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IL TERRITORIO Aspetti geologici su Ginosa e la sua gravina Gli ...

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scavo, ma anche in muratura di tufo, rese più confortevoli mediante arredi fissi, camini, ripostigli<br />

ecc.<br />

Durante il governo di Roberto il Guiscardo, per arginare le velleità dei Saraceni, <strong>Ginosa</strong> divenne un<br />

castrum fortificato e nel 1080 fu pure munita di un Castello a pianta trapezoidale, con due piani<br />

sormontati da tre torri mer<strong>la</strong>te.<br />

Un ponte levatoio con tre arcate costituiva l’accesso. Bozza e Capone (1970) scrissero che “sotto il<br />

pianoro retrostante, vi erano le carceri a forma di cono tronco, <strong>su</strong>ccessivamente adibite a cisterna e<br />

nelle quali venivano gettati i prigionieri”. Presso il ponte era l’antica porta del paese, distante “20<br />

passi dal<strong>la</strong> Chiesa Matrice”, da cui prese nome il Demanio di Porta o Universale che apparteneva ai<br />

cittadini.<br />

La costruzione del Castello, in una posizione dominante l’intero abitato, determinò un fenomeno<br />

urbanistico frequente nel medioevo detto castellizzazione, cioè l’edificazione intorno ad esso di<br />

nuove abitazioni in muratura disposte a schiera, e già interessanti per alcune soluzioni<br />

architettoniche e per alcuni motivi decorativi a carattere eminentemente artigianale.<br />

Altri poli di attrazione dell’agglomerato nei primi secoli del secondo millennio, oltre alle chiese<br />

basiliane, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> Dominica, parrocchia del Casale, Santa Sofia, parrocchia del<strong>la</strong> Rivolta e<br />

San Leonardo, furono alcune grancie di Benedettini , un monastero di cui si ha notizia nel 1198<br />

DAI Registri Vaticani e un ospedale edificato dai Cavalieri Teutonici, tra il 1222 ed il 1230, avente<br />

accanto <strong>la</strong> chiesa di Santa Maria del Piano.<br />

Con il Principato di Taranto, <strong>su</strong>cceduto a un periodo svevo, in epoca angioina, <strong>Ginosa</strong> fu unita nel<br />

trifeudo <strong>Ginosa</strong>-Castel<strong>la</strong>neta-Massafra, proprietà del barone Oddone di Soliac, ma nel 1296 venne<br />

reinserita nel Principato di Taranto e governata da Filippo d’Acaia, e, dal 1332 da <strong>su</strong>o figlio<br />

Roberto, e <strong>su</strong>ccessivamente, in seguito al<strong>la</strong> <strong>su</strong>a morte (1364), da <strong>su</strong>o fratello Filippo II. Questi<br />

venne sostituito, quindi, dal nipote Giacomo Del Balzo, che, essendo troppo giovane, passò<br />

l’amministrazione al Duca d’Andria, e infine incamerato dal Regio Fisco.<br />

Nel periodo angioino non ci furono appariscenti novità urbanistiche tranne i primi sporadici<br />

insediamenti fuori <strong>la</strong> Gravina e l’abbandono delle <strong>su</strong>e chiese rupestri: Dominica, S. Marco e S.<br />

Caterina (nel secolo XV).<br />

Fatalmente mimetizzati da trasformazioni e rifacimenti posteriori, attualmente è quasi impossibile<br />

distinguere nel contesto edilizio ginosino, episodi che conservino i caratteri angioini.<br />

Al periodo angioino seguirono le Signorie locali ed il governo degli Aragonesi, i quali si fecero<br />

promotori di un inventario dal quale si apprende che intorno al 1489 <strong>Ginosa</strong> era costituita da 400<br />

famiglie di popo<strong>la</strong>ni, 20 di artigiani e da una dozzina di borghesi, inoltre vi erano 10 sacerdoti per<br />

36 chiese di cui alcune scavate nel masso tufaceo ed altre in muratura.<br />

Dopo vari avvicendamenti il Fisco riprese possesso di <strong>Ginosa</strong> consegnando<strong>la</strong> nel 1556 tramite il<br />

Re Carlo V , ad Antonio Doria che <strong>la</strong> <strong>la</strong>sciò in eredità al figlio Giambattista.<br />

Con il governo dei Doria <strong>Ginosa</strong> conobbe un vistoso incremento demografico-urbanistico, segnato<br />

fra altro dal<strong>la</strong> trasformazione dei Castelli di <strong>Ginosa</strong> e di Girifalco in pa<strong>la</strong>zzi signorili e dal<strong>la</strong><br />

costruzione del<strong>la</strong> Chiesa Matrice. Questa magnifica chiesa fu terminata nel 1590, dopo 36 anni di<br />

<strong>la</strong>voro da parte di operai francesi che erano al seguito di Giambattista. La Chiesa Matrice fu<br />

dedicata a S. Martino di Tours, ed è di tipo tardo romanico “con tracce di gotico, all’interno, con tre<br />

navate, di cui, quel<strong>la</strong> centrale, absidata. La facciata è liscia, divisa in tre scomparti da due paraste e<br />

<strong>la</strong> copertura è a doppio spiovente. Un rosone e due finestre <strong>la</strong>terali a feritoia servono per <strong>la</strong> luce. Il<br />

portale è costituito da due colonne scana<strong>la</strong>te, sormontate da capitelli cinquecenteschi che reggono<br />

l’architrave, <strong>su</strong> cui poggia una lunetta cieca, con tracce di pittura a fresco. Le colonne dovevano<br />

poggiare <strong>su</strong> altrettanti leoni, che in seguito vennero sostituiti perché fatiscenti, con più semplici<br />

basamenti squadrati di cemento. La torre campanaria è quadrango<strong>la</strong>re, a tre piani, terminante a<br />

forma di piramide a base quadrata” (Bozza e Capone, 1976).

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