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La storia della signora Giuliana di Bolzano.<br />
C'è una lapide nel cimitero di Bolzano che riporta i nomi di un<br />
gruppo di uomini che furono trucidati dai nazisti il 3 maggio<br />
1945. Sulla stessa lapide c'è anche il nome di Manlio Longon.<br />
La Signora Giuliana di Bolzano ha a cuore questa lapide perché<br />
c'è il nome del suo papà. Lui e altre nove persone furono<br />
rastrellate nel corso della mattinata di quel terribi<strong>le</strong> giorno. Le<br />
truppe tedesche stavano ritirandosi e i partigiani della zona<br />
cercavano di colpire il più possibi<strong>le</strong> <strong>le</strong> ultime frange naziste. Il<br />
comando tedesco era stato allarmato e presidiava l'area<br />
industria<strong>le</strong> con dei blocchi. Si sentivano spari e scoppi di<br />
granate. Papà Walter stava portando di corsa <strong>le</strong> chiavi della<br />
fabbrica al padrone. Ai figli aveva detto che sarebbe tornato<br />
presto. I tedeschi lo hanno preso nel<strong>le</strong> vie della Zona assieme<br />
ad altri uomini. All'incrocio tra via Lancia e via Volta la<br />
camionetta si è fermata, il gruppo di uomini è stato fatto<br />
scendere e messo contro un muro. Tutti e dieci sapevano già<br />
cosa sarebbe accaduto e si sono abbracciati in un unico gesto<br />
come un ultimo saluto alla vita. L'autoblindo sparò diverse<br />
raffiche di mitra. Prima del colpo di grazia arrivò Don Danie<strong>le</strong>,<br />
il parroco della zona industria<strong>le</strong>, e chiese di portare via i corpi.<br />
Di quel<strong>le</strong> dieci persone si salvarono in quattro. Papà Walter<br />
arrivò ancora cosciente in ospeda<strong>le</strong> ma aveva perso troppo<br />
sangue e di li a poco morì prima che la figlia riuscisse a<br />
raggiungerlo.