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IL TERRITORIO Aspetti geologici su Ginosa e la sua gravina Gli ...

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SAN MARCO<br />

La chiesa di San Marco, divisa in due parti e abitata fino a tempi non lontani, denuncia un impianto<br />

p<strong>la</strong>nimetrico quadrango<strong>la</strong>re triabsidato. Due agili pi<strong>la</strong>stri, raccordati da archi a tutto sesto sotto il<br />

soffitto piatto separano il naòs dal bema e delimitano il diaconicon e <strong>la</strong> prothesis, L’ingresso è<br />

riquadrato nel<strong>la</strong> parete di fondo di un arco parabolico.<br />

Una finestra a feritoia si apre, per <strong>la</strong> luce e per l’aria, nel<strong>la</strong> conca del diaconicon, nel mezzo di una<br />

guasta Deèsis.<br />

Tutto il corredo iconografico del<strong>la</strong> chiesa è di gusto bizantino tardo. Figure di santi si notano <strong>su</strong>lle<br />

pareti <strong>la</strong>terali d’una cappel<strong>la</strong> girata a tutto tondo, accanto all’entrata e <strong>su</strong> quelle del<strong>la</strong> zona più<br />

strettamente cultuale.<br />

SANTA CROCE<br />

Di non facile accesso ed invasa da terriccio, <strong>la</strong> chiesa del<strong>la</strong> Santa Croce consiste in un’au<strong>la</strong> ad<br />

impianto longitudinale, con abside concava, cappelle <strong>la</strong>terali profonde, girate a tutto tondo e soffitto<br />

rozzamente a carena.<br />

In essa si ammirano affreschi di gusto bizantino tardo. Tra due angeli affrontati in un motivo<br />

decorativo a girali con foglioline lobate, di sicuro pregio è nell’abside <strong>la</strong> Deèsis. Il Cristo<br />

Pantocrator, con nimbo crociato, benedice al<strong>la</strong> greca e regge un volumen, <strong>su</strong> cui si legge: EGO<br />

SUM ET PRIMUS ET NOVISSIMUS, tra <strong>la</strong> Vergine e San Bartolomeo, contrassegnati,<br />

rispettivamente, dalle scritte: MATER DOMINI e S[ANCTVS] BARTHOLOMEVS. Nel<strong>la</strong> prima<br />

cappel<strong>la</strong> di destra, <strong>su</strong>l<strong>la</strong> parete sinistra, è raffigurato San Nico<strong>la</strong> con <strong>la</strong> scritta esegetica:<br />

[SANCTUS] [NICOL]AVS. Nel<strong>la</strong> prima cappel<strong>la</strong> di sinistra, dal<strong>la</strong> parete destra, compare il volto di<br />

San Pietro e, da quel<strong>la</strong> di fondo, emergono le sembianze di un altro santo e di una santa.<br />

SANTA CATERINA<br />

La chiesa di Santa Caterina, ridotta in stato di estremo degrado e attualmente utilizzata come ovile,<br />

denuncia un impianto p<strong>la</strong>nimetrico a due navate absidate, ripartite da pi<strong>la</strong>stri in sei campate<br />

raccordate da archi a tutto sesto sotto il soffitto piatto. Le pareti <strong>la</strong>terali sono movimentate da arcate.<br />

Il livello di calpestio del<strong>la</strong> chiesa, ora in cemento, ri<strong>su</strong>lta notevolmente abbassato. Tracce di<br />

affreschi di gusto greco si notano <strong>su</strong>l<strong>la</strong> parete di fondo e nell’interno del<strong>la</strong> prima conca absidale.<br />

SANTA LUCIA<br />

La chiesa di Santa Lucia, ancora aperta al culto nel 1766, è già abbandonata nel 1854. Essa consiste<br />

in una lunga au<strong>la</strong> rettango<strong>la</strong>re semipogea, con <strong>la</strong> zona presbiteriale sottolineata da <strong>su</strong>bsellia e con<br />

quattro bracci ortogonali voltati. Ciascun vano <strong>la</strong>terale ha, nel<strong>la</strong> parete terminale, un arcosolium ed<br />

il primo, a destra, comunica con un angusto ambiente, ad uso di sacrestia, con <strong>su</strong>bselliae <strong>la</strong>terali. Il<br />

soffitto del<strong>la</strong> chiesa è a due falde e porta anelli reggilucerne.<br />

L’ingresso arcuato, in origine, è, ora, ristretto con blocchi tufacei. Vi sono tracce di affreschi di<br />

gusto greco, appena rilevabili, <strong>su</strong> quasi tutte le pareti.<br />

SANTA SOFIA<br />

La chiesa di Santa Sofia è ancora aperta al culto nel 1766 ed è già abbandonata nel 1854. Essa<br />

conserva ancora <strong>la</strong> zona terminale, sottolineata da <strong>su</strong>bsellia e voltata a carena a simu<strong>la</strong>re un tetto<br />

ligneo con due costoloni piatti ortogonali, di cui quello trasversale, incrociandosi con una finta trave<br />

di bordo, a sinistra si conclude sopra una finestra cieca e a destra terminava sopra un calice litico,<br />

recentemente distrutto.<br />

Il presbiterio, che accoglie un altare <strong>la</strong>tino e che si apre con un arco gotico, è coperto da una volta<br />

ribassata diagonalmente costolonata, sorretta anteriormente da due colonnine con capitelli a libro.<br />

All’esterno, a destra, un piccolo vano, adibito a sacrestia, mostra in una nicchia policentrica un<br />

piano a sedere, sorretto da quattro blocchi. Opera tarda è <strong>la</strong> Crocifissione <strong>su</strong>ll’altare. Sotto il Cristo,<br />

inchiodato ad una croce a T, con tre angioli che raccolgono il sangue in altrettanti calici, sono

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