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1 LEZIONE 4 L'età della Controriforma e il Seicento ... - Rilievo Urbano

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<strong>il</strong> suo arrivo in città risale all’anno precedente ed è legato alla sua straordinaria pratica<br />

di disegnatore di naturalia, di riproduttore di aspetti rari, scientifici e curiosi, che<br />

esegue per <strong>il</strong> granduca Francesco I e per <strong>il</strong> naturalista bolognese Ulisse Aldovrandi<br />

(FIG. 17). Nella serie dei Pesci e in quella dei Volat<strong>il</strong>i e insetti abbinati a piante<br />

emergono una strenua aderenza al vero e una curiosità lucida e appassionata per<br />

l’analisi del mondo visib<strong>il</strong>e, che sembrano anticipare <strong>il</strong> clima scientifico che, con<br />

Gal<strong>il</strong>eo Gal<strong>il</strong>ei, aprì l’Europa al metodo <strong>della</strong> ricerca sperimentale. Proprio a questa<br />

esperienza di miniatore si può ricollegare la ricerca dei particolari, l’attenzione per i<br />

dettagli, che vengono scrupolosamente indagati e riprodotti per gli aspetti curiosi, anche<br />

nei temi d’arte sacra, tanto che spesso possono essere riconoscib<strong>il</strong>i anche ascendenze<br />

con la pittura nordica, che egli ebbe modo di studiare nella sua natia Verona. È <strong>il</strong> caso<br />

del San Girolamo penitente, a lui recentemente attribuito, descritto in un momento di<br />

meditazione, con un libro aperto tra le mani, di fronte ad un semplice crocifisso ligneo<br />

conficcato nella pietra. <strong>il</strong> santo è, come di consueto, seminudo, coperto solo dal<br />

mantello fermato alla vita da un nastro (FIG. 18). Al suo fianco la tipica fiera<br />

ammansita ricorda <strong>il</strong> miracolo del leone addomesticato a cui <strong>il</strong> santo aveva tolto una<br />

spina dalla zampa. Il volto di san Girolamo è teso e segnato da un netto chiaroscuro, gli<br />

occhi sono concentrati sul crocifisso con uno sguardo profondo, mentre <strong>il</strong> corpo è ben<br />

definito nella sua possente muscolatura. L’ambiente è spoglio, un’abitazione diroccata<br />

che si apre verso un paesaggio che si perde in lontananza. Pochi oggetti adornano la<br />

scena: in primo piano due elementi, come memento mori, cioè <strong>il</strong> teschio <strong>della</strong><br />

meditazione, rivolto verso lo spettatore con un’espressione quasi di scherno, e la<br />

clessidra da cui inesorab<strong>il</strong>e scende un f<strong>il</strong>o di sabbia. Alle spalle del santo una piccola<br />

immagine devozionale <strong>della</strong> sacra famiglia, pochi libri appoggiati su una mensola<br />

retrostante culminanti con una mela e una boccetta di vetro colma a metà. La minuta<br />

indagine verso <strong>il</strong> dato reale coinvolge tutta nella scena raffigurata: i cunei di legno che<br />

servono ad incastrare la croce nella pietra, <strong>il</strong> ramoscello flessib<strong>il</strong>e che lega <strong>il</strong> braccio di<br />

quest’ultima alla corteccia che lo contiene e addirittura la riproduzione delle annotazioni<br />

a margine del testo del codice.<br />

Il San Girolamo è un tema con <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> pittore si cimenta diverse volte all’interno<br />

<strong>della</strong> sua attività pittorica, modificando sempre la composizione, in una continua ricerca<br />

sperimentale. Ligozzi adegua a sv<strong>il</strong>uppa <strong>il</strong> soggetto ma imposta <strong>il</strong> dipinto sempre in<br />

modo semplice e chiaro, mostrando particolare attenzione verso la costruzione dello<br />

spazio pittorico, regolato da una rigorosa prospettiva e ricercando un attento<br />

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