Religion<br />

ùberhaupt wird besonderer Akt, wo der Mensch aus dem<br />

Kreis des Natur<strong>la</strong>ufs herausgeht [ 2]: Sonntags, nicht alle Tage geht<br />

man in die Kirche, und wenn auch alle Tage, nicht alle Stunden<br />

[*] t)ber die Identità! des subjektiven Geistes mit Gott siehe auch Kermes<br />

Trismegi[stes], Poimandres, ITI. 90 [?] [ 3].


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 305<br />

più riposto mistero è stato palesato dal cristianesimo, che è <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>­<br />

zione dell' essenza del<strong>la</strong> religione [ 2]. Che gli dei delle antiche reli­<br />

gioni fossero parimenti potenze <strong>natura</strong>li, era necessario, infatti come<br />

potevano esaudire le preghiere, se <strong>non</strong> ne avevano il potere? L'uomo si<br />

rivolge contro <strong>la</strong> <strong>natura</strong>, si ribel<strong>la</strong> appunto al suo potere, dunque gli dei<br />

devono avere questo potere oppure le potenze del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> sono sot­<br />

tomesse<br />

[*] si sa. Qui dunque si insinua nel mezzo <strong>la</strong> religione.<br />

[ J ] Si abbindo<strong>la</strong>no... <strong>natura</strong>: cfr. E.R., § 54.<br />

[ 2 ] La religione cristiana ... religione: cfr. E. R., § 26.<br />

al potere del cuore in quanto sono diventate potenze di esseri che vo- 38 v<br />

gliono, anzi che vogliono bene all'uomo e accondiscendono ai suoi de­<br />

sideri. Nel paganesimo però essi sono <strong>non</strong>dimeno ancora esseri auto­<br />

nomi, distinti dall'uomo. Vivono beati per sé stessi. Ciò si­<br />

gnifica: l'essere per sé del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> senza l'uomo <strong>non</strong> si è ancora dis-<br />

solto in pura bontà, in puro essere per l'uomo. L'uomo <strong>non</strong> ha ancora<br />

l'ardire di affermarsi come ente assoluto; egli riconoscendo che Dio è [*]<br />

il signore del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, riconosce sé stesso come Dio, ma il suo Dio è <strong>non</strong>­<br />

dimeno ancora condizionato, limitato, ciò significa che l'uomo <strong>non</strong> è<br />

ancora pienamente certo di sé stesso, si sente ancora condizionato dal<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>. Inconfutabile è il fondamento degli dei ellenici, <strong>la</strong> loro origine —<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> t 1 ]. Il frutto <strong>non</strong> cade lontano dall'albero.<br />

Che i miracoli <strong>non</strong> capitino sempre, è ovvio, giacché di re­<br />

go<strong>la</strong> <strong>la</strong> nostra ragione se <strong>la</strong> cava: essi subentrano solo quando <strong>la</strong> [**]<br />

rego<strong>la</strong> <strong>non</strong> è d'aiuto, anzi finisce per essere il contrario — nel bisogno,<br />

quando se ne ha <strong>la</strong> necessità; come del resto l'uomo <strong>non</strong> sempre pensa,<br />

né può pensare a Dio, egli si occupa dei suoi affari; in generale <strong>la</strong> reli­<br />

gione diventa un atto partico<strong>la</strong>re, nel quale l'uomo esce dal<br />

cerchio del corso <strong>natura</strong>le [ 2 ] : in chiesa si va <strong>la</strong> domenica, <strong>non</strong> tutti i<br />

giorni, e se anche tutti i giorni, <strong>non</strong> ogni ora,<br />

[*] Sull'identità dello spirito soggettivo con Dio, vedi anche Kermes Trisme-<br />

gi[stes], Poimandres, III. 90 [?] [ 3].<br />

!1 F. TOMASONI, Lmhviii Fenerbach e hi <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>.


306 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

[**] Der Mensch verdankt scine Existenz nicht der ersten Ursache, aus<br />

der alles abstammt, sondern der letzten und ihm nachsten Ursache, er verdankt<br />

scine Existenz nicht der Erde, wie sic einst war, sondern der Erde, wie sic ist [*].<br />

t 1 ] Aber ... verleugnen: vgl. W. R., § 55.<br />

[2] DaR die Wunder ... herausgeht: vgl. W. R., § 53.<br />

[ 3 ] Vgl. Corpus Hermeticum (hg. v. W. Scott, Oxford 1924), Lib. IV, 9.<br />

[ 4 ] Der Mensch ... ist: vgl. W. R., $ 6.<br />

39r sondern zu bestimmten. Wer immer beten will, wird zum Schwàr- [*]<br />

mer, d. h. er erweitert die Religion iiber ihren Begriff, ihre Bestimmung,<br />

ihren Beruf, gerade wie der, der immer Wunder sehen wollte. — Das<br />

Gebiet des Zufàlligen ist das Gebiet der Religion. Gròfiter Unverstand,<br />

Philosophie und Religion zu verbinden. Was der einzige Gegenstand<br />

der Philosophie, das Allgemeine, Notwendige, ist gar kein Gegenstand<br />

der Religion; und umgekehrt, was der Gegenstand, der einzige Ge­<br />

genstand der Religion, existiert gar nicht f ii r die Philosophie, weil<br />

sie eben nur [auf] die Abstraktion des Allgemeinen vom Einzelnen<br />

gegrùndet ist. Allerdings kann auch die Religion nicht das Allgemeine<br />

entbehren; sie muB schon infolge der Erfahrung, auf diesen einzelnen<br />

Fall verzichten, aber darum gibt sie nicht das Gebiet der einzelnen Falle<br />

auf, so gut als der Orakelglàubige, der Divinationsglàubige, wenn ihm<br />

dieser oder jener Fall fehlsch<strong>la</strong>gt, deswegen noch nicht die Divination<br />

aufgibt, das Fehlsch<strong>la</strong>gen s i e h , der Auslegung oder sonst einem Ver-<br />

sehen, nicht der Divination Schuld gibt. Der G<strong>la</strong>ube, dafi die Gottheit<br />

das Wahre anzeigt, in einzelnen Fà'llen, bleibt unerschiittert. So gibt<br />

auch der G<strong>la</strong>ubige des Christentums, wenn ihm auch diese einzelne Bitte<br />

fehlsch<strong>la</strong>gt, nicht deswegen den G<strong>la</strong>uben auf, dafi Gott andere Bitten,<br />

wenngleich derselben Art, erfiillen werde. Und solite auch alles in die-<br />

sem Leben mir fehlsch<strong>la</strong>gen: es bleibt mir das andere Leben, wo<br />

ich, dieser Mensch den Ersatz fiir das hier verlorene erhalte, hundert-<br />

[*] 78 ['].<br />

t 1 ] Eigentlich siebenundsiebzigste Seite.<br />

39v fàltig habe, was ich hier auch im besten Falle nur einfaltig habe. [*]'<br />

Es ist iiberhaupt absurd, wenn man die Resignation zum Wesen der


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 307<br />

[**] L'uomo deve <strong>la</strong> sua esistenza <strong>non</strong> al<strong>la</strong> causa prima, da cui discende<br />

' ogni cosa, bensì al<strong>la</strong> causa ultima e prossima, deve <strong>la</strong> sua esistenza <strong>non</strong> al<strong>la</strong> terra,<br />

come era un giorno, bensì al<strong>la</strong> terra, come è attualmente [4].<br />

t 1 ] Nel paganesimo ... <strong>natura</strong>: cfr. E. R., § 55.<br />

[ 2 ] Che i miracoli ... <strong>natura</strong>le: cfr. E. R., § 53.<br />

t 3 ] Cfr. Corpus Hermeticum (hg. v. W. Scott. Oxford 1924), Lib. IV, 9.<br />

t 4 ] L'uomo ... attualmente: cfr. E. R., § 6.<br />

bensì in ore determinate. Chi vuoi sempre pregare, diventa un fa- [*]<br />

natico, ossia estende <strong>la</strong> religione al di là del suo concetto, del<strong>la</strong> sua de­<br />

terminazione, del suo compito, proprio come chi vorrebbe sempre<br />

vedere miracoli. Il regno del casuale è il regno del<strong>la</strong> religione. Quando<br />

si congiungono insieme filosofia e religione, si compie <strong>la</strong> più grande<br />

assurdità. L'unico oggetto del<strong>la</strong> filosofia, l'universale, il necessario, <strong>non</strong><br />

è affatto oggetto del<strong>la</strong> religione; e viceversa, l'oggetto, l'unico oggetto<br />

del<strong>la</strong> religione, <strong>non</strong> esiste affatto per <strong>la</strong> filosofia, giacché questa si<br />

fonda appunto soltanto sull'astrazione dell'universale dall'individuale.<br />

In verità anche <strong>la</strong> religione <strong>non</strong> può fare a meno dell'universale; essa<br />

deve rinunciare a questo singolo caso già in seguito all'esperienza, ma<br />

<strong>non</strong> per questo abbandona il regno dei casi singoli, cosi come colui che<br />

crede negli oracoli, nel<strong>la</strong> divinazione <strong>non</strong> abbandona ancora <strong>la</strong> divinazio­<br />

ne per il fatto che questo o quel caso <strong>non</strong> si realizza, infatti egli da <strong>la</strong><br />

colpa dell'insuccesso a sé, alPinterpretazione o a qualche mancanza,<br />

<strong>non</strong> al<strong>la</strong> divinazione. La credenza nel fatto che <strong>la</strong> divinità indichi nei<br />

singoli casi il vero, resta incrol<strong>la</strong>bile. Così anche il credente del cristia­<br />

nesimo, quando anche questa singo<strong>la</strong> preghiera <strong>non</strong> trova compimento,<br />

<strong>non</strong> per questo abbandona <strong>la</strong> fede nel fatto che Dio esaudirà altre pre­<br />

ghiere, benché del<strong>la</strong> stessa specie. E se anche tutto in questa vita <strong>non</strong><br />

mi riuscisse: mi rimane 1' a 11 r a vita, in cui io, quest'uomo, riceverò<br />

<strong>la</strong> ricompensa per quanto qui ho perduto, avrò<br />

t*l 78 [i].<br />

[ ! ] In realtà pagina settantasettesima.<br />

al centuple quello che qui, nel<strong>la</strong> migliore ipotesi, posso avere una [*]<br />

volta so<strong>la</strong>. È del tutto assurdo voler fare del<strong>la</strong> rassegnazione l'essenza


308 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Religion machen will. Resignieren mufi idi nur einem Wesen gegen-<br />

ùber, das nicht meines Wesens und Sinnes — einem despotischen oder<br />

gegen mich gleichgultigen Wesen gegeniiber. Aber Gott ist die absolute<br />

Position des Menschen. Die Natur der Notwendigkeit legt mir die Not-<br />

wendigkeit der Resignation auf, nicht die Religion. Oder sic legt mir<br />

nur die Resignation auf ein Gut auf, um mir den Genu£ eines Hòheren<br />

zu verschaffen. Es ist absurd, wenn man nicht die Befriedigung der<br />

menschlichen, selbst auch sinnlichen Bedurfnisse als Sache der Religion<br />

anerkennen will, es ist Heuchelei, wenn man nicht im Geist als ein Gut<br />

anerkennen will, was man praktisch, ohne Wissen und Willen als ein<br />

solches fiihlt. Der Hungrige fùhlt die Speise als eine gbttliche Wohltat.<br />

Wie wahr, wie rein, wie echt religios waren auch hierin den christ- [**]<br />

lichen Heuchlern gegeniiber die alten Heiden! Gottlich war ihnen die<br />

Quelle, weil sie den Durstigen erquickt, gòttlich die Frucht, Ceres, weil<br />

sic den Menschen nà'hrt, gòttlich der Wein! Ist es dir unrecht, im Hun-<br />

ger Speise zu ver<strong>la</strong>ngen? Freilich ist dieser Wunsch kein « sittlicher ».<br />

Ihr empfindet ebenso gut den Unsittlichen als « Sittlichen ». Aber geht<br />

denn der Mensch in der Bestimmtheit der Sittlichkeit auf, in der Ne-<br />

gation derselben unter? Ist Sehen nicht ein gòttlicher Akt, obgleich<br />

kein sittlicher? Ist der Denkakt als solcher ein sittlicher?<br />

[**] Weil die Religion sich hauptsachlich nur auf die Not bezieht, so werden<br />

konsequent auch in der Not von sonst heiligen, religiòsen Statuten und Gesetzen<br />

Ausnahmen gemacht. So bei [...?] wegen der Volksreinigung darf man nicht an<br />

Festtagen die Schuhe waschen, aber wegen der Kratze wohl [...?].<br />

t 1 ] Eigentlich achtundsiebzigste Seite.<br />

40r Dafi das die Natur nach Zwecken oder Gesetzen bestimmende [*]<br />

Wesen, das menschliche Wesen ist, geht deutlich nicht nur daraus her-<br />

vor, dafi er die Natur zu ihr selbst willkurlichen Zwecken gebraucht<br />

und verwandelt, sondern auch hauptsachlich daraus, dafi der [**]<br />

Mensch sich selbst der Zweck und das Gesetz der Natur ist. Er ist es,<br />

der alle Dinge auf sich bezieht, ja diese Beziehung derselben auf sich<br />

zum Wesen derselben macht; deswegen sind sie, damit sie tur ihn sind;


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. I 8 REDAZIONE] 309'<br />

del<strong>la</strong> religione. Io devo rassegnarmi solo di fronte a un essere che <strong>non</strong><br />

partecipa del mio essere e del mio sentire — di fronte a un essere dispo­<br />

tico o indifferente verso di me. Dio però è l'assoluta affermazione del­<br />

l'uomo. Non <strong>la</strong> religione, bensì <strong>la</strong> <strong>natura</strong> del<strong>la</strong> necessità mi impone <strong>la</strong><br />

necessità del<strong>la</strong> rassegnazione. O meglio <strong>la</strong> religione mi impone solo <strong>la</strong><br />

rassegnazione a un bene per procurarmi il godimento di uno più alto.<br />

È assurdo <strong>non</strong> voler riconoscere come affare del<strong>la</strong> religione <strong>la</strong> soddisfa­<br />

zione dei bisogni umani, sì anche di quelli sensibili, è ipocrisia <strong>non</strong> vo­<br />

lere con lo spirito riconoscere come un bene ciò che praticamente, sen­<br />

za saperlo e volerlo, si sente come tale. L'affamato sente il cibo come<br />

un beneficio divino. Come erano sinceri, come erano schietti, come [**]<br />

erano autenticamente religiosi anche rispetto a questo punto gli antichi<br />

pagani in confronto con gli ipocriti cristiani! Divina era per loro <strong>la</strong><br />

fonte, giacché ristora l'assetato, divino il grano, Cerere, giacché nutre<br />

l'uomo, divino il vino! Hai forse torto a richiedere cibo quando hai<br />

fame? Certo questo desiderio <strong>non</strong> è un desiderio « morale ». Voi sen­<br />

tite tanto quello « morale », quanto quello amorale. Ma è poi vero che<br />

l'uomo nel<strong>la</strong> determinazione del<strong>la</strong> moralità si eleva e nel<strong>la</strong> negazione di<br />

essa si degrada? Vedere <strong>non</strong> è forse un atto divino, benché <strong>non</strong> sia mo­<br />

rale? L'atto intellettivo in quanto tale è un atto morale?<br />

[**] Giacché in sostanza <strong>la</strong> religione si rivolge solo al bisogno, così logica­<br />

mente nel bisogno si fanno anche eccezioni da statuti e leggi, peraltro sacre, reli­<br />

giose. Così in [...?] <strong>non</strong> si possono nei giorni di festa <strong>la</strong>vare le scarpe per <strong>la</strong><br />

comune pulizia, ma a causa del<strong>la</strong> scabbia sì [...?].<br />

t 1 ] In realtà pagina settantottesima.<br />

§<br />

Che sia l'essere umano a determinare <strong>la</strong> <strong>natura</strong> secondo scopi [*] 40r<br />

o leggi risulta chiaramente <strong>non</strong> solo dal fatto che egli usa e adopera <strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> per scopi arbitrari rispetto ad essa, bensì anche principalmente<br />

dal fatto che l'uomo è lui stesso lo scopo e <strong>la</strong> legge del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. [**]<br />

Egli è colui che riferisce a sé tutte le cose, anzi che rende questa loro<br />

re<strong>la</strong>zione a sé <strong>la</strong> loro stessa essenza; per questo motivo esse esistono,<br />

per essere a sua disposizione; egli è il fine ultimo, lo scopo finale


310 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

er ist das Endziel, der Endzweck der Natur — ihr Wesen,<br />

ihre Einheit. So verschieden die Zwecke sind, so unendlich vie-<br />

le — sic konzentrieren sich alle zuletzt im Menschen. Aber wo einmal<br />

sich der Mensch von der Natur so unterscheidet als C 1 ] ihren Endzweck,<br />

unterscheidet er auch in sich: das was er gemein hat mit dem, was er<br />

als Mittel fiir sich erkennt, wie Essen, Trinken, Sch<strong>la</strong>fen, setzt er an<br />

sich selbst zum Mittel herab — Andere, sagte Sokrates, leben, um zu<br />

essen, ich esse, um zu leben [ 2 ] — und macht das, wodurch er sich von<br />

der Natur unterscheidet [ 3 ], zu seinem eigenen Endzweck; wie er sich<br />

als Wesen ùber die Natur setzt, so setzt er auch ùber sich als Zweck<br />

das, was er als sein Wesen anerkennt: die Vernunft, den Willen, d e n<br />

Geist. Dies ist das Beste, Herrlichste, um deswillen er selbst, als<br />

sinnliches Wesen und als lebendes ist — dies ist das hochste Wesen. Ist<br />

der Mensch einmal auf diesem Punkt der Unterscheidung, so wird ihm<br />

auch dieses Wesen bald als<br />

[*] 80[*].<br />

[**] Gott hat eine der Eigenschaften der Gottheit vom Menschen unter-<br />

schiedene, um die Naturmacht zu bedeuten.<br />

t 1 ] einmal... als ms: einmal so unterscheidet sich der Mensch von der Na­<br />

tur als<br />

[ 2 ] Aber wo einmal... leben: vgl. W. R., § 49.<br />

[ 3 ] sich ... unterscheidet ms: sich unterscheidet von der Natur.<br />

[4] Eigentlich neunundsiebzigste Seite.<br />

40v religioses, als ein anderes Wesen gegenùbertreten. Es bleibt zwei- [*]<br />

deutig, ob es ein eigenes Wesen oder anderes Wesen ist. Er stellt ja<br />

diese Tàtigkeit des Geistes als Wesen dar. Er wird daher sich selbst [**]<br />

die Vorstellung Gottes und des Geistes vermischen bald, bald wieder<br />

sondern und wiefern das, was er von sich unterscheidet als das Wesen,<br />

identisch ist mit dem, wovon er es unterscheidet, dem Individuum, die<br />

Seele, der Geist bestimmbar, verànderlich weifi, so wird er sich von<br />

seinem Geist geschaffen vorstellen, inwiefern als der Theorie, der Vor­<br />

stellung nach derselbe unbestimmbar, unsterblich ist.<br />

Sich, seinen Geist macht der Mensch zum Geist der Welt. Weil<br />

er aber sic nicht gemacht hat, weil sich scine Macht an der Macht der


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 311<br />

del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> — <strong>la</strong> sua essenza, <strong>la</strong> sua unità. Pur essendo*<br />

gli scopi tanto diversi, tanto infinitamente molteplici — al<strong>la</strong> fine si con­<br />

centrano tutti nell'uomo. Ma una volta che l'uomo si distingua così dal<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> come il suo scopo finale, fa anche in sé questa distinzione — de­<br />

grada a mero mezzo in quanto tale ciò che ha in comune con quello che<br />

riconosce come mezzo per lui stesso, come mangiare, bere, dormire, —<br />

altri, diceva Socrate, vivono per mangiare, io mangio per vivere t 1 ] —<br />

e assume come suo proprio scopo finale ciò che lo fa essere distinto dal­<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong>; come egli si pone quale essere al di sopra del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, così<br />

pone anche al di sopra di sé come scopo ciò che riconosce essere <strong>la</strong> sua<br />

essenza: <strong>la</strong> ragione, <strong>la</strong> volontà, lo spirito. Questa è <strong>la</strong> parte mi­<br />

gliore, pili illustre, in virtù del<strong>la</strong> quale egli esiste come essere sensibile<br />

e vivo — questa è l'essenza suprema. Appena che l'uomo sia giunto a<br />

questo punto del<strong>la</strong> differema, allora questo essere gli si presenterà im­<br />

mediatamente come<br />

[*] 80 [2].<br />

[**] Dio ha una proprietà del<strong>la</strong> divinità, che lo differenzia dall'uomo per<br />

significare <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

C 1 ] Ma una volta ... vivere: cfr. E. R., § 49.<br />

[2 ] In realtà pagina settantanovesima.<br />

un altro essere, come un essere religioso. Rimane dubbio se questo [*] 40v<br />

sia un altro o il proprio essere. L'uomo infatti rappresenta questa atti­<br />

vità dello spirito come essenza. Egli perciò ora frammischierà <strong>la</strong> [**]<br />

rappresentazione di Dio e quel<strong>la</strong> dello spirito, ora di nuovo le separerà,<br />

e giacché ciò che egli distingue da sé come l'essenza, è identico a ciò, da<br />

cui viene separato, l'individuo, ed egli sa che l'anima, lo spirito è deter­<br />

minabile, mutevole, così egli si immaginerà creato dal suo spirito, in<br />

quanto questo, secondo <strong>la</strong> teoria, <strong>la</strong> rappresentazione, è indeterminabile,<br />

immortale.<br />

L'uomo fa di sé, del suo spirito, lo spirito del mondo. Poiché però<br />

egli <strong>non</strong> l'ha fatto, poiché <strong>la</strong> sua potenza s'infrange contro <strong>la</strong> potenza


312 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Natur bricht, scine Macht ihm beschrànkt erscheint, so macht er diesen<br />

Geist zugleich zu einem von sich unterschiedenen, d. i. physischen<br />

Wesen. Tut er das nicht, denkt er den Geist, die Vernunft rein fùr<br />

sich, unmenschlich, so bleibt die Ableitung der Natur aus dem Geist<br />

ebenso unerklàrlich, als wenn er sie geradezu aus sich erklàrt.<br />

Der Mensch macht scine Unbegreiflichkeit zum Mafie der Natur.<br />

Weil ich nicht begreifen kann, wie die Natur ohne einen<br />

Verstand, wie ich habe, diese zweckmàfiige Gestalt — obgleich diese<br />

wahrgenommene ZweckmaJ&igkeit nur in meinem Geist exi-<br />

stiert — von ihr hervorbringen kònnte, so kann sie nicht hervorbrin-<br />

gen. Was ich nicht einsehe, kann sie nicht. Sie kann nur soviel, als ich<br />

einsehe, dafi sie kann. Wo mir das Licht ausgeht, geht der Natur die<br />

Kraft aus. Scine Vorstellung von der Natur ist dem Men-<br />

.schen das Wesen der Naturt 1 ]. Was er nicht mit dieser [...]<br />

[*] 81 [2].<br />

[**] Weil der Mensch die Entfernung der Sterne ausmefit, so sind sie auch<br />

.an Gott ausmeiSbar, was der Mensch berechnet, in Zahlen fafit, das hat im gòtt-<br />

lichen Rechenmessen seinen Ursprung.<br />

C 1 ] Weil... Natur: vgl. W.R., § 48.<br />

[ 2 ] Eigentlich achtzigste Seite.<br />

\Erste Bei<strong>la</strong>ge] '<br />

ir Was ist der Grund der Religion? Das Gefùhl oder Bewufitsein<br />

des Menschen, dafi sein Leben — sein hochstes, innigstes, von ihm<br />

selbst unabsonderlichstes Gut — nicht von seinem Willen, iiberhaupt [*]<br />

nicht von ihm selbst abhangt, dafi er von einem a n d e r e n Wesen,<br />

einem vom Menschen unterschiedenen und unabhàngigen Wesen so-<br />

wohl seinem Ursprung als seiner Erhaltung nach abhàngig ist, da&<br />

ebenso wenig der Ursprung, als die Erhaltung seiner Existenz in seiner<br />

Gewalt steht.<br />

Abhangigkeitsgefiihl ist Beschranktheits-, Endlichkeits-, Nich-<br />

tigkeitsgefiihl. Ich futile oder weifi mich abhàngig von Etwas heiSt:<br />

ich weifi, daB, was ich bin, nicht durch mich, sondern durch dieses


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 313<br />

del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e gli appare così come limitata, allora nello stesso tempo<br />

trasforma questo spirito in un'essenza distinta da lui, ossia fisica.<br />

Se egli <strong>non</strong> fa questo, se pensa lo spirito, <strong>la</strong> ragione meramente di per<br />

sé, come <strong>non</strong> <strong>umana</strong>, allora <strong>la</strong> derivazione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> dallo spirito ri­<br />

mane altrettanto inspiegabile, come quando <strong>la</strong> deduce direttamente<br />

da sé.<br />

L'uomo eleva <strong>la</strong> sua incomprensione a misura del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Giacché<br />

io <strong>non</strong> posso capire come potrebbe <strong>la</strong> <strong>natura</strong> senza un intel­<br />

letto come il mio produrre da lei stessa questa forma finalistica — benché<br />

questo finalismo percepito esista solo nel mio spirito — così<br />

essa <strong>non</strong> può produrlo. Ciò che io <strong>non</strong> riesco a capire, <strong>non</strong> può essere.<br />

Essa può solo per quel tanto che io capisco possa fare. Laddove mi vie­<br />

ne a mancare <strong>la</strong> luce, manca al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>la</strong> forza. Per l'uomo <strong>la</strong> sua<br />

rappresentazione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è Pessenza del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> [']• Ciò che egli con questa <strong>non</strong> [...]<br />

[*] 81 P].<br />

[**] Giacché l'uomo misura <strong>la</strong> distanza delle stelle, così esse sono anche in<br />

Dio misurabili, ciò che l'uomo calco<strong>la</strong>, esprime in numeri, ha <strong>la</strong> sua origine nel<br />

computo divino.<br />

t 1 ] Giacché... <strong>natura</strong>: cfr. E. R., § 48.<br />

[2] In realtà pagina ottantesima.<br />

[Prima Appendice] C 1 ]<br />

Qual è il fondamento del<strong>la</strong> religione? Il sentimento o <strong>la</strong> coscienza lr<br />

dell'uomo che <strong>la</strong> sua vita — il suo bene più alto, più intimo, più inse­<br />

parabile da lui stesso, <strong>non</strong> dipende dal<strong>la</strong> sua volontà, <strong>non</strong> dipende [*]<br />

assolutamente da lui stesso, che egli sia nell'origine, sia nel<strong>la</strong> conserva­<br />

zione di sé dipende da un altro essere, da un essere distinto e indi­<br />

pendente dall'uomo, che tanto l'origine, quanto <strong>la</strong> conservazione del<strong>la</strong><br />

sua esistenza <strong>non</strong> è in suo potere.<br />

Il sentimento di dipendenza è sentimento di limitatezza, di finitu-<br />

dine, di nullità. Sentirmi o riconoscermi dipendente da qualcosa, signi­<br />

fica: io so che ciò che sono, lo sono <strong>non</strong> per mio merito, bensì grazie a<br />

questo qualcosa, che io dunque per me stesso, senza questo qualcosa,


314 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Etwas, dafi ich also fiir mich selbst, ohne dieses Etwas n i e h t s bin.<br />

Das Nichtigkeitsgefùhl des Menschen ist also die Basis der Religion.<br />

Die Quintessenz, das Hòchste, Erste des menschlichen Nichtigkeitsge-<br />

fiihls ist aber das Bewuiksein: ich bin ein sterbliches Wesen — das<br />

Bewuiksein des Todes — der Tod also der Grund der Religion. Wenn<br />

— freilich ein tòrichtes Wenn! — der Mensch nicht sterben wiirde, so<br />

hatte er keine Religion,<br />

[*] Die Abhangigkeit des Menschen von der Natur im Widerspruch mit<br />

seinem Willen, nicht abhangig zu sein ist der Grund der Reli­<br />

gion C2].<br />

t 1 ] U.B.-Miinchen 4" cod, ms. 935d 21*.<br />

[ 2 ] Die Abhangigkeit... Religion: vgl. W. R. - 1. Fassung, lr .<br />

iv keinen Gott; nur dem Tod des Menschen verdanken die unsterblichen<br />

Getter ihr Dasein. Sich als Menschen wissen heifit daher auch — von<br />

d i e s e m Standpunkt aus — nichts anderes als sich als ein sterbliches<br />

Wesen wissen und Religion haben nichts anderes als sich seinen Tod<br />

vergegenwàrtigen, an sein Ende denken. Der Gedanke des Todes ist<br />

fiir sich selbst ein religiòser Gedanke C 1 ]. Ja, Gott selbst, inwiefern<br />

sich an ihn nur das Bewufitsein der Endlichkeit und Nichtigkeit des<br />

Menschen anknùpft, ist nichts anderes als der Tod — das Nichts des<br />

Menschen [*] vorgestellt als ein besonderes Wesen. « Ich bin der alles<br />

verschlingende Tod », sagt der indische Gott Krischna von sich.<br />

Was ist der Gegenstand — der erste, urspriingliche, fundamentale<br />

Gegenstand der Religion? Das, wovon die Existenz des Menschen ab-<br />

hàngt. Wovon hàngt aber diese ab? Von aufier dem Menschen existie-<br />

renden, vom Menschen unterschiedenen, vom Menschen unabhàngi-<br />

gen Gegenstànden, deren Inbegriff wir mit dem Namen: Welt, Uni-<br />

versum, Natur bezeichnen [ 2 ] .<br />

Alle nur einigermafien kultivierten Religionen <strong>la</strong>ssen sich im we-<br />

sentlichen auf den Satz reduzieren: Religion ist der Gedanke des Men­<br />

schen an den Grund seiner Existenz. Religion ist Quellenstudium — Be-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE, r REDAZIONE] 315<br />

<strong>non</strong> sono nul<strong>la</strong>. Il sentimento di nullità dell'uomo è dunque <strong>la</strong> base<br />

del<strong>la</strong> religione. La quintessenza, il culmine, il principio del sentimento<br />

di nullità dell'uomo è però <strong>la</strong> coscienza: io sono un essere mortale — <strong>la</strong><br />

coscienza del<strong>la</strong> morte — <strong>la</strong> morte è quindi il fondamento del<strong>la</strong> religione.<br />

Se — certo un folle se! — l'uomo <strong>non</strong> morisse, <strong>non</strong> avrebbe religione,<br />

[*] La dipender<strong>la</strong> dell'uomo dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> in contrasto con <strong>la</strong> sua volontà di<br />

<strong>non</strong> dipendere è il fondamento del<strong>la</strong> religione t2].<br />

[i] U.B.-Miinchen 4" eoa. ms. 935d 21*».<br />

[2 ] La dipendenza ... religione: cfr. E. R. 1* red., I 1'.<br />

<strong>non</strong> avrebbe Dio; solo al<strong>la</strong> morte dell'uomo gli dei immortali devono iv<br />

<strong>la</strong> loro esistenza. Riconoscersi perciò come uomo <strong>non</strong> significa nello<br />

stesso tempo nient'altro se <strong>non</strong> riconoscersi come un essere mortale e<br />

avere religione nient'altro se <strong>non</strong> aver presente a sé stessi <strong>la</strong> propria<br />

morte, pensare al<strong>la</strong> propria fine. Il pensiero del<strong>la</strong> morte è per sé stesso<br />

un pensiero religioso [*]. Anzi, Dio stesso, in quanto a lui si ricollega<br />

appunto <strong>la</strong> coscienza del<strong>la</strong> finitudine e del<strong>la</strong> nullità dell'uomo, <strong>non</strong> è<br />

altro se <strong>non</strong> <strong>la</strong> morte — il nul<strong>la</strong> dell'uomo [*] rappresentato come un<br />

essere partico<strong>la</strong>re. « Io sono <strong>la</strong> morte che tutto inghiotte ». dice di sé<br />

il dio indiano, Krishna.<br />

§<br />

Qual è l'oggetto — il primo, originario, fondamentale oggetto del­<br />

<strong>la</strong> religione? Ciò da cui dipende l'esistenza dell'uomo. Da che cosa però<br />

dipende questa? Dagli oggetti esistenti al di fuori dell'uomo, da lui<br />

distinti e indipendenti, il cui insieme designiamo col nome di mondo,<br />

universo, <strong>natura</strong> [ 2 ].<br />

Tutte le religioni, che abbiano raggiunto anche solo un certo livello<br />

di cultura, si possono essenzialmente ridurre all'assioma: religione è<br />

pensare da parte dell'uomo al fondamento del<strong>la</strong> sua esistenza. Religione<br />

è studio delle fonti — meditazione da parte dell'uomo sul<strong>la</strong> fonte del<strong>la</strong>


316 [DAS WESEN DER RELIGION. 1, FASSUNG]<br />

sinnung des Menschen auf die Quelle seines Lebens. Gleichgùltig ist<br />

es, ob das, was der<br />

[*] Das Nichts als Bestimmung Gottes spielt bekanntlich nicht nur in orienta-<br />

lischen Religionen, sondern auch bei christlichen Mystikern und Schwarmern eine<br />

Rolle[3].<br />

t 1 ] Was ist... Gedanke: vgl. W. R. - 1 Fassung, l«--2'; W.R., § 2.<br />

E 2 ] Was ist... bezeichnen: vgl. W. R. - 1. Fassung, 2r ; W. R., § 1.<br />

[ 3 ] Diese Anmerkung ist auf einem abgesonderten Zettel.<br />

2r als den endlichen Herrn, ebenso gut der Hebràer als den Gbtzen [an-<br />

sieht]. Aber der wirkliche, der religiose Gott ist immer nur der spe-<br />

zielle, der bestimmte, der individuelle [*].<br />

Da um Gegenstand der Religion zu sein, nichts weiter erfordert,<br />

als da£ der Mensch sich abhàngig von Etwas fuhlt, das ein a n d e r e s<br />

Wesen als er selbst ist, oder erkennt, so erk<strong>la</strong>rt sich, wie selbst die<br />

Tiere Gegenstand religioser Verehrung werden kònnen und wirklich<br />

geworden sind; denn des Menschen Leben ist abhàngig von dem Leben<br />

der Tiere, besonders in den Zeiten der ersten Kultur und Ursprungs<br />

der Religion. Wàren die Tiere nicht, so ware der Mensch nicht; und<br />

unterstiitzten die Tiere nicht den Menschen, so bràchte er es zu keinem<br />

menschlichen Leben. Nur vermittelst der Tiere erhebt sich der Mensch<br />

iiber das Tier. Richtig hat man daher behauptet und behauptet noch<br />

heutigen Tages, dafi die Menschen nicht fùr sich selbst, nicht ohne den<br />

Beistand, die Unterstùtzung von ubermenschlichen Wesen zur Kultur<br />

sich hàtten erheben kònnen. Nur mufi man die Bemerkung zu dieser<br />

Behauptung setzen, um sic wahr zu machen, dafi diese Wesen<br />

C 1 ] Aber der wirkliche ... individuelle: vgl. W. R., § 4.<br />

2v ùber den Menschen, diese Geister, oder Schutzengel die Wesen u n t e r<br />

den Menschen, die Tiere waren. Mit vollem Rechte betrachteten daher


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 317<br />

sua vita. Non importa se questa cosa che<br />

[*] II nul<strong>la</strong> come determinazione di Dio gioca, come è noto, un ruolo <strong>non</strong><br />

solo nelle religioni orientali, ma anche presso i mistici e i fanatici religiosi [ 3 ]'.<br />

I 1 ] Qual è... religioso: cfr. E. R., 1* red., l r-2 r ; E. R., § 2.<br />

[ 2 ] Qual è... <strong>natura</strong>: cfr. E. R., F red., 2 1'; E. R., § 1.<br />

[ 3 ] Questa nota è su un foglietto a parte.<br />

egli adora come signore limitato, sia considerata dall'ebreo un idolo. Il 2r<br />

Dio reale, religioso è pur sempre specifico, determinato, individuale C 1].<br />

Giacché per essere oggetto del<strong>la</strong> religione, <strong>non</strong> occorre altro se <strong>non</strong><br />

che l'uomo si senta o si riconosca dipendente da qualcosa che è un<br />

altro essere rispetto a lui stesso, allora si spiega come mai perfino<br />

gli animali possano diventare e siano effettivamente diventati oggetto<br />

di adorazione religiosa; infatti <strong>la</strong> vita dell'uomo dipende dal<strong>la</strong> vita degli<br />

animali, soprattutto nei periodi del<strong>la</strong> civiltà primitiva e dell'origine<br />

del<strong>la</strong> religione. Se <strong>non</strong> esistessero gli animali, <strong>non</strong> esisterebbe neppure<br />

l'uomo; e se gli animali <strong>non</strong> sostenessero l'uomo, questi <strong>non</strong> riuscirebbe<br />

ad avere una vita <strong>umana</strong>. Solo per mezzo degli animali l'uomo si innalza<br />

al di sopra di essi. Perciò giustamente si è affermato e si afferma an­<br />

cora oggi che per sé stessi, senza l'assistenza, il sostegno di esseri so­<br />

vrumani, gli uomini <strong>non</strong> avrebbero potuto elevarsi al<strong>la</strong> civiltà. Perché<br />

però questa affermazione sia vera, bisogna aggiungervi <strong>la</strong> precisazione<br />

che questi esseri<br />

C 1 ] Il Dio ... individuale: cfr. E.R.,§ 4.<br />

al di sopra dell'uomo, questi spiriti o angeli custodi furono gli esseri 2v<br />

sotto l'uomo, gli animali. A pieno diritto perciò gli uomini più an-


318 [DAS WESEN BER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

die àltesten Menschen, die sich eben erst vermittelst der Tiere auf die-<br />

Stufe der menschlichen Existenz erhoben hatten, als ehrwùrdige, hei-<br />

lige, gòttliche Wesen; denn sic — diese Bestien — keine phantastischen<br />

Wesen — waren die Schutzgeister des Menschen. Man lese, welche [*]<br />

Bedeutung im Zendavesta dem Hunde gegeben wird. Benjamin Constant<br />

grùndet die Verehrung der Tiere auf ihre dem Menschen unbekannte,<br />

geheimnis volle, ràtselhafte Natur und ihre Uberlegenheit ùber den Men­<br />

schen in der Schnelligkeit und Starke; er verwirft, getàuscht von seinem<br />

modernen religiòsen Gefiihl die Behauptung, welche die Verehrung der<br />

Tiere besonders bei den Àgyptern von ihrem Nutzen ableitet C 1 ]. Aller-<br />

dings gehort Ràtselhaftigkeit, Uberlegenheit an dieser oder jener Ei-<br />

genschaft, Ubermenschlichkeit zu den Bedingungen der religiòsen Ver­<br />

ehrung eines Gegenstandes, sic liegt bei uns in der Bestimmung dafi<br />

der Gegenstand der Religion ein a n d e r e s Wesen als der Mensch,<br />

ein von ihm unter[scheid-]<br />

[*] Was von den Tieren gilt, gilt von aller An<strong>la</strong>ge. Der Mensch ist nichts<br />

ohne die Basis, ohne Unterstiitzung von der Natur. Wer kein Dichtertalent hat,<br />

kann keine Gedichte machen, er strenge sich noch so sehr an. Aber die Naturkraft<br />

erhebt der Mensch durch sich selbst zur Kunst. So kehrt es sich dann<br />

um: die Natur ist nichts ohne den Menschen. Wer ùber scine Naturgaben nichts<br />

macht, sic nicht bildet, zùgelt, bestimmt, durch Verstand, wer sic nicht zeitigt,<br />

<strong>la</strong>fit vom Licht des Bewufitseins. Die Natur ist die Schwere, das Bewuiksein das<br />

Licht.<br />

[i] Da ... ableitet: vgl. W. R., § 5.<br />

3r barer, natiirlicher Nutzen. Der Mensch erblickt, oder fingiert er einen<br />

wunderbaren — einen solchen, der nicht im Gegenstand selbst, sondern<br />

nur in der Vorstellung von demselben, in der Einbildung seinen Grund<br />

hat. Viele Dinge verehren nur deswegen die Menschen, weil sic — ohne<br />

allen objektiven Grund dazu zu haben — die Verehrung derselben fiir<br />

nùtzlich, fiir einflufireich halten. Der Ausdruck niitzlich und der damit<br />

sich verkniipfende Begriff ist iibrigens allerdings unrichtig, weil er ir-<br />

religiòs ist. Der religiose Ausdruck ist wohltatig. Die Tiere sind<br />

Gegenstand der Religion, weil sic wohltatige Wesen sind oder<br />

als solche wenigstens erscheinen. Niitzlich ist ein Ding durch ein anderes<br />

Wesen, wohltatig durch sich selbst. Der Nutzen weist iiber


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 319<br />

tichi, che si erano elevati al livello dell'esistenza <strong>umana</strong> proprio solo<br />

per mezzo degli animali, li considerarono esseri degni di rispetto, sacri,<br />

divini; infatti essi furono gli spiriti custodi dell'uomo — queste be­<br />

stie — <strong>non</strong> degli esseri fantastici. Si legga quale significato venga [*]<br />

assegnato nell'Avesta al cane. Benjamin Constant fonda l'adorazione de­<br />

gli animali sul<strong>la</strong> loro <strong>natura</strong>, sconosciuta all'uomo, misteriosa, enigma­<br />

tica, e sul<strong>la</strong> loro superiorità rispetto all'uomo nel<strong>la</strong> velocità e nel<strong>la</strong> forza;<br />

ingannato dal suo moderno sentimento religioso, egli rigetta <strong>la</strong> tesi che<br />

fa derivare l'adorazione degli animali, soprattutto presso gli Egiziani,<br />

dal<strong>la</strong> loro utilità C 1 ]. In verità enigmaticità, superiorità in questa o quel­<br />

<strong>la</strong> proprietà rispetto all'uomo rientrano nel<strong>la</strong> condizione dell'adorazione<br />

religiosa di un oggetto, che per noi sta nel<strong>la</strong> determinazione secondo cui<br />

l'oggetto del<strong>la</strong> religione è un altro essere rispetto all'uomo, un utile<br />

da lui distinto,<br />

[*] Ciò che vale per gli animali, vale per ogni attitudine. L'uomo <strong>non</strong> è nul<strong>la</strong><br />

senza <strong>la</strong> base, senza il sostegno del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Chi <strong>non</strong> ha il talento del<strong>la</strong> poesia,<br />

<strong>non</strong> può fare poesie per quanti sforzi faccia. Ma l'uomo attraverso sé stes-<br />

s o eleva <strong>la</strong> forza <strong>natura</strong>le ad arte. Così l'affermazione si può allora capovolgere:<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> è nul<strong>la</strong> senza l'uomo. Chi delle sue doti <strong>natura</strong>li <strong>non</strong> fa nul<strong>la</strong>, <strong>non</strong><br />

le forma, le modera, le determina mediante l'intelletto, chi <strong>non</strong> le fa maturare,<br />

perde <strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> coscienza. La <strong>natura</strong> è <strong>la</strong> gravita, <strong>la</strong> coscienza <strong>la</strong> luce.<br />

t 1 ] Giacché... utilità: cfr. E. R., § 5.<br />

<strong>natura</strong>le. L'uomo scorge o immagina un utile prodigioso — un utile<br />

tale che ha il suo fondamento <strong>non</strong> nell'oggetto stesso, bensì nel<strong>la</strong> rap­<br />

presentazione di esso, nell'immaginazione. Gli uomini adorano molte<br />

cose solo per il fatto che ritengono — senza averne alcun fondamento<br />

oggettivo — tale adorazione utile, proficua. Il termine « utile » e il<br />

concetto ivi implicato è peraltro in verità improprio, in quanto irreli­<br />

gioso. Il termine religioso è benefico. Gli animali sono oggetto<br />

di culto, in quanto sono esseri benefici o almeno in quanto ap­<br />

paiono tali. Utile una cosa è in virtù di un altro essere, benefica per<br />

virtù propria. L'utile rinvia al di là del<strong>la</strong> cosa utile [*], <strong>la</strong> be­<br />

neficenza incatena l'occhio, lega il senso a sé stessa, rende <strong>la</strong> cosa prò-


320 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

das nùtzliche Ding hinaus [*], die Wohltatigkeit fesselt das Auge,,<br />

bindet den Sinn an sich selbst, macht es eben deswegen zu einem reli-<br />

giosen Gegenstand. Das Nùtzliche stelle ich u n t e r mich, das Wohl-<br />

tatige ùber mich E 1 ]. Wenn wir uns darùber heftig verwundern,<br />

vielleicht vornehm làcheln, dafi die Menschen die Tiere als wohltatige<br />

Wesen verehren, so kommt<br />

[*] Das Niitzliche weist ùber sich, weist auf ein Anderes hinaus.<br />

[i] Der Ausdruck... ùber mich: vgl. W.R., § 33.<br />

3v das nur her von der Unwissenheit mit der Natur der Religion und re-<br />

ligiosen Gefùhle, nur daher, dafi wir etwas anderes uns unter religio-<br />

sen Gefùhlen vorstellen, als sic wirklich enthalten. Es gibt kein b e -<br />

sonderes religioses Gefùhl. Die religiòsen Empfindungen knùpfen<br />

sich nur an [die] Natur oder den Menschen an, sind einfache, mensch-<br />

liche Gefùhle. Die Verehrung, die ich Gott, weihe ich auch dem<br />

Menschen. Reue empfinde ich ebenso gut ùber ein Werk, das ich einem<br />

Menschen, als ùber eine Beleidigung, die ich Gott angetan. Furcht und<br />

Dankbarkeit sind die Angeln des religiòsen Gefùhls. Verehrung ist die<br />

Furcht den Gegenstand zu beleidigen E 1 ], und Dank fùr die empfan-<br />

genen Wohltaten. Und da diese Fàhigkeiten von seiner Macht und<br />

Heniichkeit abhàngen [ 2], so ist er ein Gegenstand der Verehrung, der<br />

Lobpreisung, aber diese Eigenschaften, die ich lobpreise, sind Beziehun-<br />

gen auf mich, sind Positionen meinerselbst. Das religiose Gefùhl ist<br />

ebcn nichts anderes als das Gefùhl der Dankbarkeit, der Ehrfurcht, der<br />

Scheu der Beleidigung, der Devotion.<br />

Bemerkt werde noch, daB die Frage: ob der Mensch mit dem Theis-<br />

mus oder Naturkultus beginne, sich in die Frage auflòst: ob der Mensch<br />

mit der Unnatur oder Natur, mit der Einfaìt und Einheit, oder dem<br />

Widerspruch und Zwiespalt beginne? Und die Beantwortung dieser so<br />

gefalken Frage ist leicht und<br />

C 1 ] den Gegenstand zu beleidigen ms: zu beleidigen den Gegenstand.<br />

[2] Fàhigkeiten ... abhàngen ms: Fàhigkeiten abhàngen von seiner Macht und;<br />

Herrlichkeit.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 321'<br />

prio per questo un oggetto religioso. L'utile è da me posto sotto di<br />

me, il benefattore sopra di me E 1 ]. Se noi ci meravigliamo forte­<br />

mente o forse ridiamo con sufficienza per il fatto che gli uomini ado­<br />

rano gli animali come esseri benefici, ciò deriva<br />

[*] L'utile rinvia al di là, rinvia a un altro.<br />

[ ] ] II termine... sopra di me: cfr. E. R., § 33.<br />

solo dal<strong>la</strong> nostra ignoranza riguardo al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> del<strong>la</strong> religione e del 3v<br />

sentimento religioso, solo dal fatto che noi ci immaginiamo sotto i sen­<br />

timenti religiosi qualcos'altro rispetto a quello che realmente conten­<br />

gono. Non c'è un partico<strong>la</strong>re sentimento religioso. Le sensazioni<br />

religiose si collegano solo al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> o all'uomo, sono sentimenti sem­<br />

plici, umani. L'adorazione che io tributo a Dio, è da me tributata an­<br />

che all'uomo. Io provo rimorso sia per un'azione fatta a un uomo, sia<br />

per un'offesa a Dio. Timore e gratitudine sono i cardini del sentimento<br />

religioso. L'adorazione è timore di offendere l'oggetto e gratitudine per<br />

i benefici ricevuti. E giacché queste facoltà dipendono dal<strong>la</strong> sua potenza<br />

e maestà, esso è oggetto di adorazione, di esaltazione, però queste pro­<br />

prietà che io lodo, sono re<strong>la</strong>zioni verso di me, affermazioni di me stesso.<br />

Il sentimento religioso <strong>non</strong> è appunto nient'altro che il sentimento di<br />

gratitudine, di riverenza, del timore di offendere, del<strong>la</strong> devozione.<br />

Possiamo ancora notare che <strong>la</strong> questione se l'uomo cominci col<br />

teismo o col culto del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> si risolve in ultima analisi nel<strong>la</strong> questione<br />

se l'uomo cominci con ciò che è <strong>natura</strong>le o con ciò che è contro <strong>natura</strong>,<br />

con <strong>la</strong> semplicità e l'unità o con <strong>la</strong> contraddizione e <strong>la</strong> dissociazione. E<br />

<strong>la</strong> risposta a tale questione, così formu<strong>la</strong>ta, è facile e


322 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

ir entscheidet sich zugunsten des Naturkultus. Das in der Theorie bekràf-<br />

tigen, was man in der Tat bekràftigt und umgekehrt, ist Einfalt und<br />

natiirliche Wahrheit, das aber theoretisch oder idealiter verleugnen, was<br />

man praktisch bejaht, ist Zwiespalt und Unnatur. Auf diesem Zwiespalt<br />

beruht aber der Theismus: der praktische Gott des Menschen, folglich<br />

auch des Theisten ist die Natur, der theoretische ein anderer, nicht sinn-<br />

licher; praktisch und faktisch ist es das Brot, das mich speist, das Was-<br />

ser, das mich <strong>la</strong>bt, die Sonne, die mich erwàrmt, praktisch ver<strong>la</strong>sse ich<br />

mich auf die natùrlichen Kràfte der Dinge, setze auf sic mein Ver-<br />

trauen; aber im G<strong>la</strong>uben soli ich mich nicht auf diese Dinge, sondern<br />

ein von ihnen unterschiedenes Wesen, auf ihren Urheber mich stiitzen,<br />

sic verwerfen. Im Leben sind sic mir alles; in der Religion sollen sie<br />

mir nichts sein. Im Leben ver<strong>la</strong>sse ich mich auf die Wahrheit der Sin-<br />

ne; im G<strong>la</strong>uben soli ich sie Liigen strafen. Im Leben verleugne ich<br />

mein Abhangigkeit von Gott,<br />

4v im G<strong>la</strong>uben verleugne ich meine Abhangigkeit von der Natur; im Leben<br />

bekràftige ich die Wahrheit der Vielheit, des Unterschieds, im G<strong>la</strong>uben<br />

die Wahrheit der Einheit, die Unwahrheit der Vielheit. Der Theismus<br />

ist der Widerspruch des Verstandes mit der Anschauung, der Reflexion<br />

mit dem Gefùhle, des G<strong>la</strong>ubens mit den Sinnen. Dieser Widerspruch<br />

charakterisiert besonders die israelische Geschichte, die beweist, daB der<br />

Theismus oder Monotheismus ein Z w a n g ist, der sich der Mensch<br />

antut und von dem er sich daher bei jeder Gelegenheit zu erholen sich<br />

bestrebt. Allerdings liegt dem Monotheismus eine gewisse Wahrheit zu-<br />

grunde — die Einheit des Menschengeschlechtes — aber als einziges und<br />

objektives Prinzip, als Prinzip der Natur ist er eine Unwahrheit, denn<br />

er schliefk die Wahrheit der Vielheit, der Sinnlichkeit, der Individua-<br />

litàt aus.<br />

Aus dem bisherigen ergibt sich auch mit apodiktischer Gewifiheit,<br />

dafi die Natur an und fùr sich, nicht sie als Zeichen, Bild, Symbol,<br />

Erscheinung eines von ihr unterschiedenen Wesens, wie die Theisten<br />

den Naturdienst erk<strong>la</strong>rten, die Bedeutung des gottlichen Wesens hat,<br />

denn das, was sich dem Menschen an den Dingen niitzlich erweist, was<br />

ihm das Gefuhl der Ab-[hangigkeit] [...]


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 323<br />

si risolve a favore del culto del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>. Riconfermare nel<strong>la</strong> teoria<br />

ciò che si sostiene in pratica e viceversa, è semplicità e verità <strong>natura</strong>le,<br />

al contrario negare in teoria o idealtter ciò che in pratica si afferma, è<br />

dissociazione e comportamento in<strong>natura</strong>le. Su questa dissociazione però<br />

si fonda il teismo: il Dio pratico dell'uomo, quindi anche del teista è<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, il Dio teoretico un altro, <strong>non</strong> sensibile; in pratica e di fatto<br />

è il pane che mi nutre, l'acqua che mi ristora, il sole che mi riscalda,<br />

in pratica io mi abbandono alle forze <strong>natura</strong>li delle cose, ripongo <strong>la</strong> mia<br />

fiducia in loro; ma nel<strong>la</strong> fede io <strong>non</strong> devo appoggiarmi a queste cose,<br />

bensì a un essere distinto da esse, al loro creatore, io le devo rifiutare.<br />

Nel<strong>la</strong> vita esse sono per me tutto; nel<strong>la</strong> religione <strong>non</strong> devono essere<br />

per me nul<strong>la</strong>. Nel<strong>la</strong> vita io mi abbandono al<strong>la</strong> verità dei sensi; nel<strong>la</strong> fede<br />

devo smentirli. Nel<strong>la</strong> vita io nego <strong>la</strong> mia dipendenza da Dio,<br />

nel<strong>la</strong> fede nego <strong>la</strong> mia dipendenza dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>; nel<strong>la</strong> vita io affermo <strong>la</strong> 4v<br />

verità del molteplice, del<strong>la</strong> differenza, nel<strong>la</strong> fede <strong>la</strong> verità dell'unità e<br />

<strong>la</strong> falsità del molteplice. Il teismo è <strong>la</strong> contraddizione dell'intelletto con<br />

l'intuizione sensibile, del<strong>la</strong> riflessione col sentimento, del<strong>la</strong> fede con i<br />

sensi. Questa contraddizione caratterizza in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> storia di Israe­<br />

le, che dimostra come il teismo, o meglio il monoteismo, sia una coer­<br />

cizione , che l'uomo si infligge e dal<strong>la</strong> quale perciò in ogni occa­<br />

sione si sforza di risollevarsi. Peraltro al<strong>la</strong> base del monoteismo si na­<br />

sconde una certa verità — l'unità del genere umano — in quanto però<br />

principio unico e obiettivo, in quanto principio del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, è una fal­<br />

sità, giacché esclude <strong>la</strong> verità del molteplice, del<strong>la</strong> sensibilità, dell'indi­<br />

vidualità.<br />

Da quanto è stato finora detto risulta con certezza apodittica che<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> in sé e per sé, <strong>non</strong> come segno, immagine, simbolo, fenomeno<br />

di un essere da essa distinto, secondo l'interpretazione che hanno dato i<br />

teisti del culto <strong>natura</strong>le, ha il significato dell'essere divino, infatti ciò<br />

che all'uomo si dimostra utile nelle cose, ciò che gli ispira il sentimento<br />

di dipendenza [...]


324 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

[Zweite Bei<strong>la</strong>ge] 1<br />

ir Es ist die einstimmige Behauptung aller Philosophen und Theo-<br />

logen, daB das erste Wesen, wenigstens subjektiv d. h. in der Erkennt-<br />

nis, fiir den Menschen, nicht Gott — was dieses Wort bedeu-<br />

tet, bleibt fiir jetzt noch dahingestellt — sondern die Welt ist, daB der<br />

Begriff oder die Vorstellung Gottes oder eines Gottes von dem Begriffe<br />

oder der Vorstellung der Natur und Menschheit abhàngt, daB das Da-<br />

sein und Wesen eines Gottes, wenigstens wie gesagt subjektiv, das Da-<br />

sein und das Wesen der Welt voraussetze, daB, was Gott sei und daB<br />

er sei, lediglich aus seinen Werken oder Wirkungen erkannt werde,<br />

daB folglich alle Pradikate, Bestimmungen oder Eigenschaften, welche<br />

Gott oder das, was Gott heiBt, zu einem Gegenstand des menschlichen<br />

BewuBtseins und Vorstellungsvermògens machen, aus der Natur und<br />

den Menschen geschòpfte, abgeleitete oder<br />

t 1 ] U.B.-Miinchen 4" eoa. ms. 935d 21 C .<br />

i v gefolgerte, urspriinglich natùrliche und menschliche Bestimmungen sind.<br />

« Es ist ein Gott » heiBt daher zuerst gar nichts anderes als « Es ist<br />

eine Ursache der Welt ». Im Anfang schuf Gott Himmel und Erde, so<br />

beginnt die Bibel. Was aber dieses Schuf oder Machte, was Himmel und<br />

Erde, was dieser Gott oder diese Elohim vielmehr sind und bedeuten,<br />

das ist damit noch gar nicht gesagt, das erfahren wir erst spater. Fiirs<br />

erste haben wir gar kein anderes Merkmal dieser Elohim oder Getter,<br />

als daB sic eben die Ursachen oder Urheber ùberhaupt von Himmel und<br />

Erde sind, daB von ihnen die Welt sich herschreibt oder herkommt.<br />

Die Bibel wird aber hier nur als Beispiel angefiihrt. Allgemein beginnt<br />

die Theologie mit dem SchluB von der Natur oder Welt auf eine Ur­<br />

sache derselben, die man eben Gott nennt, und bezeichnet als die erste<br />

Wxirde oder Eigenschaft desselben, daB er die Weltursache, oder der<br />

Welturheber, Weltschòpfer sei.<br />

Wenn der Mensch von der Wirkung zur Ursache aufsteigt, so hat<br />

er fiir die letztere keinen anderen Stofì, als ihn die erstere liefert, so<br />

schliefit er von den Eigenschaften der Wirkung auf entsprechende Ei­<br />

genschaften der Ursache. Wie er die Wirkung ansieht und denkt, so<br />

denkt er sich auch die


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 325<br />

[Seconda Appendice] [*]<br />

È affermazione unanime di tutti i filosofi e teologi che, almeno ir<br />

soggettivamente, cioè nel<strong>la</strong> conoscenza, in re<strong>la</strong>zione all'uomo, il primo<br />

^essere sia <strong>non</strong> Dio — che cosa questo termine significhi, ri­<br />

manga per il momento ancora in sospeso — bensì il mondo, che il con­<br />

cetto o <strong>la</strong> rappresentazione di Dio o di un Dio dipenda dal concetto o<br />

dal<strong>la</strong> rappresentazione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e dell'umanità, che l'esistenza e l'es­<br />

senza di un Dio, almeno, come è stato detto, soggettivamente, presup­<br />

ponga l'esistenza e l'essenza del mondo, che solo dalle sue opere o ef­<br />

fetti si possa riconoscere il fatto che Dio esiste e ciò che egli è, che<br />

quindi tutti i predicati, determinazioni o proprietà che fanno di Dio,<br />

o di ciò che è cosi chiamato, un oggetto del<strong>la</strong> coscienza e del<strong>la</strong> facoltà<br />

rappresentativa <strong>umana</strong>, sono determinazioni attinte, derivate o dedotte<br />

• dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> e dagli uomini,<br />

E 1 ] U.B.-Miinchen 4" cod. ms. 935d 21c.<br />

dunque originariamente sono <strong>natura</strong>li e umane. Perciò in primo luogo<br />

l'affermazione: « c'è un Dio », <strong>non</strong> significa altro se <strong>non</strong>: « c'è una causa<br />

•del mondo ». « In principio Dio creò ciclo e terra », così comincia <strong>la</strong><br />

Bibbia. Che cosa sia o significhi questo « creò » o « fece », che cosa<br />

siano o significhino ciclo e terra, questo Dio o questi Elohim, questo<br />

<strong>non</strong> è qui ancora detto, lo apprendiamo solo in seguito. Per prima cosa<br />

<strong>non</strong> abbiamo qui altra caratteristica di questi Elohim o Dei, se <strong>non</strong> che<br />

sono appunto le cause o gli autori in generale di ciclo e terra, che da<br />

loro è dedotto o è fatto discendere il mondo. La Bibbia però è qui citata<br />

solo come esempio. In generale <strong>la</strong> teologia comincia con l'argomenta­<br />

zione dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> o dal mondo a una loro causa, che appunto è chia­<br />

mata Dio, e il primo titolo o proprietà di questo è appunto il fatto di<br />

essere <strong>la</strong> causa del mondo, o il suo autore, il suo creatore.<br />

Se l'uomo risale dall'effetto al<strong>la</strong> causa, egli per <strong>la</strong> seconda <strong>non</strong> ha<br />

altro contenuto se <strong>non</strong> quello che gli è fornito dal primo, così dalle pro­<br />

prietà dell'effetto conclude ad analoghe proprietà del<strong>la</strong> causa. Come<br />

vede e considera l'effetto, così si immagina anche


326 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG] '<br />

2r Ursache derselben.<br />

Wie denkt sich denn nun aber der Mensch die Welt, oder welche<br />

sind die Griinde oder wesentlichen Eigenschaften der Welt., von wel­<br />

chen aus er auf einen Gott als deren Ursache schlieik? Der Mensch ist<br />

ursprunglich ein durch und durch sinnliches Wesen, alles, was er emp-<br />

findet, alles, was er selbst denkt, empfindet und denkt er nur sinnlich,<br />

leidenschaftlich. Die Eigenschaften der Welt sind daher nur der gegen-<br />

standliche Ausdruck von den leidenschaftlichen Eindriicken, welche die<br />

Welt oder Natur auf ihn macht. Diese leidenschaftlichen Eindriicke,<br />

welchen der Mensch die Grundeigenschaften der Welt entnimmt, oder<br />

nach und mit welchen er alle Dinge sich vorstellt, sind aber vor allem<br />

die Affekte der Freude, der Furcht und der Verwunderung. Aus dem<br />

Affekt der Freude stammt die Giite, aus dem Affekt der Furcht die<br />

Macht oder Allmacht, aus dem Affekt der Bewunderung die Weisheit.<br />

« Sufi ist das Licht » (das Leben iiberhaupt) sagt der Prediger Salo-<br />

mo t 1 ], « und lieblich far das Auge, zu sehen die Sonne ». Und « Gott »<br />

selbst bestatigt den Ausspruch des lebensfrohen<br />

Pred. 11,7.<br />

2v Predigers: « Gott sah, dafi das Licht gut war » [*]. Aber nicht nur das<br />

Licht ist sufi, lieblich, gut — « gut » ist auch die Erde und die Samm-<br />

lung der Wasser, das Meer; gut auch Gras und Kraut und fruchtbare<br />

Bàume; gut auch der Wechsel von Tag und Nacht; gut auch die Tiere,<br />

die da leben und weben im Wasser, in der Luft und auf Erden [ 2 ];<br />

kurz alles sieht der Mensch an und ruft erfreut aus: « Siehe da! es ist<br />

sehr gut! » Gleichwohl ist die Natur fiir den Menschen nicht nur ein<br />

Gegenstand des Genusses, der Freude, sondern auch des Schreckens, der<br />

Furcht. Derselbe Himmel, der den erquicklichen Regen, sendet auch den<br />

erschrecklichen Blitz und Donner; dasselbe Meer, das den Einen an das<br />

Ziel seiner Wiinsche bringt, begrabt den Anderen in seinen Wellen;<br />

dieselbe Erde, welche die lieblichen und dienstwilligen Tiere, bringt<br />

auch hervor das furchtbare, unbàndige Krokodil und das ungeheure<br />

Nilpferd « das Erste unter Gottes Werken » [ 3 ], d. h. das Erste unter<br />

den Werken und Zeugnissen einer ùbermenschlichen Kòrperstàrke. Aber


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 327<br />

<strong>la</strong> causa. 2r<br />

Come però ora l'uomo si immagina il mondo o quali sono i principi<br />

o le proprietà essenziali del mondo, dalle quali egli conclude a un Dio<br />

come sua causa? L'uomo alle origini è un essere completamente sen­<br />

sibile, sente e pensa cioè in modo esclusivamente sensibile, emozionale<br />

tutto ciò che sente, tutto ciò che lui stesso pensa. Perciò le proprietà<br />

del mondo sono solo l'espressione oggettiva delle impressioni emotive,<br />

che il mondo o <strong>la</strong> <strong>natura</strong> produce in lui. Queste impressioni emotive,<br />

da cui l'uomo ricava le proprietà fondamentali del mondo, o secondo<br />

le quali e con le quali si rappresenta tutte le cose, sono però soprattutto<br />

le affezioni del<strong>la</strong> gioia, del timore e del<strong>la</strong> meraviglia. Dall'affezione del<strong>la</strong><br />

gioia proviene <strong>la</strong> bontà, da quel<strong>la</strong> del timore <strong>la</strong> potenza o l'onnipotenza,<br />

da quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> meraviglia <strong>la</strong> sapienza. « Soave è <strong>la</strong> luce » (<strong>la</strong> vita in ge­<br />

nerale), dice VEcclesiaste [*], « e gioconda agli occhi è <strong>la</strong> vista del sole ».<br />

E « Dio » stesso conferma le gioiose parole<br />

[i] Eccle. 11,7.<br />

'delYEcclesiaste: «Dio vide che <strong>la</strong> luce era buona» [*]. Ma <strong>non</strong> solo 2v<br />

<strong>la</strong> luce è soave, gioconda, buona — « buona » è anche <strong>la</strong> terra e <strong>la</strong> rac­<br />

colta delle acque, il mare; buona anche l'erba, <strong>la</strong> verdura e le piante<br />

fruttifere; buono anche l'alternarsi di giorno e notte; buoni anche gli<br />

animali, che qui vivono e brulicano nell'acqua, nell'aria e sul<strong>la</strong> terra [ 2 ];<br />

in breve l'uomo vede tutto ed esc<strong>la</strong>ma lieto: « Ecco! è molto buono! ».<br />

Nello stesso tempo <strong>la</strong> <strong>natura</strong> è per l'uomo <strong>non</strong> solo oggetto di godi­<br />

mento, di gioia, ma anche di terrore, di paura. Lo stesso ciclo che ci<br />

manda <strong>la</strong> pioggia ristoratrice, ci manda anche il terribile <strong>la</strong>mpo e tuono;<br />

lo stesso mare, che porta l'uno al<strong>la</strong> meta dei suoi desideri, sommerge<br />

l'altro nei suoi flutti; <strong>la</strong> stessa terra che produce docili e amabili ani­<br />

mali, produce anche lo spaventoso, indomabile coccodrillo e il maestoso<br />

ippopotamo, «<strong>la</strong> prima delle opere di Dio» [ 3 ], ossia <strong>la</strong> prima delle<br />

opere e delle testimonianze di una forza corporea sovr<strong>umana</strong>. Ma timore<br />

e gioia <strong>non</strong> sono le uniche impressioni principali del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>; essa con


328 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

Furcht und Freude sind nicht die einzigen Haupteindriicke der Natur;,<br />

sie erweckt auch durch die Herrlichkeit und Unbegreiflichkeit ihrer<br />

Wirkungen und Erscheinungen den rein theoretischen, oder [...] [ 4 ]<br />

C 1 ] Gen. 1, 4.<br />

E 2 ] Gen. I, 10-25.<br />

[ 3] Hi. 40, 19, vgl. 40, 15-41, 26.<br />

[ 4 ] alle Pradikate ... theoretischen oder: vgl. W. R. - 1. Fassung, 3r-5r,6v-7v,<br />

8r, 23r .<br />

[Dritte Bei<strong>la</strong> gè} ì<br />

§ 18<br />

Die Macht der Natur ist keine unbeschrànkte, wie die gottliche<br />

Allmacht, d. h. die Macht der menschlichen Einbildungskraft; sie kann<br />

nicht alles beliebig zu jeder Zeit und unter allen Umstanden; ihre Her-<br />

vorbringungen, ihre Wirkungen sind an Bedingungen gekniipft [ 2]. In<br />

der Zeit, wo nur die Bedingungen der Existenz von Wassergeschopfen<br />

gegeben waren, konnte die Natur auch keine anderen Geschòpfe hervor-<br />

bringen. So war die Natur auch nur damals imstande, die gegenwarti-<br />

gen, mit dem Menschen schliefienden Tierreiche zu schafìen, als sie<br />

imstande war, die gegenwàrtige Beschaffenheit der Erde hervorzubrin-<br />

gen. Die letzte geogonische Periode der Natur war auch ihre letzte zoo-<br />

gonische. Wenn man daher deswegen, weil gegenwartig keine urspriing-<br />

liche Zeugung mehr stattfindet, der Natur die Kraft derselben abspre-<br />

chen will, so muB man ihr auch die geologische Produktionskraft ab-<br />

sprechen, weil gegenwartig keine solche Schichtenbildungen, Schichten-<br />

aufrichtung und Gebirgserhebungen, kurz keine solche groEartigen<br />

universellen geologischen Produktionen mehr stattfinden wie einst [ 3 ].<br />

DaB aber die organischen Wesen, nachdem sie einmal hervorgebracht<br />

waren, selbst das Geschaft der Fortpf<strong>la</strong>nzung iibernahmen, das ist so<br />

natiirlich, als dafi der Vogel das Nest ver<strong>la</strong>fit, wenn er fliigge geworden<br />

ist. Die Schòpfung. der Anfang ist die Sache der Natur, aber die Fort-<br />

pf<strong>la</strong>nzung die Sache der Individuen.<br />

L 1 ] U.B.-Munchen 4" cod. ms.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 329<br />

<strong>la</strong> maestà e impenetrabilità dei suoi effetti e fenomeni suscita anche il<br />

.godimento puramente teoretico o [...] [ 4 ]<br />

E 1 ] Gen. 1, 4.<br />

[ 2] Gen. 1, 10-25.<br />

[ 3 ] Giob. 40, 19, cfr. tutto 40, 15-41, 26.<br />

[ 4 ] Tutti i predicati... teoretico o: cfr. E.R., T rea., 3r-5r, 6 V-7 V ,<br />

17 v-18r, 23r.<br />

[Terza Appendice] C 1 ]<br />

§ 18<br />

La potenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> è una potenza illimitata, come l'onni- ir<br />

potenza divina, cioè <strong>la</strong> potenza dell'immaginazione <strong>umana</strong>; essa <strong>non</strong> può<br />

•qualsiasi cosa in ogni tempo e in ogni circostanza; le sue produzioni, i<br />

suoi effetti sono legati a certe condizioni [ 2]. Nel tempo in cui erano<br />

date solo le condizioni per l'esistenza di creature acquatiche, <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong><br />

poteva produrne neppure altre. Così <strong>la</strong> <strong>natura</strong> fu in grado di produrre gli<br />

attuali regni animali, che culminano con l'uomo, solo quando fu in grado<br />

di produrre l'attuale conformazione del<strong>la</strong> terra. L'ultimo periodo geo-<br />

gonico del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> fu anche il suo ultimo zoogonico. Se quindi per il<br />

fatto che attualmente <strong>non</strong> ha più luogo alcuna generazione originaria,<br />

si vuoi contestarne al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>la</strong> forza, bisogna anche contestare ad essa<br />

<strong>la</strong> forza di produzione geologica, giacché attualmente <strong>non</strong> avvengono<br />

più come una volta tali formazioni e sollevamenti di strati, tali innalza­<br />

menti di montagne, in breve tali grandiose produzioni geologiche uni­<br />

versali [ 3 ]. Che però gli esseri organici, una volta prodotti, abbiano<br />

assunto essi stessi il compito del<strong>la</strong> riproduzione, è tanto <strong>natura</strong>le, quan­<br />

to il fatto che l'uccello abbandoni il nido, quando è diventato capace di<br />

^vo<strong>la</strong>re. La creazione è affare del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, <strong>la</strong> riproduzione degli individui.<br />

E 1 ] U. B. - Mùnchen 4" cod. ms. 935 rt 21 (1 .


330 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

[2 ] Die Macht... gekniipft: vgl. W. R., § 18.<br />

[ 3 ] Wenn man ... wie einst: vgl. ibid.<br />

§ 19<br />

iv Die Erde ist ein fiir sich selbst bestehender, individueller Welt-<br />

kòrper. Sic ist zwar abhàngig von der Sonne, ja sic wird von ihr so<br />

gewaltsam angezogen, dafi sic stets in Gefahr ist, von ihrer ungeheuren<br />

Masse gleichsam erdriickt zu werden; aber sic hat auch eine diesem<br />

despotischen Druck der Sonne ganz entgegengesetzte Richtung und Be-<br />

wegung, wodurch sic sich von der Herrschaft der Sonne losreifit und<br />

ihre Selbstàndigkeit, ihre Individualità't behauptet. Diese Tendenz, diese<br />

Kraft, wodurch die Erde der auflòsenden Macht der Sonne widersteht,<br />

noch gegenwàrtig von der Sonne sich entfernt und einst, wenn wir den<br />

La P<strong>la</strong>ce'schen Hypothesen folgen, aus der Masse der Sonne sich abge-<br />

lóst, individualisiert hat, diese ist es, welche wir auch als den ersten<br />

und letzten Grund des organischen, des individuellen Lebens auf der<br />

Erde zu denken haben. Die Bewegung unseres Herzens, die Erschiitte-<br />

rung unserer Nerven, ja sogar unserer Throne, Kanzeln und Katheder<br />

hàngt daher selbst heutigentags noch in letzter Instanz nur ab von dem<br />

Stolte, der die Erde abseits der Sonne lenkte. Woher kam aber dieser<br />

Stofi? Wir wissen es nicht; es zu wissen, ist aber gleichgiiltig. So vie!<br />

ist gewifi, so vie! lehrt die Anschauung der Natur selbst in jedem Tau-<br />

tropfen, jedem Sonnenstàubchen, dafò die Richtung, die Tendenz, die<br />

Kraft,<br />

2r die Tàtigkeit der Vereinzelung, Absonderung, Individualisierung, wel-<br />

cher daher auch die Individualitàt der Erde ihren Ursprung verdankt,<br />

ebenso wesentlich zur Natur gehòrt, als die ihr entgegengesetzte Kraft<br />

oder Tendenz der Vereinigung, der Attraktion oder wie man sie sonst<br />

nennen mag, denn der Gegensatz, der Dualismus ist das Wesen der<br />

Natur, wie sowohl die universellsten, als speziellsten und individuell-<br />

sten Erscheinungen der Natur augenfàllig beweisen.<br />

§ 20<br />

Ist die Natur ewig oder entstanden? Diese Erde, diese P<strong>la</strong>neten^.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 331<br />

[ 2 ] La potenza ... condizioni: cfr. E. R., § 18.<br />

[ 3 ] Se quindi... universali: cfr. ibid.<br />

La terra è un corpo celeste individuale, che sussiste per sé stesso, iv<br />

Essa dipende sì dal sole, anzi è attratta da lui tanto violentemente, che<br />

è sempre in pericolo di essere improvvisamente schiacciata dal<strong>la</strong> sua im­<br />

mane massa; ma ha anche una dirczione e un movimento assolutamente<br />

opposto a questa attrazione dispotica del sole, così da svinco<strong>la</strong>rsi dal<strong>la</strong><br />

tirannia del sole e affermare <strong>la</strong> sua autonomia, <strong>la</strong> sua individualità. Que­<br />

sta tendenza, questa forza, attraverso <strong>la</strong> quale <strong>la</strong> terra resiste al<strong>la</strong> poten­<br />

za dissolutrice del sole, se ne allontana ancora adesso e un giorno, se<br />

seguiamo l'ipotesi di La Piace, si è staccata dal<strong>la</strong> sua massa, si è indi­<br />

vidualizzata, questa tendenza è quel<strong>la</strong> che dobbiamo anche ritenere il<br />

primo e ultimo fondamento del<strong>la</strong> vita organica, individuale sul<strong>la</strong> terra.<br />

Perciò il movimento del nostro cuore, l'agitazione dei nostri nervi, anzi<br />

addirittura dei nostri troni, pulpiti e cattedre dipende, anche al giorno<br />

d'oggi, ancora in ultima istanza, solo da quel<strong>la</strong> spinta, che portò <strong>la</strong><br />

terra a staccarsi dal sole. Donde venne però questa spinta? Non lo<br />

sappiamo; ma saperlo <strong>non</strong> ha importanza. Tutto questo è certo, tutto<br />

questo ci insegna l'intuizione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, perfino in ogni goccia di<br />

rugiada, in ogni pulviscolo so<strong>la</strong>re, che <strong>la</strong> dirczione, <strong>la</strong> tendenza, <strong>la</strong> forza<br />

l'attività di iso<strong>la</strong>mento, separazione, individuazione, cui perciò deve <strong>la</strong> 2r<br />

sua origine anche l'individualità del<strong>la</strong> terra, appartiene tanto essenzial­<br />

mente al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, quanto <strong>la</strong> forza o tendenza, a lei opposta, di unifica­<br />

zione, di attrazione o comunque si voglia chiamare, infatti l'essenza del­<br />

<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è il contrasto, il dualismo, come con evidenza dimostrano sia<br />

i fenomeni più universali, sia quelli più partico<strong>la</strong>ri e individuali.<br />

§ 20<br />

La <strong>natura</strong> è eterna o ha avuto origine? Questa terra, questi pia-


332 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

diese Sonne, diese Fixsterne, kurz alle Korper, inwiefern sie aus be-<br />

stimmten, individuellen, verschiedenen Korper zusammengesetzt sind,<br />

mogen wohl entstanden sein, aber die Grundstoffe, Grundkrafte, oder<br />

Grundwesen, oder wie man sonst die Elemente heifien mag, sind si-<br />

cherlich unentstanden und unableitbar C 1 ], denn wo die Individualitat<br />

aufhòrt, hbrt auch die Zeit auf. Aber vermòge des von ihrem Wesen<br />

unabsonderlichen Dualismus werden sie sich auch stets zu individuellen<br />

Gestalten verbunden haben und noch in Zukunft verbinden, wenn auch<br />

zu Individualitàten ganz anderer Art als die gegenwàrtigen. Die Natur<br />

ùberhaupt sich entstanden denken, sie also als nicht seiend denken, ihre<br />

Existenz aufheben und dann wieder setzen, das heifót die Einbildungs-<br />

kraft zur Schòpferin der Natur machen.<br />

§ 21<br />

Die Wissenschaft zerteilt, was in der Natur ein Ganzes ist, verein-<br />

zelt, was in ihr vereinigt, trennt, was in ihr verbunden ist. So trennt<br />

z. B. die Physik<br />

[ J ] aber die Grundstoffe ... unableitbar: vgl. W. R., § 19.<br />

2v die Eigenschaft oder Erscheinung der Schwere von allen iibrigen Eigen-<br />

schaften der Korper ab und macht sie so zu einer selbstàndigen Eigen­<br />

schaft. Es entsteht daher notwendig die Frage: was ist denn nun aber<br />

das Wesen, die Ursache der Schwere? Und die Antwort darauf fallt<br />

ebenso notwendig negativ aus: wir wissen sie nicht, ja sie ist unerforsch-<br />

lich. Allein diese fur sich selbst fìxierte Schwere existiert nicht in<br />

der Natur, sie ist nur eine Abstraktion des Denkens; in der Wirklich-<br />

keit existiert die Schwere nur als spezifisches Gewicht, und dieses spe-<br />

zifische Gewicht ist selbst wieder in der Wirklicbkeit keine selbstandige<br />

Eigenschaft, sondern unzertrennlich verbunden mit einer Menge anderer<br />

spezifischer, eigentumlicher Eigenschaften. Wenn aber in der Natur die<br />

Schwere stets nur eine individuelle ist — anders fallen die Stei­<br />

ne auf dem Merkur, als auf der Erde, anders fàllt der Merkur gegen die<br />

Sonne als die Erde — wenn die allgemeine Schwere nur eine Eigen-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 333<br />

neri, questo sole, queste stelle fisse, in breve tutti i corpi, in quanto<br />

sono composti di corpi diversi, individuali, determinati, possono sì aver<br />

avuto origine, ma le sostanze fondamentali, le forze o gli enti fonda­<br />

mentali, o comunque si vogliano chiamare gli elementi, sono sicuramente<br />

ingenerati e inderivabili [*], infatti dove cessa l'individualità, cessa an­<br />

che il tempo. Ma in virtù del dualismo, inseparabile dal<strong>la</strong> loro essenza,<br />

si sono pure costantemente associati in forme individuali e continue­<br />

ranno a farlo anche in futuro, benché in individualità di specie del tutto<br />

diversa rispetto a quelle attuali. Immaginarsi che <strong>la</strong> <strong>natura</strong> in quanto<br />

tale abbia avuto origine significa quindi concepir<strong>la</strong> come <strong>non</strong> esistente,<br />

togliere <strong>la</strong> sua esistenza e poi di nuovo por<strong>la</strong>, significa fare dell'immagi­<br />

nazione <strong>la</strong> creatrice del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>.<br />

§ 21<br />

La scienza distingue ciò che nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è un tutt'uno, separa ciò<br />

che in essa è unito, divide ciò che in essa è congiunto. Così per es. <strong>la</strong><br />

fisica separa<br />

t 1 ] ma le sostanze ... inderivabili: cfr. E. R., § 19.<br />

da tutte le altre proprietà dei corpi <strong>la</strong> proprietà o il fenomeno del peso 2v.<br />

e ne fa una proprietà indipendente. Da ciò sorge necessariamente <strong>la</strong><br />

questione: ora qual è però l'essenza, <strong>la</strong> causa del peso? E <strong>la</strong> risposta<br />

suona altrettanto necessariamente negativa: <strong>non</strong> <strong>la</strong> conosciamo, anzi è<br />

imperscrutabile. Tuttavia questo peso, fissato per sé stesso, <strong>non</strong> esiste<br />

nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, è solo un'astrazione del pensiero; nel<strong>la</strong> realtà il peso esiste<br />

solo come peso specifico, e questo peso specifico a sua volta <strong>non</strong> è esso<br />

stesso nel<strong>la</strong> realtà una proprietà indipendente, bensì indissolubilmente<br />

congiunta con una quantità di altre specifiche, peculiari proprietà. Se<br />

però nel<strong>la</strong> <strong>natura</strong> il peso è sempre un peso individuale — le pie­<br />

tre cadono in altro modo su Mercurio che sul<strong>la</strong> terra, Mercurio è attrat­<br />

to verso il sole in modo diverso del<strong>la</strong> terra — se il peso universale è<br />

solo una proprietà dell'intelletto, ma <strong>non</strong> dei corpi, allora si risolve<br />

anche da sé stessa <strong>la</strong> questione di una partico<strong>la</strong>re causa, di una parti-


334 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

schaft des Verstandes, aber nicht der Korper ist, so hebt sich auch von<br />

selbst auf die Frage nach einer besonderen Ursache, einem besonderen<br />

Wesen der Schwere. Sollen uns daher die Unbegreiflichkeiten und Uner-<br />

klàrlichkeiten, auf<br />

3r Untrennbarkeit, Einheit als Zweckmàfiigkeit erscheinen, und wenn du<br />

folglich der Erde einen anderen, einen Ihrer Beschaffenheit widerspre-<br />

chenden Ort, also den unpassenden, unverniinftigen Ort gibst, so mufi<br />

natùrlich dir ihr wirklicher Ort als der passende, richtige, verniinftige<br />

Ort eischeinen. « Wenn der Schnee eine schwarze Farbe hàtte oder die<br />

letztere in den Po<strong>la</strong>rgegenden der Erde vorherrschte ... so waren die ge-<br />

samten Po<strong>la</strong>rgegenden der Erde eine mit organischem Leben unertrag-<br />

liche, finstere Einòde ... So gibt die Anordnung der Farben der Korper...<br />

einen der schonsten Beweise fùr die zweckmà&ge Einrichtung der<br />

Welt ». Jawohl, wenn der Mensch nicht Schwarz aus Weifi mach te,<br />

wenn nicht die menschliche Torheit mit der Natur nach Be-<br />

lieben schaltete, so waltete auch keine gottliche Weisheit<br />

uber der Natur t 1 ] [ 2].<br />

Der Vogel hat nicht diesen Bau, damit er fliegt, sondern er fliegt,<br />

weil er so organisiert ist, dafi er fliegen mufi [ 3]; der Hase nicht scine<br />

Beine, damit er davon<strong>la</strong>uft, sondern er <strong>la</strong>uft davon, weil er nicht anders<br />

als durch die Schnelligkeit seiner Beine sich behaupten, sich erhalten<br />

kann. Und er ist nicht deswegen, wie Galen sagt, wehr- und waffenlos<br />

und zur Flucht geschickt, weil er furchtsam, sondern er ist furchtsam,<br />

weil er wehr- und waffenlos ist,<br />

t 1 ] einen ihrer Beschaffenheit... Natur: Die Stelle ist im MS mit Bleistift<br />

durchgestrichen.<br />

[2 ] « Wenn der Schnee ... Natur: vgl. W. R., § 46.<br />

[3] Der Vogel... muB: vgl. W. R., § 47.<br />

:3v gleichwie der Lowe nicht deswegen, wie derselbe sagt, starke Zàhne<br />

und K<strong>la</strong>uen hat, weil er ein machtiges und mutiges Tier, sondern um-


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 335 ;<br />

co<strong>la</strong>re essenza del peso. Se perciò le cose incomprensibili e inspiegabili.<br />

devono apparire nell'unità, nell'inscindibilità come finalità, e se di con- 3<br />

seguenza tu assegni al<strong>la</strong> terra un altro luogo, in contraddizione con <strong>la</strong><br />

sua conformazione, dunque <strong>non</strong> appropriato, irrazionale, <strong>natura</strong>lmente<br />

il suo luogo reale ti deve apparire come il luogo appropriato, giusto,<br />

razionale. « Se <strong>la</strong> neve avesse un colore nero o questo predominasse nelle<br />

regioni po<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> terra ... allora tutte le regioni po<strong>la</strong>ri sarebbero un<br />

oscuro deserto, incompatibile con <strong>la</strong> vita organica... Così <strong>la</strong> distribuzione<br />

dei colori dei corpi offre una delle più belle prove dell'ordinamento fi­<br />

nalistico del mondo ». Certo, se l'uomo <strong>non</strong> facesse di bianco nero, se<br />

<strong>la</strong> stupidità <strong>umana</strong> <strong>non</strong> disponesse a proprio piacimento del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>, su questa <strong>non</strong> impererebbe neppure una sapienza divi-<br />

L'uccello <strong>non</strong> ha questa struttura per poter vo<strong>la</strong>re, bensì vo<strong>la</strong> giac­<br />

ché è così organizzato che deve vo<strong>la</strong>re [ 3]; <strong>la</strong> lepre <strong>non</strong> ha così le sue<br />

gambe per poter correre via, bensì corre via poiché <strong>non</strong> può altrimenti<br />

affermarsi, conservarsi. E <strong>non</strong> è, come Galene dice, indifesa, disarmata<br />

e idonea al<strong>la</strong> fuga per il fatto che è timida, bensì è timida poiché è in­<br />

difesa e disarmata,<br />

['] un altro luogo... divina: il passo nel manoscrittto è cancel<strong>la</strong>to con<br />

matita.<br />

[2 ] «Se <strong>la</strong> neve... divina: cfr. E. R., § 46.<br />

[ 3 ] L'uccello ... vo<strong>la</strong>re: cfr. E. R., § 47.<br />

e parimenti il Icone, come lo stesso afferma, <strong>non</strong> ha robusti artigli e 3v<br />

zanne per il fatto che è un animale possente e coraggioso, bensì è tale


336 [DAS WESEN DER RELIGION. 1. FASSUNG]<br />

gekehrt also ist, weil er solche Organe hat; denn mit dem Organ zu et-<br />

was ist notwendig auch die Lust, der Trieb, der Mut dazu, mit dem<br />

Vermogen notwendig auch das Gefuhl dieses Vermogens, mit kràfti-<br />

gen Organen notwendig also auch das Gefuhl der Kraft verbunden.<br />

Aber woher kommt es denn, dafi die jungen Stiere, noch che sic Horner<br />

haben, schon mit denselben stofien wollen? Daher weil ihre Horner<br />

nicht von aufien und zufàllig sich an den Kopf ansetzen, weil sic ihnen<br />

daher wenn auch nicht schon am, doch wenigstens im Kopf e stecken,<br />

im Zusammenhang des ùbrigen Organismus enthalten sind; also wenn-<br />

gleich noch nicht das Organ, doch der Trieb zum Stofien vorhanden ist.<br />

Warum ist aber der Stier so organisiert, dafi er nur mit den Hòrnern,<br />

nicht mit den K<strong>la</strong>uen und Zahnen sich wehren d. h. sich geltend machen<br />

kann? weil er aber nur dadurch dieses bestimmte, wirkliche, indivi­<br />

duelle Wesen ist, dafi du nichts von ihm weg, nichts zu ihm hinzutun<br />

kannst, ohne sein Wesen aufzuheben, weil im Sinne der Natur notwen­<br />

dig ist, was in deinem der Natur entfremdeten Sinne zufàllig. Und die­<br />

ses individuelle Wesen selbst wurde — wie? wissen wir freilich nicht,<br />

aber so vie! wenig-<br />

•*r stens ist offenbar — unter solchen Bedingungen und Einschrànkungen<br />

der organisierenden Natur, unter welchen kein anderes als dieses Tier<br />

entstehen konnte [*].<br />

t 1 ] Hier ist das B<strong>la</strong>tt durchgeschnitten.<br />

4v Die Spinne kann nicht auch nicht spinnen und anderes spinnen als sic<br />

spinnt. Das Tier kann immer nur dieses einzige und sonst nichts und<br />

es kann eben deswegen dieses einzige so meisterhaft, weil es alles an-<br />

dere nicht kann, weil in dieser einen Verrichtung sein ganzes Vermogen<br />

aufgeht ['].<br />

[»] Die Spinne ... aufgeht: vgl. W. R., § 47.


[ESSENZA DELLA RELIGIONE. 1" REDAZIONE] 337<br />

poiché ha simili organi; infatti con l'organo idoneo a qualcosa è necessa­<br />

riamente collegata anche <strong>la</strong> voglia, l'istinto, il coraggio di raggiunger<strong>la</strong>,<br />

con organi vigorosi è quindi necessariamente collegato anche il sentimen­<br />

to del<strong>la</strong> forza. Ma come si spiega allora che i torelli prima ancora di<br />

avere le corna, già vogliono dare cornate? Col fatto che le loro corna<br />

<strong>non</strong> si appiccicano al<strong>la</strong> testa dal di fuori e per caso, perciò anche se <strong>non</strong><br />

sono già sul<strong>la</strong> testa, stanno almeno dentro <strong>la</strong> testa e sono incluse nel­<br />

l'insieme del restante organismo; quindi anche se <strong>non</strong> c'è ancora l'or­<br />

gano, è però presente l'istinto a dare cornate. Ma perché il toro è così<br />

organizzato che può difendersi, ossia farsi valere solo con le corna, <strong>non</strong><br />

con gli artigli e le zanne? Perché appunto solo così è questo essere de­<br />

terminato, reale, individuale, che <strong>non</strong> puoi togliergli, né aggiungergli<br />

nul<strong>la</strong> senza togliergli <strong>la</strong> sua stessa essenza, perché ciò che nel<strong>la</strong> tua mente<br />

alienata dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è casuale, nel senso del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è necessario. E<br />

questo stesso essere individuale si è prodotto — come? certo <strong>non</strong> lo<br />

sappiamo, ma fino a questo punto al­<br />

meno è chiaro — in determinate condizioni e circostanze del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> 4r<br />

organizzatrice, nelle quali solo questo animale, e <strong>non</strong> altri poteva sor­<br />

gere C 1 ].<br />

t 1 ] Qui il foglio è spezzato.<br />

Il ragno <strong>non</strong> può <strong>non</strong> fi<strong>la</strong>re e fi<strong>la</strong>re altrimenti da come fa. L'animale 4v<br />

può sempre fare solo quest'unica cosa e nient'altro e proprio per questo<br />

può eseguir<strong>la</strong> in modo così magistrale, poiché <strong>non</strong> può fare tutto il<br />

resto, poiché in quest'unica prestazione si esaurisce l'intero suo po­<br />

tere ['].<br />

[ J ] II ragno ... potere: cfr. E. R., § 47.<br />

12 F. TOMASONI, <strong>Ludwig</strong> <strong>Feuerbach</strong> e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> <strong>non</strong> <strong>umana</strong>.


ABELARDO, 3 n, 37 n, 49.<br />

ADAM Ch., 81 n.<br />

ADAMO, 4n.<br />

AGOSTINO (S.), 51, 53 n, 55, 57, 58.<br />

AGRIPPA C., 186-87 n, 188-89 n.<br />

ALESSI A., 43 n.<br />

ALSZEGHY Z., 45 n.<br />

AMMAN O., 125 n.<br />

ANASSIMANDRO, 70.<br />

ANDOLFI F., 151 n, 158 n.<br />

ARISTOTELE, 170, 184-85 n.<br />

ARVON H., 25, 37 n.<br />

ASCHERI C., xi, xiv, XY, 3 n, Un, 21<br />

n, 39 n, 64 n, 77 n, 131, 137 n.<br />

ATANASIO, 51, 52, 55, 64.<br />

AUGUSTO, 276-77 n.<br />

BARLOW N., 125 n.<br />

BARNIKOL E., 4 n, 5 n, 6 n.<br />

BASTHOLM Ch., 92.<br />

BAUER B., In, 3 n, 4-6, 10, Un, 13,<br />

14, 18-21, 140.<br />

BAUER E., 15.<br />

BAUMGARTEN S.J., 92 n, 236-37.<br />

BAYLE P., 45, 69, 74-6, 82, 86 n, 88,<br />

100, 103, 121, 136, 192-93 n.<br />

BENECKE H., 1 n, 138.<br />

BERNARDI L., 16 n.<br />

BOCCARA N., 97 n.<br />

BOCKMUHL K. E., 21 n.<br />

BODEI R., 8n, 69 n.<br />

BOEZIO, 48, 50.<br />

INDICE DEI NOMI<br />

BÒHME J., 40, 76.<br />

BOLIN W., xv, In, 8, 31, 38, 123 n,.<br />

167 n.<br />

BONAPARTE L., 114.<br />

BONIFACIO A., 120 n.<br />

BONSIEPEN W., 139 n.<br />

BORNSTEIN H., 13 n.<br />

BORRUSO G., 140 n.<br />

BOURASSA F., 58n, 61 n, 63 n.<br />

BOYLE R., 71 n.<br />

BRAUN H.-J., 143 n, 156 n, 167 n, 168 n.<br />

BRIGGS A., 95 n, llln.<br />

BROWN R. E., 52 n.<br />

BRUNOTTE H., 46 n, 68 n.<br />

BUCHNER H., 139 n.<br />

BUFFON G.-L., 128.<br />

CABADA CASTRO M., 161 n, 163 n, 167 n.<br />

CAGNETTI F., 6n.<br />

CANOBBIO G., 44 n, 45 n.<br />

CARUSO P., 108 n.<br />

CASAUBON I., 44.<br />

CASES P., 10 n.<br />

CASINI E., 125 n.<br />

CASINI L., 150 n, 155 n.<br />

CASINI P., 80 n.<br />

CASOLO GINELLI L., 64 n.<br />

CAULLERY M., 125 n.<br />

CESA C., xv, 2 n, 3 n, 4 n, 6 n, 16 n,<br />

20 n, 21 n, 25 n, 30 n, 37 n, 38 n,<br />

46 n, 47 n, 57 n, 64 n, 69 n, 107 n,<br />

159 n.


340 INDICE DEI NOMI<br />

CESARE, 13.<br />

CETRANGOLO E., 179 n.<br />

CLAUDIANO, 178-79.<br />

CHAPELLE A., 145 n.<br />

CIRILLO ALESS., 49, 51, 59, 60, 64.<br />

CODINO F., 17 n, 18 n.<br />

COLE G.D.H., 16 n.<br />

COLLI G., 9 n.<br />

CONNELL O', 13.<br />

CONSTANT B., 318-19.<br />

CORDAY Ch., 114n.<br />

CORNEHL P., 21 n.<br />

CORNU A., 6n, Un, 123 n.<br />

CROMWELL, 13.<br />

CUDWORTH R., x, xin, 46 n, 67-89,<br />

97-9.<br />

CUVIER G. L., 125, 128-29.<br />

DAL FRA M., x.<br />

DARWIN Ch., xm, 116, 124-29, 154.<br />

DAUMAS M., 120 n, 125 n.<br />

DAUMER G. F., 137, 142, 143, 155, 157.<br />

DE Bosis L., 108 n.<br />

DE NEGRI E., 139 n.<br />

DEDEKIND E., 123.<br />

DEMOCRITO, 69-70.<br />

DESCARTES R., 72, 75, 77, 81, 88, 176-<br />

77.<br />

Di GIURO V., 94 n.<br />

DIDEROT D., 160 n.<br />

DIDOT FRÈRES F. M. M., 114 n.<br />

DIEFFENBACH E., 124 n, 125.<br />

DILTHEY W., 34, 140 n, 162 n.<br />

Du PETIT THOUARS, 109.<br />

DURKHEIM E., 169n.<br />

ELIADE M., 108.<br />

ELOISA, 3n, 37 n, 49.<br />

ENGELS F., 5, 6-7, 13-5, 17-9, 31-2, 35.<br />

EPICURO, 87.<br />

ERDMANN J. E., 3 n.<br />

ESIODO, 97, 101.<br />

ESQUIROS A., 114-15.<br />

EUSEBIO, 49 n.<br />

FEINER J., 45 n.<br />

FEUERBACH A., In.<br />

FEUERBACH E., 1 n, 122 n.<br />

FEUERBACH F., 15 n, 122 n.<br />

FEUERBACH M., 168.<br />

FICHTE I. H., 143, 146.<br />

FICHTE J. G., ix, 27-8, 139.<br />

FICINO M., 84.<br />

FIELDHOUSE D. K., 94 n, 109 n, llln.<br />

FILIPPINI E., 162 n.<br />

FILONE, xm.<br />

FISCHER K., 22 n.<br />

FITZ-ROY R., 124 n.<br />

FLEISCHER K. M., 4n.<br />

FLICK M., 45 n.<br />

FRANTZ C., 58 n, 144, 145 n, 146, 147,<br />

152 n, 155 n.<br />

FRANZELIN G. G., 44 n.<br />

FRAZER J. G., 108.<br />

FRIEDRICH G., 60 n.<br />

GALENO, 334-35.<br />

GALLING K., 68 n.<br />

GALTIER P., 45 n, 60 n, 62 n.<br />

GANA F., 120 n.<br />

GENTILE G., 24-5.<br />

GEYMONAT L., 125 n.<br />

GIGOT Ph.-Ch., 17 n.<br />

GIOVANNI (S.), 6, 58 n.<br />

GIOVANNI CRISOSTOMO, 51.<br />

GIOVANNI DAMASCENO, 49, 51, 55, 80.<br />

GOBINEAU J.-A., 116.<br />

GOETHE J. W., 37-8.<br />

GREGORIO NAZIANZENO, 51.<br />

GREGORIO NISSENO, 48, 49, 55, 56, 59.<br />

GRÙN K., 16-8, 19 n, 29 n, 38-40.<br />

GUILLOUX L., 17 n.<br />

GYSI L., 71 n, 72 n, 77 n.<br />

HALÉVY D., 17 n.<br />

HARRISON J., 68 n.<br />

HAYM R., 26-9, 31, 33, 34, 42, 83 n,<br />

134, 147, 161, 162, 164.<br />

HEEDE R., 139 n.<br />

HEGEL G. W. F., x, xi, xn, 4, 5 n, 6,<br />

8-9, 20 n, 24-5, 28-33, 40, 46-7, 57,<br />

69 n, 77 n, 107 n, 135, 136, 137 n,<br />

138-43, 145-46, 147-52, 155, 157, 159,<br />

160-61, 167, 168.


HEIDEGGER M., 10.<br />

HEINE H., 1 n.<br />

HERDER J. G., 26, 28.<br />

KERMES TRISM., 304-5 n, 307-8 n.<br />

HERWEGH G., 2 n, 5, 7 n, 134 n.<br />

HEB M., 5, 8 n, 13 n, 16, 18.<br />

HOBBES Th., 71, 72, 74, 75, 79, 81-2,<br />

87, 88, 97, 99, 100.<br />

HOBSON J. ATKINSON, 112.<br />

HOCKEL A., 52 n.<br />

HÒFER J., 44 n.<br />

HOFFMEISTER J., 2 n.<br />

HUMBOLDT A., 116.<br />

HUMBOLDT K. W., 26, 28.<br />

HUSSERL E., 162.<br />

ILTING K. H., 140 n.<br />

IPPOCRATE, 12 n.<br />

IRENEO, 53 n.<br />

JACOBI F. H, 139, 146.<br />

TEFFERSON Th., 123 n.<br />

JODL R, xv, 20, 31, 38, 165-66.<br />

KAMENKA E., 169 n.<br />

KANT I., ix, 24, 28-33, 139, 146, 161,<br />

167, 168.<br />

KAPP Ch., 1 n, 2 n, 7 n, 36 n, 37 n, 39,<br />

40 n, 43 n, 122 n, 123 n, 128, 133-34.<br />

KAPP E., 168 n.<br />

KAPP F., 2 n, 8 n, 123, 124 n.<br />

KARRER L., 45 n, 46 n.<br />

KIERKEGAARD S., 9.<br />

KING P., 124 n.<br />

KITTEL G., 60 n.<br />

KOHUT A., 31.<br />

KOSING A., 33 n.<br />

KRIEGE H., 15-7, 123, 155.<br />

KÙNKLER GlAVOTTO A. L., 9 n.<br />

LA PLACE P. S., 330-31.<br />

LAFONT G., 63 n.<br />

LAMARCK J. B., 128.<br />

LANDUCCI S., 100 n.<br />

LANCE F. A., 19, 29-31.<br />

LASSON G., 140, 159 n.<br />

LE CLERC J., 80.<br />

INDICE DEI NOMI 341<br />

LEIBNIZ G. W., 24 n, 66 n, 69, 80, 121,<br />

157-58, 163, 164.<br />

LENIN V. I., 32-3, 83 n.<br />

LESTER P., 125 n.<br />

LEUCIPPO, 69-70.<br />

LÉVI-STRAUSS C., 108, 109 n.<br />

LIVIO, 264-65 n.<br />

LÒHRER M., 45 n.<br />

LOWITH K., 9-10, 16 n, 26, 162.<br />

LUBBE H., 9 n, 22 n.<br />

LUCREZIO, 81, 87.<br />

LUTERÒ, 4n, 5n, 7 n, 13, 41, 43, 57 ;<br />

90, HOn, 133, 142, 294-95.<br />

LYELL Ch., 126.<br />

MACCAGNOLO E. ,64 n.<br />

MACKAY J. H., 11 n.<br />

MALDONADO, 44 n.<br />

MALTHUS T. R., 96 n, 125.<br />

MANACORDA A., 7 n, 14 n, 17 n.<br />

MARIO, 13.<br />

MARRAMAO G., 22 n.<br />

MARTINA G., HOn.<br />

MARTINI G., 24 n.<br />

MARX K., xn, 5, 6, 8n, 9 n, 11-20, 21,.<br />

24, 39, 123, 160 n.<br />

MASSIMO MARTIRE, 49.<br />

MAURY, 120.<br />

MAZZONE A., 10 n.<br />

MEINERS Ch., 92.<br />

MENU, 152, 274-75 n.<br />

MILL J. S., 97 n.<br />

MITSCHERLICH Ch. G., 276-77 n.<br />

MOLESCHOTT J., 66, 106, 156.<br />

MOLESWORTH W., 82 n.<br />

MONDELLA F., 125 n, 126 n.<br />

MONDOLFO R., 25.<br />

MONI A., 159 n.<br />

MONTAGNARI M., 6n.<br />

MONTAGNINI F., 60 n.<br />

MONTELEONE R., 112 n.<br />

MONTINARI M., 17 n.<br />

MORE H., 71, 73.<br />

MORRÀ V., 94 n.<br />

MOSCHUS, 70.<br />

MOSÈ, xin, 86, 276-77.


342 INDICE DEI NOMI<br />

MOSHEIM J.-L., x, xm, 68-9, 75-6, 78-<br />

82, 84-5, 88.<br />

MUHLEN H., 50 n.<br />

MULLER J., 144, 146.<br />

NERRLICH P., 4n.<br />

NEWTON I., 80.<br />

NIETZSCHE F., 9n.<br />

OBERTI E., 140 n.<br />

OMERO, 2, 97-8, 101, 183-84 n.<br />

OMODEO P., 125 n.<br />

GRAZIO, 176-77 n, 179 n, 254-55, 276-<br />

77 n.<br />

ORFEO, 262-63 n.<br />

ORICENE, 52.<br />

ORLANDI G., x.<br />

PACCHI A., x, xv, 31 n, 71 n, 73 n, 77 n.<br />

PAINE Th., 123 n.<br />

PALLAS P. S., 92, 192-93 n.<br />

PANICIERI S., 94 n.<br />

PAOLO (S.), 52, 138, 182-83 n.<br />

PAULUS E. G., 39.<br />

PENZO G., Un.<br />

PERONE U., 143 n.<br />

PETAU D., x, xm, 43-67, 80 n, 85, 89,<br />

98.<br />

PHILONENKO A., 157 n.<br />

PITAGORA, 86.<br />

PLATONE, xm, 28, 71, 72, 78-9, 84-6,<br />

138.<br />

PLEKHANOV G., 20, 32-3.<br />

POCAR E., 26 n.<br />

PÒGGELER O., 139 n.<br />

POLIN R., 72 n.<br />

PRITCHARD, 109-10.<br />

PROUDHON P.-J., 17.<br />

PROTAGORÀ, 70.<br />

PRUDENZIO, 53 n.<br />

PRUTZ R., 4 n, 14 n.<br />

QUANDT G., 262-63 n.<br />

RAHNER K., 44 n, 45 n, 52 n, 60 n, 61 n,<br />

62 n, 63 n.<br />

RAMBALDI E. I., x, In, 4n, 7n, 9n,<br />

25 n, 32 n.<br />

RAU A., 29-30, 35.<br />

RAWIDOWICZ S., xi, 25, 35, 39.<br />

REDEKER M., 140 n.<br />

REIMER P., 4n.<br />

RICCARDO VITTORINO, 54 n.<br />

RIVA G., Un.<br />

RJAZANOV D., xv, 20 n.<br />

ROBESPIERRE, 13.<br />

ROHRMOSER G., 9n.<br />

ROLPH, 122.<br />

ROSEN Z., 18 n.<br />

ROSENKRANZ K., 7, 8 n, 69 n.<br />

Rossi M., 6n, 8n, 10 n.<br />

Rossi P., 34 n.<br />

RUGE A., 2n, 4n, 5, 6n, 7-8, 11-4, 23<br />

n, 39, 65 n, 94 n, 123, 139 n.<br />

RUSSEL B., 97 n.<br />

SA& H.-M., xi, xv, 3 n, 4 n, 5 n, 9 n,<br />

Un, 15 n, 22 n, 133 n.<br />

SCARPAT G., 60 n.<br />

SCHADEN E. A., 22 n.<br />

SCHALLER J., 22-4, 26, 29, 33, 40.<br />

SCHEFFCZYK L., 49 n, 52 n.<br />

SCHELLING F. W., 12-3, 21, 28, 39, 162.<br />

SCHIBICH J., 2 n, 137 n.<br />

SCHIERSE F. J., 58n.<br />

SCHILLER F., 37.<br />

SCHLEIERMACHER D. F., 136, 138-44.<br />

SCHMERLER R., 158 n.<br />

SCHMIDT A., 22 n, 34 n, 156 n, 167 n.<br />

SCHNACKENBURG R., 52 n.<br />

SCHNEIDER E., 146 n.<br />

SCHOTT G., XV.<br />

SCHOTT U., xi, 20 n, 21 n, 26 n.<br />

SCHRÒTER J. F., 92, 236-37 n.<br />

SCHUFFENHAUER W., xi, xv, 5n, 8n,<br />

13 n, 33 n, 39 n, 123 n, 128 n, 135.<br />

SCHUHMANN, 162 n.<br />

SCHULZ S., 60 n.<br />

SCHULZ W., 139 n.<br />

SCHWARZ K., 22 n, 138 n.<br />

SCOTT W,. 306-7, n.<br />

SERGI P., 95 n.<br />

SERRES E.R.A., 114-15.<br />

SOCRATE, 180-81 n, 310-11.<br />

SOFFRITTI O., 60 n.


"SPINOZA B., 6, 18, 20, 34, 69, 75-6, 78,<br />

84, 87, 138, 158.<br />

STARCKE C. N., 30-1, 33, 35, 38, 167.<br />

STIRNER M., 6, 10, 11 n, 14, 16, 25 n,<br />

27, 28 n, 38 n, 42.<br />

STRAÉMAIER J., 17 n.<br />

STRATONE DI LAMPSACO, 70.<br />

STRADÒ D. E, 1 n, 3-4, 5 n.<br />

TANNERY P., 81 n.<br />

TAUBERT I., 5 n.<br />

TELESIO B., 82.<br />

TEODORO ABUCARA, 49, 56.<br />

TEOFILO ANTIOCHENO, 80.<br />

TERTULLIANO, 53.<br />

THIES E., xi, 3 n, 10 n, 21 n.<br />

TOGLIATTI P., 7 n, 31 n.<br />

TOMASONI F., ix, x, 20 n, 31 n, 59 n,<br />

66 n, 89 n, 107 n, 124 n, 143 n, 156 n,<br />

157 n, 159 n, 170.<br />

TOMMASO AQUINATE, 56.<br />

INDICE DEI NOMI 343<br />

TREVELYAN G. M., 94 n, 95 n, 96 n,<br />

llln, 112 n.<br />

VACCA V., 108 n.<br />

VALERA G., 22 n.<br />

VALERIO MASSIMO, 262-63.<br />

VEGNI TALLURI M., 125 n.<br />

VIRGILIO, 254-55.<br />

WARTOFSKY M. W., 160 n, 162 n, 168 n.<br />

WEBER M., 9 n.<br />

WEBER O., 46 n, 68 n.<br />

WESSENBORN, 264.<br />

WlDENMANN E., 93.<br />

WIGAND O., In, 5n, 15 n, 36, 43 n,<br />

94 n, 123 n, 133.<br />

WOLF H. E., 92 n.<br />

WOLFSON H. A., 64 n.<br />

ZADRO A., 79 n.<br />

ZELLER E., 4n, 58 n, 67 n, 140 n, 146,<br />

147.<br />

ZLOCISTI Th., 16 n.


Stampato presso <strong>la</strong> Tipografia<br />

Edit. Gua<strong>la</strong>ndi S.n.c. di Vicenza

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