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scatti nel tempo 1 Associazione Castello Immagini - pubblicazion

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Summicron 90 II° versione: il Canada testa svitabile<br />

di Cesare Trentanni<br />

Il 90 mm Summicron II versione,<br />

meglio conosciuto come<br />

“90 testa svitabile”, è sicuramente<br />

uno dei capolavori ottici<br />

della Leica, classificabile fra i migliori<br />

obiettivi di focale medio-lunga<br />

mai realizzati al mondo.<br />

Il primo Summicron 90 f:1/2<br />

vide la luce <strong>nel</strong> 1957 con schema ottico<br />

tipo tripletto modificato di SEI<br />

LENTI in cinque gruppi, su progetto<br />

del Dott. Walter Mandler (1922-<br />

2005), geniale ideatore dal 1950 al<br />

1985 di alcune mitiche ottiche Leitz<br />

(fra le quali è d’obbligo ricordare ad<br />

esempio il 35 summilux, il 75 summilux<br />

ed il 50 noctilux).<br />

Restò in produzione per ventidue<br />

anni (fino al 1979) <strong>nel</strong> corso dei<br />

quali il sopradescritto schema ottico<br />

non fu mai variato; i primi pochissimi<br />

pezzi, calcolabili in poche decine,<br />

furono assemblati a Wetzlar; tutta la<br />

restante produzione fu realizzata in<br />

Canada.<br />

Del Summicron 90 sei lenti ne<br />

esistono due diverse versioni.<br />

La prima versione (1957-1958)<br />

fu realizzata in circa 400 pezzi (di cui<br />

qualche decina a vite ed i restanti con<br />

baionetta M) con gruppo ottico non<br />

svitabile e paraluce separato, tutti in<br />

finitura cromata, con diaframma da<br />

f/2 ad f/16 e matricola compresa fra<br />

1.450.000 circa ed 1.650.000 circa<br />

(i primissimi prototipi riconosco-<br />

ad epoche diverse riflessi diversi<br />

a sx produzione del 1967 a dx del 1973<br />

no matricola atipica compresa fra<br />

1.119.000 e 1.119.100).<br />

La seconda versione (1959-<br />

1979) fu prodotta in grande serie<br />

con baionetta M ed in circa 500<br />

unità con attacco a vite, con gruppo<br />

ottico svitabile per l’utilizzo con<br />

Visoflex, paraluce telescopico incorporato<br />

e matricola compresa fra<br />

1.651.000 circa e 3.010.000 circa.<br />

Fino alla matricola 2.000.000 circa<br />

il diaframma minimo chiudeva ad<br />

f/16, poi portato ad f/22; il diaframma<br />

era costituito da dodici lamelle.<br />

Dalla matricola 2.200.000 circa<br />

cessò la realizzazione in finitura<br />

cromata, sostituita da quella verniciata<br />

nera.<br />

A questa seconda versione, <strong>nel</strong><br />

f. 5,6<br />

corso degli anni di produzione, furono<br />

apportate modifiche alla montatura<br />

che riguardarono la forma<br />

della ghiera di messa a fuoco ed il<br />

senso di rotazione di quella dei diaframmi;<br />

sicure variazioni, anche<br />

se mai dichiarate dalla casa madre,<br />

interessarono anche il trattamento<br />

antiriflessi delle lenti e la brunituraannerimento<br />

delle parti interne del<br />

barilotto oltre, verosimilmente, alla<br />

formulazione e composizione dei<br />

costituenti base di alcune lenti.<br />

La fusione e la paziente stagionatura<br />

di pregiate “mescole” di<br />

componenti base contenenti terre<br />

rare, consentì alla Leica di creare<br />

vetri con alto indice di rifrazione,<br />

bassissima dispersione, trasparenza<br />

di circa il 100% al passaggio dei fotoni<br />

luminosi <strong>nel</strong> campo dello spettro<br />

di luce visibile con trasmissione<br />

uniforme e fedele di tutta la gamma<br />

cromatica. La lavorazione manuale<br />

e il controllo di ogni singolo componente<br />

era finalizzato ad ottenere<br />

bassissimi indici di tolleranza qualitativa.<br />

Da ricordare che la applicazione<br />

di rivestimenti antiriflesso delle<br />

superfici delle singole lenti è sempre<br />

stata finalizzata e calcolata per<br />

un ottimale rapporto fra riduzione<br />

delle aberrazioni da dispersione<br />

e conservazione della traspa-<br />

28 _______________________________________ <strong>scatti</strong> <strong>nel</strong> <strong>tempo</strong>

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