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Clausura e santità femminile in contesto cattolico - Sei

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ipertesto<br />

UNITÀ VVII<br />

IL SEICENTO DEI L’ETÀ POVERI DI CALVINO E DELLE E FILIPPO STREGHE II<br />

6<br />

Quale ruolo giocava<br />

il lavoro nella vita<br />

delle monache?<br />

Quali funzioni<br />

svolgeva?<br />

Che ruolo aveva<br />

e che importanza<br />

assumeva la figura<br />

del diavolo, nella<br />

esperienza umana<br />

e spirituale delle<br />

monache?<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010<br />

menti relativi ai conventi e agli ord<strong>in</strong>i religiosi, n.d.r.] del <strong>Sei</strong>cento si sarà <strong>in</strong>dotti ad <strong>in</strong>sistere<br />

più sul voto di castità che su quelli di povertà e obbedienza, e più <strong>in</strong> generale a ritenere i monasteri<br />

femm<strong>in</strong>ili prima che luoghi di santificazione conservatori di virtù.<br />

Divenuta dunque la clausura, con tutte le sue valenze pratiche e simboliche, la condizione<br />

stessa della vita monastica <strong>femm<strong>in</strong>ile</strong>, l’isolamento familiare e <strong>in</strong>tellettuale da un lato<br />

e la mortificazione e la condanna della carne dall’altro f<strong>in</strong>ivano con l’acuire nelle religiose i<br />

sentimenti e le impressioni; e <strong>in</strong> molte né l’impegno <strong>in</strong>cessante nella preghiera e nel lavoro,<br />

né la repressione cont<strong>in</strong>ua delle pulsioni <strong>in</strong>teriori – ciò che la letteratura ascetica dell’epoca<br />

def<strong>in</strong>iva la lotta dello spirito contro la natura perversa – potevano annullare o sublimare del<br />

tutto i ricordi, i desideri, i rimpianti derivanti dal confronto tra l’esperienza della esistenza passata<br />

e la condizione presente. Tali sentimenti venivano anzi esaltati dalla stessa solitud<strong>in</strong>e,<br />

traducendosi nella mentalità corrente delle religiose e dei loro confessori e direttori spirituali<br />

nella illusione, nella ossessione o addirittura nella possessione diabolica, cui la coeva trattatistica<br />

devota ed esorcistica attribuiva le modalità <strong>in</strong>quietanti di belve molteplici e mostri<br />

accovacciati nel fondo del cuore umano e pronti ad assalirlo. […] Per liberarsi dal Nemico<br />

<strong>in</strong>combente e talora vic<strong>in</strong>o a ghermire, non bastava il quotidiano, <strong>in</strong>sistito autodiscipl<strong>in</strong>amento.<br />

Non restava che domare più duramente il corpo, fonte di ogni tentazione, imponendogli<br />

lunghe veglie durante la notte, nel tempo cioè degli <strong>in</strong>ganni e delle <strong>in</strong>sidie più sottili,<br />

che la sensibilità della Controriforma popolava di immag<strong>in</strong>i di terrore e di raff<strong>in</strong>ati<br />

strumenti salvifici; oppure sottoponendolo a prolungati periodi di ast<strong>in</strong>enze e di digiuni, s<strong>in</strong>o<br />

all’anoressia, a penitenze iterate [ripetute, n.d.r.] e a impietose flagellazioni praticate <strong>in</strong>dividualmente<br />

o <strong>in</strong> comune, o a quelle segrete torture che comportavano l’uso del cilicio o delle<br />

camicie di cr<strong>in</strong>e o dell’abito «tutto pieno di sp<strong>in</strong>i, che lo chiamavo la veste ricamata», <strong>in</strong>dossato<br />

da santa Veronica Giuliani, o a quel che la beata cappucc<strong>in</strong>a Maria Maddalena Mart<strong>in</strong>engo<br />

<strong>in</strong>dicava tra le sue «solite picciole ricreazioni», consistenti nel ricamare gli strumenti<br />

della Passione «con l’ago <strong>in</strong>filzato di seta… nella propria carne, ben grandi, al modo che si<br />

ricama un velo di calici, non senza uscita di sangue».<br />

M. rosA, La religiosa, <strong>in</strong> r. ViLLANi (a cura di), L’uomo barocco, Laterza, roma-Bari 1991, pp. 225-227<br />

2<br />

Gli scandali delle monache francesi possedute<br />

dal demonio<br />

Nel <strong>Sei</strong>cento francese, <strong>in</strong> numerosi conventi si registrarono casi di possessione diabolica che assunsero<br />

notorietà nazionale. All’epoca, gli episodi erano letti come prove che le suore erano chiamate<br />

a superare, <strong>in</strong> vista della salvezza eterna. Ai nostri occhi moderni, <strong>in</strong>vece, essi appaiono come dei casi<br />

di nevrosi, <strong>in</strong>dividuale o collettiva, cioè dei tentativi di rimuovere il disagio e il senso di colpa, provati<br />

da numerose monache, di fronte un tipo di esistenza che a volte risultava disumano.<br />

[A Loudun], nelle diverse chiese della città, i cappucc<strong>in</strong>i procedono ai quotidiani esorcismi<br />

della comunità conventuale posseduta (i demoni, costretti qualche mese prima al silenzio,<br />

si sono fatti chiacchieroni ed esibizionisti). Le orsol<strong>in</strong>e producono ripetutamente davanti<br />

alla folla dichiarazioni e patti, e i loro demoni arrivano a preannunciare il programma dell’<strong>in</strong>domani,<br />

come fa ad esempio un tale Asmodeo il 19 maggio 1634: «Io prometto che uscendo<br />

dal corpo di questa creatura gli aprirò una fessura sopra il cuore… la quale sangu<strong>in</strong>erà domani<br />

ventesimo giorno di maggio, sabato, alla sesta ora dopo il mezzogiorno». Collocate nelle<br />

chiese, su dei palchi, le monache – priora <strong>in</strong> testa – offrono le loro rivelazioni sui misfatti dei<br />

demoni e su Urbani Grandier ad un pubblico enorme. L’accennata uscita di Asmodeo ha<br />

luogo il 20 maggio 1634 «alla presenza di duemila persone, tra le quali figuravano molti dist<strong>in</strong>ti<br />

signori, <strong>in</strong> numero superiore a centoc<strong>in</strong>quanta (tanto vescovi e abati che magistrati) e<br />

altrettanti preti, più c<strong>in</strong>que medici». Questi esorcismi <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abili, da cui la priora confessa<br />

di ricavare qualche soddisfazione, comportano convulsioni e scene di prostrazione alternate<br />

a momenti di frenesia, con grande sbalordimento e compassione degli spettatori. Il 30 giugno<br />

il vescovo di Poitiers (che si mostra tanto favorevole alla possessione quanto l’arcivescovo<br />

di Bordeaux è cauto) fa bruciare quattro patti diabolici ritrovati nel convento: ebbene, Jeanne<br />

des Anges e suor Agnès «sono state travagliate per più di tre quarti d’ora dalle più violente<br />

convulsioni che si siano mai viste». A furia di dimostrazioni violente, le possedute giungono<br />

a suscitare vere e proprie emozioni collettive. Gli astanti [gli spettaori, n.d.r.] rimangono a<br />

bocca aperta, ma fremono anche di terrore o di pietà per queste <strong>in</strong>felici scatenate. […]<br />

Ad Aix come a Loudun, l’atmosfera di questi conventi senza vera clausura, votati all’educazione<br />

delle fanciulle della buona società – nobili e borghesi – è tutt’altro che sfa-

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