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Meminisse Iuvabit - Sarà bene ricordare - descrittiva

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Non ero certo che non stesse girando in tondo solo per confondermi e quella piccola mano asciutta<br />

era tutt'altro che rassicurante.<br />

Quando gli dei vollero capii che il viaggio di Teseo era finito. Mi poggiò piano la mano sul petto,<br />

come a dirmi di fermarmi lì e si eclissò.<br />

- Non parlo molto <strong>bene</strong> la tua lingua - mi accolse una voce dall'angolo più lontano del<br />

sotterraneo. Aveva un accento greco piuttosto appariscente.<br />

- Comprendo <strong>bene</strong> la tua - gli dissi con la voce più ferma che riuscii a modulare.<br />

- Lucio Sestio Quirino, che ti manda, e' come un figlio per me - continuò in un greco che già da<br />

quelle poche parole potei giudicare poco colto, dalle vocali strascicate, di Corinto, mi parve. -<br />

Uomo ardente e impetuoso, non conosce le stagioni e sdegna l'attesa e l'ascolto, di fede<br />

incrollabile ed inflessibile rigore non si sente di camminare e correre quando meglio si potrebbe<br />

volare. . . ma e'come un figlio.<br />

- Per me no. Non e' un figlio e farei volentieri a meno di questa regia da mimo, mi piace guardare<br />

in faccia i miei interlocutori.<br />

- Questo non hanno voluto gli dei, amico, né sarebbe per me prudente affidare il filo della mia<br />

esistenza ad uno sconosciuto che potrebbe tagliarlo come Atropo.<br />

Non ritenni opportuno seguirlo nel riferimento mitologico. - Devo recuperare per Sestio una certa<br />

somma di denaro. Credo che si sia messo in urto con un debitore illustre, persona che non si<br />

rivolge al magistrato ed ha una sua banda privata che fa giustizia in maniera poco formale.<br />

- Ah, e' così.<br />

- E' quello che mi ha detto Lucio.<br />

- Capisco.<br />

Non speravo di convincerlo, ovviamente con la mia versione ufficiale; quel che mi interessava era<br />

mostrare di saperne il meno possibile delle loro faccende ed assumere anche di fronte a loro la<br />

figura dell'utile idiota, sempre più conveniente di quella dell'intelligente correo.<br />

- Se puoi, consentimi in fretta di adempiere a questo incarico, voglio trattenermi a Roma il meno<br />

possibile.<br />

- Parli greco come uno che ha studiato - si lasciò andare a commentare. - Sei stato ad Atene?<br />

Evidentemente anche il mio accento era riconoscibile. - Non sono tanto a mio agio, in questo<br />

antro puzzolente, al buio, da fare conversazione. Dimmi dove posso procurarmi i soldi che servono<br />

a Lucio o gli farò sapere che nessuno più a Roma lo ricorda.<br />

Un risolino mi fece capire che il Greco non si lasciava facilmente fuorviare dai miei piccoli artifici.<br />

- Purtroppo la sorte vuole che né amici né nemici, a Roma si possano dimenticare di lui. Anche io<br />

parlo velocemente quando ho paura, ma tu non hai nulla da temere e solo io, povero straniero<br />

nella Città che e' padrona del mondo, posso essere ucciso solo per aver parlato con te.<br />

- Non ti pare di esagerare?<br />

- Torturato ed ucciso.<br />

Tacque. Prima che potessi di nuovo tentare di fargli fretta avvertii che qualcun altro era entrato<br />

nel sotterraneo, dietro di me. Se mi attaccavano molto difficilmente sarei riuscito ad estrarre il<br />

coltello in tempo utile sicché tentai di muovermi per raggiungere una parete contro cui mettere le<br />

spalle.<br />

- Si tratta di monete d'oro custodite in una cassetta - stava finalmente spiegando il Greco - e la<br />

cassetta, che io non ho mai visto e' in una casa cui nessuno può avvicinarsi, poiché e' sorvegliata<br />

giorno e notte, si dice, da una intera coorte. Era la casa di Pomponio Attico, un editore, ma e'<br />

morto e neanche l'erede può più goderne, perché e' diventata, dicono, di vitale importanza per il<br />

<strong>bene</strong> comune. Almeno così ho saputo dalle guardie.<br />

- Non e' come chieder danaro ad uno strozzino… - commentai più preoccupato della presenza<br />

alle mie spalle che della caccia al tesoro. - Bene, nessuno e' tenuto all'impossibile.<br />

- Ti sei spostato? Attento, ci sono delle vere voragini qui, potresti farti male.<br />

Avevo urtato una colonna e ritenni utile contentarmi di quel punto d'appoggio. I miei occhi<br />

doloranti s'erano finalmente abituati a quel buio e mi parve di vedere contro il tenue chiarore che<br />

veniva dall'entrata un'alta figura, che quasi arrivava al soffitto, immobile come una colonna<br />

superflua.<br />

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