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1 LEZIONE 4 L'età della Controriforma e il Seicento ... - Rilievo Urbano

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finitezza pare quasi un’anticipazione dei modi di un altro artista <strong>della</strong> prima metà del<br />

<strong>Seicento</strong>, Ottavio Vannini – che vedremo tra poco –.<br />

LA NUOVA GENERAZIONE A CONFRONTO TRA CLASSICISMO E STRAVAGANZA.<br />

Tra i più importanti collaboratori ed allievi degli artisti del primo <strong>Seicento</strong> – non<br />

esclusa la bottega stessa del Rosselli – emergono due nomi: Giovanni B<strong>il</strong>ivert e<br />

Ottavio Vannini, nati entrambi nel 1585, le due facce <strong>della</strong> medesima cultura<br />

figurativa, i due opposti che convivranno, tentando talvolta di incontrarsi, fino a morire<br />

nello stesso anno, <strong>il</strong> 1644, tracciando da un lato l’impronta stravagante e originale,<br />

dall’altro la tradizione ancorata al disegno, alla purezza e ad un certo rigore formale.<br />

Con B<strong>il</strong>ivert iniziano ad essere espressi i primi sintomi di apertura ai valori di libertà<br />

e di autonomia artistica, trovando nuove formule espressive, permettendo un lento<br />

cambiamento nella cultura di allora. Forse la pressione che derivava dalle regole<br />

iconografiche imposte si stava verosim<strong>il</strong>mente allentando e si aprivano comunque<br />

ulteriori orizzonti tematici in una committenza che non era più strettamente religiosa.<br />

Come fosse frizzante lo spirito del B<strong>il</strong>ivert è sotto i nostri occhi come lo era a quelli del<br />

suo maestro Cigoli, a cui dovette piacere da subito visto che lo portò con sé a Roma.<br />

Questo è tanto più vero se sfogliamo i suoi studi preparatori, dove la lezione cigolesca è<br />

resa più snervata e sciolta e dove <strong>il</strong> tratto diviene ancor più frenetico. Un esempio <strong>della</strong><br />

sensib<strong>il</strong>ità creativa è questo foglio con Angelica e Ruggiero, prima idea per <strong>il</strong> soggetto<br />

conosciuto nella tela in deposito a Palazzo Pitti, eseguita per <strong>il</strong> cardinale Carlo de’<br />

Medici per la V<strong>il</strong>la <strong>della</strong> Petraia verso <strong>il</strong> 1624, e nell’altra versione <strong>della</strong> Cassa di<br />

Risparmio di Prato (FIG. 75 e 76).<br />

Sul versante opposto, l’altra personalità, certamente sottovalutata nel panorama<br />

artistico toscano, è Ottavio Vannini. La rigorosa monumentalità, che è stata definita di<br />

classicismo neocinquecentesco, risale all’alunnato presso <strong>il</strong> Passignano e allo studio<br />

delle opere romane di Michelangelo e di Raffaello. La sua dimestichezza con gli artisti<br />

del Rinascimento e le sue qualità erano già ben note ai contemporanei, tanto che i<br />

Medici si rivolsero a lui quando, negli anni venti, gli commissionarono le copie delle<br />

opere di Perugino e di Andrea del Sarto da loro acquistate. Proprio queste caratteristiche<br />

di vigorosa ed insieme elegante e solenne sostenutezza formale ci possono aiutare a<br />

riconoscere la sua mano in questo Sacrificio di Isacco (FIG. 77). La tela è la nuova<br />

versione del fortunato tema vanniniano, tra le migliori rispetto agli esemplari già noti di<br />

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