Clausura e santità femminile in contesto cattolico - Sei
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ipertesto<br />
UNITÀ VII<br />
8<br />
IL SEICENTO DEI POVERI E DELLE STREGHE<br />
<strong>in</strong>dizio di elezione div<strong>in</strong>a […]. In questo senso, quando vediamo i nostri contemporanei,<br />
educati nella mentalità del XX secolo, <strong>in</strong>terrogarsi spesso e volentieri sulla propagazione<br />
di queste crisi conventuali di comunità <strong>in</strong> comunità, ci vien fatto di osservare che occorrerebbe<br />
piuttosto chiedersi come mai i fenomeni di ossessione e possessione di religiose<br />
non siano stati più frequenti: la sola prosperità temporale goduta da Loudun dopo la morte<br />
di Grandier avrebbe potuto suggerire l’emulazione. Non v’è dubbio che le discussioni accanite<br />
sollevate dalle due ultime possessioni dovettero porre un freno all’ardore delle eventuali<br />
accusatrici. Inoltre occorreva avere sottomano un prete suscettibile di essere accusato<br />
del «più grande dei delitti» [la stipulazione di un patto col diavolo, al f<strong>in</strong>e di mandare<br />
<strong>in</strong> perdizione le anime delle monache, n.d.r.] e un gruppo di monache capaci di prender<br />
parte al gran giuoco s<strong>in</strong>istro della possessione collettiva.<br />
Va <strong>in</strong>fatti osservato che la febbre demoniaca <strong>in</strong>veste <strong>in</strong>variabilmente un gruppo di giovani<br />
religiose provenienti da buone famiglie. A Loudun come ad Aix, il reclutamento è aristocratico<br />
e borghese; e […] il buon livello educativo generale di questi gruppi di monache<br />
appartenenti alle classi superiori della società impressionò i contemporanei. Le streghe di<br />
villaggio bruciate a dozz<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Lorena qualche anno prima hanno attirato un’attenzione m<strong>in</strong>ore<br />
di quella sollecitata da quelle monache che portano nomi conosciuti nelle loro prov<strong>in</strong>ce<br />
e sono talvolta imparentate con grandi famiglie del regno.<br />
r. MANDroU, Magistrati e streghe nella Francia del <strong>Sei</strong>cento, Laterza, roma-Bari 1979,<br />
pp. 241-242, 269, trad. it. G. serrAVA<br />
Per quali ragioni le crisi di possessione erano considerate una specie di privilegio di cui andare fieri?<br />
Spiega l’espressione secondo cui i progetti diabolici rimangono una «prova della sollecitud<strong>in</strong>e<br />
div<strong>in</strong>a».<br />
Che cosa dist<strong>in</strong>gue, da un punto di vista sociale, le streghe ord<strong>in</strong>arie, dalle monache possedute<br />
deimonasterifrancesi?<br />
3<br />
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010<br />
Le sante anoressiche tra psicologia e storia<br />
Nel suo studio sulla religiosità monastica <strong>femm<strong>in</strong>ile</strong> tra Medioevo ed Età moderna, lo storico <strong>in</strong>glese<br />
R.M. Bell segnala che tra il Duecento e i giorni nostri <strong>in</strong> Italia la Chiesa ha riconosciuto come<br />
sante 261 donne. Di circa un terzo di loro, secondo l’autore, i documenti storici sono così scarsi da<br />
non permettere alcuna valutazione del rapporto che ebbero con il cibo. Delle rimanenti 170, <strong>in</strong>vece,<br />
più di metà mostrarono chiari s<strong>in</strong>tomi di anoressia. Secondo Bell, questo elevato numero di soggetti<br />
giustifica il nuovo metodo <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are da lui adottato, per avvic<strong>in</strong>arsi al tema della <strong>santità</strong><br />
<strong>femm<strong>in</strong>ile</strong>: un approccio <strong>in</strong> cui medic<strong>in</strong>a, psicologia e psicoanalisi offrono un importante contributo<br />
all’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e storiografica.<br />
Il modello di comportamento anoressico co<strong>in</strong>volge non solo un rifiuto o l’impossibilità<br />
di mangiare, ma anche una dimensione psicologica più vasta <strong>in</strong> cui una ragazza apparentemente<br />
ubbidiente e sottomessa (ma che si sente ribelle) si rivolta contro il mondo circostante<br />
nello sforzo disperato di far riconoscere la sua personalità. Generalmente questo<br />
mondo è la sua stessa famiglia; i genitori simboleggiano e sono i pr<strong>in</strong>cipali ostacoli alla<br />
sua autoaffermazione, anche se le loro <strong>in</strong>tenzioni sono apparentemente opposte. Per un<br />
giovane, al contrario, vi sono molte possibilità di raggiungere l’autonomia, seguire il modello<br />
paterno, all’università o negli affari, come soldato o prete, e la cultura europea occidentale<br />
è ricca di celebrazioni approvanti la sua autoaffermazione. Un maschio può essere<br />
sconfitto nella sua battaglia per un primato, ma quando ciò avviene la sconfitta è<br />
pubblica, esterna, visibile. Vi possono essere conseguenze negative, anche un grave<br />
trauma emotivo, ma generalmente non si riscontra il modello di comportamento tipicamente<br />
anoressico. Una ragazza aveva aperte davanti a sé meno strade; f<strong>in</strong>o a un’epoca<br />
piuttosto recente, e con le possibili eccezioni di alcune nobildonne, l’unica via era il passaggio<br />
dalla dom<strong>in</strong>azione paterna alla sottomissione maritale. La cultura occidentale<br />
condanna ogni tipo di deviazione da questo modello; le donne si trovano <strong>in</strong> condizioni sfavorevoli,<br />
psicologicamente dom<strong>in</strong>ate dal senso di colpa. […] La giovane donna italiana del<br />
Medioevo <strong>in</strong> lotta per l’autonomia, non diversamente dalle moderne ragazze americane,<br />
<strong>in</strong>glesi o giapponesi di fronte al medesimo dilemma, a volte spostava la lotta dal mondo<br />
esterno, <strong>in</strong> cui subiva una sconfitta sicura, a una battaglia <strong>in</strong>teriore per ottenere la padronanza<br />
su se stessa e sui propri impulsi fisici. In questo senso la risposta anoressica è<br />
senza tempo. E almeno temporaneamente, è una vittoria potente e reale sull’unica cosa<br />
che la civiltà occidentale (o occidentalizzata) permette a una ragazza di conquistare – se