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scatti nel tempo 1 Associazione Castello Immagini - pubblicazion

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EL ALAMEIN: 23 ottobre 1942, una Leica in guerra<br />

tà un austriaco<br />

di Innsbruck<br />

di nome Amadori,<br />

di chiara<br />

origine italiana,<br />

anche se<br />

il suo italiano<br />

era piuttosto<br />

stentato. Aveva<br />

spiegato al<br />

‘camerata’ Sala<br />

che la K incisa<br />

sul corpo macchina<br />

e stampigliata<br />

sulla tendina<br />

significava<br />

‘Kalterfest’ o<br />

anche ‘Kugellager’,<br />

ovvero<br />

che l’otturatore della macchina era<br />

stato montato su cuscinetti a sfera,<br />

per funzionare meglio <strong>nel</strong>le gelide<br />

steppe russe, ma poteva andare<br />

benissimo anche <strong>nel</strong> clima della<br />

Tripolitania. Ciò che aveva definitivamente<br />

convinto Sala era l’obiettivo<br />

, non solo per la sua incredibile<br />

luminosità, ma soprattutto per la<br />

caratteristica “T” rossa che indicava<br />

uno speciale trattamento antiriflesso<br />

garanzia di una nitidezza eccezionale<br />

<strong>nel</strong>le immagini, caratteristica<br />

unica degli obiettivi Zeiss. Il prezzo<br />

richiesto parve a Sala molto ragionevole,<br />

considerando anche il fatto<br />

che probabilmente Amadori non era<br />

il proprietario’ufficiale’ della macchina,<br />

ma quasi certamente ne era<br />

venuto in possesso per vie traverse.<br />

Così Sala aveva acquistato la<br />

preziosa Leica, che l’aveva sempre<br />

fedelmente seguito, senza mai incepparsi,<br />

nonostante la polvere onnipresente<br />

e le inesorabili tempeste<br />

di sabbia, <strong>nel</strong>la travolgente avanzata<br />

che aveva portato le truppe dell’Asse<br />

ai confini dell’Egitto, a soli cento<br />

chilometri da Alessandria.<br />

L’ultima volta che l’aveva usata<br />

era stato appena due giorni prima,<br />

per fotografare la tomba di due<br />

soldati australiani che gli italiani<br />

avevano seppellito proprio dietro<br />

le loro linee. Sala aveva ripreso le<br />

due croci, sormontate dai cappelli a<br />

larghe falde tipici degli australiani,<br />

con dietro le dune del deserto. Aveva<br />

scelto il diaframma f/4, mentre le<br />

lunghe ombre delle croci svanivano<br />

velocemente col sorgere del sole.<br />

La jeep australiana, con le insegne<br />

del Long Range Desert Group,<br />

si era spinta imprudentemente, <strong>nel</strong>l’incerta<br />

luce che precede l’alba <strong>nel</strong><br />

deserto, proprio sotto le linee italiane:<br />

senza farsi notare Sala, con due<br />

uomini, era scivolato fuori dalla<br />

trincea e, spostandosi diagonalmente,<br />

aveva aspettato che il mezzo nemico<br />

fosse a tiro. Una lunga raffica<br />

di mitragliatrice aveva posto fine<br />

all’avventura dei due australiani,<br />

ma Sala sapeva bene perché i due<br />

uomini si erano sacrificati in quella<br />

rischiosa missione. Il loro compito<br />

era di individuare le linee italiane<br />

con esattezza e poi riferire per dirigere<br />

il cannoneggiamento: avevano<br />

rischiato consapevolmente la<br />

vita per un motivo preciso. Mentre i<br />

suoi uomini seppellivano i due, Sala<br />

non provava nessun odio verso i nemici:<br />

quel giorno era andata bene<br />

agli italiani. La terribile realtà della<br />

guerra rendeva tutti, amici e nemici,<br />

consapevoli<br />

che la propria<br />

vita era<br />

affidata ogni<br />

giorno al caso<br />

e che nulla era<br />

scontato. Per<br />

questa azione<br />

Sala era stato<br />

proposto per<br />

la medaglia<br />

d’argento al<br />

valor militare<br />

dal proprio comandante,<br />

ma<br />

tutti sapevano<br />

che prima di<br />

una battaglia<br />

le decorazioni<br />

erano concesse per motivare i soldati.<br />

Ormai i giorni della speranza erano<br />

tramontati per sempre: il capitano<br />

Sala era troppo esperto per farsi<br />

illusioni. Aveva visto sfilare qualche<br />

giorno prima i carri armati M13<br />

della Divisione Corazzata Ariete: in<br />

confronto ai Matilda britannici e ai<br />

Grant americani, erano delle semplici<br />

‘scatole di sardine’, per non<br />

parlare poi della superiorità dell’artiglieria<br />

e dell’aviazione alleate.<br />

Due contro uno era una proporzione<br />

ancora accettabile ma qui, in questo<br />

maledetto deserto, lo svantaggio era<br />

di cinque a uno, se non di più. Ma<br />

Sala era un soldato da quando aveva<br />

diciotto anni, volontario per salvare<br />

la Patria minacciata da austriaci e<br />

tedeschi. Non aveva mai disobbedito<br />

ad un ordine e ora, sentendo l’orribile<br />

rumore dei cingoli dei carri<br />

armati nemici, decise che era ormai<br />

troppo tardi per prendere iniziative<br />

azzardate.<br />

Il capitano si tolse il cappotto e<br />

la bustina color sabbia che portava<br />

in testa: cominciava già a fare caldo<br />

e fra poco ne avrebbe fatto ancora<br />

di più.<br />

Puntò la Leica verso i suoi soldati,<br />

regolando il diaframma del-<br />

18 _______________________________________ <strong>scatti</strong> <strong>nel</strong> <strong>tempo</strong>

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