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Catalogo 1999 - Cineteca di Bologna

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AU BONHEUR DES DAMES (Francia, 1930). R.: Julien Duvivier. S.: dal romanzo <strong>di</strong> Emile Zola. F.:<br />

Armand Thirard e René Guychard. In.: Dita Parlo, Pierre de Guingand, Germaine Rouer, Armand Bour,<br />

Ginette Mad<strong>di</strong>e, Na<strong>di</strong>a Sibirskaia, Adolphe Cande, Albert Bras, Fabien Haziza, Simone Bourday,<br />

Fernand Mailly, René Donnio. P.: Film d’Art (Vandal e Delac).<br />

35mm. L.: 2343m. D.: 86’ a 24 f/s. Didascalie francesi / French intertitles.<br />

Da: Cinémathèque Française, con l’autorizzazione <strong>di</strong> E<strong>di</strong>tions René Chateau<br />

Copia positiva stabilita nel 1989 a partire da un positivo nitrato d’epoca con <strong>di</strong>dascalie originali /<br />

Positive print preserved in 1998 from an original nitrate positive print, with original intertitles.<br />

Partitura scritta e <strong>di</strong>retta da Gabriel Thibaudeau, eseguita da Octuor de France / Score written and<br />

conducted by Gabriel Thibaudeau, and performed by Octuor de France<br />

Jean-Louis Sajot (Clarinetto), Yuriko Naganuma (primo violino), Sylvie Sentenac (secondo violino),<br />

Laurent Jouanneau (viola), Paul Broutin (violoncello), Philippe Blard (contrabasso), Jacques Thareau<br />

(fagotto), Antoine Degremont (corno), David Braslawsky (piano), Benoit Gaudelette (percussioni),<br />

Marie Josèphe Lemay (soprano)<br />

La musica <strong>di</strong> Au Bonheur des Dames illustra il passaggio dal muto al sonoro. Appartiene già agli anni<br />

Trenta. Charleston, ragtime, “Chansonnettes Françaises” sono tutti unificati: il ritmo <strong>di</strong> una città in<br />

movimento costante: Parigi! Per questo film sonoro nelle immagini, ho scelto <strong>di</strong> scrivere una partitura<br />

vivace, spruzzata con un illustrativo senso dell’ironia. (Gabriel Thibaudeau)<br />

The music of Au Bonheur des Dames is illustrating the passage from the silent area to the talkies. It<br />

already belongs to the thirties. Charleston, ragtime, “Chansonnettes Françaises” are flowing in one<br />

stream: the rythm of a constantly moving city: Paris! For this visualy sounded film, I chose to write a<br />

lively score sprinkled with an illustrative sense of irony. (Gabriel Thibaudeau)<br />

Julien Duvivier non è un purista, non ha mai esitato quando si trattava <strong>di</strong> mescolare elementi <strong>di</strong>versi<br />

all’interno <strong>di</strong> uno stesso film. Au bonheur des dames inizia con delle magnifiche inquadrature <strong>di</strong> Dita<br />

Parlo che arriva a Parigi (la sua immagine si sovrappone ad immagini della stazione brulicante <strong>di</strong> folla),<br />

poi nel quartiere del Vieil Elbeuf (carrellata su lei che cammina sui marciapie<strong>di</strong>, si blocca ad un<br />

incrocio e resta a osservare l’agitazione della grande città con quel volto da giovane provinciale isolato<br />

dalla cinepresa). Fino alla sequenza della visita all’Isle-Adam, il film è stato girato in stu<strong>di</strong>o. Mentre il<br />

negozio Le Vieil Elbeuf, la strada che lo separa dal grande magazzino e la facciata del magazzino stesso<br />

sono costruiti in stu<strong>di</strong>o, l’interno del Au bonheur des dames è stato girato alle Galeries Lafayette. Julien<br />

Duvivier passa senza problemi da un luogo all’altro (...), ebbro <strong>di</strong> rabbia dopo la morte della figlia e la<br />

pressione degli ufficiali giu<strong>di</strong>ziari, il vecchio proprietario del Vieil Elbeuf prende la pistola, attraversa la<br />

strada (carrello in<strong>di</strong>etro a precederlo, in stu<strong>di</strong>o) ed entra nel grande magazzino (inquadratura alle<br />

Galeries Lafayette). In ambedue le visite c’è molto documentario all’interno della finzione: le attività<br />

dei clienti e commessi. Nella scena finale tutto funziona sulla velocità, la tensione; il découpage<br />

frammenta l’animazione del negozio come in una serie <strong>di</strong> inquadrature prese dal vero, e quando il<br />

vecchio armato, sulle scale, provoca un pigia pigia generale, allora la finzione prende il sopravvento,<br />

con una successione <strong>di</strong> inquadrature -dettagli, totali, dall’alto e dal basso- molto ben montate. (...)<br />

Nell’episo<strong>di</strong>o della festa all’Isle-Adam, una festa dove impiegati e padroni si mescolano solo in<br />

apparenza, la sequenza è montata molto <strong>di</strong>namicamente, alternando campi lunghi e piani ravvicinati sui<br />

<strong>di</strong>versi gruppi <strong>di</strong> ballerini e tuffatori. Per la qualità fotografica sembra un documentario, ma la

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