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Meminisse Iuvabit - Sarà bene ricordare - descrittiva

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Capitolo 4*<br />

Era passata da un bel po’ l'ora ottava e la folla del Foro stava cambiando. Flautiste, ciarlatani,<br />

accattoni, belle mime e parassiti si diradavano.<br />

L'attività degli uffici era cessata e una più simpatica folla di oziosi senza troppo denaro in borsa, e<br />

soprattutto senza voglia di spenderne, cominciava a gironzolare senza altro motivo apparente che<br />

vedere e farsi vedere.<br />

L'affaccendarsi frenetico della mattina, che mi innervosiva tanto era sparito; i pesci grossi, con lo<br />

stuolo di parassiti che vive loro attorno, personaggi assetati di carriera, onori successo e<br />

ricchezze, avevano lasciato il posto a gente più tranquilla e paciosa, solo apparentemente meno<br />

utile alla società.<br />

Con l'aiuto di una focaccia calda avevo ripreso il completo controllo dei miei nervi ma la mia<br />

vigilanza aveva troppo lasciato a desiderare se una mano piena di destrezza era riuscita a<br />

derubarmi dell'arma che m'ero portato appresso senza che ne avessi il minimo sospetto.<br />

Mi sentivo comunque molto più tranquillo e decisi di profittare dell'occasione per fare una<br />

passeggiatina e rilassarmi; ancora avrei studiato la natura degli uomini, lo spettacolo che la vita<br />

continuamente allestisce per chi riesce ad esserne degno.<br />

Residui di voglia di vivere mi sembravano ancora rintracciabili, nascosti tra la folla, a quei livelli<br />

più semplici. Dove nulla va, tutto va. Rinunciai ad armarmi di nuovo, in fondo il peggio<br />

dell'avventura lo avevo passato ed il coltello mi serviva più per consolarmi che per altro. Ero<br />

calmo ora e non temevo più la folla.<br />

Amavo la bottega del faber aerarius; bollette, fibule, bracciali impugnature, candelabri, specchi<br />

mi affascinavano e non era raro il caso che acquistassi qualcosa che non mi serviva affatto, che<br />

poi trafugavo a casa eludendo la vigilanza economa di Zopirione.<br />

Anche quel giorno mi sarei fatto catturare da un particolare braciere che somigliava ad una<br />

fortificazione militare, con quattro contenitori a forma di torre, in cui poteva farsi scaldare l'acqua<br />

e mantenerla calda a lungo. Davvero curioso. La focaccia che avevo mangiato sapeva di poco. Una<br />

sosta in un termopolio mi permise di mettere qualcos'altro nello stomaco. Mi sedetti il più lontano<br />

possibile dalla caldaia dove l'hospes faceva scaldare i piatti già cucinati. Mi feci portare olive,<br />

qualche fetta di uno strano salume scuro che non avevo mai assaggiato, pere e cacio stagionato.<br />

Il pane che mi fu servito aveva l'eccentrica forma dell'organo caro a Priapo.<br />

Stavo bevendo un pessimo vino e pensavo a tutt'altro quando il tintinnio d'una moneta caduta a<br />

terra fece cadere il mio sguardo sulle calighe calzate dal mio vicino di tavolata. S'era truccato da<br />

cinedo, ma sotto la veste effeminata potevo vedere la cicatrice del braccio ed il naso incerottato<br />

non impediva di riconoscere il rostro aquilino.<br />

Un lieve sudor freddo imperlò la mia fronte come il piccolo otre da cui entrambi attingevamo. Mi<br />

aveva ritrovato o non mi aveva mai perso di vista?<br />

Questa volta mi si era fatto vicino ed era l'occasione buona per attaccare discorso.<br />

- Per Ercole questo vino e' tutt'acqua!<br />

- Il vino lo beve Murrano, e a noi tocca l'acqua. - mi rispose cortesemente. Aveva una bella voce<br />

profonda, del tutto inadatta al personaggio da cinedo che sembrava rappresentare coi suoi vestiti.<br />

Mi guardai intorno e dovetti ammettere che la forma del pane non appariva del tutto fuori tema.<br />

- Un tuo ragazzo mena troppo le mani - continuai a rivolgermigli con aria di mondo.<br />

- Che ti aspetti dai mantenuti se non pugni, furti e sputi? - citò con un sorriso amabile. -<br />

Purtroppo l'amo e son perfino preoccupato che mi abbandoni, dopo quello che mi ha fatto.<br />

L'amore l'ha vinta su tutto.<br />

- Ben detto, amico mio.<br />

Mangiava con gusto il suo antipasto di zucche coperto di macerone e pareva soddisfatto di come<br />

andava tra di noi. Sapevo che mi seguiva e lui non sapeva che sapevo. Il piccolo vantaggio che<br />

avevo su di lui cospirò col vino a restituirmi il buonumore. Chiesi Falerno e un po’ di pollo<br />

numidico riscaldato. Mi raccomandai che non lo verniciassero di pepe, come avevano fatto col<br />

piatto del mio vicino. Non volevo risparmiare, avevo verificato come tanto pepe mi bruciasse a<br />

lungo dentro lo stomaco.<br />

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