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1 LEZIONE 4 L'età della Controriforma e il Seicento ... - Rilievo Urbano

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La conferma delle vigenti e ancora diffuse norme che regolavano l’ut<strong>il</strong>izzo delle<br />

immagini ci viene offerta dalla significativa ed esplicita testimonianza riguardante <strong>il</strong><br />

programma iconografico per la decorazione ad affresco del chiostro dell’Annunziata di<br />

Firenze. A questa evidente situazione l’artista poteva sopperire con una narrazione<br />

discorsiva, che tenesse conto delle storie e degli episodi raccontati, permettendo una più<br />

complessa e articolata messa in scena dei programmi iconografici. È così che nascono le<br />

opere più interessanti tra lo scadere del Cinquecento e i primi decenni del secolo<br />

successivo, quelle che mettono alla prova l’artista nella scelta fra la rigorosa narrazione<br />

imposta dai canoni e <strong>il</strong> tentativo, in qualche maniera singolare, di esprimere <strong>il</strong> proprio<br />

sentire. Vanno anche ricordate le molte committenze private che cominciavano a<br />

richiedere soggetti non soltanto sacri, ma anche mitologici, storici e profani,<br />

permettendo all’artista quello sfogo verso creazioni più libere e originali che lasciavano<br />

spazio ad una maggiore autonomia.<br />

In questo contesto merita un discorso a parte lo st<strong>il</strong>e di Francesco Curradi, forse<br />

l’esponente più rappresentativo e prolifico <strong>della</strong> pittura devozionale fiorentina <strong>della</strong><br />

prima metà del <strong>Seicento</strong>, <strong>il</strong> principale rappresentante del linguaggio religioso di questi<br />

decenni, colui che ha saputo interpretare con uno st<strong>il</strong>e sempre efficace e riconoscib<strong>il</strong>e<br />

per l’immediata lettura delle composizioni, la dolcezza degli sguardi e la morbidezza<br />

del chiaroscuro, toccando i sentimenti più intimi del credente. Alla giovan<strong>il</strong>e<br />

formazione presso la bottega del Naldini, <strong>il</strong> Curradi aggiunge una precoce<br />

emancipazione verso le moderne tendenze, già visib<strong>il</strong>e nella Purificazione <strong>della</strong><br />

Vergine del 1589 in San Niccolò Oltrarno a Firenze, tra le sue prime opere certe, ben<br />

prima <strong>della</strong> sua immatricolazione, avvenuta nel 1590 presso l’Accademia del Disegno. I<br />

suoi primi lavori autonomi sono eseguiti per Volterra: la Madonna col Bambino e santi<br />

per la chiesa di San Lino e la Nascita <strong>della</strong> Vergine nella cappella Collaini in cattedrale<br />

riflettono <strong>il</strong> nuovo spirito e la freschezza <strong>della</strong> pittura riformata di Santi di Tito e di<br />

Ligozzi (FIG. 59). In seguito l’artista esegue le opere per Sant’Angelo a Legnaia, la<br />

Crocifissione e la Vergine e santi del 1602, nelle quali si evidenzia l’influenza di Cigoli<br />

e dei suoi seguaci, mentre la pacatezza delle espressioni è ispirata dal Passignano.<br />

Curradi trova la propria dimensione come pittore di opere devozionali, seguendo i<br />

principi dettati dalla <strong>Controriforma</strong>, e per questo viene apprezzato dai gesuiti e dai<br />

vallombrosani, conquistando una vasta clientela grazie a quel suo st<strong>il</strong>e narrativo<br />

delicato, semplice e nob<strong>il</strong>itante, per <strong>il</strong> quale è innegab<strong>il</strong>e che egli condensi e rivisiti tutte<br />

insieme le suggestioni subite da Jacopo da Empoli. Con <strong>il</strong> primo artista le somiglianze<br />

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