Le Passeggiate - Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e ...
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prendevano il volo e le masche si interme<strong>di</strong>avano con esse, rafforzando il<br />
proprio potere. Si usava, prima <strong>di</strong> andare a dormire, lasciare sul tavolo un piatto<br />
colmo <strong>di</strong> castagne bollite e già pelate, in modo che le anime dei defunti<br />
potessero saziarsi compiaciute senza importunare i vivi. Trovarsi da soli la notte<br />
del primo novembre nei sentieri tra i boschi, che univano i solitari villaggi alpestri<br />
poteva davvero essere pericoloso: non erano sufficienti i numerosi piloni votivi e<br />
la più ferrea delle fe<strong>di</strong> per tener lontani spettri e masche. Una fiaba racconta, <strong>di</strong><br />
una persona che si trovava la notte del primo novembre a dover percorrere da<br />
sola il sentiero che collegava Vonzo a Chialamberto. Solamente la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong><br />
un’anima della propria famiglia, che passava <strong>di</strong> lì per caso, e qualche preghiera<br />
presso i numerosi piloni votivi sui lati del sentiero gli consentiva infine il ritorno a<br />
casa, tra innumerevoli sentori <strong>di</strong> oscure presenze, masche e visioni che si<br />
animavano nel bosco durante il viaggio. C’è da <strong>di</strong>re che non tutti gli spiriti erano<br />
cattivi. Ad esempio, lo spirit-fulét si <strong>di</strong>vertiva a combinare innocui scherzi, come<br />
muovere i tetti <strong>di</strong> lose per non lasciar dormire, imbrattare le maniglie delle porte<br />
o i muri <strong>di</strong> pece. Non era cattivo, se nessuno osava interferire con il suo lavoro,<br />
altrimenti…<br />
<strong>Le</strong> masche invece ogni tanto erano davvero cattive. Si <strong>di</strong>ce che una volta<br />
rapirono un bambino <strong>di</strong> Can<strong>di</strong>ela, e lo portarono in cima ad una acuminata<br />
roccia nei ripi<strong>di</strong> pen<strong>di</strong>i sotto il Soglio (un piccolo insieme <strong>di</strong> case ad est <strong>di</strong><br />
Vonzo). Si riunì un gruppo <strong>di</strong> coraggiosi che tutta la notte seguì le urla del<br />
bimbo, senza trovarlo. Solo la mattina dopo, quando la masca svanì, fu possibile<br />
in<strong>di</strong>viduare la roccia prima occultata da un tenebroso sortilegio. Il bimbo<br />
raccontò che tutta la notte una donna vestita <strong>di</strong> nero, muta, restò con lui<br />
regalandogli <strong>di</strong> tanto in tanto alcune caramelle, per poi sparire sul fare del<br />
giorno. Ma tra le fiabe, la più famosa fu quella che ebbe come oggetto proprio il<br />
Roc d’le Masche e il suo magico trasporto fino a <strong>Lanzo</strong> per sod<strong>di</strong>sfare una<br />
bravata ai danni del Diavolo. Oggi le masche non ci sono più. Gli alpeggi sono<br />
stati quasi tutti abbandonati e Vonzo è <strong>di</strong>ventato un villaggio turistico. Nessuno<br />
si riunisce più nelle stalle la sera per raccontare fiabe, confortevoli carrozzabili<br />
uniscono tutti i paesi e gli antichi sentieri non sono più praticati, meno che mai <strong>di</strong><br />
notte. Il Roc d’le Masche è solo più una grossa pietra dai curiosi incavi e dalla<br />
mole imponente. Eppure, ancora oggi, qualcuno giura, il venerdì notte, <strong>di</strong> aver<br />
visto…<br />
<strong>Le</strong> vie <strong>di</strong> arrampicata<br />
Il Roc d'le Masche è un masso alto circa quin<strong>di</strong>ci metri, con salde pareti verticali<br />
che offrono buoni spunti <strong>di</strong> arrampicata. Decenni or sono erano stati attrezzati<br />
su due versanti con chio<strong>di</strong> e spit, ormai arrugginiti. La pratica del bouldering su<br />
questo masso è stata presto abbandonata con la per<strong>di</strong>ta progressiva del<br />
sentiero. Questo capitolo è tutto da riscrivere: non si trova traccia dei pionieri<br />
iniziali e non ci sono notizie <strong>di</strong> arrampicatori che abbiano salito il masso in tempi<br />
recenti.<br />
delle masche durante il faticoso viaggio <strong>di</strong> ritorno. Ma non è finita qui, le masche<br />
tornando a monte, esauste <strong>di</strong> fatica, si resero presto conto <strong>di</strong> non riuscire a<br />
riportare l’enorme masso al suo posto. Così, curandosi <strong>di</strong> non farsi sorprendere<br />
dal <strong>di</strong>avolo, ruppero una parte della roccia, sul lato meri<strong>di</strong>onale e solo nella parte<br />
inferiore della pietra, quella che appoggia a terra. Lasciarono così una cavità,<br />
che agevolò il trasporto verso il luogo originario. Con questo veniamo alla<br />
seconda peculiarità del masso, la balma. La balma è una roccia che in<strong>di</strong>vidua su<br />
più lati una cavità a<strong>di</strong>bita a bivacco d’emergenza o, sovente, anche a cantina.<br />
Nel nostro caso la balma è ricavata sul lato sud-orientale della roccia, nei metri<br />
finali del suo sviluppo, dove non poggia del tutto a terra. Il riparo è così grande<br />
che è stato trasformato in una stalla, chiudendo due lati esterni con un muro <strong>di</strong><br />
pietra a secco. Una porta <strong>di</strong> legno, oggi <strong>di</strong>velta, consente l’ingresso nell’anfratto<br />
roccioso dal lato orientale. Anche dentro la balma, sul soffitto roccioso, è<br />
possibile osservare i corrugamenti naturali della roccia, simili a quelli che si<br />
notano sulle pareti e che tanto hanno suggestionato la fantasia delle persone.<br />
Su questo pittoresco masso sono state aperte anche alcune vie <strong>di</strong> arrampicata.<br />
È <strong>di</strong>fficile reperire documentazione al riguardo, le vie sono abbandonate da<br />
decine d’anni e le protezioni (chio<strong>di</strong> e spit) ormai deficitarie.<br />
Itinerario:<br />
Da Vonzo, presso la piazza superiore del paese, lasciare l’auto e prendere il<br />
sentiero che dai prati sale verso il Santuario del Ciavanis e l’Uja <strong>di</strong> Bellavarda<br />
(nota nel paese col nome <strong>di</strong> Uia). Dopo circa 20 minuti <strong>di</strong> cammino si giunge<br />
presso un alpeggio <strong>di</strong> nome Praïas. Da qui, sul lato occidentale del Vallone della<br />
Paglia è possibile vedere il profilo squadrato del Roc d’le Masche. Esisteva un<br />
tempo un sentiero che dai casolari superiori dell’alpeggio saliva <strong>di</strong>rettamente al<br />
masso. Non troppe decine d’anni fa era ancora saltuariamente praticato, ma<br />
oggi è arduo trovarne traccia. Il sentiero qui descritto prende invece a salire<br />
inizialmente parallelo al vallone. Si in<strong>di</strong>vidua molto facilmente in quanto, subito<br />
oltre il ripiano dell’alpeggio, si stacca una larga mulattiera delimitata da muri <strong>di</strong><br />
pietra, invasa <strong>di</strong> arbusti, bassa vegetazione e anche alberi. Dopo una<br />
cinquantina <strong>di</strong> metri il sentiero comincia a salire sulla sinistra, percorrendo alcuni<br />
ampi tornanti. Poi riprende parallelo al vallone fino a toccare un sistema <strong>di</strong><br />
ometti. Questi in<strong>di</strong>cano un bivio. Se si prosegue <strong>di</strong>ritto è possibile ritornare sul<br />
sentiero del Ciavanis, nei <strong>di</strong>ntorni dell’acquedotto. Occorre invece portarsi verso<br />
sinistra, risalendo il pen<strong>di</strong>o in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un muretto <strong>di</strong> pietra che in<strong>di</strong>ca la<br />
partenza <strong>di</strong> un nuovo sentiero. Questa parte è un po’ delicata in quanto il punto<br />
del bivio non è affatto evidente. In<strong>di</strong>viduato il nuovo sentiero percorrere le sue<br />
svolte che salgono sempre più verso l’alto, portandosi a ovest (sinistra). Si arriva<br />
sopra una balza rocciosa, una svolta verso destra, poi un’altra balza e infine <strong>di</strong><br />
nuovo verso sinistra ecco aprirsi i prati che precedono il nostro traguardo. Si<br />
passa vicino ad una pietra, in vista del rettilineo finale in <strong>di</strong>rezione dell’ingresso<br />
della Balma, ormai evidente (15-20’ dal Praïas, 35-40’ da Vonzo). Da notare,