Download File - Rivista Nuove Prospettive in Psicologia
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PRESENTAZIONE E APERTURA DEL X CONVEGNO<br />
DELLA SIMP “MENTE- CORPO”<br />
Fausto Agresta<br />
Il X Convegno Nazionale “Mente-Corpo” è organizzato dalla Società<br />
Italiana di Medic<strong>in</strong>a Psicosomatica - Sezione Pescarese (Coord.: Dott. F. Agresta) e<br />
dal Centro di <strong>Psicologia</strong>, Psicosomatica cl<strong>in</strong>ica e psicoterapia analitica (Dir. Dott.<br />
Fausto Agresta) - Grand Hotel Adriatico Montesilvano (PE), della durata di<br />
tre giorni: il 6/7/8 novembre 2009.<br />
Gentili Colleghe e Colleghi, nel presentare il X Convegno, mi preme<br />
r<strong>in</strong>graziare tutti Voi che avete risposto così numerosi e così attenti alle<br />
problematiche dell’emergenza del terremoto e dei disturbi da stress e posttraumi.<br />
Un posto particolare, nel campo della terapia e nella formazione,<br />
che assume lo “Psicodramma Analitico”, una delle diverse tecniche proposte<br />
nella campo della prevenzione e nelle attività della cura nel campo della<br />
consultazione e della psicoterapia. R<strong>in</strong>grazio il Presidente della SIMP, Prof.<br />
Piero Parietti, ospite di riguardo che condurrà, assieme alla Dott. Elisa<br />
Faretta, a parte il Sem<strong>in</strong>ario Teorico - pratico, le due Giornate di Psicodramma<br />
Analitico come da programma.<br />
Mi preme r<strong>in</strong>graziare tutti gli Ospiti, molto graditi ed importanti: il<br />
Comandante dei Vigili del Fuoco di Chieti, Ing. Alessio Barbarulo che ci porterà<br />
il saluto e la partecipazione attiva ed <strong>in</strong>sostituibile dei Vigili del Fuoco; il<br />
Funzionario dei Vigili del Fuoco, Arch. Marchione Alessandro che ha accettato<br />
l’<strong>in</strong>vito con piacere e con <strong>in</strong>teresse. R<strong>in</strong>grazio, <strong>in</strong>oltre, il Responsabile del<br />
Comitato Prov<strong>in</strong>ciale di Pescara del Croce Rossa Italiana, Avv. Fabio Nieddu<br />
e l’<strong>in</strong>fermiere del 118 Lorenzo Marvelli e il Dott. D. Romagnoli.<br />
La Tavola Rotonda sarà animata dal Presidente dell’Ord<strong>in</strong>e, Dott. G.<br />
Bontempo e dal Dott. T. Di Iullo, che hanno coord<strong>in</strong>ato il lavoro con gli psicologi<br />
sulla costa, Lanciano - Vasto; dalla Dott.ssa R. Forcucci, pediatra, che ci<br />
darà una testimonianza del lavoro con i bamb<strong>in</strong>i e con le famiglie.<br />
R<strong>in</strong>grazio tutti gli psicologi Relatori che animeranno i lavori.<br />
R<strong>in</strong>grazio il Prof. Massimo di Giannantonio, Ord<strong>in</strong>ario di Psichiatria<br />
dell’Università di Chieti, per aver accettato l’<strong>in</strong>vito.<br />
Mi preme ricordare s<strong>in</strong>teticamente tutte le Attività della SIMP Pescarese<br />
dall’anno 2000, f<strong>in</strong>o ad oggi.<br />
• Sem<strong>in</strong>ari di psicosomatica e psicoterapia: malattie psicosomatiche; sogni <strong>in</strong><br />
psicoterapia; colloqui di consultazione; primi colloqui di consultazione;<br />
psicoterapia analitica Breve;<br />
• Numero 4 Gruppi Bal<strong>in</strong>t a San Salvo e Pescara;<br />
• Numero 5 Gruppi di Supervisione;<br />
• Tra<strong>in</strong><strong>in</strong>g Autogeno con Visualizzazione Guidata (8 gruppi di 10 componenti<br />
ognuna);<br />
• Attività tiroc<strong>in</strong>io: Università di Aquila e Chieti;<br />
• Convegni Nazionali;<br />
• Parietti: Psicodramma analitico ottobre 2001;
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• La Formazione degli operatori socio sanitari e il primo colloquio (2002)<br />
con ECM; SIMP Pescarese e SIMP Abruzzese;<br />
• S<strong>in</strong>drome del Burn out: Dott. Rotonda, Dott. Pallotta e Dott. Pellegr<strong>in</strong>o;<br />
Prof. M. di Giannatonio - novembre 2003;<br />
• Tecniche di Rilassamento corporeo e G. Bal<strong>in</strong>t - Aprile 2003, Pescara;<br />
Aprile 2003, L’Aquila, Basilica di Collemaggio;<br />
• Tecniche di Rilassamento e G. Bal<strong>in</strong>t: La relazione terapeutica / maggio<br />
2004;<br />
• “Il corpo <strong>in</strong> psicoterapia”: R. Di Donato, F. Agresta, A. Serroni, I. Di Donato,<br />
A.M. Rotondo, Pescara, Ottobre 2005;<br />
• K. Rohr: G. Bal<strong>in</strong>t e disturbi somatoformi, settambre, 2006;<br />
• Simp IPAAE “Emicrania e Vertig<strong>in</strong>i”: Tec. di Rilas; G. Bal<strong>in</strong>t, Febbraio,<br />
2007;<br />
• Sem<strong>in</strong>ario: I disturbi somatoformi e le tecniche di rilassamento, SIMP e<br />
IPAAE, novembre 2007, Pescara;<br />
• K. Rohr: Isteria e la Formazione psicogica del medico e dello psicologo(2008).<br />
Le attività della SIMP, dalla data del 2006 f<strong>in</strong>o al 2008, sono state fatte<br />
<strong>in</strong> Collaborazione dell’Università di Chieti, Facoltà di <strong>Psicologia</strong>, Cattedra di<br />
<strong>Psicologia</strong> Cl<strong>in</strong>ica.<br />
Oggi siamo lieti di poter avere tra di noi il Presidente della SIMP,<br />
P. Parietti e la Dott.ssa E. Faretta.<br />
Un grazie di cuore a tutti i miei Collaboratori. R<strong>in</strong>grazio tutti Voi presenti<br />
e diamo <strong>in</strong>izio ai lavori che cont<strong>in</strong>ueranno domani e domenica con lo<br />
Psicodramma analitico condotto da P. Parietti ed E. Faretta.<br />
Grazie.
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CSPP – SIMP – PIIEC<br />
A PESCARA<br />
6/7/8 NOVEMBRE 2009<br />
Grand Hotel Adriatico Montesilvano - PE<br />
DUE GIORNATE DI PSICODRAMMA ANALITICO<br />
e<br />
SEMINARIO TEORICO - PRATICO DI PSICOLOGIA<br />
DELL’EMERGENZA<br />
Laboratorio esperienziale a numero chiuso<br />
Conduttori: Piero Parietti – Elisa Faretta<br />
del Centro Studi di Psicoterapia Integrata Immag<strong>in</strong>ativa<br />
ad Espressione Corporea<br />
Organizzato dal CSPP e dalla SIMP<br />
(Dott. Fausto Agresta - PE)<br />
<strong>in</strong> Collaborazione con IPAAE<br />
(Dott. D. Romagnoli)<br />
Per <strong>in</strong>formazioni Dott.ssa A. D’Amato<br />
cell. 349.6940474 - e-mail:damatoale@hotmail.it<br />
p.parietti@piiec.com – e.faretta@piiec.com
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PRESENTAZIONE TECNICA<br />
E PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA<br />
Piero Parietti, Elisa Faretta<br />
La tragica esperienza vissuta dall’Abruzzo che ha grandemente co<strong>in</strong>volto<br />
tutti sul piano umano ha anche riproposto all’ambito terapeutico una<br />
grandissima serie di problemi, <strong>in</strong> relazione alle possibilità di <strong>in</strong>tervento, nel<br />
campo medico-chirurgico, ma anche <strong>in</strong> quello psicologico del supporto immediato<br />
<strong>in</strong> occasione dell’<strong>in</strong>tervento e delle conseguenze nel tempo degli<br />
eventi traumatici, oltre che a quello preventivo nei confronti di possibili<br />
eventi futuri.<br />
Problemi di <strong>in</strong>tervento qu<strong>in</strong>di, ma anche di formazione di coloro che,<br />
volontari e addetti ai lavori possono essere co<strong>in</strong>volti.<br />
I problemi connessi al preoccupante <strong>in</strong>cremento di eventi traumatici,<br />
sia a livello <strong>in</strong>dividuale che collettivo, ha portato alla <strong>in</strong>dividuazione di una<br />
nuova forma di orientamento psicologico che viene <strong>in</strong>dicata come: “<strong>Psicologia</strong><br />
dell’Emergenza”.<br />
La Società Italiana di Medic<strong>in</strong>a Psicosomatica, non avendo possibilità<br />
pratiche di diretto <strong>in</strong>tervento, ma essendo da lungo tempo operante a<br />
Pescara la sua “Sezione Periferica” ottimamente coord<strong>in</strong>ata dal collega ed<br />
amico Fausto Agresta, ha scelto di operare a livello <strong>in</strong>formativo nei confronti<br />
dei propri soci, <strong>in</strong> relazione ad un ampliamento delle conoscenze tecnico -<br />
operative e di quelle formative.<br />
La sezione di Pescara, grazie all’attivo impegno di Agresta e dei suoi<br />
collaboratori, ha operato <strong>in</strong> maniera eccellente e l’<strong>in</strong>contro attuale ne costituisce<br />
una probante conferma del che r<strong>in</strong>graziamo vivamente l’amico Fausto<br />
e tramite lui quanti hanno operato al proposito.<br />
L’impostazione del nostro <strong>in</strong>tervento, sollecitato dal gradito <strong>in</strong>vito degli<br />
amici pescaresi <strong>in</strong> relazione allo “Psicodramma”, ci ha orientati, soprattutto<br />
<strong>in</strong> riferimento alla dolorosa situazione abruzzese, a valutare come, una<br />
possibile convergenza tra componenti ambientali sconvolgenti e risposte<br />
emozionali affettive, possa attivare proficuamente quali tra le modalità di <strong>in</strong>tervento,<br />
che caratterizzano la “Psicoterapia Integrata Immag<strong>in</strong>ativa ad<br />
Espressione Corporea” [PIIEC].<br />
Abbiamo qu<strong>in</strong>di scelto di privilegiare, accanto allo “Psicodramma”<br />
l’ “EMDR” che, per il suo particolare approccio al “trauma”, svolge un ruolo<br />
significativo nella “<strong>Psicologia</strong> dell’Emergenza”.<br />
Ed è proprio <strong>in</strong> relazione al “Trauma, nel suo percorso dall’esperito all’immag<strong>in</strong>ato<br />
s<strong>in</strong>o all’agito” che abbiamo articolato il lavoro di queste giornate.<br />
Impostazione che, a livello operativo, comporta una triangolazione positiva<br />
che:<br />
Parte dalla esperienza traumatica [<strong>in</strong>dividuale e/o collettiva] vissuta, espressa<br />
dai racconti - dai s<strong>in</strong>tomi – dalle coazioni – ecc<br />
Si sviluppa attraverso la attivazione – l’utilizzazione /gestione dell’immag<strong>in</strong>ario<br />
[<strong>in</strong>dividuale e di gruppo]<br />
Passando poi ai momenti dell’agito [tecniche emdr – psicodramma]
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S<strong>in</strong>o a recuperare un senso psicologico all’esperienza traumatica vissuta<br />
[colmando il vuoto coscienziale prodotto dal trauma]<br />
In riferiferimento a questi aspetti abbiamo scelto di focalizzare il lavoro<br />
di questi giorni particolarmente sull’evento “trauma”<br />
• Sia come recupero di un concetto troppo presto messo da parte dalla psicoanalisi<br />
• Sia come oggetto di particolare attenzione da parte delle neuroscienze<br />
[trauma come ponte tra psicod<strong>in</strong>amica e neuroscienze]<br />
• Sia <strong>in</strong> riferimento all’aumento di accadimenti traumatici <strong>in</strong>dividuali e collettivi<br />
• Sia ancora <strong>in</strong> relazione alla carenza formativa attuale di operatori <strong>in</strong> questo<br />
ambito<br />
• Sia <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, per l’esigenza di programmare modalità <strong>in</strong>tegrate di formazione<br />
per <strong>in</strong>tervenire <strong>in</strong> ambiti psicopatologici molteplici<br />
> www.simpitalia.com < > www.piiec.com <<br />
PSICOTERAPIA INTEGRATA IMMAGINATIVA AD ESPRESSIONE<br />
CORPOREA (*)<br />
Questa è la def<strong>in</strong>izione [da cui l’acronimo PIIEC] con cui viene <strong>in</strong>dicato<br />
un tipo di “Trattamento <strong>in</strong>tegrato” delle patologie o disturbi cosiddetti<br />
“psichici” e/o “psicosomatici”.<br />
Tale metodo trova il suo fondamento <strong>in</strong> una concezione psicod<strong>in</strong>amicamente<br />
orientata del funzionamento mentale, mentre a livello di applicazione<br />
cl<strong>in</strong>ica utilizza tecniche a “focalizzazione corporea” correlate a “modificazioni<br />
<strong>in</strong>dotte” di diversi stati della coscienza”.<br />
L’impostazione psicod<strong>in</strong>amica seguita, fa particolare riferimento al tipo<br />
di formazione personale del terapeuta e ne orienta il tipo di “approccio<br />
relazionale” (al paziente) ed il “codice di lettura”, sia della patologia, sia dei<br />
processi terapeutici che si attivano <strong>in</strong> terapia.<br />
L’impostazione pratica del lavoro si articola, <strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>tegrata, secondo<br />
due filoni operativi: da un lato gli aspetti costituiti dal disagio relazionale,<br />
dalla sofferenza <strong>in</strong>dividuale e dalle problematiche esistenziali del soggetto;<br />
dall’altro l’ambito della patologia o dei disturbi somatici portati <strong>in</strong> terapia.<br />
Secondo questa prospettiva l’approccio psicosomatista prevede:<br />
una accurata valutazione<br />
degli aspetti specifici della situazione, attuata secondo una modalità <strong>in</strong>tegrata<br />
che prevede l’utilizzo di tecniche diagnostiche proprie sia all’ambito medico<br />
e/o a quello psicologico<br />
una duplice focalizzazione<br />
del possibile <strong>in</strong>tervento, centrato:<br />
a) sulle problematiche che la patologia somatica attiva nel paziente, ed <strong>in</strong>teso<br />
quale supporto allo stesso come tentativo di chiarificazione sulle cause<br />
o sul senso delle problematiche stesse<br />
b) sul disfunzionamento e la lesionalità organica letta come possibile espressione<br />
del radicamento alla estrema periferia del biologico (soma) di d<strong>in</strong>amiche
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e/o conflittualità sottese (<strong>in</strong>consce) e non espresse (alessitimia).<br />
In quanto viene previsto il ricorso a tecniche e percorsi terapeutici specifici,<br />
questa modalità di <strong>in</strong>tervento può essere collocata:<br />
<strong>in</strong> un’area strategica e attiva, seppure su una base d<strong>in</strong>amica centrata<br />
sull’<strong>in</strong>sight.<br />
Le tecniche utilizzate<br />
Distensione Immag<strong>in</strong>ativa<br />
Si tratta di una tecnica (di derivazione jacobsoniana) che utilizza la<br />
detensione muscolare (rilassamento) collocata <strong>in</strong> una d<strong>in</strong>amica alternanza di attività<br />
/ passività avente la prevalente funzione produrre delle modificazioni dello<br />
“stato di coscienza” al f<strong>in</strong>e di attivare le “produzione immag<strong>in</strong>ativa” del soggetto.<br />
Tecniche Ipnotiche<br />
Costruite ed applicate secondo una prospettiva che utilizza sia “tecniche<br />
dirette” che “<strong>in</strong>dirette” (eriksoniane) f<strong>in</strong>alizzate ad attivare specifici aspetti della<br />
“funzione immag<strong>in</strong>ativa” bloccata.<br />
Percorsi Mandalici<br />
Si tratta della colorazione di specifici “mandala” costruiti e scelti <strong>in</strong> funzione<br />
delle particolari problematiche o disagi soggettivi, seguendo un determ<strong>in</strong>ato<br />
percorso, permeato sulle differenti simbologie contenute sia quelle proprie ai<br />
vari “mandala” progressivamente proposti, sia ai tipi di colori utilizzati.<br />
Tecniche del “Deep – M<strong>in</strong>d”<br />
Si tratta di una serie articolata di “percorsi immag<strong>in</strong>ativi”, ad elevata<br />
valenza simbolica, che vengono proposti ai soggetti (pazienti) <strong>in</strong> condizioni<br />
di “coscienza modificata” e che possono costituire degli imput mirati ad attivare<br />
una “produzione immag<strong>in</strong>ativa” le cui forme e contenuti possono costituire<br />
la base di un lavoro psicoterapeutico basato anche su scambi verbali a vari<br />
livelli di <strong>in</strong>terpretazione.<br />
Pratiche di Consapevolezza<br />
Consistono <strong>in</strong> esperienze di tipo “concentrativo-meditative” particolarmente<br />
focalizzate su diverse funzioni corporee, che possono anche essere strutturate<br />
secondo specifici percorsi <strong>in</strong> relazione alle diverse situazioni <strong>in</strong> atto.<br />
Sono <strong>in</strong>oltre utilizzate, sempre con modalità <strong>in</strong>tegrata, lo “Psicodramma”<br />
e “EMDR” che sono l’oggetto delle attività di questi nostri <strong>in</strong>contri.<br />
Approccio EMDR<br />
L’EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti<br />
Oculari) è una metodologia psicologica per il trattamento dei problemi emotivi<br />
causati da esperienze di vita disturbanti.<br />
Si tratta di un approccio <strong>in</strong>centrato sul paziente che permette al terapeuta<br />
di facilitare la riattivazione del meccanismo di autoguarigione del<br />
soggetto.<br />
È un metodo che agisce a livello neurofisiologico ed aiuta le persone a<br />
metabolizzare e rielaborare il ricordo di esperienze traumatiche <strong>in</strong> modo
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nuovo e meno disturbante.<br />
Inserito <strong>in</strong> un <strong>in</strong>tervento globale consente una strutturazione di fasi di<br />
lavoro ben articolate ed alternate permettendone <strong>in</strong> tal modo l’<strong>in</strong>tegrazione<br />
nel personale approccio psicoterapeutico di ciascun cl<strong>in</strong>ico.<br />
Questo particolare tipo di approccio ha trovato e trova una particolare<br />
possibilità di utilizzazione del contesto di quella che viene <strong>in</strong>dicata come<br />
“<strong>Psicologia</strong> dell’emergenza” che abbiamo ben presente quando la PIIEC viene<br />
applicata <strong>in</strong> situazioni caratterizzate dalle conseguenze emozionali scatenate<br />
da particolari eventi traumatici.<br />
Sullo psicodramma presentiamo un testo <strong>in</strong>troduttivo, relativo ad una<br />
precedente esperienza di Psicodramma realizzata a Pescara e presentato sulla<br />
rivista “<strong>Prospettive</strong><strong>in</strong> psicologia”, modificato nella grafica ed <strong>in</strong>tegrato da<br />
una parte di una lezione tenuta nell’ambito di un corso di lezioni presso<br />
l’Istituto di “Psicos<strong>in</strong>tesi” a Firenze con Roberto Assagioli.<br />
(*) PIIEC è anche la denom<strong>in</strong>azione del Centro Studi che svolge attività<br />
formative e terapeutiche di tipo <strong>in</strong>tegrato, oltre alla funzione di “Centro<br />
di Documentazione” della Società Italiana di medic<strong>in</strong>a Psicosomatica (SIMP)<br />
Il Centro studi PIIEC ha attualmente ha una sede lombarda a Milano,<br />
una piemontese a Verbania ed una emiliana a Parma, ma è disponibile ad<br />
estendersi anche ad altre regioni, qualora se ne svilupp<strong>in</strong>o le condizioni adeguate.<br />
SULLA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA<br />
Che risposta potremo dare alla domanda relativa a quali sono le forme<br />
di sofferenza che, <strong>in</strong> questo periodo, sp<strong>in</strong>gono maggiormente le persone a<br />
rivolgersi agli psicoterapeuti?<br />
A tale domanda potremmo forse rispondere riferendoci all’assenza di<br />
un senso e significato della propria esistenza che contribuiscono al manifestarsi<br />
probabilmente di tutta una serie di situazioni emotive disturbate che<br />
vengono <strong>in</strong>dicate secondo def<strong>in</strong>izioni specifiche nella categoria dei “disturbi<br />
d’ansia”.<br />
E, tra questi, i “Disturbi da Attacco di Panico” e il “Disturbo Post Traumatico<br />
da Stress” oltre a quelle “Traumatizzazioni vicarie” che sono costituite<br />
da tutti quei s<strong>in</strong>tomi conseguenti ad un esposizione <strong>in</strong>diretta ad eventi traumatici<br />
esterni, quali ad esempio tutte le situazioni catastrofiche trasmesse<br />
dalle varie forme massmediatiche.<br />
Negli “Attacchi di Panico” potremmo dire che l’elemento traumatico<br />
emerge dall’<strong>in</strong>terno dell’<strong>in</strong>dividuo, mentre sembra che si verifich<strong>in</strong>o <strong>in</strong> sempre<br />
maggiore misura condizioni <strong>in</strong> cui il trauma emotivo avviene per l’<strong>in</strong>tervento<br />
di condizioni esterne sia a livello del s<strong>in</strong>golo sia nel contesto di collettività.<br />
I mezzi di <strong>in</strong>formazione riportano con sempre maggiore frequenza episodi<br />
di violenza quali rap<strong>in</strong>e, stupri, violenze varie, guerre ed anche eventi<br />
catastrofici naturali.<br />
In questi ultimi anni, <strong>in</strong>fatti, sono <strong>in</strong> aumento eventi estremi come disastri<br />
e catastrofi che catturano sempre più l’<strong>in</strong>teresse collettivo.<br />
Eventi che pur essendo statisticamente rari, sono sempre più oggetto di<br />
attenzione dei media: maremoti, <strong>in</strong>cendi, attentati terroristici, guerre, terre-
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moti, per <strong>in</strong>dicare quelli che co<strong>in</strong>volgono maggiormente la collettività e che<br />
richiedono <strong>in</strong>terventi mirati e qualificati sia sul s<strong>in</strong>golo <strong>in</strong>dividuo, che sui<br />
gruppi di persone esposte <strong>in</strong> modo più o meno diretto all’evento catastrofico.<br />
Pensiamo, all’11 settembre 2001 di New York, agli attentati di Madrid<br />
e Londra, allo tzumami, alla situazione nel Medio e dell’Estremo Oriente e,<br />
per ciò che ci colpisce più da vic<strong>in</strong>o l’attuale tragedia del terremoto abruzzese.<br />
Questa lista non risulta essere certamente esauriente, ma può permettere<br />
di evidenziare come i disastri accadano con una frequenza tale da giustificare<br />
l’attenzione a loro rivolta.<br />
La consapevolezza che tali eventi determ<strong>in</strong>ano conseguenze e rischi<br />
per la salute sia fisica che psicologica, ha consentito l’emergere e lo strutturarsi<br />
di <strong>in</strong>iziative che hanno la f<strong>in</strong>alità di ridurre la morbilità psico-sociale.<br />
Oggi, si parla sempre più di “emergenza” tanto <strong>in</strong> Italia, come all’estero,<br />
e si va strutturando un ambito d’<strong>in</strong>tervento denom<strong>in</strong>ata <strong>Psicologia</strong> dell’Emergenza.<br />
Ma che cosa si <strong>in</strong>tende per psicologia dell’emergenza?<br />
Con la def<strong>in</strong>izione di “<strong>Psicologia</strong> delle emergenze” <strong>in</strong> Italia e “<strong>Psicologia</strong><br />
delle catastrofi” o “<strong>Psicologia</strong> dei disastri” altrove, si è soliti <strong>in</strong>dicare una<br />
branca della psicologia che si avvale di articolate modalità tecniche per <strong>in</strong>tervenire,<br />
a livello di supporto psicologico, sia nei confronti degli <strong>in</strong>dividui colpiti<br />
da eventi traumatizzanti di vario genere, sia di persone che possono avere<br />
vissuto da vic<strong>in</strong>o le conseguenze di tali eventi, sia ancora di supporto per i<br />
vari tipi di operatori del soccorso co<strong>in</strong>volti.<br />
Si tratta di modalità di <strong>in</strong>tervento strutturate che sono venute a colmare<br />
un vuoto operativo nei confronti di eventi, un tempo non particolarmente<br />
considerati nelle loro conseguenze psicologiche e soprattutto particolarmente<br />
<strong>in</strong>dividuate <strong>in</strong> eventi bellici e classificati come “nevrosi traumatiche” o “di<br />
guerra”.<br />
Le diverse def<strong>in</strong>izioni adottate possono essere <strong>in</strong>dicative di quegli<br />
aspetti particolari che, nel contesto dell’evento globale, possono essere <strong>in</strong><br />
qualche modo privilegiati.<br />
A questo proposito, può allora essere utile prendere <strong>in</strong> considerazione<br />
il significato di alcuni dei term<strong>in</strong>i utilizzati.<br />
Emergenza<br />
Una “circostanza o eventualità imprevista, specialmente pericolosa,<br />
una situazione pubblica pericolosa”; da cui ‘emergente’ <strong>in</strong>teso come colui o ciò<br />
che emerge, <strong>in</strong> senso figurativo qualcuno o qualcosa “che acquista una sempre<br />
maggiore importanza, forza, valore e simili” (Z<strong>in</strong>garelli).<br />
L’emergenza (Petrillo 2000) si può riferire, dunque, ad una condizione,<br />
ad una situazione o ad un accadimento, caratterizzato dal fatto che, essendo<br />
imprevisto, irrompe sconvolgendolo lo scorrere della vita quotidiana<br />
nei suoi aspetti più rout<strong>in</strong>ari e programmati, con ciò creando un senso di allarme<br />
e di allerta e provocando una messa <strong>in</strong> pericolo, effettiva o <strong>in</strong>combente,<br />
delle persone o delle cose co<strong>in</strong>volte.<br />
Sarebbe così facilmente comprensibile come la “imprevedibilità” possa<br />
avere delle implicazioni particolari proprio per il suo essere associata alla<br />
“pericolosità”.
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Quest’ultima, <strong>in</strong>fatti, se non prevista o addirittura non prevedibile,<br />
acquista un tono di gran lunga più s<strong>in</strong>istro ed <strong>in</strong>quietante.<br />
Emergente<br />
Quando si pensa, <strong>in</strong>vece, all’emergente, può essere colta la gradualità di un<br />
percorso che comporta una messa a fuoco progressiva dell’ evento o del personaggio<br />
che emerge da parte di un probabile osservatore, l’attivazione della sua<br />
attenzione nella direzione specifica dell’oggetto o della persona emergente.<br />
Questo tempo, per quanto ridotto <strong>in</strong> condizione di emergenza, non è<br />
un tempo vuoto, è anzi un tempo denso di processi mentali che recuperano:<br />
• frammenti di esperienze passate,<br />
• conoscenze relative alla condizione presente,<br />
• aspettative rispetto al futuro, <strong>in</strong> cui velocemente si fanno <strong>in</strong>ferenze probabilistiche<br />
sulle cause e si abbozzano tentativi di spiegazione.<br />
Partendo, allora, da queste premesse cosa possiamo <strong>in</strong>tendere con la<br />
def<strong>in</strong>izione di “<strong>Psicologia</strong> delle emergenze”?<br />
La <strong>Psicologia</strong> dell’Emergenza<br />
è stata def<strong>in</strong>ita come “quello specifico ambito di studio e di applicazione<br />
che mira, <strong>in</strong> un contesto di emergenza, a preservare e riprist<strong>in</strong>are l’equilibrio<br />
psichico delle vittime, dei parenti e dei soccorritori, <strong>in</strong> seguito all’effetto<br />
destabilizzante di eventi catastrofici e drammatici <strong>in</strong> senso lato” (Cusano e<br />
Napoli 2003, 327).<br />
Secondo la def<strong>in</strong>izione condivisa dalla Federal Emergency Management<br />
Agency (FEMA) e dalla Emergency Management Intitute: “una<br />
emergenza è un evento che m<strong>in</strong>accia, o effettivamente rischia di danneggiare<br />
persone o cose”.<br />
L’evento catastrofico<br />
di per sé non esaurisce tutte le implicazioni sul piano <strong>in</strong>dividuale e collettivo;<br />
<strong>in</strong>fatti una serie rilevante di azioni si manifesta nell’ambito psicologico.<br />
Ecco che assume significato l’ambito caratteristico della emergenza psicologica<br />
che, citando ancora Cusano e Napoli, può essere def<strong>in</strong>ita come “...un<br />
momento di perturbazione dell’equilibrio psicologico ed emotivo di una persona<br />
dovuto ad una o più circostanze scatenanti, tale da richiedere la mobilitazione<br />
di risorse e di strategie di adattamento psicologico “nuove”, <strong>in</strong>usuali<br />
o difficilmente fruibili”.<br />
Ciò ci offre l’opportunità di prendere <strong>in</strong> considerazione eventi traumatici,<br />
tra loro apparentemente simili, quali ad esempio, le catastrofi e i<br />
disastri, <strong>in</strong> quanto entrambi implicano il sopraggiungere di eventi negativi,<br />
caratterizzati dall’essere improvvisi ed estremamente gravi.<br />
Non solo, ma essi comportano danni materiali o sociali tali da mettere <strong>in</strong><br />
serio pericolo sia la vita stessa dei sistemi co<strong>in</strong>volti, sia buona parte dei loro<br />
beni e delle loro risorse, tanto quelle materiali, quanto quelle psicologiche.<br />
Il disastro e la catastrofe<br />
Mentre ci si può riferire al “disastro” quale evento devastante specifico,<br />
molto concentrato nel tempo e nello spazio, è più <strong>in</strong>dicato parlare di<br />
“catastrofe” quando la portata dell’evento non è facilmente circoscrivibile e,
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qu<strong>in</strong>di, quando la sua distruttività è tale – per la quantità delle vittime, e per<br />
la gravità e l’entità dei danneggiamenti – da mettere <strong>in</strong> discussione l’<strong>in</strong>tero<br />
assetto raggiunto da un certo sistema societario.<br />
Come si è sviluppata la psicologia dell’emergenza <strong>in</strong> Italia?<br />
In Italia, si è venuta consolidando solo recentemente con riferimento<br />
sia ad <strong>in</strong>iziative di <strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> occasione, ad esempio, del terremoto <strong>in</strong><br />
Campania nel 1980 e quello <strong>in</strong> Umbria e nelle Marche nel 1997, solo per<br />
citarne alcuni, sia ad una riflessione più sistematica da parte di numerosi psicologi,<br />
che ha portato alla istituzione di corsi di formazione e di associazioni<br />
professionali, alla elaborazione di progetti di ricerca e al confronto scientifico<br />
<strong>in</strong> convegni e sem<strong>in</strong>ari di studio specificamente dedicati alle tematiche<br />
dell’ emergenza.<br />
Disturbi di tipo psicologico<br />
Quali sono i pr<strong>in</strong>cipali disturbi psicologici riscontrabili <strong>in</strong> questo ambito?<br />
Al di là dei modelli di riferimento teorici a cui la psicologia dell’emergenza<br />
fa riferimento, una questione fondamentale è appunto quella dell’<strong>in</strong>quadramento<br />
dei molteplici fenomeni psicologici che contraddist<strong>in</strong>guono le<br />
diverse condizioni di emergenza.<br />
Ciò è dovuto anche al fatto che tali manifestazioni possono comparire<br />
negli <strong>in</strong>dividui <strong>in</strong> forma isolata, oppure associarsi tra di loro.<br />
Tra quelli più significativi citiamo:<br />
Disturbo Acuto da Stress (ASD)<br />
Si tratta di un disturbo essenzialmente simile al PTSD, eccetto per il<br />
tempo di esistenza che lo caratterizza (deve manifestarsi entro quattro settimane<br />
dall’evento e durare da un m<strong>in</strong>imo di due giorni ad un massimo di<br />
quattro settimane), e per il fatto che deve presentare molti più s<strong>in</strong>tomi dissociativi.<br />
In particolare, i s<strong>in</strong>tomi dell’ASD più altamente correlati con il successivo<br />
sviluppo di PTSD sembrano essere l’ottundimento emotivo, l’agitazione<br />
motoria, la depersonalizzazione e la sensazione di rivivere l’esperienza traumatica.<br />
Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD)<br />
Il Disturbo da Stress Post Traumatico è il più semplice e, nello stesso<br />
tempo il più complesso tra i disturbi d’ansia.<br />
Infatti se da un lato l’agente fisico scatenante risulta essere sempre ben<br />
evidente, dall’altro lato l’imprevedibilità dei s<strong>in</strong>tomi e dei loro effetti e la varietà<br />
dei processi psicologici lo rendono molto complesso.<br />
Con riferimento al DSM IV, possiamo rilevare che il Disturbo Post-traumatico<br />
da Stress (PTSD), risulta essere, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi, caratterizzato dalla compresenza,<br />
per almeno un mese, di s<strong>in</strong>tomi <strong>in</strong>trusivi, di evitamento e/o di ottundimento<br />
e di aumentato arousal (attivazione psicofisiologica) <strong>in</strong> seguito<br />
all’esposizione ad eventi traumatici particolarmente gravi.<br />
Il PTSD e l’ASD sono tipicamente associati ad esperienze traumatiche,<br />
anche croniche, e si verificano sia nelle persone esposte ad eventi traumatici,<br />
sia nel personale di <strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> situazioni di soccorso e di emergenza.
- 12 -<br />
Tecniche operative<br />
Per quanto riguarda le tecniche operative <strong>in</strong> “<strong>Psicologia</strong> dell’emergenza”,<br />
sia l’<strong>in</strong>dirizzo cognitivo-comportamentale, sia quello analitico, sia quello<br />
a mediazione corporea (ipnosi, rilassamento, ecc.), sono state messe a punto<br />
modalità di <strong>in</strong>tervento breve, utili nelle situazioni di emergenza.<br />
A titolo puramente esplicativo potremo <strong>in</strong>dicare:<br />
per l’<strong>in</strong>dirizzo cognitivo-comportamentale:<br />
• la ristrutturazione cognitiva;<br />
• a desensibilizzazione al trauma;<br />
• il Problem Solv<strong>in</strong>g;<br />
per l’<strong>in</strong>dirizzo a mediazione corporea:<br />
• l’ipnosi breve;<br />
• l’immag<strong>in</strong>azione guidata;<br />
• la Direct Theraphy Exposure;<br />
• il Rew<strong>in</strong>d (riavvolgimento).<br />
per l’<strong>in</strong>dirizzo psicod<strong>in</strong>amico:<br />
• le psicoterapie analitiche brevi, la cui pr<strong>in</strong>cipale <strong>in</strong>dicazione sono le crisi<br />
emozionali recenti.<br />
QUALCHE DOMANDA<br />
Quali sono le tecniche di <strong>in</strong>tervento specifiche?<br />
Oggi, disponiamo di procedure psicoterapeutiche specificatamente<br />
messe a punto, per fronteggiare situazioni di emergenza e per il trattamento<br />
successivo del trauma.<br />
Si tratta di un gruppo di tecniche che, assemblando fattori psicoterapici<br />
provenienti da vari <strong>in</strong>dirizzi, risultano particolarmente efficaci ed<br />
utili per il trattamento degli stati iper-emozionali post-emergenziali.<br />
Sono risultati particolarmente utili per il trattamento del trauma:<br />
Il Defus<strong>in</strong>g<br />
che consiste <strong>in</strong> un breve <strong>in</strong>tervento, di durata tra i 20 e i 40 m<strong>in</strong>uti, che ha<br />
luogo poco dopo un evento critico. Può essere condotto da un terapeuta o da<br />
un collega esperto i cui obiettivi sono:<br />
• Ridurre lo stress da eventi critici<br />
• Valutare la necessità di ulteriori servizi<br />
• Facilitare la normalizzazione<br />
• Preparare il soggetto al ritorno a casa <strong>in</strong> modo più sereno<br />
Il Debrief<strong>in</strong>g<br />
riguarda un <strong>in</strong>tervento che viene realizzato entro 24-72 ore dall’<strong>in</strong>cidente o<br />
successivamente a seconda delle circostanze.<br />
E’ caratterizzato perlopiù da un colloquio confidenziale non valutativo<br />
sul co<strong>in</strong>volgimento, sui pensieri e le sensazioni che risultano dall’<strong>in</strong>cidente.
- 13 -<br />
Inoltre fornisce istruzioni e <strong>in</strong>formazioni sullo stress e sulla reazione ad<br />
esso associati.<br />
Un debrief<strong>in</strong>g di gruppo<br />
è un processo psicologico e formativo che è f<strong>in</strong>alizzato a mitigare l’impatto<br />
di un evento critico e accelera il recupero normale nelle persone normali<br />
con reazioni normali ad eventi anormali.<br />
Il debrief<strong>in</strong>g dovrebbe essere rivolto a tutti coloro che sono stati co<strong>in</strong>volti<br />
nell’evento!<br />
Il debrief<strong>in</strong>g viene condotto da un professionista qualificato della salute<br />
mentale, coadiuvato da colleghi dei membri del gruppo.<br />
Successivamente al debrif<strong>in</strong>g si può realizzare l’<strong>in</strong>vio per ulteriore sostegno<br />
o <strong>in</strong>terventi particolari (es.: EMDR).<br />
L’E.M.D.R. (Eye Movement Desensitizzation and Reprocess<strong>in</strong>g)<br />
L’ EMDR è un metodo terapeutico che, focalizzato sul co<strong>in</strong>volgimento<br />
dalla rete neurale cerebrale, dovrebbe permettere, <strong>in</strong> relazione alle ipotesi<br />
teoriche di funzionamento, una elaborazione accelerata delle esperienze<br />
traumatiche e qu<strong>in</strong>di può essere utilizzato per il trattamento del “Disturbo<br />
da Stress Post Traumatico” (PTSD).<br />
Nel caso di catastrofi quali sono le f<strong>in</strong>alità da perseguire?<br />
PSICOLOGIA DELL’ EMERGENZA COLLETTIVA<br />
L’ <strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> questo settore della psicologia dell’emergenza ha,<br />
come specifica f<strong>in</strong>alità, la tutela e l’assistenza del s<strong>in</strong>golo e della sua comunità<br />
quando vengono travolti da una grave emergenza.<br />
In particolare possiamo dire che la psicologia dell’emergenza collettiva<br />
mira alla prevenzione ed al trattamento dei danni psichici che si determ<strong>in</strong>ano<br />
nel s<strong>in</strong>golo e dei guasti psico-sociali che si producono nella sua comunità,<br />
per il sopraggiungere di un evento disastroso.<br />
Oggetto di attenzione e di studio della psicologia dell’emergenza collettiva<br />
sono, qu<strong>in</strong>di, sia il s<strong>in</strong>golo che la sua comunità di appartenenza, che<br />
sono generalmente destabilizzate ad opera dello stesso fattore o di fenomeni<br />
ad esso riferibili.<br />
In questo ambito della psicologia dell’emergenza, al danno a carico del<br />
tessuto psichico <strong>in</strong>dividuale si associa generalmente una lacerazione più o<br />
meno estesa e profonda del tessuto sociale di appartenenza.<br />
Questo comporta la determ<strong>in</strong>azione di due categorie pr<strong>in</strong>cipali di<br />
problematiche:<br />
le problematiche collettive, ossia:<br />
• esodo di massa,<br />
• panico collettivo,<br />
• s<strong>in</strong>drome da disastro;<br />
le problematiche <strong>in</strong>dividuali, ossia:<br />
• reazioni iperemotive brevi,<br />
• disturbi nevrotici,<br />
• disturbi psicotici.
- 14 -<br />
L’ ampliarsi delle conoscenze della psicologia dell’emergenza, che hanno<br />
messo <strong>in</strong> evidenza un rapporto specifico tra evento emergenziale, supporto<br />
psicosociale e salute, ha cambiato la considerazione ed il trattamento dell’uomo<br />
travolto dalla catastrofe.<br />
Quali sono le fasi nella prevenzione dell’emergenza?<br />
Riassumendo, il disastro come stress collettivo, evidenzia almeno quattro<br />
dimensioni salienti:<br />
• il luogo <strong>in</strong> cui si verifica l’evento;<br />
• l’emergenza improvvisa del suo <strong>in</strong>sorgere, che spesso implica anche la sua<br />
imprevedibilità;<br />
• la sua durata nel tempo;<br />
• la preparazione sociale, che r<strong>in</strong>via alla adeguatezza delle strutture e dei piani<br />
di difesa (Barton, 1970).<br />
Abbracciare un’idea multidimensionale, processuale e multicausale<br />
dell’ emergenza ha diverse conseguenze:<br />
• Significa <strong>in</strong>dividuare le fasi del processo e specificarne la sequenza, gli <strong>in</strong>dicatori<br />
e le caratteristiche specifiche.<br />
• Significa anche <strong>in</strong>dividuare il ruolo giocato nelle diverse fasi dai diversi attori<br />
sociali ed andare ad <strong>in</strong>dividuarne i processi cognitivi ed emozionali<br />
specifici, i particolari comportamenti e le funzioni delle relazioni sociali.<br />
• Significa, <strong>in</strong>oltre, mettere a fuoco strategie di prevenzione e di <strong>in</strong>tervento<br />
più puntuali e mirate.<br />
In s<strong>in</strong>tesi<br />
Volendo riassumere quanto detto f<strong>in</strong>ora, possiamo sottol<strong>in</strong>eare come lo<br />
studio delle reazioni umane ai disastri si sia progressivamente sottratto alla<br />
tecnica psichiatrica centrata sull’<strong>in</strong>dividuo e su una considerazione delle sue<br />
problematiche staccate dal resto della società, per diventare sempre più un<br />
ambito di studi privilegiato della psicologia sociale e della psicologia cl<strong>in</strong>ica<br />
di comunità.<br />
PSICODRAMMA INTRODUZIONE e PROSPETTIVE<br />
da: <strong>Prospettive</strong> <strong>in</strong> psicologia n. 53, maggio 2006<br />
Lo psicodramma<br />
è una tecnica psicoterapeutica<br />
• centrata sull’<strong>in</strong>dividuo<br />
• e realizzata <strong>in</strong> gruppo,<br />
che permette di esplorare il mondo psichico<br />
• utilizzando “metodi di azione”,<br />
• <strong>in</strong> sostituzione della classica, freudiana, “associazione verbale”.<br />
Invece di parlare dei suoi problemi,<br />
• il soggetto li riattualizza<br />
• attraverso la loro rappresentazione, come al teatro.
- 15 -<br />
Si può trattare<br />
di scene<br />
• della propria vita personale,<br />
• passate, presenti o proiettate nel futuro,<br />
che<br />
• mediante l’improvvisazione spontanea<br />
• e la partecipazione degli altri membri del gruppo<br />
permettono al protagonista di passare attraverso le fasi<br />
• della catarsi,<br />
• dell’<strong>in</strong>tuizione di aspetti della propria realtà emotiva s<strong>in</strong>o ad allora sconosciuti,<br />
per arrivare ad un nuovo equilibrio personale.<br />
La tecnica dello psicodramma<br />
affonda le sue radici teoriche nel sistema concettuale dei meccanismi psichici<br />
umani, elaborato da J. L. Moreno negli anni ’30.<br />
Questo autore sostiene che l’<strong>in</strong>dividuo può liberarsi dai condizionamenti imposti<br />
dalla storia personale, qualora sia <strong>in</strong> grado di liberare la sua spontaneità.<br />
La spontaneità<br />
è <strong>in</strong>fatti fondamentale<br />
• per realizzare la creatività presente <strong>in</strong> ciascuno,<br />
• al di là “dello spazio stretto e soffocante” della rout<strong>in</strong>e quotidiana.<br />
L’utilizzazione<br />
dell’improvvisazione drammatica a f<strong>in</strong>i terapeutici è un’acquisizione piuttosto<br />
recente per la cultura occidentale.<br />
Moreno<br />
• utilizza questa forma di improvvisazione spontanea,<br />
• per far raggiungere al protagonista della rappresentazione<br />
• uno stato di catarsi.<br />
Dai tempi <strong>in</strong> cui<br />
Moreno co<strong>in</strong>volgeva i bamb<strong>in</strong>i nei giard<strong>in</strong>i di Vienna,<br />
• lo psicodramma ha subito diverse mutazioni<br />
• e gli psicodrammatisti si sono ispirati anche alle ricerche psicoanalitiche<br />
• utilizzando l’apparato teorico della psicoanalisi tradizionale<br />
• e strutturando diversi tipi di psicodramma.<br />
Tra gli altri possiamo citare lo psicodramma triadico e quello analitico.<br />
Lo psicodramma triadico<br />
• nasce dall’<strong>in</strong>tegrazione dell’opera di Freud con quella di Kurt Lew<strong>in</strong> e Moreno,<br />
poiché comb<strong>in</strong>a<br />
• aspetti della psicoanalisi<br />
• con la d<strong>in</strong>amica di gruppo<br />
• e momenti di rappresentazione drammatica.
- 16 -<br />
Lo Psicodramma Analitico,<br />
sorto come psicodramma <strong>in</strong>dividuale <strong>in</strong>fantile, è un metodo che per condurre<br />
l’analisi del transtert del paziente<br />
• utilizza la rappresentazione psicodrammatica;<br />
• la scena <strong>in</strong>terpretata viene successivamente analizzata con un commento<br />
verbale.<br />
In una sessione<br />
di psicodramma terapeutico<br />
• si riuniscono un certo numero di persone, da otto a dieci,<br />
• eterogenee per sesso, età e lavoro,<br />
• accomunate dal desiderio di affrontare le loro problematiche <strong>in</strong>teriori.<br />
Tale sessione<br />
deve presentare alcuni elementi fondamentali per la sua costituzione:<br />
• un direttore o regista,<br />
• il protagonista o attore pr<strong>in</strong>cipale (che è il soggetto che <strong>in</strong> un particolare<br />
momento si mette <strong>in</strong> gioco con le sue problematiche),<br />
• 1’Io ausiliario (che è colui - o coloro - che impersona un personaggio, antagonista<br />
dell’attore pr<strong>in</strong>cipale nella messa <strong>in</strong> scena)<br />
• e naturalmente il gruppo.<br />
L’<strong>in</strong>contro<br />
si svolge generalmente <strong>in</strong> due tempi.<br />
Una fase prelim<strong>in</strong>are<br />
e di “riscaldamento” (Warm<strong>in</strong>g up) che serve a mettere i partecipanti<br />
• <strong>in</strong> condizioni di maggiore spontaneità,<br />
• superando il timore di esporsi personalmente.<br />
Ciò che si cerca di fare<br />
è di trasformare i legami <strong>in</strong>terpersonali<br />
• dallo stato <strong>in</strong> cui si trovano all’arrivo dei partecipanti al gruppo [stereotipati<br />
e <strong>in</strong>ibiti],<br />
• <strong>in</strong> legami che Moreno chiama di “tele”, cioè di spontaneità e genu<strong>in</strong>a comprensione.<br />
La fase di riscaldamento<br />
si può raggiungere tramite<br />
• una discussione <strong>in</strong> comune e/o con esercizi corporei.<br />
• sia co<strong>in</strong>volgendo tutti i partecipanti [warm - up di gruppo], sia il solo protagonista<br />
[warm - up <strong>in</strong>dividuale]<br />
Moreno diceva<br />
che a volte lo psicodramma è un corpo a corpo<br />
• tra lo psicodrammatista
- 17 -<br />
• e le resistenze del protagonista, che pur avendo la volontà di rappresentare<br />
i suoi problemi “resiste” <strong>in</strong>consciamente ad “agire”.<br />
In questo caso<br />
Potrà essere utile ricorrere all’utilizzazione, su <strong>in</strong>dicazione del direttore, di<br />
alcune tecniche di gioco<br />
Tali tecniche<br />
sono molto numerose e, tra le più significative, troviamo quelle<br />
• del Doppio<br />
• della Inversione di ruolo,<br />
• della Sedia ausiliaria<br />
• del Soliloquio<br />
• dello Specchio<br />
• e altre...<br />
Se un paziente<br />
è <strong>in</strong> difficoltà nell’esprimere i suoi sentimenti,<br />
un partecipante del gruppo può fare il suo “doppio”;<br />
• <strong>in</strong> tal caso si mette dietro di lui<br />
• e per contatto emotivo parla <strong>in</strong> sua vece.<br />
Ad un certo punto della rappresentazione,<br />
il direttore può suggerire uno “scambio dei ruoli” [<strong>in</strong>versione] <strong>in</strong> cui<br />
• il paziente smette i suoi panni<br />
• per assumere, ad esempio, quelli del padre alcolista.<br />
Si parla <strong>in</strong>vece<br />
di “sedia ausiliaria” quando si utilizza una sedia come elemento di aiuto nello<br />
sviluppo dell’azione psicodrammatica:<br />
• il protagonista, di fronte a tale sedia vuota,<br />
• immag<strong>in</strong>erà di parlare a ruota libera al suo <strong>in</strong>terlocutore.<br />
Il direttore<br />
può <strong>in</strong>vitare il paziente<br />
• ad esprimere ad alta voce [ad esempio] quello che pensa dopo un litigio<br />
con il padre;<br />
• dando così orig<strong>in</strong>e ad un “soliloquio” .<br />
Nella tecnica dello specchio,<br />
• la scena di cui il paziente è stato protagonista<br />
• viene rappresentata una seconda volta;<br />
• <strong>in</strong> questo caso, però, egli si colloca al di fuori dello spazio scenico<br />
• e il suo ruolo viene assunto da un altro membro del gruppo.<br />
Questo espediente<br />
viene utilizzato allorché il protagonista
- 18 -<br />
• appare affranto dall’emozione<br />
• e non è <strong>in</strong> grado di percepire l’atteggiamento con cui si pone di fronte all’altro<br />
• ed al quale l’altro risponde.<br />
Al term<strong>in</strong>e<br />
della rappresentazione drammatica,<br />
• lo spazio scenico viene lasciato libero<br />
• e il gruppo riprende la costituzione orig<strong>in</strong>aria.<br />
• il protagonista rioccupa il suo posto tra gli altri<br />
• e ciascuno può verbalizzare i sentimenti suscitati dalla rappresentazione.<br />
Questo servirà<br />
• a tradurre <strong>in</strong> l<strong>in</strong>guaggio verbale<br />
• ciò che prima era stato espresso sotto forma di gesto e <strong>in</strong>tenzioni<br />
• e che tutti hanno potuto osservare.<br />
Con la drammatizzazione<br />
• viene riattualizzato<br />
• e ripreso simbolicamente<br />
• un conflitto che non aveva subito un’adeguata elaborazione psichica.<br />
Jacob L. Moreno<br />
Riteniamo doveroso premettere che non è possibile parlare di psicodramma<br />
senza un preventivo accenno alla vita di J. L. Moreno, di questo medico<br />
nato nel 1892 a Bucarest, trasferitosi a Vienna ed emigrato poi negli<br />
USA, <strong>in</strong> quanto la nascita e l’evoluzione della tecnica psicodrammatica appare<br />
strettamente legata alla vita e alla personalità di quest’uomo per molti<br />
aspetti eccezionale. L’<strong>in</strong>troduzione di un dato così personale nel discorso relativo<br />
all’azione di una tecnica psicoterapica, ha un preciso significato che<br />
penso possa venire meglio illustrato attraverso il ricordo di alcuni dati della<br />
vita di Moreno.<br />
All’età di 4 anni giocando con dei conterranei propose agli stessi di<br />
giocare a “Dio e i suoi Santi” ed essendo stato accettato il gioco, egli salì <strong>in</strong><br />
cima ad una piramide di sedie per <strong>in</strong>terpretare la parte di Dio.<br />
Invitato dai “suoi angeli” a volare, egli non esitò un attimo a buttarsi<br />
nel vuoto... fratturandosi un braccio.<br />
“Questa fu la prima sessione psicodrammatica che io abbia mai <strong>in</strong>terpretato<br />
“, sarà il tardo commento di Moreno nel ricordare quell’ esperienza<br />
il cui significato va ben al di là della facile aneddotica, permettendo di valutare<br />
alcune delle caratteristiche essenziali della costante ricerca moreniana:<br />
1. la tematica di Dio e del creatore (particolarmente nel periodo “europeo”)<br />
2. la d<strong>in</strong>amica dell’<strong>in</strong>terazione tra reale ed immag<strong>in</strong>ario <strong>in</strong> cui l’elemento<br />
“gioco” svolge un ruolo specifico ed essenziale.<br />
Conferma di ciò si avrà ricordando l’ulteriore esperienza moreniana
- 19 -<br />
<strong>in</strong>dicata come<br />
“Lo Psicodramma nei giard<strong>in</strong>i viennesi (1908-11)”<br />
da cui si apprende l’abitud<strong>in</strong>e del Moreno di recarsi quotidianamente <strong>in</strong> un<br />
parco viennese ove <strong>in</strong>tratteneva i bamb<strong>in</strong>i raccontando loro, <strong>in</strong>ventandole ed<br />
animandole, favole di cui lui stesso scrive: “Ciò che io raccontavo, la trama<br />
del racconto, era assai meno importante dell’azione, dell’atmosfera di misterioso<br />
paradosso per cui l’irreale diveniva reale.<br />
Io stavo al centro e spesso mi spostavo dai piedi dell’albero, magari andandomi<br />
a mettere più <strong>in</strong> alto, su un ramo; i ragazzi formavano un cerchio,<br />
al di là del primo cerchio se ne formava un secondo e poi un altro ed un<br />
altro ancora: il cielo formava il conf<strong>in</strong>e”.<br />
Un’ulteriore significativa esperienza è quella def<strong>in</strong>ibile come:<br />
“Psicoterapia di Gruppo ad Am Spittelberg”,<br />
dal nome del quartiere viennese <strong>in</strong> cui Moreno, unitamente al venereologo<br />
W. Gruen ed al giornalista K. Calbert, si recava periodicamente a chiacchierare<br />
con le prostitute ivi residenti.<br />
Tali <strong>in</strong>contri, <strong>in</strong>izialmente tenuti a livello di banali chiacchierate, andarono<br />
gradualmente approfondendosi s<strong>in</strong>o a portare queste donne a rendersi<br />
conto di come il reale significato di quegli <strong>in</strong>contri consistesse nel portare le<br />
stesse a prendere coscienza della possibilità di aiutarsi vicendevolmente o,<br />
come scrive Moreno: “Una persona poteva diventare l’agente terapeutico di<br />
un’altra e nella mia mente andò gradualmente def<strong>in</strong>endosi, a livello della realtà,<br />
la potenzialità della psicoterapia di gruppo”.<br />
Tale esperienza permise a Moreno di recepire quelle <strong>in</strong>dicazioni teoriche<br />
che avrebbe poi <strong>in</strong>dicato come pietre miliari di ogni forma di psicoterapia<br />
di gruppo:<br />
l. l’autonomia del gruppo;<br />
2. l’esistenza di una struttura del gruppo e la conseguente necessità di conoscerla<br />
3. il problema della collettività con i suoi schemi di comportamento, ruoli e<br />
costumanze che, <strong>in</strong>dipendentemente dai s<strong>in</strong>goli partecipanti, caratterizzano<br />
la situazione;<br />
4. il problema dell’anonimato, caratterizzato dal fatto che mentre nella psicoterapia<br />
<strong>in</strong>dividuale l’unico centro d’<strong>in</strong>teresse è rappresentato dall’Io del<br />
paziente, nella psicoterapia di gruppo è proprio questo nella sua globalità<br />
ad acquisire il ruolo di primaria importanza, mentre i s<strong>in</strong>goli componenti<br />
vengono gradatamente sp<strong>in</strong>ti verso una certa situazione di anonimato.<br />
Moreno ebbe modo di fare un’ulteriore significativa esperienza<br />
allorché durante la guerra del 1915-18 ebbe l’<strong>in</strong>carico di dirigere il servizio<br />
sanitario nel distretto viennese, di Mitterndorf ove era stato trasferito un<br />
cont<strong>in</strong>gente di contad<strong>in</strong>i profughi della zona del fronte italiano.<br />
La mancanza di ogni organizzazione sociale della comunità, l’<strong>in</strong>adeguata<br />
localizzazione geografica dei profughi che, provenienti da zone agricole<br />
montane, erano stati costretti a vivere <strong>in</strong>urbati <strong>in</strong> una zona pianeggiante,<br />
l’essere accozzati senza alcun criterio di scelta, divennero <strong>in</strong>evitabilmente<br />
fonte di tensioni fra i componenti della comunità.
- 20 -<br />
Durante tale periodo Moreno ebbe modo di elaborare:<br />
“Il Piano Sociometrico di Mitterndorf”<br />
realizzato attraverso lo studio delle “correnti microsociologiche” emerse <strong>in</strong> base<br />
a variabili di fattori quali: nazionalità, orientamento politico, sesso, rapporti<br />
con i funzionari etc...<br />
Tale esperienza gli permise di elaborare i primi “sociodrammi” e di<br />
pensare alla possibilità di costituire una “comunità terapeutica” progettata<br />
sociometricamente.<br />
Come si vede Moreno andava progressivamente elaborando, sulla base<br />
di dirette esperienze personali diverse, ma collegate, l’abbozzo di quella che<br />
diverrà la struttura, mai def<strong>in</strong>itivamente conclusa ma sempre d<strong>in</strong>amicamente<br />
evolvente della tecnica psicodrammatica.<br />
Tappa veramente fondamentale dell’attività di Moreno va <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e considerata<br />
l’esperienza della<br />
“Stagraeiftheater”<br />
[teatro della spontaneità]<br />
da lui fondata e diretta a Vienna dal 1921 al 1924.<br />
La compagnia di giovani attori che collaborava con Moreno dava vita,<br />
ogni sera, ad un “Giornale Parlato” <strong>in</strong> cui gli avvenimenti ed i fatti più o<br />
meno significativi accaduti nella giornata venivano, non raccontati o letti, ma<br />
“agiti” cioè presentati <strong>in</strong> forma drammatica sulla scena.<br />
Barbara<br />
Nel corso delle varie rappresentazioni venne creandosi un legame affettivo,<br />
concluso con le nozze, tra un assiduo spettatore ed un’attrice della<br />
compagnia (Barbara) specializzata nelle parti di “buona”.<br />
Qualche tempo dopo le nozze il marito, disperato, confidò a Moreno<br />
che la vita familiare era diventata un <strong>in</strong>ferno a causa del comportamento<br />
della moglie che, tanto angelica sulla scena, si trasformava, <strong>in</strong> casa, <strong>in</strong> una<br />
donna violenta cattiva e volgare.<br />
Moreno propose allora a Barbara un cambiamento nei ruoli s<strong>in</strong>o allora<br />
<strong>in</strong>terpretati, offrendole parti <strong>in</strong> cui appariva una donna di strada, litigiosa,<br />
volgare etc...<br />
Il successo sulla scena fu strepitoso e le cose <strong>in</strong> casa andarono gradualmente<br />
migliorando soprattutto allorché il marito com<strong>in</strong>ciò a recitare con<br />
la moglie scene della loro vita quotidiana.<br />
Dopo le rappresentazioni, l’esperienza della scena e i vissuti dei protagonisti<br />
venivano analizzati, assieme a Moreno, unitamente ai mutamenti che<br />
tale tipo di terapia provocava nel loro menage familiare.<br />
E la nascita dello Psicodramma<br />
Si può dire che quest’esperienza segna <strong>in</strong> maniera più marcata la nascita<br />
dello “Psicodramma” che vorrei def<strong>in</strong>ire come una forma di psicoterapia<br />
di gruppo, <strong>in</strong> cui alla drammatizzazione dei vissuti personali dei vari componenti<br />
si aggiunge ed <strong>in</strong>tegra la verbalizzazione degli stessi divenendone elemento<br />
di primaria importanza.<br />
Potremmo dire che con lo psicodramma si attua un salto di qualità nella<br />
tecnica psicoterapeutica di gruppo <strong>in</strong> cui l’ “agire” <strong>in</strong>tegra il “dire” ed <strong>in</strong>
- 21 -<br />
cui “1’Io che vive ed agisce qui ed ora”, predom<strong>in</strong>a su “l’Io che ricorda”.<br />
Speriamo di essere riusciti, seppure nell’estrema s<strong>in</strong>teticità e qu<strong>in</strong>di<br />
nell’<strong>in</strong>completezza del nostro dire, a dare un’idea di come sia gradualmente<br />
nato lo psicodramma moreniano, non come casuale improvvisazione, ma<br />
come comprensibile evolvere di esperienze praticamente agite e vissute secondo<br />
una progressiva evoluzione.<br />
Dapprima<br />
la scoperta della possibilità di <strong>in</strong>terazione tra<br />
• il cosiddetto “reale” delle “fantasie personali” [con l’annesso bagaglio di illusioni,<br />
miti, bassezze, grandezze, speranze, paure]<br />
• e il cosiddetto “reale” della “vita quotidiana”.<br />
In seguito,<br />
• la scoperta che persone riunite <strong>in</strong> gruppo creano,<br />
• attraverso correnti sociometriche particolari,<br />
• delle strutture attraverso le quali<br />
• le reciproche <strong>in</strong>terazioni possono divenire un fattore terapeutico per tutti.<br />
Inf<strong>in</strong>e,<br />
la conferma che<br />
• il “vivere” differenti situazioni esistenziali<br />
• buttando fuori, attraverso l’azione,<br />
• i propri vissuti fantasmatici o reali,<br />
• può diventare uno strumento terapeutico di primaria importanza.<br />
Il teatro terapeutico<br />
Anche se nel 1924 la perfezionata capacità espressiva spontanea acquisita<br />
dagli attori del “teatro della spontaneità” li portò a calcare le scene del<br />
teatro tradizionale e l’esperienza ebbe term<strong>in</strong>e, possiamo dire che “il teatro<br />
terapeutico” venne a costituire l’orizzonte teorico e metodologico entro il quale<br />
Moreno andò poi a collocare i successivi apporti della propria esperienza<br />
psicodrammatica. Esperienza che però non averrà <strong>in</strong> Europa ma negli Stati<br />
Uniti ove Moreno avrà modo di trovare il def<strong>in</strong>itivo, seppur contrastato, successo<br />
che non gli era riuscito di ottenere nel vecchio cont<strong>in</strong>ente.<br />
Lo psicodramma nella pratica<br />
Riteniamo che, a questo punto sia giunto il momento di dare alcune<br />
brevi <strong>in</strong>dicazioni di come venga praticamente attuata una sessione psicodrammatica.<br />
Poiché lo psicodramma è un’esperienza em<strong>in</strong>entemente di gruppo, il<br />
primo punto da prendere considerazione è proprio<br />
Il Gruppo<br />
<strong>in</strong> cui il numero, la professione, la condizione sociale ed il sesso dei componenti<br />
hanno importanza soprattutto per il tipo di <strong>in</strong>terazioni che provocano<br />
ed i conseguenti problemi di conduzione che ciò comporta.
L’Animatore<br />
- 22 -<br />
o regista che ha la funzione<br />
• di coord<strong>in</strong>are e dirigere la vita del gruppo<br />
• e dalla cui preparazione e capacità dipende <strong>in</strong> buona parte la possibilità di<br />
una valida attività.<br />
è lui che, <strong>in</strong> maniera più o meno esplicita,<br />
• può trarre le conclusioni del lavoro svolto<br />
• oppure aiutare i membri del gruppo a chiarire sia i problemi che le d<strong>in</strong>amiche<br />
<strong>in</strong>terpersonali attivate possono provocare;<br />
è sempre lui<br />
• che mette <strong>in</strong>sieme le varie drammatizzazioni scegliendo le mete ritenute<br />
più opportune;<br />
• e coord<strong>in</strong>a il lavoro degli “Ego Ausiliari”,<br />
Gli Ego Ausiliari<br />
hanno il compito<br />
• di aiutare il direttore,<br />
• nonché quello di <strong>in</strong>tegrare ed aiutare l’attività dei vari membri del gruppo<br />
• e/o di <strong>in</strong>terpretare la parte delle persone evocate nel gruppo, anche se assenti.<br />
Tutti i membri del gruppo<br />
possono, nel corso delle varie sedute,<br />
• assumere tale ruolo<br />
• aggiungendosi a quanti svolgono tale compito <strong>in</strong> quanto facenti parte dello<br />
staff di animazione del gruppo stesso.<br />
La Scena<br />
su cui si svolge la drammatizzazione<br />
• può essere la più varia<br />
• e situata nei luoghi più disparati;<br />
anche se, <strong>in</strong> genere è sufficiente una sala isolata e un sufficiente numero di<br />
sedie.<br />
Il Ritmo<br />
delle sessioni<br />
• può essere vario<br />
• come la periodicità delle stesse, che possono essere quotidiane mono o<br />
plurisettimanali o avere altra periodicità.<br />
La Durata<br />
• è <strong>in</strong> funzione delle esigenze della produzione,<br />
• nonché del limite di sopportabilità dei partecipanti<br />
• e delle eventuali condizioni che vengono provocate dall’azione drammatica.<br />
[Novanta m<strong>in</strong>uti circa sembra essere una media abbastanza accettabile.]
Lo Svolgimento<br />
- 23 -<br />
della sessione è ovviamente vario<br />
• anche se è norma abbastanza costante l’<strong>in</strong>iziare trovandosi seduti <strong>in</strong> circolo,<br />
• f<strong>in</strong>ché una qualsiasi verbalizzazione su qualsiasi argomento,<br />
• liberamente <strong>in</strong>iziata da un membro<br />
• o provocata per l’<strong>in</strong>tervento del direttore,<br />
• dà comunemente l’<strong>in</strong>izio alla successiva attività.<br />
La Drammatizzazione<br />
• potrà seguire alla verbalizzazione<br />
• <strong>in</strong> relazione a quanto sarà richiesto dalle condizioni di lavoro del gruppo.<br />
Gli Argomenti<br />
verbalizzati e/o drammatizzati possono essere i più vari,<br />
• da banali avvenimenti della vita quotidiana,<br />
• ai vissuti provocati dall’essere nel gruppo,<br />
• dai rapporti che all’<strong>in</strong>terno di questo si creano tra i partecipanti<br />
• s<strong>in</strong>o ai problemi personali di ognuno,<br />
• ai sogni,<br />
• agli <strong>in</strong>cubi,<br />
• ai desideri repressi,<br />
• alle speranze coltivate<br />
• etc...<br />
La Conclusione<br />
della sessione è generalmente preceduta<br />
• dalla discussione e dalla chiarificazione ed <strong>in</strong>terpretazione di quanto da<br />
ognuno vissuto<br />
• <strong>in</strong> vista di una possibile presa di coscienza di motivazioni comportamentali<br />
ed affettive attivate.<br />
Detto così può apparire abbastanza semplice, ma chi ha esperienza di<br />
psicoterapia sia <strong>in</strong>dividuale che di gruppo, sa bene quanto sia spesso difficile<br />
poter creare le condizioni per la produzione di materiale o di come ogni<br />
<strong>in</strong>dividuo sia abile nel mettere <strong>in</strong> atto tutta una serie di resistenze per impedire<br />
l’approfondimento dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e.<br />
Elemento essenziale<br />
di tutte le tecniche riteniamo sia quello<br />
• di creare situazioni particolari che rappresentano vie traverse<br />
• per avvic<strong>in</strong>arsi maggiormente alle zone più difese e protette della personalità<br />
del s<strong>in</strong>golo.<br />
Le tecniche dello Psicodramma<br />
Per cercare di superare ciò esiste tutta una serie di cosiddette tecniche che<br />
hanno lo scopo di tentare di aggirare l’ostacolo.<br />
Enumerarle tutte sarebbe oltre che impossibile,[<strong>in</strong> quanto la sensibilità dei
- 24 -<br />
conduttori può crearne cont<strong>in</strong>uamente di nuove], anche abbastanza noioso.<br />
Come esemplificazione ne citeremo alcune:<br />
CAMBIO o INVERSIONE DI RUOLO:<br />
• il soggetto <strong>in</strong> una situazione <strong>in</strong>terpersonale cambia il proprio ruolo con<br />
quello dell’altra persona implicata.<br />
• Che a sua volta cambia il proprio<br />
Le deformazioni percettive dell’ “altro”,<br />
<strong>in</strong> <strong>in</strong>terazione, possono così<br />
• essere portate alla luce,<br />
• esplorate e corrette, con l’azione<br />
• nell’ambito del gruppo.<br />
SOGNO:<br />
• anziché raccontare il sogno<br />
• il soggetto lo recita,<br />
cioè lo rappresenta <strong>in</strong> azione<br />
• con l’aiuto degli Ego ausiliari.<br />
• che <strong>in</strong>terpretano le varie parti e personaggi del sogno stesso.<br />
MONDO AUSILIARIO:<br />
• con l’aiuto degli Ego ausiliari<br />
• il mondo del soggetto viene ricostruito, <strong>in</strong> situ, attorno a lui.<br />
SOSIA:<br />
• un Io ausiliario <strong>in</strong>teragisce col soggetto “come se fosse lui stesso”,<br />
• essendo fisicamente doppio<br />
• ed assistendolo nella valutazione dei suoi problemi.<br />
SPECCHIO:<br />
• un Io ausiliario svolge un ruolo di specchio riflettendo il soggetto nei suoi<br />
atteggiamenti<br />
• e, se necessario, deformando, l’atteggiamento ed il modo di comportarsi<br />
dello stesso.<br />
aspetto fondamentale<br />
di ogni drammatizzazione e delle “tecniche” utilizzate, ci pare possa essere<br />
<strong>in</strong>dividuato nel fatto “che è possibile provocare un sovvertimento di ogni legge<br />
temporale e spaziale” (Moreno).<br />
Non esistono più il passato ed il futuro, è il “presente” che dom<strong>in</strong>a.<br />
Come nel sogno,<br />
l’azione è vissuta “qui ed ora” e non ci sono limiti alle materie da trattare:<br />
• le fantasie,<br />
• i desideri,<br />
• le speranze
- 25 -<br />
• gli <strong>in</strong>cubi,<br />
• le alluc<strong>in</strong>azioni,<br />
• sé stessi,<br />
• gli altri: morti, vivi o non ancora nati<br />
può divenire elemento di drammatizzazione.<br />
Tutte condizioni, queste ultime, che permettono di ottenere, attraverso una<br />
<strong>in</strong>tegrazione mirata e programmata dello psicodramma, un arricchimento<br />
delle possibilità operative <strong>in</strong> ambito cl<strong>in</strong>ico.<br />
Espansione della coscienza<br />
Proprio queste ultime considerazioni ci portano ad accennare alcune considerazioni<br />
relative alle possibilità di ottenere una “espansione della coscienza”<br />
nei cui confronti lo psicodramma si pone come mezzo tecnico.<br />
La prima possibilità di “espansione” ci pare possa essere vista nel fatto stesso<br />
del<br />
vivere prendendone coscienza,<br />
a tale proposito giocano un ruolo fondamentale: l’esperienza del gruppo con<br />
le relative <strong>in</strong>terazioni tra le differenti personalità dei partecipanti.<br />
A ciò, va però aggiunto che proprio per alcune peculiari caratteristiche della<br />
situazione psico-drammatica e delle sue tecniche, si possono superare, “con<br />
l’azione”, anche i vissuti relativi ai conf<strong>in</strong>i del rapporto “Io-Tu”, s<strong>in</strong>o a giungere<br />
ad esperienze di identificazione controllata, ben espressa dalla celebre<br />
formulazione moreniana:<br />
“L’<strong>in</strong>contro di due:<br />
occhi negli occhi, viso contro viso,<br />
e quando tu sarai vic<strong>in</strong>o<br />
scambierò i tuoi occhi coi miei<br />
ed i miei coi tuoi<br />
ed allora Io ti guarderò coi tuoi occhi<br />
e Tu mi vedrai con i miei”.<br />
Questo sfumarsi delle consuete delimitazioni dei conf<strong>in</strong>i attuati nel<br />
rapporto con gli altri e nella conoscenza di sé stessi, la possibilità di vivere la<br />
situazione dell’altro, la capacità di agire “come se” si fosse lui; la possibilità<br />
di imparare ad assumere il ruolo di tutti quelli con cui si è <strong>in</strong> rapporto significativo<br />
ed a diventare quello che anche l’altro vede, sente, ode, odora, sogna,<br />
ama, quello di cui ha paura, che resp<strong>in</strong>ge o da cui è resp<strong>in</strong>to, vuole avere o<br />
vuole evitare, la paura di divenire o di non divenire, apre, crediamo, possibilità<br />
del tutto peculiari per un’espansione della coscienza <strong>in</strong>dividuale. Ciò<br />
non solamente <strong>in</strong> senso psicoterapeutico o di espansione “orizzontale” o verso<br />
il “basso”, ma anche verso le più elevate mete di perseguimento del “Se”<br />
<strong>in</strong> senso psicos<strong>in</strong>tetico.<br />
E’ questa prospettiva che ci sembra possa offrire allo psicodramma la<br />
possibilità di essere adeguatamente <strong>in</strong>serito e, a pieno diritto, nella vasta dotazione<br />
di tecniche proprie della Psicoterapia Integrata Immag<strong>in</strong>ativa ad<br />
Espressione Corporea” che noi utilizziamo.
- 26 -<br />
PSICODRAMMA PESCARA<br />
Progetto di<br />
ORGANIZZAZIONE<br />
Due argomenti tra loro collegati ed <strong>in</strong>teragenti:<br />
• La psicologia dell’emergenza ed i traumatismi<br />
• Lo psicodramma analitico<br />
Progetto<br />
VENERDÌ POMERIGGIO<br />
COME DA PROGRAMMA<br />
STABILITO DA FAUSTO AGRESTA<br />
Pubblico più vasto (n. 2 gruppi di 23 persone)<br />
Esperienze personali<br />
Informazioni sul senso delle giornate esperienziali<br />
Scaletta<br />
Agresta<br />
• presenta l’attività nel contesto dell’attività della sezione SIMP e del suo<br />
Centro e dell’esperienza proposta<br />
Parietti<br />
• saluti SIMP<br />
• motivi dell’impostazione del lavoro <strong>in</strong> relazione alla situazione locale ed<br />
alla impostazione della PIIEC (tecniche <strong>in</strong>tegrate tra cui “EMDR” e<br />
“psicodramma”)<br />
Faretta<br />
• saluti “Centro studi PIIEC”<br />
• <strong>Psicologia</strong> dell’emergenza: <strong>in</strong>formazioni – aggiornamenti – supporti pratici<br />
PROGRAMMA DI FAUSTO<br />
2° PARTE<br />
PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA<br />
AGRESTA [o chi lui designa]<br />
• S<strong>in</strong>tesi conclusiva<br />
IMPOSTAZIONE DEL LAVORO PSICODRAMMATICO<br />
F<strong>in</strong>alità<br />
Sensibilizzare tramite nozioni ma soprattutto esperienze pratiche i partecipanti<br />
sulle possibilità e prospettive offerte dallo psicodramma
- 27 -<br />
• Sia a livello cl<strong>in</strong>ico terapeutico [auto ed etero]<br />
• Sia come apprendimento e formazione personale dell’operatore<br />
Obiettivi e Modalità pratiche<br />
• Integrare <strong>in</strong> maniera equilibrata i predetti aspetti [apprendimento ed<br />
esperienza personale]<br />
• Fornire a tutti i partecipanti identiche opportunità [tenendo conto del numero<br />
elevato di partecipanti]<br />
• Da ciò l’esigenza di una particolare modalità di suddivisione dei partecipanti<br />
<strong>in</strong> due gruppi<br />
• Realizzando le condizioni di una esperienza condivisa di contemporanea<br />
attività con attività alternate e differenziate ma con <strong>in</strong>tegrazione dell’aspetto<br />
“esperienziale vissuto” e di quello di “apprendimento tecnico”.<br />
• A tale proposito i due tipi di gruppo [di cui alternativamente tutti i partecipanti<br />
faranno parte] vengono <strong>in</strong>dicati come gruppi di “gioco” e di “apprendimento”.<br />
I gruppi di gioco<br />
o di azione psicodrammatica<br />
Sono strutturati sull’esperienza agita dello psicodramma analitico secondo i<br />
momenti classici costituiti da<br />
• Riscaldamento o “warm-up”<br />
• Azione psicodrammatica<br />
• S<strong>in</strong>tesi<br />
I gruppi di apprendimento<br />
o di supporto tecnico<br />
hanno la funzione<br />
• di osservazione e di registrazione della attività del gruppo gioco [secondo<br />
modalità particolari e specifiche]<br />
• di registrazione delle personali ed <strong>in</strong>dividuali reazioni alla drammatizzazione<br />
messa <strong>in</strong> scena dal gruppo gioco<br />
• la elaborazione di tali esperienze potrà costituire l’oggetto del “riscaldamento”<br />
della successiva esperienza come gruppo di gioco<br />
aspetti di pratica organizzativa<br />
necessità<br />
un spazio<br />
• abbastanza ampio da permettere la presenza di entrambi i gruppi<br />
e che sia suddiviso <strong>in</strong><br />
• quello dell’azione drammatica [palcoscenico e uditorio]<br />
• e quello della osservazione e valutazione [pubblico]<br />
La suddivisione dei partecipanti<br />
• <strong>in</strong> gruppo A e B<br />
[già predisposta da Agresta e resa visibile da cartell<strong>in</strong>i di due diversi colori<br />
contenenti il nome proprio (non il cognome) del partecipante che lo <strong>in</strong>dossa]
per la costruzione delle scene<br />
- 28 -<br />
una dotazione di oggetti diversi quali<br />
• sedie<br />
• cusc<strong>in</strong>i<br />
• sgabelli<br />
• materassi<br />
• tavolo<br />
• uno specchio<br />
per riscaldamento ed apprendimento<br />
• gomitoli di spago (3-4 )<br />
• palle (3-4 )<br />
• lavagna a fogli<br />
• fogli di carta – matite – pennarelli<br />
SABATO<br />
h. 09 - 10<br />
• <strong>in</strong>contro globale di apertura dello psicodramma<br />
• spunti conoscitivi<br />
• illustrazione del tipo di lavoro<br />
h. 10:30 - 12<br />
• gruppo A gioca<br />
• gruppo B apprende<br />
h. 12:30 - 14<br />
• gruppo B gioca<br />
• gruppo A apprende<br />
pausa<br />
h. 15:30 - 17<br />
• gruppo A gioca<br />
• gruppo B apprende<br />
h. 17:30 - 19<br />
• gruppo B gioca<br />
• gruppo A apprende<br />
DOMENICA<br />
h. 09 - 11<br />
• Addestramento pratico di tecniche diverse<br />
h. 11.30 - 12.30<br />
• Riflessioni – commenti – progetti relativi al lavoro fatto e prospettive future
- 29 -<br />
L’APPROCCIO TECNICO-OPERATIVO<br />
DELL’EMERGENZA<br />
Alessandro Marchione°<br />
Nell’ambito delle professioni che mettono il personale <strong>in</strong> contatto con<br />
le vittime di situazioni di emergenza, da quelle m<strong>in</strong>ime alle più rilevanti, certamente<br />
rientrano a pieno titolo i Vigili del Fuoco.<br />
Tra le situazioni di emergenza, term<strong>in</strong>e che comunque assume importanza<br />
talvolta soggettiva <strong>in</strong> funzione del co<strong>in</strong>volgimento personale o delle<br />
specificità professionali, possiamo genericamente <strong>in</strong>tendere quelle che comportano<br />
<strong>in</strong>cendi, esplosioni, scoppi, persone <strong>in</strong> grave pericolo, <strong>in</strong>fortuni gravi,<br />
atti sconsiderati e/o attentati, eventi naturali (terremoti, alluvioni, ecc).<br />
Un’altra considerazione doverosa relativa alle situazioni di emergenza,<br />
universalmente riconosciuta, precisa che <strong>in</strong> tali circostanze i soccorritori si<br />
“tuffano nel problema”, nel senso che, pur non conoscendo nel dettaglio lo<br />
scenario <strong>in</strong> cui vanno ad imbattersi, sono comunque consapevoli del fatto<br />
che vanno ad affrontare una situazione più o meno critica, talvolta drammatica...<br />
A tal proposito, stante il modestissimo lasso di tempo necessario all’uscita<br />
dalla sede di servizio (da circa 30 secondi ad 1 m<strong>in</strong>uto), la pianificazione<br />
tecnica svolta durante il tragitto non solo è necessaria per la pianificazione<br />
dell’<strong>in</strong>tervento, ma serve anche, più o meno <strong>in</strong>consapevolmente, a<br />
concentrare l’attenzione sugli aspetti tecnici allontanando condizioni di<br />
co<strong>in</strong>volgimento emotivo.<br />
Infatti i soccorritori hanno il particolare compito di avere un atteggiamento<br />
“normale”, ovvero quanto più professionalmente razionale, pur dovendosi<br />
calare necessariamente nella condizione emotiva particolare delle<br />
vittime dell’evento.<br />
Da questo punto di vista l’attività dei Vigili del Fuoco, e più <strong>in</strong> generale<br />
dei soccorritori, evidenzia alcuni aspetti significativi con i quali confrontarsi,<br />
sia di carattere positivo che negativo.<br />
L’aspetto estremamente positivo è che il soccorritore è tenuto a possedere<br />
sempre più capacità tecnica, doti fisiche ed attitud<strong>in</strong>i relazionali che<br />
vanno esternate <strong>in</strong> ogni <strong>in</strong>tervento, ovviamente <strong>in</strong> relazione allo scenario <strong>in</strong>cidentale<br />
nel quale ci si imbatte.<br />
Peraltro, l’approccio operativo è frutto di una valutazione pressoché<br />
immediata dell’evento imprevedibile, il che obbliga anche alla capacità di<br />
“leggere” subito la situazione ed <strong>in</strong>traprendere la conseguente strategia operativa<br />
più efficace.<br />
Inoltre, il fatto stesso di rapportarsi con persone <strong>in</strong> difficoltà deve sviluppare<br />
il necessario senso di partecipazione emotiva che porta ad una sorta<br />
di accoglimento dell’altro.<br />
Per quanto concerne gli aspetti positivi dell’attività di soccorso, possiamo<br />
<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e considerare il fatto che essa viene espletata nell’ambito di squadre<br />
operative, il che rafforza ulteriormente la capacità di collaborazione di ogni<br />
componente sia nell’ambito stesso dei Vigili del Fuoco, che di tutte le altre<br />
componenti impegnate nell’emergenza.
- 30 -<br />
L’aspetto negativo riguarda <strong>in</strong>vece il fatto che il soccorritore subisce <strong>in</strong><br />
qualche modo il trauma della vittima, <strong>in</strong> quanto può immedesimarsi nell’evento<br />
<strong>in</strong>cidentale a tal punto da rimanervi emotivamente co<strong>in</strong>volto, f<strong>in</strong>o<br />
ad entrare potenzialmente <strong>in</strong> uno stato di vera e propria sofferenza amplificata<br />
dalla crescente fatica dovuta al soccorso stesso, che talvolta, come nelle<br />
grandi calamità, si protrae per più giorni ed <strong>in</strong> condizioni logistiche anche<br />
precarie.<br />
Immergersi nell’aspetto strettamente tecnico del soccorso significa<br />
qu<strong>in</strong>di per gli operatori sia svolgere nel modo migliore il proprio compito,<br />
sia quasi “difendersi” dal co<strong>in</strong>volgimento emotivo che <strong>in</strong>vece potrebbe limitarne<br />
l’attività nell’<strong>in</strong>tervento, pur mantenendo vivo un doveroso rapporto<br />
umano diretto con le vittime stesse.<br />
L’esperienza <strong>in</strong>segna che durante le operazioni di soccorso possono esserci<br />
situazioni particolarmente gravose per i soccorritori dal punto di vista<br />
emotivo.<br />
Tra queste, si pensi al ferimento o peggio alla morte di un collega,<br />
come purtroppo avvenuto nell’ultimo sisma de L’Aquila. E come possa essere<br />
stato difficile confortare il collega rimasto co<strong>in</strong>volto nel crollo totale di un<br />
edificio, illeso nonostante l’edificio stesso sia stato praticamente raso al suolo<br />
da una ulteriore scossa sismica con lui all’<strong>in</strong>terno, peraltro <strong>in</strong> una delle stanze<br />
più lontane dall’uscita.<br />
Un’altra situazione emotivamente gravosa per i soccorritori può essere<br />
relativa alla morte di uno o più bamb<strong>in</strong>i, che nella nostra cultura hanno un<br />
valore simbolico oltre che affettivo.<br />
A tal proposito non può non ricordarsi l’attività di soccorso tecnico<br />
operativo nel comune di S. Giuliano di Puglia, dove, a seguito del del terremoto<br />
del 31 ottobre 2002, avvenne il crollo della scuola materna, elementare<br />
e media ove morirono 27 bamb<strong>in</strong>i e una maestra e dove restarono<br />
<strong>in</strong>trappolati altri 57 bamb<strong>in</strong>i, 8 <strong>in</strong>segnanti e 2 bidelli. In tale esperienza, peraltro,<br />
il co<strong>in</strong>volgimento emotivo, talvolta forse addirittura la piena partecipazione,<br />
fu amplificata dal fatto di essere padre di un bimbo di appena 2<br />
anni e mezzo, quasi prossimo all’età scolare.<br />
Ma ritengo che il compito dei soccorritori, a qualsiasi livello, sia anche<br />
quello di poter costituire un riferimento umano oltre che tecnico per le vittime<br />
dirette o <strong>in</strong>dirette dell’emergenza, restando ovviamente nei propri ambiti<br />
professionali i quali, tuttavia, non possono e non devono costituire rigide<br />
barriere.<br />
Con riferimento a ciò desidero ricordare un episodio risalente al 13 ottobre<br />
1997, nel territorio umbro-marchigiano colpito dal sisma, quando nell’ambito<br />
delle attività operative mi sentii battere sulla spalla; si trattava di<br />
una persona anziana, dalla apparente età di circa 75-80 anni o poco meno:<br />
“giovanotto, la vedi quella casa laggiù?”<br />
Si trattava di una casa s<strong>in</strong>gola a due piani, duramente danneggiata dalle<br />
scosse telluriche succedutesi dal 26 settembre <strong>in</strong> poi, lesionata <strong>in</strong> maniera<br />
irreparabile.<br />
Cont<strong>in</strong>uò: “ho lavorato duramente durante tutta la mia vita, sono andato<br />
a lavorare <strong>in</strong> Germania e, con i risparmi, ho comperato quella casa; ho<br />
perso tutti i miei familiari, sono rimasto solo, quella casa era tutto ciò che<br />
avevo ed ora, perdendo anche quella, non ho più nulla.”
- 31 -<br />
Quelle parole, quello sguardo lucido, quella espressione apparentemente<br />
distaccata, quasi un misto di serenità e rassegnazione, credo che mi<br />
accompagneranno durante tutta la mia esistenza.<br />
Purtroppo situazioni analoghe sono più o meno all’ord<strong>in</strong>e del giorno<br />
nelle grandi calamità tra le quali, vista la drammaticità dell’evento, va certamente<br />
annoverato il più recente sisma che ha colpito la città de L’Aquila.<br />
In una delle tante altre esperienze, <strong>in</strong>vece, all’<strong>in</strong>izio del 1995, periodo<br />
ricordato per le precipitazioni nevose particolarmente <strong>in</strong>tense, vi fu la necessità<br />
di trasportare un capo-scout, responsabile di un gruppo alloggiato <strong>in</strong> un<br />
edificio pubblico di un paese della Maiella e co<strong>in</strong>volto dal crollo di una parte<br />
della copertura con conseguente co<strong>in</strong>volgimento di 8 persone, di cui una deceduta,<br />
presso l’obitorio del più vic<strong>in</strong>o presidio ospedaliero ove era stata<br />
condotta la vittima, peraltro nipote del responsabile stesso e della cui sorte<br />
doveva qu<strong>in</strong>di sentirsi probabilmente doppiamente responsabile. Lascio immag<strong>in</strong>are<br />
lo stato emotivo del capo-scout e la conseguente necessità di dover<br />
<strong>in</strong> qualche modo essere utile <strong>in</strong> tal senso durante tutto il lungo tragitto.<br />
Quanto più si riesce a creare tra i due soggetti pr<strong>in</strong>cipali co<strong>in</strong>volti, vittima<br />
e soccorritore, una s<strong>in</strong>ergia, un rapporto di fiducia ed ove possibile di<br />
collaborazione, quanto più l’evento viene meglio e prima <strong>in</strong> qualche modo<br />
superato.<br />
Tra i ricordi più belli conservo gelosamente il mio disegno fatto da<br />
Barbara, una bimba marchigiana che nel sisma del 1997 aveva 6 anni, con la<br />
quale, come per tutta la comunità del suo paese, ero entrato <strong>in</strong> forte familiarità,<br />
condizione che ha anche consentito a me stesso di operare sentendomi<br />
<strong>in</strong> qualche modo “a casa”.<br />
Nell’ambito dell’attività operativa connessa a situazioni di emergenza,<br />
siano esse effettivamente reali o soltanto presunte, ma comunque tali da<br />
comportare una qualche alterazione delle condizioni di ord<strong>in</strong>aria “normalità”,<br />
si corre il rischio di imbattersi spesso <strong>in</strong> atteggiamenti più o meno opposti<br />
a quelli che la situazione dovrebbe effettivamente richiedere.<br />
Ciò vale ovviamente meno per gli operatori del soccorso, <strong>in</strong> quanto<br />
preparati ed avvezzi alle situazioni di emergenza, ma è certamente più frequente<br />
per altri soggetti che si imbattono <strong>in</strong> una improvvisa situazione di<br />
emergenza, con conseguenti condizioni di panico da cui deriva, come ulteriore<br />
ovvio prodotto, uno stato di caos generale assolutamente controproducente,<br />
che spesso genera a sua volta una situazione di emergenza ancora più<br />
critica di quella orig<strong>in</strong>aria.<br />
E tale condizione di caos è tanto più evidente quanto più si è impreparati<br />
all’emergenza, <strong>in</strong>tesa non solo come grande calamità, ma anche quale<br />
più semplice “imprevisto” nella normale attività quotidiana.<br />
In effetti, tale consapevolezza è stata fatta propria anche da varie<br />
normative, con particolare riferimento, ad esempio, a quelle sulla sicurezza<br />
dei luoghi di lavoro o negli edifici scolastici, che non a caso prescrivono la<br />
necessità di dotarsi di un piano di emergenza, da sperimentare periodicamente<br />
non solo per verificare la congruità del piano di emergenza stesso,<br />
che è pur sempre un documento frutto di uno studio teorico, ma anche e<br />
soprattutto per “abituare” le persone a gestire situazioni di emergenza <strong>in</strong><br />
maniera quanto più “automatica”, qu<strong>in</strong>di emotivamente fredda, evitando<br />
condizioni di panico e di caos generale.
- 32 -<br />
Evitando qu<strong>in</strong>di quello che io def<strong>in</strong>isco “effetto Heysel”, con riferimento<br />
ai tragici avvenimenti del 29 maggio 1985 presso l’omonimo stadio di<br />
Bruxelles ove, <strong>in</strong> occasione di un <strong>in</strong>contro di calcio persero la vita 39 persone,<br />
delle quali 32 italiane, non per un terremoto, né per un’alluvione, ma<br />
soltanto per una condizione di panico generalizzato che certamente ha determ<strong>in</strong>ato<br />
più vittime di quelle che avrebbero causato i tentativi di carica dei<br />
tifosi avversari verso il settore italiano.<br />
Progettare qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> chiave preventiva un’ottimale risposta alle situazioni<br />
di emergenza, sia dal punto di vista tecnico-operativo che psicologico,<br />
quest’ultimo esteso sia alle vittime, alle persone più o meno direttamente<br />
co<strong>in</strong>volte nell’evento <strong>in</strong>cidentale, ma anche agli stessi operatori del soccorso,<br />
assume certamente un’importanza fondamentale per limitare <strong>in</strong> senso assoluto<br />
le conseguenze dell’evento.<br />
A tal proposito vorrei altresì sottol<strong>in</strong>eare il “peso mediatico” che talvolta<br />
si riversa sulle vittime, ma anche sui soccorritori, certamente dettato da<br />
necessarie e giuste motivazioni ma <strong>in</strong> certe circostanze probabilmente esagerato<br />
considerando il contesto dell’evento e le conseguenti condizioni emotive<br />
generali, ma dalle quali, comunque, non ci può esimere.<br />
Ma se è più facile preparare a ciò i soccorritori, per esempio attraverso<br />
specifici corsi di formazione, è certamente assai problematico <strong>in</strong>trodurre tra<br />
la gente comune la cultura dell’emergenza senza che la stessa si sia verificata.<br />
Del resto, la stessa Legge n. 225/192, che istituisce il Servizio Nazionale<br />
della Protezione Civile, prevede la necessità della previsione, della prevenzione,<br />
del soccorso e del superamento delle emergenze.<br />
Il tutto potremmo riassumerlo anche con la frase: “Pianificare prima,<br />
per applicare durante e gestire poi”.<br />
°Arch. Alessandro Marchione, Sostituto Direttore Ant<strong>in</strong>cendi, Capo del Comando Prov<strong>in</strong>ciale<br />
dei Vigili del Fuoco di Chieti.
- 33 -<br />
UNA RISPOSTA AL PTSD<br />
Massimo di Giannantonio, Virg<strong>in</strong>ia Mar<strong>in</strong>o°<br />
Sono trascorsi sette mesi dalla notte del terremoto che distrusse gran<br />
parte della città de L’Aquila; sono trascorsi sette mesi da quando molte persone<br />
hanno visto morire i propri cari, hanno perso le proprie case, gli affetti,<br />
il lavoro, ogni tipo di sicurezza.<br />
Sono trascorsi sette mesi da un tipico disastro di massa e <strong>in</strong> questo arco<br />
di tempo il Disturbo Post Traumatico da Stress ha avuto la sua evoluzione e<br />
ha combattuto la sua personale battaglia per <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uarsi stabilmente e<br />
cronicamente nelle menti dei sopravvissuti alla catastrofe.<br />
Scampato il pericolo di vita, la maggior parte delle persone co<strong>in</strong>volte<br />
<strong>in</strong> un’emergenza di massa ha reazioni che si possono def<strong>in</strong>ire “normali”, nel<br />
contesto di circostanze sicuramente “anormali”. Ciò vuol dire che tutte le reazioni<br />
immediate che si possono osservare nelle vittime di un disastro rappresentano<br />
comportamenti assolutamente comprensibili e fisiologici se rapportati<br />
al contesto <strong>in</strong> cui si verificano; il lavoro degli esperti durante l’<strong>in</strong>tervento<br />
psico-sociale ad un’Emergenza di Massa è quello, dunque, di fare <strong>in</strong><br />
modo che queste reazioni non si cronicizz<strong>in</strong>o e sfum<strong>in</strong>o di <strong>in</strong>tensità con il<br />
passare del tempo f<strong>in</strong>o a diventare solo il ricordo di un’esperienza sicuramente<br />
negativa (supportare i “co<strong>in</strong>volti” nella normale risposta psichica al<br />
disastro); evitare la cronicizzazione vuol dire di certo evitare che il disturbo<br />
post traumatico da stress prenda il sopravvento.<br />
Dopo un disastro si può <strong>in</strong>correre <strong>in</strong> diversi tipi di disagi mentali e si<br />
possono adottare svariate tipologie d’<strong>in</strong>tervento utili per assistere i superstiti<br />
non solo a livello di sopravvivenza fisica.<br />
Molto spesso i sopravvissuti rifiutano qualsiasi tipo di assistenza, è proprio<br />
per questo che, all’<strong>in</strong>izio, nell’immediatezza di un disastro di massa, si<br />
può scegliere di adottare una tipologia di <strong>in</strong>tervento che rifiuti il classico approccio<br />
cl<strong>in</strong>ico, e che sia caratterizzata da un approccio molto più pratico.<br />
E’ fondamentale il supporto sociale per permettere il recupero degli<br />
stessi aspetti sociali della vita che sono andati persi nel momento della catastrofe,<br />
<strong>in</strong>fatti il tipo di trauma che si può presentare è sia di tipo <strong>in</strong>dividuale<br />
che sociale.<br />
Da dati riportati grazie a diversi studi sul campo si è riscontrato che un<br />
gran numero di co<strong>in</strong>volti <strong>in</strong> un disastro di massa rifiuta l’aiuto degli esperti<br />
se non quello immediato dei vigili del fuoco addetti al salvataggio dal pericolo<br />
di morte. Il motivo per il quale le persone rifiutano <strong>in</strong>izialmente l’assistenza<br />
è dovuto al fatto che non sono loro a richiedere questa tipologia di<br />
aiuto, ma sono gli stessi addetti ai lavori che si recano da loro <strong>in</strong> prima persona<br />
mettendo <strong>in</strong> risalto un certo tipo di problematiche; è importante dunque<br />
non far sentire le vittime di un disastro dei “graziati”, a cui chi non è<br />
stato colpito dal disastro, concede con “magnanimità” l’aiuto di esperti; e,<br />
tra le altre cose, sono fondamentali i term<strong>in</strong>i usati per descrivere le forme di<br />
aiuto (ad es. “Consulenza Psicologica” non è una term<strong>in</strong>ologia vista di buon<br />
occhio; sarebbe più appropriato utilizzare ad es. “Discutere dello stress causato<br />
dal disastro”).
- 34 -<br />
Di aiuto per l’approccio psicologico con i superstiti sarebbe, <strong>in</strong>oltre,<br />
cercare di <strong>in</strong>contrarli <strong>in</strong> luoghi a loro familiari (chiese, bar, scuole, etc.) <strong>in</strong><br />
modo tale da rendere “l’<strong>in</strong>contro psicologico” più <strong>in</strong>formale; è importante,<br />
anche, che gli addetti ai lavori si facciano percepire come facenti parte della<br />
comunità, usando un l<strong>in</strong>guaggio semplice, cercando l’aiuto dei leader locali;<br />
è <strong>in</strong> questo modo che si potranno raggiungere risultati importanti.<br />
Di grande utilità, può rivelarsi, l’adozione degli opuscoli che descrivono<br />
cosa succede dopo il disastro, quali sono le reazioni e come ci si dovrebbe<br />
comportare. Le persone di solito sono molto <strong>in</strong>teressate alla lettura di queste<br />
brochures, è qu<strong>in</strong>di importante che siano dettagliate nelle loro descrizioni.<br />
I sopravvissuti hanno anche diverse reazioni al disastro: alcuni si sentono<br />
paurosi ed ansiosi; altri si preoccupano per la loro salute psichica e fisica<br />
e per quella dei cari; possono soffrire di disturbi del sonno (<strong>in</strong>cubi o rem<strong>in</strong>iscenze<br />
dell’evento); possono sentirsi affranti dalla perdita di un loro caro o<br />
della loro casa, o comunque degli oggetti di valore o di un certo significato<br />
personale; ci sono ovviamente problemi di trasporto, logistici, si possono<br />
perdere oggetti essenziali (ad es. occhiali); sono presenti <strong>in</strong> larga misura i sopravvissuti<br />
che si sfogano con i soccorritori e che mettono a nudo i proprio<br />
sentimenti e la propria voglia di reagire.<br />
In def<strong>in</strong>itiva il primo lavoro con i sopravvissuti ad un disastro di massa<br />
è non solo di vitale importanza per la salute fisica delle vittime, ma anche<br />
per quella psichica e sociale, ma di certo affatto semplice da attuare soprattutto<br />
senza un’adeguata preparazione e progettazione.<br />
Come sappiamo dal DSM IV i criteri per il PTSD comprendono paura<br />
<strong>in</strong>tensa, il sentirsi <strong>in</strong>erme o il provare orrore (oppure, nei bamb<strong>in</strong>i, comportamento<br />
disorganizzato o agitazione) (Criterio A2). I s<strong>in</strong>tomi caratteristici<br />
che risultano dall’esposizione ad un trauma estremo <strong>in</strong>cludono il cont<strong>in</strong>uo<br />
rivivere l’evento traumatico (Criterio B), l’evitamento persistente degli stimoli<br />
associati con il trauma, l’ottundimento della reattività generale (Criterio<br />
C) e s<strong>in</strong>tomi costanti di aumento dell’arousal (Criterio D). Sebbene sappiamo<br />
che il migliore lavoro con le vittime di un Disastro, come è stato quello del<br />
terremoto de L’Aquila, sia quello di prevenzione, o cura precoce, riuscendo,<br />
nella più possibile immediatezza del disastro, a <strong>in</strong>staurare un dialogo psicologico<br />
con le vittime, ed i co<strong>in</strong>volti <strong>in</strong> genere, <strong>in</strong> modo da ottenere, come dicevamo,<br />
una buona risposta al trauma caratterizzata dalla elaborazione dello<br />
stesso; non è da escludere che i s<strong>in</strong>tomi riportati nel DSM IV non scompaiano<br />
del tutto o addirittura appaiano a distanza di tempo dal disastro aprendo<br />
il campo al disturbo post traumatico da stress dopo che gli addetti al lavoro<br />
del disastro abbiano già lasciato il campo di <strong>in</strong>tervento (e non è affatto raro<br />
che ciò avvenga, specie perché si è purtroppo rilevato che più volte nel lavoro<br />
di soccorso ai disastri <strong>in</strong> Italia, il “campo” sia stato lasciato f<strong>in</strong> troppo presto<br />
da alcune categorie di addetti ai lavori che <strong>in</strong>vece probabilmente avrebbero<br />
dovuto avere la possibilità di cont<strong>in</strong>uare con costanza e cont<strong>in</strong>uità il<br />
proprio lavoro con le vittime).<br />
E’ a questo punto che si fa pressante l’esigenza di un <strong>in</strong>tervento cl<strong>in</strong>ico<br />
che lavori con l’<strong>in</strong>dividuo e i ricordi <strong>in</strong>calzanti e <strong>in</strong>accettabili dell’evento<br />
traumatico.<br />
La maggioranza delle persone della società moderna si imbatterà <strong>in</strong> un<br />
evento che potrebbe favorire l’<strong>in</strong>sorgenza di gravi reazioni da stress almeno
- 35 -<br />
una volta nella propria vita. Ci sono differenze <strong>in</strong>dividuali che determ<strong>in</strong>ano<br />
come le persone reagiscono allo stress, sebbene tutti possono andare <strong>in</strong>contro<br />
ad un esaurimento emotivo a seguito di sfide soverchianti.<br />
La maggioranza delle persone che sviluppano il disturbo post traumatico<br />
da stress, lo fanno nel primo mese che segue l’esposizione ad un evento<br />
traumatico. Circa il 15% può avere un’<strong>in</strong>sorgenza ritardata. Solitamente, l’<strong>in</strong>dice<br />
più chiaro che il sopravvissuto svilupperà PTSD, è la gravità delle reazioni<br />
<strong>in</strong>iziali.<br />
Breslau et al. (1991) hanno stimato che il 13% degli uom<strong>in</strong>i e il 30%<br />
delle donne sviluppa un PTSD dopo un evento traumatico. Per quel che concerne<br />
l’età evolutiva, è stato stimato da fonti affidabili che tra il 20 e il 30%<br />
dei bamb<strong>in</strong>i che sopravvivono ad un <strong>in</strong>cidente stradale sviluppa PTSD, e i<br />
restanti avranno isolati, ma non meno gravi, s<strong>in</strong>tomi correlati allo stress. In<br />
un disastro nel quale molti bamb<strong>in</strong>i furono uccisi nella loro scuola, è stato<br />
stimato che dopo 33 anni il 29% dei sopravvissuti soffre ancora di PTSD<br />
(Morgan et a. 2003).<br />
Le persone che presentano una varietà di problemi attuali, potrebbero<br />
avere vissuto un trauma psicologico che non è mai stato trattato. Si considera<br />
sempre di più buona prassi ottenere una dettagliata storia del trauma nella<br />
pratica cl<strong>in</strong>ica di rout<strong>in</strong>e.<br />
La probabilità che una persona sia esposta ad un evento traumatico nel<br />
corso della propria vita è alta, e non può non essere presa <strong>in</strong> considerazione<br />
la possibilità che sviluppi PTSD, depressione o altri disturbi.<br />
Le persone che sviluppano disturbo post traumatico da stress non sono<br />
solo molto sofferenti, <strong>in</strong> molti casi la loro capacità di divertirsi e di lavorare<br />
produttivamente viene seriamente compromessa. L’impatto economico di un<br />
disastro non deve essere visto solamente <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di ricostruzione del tessuto<br />
fisico, ma anche <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di ricostruzione del benessere psicologico delle<br />
persone.<br />
La ricerca mostra che il sostegno da parte di familiari e amici può essere<br />
una parte importante della terapia. Alcuni tipi di terapie puntano direttamente<br />
ai s<strong>in</strong>tomi di PTSD, altre terapie si focalizzano sui problemi sociali,<br />
familiari, o di lavoro. Una terapia utile è la terapia cognitivo comportamentale,<br />
o CBT.<br />
Negl’anni però alla CBT è stata affiancata una nuova tecnica di <strong>in</strong>tervento<br />
terapeutico: l’EMDR.<br />
In una recente meta-analisi <strong>in</strong>trapresa dal NICE (2005), le due terapie<br />
evidence based spiccano per la produzione di un effetto cl<strong>in</strong>icamente significativo<br />
nel trattamento.<br />
Le attuali l<strong>in</strong>ee guide dell’International Society for Traumatic Stress<br />
Studies sui trattamenti stabiliscono che l’EMDR è un trattamento efficace<br />
per il PTSD (Chemtob, Tol<strong>in</strong>, van der Kolk & Pitman, 2000). Queste l<strong>in</strong>ee<br />
guida <strong>in</strong>dicano che l’EMDR è supportato da una ricerca maggiore di quasi<br />
tutte le altre terapie per il PTSD. Infatti, l’ISTSS ha valutato l’EMDR efficace<br />
per i PTSD con una classificazione A/B (Foa, Keane & Friedman, 2000).<br />
La classificazione A è stata assegnata sulla base di una revisione di 7<br />
studi random controllati con risultati statisticamente significativi, su vari<br />
gruppi, compresi i bamb<strong>in</strong>i.
- 36 -<br />
La classificazione B <strong>in</strong>dica che sono necessari ulteriori studi e che confront<strong>in</strong>o<br />
l’EMDR con altre terapie focalizzate sui PTSD. Si ritiene che<br />
l’EMDR potrebbe ricevere il più alto livello di riconoscimento della sua efficacia.<br />
Dopo la pubblicazione delle l<strong>in</strong>ee guida dell’ISTSS nel 2000, altri studi<br />
e ricerche si sono focalizzate sul confronto dell’efficacia dell’EMDR con altri<br />
trattamenti. Tre studi cl<strong>in</strong>ici randomizzati hanno confrontato l’EMDR alle terapie<br />
di esposizione (Ironson et al., 2002) e alla terapia cognitiva più esposizione<br />
(Power et al., 2002 e Lee et al., 2002). Questi studi hanno osservato<br />
che non c’erano differenze tra l’EMDR e il gruppo di terapia cognitivo/<br />
comportamentale (CBT) con dei valori superiori <strong>in</strong> due delle ricerche a favore<br />
dell’EMDR soprattutto per i s<strong>in</strong>tomi <strong>in</strong>trusivi del PTSD.<br />
L’Eye Movement Desensitization and Reprocess<strong>in</strong>g (EMDR - strutturato<br />
come metodo terapeutico nel 1989 da Franc<strong>in</strong>e Shapiro) è un approccio<br />
terapeutico che rappresenta uno strumento fondamentale dunque per la<br />
cura del PTSD.<br />
La focalizzazione dell’EMDR è sul ricordo dell’esperienza o esperienze<br />
traumatiche che hanno contribuito a sviluppare la patologia o il disagio che<br />
presenta il paziente. L’aspetto che lo caratterizza di più tra gli approcci è<br />
rappresentato dalla stimolazione bilaterale alternata (destra – s<strong>in</strong>istra) che<br />
realizza il terapeuta mentre il paziente si focalizza sulle componenti del ricordo<br />
dell’esperienza traumatica. Altre forme alternative di stimolazione<br />
possono essere prodotte da tamburellamenti sulle mani del paziente <strong>in</strong><br />
modo ritmico e alternato o da suoni proposti sempre da destra a s<strong>in</strong>istra <strong>in</strong><br />
modo alternato. Perciò viene creato un duplice focus di attenzione (dual focus):<br />
il paziente si concentra sullo stimolo <strong>in</strong>terno (immag<strong>in</strong>i, cognizioni,<br />
emozioni e sensazioni corporee legati al trauma) mentre segue uno stimolo<br />
esterno dato dalla stimolazione bilaterale alternata. Questa stimolazione è<br />
chiamata set ed è di breve durata (<strong>in</strong> genere si fa per circa 30/40 secondi).<br />
Dopo ogni set il paziente riferisce quello che ha notato (cambiamenti nelle<br />
emozioni, nelle sensazioni corporee oppure se emergono degli <strong>in</strong>sight o associazioni<br />
con altri ricordi, etc.). La seduta prosegue con i set di stimolazione<br />
bilaterale frammentati dai feedback del paziente f<strong>in</strong>o a quando riferisce di<br />
non sentire alcun disagio o disturbo legato al ricordo del trauma (<strong>in</strong> questo<br />
senso si arriva ad una desensibilizzazione) e sente vera un’affermazione positiva<br />
su di sé legata al ricordo.<br />
La desensibilizzazione e il cambiamento di prospettiva <strong>in</strong> ambito<br />
cognitivo osservabili durante una seduta di EMDR riflettono l’elaborazione<br />
del ricordo dell’esperienza traumatica e qu<strong>in</strong>di si osserva che il paziente per<br />
la prima volta “vede” il ricordo lontano, distante, modifica le valutazioni<br />
cognitive su di sé, <strong>in</strong>corporando emozioni adeguate alla situazione ed elim<strong>in</strong>ando<br />
le sensazioni fisiche disturbanti. Al term<strong>in</strong>e di una seduta completa di<br />
EMDR il paziente è <strong>in</strong> grado di pensare all’evento traumatico senza alcun disagio<br />
emotivo, facendo una valutazione positiva su di sé come persona e senza<br />
alcun disturbo a livello corporeo. In genere viene percepito come qualsiasi<br />
altro ricordo di situazioni che sono state altamente stressanti o traumatiche<br />
che appartengono alla sua storia e che sono state elaborate nel tempo.<br />
Un pr<strong>in</strong>cipio essenziale <strong>in</strong> grado di spiegare verosimilmente quanto<br />
accade durante l’applicazione dell’EMDR, consiste nel considerare l’esisten-
- 37 -<br />
za di un sistema <strong>in</strong>nato <strong>in</strong> tutte le persone, fisiologicamente orientato ad elaborare<br />
le <strong>in</strong>formazioni <strong>in</strong> un’ottica di auto-guarigione. Tale risoluzione<br />
adattiva lavora per non trattenere emozioni e cognizioni negative, che potrebbero<br />
altrimenti portare alla creazione di nuovi network neurali<br />
disfunzionali all’omeostasi della salute psichica dell’<strong>in</strong>dividuo. L’EMDR attiva<br />
e mantiene <strong>in</strong> uno stato d<strong>in</strong>amico questo sistema di elaborazione dell’<strong>in</strong>formazione<br />
<strong>in</strong>nato, veicolando una risoluzione adeguata delle <strong>in</strong>formazioni<br />
precedentemente immagazz<strong>in</strong>ate <strong>in</strong> maniera disfunzionale.<br />
L’obiettivo dell’EMDR è di mettere <strong>in</strong> moto (soprattutto attraverso la<br />
stimolazione bilaterale) l’<strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco e <strong>in</strong>nato sistema di elaborazione dell’<strong>in</strong>formazione<br />
per trasformare le percezioni immagazz<strong>in</strong>ate <strong>in</strong> modo<br />
disfunzionale. Infatti, la doppia focalizzazione che avviene durante una seduta<br />
di EMDR (attenzione ai movimenti oculari, o ad altre stimolazioni<br />
bilaterali, e contemporaneamente agli elementi più significativi dell’esperienza<br />
traumatica) permetterebbe l’elaborazione adattiva di tali esperienze<br />
verso un’<strong>in</strong>tegrazione con reti neurali naturalmente orientate alla salute<br />
mentale. In questo senso la desensibilizzazione e la ristrutturazione cognitiva<br />
deriverebbero direttamente dalla rielaborazione adattiva che avviene a livello<br />
neurofisiologico.<br />
Oltre ad essere stato riconosciuto <strong>in</strong> ambito scientifico e accademico<br />
f<strong>in</strong>o al punto di essere stato dichiarato uno dei metodi evidence-based per la<br />
terapia del PTSD e qu<strong>in</strong>di del trauma, uno dei contributi maggiori che ha<br />
offerto l’EMDR alla psicoterapia consiste nell’aver trovato la modalità per accedere<br />
alle <strong>in</strong>formazioni immagazz<strong>in</strong>ate nella memoria, stimolare il meccanismo<br />
di elaborazione di queste <strong>in</strong>formazioni e portarle alla risoluzione. Non<br />
sorprende allora che il modello di Elaborazione Adattiva dell’Informazione<br />
formulato da Franc<strong>in</strong>e Shapiro abbia fatto diventare l’EMDR un l<strong>in</strong>guaggio<br />
comune tra i pr<strong>in</strong>cipali approcci terapeutici.<br />
°Indirizzo dell’Autore: Massimo di Giannantonio<br />
Professore Ord<strong>in</strong>ario della cattedra di Psichiatria presso l’Università G. D’Annunzio di<br />
Chieti e Pescara, Direttore del Centro di Salute Mentale della Asl di Chieti<br />
°°Virg<strong>in</strong>ia Mar<strong>in</strong>o, Tutor della cattedra di Psichiatria presso l’Università G. D’Annunzio di<br />
Chieti e Pescara.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
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disorder <strong>in</strong> an urban population of young adults. Archives of General Psychiatry 48:<br />
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disasters. Editor Diana Nordboe, M.Ed. USA, 2000.<br />
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- 38 -<br />
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European Policy Paper concern<strong>in</strong>g different aspects of psychological support and<br />
social accompaniment for people <strong>in</strong>volved <strong>in</strong> major accidents and disasters. M<strong>in</strong>istry<br />
of Public Health, Brussels, Belgium, 2001.<br />
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reprocess<strong>in</strong>g: Effectiveness and autonomic correlates. Journal of Behavior Therapy<br />
and Experimental Psychiatry, 27, 219-229, 1996.<br />
- Wilson, S.A., Becker, L.A., & T<strong>in</strong>ker, R.H. Fifteen-month follow-up of eye movement<br />
desensitization and reprocess<strong>in</strong>g (EMDR) treatment for PTSD and psychological trauma.<br />
Journal of Consult<strong>in</strong>g and Cl<strong>in</strong>ical Psychology, 65, 1047-1056, 1997.<br />
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<strong>in</strong>tervention with children and adolescents. Advances <strong>in</strong> M<strong>in</strong>d-Body Medic<strong>in</strong>e 17: 191-<br />
196, 2001.<br />
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Movement Desensitization and Reprocess<strong>in</strong>g (EMDR) for PTSD Rape Victims. Journal<br />
of Traumatic Stress, 18,6, 607-616, 2005.
- 39 -<br />
- II ANNUNCIO - DATE DEFINITIVE<br />
X CONVEGNO NAZIONALE “MENTE-CORPO” ORGANIZZATO DALLA<br />
SEZIONE PESCARESE DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI MEDICINA<br />
PSICOSOMATICA (Dott. F. Agresta) e dal CENTRO DI PSICOLOGIA,<br />
PSICOSOMATICA CLINICA E PSICOTERAPIA ANALITICA (CSPP)<br />
Patroc<strong>in</strong>io Ord<strong>in</strong>e Psicologi d’Abruzzo<br />
DUE GIORNATE DI PSICODRAMMA ANALITICO<br />
e<br />
SEMINARIO TEORICO - PRATICO<br />
DI PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA<br />
Laboratorio esperienziale a numero chiuso<br />
Conduttori:<br />
PIERO PARIETTI (Presidente della SIMP) - ELISA FARETTA<br />
del Centro Studi di Psicoterapia Integrata Immag<strong>in</strong>ativa ad<br />
Espressione Corporea (Milano)<br />
<strong>in</strong> Collaborazione con<br />
ISTITUTO DI PSICOTERAPIA ANALITICA ED ANTROPOLOGIA<br />
ESISTENZIALE<br />
(Scuola di Specializzazione <strong>in</strong> Psicoterapia - IPAAE:<br />
Dir. Dott. D. Romagnoli)<br />
6/7/8 novembre 2009 - Montesilvano (PE)<br />
SEDE: Grand Hotel Adriatico, Montesilvano (PE)-zona Grandi Alberghi
- 40 -<br />
Data: venerdì 6 (pomeriggio. Sem<strong>in</strong>ario) sabato 7 (<strong>in</strong>tera giornata), e domenica<br />
8 novembre 2009 (matt<strong>in</strong>ata). Nel pomeriggio di venerdì: h 15-19,00,<br />
Sem<strong>in</strong>ario aperto a tutti. Sabato <strong>in</strong>tera giornata e domenica h. 9.00-12,00,<br />
riservato al Laboratorio di Psicodramma analitico.<br />
Comitato Scientifico: F. Agresta, E. Faretta, P. Parietti, A. M. Rotondo.<br />
IL SEMINARIO teorico-cl<strong>in</strong>ico del venerdì 6 è aperto a tutte le figure<br />
professionali socio-sanitarie (medici, psicologi, <strong>in</strong>fermieri, logopedisti,<br />
fisioterapisti, assistenti sociali, ecc.), a <strong>in</strong>segnanti, manager e studenti -<br />
n. 50 max persone.<br />
Le tecniche presentate sono specifiche e derivate dagli “stati modificati<br />
della coscienza”: proprio, per la specificità del terremoto <strong>in</strong> Abruzzo, sia con<br />
il dibattito aperto sulla pag<strong>in</strong>a web della SIMP, ci saranno contributi diretti e<br />
<strong>in</strong>diretti di Colleghi e studenti che contribuiranno con la loro esperienza sul<br />
campo ad aprire il Sem<strong>in</strong>ario.<br />
La Dott.ssa E. Faretta che è particolarmente esperta <strong>in</strong> questa area di<br />
formazione e di recupero - entrambi i Conduttori proporranno “<strong>in</strong> diretta”<br />
alcune delle tecniche più <strong>in</strong>novative e specifiche. L’acronimo PIIEC sta ad<br />
<strong>in</strong>dicare la Psicoterapia Integrata Immag<strong>in</strong>tiva ad Espressione Corporea,<br />
caratterizzata da una <strong>in</strong>tegrazione tra modalità tecniche diverse ma tra loro<br />
compatibili; <strong>in</strong>oltre, la tecnica dell’EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione<br />
attraverso i Movimenti Oculari) l’Ipnosi di derivazione ericksoniana,<br />
le tecniche Meditative di consapevolezza e di M<strong>in</strong>dfulness, f<strong>in</strong>o allo<br />
Psicodramma Analitico e al significato del “simbolismo” <strong>in</strong> Psicosomatica. Il<br />
campo di applicazione ci porta a pensare ai vari Disturbi d’ansia, al Disturbo<br />
Post Traumatico da stress f<strong>in</strong>o a Traumatizzazioni vicarie (esposizione a<br />
situazioni catastrofiche, come terremoto, sciagure e attentati terroristici).<br />
Il Prof. P. Parietti, Psichiatra, Psicoanalista, allievo di F. Fornari e di M.<br />
Sapir, è Presidente della SIMP Responsabile della Formazione, è Direttore<br />
della Scuola Quadriennale ad <strong>in</strong>dirizzo Psicosomatico di RiZA, ed è<br />
particolarmente esperto come Formatore e didatta nel campo dei G. Bal<strong>in</strong>t,<br />
dello Psicodramma Analitico, dell’Ipnosi e delle tecniche di rilassamento<br />
nell’ambito delle psicosomatosi negli aspetti simbolici e relazionali.<br />
Programma di Venerdì 6: brevi Relazioni degli operatori che hanno<br />
avuto esperienza diretta con i Terremotati a vari livelli: medici,<br />
psicologi, <strong>in</strong>fermieri, educatori, ecc. Tavola Rotonda coord<strong>in</strong>ata da P.<br />
Parietti e E. Faretta, con F. Agresta, M. di Giannantonio, D. Romagnoli,<br />
Esperti del 118, il Dott. G. Bontempo (Pres. Ord<strong>in</strong>e Psicologi Abruzzo).<br />
Prezzo per il solo Sem<strong>in</strong>ario (Euro: 20,00); Psicodramma Analitico:<br />
sabato e domenica (Euro: 130,00).<br />
Direzione Scientifica: F. Agresta, E. Faretta, P. Parietti, A.M. Rotondo.<br />
SIMP-CSPP: Tel. : 085/28354; e-mail: fagresta@hotmail.com
- 41 -<br />
La <strong>Rivista</strong> N. <strong>Prospettive</strong> <strong>in</strong> <strong>Psicologia</strong> pubblicherà gli Atti del<br />
Convegno con le Relazioni di tutti i Partecipanti sul prossimo n. 40.<br />
INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:<br />
...............<br />
Dott.ssa A. D’Amato: cell. 349/6940474<br />
e-mail: damatoale@hotmail.it<br />
oppure: Dott.ssa E. Sigillo - cell: 333/3217448<br />
email: emis81@virgilio.it
- 42 -<br />
ALESSITIMIA E DISTURBI POST-TRAUMATICI:<br />
REAZIONI E INCOMUNICABILITÁ EMOTIVE<br />
AL TRAUMA<br />
Giacomo Ciocca°<br />
Alessitimia e DPTS, disturbo post-traumatico da stress.<br />
Sono oramai più che trentennali gli studi sull’alessitimia, def<strong>in</strong>ita da Peter<br />
Sifneos come il deficit affettivo che tiene separata la parte biologica degli affetti,<br />
le emozioni, da quella mentale, i sentimenti. L’alessitimico si presenta con<br />
una scarsa produzione ideativa, immag<strong>in</strong>ale e fantasmatica; sovente non ricorda<br />
i sogni ed ha una particolare tendenza al pensiero operatorio. I sogni sono<br />
di tipo crus, crudi, arrugg<strong>in</strong>iti (Agresta F., 2007) e, per dirla con le parole di<br />
Sifneos, l’alessitimico “non ha parole per esprimere le proprie emozioni”<br />
(Sifneos P. , 2006). Di contro, sul versante corporeo, vengono riscontrati la<br />
comparsa di disturbi psicosomatici e di vere malattie psicosomatiche: dall’emicrania<br />
al prurito s<strong>in</strong>e materia, dalle coliti alle diverse dermatiti, dalle rettocoliti<br />
ulcerose all’asma bronchiale, f<strong>in</strong>o alle varie disfunzioni sessuali. Gli studi<br />
sull’alessitimia sono molteplici e si convogliano <strong>in</strong> tutte le aree della personalità:<br />
dalle personalità dipendenti, alle forme di bulimia e anoressia; dalle personalità<br />
narcisistiche ai gravi disturbi di personalità.<br />
Le cause dell’esordio di questo deficit affettivo sono spesso riconducibili<br />
ad un <strong>in</strong>terrotto processo di mentalizzazione che conf<strong>in</strong>a le emozioni ad<br />
un livello esclusivamente biologico, senza la necessaria, quanto salutare<br />
trasduzione del somatico nello psichico. L’opera, def<strong>in</strong>ita da McDougall, di<br />
desomatizzazione non ha luogo e la corporeità emozionale non diviene cosciente<br />
poiché non trova i corrispettivi aspetti mentali.<br />
Questa situazione che evidentemente assume una dimensione cl<strong>in</strong>ica,<br />
sia sul piano psico-emotivo che su quello somatico, non solo specifica i pazienti<br />
disaffettivi e psicosomatici, ma anche coloro che sono stati esposti a<br />
traumi.<br />
E’ stato constatato <strong>in</strong>fatti, che la mancanza di parole di fronte ad un<br />
particolare ed <strong>in</strong>tenso tono affettivo è una condizione assai frequente nei disturbi<br />
post-traumatici e nel DPTS, il disturbo post traumatico da stress.<br />
Riportiamo adesso e di seguito i criteri diagnostici per il Disturbo Post-<br />
Traumatico da Stress così come sono elencati nel DSM-IV:<br />
A. la persona è stata esposta ad uno o più eventi traumatici che hanno<br />
implicato morte, o m<strong>in</strong>accia di morte, o gravi lesioni, o una m<strong>in</strong>accia per<br />
l’<strong>in</strong>tegrità fisica propria o di altri. La risposta della persona comprendeva<br />
paura <strong>in</strong>tensa, sentimenti di impotenza, o di orrore.<br />
B. l’evento traumatico viene rivissuto persistentemente <strong>in</strong> uno (o più)<br />
dei seguenti modi: ricordi spiacevoli;sogni spiacevoli ricorrenti e <strong>in</strong>trusivi<br />
dell’evento; alluc<strong>in</strong>azioni e episodi dissociativi di flashback.<br />
C. il soggetto fa sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni,<br />
attività, luoghi o persone associate con il trauma. Prova sentimenti di distacco<br />
o di estraneità verso gli altri, affettività ridotta (es. <strong>in</strong>capacità di provare
- 43 -<br />
sentimenti di amore); sentimenti di dim<strong>in</strong>uzione delle prospettive future (es.<br />
aspettarsi di non potere avere una carriera, un matrimonio o dei figli, o una<br />
normale durata della vita).<br />
D. s<strong>in</strong>tomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del<br />
trauma) come <strong>in</strong>dicato da almeno due dei seguenti elementi: difficoltà a addormentarsi<br />
o a mantenere il sonno; irritabilità o scoppi di collera; difficoltà<br />
a concentrarsi; ipervigilanza; esagerate risposte di allarme.<br />
E. la durata del disturbo (s<strong>in</strong>tomi ai criteri B, C e D) è superiore a 1<br />
mese.<br />
F. il disturbo causa disagio cl<strong>in</strong>icamente significativo o menomazione nel<br />
funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti (DSM IV TR, 2002).<br />
Nel manuale diagnostico dei disturbi psichiatrici è altresì presente la<br />
diagnosi differenziale con il disturbo acuto da stress che ha una durata <strong>in</strong>feriore<br />
alle quattro settimane, oltre le quali si converte nel DPTS.<br />
Il cluster s<strong>in</strong>tomatologico del DPTS è collegato ad un evento di natura<br />
traumatica, causa scatenante delle reazioni successive a carattere patologico.<br />
Questo disturbo si protrae per più di un mese con conseguenze emotive<br />
e comportamentali che arrecano un disagio considerevole e <strong>in</strong> alcuni casi<br />
una vera e propria disabilità per il paziente.<br />
A tal proposito, Henry Krystal, psicoanalista di orig<strong>in</strong>e polacca che figura<br />
tra i sopravvissuti ai campi di sterm<strong>in</strong>io nazista, è sicuramente uno dei<br />
più grandi studiosi di disturbo post-traumatico da stress.<br />
L’<strong>in</strong>timo contatto stretto con chi ha condiviso come lui la realtà del<br />
campo di concentramento, e poi la presa <strong>in</strong> carico da terapeuta di pazienti<br />
vittime non dell’eccidio, ma della morte psichica causata dall’esposizione a<br />
scenari delittuosi, fanno di Krystal un’autorità nella ricerca sul disturbo posttraumatico.<br />
La sua opera Affetto, trauma, alessitimia, oltre ad <strong>in</strong>dagare lo sviluppo affettivo,<br />
mette <strong>in</strong> relazione gli eventi traumatici allo strutturarsi di alessitimia.<br />
Sebbene il pioniere delle teorie sul trauma sia stato Freud, secondo il<br />
quale le nevrosi e l’isteria erano l’effetto diretto di un trauma reale o<br />
fantasmatico rimosso <strong>in</strong>sieme alla sua carica affettiva, nell’alessitimia di orig<strong>in</strong>e<br />
traumatica la riflessione si arricchisce ulteriormente.<br />
L’anedonia, l’appiattimento affettivo, la mancanza di empatia del criterio<br />
C e i correlati psicosomatici riportati dal criterio D del DSM, richiamano<br />
al costrutto di alessitimia nella sua decl<strong>in</strong>azione di orig<strong>in</strong>e traumatica.<br />
Krystal, prima di procedere all’esame delle conseguenze alessitimiche,<br />
così descrive la fenomenologia del trauma:<br />
“Uno stato di paralisi, di sopraffazione, con immobilità, ritiro, possibile<br />
depersonalizzazione e sogni di disorganizzazione. Può presentarsi una<br />
regressione <strong>in</strong> qualsiasi ambito -o <strong>in</strong> tutti- della funzione mentale e dell’espressione<br />
degli affetti. La regressione è seguita da tentativi caratteristici<br />
di recupero mediante la ripetizione, da sogni tipici e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, da s<strong>in</strong>dromi<br />
nevrotiche, caratteriologiche, psicosomatiche o altre a lungo term<strong>in</strong>e”<br />
(Krystal, 1988).<br />
Dopo un evento carico di terrore, dopo che la risposta fisiologica si rifà<br />
a meccanismi difensivi antichi con attivazioni neuroendocr<strong>in</strong>e tipiche nei<br />
casi di paura, la conseguente eco psicosomatica assume una conformazione
- 44 -<br />
di d<strong>in</strong>iego emozionale che può perdurare nel tempo.<br />
Il dramma dell’olocausto, e soprattutto, il dilemma della memoria a distanza<br />
di anni ripropongono sempre lo stesso quesito: con quali parole si<br />
può raccontare ai posteri la più grande strage di vite umane consumata dal<br />
Terzo Reich?<br />
E’ evidente che i primi costretti a trovare le parole per descrivere lo<br />
sterm<strong>in</strong>io nazista sono stati i sopravvissuti e tutti coloro che nell’ hic et nunc<br />
hanno assistito all’accaduto.<br />
La mancanza di parole del sopravvissuto ad Auschwitz e la peculiare<br />
catatonia emotiva sperimentata da molti, rappresentano la forma di difesa<br />
più comune di fronte ad un ricordo carico di un affetto <strong>in</strong>tollerabile.<br />
In alcuni casi, secondo Krystal, la rimozione psicoaffettiva di un trauma<br />
<strong>in</strong>-pensabile conduce il soggetto ad una sorta di morte psicogena specificata<br />
da un’assenza quasi totale di emozioni tale da generare una seclusione<br />
psichica. L’<strong>in</strong>dividuo <strong>in</strong> qualche modo si robotizza, si automatizza, diviene<br />
una macch<strong>in</strong>a e ritira ogni tipo di <strong>in</strong>vestimento affettivo.<br />
Viene a mancare il senso di realtà, la facoltà di giudizio, l’<strong>in</strong>iziativa. Chi<br />
è stato esposto ad un trauma abnorme entra <strong>in</strong> uno stato catatonoide che<br />
co<strong>in</strong>cide con il blocco di ogni attività psichica.<br />
Inoltre: “Il paradosso dello stato traumatico è che l’ottundimento<br />
psichico e la seclusione sono vissuti come un sollievo rispetto ai dolorosi affetti<br />
precedenti, come l’ansia; allo stesso tempo, sono vissuti come una prima<br />
fase del morire poiché, <strong>in</strong>sieme al blocco affettivo, c’è un blocco dell’<strong>in</strong>iziativa<br />
e di ogni cognizione che mantenga la vita”( Van der Kolk, McFarlene,<br />
Weisaeth, 1996).<br />
Si assiste, <strong>in</strong> questo caso, alla più <strong>in</strong>sidiosa manifestazione di alessitimia.<br />
Non solo le parole e il l<strong>in</strong>guaggio non codificano i correlati emotivi,<br />
ma addirittura l’anaffettività estrema <strong>in</strong>fluisce sulle funzioni psichiche<br />
basilari che consentono la vita.<br />
Chi è stato colto da una grave traumatologia psichica adotta un sistema<br />
difensivo nei confronti delle emozioni tale da disconoscere e dimenticare<br />
qualsiasi forma emotiva, perché ogni tipo di emozione potrebbe riattivare<br />
quella scatenata dal trauma orig<strong>in</strong>ario.<br />
Alessitimia e trauma psichico catastrofico.*<br />
“Il trauma psichico catastrofico è def<strong>in</strong>ito come una resa a ciò che viene<br />
vissuto come un pericolo <strong>in</strong>evitabile di orig<strong>in</strong>e esterna o <strong>in</strong>terna”(Krystal<br />
H., 1988).<br />
La def<strong>in</strong>izione di Krystal sul trauma psichico catastrofico lascia <strong>in</strong>tendere<br />
che le possibilità di fronteggiare gli eventi traumatici sono assai limitate,<br />
tanto che risposte di resa o di ritiro emotivo sono le più frequenti.<br />
In seguito ad un periodo bellico, ad un eccidio di massa o a una calamità<br />
naturale, il sistema <strong>in</strong>dividuo subisce una brusca alterazione nell’<strong>in</strong>tero<br />
funzionamento psicosomatico.<br />
La mente non possiede nella propria memoria emotiva la capacità di<br />
reagire ad un evento così terribile e il corpo adotta meccanismi di difesa arcaici<br />
e <strong>in</strong>voluti, ma pur sempre adattativi al trauma.<br />
Lo stato catatonoide è uno di questi, simile alla trance ipnotica, si attiva
- 45 -<br />
nel soggetto seguendo una dimensione di coscienza <strong>in</strong>usuale nella quale gli<br />
affetti sono esclusi, e l’unica risposta alla realtà è l’impotenza.<br />
“Lo stato apatico, stuporoso, delle persone <strong>in</strong> situazioni simili, cui talvolta<br />
ci si riferisce come ‘s<strong>in</strong>drome da disastro’, può essere il segnale comune<br />
della perdita e del senso di resa che lo accompagna” (ibidem).<br />
Una catastrofe naturale come il terremoto aquilano del 6 aprile 2009,<br />
ha causato queste e molte altre reazioni emotive e comportamentali.<br />
Nelle ore immediatamente successive al sisma, alcuni <strong>in</strong>dividui hanno<br />
reagito con una rimozione quasi istantanea dell’accaduto. Al matt<strong>in</strong>o seguente<br />
non ricordavano quanto fosse successo alle tre e mezzo della notte, girovagando<br />
tra le postazioni di soccorso <strong>in</strong> una condizione di totale ottundimento.<br />
Il frastuono e il tremore della terra, il crollo degli edifici e le urla della<br />
gente, nei suddetti <strong>in</strong>dividui, hanno provocato una tale forma di negazione<br />
emotiva che si è manifestata con uno stato di torpore simile a quello<br />
alluc<strong>in</strong>atorio.<br />
In altri <strong>in</strong>vece, il correlato emozionale è stato concomitante alla catastrofe,<br />
modulato da abreazione affettiva e specificato da una fenomenologia<br />
comportamentale superiore all’evento, già di per sé terribilmente disastroso.<br />
In questi ultimi si è palesata l’attivazione di immag<strong>in</strong>ari psichici<br />
mortiferi con previsioni apocalittiche e di veritiera morte per il mondo.<br />
In entrambi i casi, cioè nella reazione catatonoide e nell’iperattivazione,<br />
i dispositivi contro l’<strong>in</strong>ondazione affettiva hanno funzionato <strong>in</strong><br />
maniera contrapposta, mediante sovra-<strong>in</strong>vestimento oppure con un completo<br />
ritiro emotivo.<br />
Queste forme del tutto opposte di reazione al trauma, nelle ore postume<br />
all’evento, hanno testimoniato come la tolleranza affettiva si differenzi <strong>in</strong><br />
ogni <strong>in</strong>dividuo sulla base di una propria capacità di elaborazione emotiva.<br />
Di fatto la resilienza personale a un evento e la mobilitazione psicoemotiva<br />
abnorme ad esso sono collegate con i primissimi modelli <strong>in</strong>fantili di<br />
attaccamento e di contenimento materno agli stati di paura e di angoscia.<br />
Nei giorni successivi al sisma, dopo la prima risposta alessitimica che<br />
ha raccolto direttamente dal corpo e dall’attivazione psicofisiologica la propria<br />
ragion d’essere, c’è stato il primo autentico tentativo di mentalizzazione.<br />
Si è cercato di dare un nome alle richieste affettive che provenivano dal<br />
corpo, ci si aggrappava alle parole che da più parti aleggiavano nell’aria, per<br />
capire il senso e per descrivere con il l<strong>in</strong>guaggio la realtà dell’accaduto.<br />
Il sentimento più frequente per nom<strong>in</strong>are le forti emozioni provate, è<br />
stato quello di impotenza. Impotenza reale, nella consapevolezza dell’<strong>in</strong>evitabilità<br />
assoluta del cataclisma naturale; impotenza simbolica, rappresentata<br />
dal blocco delle più abituali funzioni psichiche ed emotive.<br />
E’ a qualche settimana dal trauma catastrofico, che ha com<strong>in</strong>ciato a<br />
strutturarsi una parvenza di DPTS, su una base <strong>in</strong>iziale di reazioni normali ad<br />
un evento anormale. Sono comparsi e si sono ripetuti nel tempo flash-back, <strong>in</strong>cubi,<br />
disturbi gastroenterici, sensazioni di trasalimento, disturbi d’ansia, panico,<br />
tutti collegati all’accaduto e dovuti fondamentalmente ad un costante<br />
stato di attivazione straord<strong>in</strong>aria dell’organismo.<br />
L’arousal , nei giorni successivi al terremoto, è salita a livelli esponenziali,<br />
e il torrente emotivo quanto la scarica psicosomatica erano evidente-
- 46 -<br />
mente maggiori rispetto alle facoltà cognitive di mentalizzare e fronteggiare<br />
l’evento.<br />
L’opera di mentalizzazione, nei confronti di un fatto di tal portata, è<br />
complessa e nasconde l’esordio di una alessitimia, atto a scudo protettivo nei<br />
confronti delle emozioni.<br />
In questa condizione d’emergenza psichica le reazioni verso la componente<br />
biologica degli affetti sono state di r<strong>in</strong>uncia o di irritabilità e rabbia,<br />
che protratte a lungo, potranno evolvere rispettivamente, come <strong>in</strong>dici<br />
prodromici di depressioni e disturbi d’ansia.<br />
Durante questa fase, nella quale il terrore <strong>in</strong>iziale ha ceduto lentamente<br />
il posto agli affetti non abreagiti o espressi <strong>in</strong> modo esagerato, si sono concentrati<br />
i primi <strong>in</strong>terventi di elaborazione di un trauma collettivo.<br />
Sono morte persone, è morta una città con il suo centro storico carico<br />
di simboli e significati quasi millenari. Il terremoto ha frantumato un tessuto<br />
sociale, ha abbattuto edifici di un’ arte antica e riconosciuta a livello mondiale,<br />
ha spezzato famiglie e legami affettivi.<br />
In tutto questo dolore epocale, dove trovare le parole adatte per spiegare<br />
ciò che si è provato? Come narrare ai posteri o a chi non c’era, cosa realmente<br />
è successo la notte del 6 aprile a L’Aquila?<br />
Neppure l’odore acre delle macerie che si è respirato <strong>in</strong> città per un<br />
paio di giorni è stato percepito e raccontato dalle persone nello stesso modo.<br />
La funzione riflessiva, deputata al riconoscimento percettivo ed emotivo, si è<br />
di colpo bloccata <strong>in</strong> un’ <strong>in</strong>tera popolazione scampata ai crolli.<br />
Henry Krystal, nel celebrare la figura del sopravvissuto che tramanda<br />
la tragedia alla quale ha assistito, ricorda: “I sopravvissuti di solito commentano:<br />
‘La verità era molto, molto peggiore!’ ”(ibidem).<br />
Nulla <strong>in</strong> quei giorni ha reso autentica e reale l’esperienza di chi era<br />
presente quella notte a L’Aquila, nemmeno le tante telecamere e televisioni<br />
che assolutamente <strong>in</strong>vano hanno cercato di trasmettere e riproporre al mondo<br />
l’<strong>in</strong>comunicabilità emotiva di quel momento.<br />
Sono stati <strong>in</strong> tanti, che durante i trenta secondi della scossa sismica devastante,<br />
hanno reagito con paralisi e immobilità aspettando la morte; <strong>in</strong> trecento<br />
purtroppo l’hanno trovata...<br />
* In memoria del 6 aprile 2009, ore 3.32, L’Aquila.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
...L’Aquila, un mese dopo circa.<br />
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2, Pescara 2007;<br />
3. Carretti V., La Barbera D.,(2005), Alessitimia, valutazione e trattamento, Roma 2005,<br />
Astrolabio;<br />
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Bor<strong>in</strong>ghieri;
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6. Krystal H. et al., “Assessment of Alexythimia, <strong>in</strong> Posttraumatic Stress Disorder and somatic<br />
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1986;<br />
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Milano 1990, Raffaello Cort<strong>in</strong>a;<br />
8. Van der Kolk, McFarlene, Weisaeth (1996), Stress traumatico, gli effetti sulla mente, sul corpo<br />
e sulla società di esperienze <strong>in</strong>tollerabili, Roma 2004, Magi.<br />
° Giacomo Ciocca, Psicologo, Laureato presso l’Università degli Studi dell’Aquila.<br />
Indirizzo dell’Autore: Giacomo Ciocca<br />
Via S. Antonio Pratelle, 1- 67100, L’Aquila.<br />
e-mail: giacomo.ciocca@libero.it
- 48 -<br />
VALORE CATARTICO DELLA NARRAZIONE<br />
NELLE PERSONE COLPITE DAL TERREMOTO<br />
DELL’AQUILA<br />
(L’esperienza degli psicologi <strong>in</strong> un’area della Asl Lanciano - Vasto)<br />
Antonio Iannone, Carla Amorosi, Stefania Cannone, Francesca Scafetta,<br />
Angelica Ciafard<strong>in</strong>i, Natascia Del Borrello, Paola Massone, Silvia Marfisi<br />
L’evento sismico che ha colpito violentemente L’Aquila e il suo territorio<br />
nella matt<strong>in</strong>a del sei aprile di quest’anno, ha destato nei professionisti<br />
della salute mentale un crescente <strong>in</strong>teresse per quell’ambito applicativo della<br />
psicologia denom<strong>in</strong>ata psicologia dell’emergenza. La psicologia dell’emergenza,<br />
come ambito di studio e di <strong>in</strong>tervento, si occupa delle caratteristiche<br />
strutturali e delle d<strong>in</strong>amiche evolutive dei contesti di emergenza, con particolare<br />
attenzione ai comportamenti, alle comunicazioni e ai processi psichici<br />
che si <strong>in</strong>trecciano nel def<strong>in</strong>ire, gestire e superare tale contesto (Manuale di<br />
psicologia dell’emergenza, F. Sbattella, 2009).<br />
Bisogna considerare che un contesto emergenziale, particolarmente<br />
quello correlato ad una catastrofe naturale come un terremoto, determ<strong>in</strong>a<br />
differenti problemi psicologici sia a livello <strong>in</strong>dividuale che collettivo che, per<br />
la loro complessità e diversificazione dovuta anche alle diverse fasi di <strong>in</strong>tervento,<br />
possono essere affrontati solo facendo riferimento a differenti ambiti<br />
discipl<strong>in</strong>ari e metodologici della psicologia.<br />
Tra i diversi aspetti psicologici che devono essere presi <strong>in</strong> considerazione<br />
<strong>in</strong> emergenza, ci sembrano avere un’ importanza particolare gli effetti sia<br />
a breve che a lungo term<strong>in</strong>e dello stress ed il trauma psichico al quale le vittime<br />
di catastrofi sono particolarmente esposti e che possono determ<strong>in</strong>are lo<br />
sviluppo del disturbo acuto da stress (ASD) e del disturbo da stress post-traumatico<br />
(PTSD), caratterizzati entrambi dalla persistenza di s<strong>in</strong>tomi di tipo<br />
<strong>in</strong>trusivo (pensieri, immag<strong>in</strong>i, sogni ed emozioni riguardanti l’evento vengono<br />
rivissuti con persistenza), da s<strong>in</strong>tomi di evitamento degli stimoli associati<br />
al trauma e da un’esagerata e persistente attivazione psicofisiologica.<br />
Va tenuto <strong>in</strong> considerazione che l’essere co<strong>in</strong>volti <strong>in</strong> un disastro non<br />
può essere considerato un unico evento stressante, perché comporta simultaneamente<br />
l’esposizione a molte ripetute ed impegnative richieste di cambiamento.<br />
La confusione presente nei luoghi di raccolta, l’assenza di privacy, i<br />
disagi igienici e ambientali, le frustranti attese, gli spostamenti forzati, le difficoltà<br />
di comunicazione, si sommano spesso a lutti, perdite materiali e cambiamenti<br />
di ruolo (Sbattella, 2009).<br />
A seguito dell’evento catastrofico che ha colpito la popolazione<br />
aquilana, la Asl Lanciano – Vasto, l’Ord<strong>in</strong>e degli Psicologi della Regione<br />
Abruzzo, il Comune di Tor<strong>in</strong>o di Sangro e l’EAS 23 Basso Sangro hanno costituito<br />
un’ equipé psicosociale di <strong>in</strong>tervento presso le strutture recettive del<br />
Comune di Tor<strong>in</strong>o di Sangro che hanno accolto un numero totale di utenza<br />
pari a 198 unità di cui 27 bamb<strong>in</strong>i.
- 49 -<br />
L’équipe, costituita da 7 psicologi volontari e coord<strong>in</strong>ata dal Dott. Tancredi<br />
Di Iullo, è stata organizzata <strong>in</strong> quattro gruppi ed ha operato a distanza<br />
di circa 20 giorni dall’evento mediante l’istituzione di uno sportello d’ascolto.<br />
Nella prima fase dell’<strong>in</strong>tervento, nella quale lo sportello è stato attivo<br />
per 2 giorni a settimana e per un periodo di tot. 4 settimane, i colloqui sono<br />
stati prevalentemente orientati al supporto e all’accoglimento dei contenuti<br />
emotivi espressi attraverso la narrazione personale dell’evento, narrazione<br />
avvertita dalla maggioranza delle vittime come necessaria.<br />
La seconda fase, protrattasi nelle successive tot.4 settimane e nella<br />
quale la frequenza dello sportello psicologico si è ridotta ad un solo <strong>in</strong>contro<br />
settimanale, è stata caratterizzata dall’<strong>in</strong>dividuazione degli utenti che manifestavano<br />
maggiori problematiche psichiche e dal loro conseguente <strong>in</strong>vio ai<br />
servizi territoriali competenti.<br />
La terza ed ultima fase, che ha previsto l’<strong>in</strong>tervento dello psicologo<br />
solo su chiamata da parte dell’utente, ha visto emergere nelle persone colpite<br />
dal sisma dei contenuti psichici apparentemente lontani dall’evento traumatico<br />
e che spesso si manifestavano con un aumentata conflittualità nelle<br />
relazioni <strong>in</strong>terpersonali più significative, <strong>in</strong>trafamiliari, ed extrafamiliari.<br />
La mancata attivazione del servizio nelle immediate 72 ore dal terremoto,<br />
non ha permesso l’applicazione delle tecniche di Defus<strong>in</strong>g e<br />
Debrief<strong>in</strong>g. Lo strumento da noi utilizzato è stato soprattutto il colloquio cl<strong>in</strong>ico<br />
e di supporto al f<strong>in</strong>e di monitorare e gestire l’emergenza psicologica <strong>in</strong><br />
un’ ottica preventiva. Il lavoro, <strong>in</strong> questo primo lasso di tempo ha mirato all’accoglienza<br />
dei contenuti emozionali legati a tali vicende tanto catastrofiche<br />
che, se non sufficientemente elaborati ed espressi, possono arrecare disturbi<br />
psicologici come il Disturbo Post-traumatico da Stress.<br />
L’obiettivo è stato fungere da contenitore alle angosce delle vittime del<br />
terremoto per restituire loro una dimensione del problema più accettabile e<br />
vivibile; attivare risorse favorevoli ad una nuova riorganizzazione di vita; accompagnarle<br />
<strong>in</strong> un percorso verso l’accettazione e la ripresa della quotidianità.<br />
L’<strong>in</strong>tervento si è differenziato pr<strong>in</strong>cipalmente su due diverse fasce di<br />
utenza: adulti e bamb<strong>in</strong>i. Nell’ <strong>in</strong>tervento con gli adulti si sono attuati colloqui<br />
s<strong>in</strong>goli e con le famiglie e, s<strong>in</strong> dai primi <strong>in</strong>contri, tutti hanno manifestato<br />
il bisogno di comunicare e riferire i propri vissuti.<br />
I primi <strong>in</strong>contri sono serviti soprattutto a familiarizzare con loro, presentare<br />
il servizio, <strong>in</strong>formare e farci conoscere.<br />
L’obiettivo <strong>in</strong>iziale è stato quello di rendere il più normale possibile<br />
una condizione estremamente straord<strong>in</strong>aria, utilizzando quei piccoli gesti<br />
come prendere un caffè e conversare <strong>in</strong>sieme, che tendono a rendere piacevole<br />
e ord<strong>in</strong>aria l’esistenza e che possono dare la percezione della tranquillità<br />
e della stabilità.<br />
A questo primo momento di conoscenza e accoglienza è seguito il lavoro<br />
vero e proprio di <strong>in</strong>tercettazione e ascolto delle reazioni psicologiche più<br />
problematiche. Nello scorrere del tempo è stato <strong>in</strong>teressante osservare il desiderio<br />
crescente delle persone di comunicare e condividere la propria esperienza.<br />
Aprendosi alla narrazione scaturivano flash - back dei propri vissuti
- 50 -<br />
traumatici, racconti particolareggiati, ripetuti ad ogni colloquio, rivissuti nei<br />
ricordi ancora freschi di sensazione.<br />
Successivamente sono emerse le preoccupazioni legate al futuro, l’<strong>in</strong>sofferenza<br />
riguardo alla situazione di sfollati (pur esprimendo gratitud<strong>in</strong>e<br />
per l’ospitalità).<br />
Dai colloqui emergono costantemente delle emozioni che vengono vissute<br />
<strong>in</strong> maniera prevalente: paure e preoccupazioni <strong>in</strong>erenti la salute dei<br />
cari, l’ansia per il futuro, il timore di essere abbandonati, vissuti di perdita,<br />
senso di smarrimento e di impotenza così come emergono paura del ripetersi<br />
dell’evento e preoccupazioni per la perdita della propria casa <strong>in</strong> quanto<br />
luogo di sicurezza, spazio <strong>in</strong>timo e personale, <strong>in</strong>treccio di storie e relazioni.<br />
In alcuni casi la paura del ripetersi dell’evento è stata generalizzata anche<br />
nel luogo d’accoglienza, tanto che anche le impercettibili vibrazioni dovute<br />
al passaggio di un mezzo pesante nelle immediate vic<strong>in</strong>anze, potevano destare<br />
reazioni di allarme.<br />
La rabbia dovuta alla frustrazione e il senso di impotenza: percepire di<br />
non avere mezzi e forze per affrontare un evento così grande e catastrofico.<br />
La rabbia per la sicurezza mancata, verso la gestione dell’emergenza da parte<br />
dell’ amm<strong>in</strong>istrazione locale, la rabbia provata per il rifiuto di subire passivamente<br />
un’<strong>in</strong>giustizia, per il desiderio purtroppo vano, di cancellare quella<br />
notte. Emergono spesso il dolore per la morte delle persone care o conosciute;<br />
la tristezza per la perdita di tutte le cose conquistate <strong>in</strong> una vita con piccoli<br />
e grandi sacrifici; amarezza e delusione per aver visto il proprio lavoro e<br />
i propri sogni crollare <strong>in</strong> pochi m<strong>in</strong>uti. Il crollo della propria casa viene subita<br />
come perdita di un’area affettiva di <strong>in</strong>timità, di uno spazio privato, così<br />
come la perdita <strong>in</strong> molti casi della propria attività è vissuta come compromissione<br />
grave del proprio spazio sociale e relazionale.<br />
Tali reazioni, comuni e perfettamente comprensibili a seguito di un<br />
evento traumatico, sono state maggiormente violente <strong>in</strong> quei soggetti che<br />
avevano già alle spalle una storia d’ansia o, comunque, problemi di tipo psicologico<br />
ed i casi ritenuti più gravi sono stati segnalati ai Servizi Territoriali<br />
competenti.<br />
In questa seconda fase l’<strong>in</strong>tervento ha anche mirato alla ricostruzione<br />
progressiva della quotidianità e del senso di identità sociale per mezzo del<br />
supporto offerto alle vittime nel loro graduale rientro <strong>in</strong> città e nella ripresa<br />
delle attività abituali.<br />
Questo passaggio è stato reso possibile dal diradarsi dei sentimenti depressivi<br />
che via via hanno lasciato spazio a propositi di ricostruzione e speranze<br />
di ripresa, rafforzati e favoriti sia dal senso di solidarietà e unità che ha<br />
permeato tutte le vittime, sia dalle promesse di rapida ricostruzione a cui ha<br />
fatto seguito l’<strong>in</strong>izio dei lavori. Si è cercato <strong>in</strong> oltre di potenziare le strategie<br />
di cop<strong>in</strong>g sfruttando e <strong>in</strong>coraggiando le lievi speranze e possibilità che affioravano<br />
nei colloqui. Si è cercato di lenire il senso di impotenza spostando<br />
l’attenzione dal pericolo e facendo leva su quelle che erano realmente le<br />
possibilità di recupero e le effettive residue risorse a disposizione di ognuno.<br />
Abbiamo <strong>in</strong>coraggiato le persone a parlare di ciò che era successo, riprendere<br />
piccole abitud<strong>in</strong>i ed hobby, dedicarsi ad attività significative con amici e<br />
familiari per facilitare il recupero graduale di una salutare rout<strong>in</strong>e.<br />
Molti hanno com<strong>in</strong>ciato a vedere che era effettivamente possibile fare
- 51 -<br />
qualcosa, non tutto era perduto. L’impotenza e la paura hanno lasciato spazio<br />
alla consapevolezza di dovere e potere riprendere a vivere e <strong>in</strong> tanti sono<br />
tornati a L’Aquila a salvare il salvabile e riprendere il lavoro sospeso. Successivamente<br />
è emersa l’esigenza di trovare sistemazioni più vic<strong>in</strong>e al proprio<br />
territorio per sentirsi più partecipi nella gestione dell’emergenza e comunque<br />
per riprendere il filo della propria storia nel punto <strong>in</strong> cui è stata <strong>in</strong>terrotta.<br />
Nell’<strong>in</strong>tervento con i bamb<strong>in</strong>i sono stati utilizzati vari metodi ludici per<br />
favorire e promuovere il gioco: il disegno e (più <strong>in</strong> generale) momenti ricreativi<br />
di gruppo <strong>in</strong> cui i bamb<strong>in</strong>i potessero esprimere liberamente emozioni,<br />
pensieri e domande. Il disegno quale attività pr<strong>in</strong>cipale ha favorito la riproduzione<br />
grafica della propria casa colpita dal terremoto, per giungere successivamente<br />
alla riproduzione della casa ideale del futuro. Tutti i giochi<br />
sono stati accompagnati da riferimenti e ricordi del vissuto personale, f<strong>in</strong>o<br />
alla drammatizzazione spontanea del gioco di ruolo nom<strong>in</strong>ato il “telegiornale”<br />
<strong>in</strong> cui venivano <strong>in</strong>terpretati i ruoli di cronisti <strong>in</strong>viati sui luoghi della tragedia,<br />
raccontando dettagliatamente l’accaduto e lo scenario attuale. Negli<br />
<strong>in</strong>contri successivi, i contenuti dei loro racconti hanno abbandonato il terremoto<br />
come tema centrale spostandosi verso tematiche più ludiche. Attraverso<br />
tali attività <strong>in</strong>izialmente si è accolto il loro vissuto emotivo, carico di sofferenze,<br />
paure e preoccupazioni <strong>in</strong>centrate sulla perdita dei loro punti di riferimento.<br />
Successivamente si è passati ad una rielaborazione di tali contenuti<br />
al f<strong>in</strong>e di ricanalizzare le risorse, rispettando i tempi soggettivi e facendo sì<br />
che il ricordo della catastrofe non fosse più espressione di un evento paralizzante<br />
della vita ma si trasformasse <strong>in</strong> una visione positiva di ripresa della<br />
quotidianità, sia nella sfera familiare che sociale. I genitori dei bamb<strong>in</strong>i seguiti,<br />
hanno manifestato il bisogno di essere rassicurati ed ogni qualvolta si<br />
presentava tale richiesta, venivano date loro <strong>in</strong>dicazioni a carattere<br />
educativo-<strong>in</strong>formativo. L’équipe si è <strong>in</strong>oltre occupata dell’<strong>in</strong>serimento dei<br />
bamb<strong>in</strong>i aquilani nelle strutture scolastiche del territorio. Nella Scuola Elementare<br />
di Tor<strong>in</strong>o di Sangro sono stati <strong>in</strong>seriti un bamb<strong>in</strong>o <strong>in</strong> prima ed una<br />
bamb<strong>in</strong>a <strong>in</strong> qu<strong>in</strong>ta, entrambi ospiti di una struttura recettiva. Nel primo caso<br />
l’alunno si è facilmente ambientato nel gruppo classe che lo ha accolto positivamente.<br />
Nel secondo caso è giunta a colloquio presso lo sportello scolastico<br />
la madre di una bamb<strong>in</strong>a, che mostrava numerose difficoltà nel frequentare<br />
la scuola manifestando s<strong>in</strong>tomi da Stress acuto (paura ed evitamento delle<br />
strutture <strong>in</strong> cemento, difficoltà nell’addormentamento, facile irritabilità...).<br />
Dopo aver accolto la problematica, sono state fornite alla madre spiegazioni<br />
circa la natura delle difficoltà manifestate dalla figlia e si è poi provveduto a<br />
segnalare il caso all’unità di crisi ubicata all’<strong>in</strong>terno della struttura ricettiva.<br />
Nel contempo sono state date <strong>in</strong>dicazioni alle maestre aff<strong>in</strong>chè sensibilizzassero<br />
gli alunni della classe e favorissero un clima ottimale per promuovere<br />
l’<strong>in</strong>serimento della bamb<strong>in</strong>a, accogliendo le sue difficoltà emotive. Vivere<br />
l’evento a distanza ravvic<strong>in</strong>ata, <strong>in</strong> quanto appartenenti alla nostra regione,<br />
ha fatto scattare <strong>in</strong> noi uno stato <strong>in</strong>terno amplificato e concretizzato da sensazioni<br />
dirette. Il passaggio è stato breve dalla consapevolezza dell’ entità destabilizzante<br />
di un evento catastrofico alla voglia, anzi al bisogno di fare qualcosa<br />
che oggi ha la forma di queste poche righe.
- 52 -<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Anchisi R., Gambotto Dessy M. & Marchisio M., (2001). Aspetti psicologici dell’emergenza.<br />
In F. Della Corte, F. Ollivieri & F. Enrichens (eds.), Manuale di medic<strong>in</strong>a<br />
d’emergenza (pp. 993 - 997). Milano: McGraw-Hill;<br />
2. Anchisi R., Gambotto Dessy M., (2003). Teoria e tecnica del colloquio psicologico (pp.<br />
191-212). Parma: Santa Croce s.a.s.;<br />
3. Anchisi R., Gambotto Dessy M., Pallotta B. & Stefan<strong>in</strong>i S., (2002). Il defus<strong>in</strong>g come<br />
protocollo di gestione delle situazioni a forte impatto emotivo, Atti del primo convegno<br />
<strong>in</strong>ternazionale di triage “ Il triage <strong>in</strong>fermieristico <strong>in</strong> Pronto Soccorso... I temi che<br />
scottano” (Tor<strong>in</strong>o).<br />
Relatore: Dr. Antonio Iannone<br />
Referente Asl Lanciano- Vasto: Dr. Tancredi Di Iullo<br />
Referente: Dr. Tancredi Di Iullo, Psicologo Psicoterapeuta, Dirigente psicologo Asl Lanciano-Vasto<br />
Indirizzo dell’Autore: Via N. Trozzi, 12 - 66034 - Lanciano (CH) - Tel. 335/241658<br />
E-mail: tancredi.diiullo@alice.it
- 53 -<br />
L’AQUILA 6 APRILE 2009 ORE 3:32<br />
Chiara Ferella°<br />
Ciò che ha sempre dist<strong>in</strong>to l’uomo dall’animale è l’uso della parola: ma<br />
non c’è parola che possa racchiudere il significato di ciò che si è provato la<br />
sera del 6 aprile, <strong>in</strong> quell’istante <strong>in</strong> cui tutto è f<strong>in</strong>ito e che possa descrivere<br />
appieno ciò che è rimasto <strong>in</strong> fondo ai nostri cuori. Un grande boato, una forza<br />
<strong>in</strong> movimento che va al di là dell’immag<strong>in</strong>azione e poi solo buio, grida e<br />
rumori di tutto ciò che sta crollando. Siamo stati gli spettatori del film della<br />
nostra vita, <strong>in</strong>capaci di tenere un sano contatto con la realtà, perché tutto <strong>in</strong>torno<br />
sembrava surreale, solo frutto di una perversione e distorsione della<br />
nostra mente... Ma, purtroppo è la dura realtà!...<br />
Smarrimento, confusione, forti giramenti di testa, sono le primissime<br />
sensazioni provate; si piange, ci si abbraccia tutti e si corre verso le grida di chi<br />
è ancora prigioniero delle macerie. Si scava con le mani per salvare più vite<br />
possibili proprio nel momento <strong>in</strong> cui speranza e solidarietà sembrano essere<br />
l’unica morale di ognuno. Molti hanno salvato la propria vita grazie alla paura<br />
provata nella scossa delle ore 23.00 andando a dormire <strong>in</strong> macch<strong>in</strong>a.<br />
Già dopo la prima mezz’ora si va <strong>in</strong> giro per capire meglio cosa sia accaduto<br />
ed il panorama r<strong>in</strong>via la mia mente ad alcune immag<strong>in</strong>i di pellicole<br />
di guerra ma, questa, è solo la spettrale realtà. Le persone più anziane sono<br />
rimaste immobili e senza parole con il terrore disegnato <strong>in</strong> volto. Hanno vissuto<br />
l’orrore della Grande Guerra, la paura dei bombardamenti, delle razzie,<br />
delle deportazioni. Ma questa volta nei loro occhi traspare un dolore ben diverso:<br />
è questa per loro la vera catastrofe, la più drammatica. I bamb<strong>in</strong>i più<br />
piccoli cercano solo del cibo e quelli più grandicelli piangono e ripetono<br />
sempre la stessa parola: “terremoto!”. Per tutti lo sguardo è perso nel vuoto.<br />
In molti la paura ha provocato frequenti scarichi di diarrea senza tener conto<br />
della gran quantità di lacrime versate!<br />
Durante la prima settimana i nostri corpi cont<strong>in</strong>uavano a tremare, nervi<br />
e muscoli si contraevano <strong>in</strong>volontariamente, scaricando <strong>in</strong>tensamente<br />
come un cavo dell’alta tensione. Seguono <strong>in</strong>cessanti altre scosse: l’adrenal<strong>in</strong>a<br />
va <strong>in</strong> circolo velocemente, il cuore pompa all’impazzata mentre i nostri<br />
sguardi sono sempre rivolti verso ciò che rimane delle nostre case. Abbiamo<br />
già messo a dura prova i nostri nervi ed un senso di esasperazione si impadronisce<br />
di noi: non ci rimangono più le forze per sopportare e reagire a<br />
questa cont<strong>in</strong>ua catastrofe. Ad ogni rumore tutti fanno un balzo, abbiamo<br />
paura di tutto. I nostri sensi sono distorti ed esasperati: sembra come se li<br />
avessimo amplificati. La cognizione spazio-tempo è distorta a tal punto che<br />
ci sembra di non riuscire più a camm<strong>in</strong>are <strong>in</strong> modo corretto e, soprattutto<br />
sentire sotto i nostri piedi l’<strong>in</strong>stabilità del terreno. Ci si commuove nel vedere<br />
così tanta solidarietà, gli aiuti arrivano da ogni parte d’Italia e ci si aggrappa<br />
a quelli che f<strong>in</strong>ora sono stati estranei per noi, pur avendo condiviso<br />
lo stesso edificio. Ci si affeziona a tutti e tutti ai nostri occhi diventano più<br />
buoni e più affidabili. In tutto ciò si può riscontrare una sorta di regressione<br />
allo stadio <strong>in</strong>fantile nel quale si necessita di una balia così forte da poter essere<br />
il punto di riferimento. Si r<strong>in</strong>staurano relazioni <strong>in</strong>terrotte da tempo ed
- 54 -<br />
ognuno cerca di dare il meglio di se stesso.<br />
Le risposte soggettive sono simili nonostante l’autenticità nel provare<br />
emozioni di ogni s<strong>in</strong>golo <strong>in</strong>dividuo. I sistemi di comando delle emozioni di<br />
base sono stati esasperati dalla condizione di rilevante significato biologico e<br />
psichico ed hanno assunto un valore aggiunto utile alla sopravvivenza. La<br />
frustrazione che attiva il sistema di rabbia-collera, la sensazione di perdita,<br />
sconforto e morte che attiva il sistema di panico, il trauma subìto che attiva<br />
quello di paura e la compensazione del vuoto <strong>in</strong>teriore tramite enormi quantità<br />
di cibo che attiva il sistema di ricerca. Le reazioni psicosomatiche più comuni<br />
sono soprattutto cutanee, come se il corpo avesse preso le sembianze<br />
della casa. Dermatiti, secchezza del cuoio capelluto con presenza di forfora e<br />
lunghezze bruciate, labbra screpolate. L’esteriorità del nostro essere rappresentata<br />
dalla fisicità si è sovrapposta e fusa con l’esteriorità del nostro<br />
habitat: deterioramento fisico, psichico, materiale. L’identità di ogni s<strong>in</strong>gola<br />
persona è andata persa e sepolta sotto le macerie: nessuno sa più chi sia,<br />
cosa debba fare, dove andare. Avendo smarrito anche la propria autenticità<br />
sembra che ognuno si fonda <strong>in</strong> un’unica entità che accomuna il dest<strong>in</strong>o di<br />
tutti. L’equilibrio psichico e fisico <strong>in</strong>terrotto dalla grande forza della natura<br />
mette <strong>in</strong> luce disagi ed <strong>in</strong>adeguatezze. Le abitud<strong>in</strong>i vengono stravolte, i ritmi<br />
circadiani sono alterati e nelle ore serali scende su di noi come un velo di<br />
angoscia che svanisce con i primi raggi del sole. Ed è proprio durante la sera<br />
che la comunità si riunisce <strong>in</strong> una sorta di grande famiglia perché è con il<br />
buio che è f<strong>in</strong>ito tutto e si cerca di affrontarlo stando <strong>in</strong>sieme e svegli il più<br />
possibile. Si cerca di nom<strong>in</strong>are il meno possibile il “mostro” con una suggestione<br />
ma si cont<strong>in</strong>ua purtroppo a celarlo nei discorsi, nelle azioni. I nostri<br />
meccanismi di difesa mettono <strong>in</strong> atto fortunatamente una serie di strategie che cercano<br />
di preservare ciò che è rimasto della nostra <strong>in</strong>tegrità. Non si può credere che le<br />
nostre vite siano potute cambiare così drasticamente ed <strong>in</strong>fatti si può riscontrare<br />
una sorta di negazione ad occhi aperti, perché si percepisce e si guarda<br />
l’accaduto ma, <strong>in</strong> realtà, non si vuole vedere ed accettare la realtà dei fatti.<br />
Lo straord<strong>in</strong>ario meccanismo della rimozione <strong>in</strong>izia a dare i propri frutti dopo<br />
la prima settimana: non ci si ricorda più di tutti quei particolari raccontati<br />
mille volte, quei trenta secondi vissuti con la stessa <strong>in</strong>tensità di una vita. Naturalmente<br />
i sogni non vengono ricordati durante le prime due settimane, <strong>in</strong><br />
quanto la destrutturazione del nostro Super-Io evidenzia la perdita della nostra<br />
identità. Seguono solo sogni di distruzione, di macerie e di morte di parenti<br />
prossimi. Il ricordo del sogno è confuso ma <strong>in</strong>triso di angoscia e tristezza, a<br />
volte viene ricordato solo un s<strong>in</strong>golo particolare che rimanda sempre allo<br />
stesso tema: la morte. I disegni dei bimbi raffigurano case dai colori scuri ed<br />
il loro gioco preferito è ripercorrere il drammatico momento: si abbracciano<br />
ed <strong>in</strong>iziano ad urlare “il terremoto, scappiamo!”. Nella loro <strong>in</strong>genuità e spensieratezza<br />
si legge il disagio di non avere un tetto, la normalità, il quotidiano.<br />
In seguito, la sopportazione della convivenza <strong>in</strong>izia ad esser stretta per<br />
tutti ed <strong>in</strong>iziano i primi screzi, i malumori. Ciò è dovuto a tutto il disagio e<br />
dall’apatia dei giorni; ma anche e soprattutto dal fatto che il mostro non vuole<br />
lasciarci <strong>in</strong> pace. Il territorio non può più esser marcato e l’ist<strong>in</strong>to dell’uomo<br />
di essere il re dei suoi spazi <strong>in</strong>timi che non ci sono più, ne risente. Ora la<br />
nostra normalità è dividere una tenda e consumare un pasto seduti <strong>in</strong> grandi<br />
tavolate.
- 55 -<br />
L’<strong>in</strong>iziale <strong>in</strong>capacità di reagire di fronte alla catastrofe si è trasformato<br />
nei giorni seguenti <strong>in</strong> voglia di ricostruire i propri ideali, la propria vita! Infatti,<br />
c’è chi si laurea, chi si sposa, chi mette al mondo un figlio, chi <strong>in</strong>izia<br />
una nuova storia d’amore... tutto all’<strong>in</strong>segna della r<strong>in</strong>ascita e di una vita migliore.<br />
°Chiara Ferella è iscritta al I Anno di Specializzazione <strong>in</strong> Psicoterapia di <strong>in</strong>dirizzo Antropologico-<br />
Esistenziale Psicoanalitico (IPAAE) - Pescara.<br />
ELABORATO DI UNA CATASTROFE (m<strong>in</strong>oranza di una frazione di Aq, campione di<br />
120 persone circa dai 16 mesi ai 89 anni).<br />
In Collaborazione con la Sezione SIMP di Pescara (Coord<strong>in</strong>atore: Dott. F. Agresta)
- 56 -<br />
UNA PEDIATRA DI BASE: UN ASCOLTO<br />
OLISTICO E PSICOSOMATICO<br />
Forcucci Rosella°<br />
Sono pediatra di famiglia sulla costa, a Roseto degli Abruzzi, dove circa<br />
5000 persone sono venute sfollate da L’Aquila, dopo le note vicende del<br />
6 Aprile. In un’altra occasione ho riflettuto su quanto avevo potuto osservare,<br />
come pediatra, nei comportamenti e negli stati fisici dei bamb<strong>in</strong>i. Passata<br />
però la prima fase dell’emergenza, ho riflettuto su un altro aspetto del mio<br />
rapporto con gli “sfollati aquilani”: la varietà di emozioni e di stati d’animo<br />
che mi hanno dom<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> quei giorni e nelle settimane seguenti. E’ prevalso,<br />
<strong>in</strong>izialmente, il senso del dovere, la solidarietà umana, anche il senso di<br />
appartenenza alla propria regione. Tutto ciò ha dato energia per affrontare<br />
volontariamente, anche senza forse una buona logistica, le prime settimane<br />
di soccorso. E’ prevalsa l’emergenza emotiva, quella che ti fa dare il meglio<br />
di te, senza riserve.<br />
Si è patito con loro le loro vicende, non si è stati solo il Pediatra dei<br />
bamb<strong>in</strong>i, ma si è ascoltato, consolato, accarezzato come se tutto ciò stesse accadendo<br />
alla propria famiglia. Si è cercato di immag<strong>in</strong>are il loro dolore.<br />
Avresti voluto portarteli tutti a casa, di lì a pochi giorni è stata Pasqua. Ci si è<br />
mossi, agitati, anche arrabbiati con chi non supportava tecnicamente quest’attività<br />
di emergenza; i più pragmatici di noi hanno anche cercato di organizzare<br />
al meglio il lavoro.<br />
Non si è però pensato, sì, non ci si è fermati ad ascoltare quello che<br />
diceva il proprio cuore.<br />
Ci si è lasciati soggiogare più dall’emotività che dall’emozione.<br />
La propria vita è momentaneamente scomparsa, non c’è stato più l’assillo<br />
del quotidiano, tutto è passato <strong>in</strong> seconda fila. Magari, <strong>in</strong>consapevolmente,<br />
ci si è sentiti anche buoni e bravi, lo stavi facendo per loro ed <strong>in</strong>vece<br />
lo stavi facendo anche per te, soprattutto per te.<br />
La nostra vita a volte è arrotolata su se stessa, come un gatto che si<br />
morde la coda. Non facciamo altro che ripetere ritmicamente gesti, atti, parole<br />
<strong>in</strong>torno a situazioni, momenti della nostra esistenza che non abbiamo<br />
nemmeno messo bene a fuoco.<br />
Ci accompagna un malessere che è diventato tutt’uno con noi stessi,<br />
paradossalmente non ne possiamo fare a meno altrimenti, forse, perderemmo<br />
il bandolo di quella matassa che è la nostra esistenza.<br />
Ecco allora l’evento imprevedibile, drammatico che ti dà una forte<br />
scossa, ti sveglia dal tuo sopore ma <strong>in</strong>evitabilmente ti porta a fare i conti con<br />
te stesso.<br />
Così, dopo un <strong>in</strong>iziale momento di abnegazione, s’<strong>in</strong>s<strong>in</strong>ua un senso di<br />
fastidio: pensi che sono troppi, <strong>in</strong>vadono l’ambulatorio senza regole, com<strong>in</strong>ciano<br />
ad essere pretenziosi, forse qualcuno approfitta pure della situazione.<br />
E le istituzioni dove sono? Non mi aiutano. Forse devo contenermi nel darmi<br />
a loro, forse <strong>in</strong>izio a trascurare i miei pazienti.
- 57 -<br />
Mi sento <strong>in</strong>vasa, vorrei che non mi cercassero più.<br />
Trascorrono i mesi e quella che sembrava un’emergenza del momento<br />
si protrae più del previsto. Silenziosamente, subdolamente si fa avanti anche<br />
un senso di frustrazione, ti senti <strong>in</strong>adeguata, ti mancano competenze.<br />
In parte ciò è vero, ma più semplicemente, e soprattutto, non ce la fai<br />
più a patire con loro tanto dolore. Il loro dolore si sta sommando al tuo.<br />
Tante volte ci lamentiamo di una vita sempre uguale, un po’ noiosa.<br />
A volte diciamo: se non fossi legata dal lavoro, dalla famiglia, farei questo<br />
e farei quello. In realtà i cambiamenti ci turbano, scompigliano una quiete<br />
che, seppur monotona, ci rassicura.<br />
Eppure sappiamo che metterci <strong>in</strong> discussione, anche professionalmente,<br />
ci darebbe una nuova gr<strong>in</strong>ta, darebbe più colore alla nostra esistenza; magari<br />
vedremmo aspetti f<strong>in</strong>o ad allora trascurati, ne usciremmo un po’ agitati<br />
dal nuovo, ma sicuramente più ricchi di contenuti umani.<br />
Se avessimo il coraggio di guardare la sofferenza e le paure dei nostri<br />
pazienti, vedremmo le nostre paure e le nostre sofferenze e chissà aiutando<br />
loro troveremmo un aiuto anche per noi.<br />
Abbiamo dunque bisogno di un’emergenza per scuotere la nostra vita,<br />
un terremoto psicologico che ci porti a dire: posso e devo.<br />
6 Aprile 2009 ore 3,32: una data e un orario che non dimenticheremo<br />
facilmente, almeno noi Abruzzesi. Per tanti secondi la terra ha tremato e ha<br />
ceduto, <strong>in</strong> pochi secondi la vita di tanti è cambiata. Il cambiamento più<br />
eclatante è stato sotto gli occhi di tutti e le televisioni l’hanno mandato <strong>in</strong><br />
onda per ore: case distrutte, vorag<strong>in</strong>i nella terra, L’Aquila una gran bella città<br />
senza più i suoi connotati. E per le persone? Qualunque cosa si dica è <strong>in</strong>evitabilmente<br />
scontata, già sentita. Allora att<strong>in</strong>go alla mia esperienza di Pediatra.<br />
Lavoro sulla costa dove <strong>in</strong> tanti sono stati sfollati, tante le storie di dolore,<br />
di paura, ma anche di salvezza, di speranza. Il dolore degli adulti un po’<br />
l’abbiamo immag<strong>in</strong>ato, o meglio lo abbiamo patito proiettando su di loro le<br />
nostre vite di madri, di padri, sorelle, fratelli... C’è però un’epoca della vita,<br />
l’Infanzia, <strong>in</strong> cui gli avvenimenti drammatici sono vissuti e <strong>in</strong>troiettati <strong>in</strong> maniera<br />
diversa. Che bella l’Infanzia! Tutto è sogno, aspettativa, desiderio di<br />
crescere, di entrare nel mondo dei grandi. Chissaà che dicono i grandi,<br />
quante cose importanti fanno. E ora? I Grandi piangono, si disperano, scappano<br />
dal terremoto ed io Bimbo a chi confiderò la mia paura, chi mi aiuterà,<br />
chi mi ridarà i sogni? Per alcuni di loro è “franata” l’esistenza perdendo le<br />
persone più care: genitori, nonni, zii...; per altri, è andata distrutta la propria<br />
casa, non importa se grande o piccola, bella o brutta ma capace di contenere<br />
i sogni, i desideri, capace di alleggerire le mal<strong>in</strong>conie, le tristezze.<br />
Ora ai Bimbi rimane il proprio piccolo corpo per comunicare le emozioni e così il<br />
cuore si sfoga piangendo <strong>in</strong> un impeto d’immotivata paura; la pancia fa<br />
male; un febbrone li assale perché anche il sistema immunitario, per un attimo,<br />
ha ceduto. La vita è cambiata, non sanno se tornerà a essere quella di<br />
prima, qualcosa ha tolto loro l’aria di sempre e ora non sanno respirare, fischi<br />
e gemiti <strong>in</strong>vadono il torace <strong>in</strong> un ansimante broncospasmo. Che bella<br />
l’Infanzia! Corre <strong>in</strong> loro aiuto l’immediatezza dei nuovi rapporti, l’elasticità<br />
nell’accettare i cambiamenti, le fantasie di ritrovare i propri spazi. L’adulto<br />
ha bisogno dell’emergenza emotiva per aprirsi all’altro, per portare fuori la<br />
propria anima. Il bamb<strong>in</strong>o lo fa sempre, senza preconcetti, senza f<strong>in</strong>alità se
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non quella di sentirsi unito ad un altro nell’affrontare la vita. E così dal pianto<br />
si passa al riso, al gioco, anche, paradossalmente, alla festa di ritrovarsi a<br />
mangiare <strong>in</strong>sieme nei campeggi, negli alberghi. Si va a dormire un po’ più<br />
tardi, magari con i cug<strong>in</strong>i o gli amici <strong>in</strong> un’unica stanza, con i letti a castello.<br />
Per un po’ non ci sono tante regole ma la voglia di stare <strong>in</strong>sieme. Sì, anche<br />
mamma e papà hanno riscoperto nonni o zii che non si frequentavano tanto.<br />
Improvvisamente ci si accorge che la propria famiglia è grande, che bello<br />
stare tutti <strong>in</strong>sieme! Ai bamb<strong>in</strong>i basta poco per tornare a sorridere, a respirare;<br />
basta guardare i grandi che ora sembrano volersi più bene, che ora f<strong>in</strong>almente<br />
sembrano grandi!<br />
°Rosella Forcucci è pediatra (Pescara)<br />
Indirizzo dell’Autore: Dott.ssa Rosella Forcucci<br />
Via Tevere, 2 - 64026 - Roseto degli Abruzzi (TE)<br />
rosella.forcucci@alice.it
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PET-THERAPY E TERREMOTO: UN INTERVENTO<br />
CON LE VITTIME OSPITI DEGLI ALBERGHI<br />
DELLA COSTA ABRUZZESE<br />
Cater<strong>in</strong>a Di Michele°<br />
La pet-therapy è un campo discipl<strong>in</strong>are co-terapeutico che prevede l’<strong>in</strong>serimento<br />
di un animale <strong>in</strong> diversi contesti, al f<strong>in</strong>e di promuovere una relazione<br />
significativa animale-<strong>in</strong>dividuo, quest’ultimo godendo dei benefici, dimostrati<br />
scientificamente, della vic<strong>in</strong>anza dell’animale può acquisire maggior<br />
<strong>in</strong>teresse e maggior partecipazione per ciò che ha luogo nel contesto <strong>in</strong> cui è<br />
<strong>in</strong>serito. Per identificare e differenziare gli <strong>in</strong>terventi di pet-therapy utilizziamo<br />
i term<strong>in</strong>i: “Attività Assistite dagli Animali” (A.A.A.) e “Terapie Assistite dagli<br />
Animali” (t.a.a.).<br />
La Cooperativa Sociale Diapason Onlus f<strong>in</strong> dal primo giorno dopo il<br />
terribile terremoto che ha colpito la nostra regione, ha messo a disposizione<br />
la propria equipe per svolgere attività di pet-therapy rivolte ai bamb<strong>in</strong>i e ai<br />
disabili terremotati ospiti degli alberghi della costa. Le attività rientrano nel<br />
piano di animazione e supporto psicologico coord<strong>in</strong>ato dall’Azienda Speciale<br />
dei Servizi Sociali del Comune di Montesilvano, dall’Ufficio Disabili e<br />
dall’Ord<strong>in</strong>e degli Psicologi d’Abruzzo.<br />
È un trauma da forte stress quello di chi vede polverizzata <strong>in</strong> pochi secondi una<br />
vita f<strong>in</strong>o ad allora normale. Un trauma che si <strong>in</strong>sedia <strong>in</strong> quella scatola nera del nostro<br />
cervello, l’ippocampo, <strong>in</strong> cui depositiamo le nostre esperienze più belle e più brutte.<br />
Soprattutto per gli anziani, bamb<strong>in</strong>i e donne, saranno immag<strong>in</strong>i da choc <strong>in</strong>dimenticabili.<br />
Le reazioni caratteristiche di un’esposizione ad un evento traumatico,<br />
come è stato appunto il terremoto <strong>in</strong> Abruzzo, vengono così elencate:<br />
• Sperimentare una paura molto <strong>in</strong>tensa e persistente.<br />
• Sentirsi cont<strong>in</strong>uamente <strong>in</strong>ermi ed impotenti.<br />
• Provare sentimenti di orrore.<br />
Nei bamb<strong>in</strong>i tali reazioni si presentano sotto forma di comportamento<br />
decisamente ansioso e disorganizzato, a volte aggressivo. In base a questi criteri<br />
emerge la necessità di tenere <strong>in</strong> debito conto le differenti modalità <strong>in</strong>dividuali<br />
di reagire ad un trauma, oltre al fatto che anche i bamb<strong>in</strong>i possono<br />
soffrire di DPTS (disturbo post-traumatica da stress). Ogni reazione soggettiva<br />
viene analizzata anche <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i oggettivi (<strong>in</strong> base alle caratteristiche del<br />
trauma, quali l’imprevedibilità, l’<strong>in</strong>tensità, le conseguenze, ecc.). Più un trauma<br />
è grave e persiste nel tempo, più <strong>in</strong>tense e durature saranno le conseguenze<br />
sull’<strong>in</strong>dividuo. Inoltre le persone evacuate <strong>in</strong> modo permanente<br />
hanno riportato maggiore distress rispetto a quelle non evacuate o evacuate<br />
solo temporaneamente; il livello di distress risulta essere ancora maggiore<br />
tra le persone evacuate che si trovano lontano da familiari e amici, come i<br />
soggetti che hanno partecipato al nostro primo <strong>in</strong>tervento.<br />
I casi di applicazione della didattica e dell’assistenza con animali hanno<br />
avuto <strong>in</strong> questi anni un repertorio molto esteso di situazioni con risultati<br />
estremamente confortevoli, come dimostra la letteratura scientifica. In parti-
- 60 -<br />
colare attraverso l’<strong>in</strong>terazione con l’animale nei bamb<strong>in</strong>i si è contribuito a:<br />
a. Accrescere l’autostima.<br />
b. Motivare le pulsioni relazionali.<br />
c. Dim<strong>in</strong>uire gli stati di paura, ansia e depressione.<br />
d. Arricchire il vocabolario comunicazionale.<br />
e. Dare un sostegno nelle “crisi di passaggio”.<br />
f. Aumentare la curiosità e l’entusiasmo.<br />
Da un punto di vista educativo si è potuto riscontrare che l’<strong>in</strong>terazione<br />
con l’animale presenta significative valenze:<br />
a. Formative, nella capacità di aumentare il vocabolario immag<strong>in</strong>ativo, di dim<strong>in</strong>uire<br />
la diffidenza verso la diversità, di aumentare le pulsioni comunicative,<br />
di tranquillizzare e di dare sostegno nelle crisi di passaggio, di aumentare<br />
l’autostima, di implementare relazioni empatiche, di accendere la<br />
fantasia.<br />
b. Didattiche, nella capacità di fungere da centro di <strong>in</strong>teresse, nel permettere<br />
esperienze di gioco-studio, nella capacità di connettere ambiente domestico<br />
e ambiente di scuola, nel facilitare percorsi <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>ari, nel rendere<br />
più facilmente comprensibili alcuni concetti descrittivi e alcuni valori.<br />
c. Di sostegno, nell’aumentare <strong>in</strong>teresse e motivazione ludica e cognitiva, nel<br />
facilitare i rapporti sociali, nell’offrire stimoli tranquillizzanti e appaganti,<br />
nel dim<strong>in</strong>uire l’attenzione su stati di ansia/depressione, su situazioni d’angoscia<br />
o esperienze negative, su attacchi di panico o fobie generiche.<br />
Dopo circa 2 settimane dal tragico evento circa 50 bamb<strong>in</strong>i hanno partecipato<br />
alle attività <strong>in</strong> compagnia di Nuvola (labrador retriever), Bunny e<br />
Zorra (conigli nani), coord<strong>in</strong>ate dal presidente della cooperativa, la dott.ssa<br />
Cater<strong>in</strong>a Di Michele, psicologa ed esperta di pet-therapy e dagli operatori<br />
Patrizio Mor<strong>in</strong>i, Ros<strong>in</strong>e Di Michele, C<strong>in</strong>zia Trabucco e Francesca Micolucci.<br />
In particolare sono state proposte attività di <strong>in</strong>terazione guidata, ossia<br />
l’<strong>in</strong>sieme di modalità con le quali si entra <strong>in</strong> contatto con un animale guidando<br />
letteralmente la mano del fruitore: come si dà un bocconc<strong>in</strong>o, come si fa<br />
una carezza, ecc.. Le attività di <strong>in</strong>terazione guidata sono molto utili quando<br />
si lavora ad esempio con bamb<strong>in</strong>i che hanno vissuto un evento traumatico,<br />
quale appunto il terremoto.<br />
In considerazione del fatto che l’evento è stato non solo traumatico ma<br />
anche improvviso, non è stato possibile effettuare una rilevazione dati con<br />
strumenti idonei, quali ad es. questionari o griglie di osservazione. Nonostante<br />
ciò alcuni dati di tipo qualitativo sono stati rilevati attraverso l’osservazione<br />
durante le <strong>in</strong>terazioni. Qu<strong>in</strong>di possiamo affermare che l’<strong>in</strong>tervento è<br />
stato positivo, l’<strong>in</strong>terazione con l’animale ha funto da “facilitatore” nell’approccio<br />
con i bamb<strong>in</strong>i, fortemente colpiti dall’evento, e con i loro familiari,<br />
agevolando il processo di elaborazione del trauma. Un esempio è la Sig.ra P.<br />
di 65 anni, la quale ha immediatamente <strong>in</strong>teragito con l’operatore Patrizio<br />
Mor<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> compagnia di Nuvola, labrador retriever, giunti presso l’hotel che<br />
la ospitava, per circa 45 m<strong>in</strong>uti. Lo spunto della conversazione è stato ovviamente<br />
il cane, ma gradualmente si è giunti alla rielaborazione orale del trauma,<br />
alla perdita di persone care e della casa. Questo fatto non sarebbe tanto<br />
significativo se non fosse che una delle psicologhe presenti per il supporto
- 61 -<br />
psicologico aveva tentato per circa 2 ore prima, di <strong>in</strong>teragire con la signora!<br />
Il ruolo del cane nel facilitare la socializzazione con gli operatori e poi nel<br />
processo di rielaborazione è stato fondamentale soprattutto con i bamb<strong>in</strong>i.<br />
Questi <strong>in</strong>fatti mostravano un forte disagio che si esprimeva o nel rifiuto di<br />
parlare o di mangiare o nell’eccessivo attaccamento alle figure primarie, s<strong>in</strong>tomo<br />
di notevole <strong>in</strong>sicurezza. Attraverso la presenza degli animali ai bamb<strong>in</strong>i<br />
è stata offerta la possibilità di distrarsi, di giocare liberamente ma anche di<br />
parlare dell’evento <strong>in</strong> modo naturale. Molto spesso associavano i nostri cani<br />
a quelli della Protezione Civile adibiti alla ricerca dei dispersi. Questa somiglianza<br />
permetteva loro di parlare del terremoto e di ciò che avevano visto e<br />
vissuto. Un altro caso è quello di G. 2 anni che dal giorno del terremoto si<br />
rifiutava di mangiare: attraverso l’attività epimeletica, condotta dall’operatrice<br />
Ros<strong>in</strong>e Di Michele con il coniglio Bunny, il bamb<strong>in</strong>o gradualmente ha ripreso<br />
contatto con il cibo (carote, <strong>in</strong>salata, fieno, ecc.) e a partire dalla sua<br />
curiosità nei confronti del coniglio, G. ha ripreso a mangiare normalmente<br />
dopo circa 3 <strong>in</strong>contri. Altro esempio sono T. di 9 anni e M. di 6, fratello e<br />
sorella ospiti <strong>in</strong>sieme alla madre <strong>in</strong> uno degli alberghi. Entrambi hanno <strong>in</strong>staurato<br />
una relazione molto <strong>in</strong>tensa con Nuvola e con l’operatore, scaturita<br />
probabilmente anche dalla mancanza di una figura paterna. Inizialmente<br />
hanno manifestato molti problemi sia nell’adattamento alla nuova realtà sia<br />
nella relazione con gli altri pari, dovuti ad una forte ansia e <strong>in</strong>sicurezza tipica<br />
del DPTS. Giocare con questo “dottore a 4 zampe” e prendersi cura di lui<br />
(dargli da mangiare, spazzolarlo, portarlo a spasso, ecc.) ha stimolato il senso<br />
di sicurezza, la socializzazione e l’adattamento a questa nuova situazione, riportando<br />
<strong>in</strong> loro un po’ della quotidianità persa per via del terremoto.<br />
A partire dal mese di settembre l’equipe della Cooperativa ha <strong>in</strong>trapreso<br />
un ulteriore percorso con un gruppo di pazienti di una Casa Famiglia,<br />
ospiti <strong>in</strong> una tendopoli dell’Aquila. Ad oggi sono state effettuate solo 3 sedute<br />
con gli animali e circa 5 <strong>in</strong>contri laboratoriali con attività manuali di<br />
rielaborazione delle sedute di pet-therapy. Di seguito sono riportate le osservazioni<br />
libere della tiroc<strong>in</strong>ante Dott.ssa Francesca Foglia, presente a tutti gli<br />
<strong>in</strong>contri:<br />
Primo <strong>in</strong>contro:<br />
E’ stato possibile, osservare attraverso le diverse espressioni facciali e<br />
corporee il cambiamento, l’abbattimento delle barriere emozionali di questi<br />
soggetti, nel momento di <strong>in</strong>terazione con gli animali. A testimonianza di ciò<br />
espongo alcuni esempi:<br />
1) Storia di D.<br />
La descrizione dell’operatrice di riferimento del campo riferisce che D.<br />
non <strong>in</strong>teragisce con nessuno, non parla, ed esce dalla struttura di accoglienza<br />
solo quando deve mangiare: è sempre chiuso <strong>in</strong> sé, <strong>in</strong> disparte e non si<br />
separa mai da una busta che tiene sempre <strong>in</strong> mano e porta sempre con sé.<br />
Quando abbiamo disposto <strong>in</strong> circolo le sedie per i ragazzi, c’era già chi<br />
<strong>in</strong>iziava a darci una sbirciat<strong>in</strong>a e quando sono venuti a sedersi lui è rimasto<br />
<strong>in</strong> disparte, ma con grande sorpresa dell’operatrice è comunque uscito dalla<br />
struttura di accoglienza ed ha <strong>in</strong>iziato a gironzolare <strong>in</strong>torno a noi e gli altri<br />
ragazzi che avevano già com<strong>in</strong>ciato ad <strong>in</strong>teragire con gli animali.
- 62 -<br />
D. non si è seduto tra noi, ma è stato sempre per conto suo <strong>in</strong> compagnia<br />
della sua busta che teneva <strong>in</strong> mano, distante dal gruppo e, di tanto <strong>in</strong><br />
tanto si avvic<strong>in</strong>ava e lanciava qualche occhiata. Verso la f<strong>in</strong>e dell’<strong>in</strong>contro, anche<br />
se con un po’ di <strong>in</strong>decisione si è lasciato avvic<strong>in</strong>are dal coniglio Bunny;<br />
ha preso la spazzola ed ha <strong>in</strong>iziato a pett<strong>in</strong>arlo. Pur mantenendo sempre un<br />
po’ le distanze e senza lasciare mai la busta, il suo volto rispetto a pochi momenti<br />
prima sembrava aprirsi ad una nuova comunicazione.<br />
2) Storia di P. (affetto da s<strong>in</strong>drome di Down)<br />
Sempre secondo il racconto dell’operatrice, P. è un ragazzo che se ne<br />
sta sempre <strong>in</strong> disparte, anche durante una partita di calcio lui non partecipa<br />
standosene <strong>in</strong> un angolo. Non ha mai mostrato <strong>in</strong>teresse per qualcosa <strong>in</strong> particolare<br />
prima del nostro arrivo, <strong>in</strong>fatti, pur non conoscendo la sua storia <strong>in</strong>izialmente,<br />
mi ha colpito subito il suo improvviso cambio di espressione alla<br />
vista degli animali ed, <strong>in</strong> particolare, alla vista di Bunny, il quale è riuscito a<br />
strappargli un grande sorriso: un momento che ha profondamente catturato<br />
la mia attenzione. Alla vista di Bunny mostrava uno sguardo felice, sorpreso,<br />
quasi <strong>in</strong>credulo. Il tutto ha giovato anche al rapporto con gli altri: ora ride<br />
scambiando sorrisi ed occhiate con i compagni o con gli operatori di pettherapy.<br />
Bunny si è rivelato essere l’elemento facilitatore che ha permesso a<br />
P. di entrare <strong>in</strong> comunicazione con gli operatori ed <strong>in</strong>iziare ad uscire dal suo<br />
silenzio emozionale. L’operatrice ha così affermato: “È la prima volta che lo<br />
vedo ridere e lo sento parlare, non conoscevo la sua voce prima”.<br />
3) Storia di A.<br />
Alla vista del fotografo ha <strong>in</strong>iziato a ripetere <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione di non<br />
voler essere fotografata, anche con una “m<strong>in</strong>accia”: “non fotografare a me,<br />
se no ti faccio corna!”. Ha cont<strong>in</strong>uato a ripetere tale avvertimento f<strong>in</strong>o a<br />
quando le è stato posato Bunny sulle g<strong>in</strong>occhia ed ha <strong>in</strong>iziato ad accarezzarlo,<br />
<strong>in</strong> seguito Kira, bassotto tedesco, quando, con grande soddisfazione e con<br />
una espressione facciale più rassicurante e serena ha chiamato il fotoreporter<br />
chiedendogli di fare un “book fotografico” con tutti gli animali.<br />
Sembrava come se all’improvviso avesse abbattuto quel muro che la allontanava<br />
da noi, avendoci ora identificati come “persone <strong>in</strong>nocue”, attribuendo<br />
a noi le caratteristiche rassicuranti del coniglietto e della cagnol<strong>in</strong>a<br />
che stava accarezzando e con i quali stava <strong>in</strong>teragendo.<br />
Secondo <strong>in</strong>contro:<br />
Ad una prima osservazione appare che i ragazzi siano arrivati all’<strong>in</strong>contro<br />
felici di rivederci. L’operatrice riferisce che durante la settimana chiedevano<br />
ripetutamente del nostro arrivo, <strong>in</strong>oltre hanno realizzato dei cartelloni<br />
che ci hanno mostrato entusiasti.<br />
Con grande piacere ho notato che P. e D. <strong>in</strong>teragivano di più con il<br />
gruppo, con gli animali e noi operatori. Infatti D. mi chiedeva spesso di ripetergli<br />
il nome degli animali, il tipo di razza dei cani. Anche se, come riferisce<br />
l’operatrice, non ha voluto partecipare alla realizzazione dei cartelloni<br />
durante la settimana, rimanendo qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> disparte, chiedeva del nostro arrivo<br />
e appena siamo arrivati si è mostrato felice di prendere parte all’<strong>in</strong>contro.<br />
Teneva ancora <strong>in</strong> mano la busta dalla quale non si separa mai, ma stavol-
- 63 -<br />
ta la metteva <strong>in</strong> tasca solo quando portava a spasso Maira o Nuvola, per poi<br />
riprenderla <strong>in</strong> mano.<br />
Anche P. si è mostrato sereno e divertito e mi ha espresso liberamente<br />
la sua volontà di voler fare una passeggiata con Maira, <strong>in</strong>dicandomi che era<br />
il suo cane preferito.<br />
R. mi ha più volte richiesto di fare una foto di gruppo con i cartelloni<br />
da loro realizzati, mentre A. mi mostrava soddisfatta la sua foto sui cartelloni.<br />
Anche se è presto per parlare di effettivi miglioramenti, ho comunque<br />
potuto notare dei cambiamenti positivi rispetto al primo <strong>in</strong>contro e ciò, mi<br />
rende davvero entusiasta.<br />
Terzo <strong>in</strong>contro<br />
In questo terzo <strong>in</strong>contro i ragazzi si sono presentati ancora più felici di<br />
rivederci, anche se aleggiava nell’aria un po’ di nostalgia, per la partenza di<br />
colei che è stata la loro operatrice di riferimento <strong>in</strong> questi ultimi 3 mesi.<br />
Comunque le attività si sono svolte sempre con la dimostrazione di un<br />
grande entusiasmo da parte dei ragazzi, i quali anche stavolta ci hanno mostrato<br />
i nuovi cartelloni realizzati durante la settimana.<br />
Ho potuto osservare una maggiore dimestichezza nell’approccio con i<br />
pet da parte di tutti i ragazzi e, un cambiamento positivo, a mio avviso molto<br />
importante e significativo si è potuto osservare <strong>in</strong> D., il quale, per tutto il<br />
tempo dell’<strong>in</strong>contro, non ha mai tirato fuori dalla tasca dei pantaloni la busta<br />
che porta sempre <strong>in</strong> mano con sé.<br />
Iniziava <strong>in</strong> maniera più spontanea l’<strong>in</strong>terazione con il pet e con l’operatore,<br />
provando piacere nel condividere con quest’ultimo il suo stato d’animo<br />
e, co<strong>in</strong>volgendo nella sua felicità e soddisfazione gli altri operatori e<br />
tiroc<strong>in</strong>anti presenti.<br />
A. ha manifestato s<strong>in</strong> da subito cambiamenti positivi nel suo atteggiamento<br />
schivo, prima lasciandosi fotografare e poi, <strong>in</strong> questo <strong>in</strong>contro, richiedendo<br />
di fare una foto mentre portava a spasso Nuvola <strong>in</strong>sieme all’accompagnatore<br />
del cane, ed è stata lei stessa a chiedere un abbraccio dall’operatore<br />
per fare la foto. Nuvola ha così fatto da tramite per l’<strong>in</strong>contro tra due persone<br />
(utente ed operatore).<br />
Un cambiamento significativo dal primo <strong>in</strong>contro ad oggi l’ho osservato<br />
nelle espressioni facciali: molto più sorridenti e tranquille. Mano a mano<br />
ponevano sempre meno resistenze tra noi e loro e si sp<strong>in</strong>gevano sempre di<br />
più nel fare commenti nell’esprimere i propri pareri e le proprie curiosità sugli<br />
animali.<br />
Il presente progetto è ancora <strong>in</strong> fase di realizzazione, stiamo raccogliendo<br />
dati attraverso griglie di osservazione e video riprese.
- 64 -<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
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animals and empathy: one-year follow up of a school-based <strong>in</strong>tervention. Anthrozoos, 9,<br />
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2. Berg<strong>in</strong> B. (2002). Tra<strong>in</strong><strong>in</strong>g assistance dogs helps rehabilitate at-risk teens. The heal<strong>in</strong>g effects of<br />
companion. Service & therapy animals on human health and delta society’s 25th<br />
anniversary, proceed<strong>in</strong>gs of the 21th annual delta society conference, may 18-19, 2002.<br />
Seattle, delta society, 153-155.<br />
3. Mallon G. (1994). Some of our best therapist are dogs. Child and youth care forum, 23(2),<br />
89-101.<br />
4. M. Sgarro - Post traumatic stress disorder - Edizioni Kappa 1997.<br />
5. Marches<strong>in</strong>i R., Corona L., Attività e terapie assistite dagli animali. L’approccio zoo antropologico<br />
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6. Montagner H., Il bamb<strong>in</strong>o, l’animale e la scuola. Bologna: Alberto Perdisa editore<br />
7. Giusti E., La Fata S., Quando il mio terapeuta è un cane. Animal assisted pet-therapy. Roma:<br />
Sovera.<br />
8. B. H. Young et al. - L’assistenza psicologica nelle emergenze - Erickson, 2002.<br />
9. A. Lo Iacono, M. Troiano – <strong>Psicologia</strong> dell’emergenza – Editori Riuniti 2002.<br />
Indirizzo dell’Autore: Dott.ssa Cater<strong>in</strong>a Di Michele<br />
Via Pallanza 15, 65015 Montesilvano (PE), tel. 085 4683347;<br />
email: cater<strong>in</strong>adimichele@libero.it / presidente@diapasononlus.it
- 65 -<br />
RELAZIONE INTERVENTO<br />
PRESSO IL CONVEGNO DEGLI PSICOLOGI A MONTESILVANO<br />
AIUTO ED AUTORGANIZZAZIONE.<br />
UN’AZIONE TRA IMPOTENZA ED ONNIPOTENZA.<br />
Lorenzo Marvelli°<br />
Subito dopo la prima scossa, gli <strong>in</strong>fermieri del 118 e gli autisti si sono<br />
raccolti spontaneamente presso la C.O. di Pescara. Da qui sono partite ambulanze<br />
per L’Aquila ed è <strong>in</strong>iziato un reperimento di farmaci necessari a far<br />
fronte alla maxiemergenza. C’è un aspetto di cui poco si è parlato e che credo<br />
molto importante: l’autorganizzazione.<br />
Accanto all’organizzazione degli aiuti da parte delle Istituzioni preposte,<br />
vi è stata una organizzazione spontanea di molti <strong>in</strong>fermieri e personale<br />
sanitario <strong>in</strong> genere che, autoconvocandosi, hanno messo immediatamente a<br />
disposizione la loro professionalità.<br />
I media hanno offerto loro una <strong>in</strong>sufficiente attenzione preferendo<br />
dare voce, giustamente, a quelle forze istituzionali che meglio potevano raccontare<br />
quanto stava accadendo nell’<strong>in</strong>tera area terremotata.<br />
C’è da dire che gruppi di aiuti spontanei hanno molte volte raggiunto<br />
luoghi isolati e, <strong>in</strong> prima battuta fuori dal circuito dell’organizzazione, portando<br />
un primo soccorso ai feriti ma anche partecipando all’allestimento dei<br />
campi per gli sfollati.<br />
Ho prestato servizio presso il campo di Piazza d’Armi a L’Aquila nei<br />
giorni successivi alla prima scossa; ho lavorato nel pronto soccorso del Punto<br />
Medico Avanzato (PMA), una struttura con posti letto per ricoveri brevi ed<br />
una farmacia abbastanza attrezzata.<br />
Successivamente ho scelto, al di fuori dell’orario di servizio, di operare<br />
presso la zona disastrata <strong>in</strong> maniera spontanea raggiungendo luoghi di montagna<br />
a bordo di una moto.<br />
Ho fatto base al campo di Tempera (AQ) e qui ho contribuito alla creazione<br />
di un ambulatorio medico ed <strong>in</strong>fermieristico. Nella prima fase del mio lavoro<br />
ho potuto notare un certo senso di impotenza derivante dall’impossibilità di rispondere<br />
alla complessità dei bisogni che avevo di fronte. In questa fase ho spesso<br />
operato delle scelte ist<strong>in</strong>tive preferendo questo a quel paziente: la fretta d’agire<br />
ha accompagnato l’emergenza determ<strong>in</strong>ando, accanto al desiderio di fare, anche<br />
una certa frustrazione per tutto quello che non riuscivo a fare.<br />
Successivamente, grazie anche all’organizzazione degli aiuti, è subentrata<br />
una certa padronanza della situazione. Il lavoro ha com<strong>in</strong>ciato a seguire l<strong>in</strong>ee<br />
progettuali e la comunicazione tra i soggetti presenti sul campo, ha garantito<br />
un <strong>in</strong>nalzamento del livello <strong>in</strong>fermieristico. E’ qui che si è passati da una<br />
fase emergenziale ad un’ altra che potrei def<strong>in</strong>ire assistenziale: i bisogni di salute<br />
della popolazione terremotata; ora facevano fronte a problematiche legate<br />
all’organizzazione quotidiana (temperatura nelle tende, igiene dei bagni e delle<br />
cuc<strong>in</strong>e da campo, assistenza agli anziani ed ai bamb<strong>in</strong>i, prevenzione di una<br />
serie di malattie tipiche della coabitazione <strong>in</strong> luoghi di questo tipo etc. etc.),<br />
più che a situazioni di vita o di morte.
- 66 -<br />
In questa seconda fase, potrei dire che al senso di impotenza dei primi<br />
momenti, spesso si è sostituito un senso di onnipotenza derivante dalla effettiva<br />
capacità di dare soluzione a moltissimi problemi.<br />
E’ questo il momento <strong>in</strong> cui capita di esagerare la portata dell’aiuto <strong>in</strong>taccando<br />
quell’autonomia dei pazienti necessaria <strong>in</strong> momenti come questi.<br />
Il rischio è proprio quello di depotenziare le capacità di autorganizzazione<br />
degli <strong>in</strong>dividui colpiti dal sisma rendendoli più deboli di quello che sono ed abituandoli<br />
all’attesa, all’<strong>in</strong>terruzione delle attività, anche quelle più elementari<br />
come preparare i pasti, provvedere all’igiene del campo etc.<br />
E’ proprio a questo punto che ho deciso di <strong>in</strong>terrompere il mio lavoro<br />
ai campi lasciando spazio a quanti, assenti nella prima e nella seconda fase,<br />
manifestavano ora il desiderio di rendersi utili. Posso dire <strong>in</strong> conclusione che<br />
l’aiuto, <strong>in</strong> momenti come questo, non può presc<strong>in</strong>dere da una ricerca d’equilibrio<br />
tra i sensi d’impotenza ed onnipotenza al f<strong>in</strong>e di organizzare e misurare<br />
gli <strong>in</strong>terventi senza dimenticare che ogni piano assistenziale ha come<br />
obiettivo pr<strong>in</strong>cipale, l’autonomia degli assistiti.<br />
Da questa fase ne sono uscito capendo che era giunto il momento di <strong>in</strong>terrompere<br />
la mia attività, sia quella ufficiale di <strong>in</strong>fermiere del PMA, sia quella<br />
di volontario con la moto e di lasciare agli altri la possibilità di fare quello che<br />
f<strong>in</strong>o ad allora avevo fatto io. Questa, <strong>in</strong> breve, è stata la mia esperienza.<br />
- Dott.ssa Forcucci (pediatra): Se posso vorrei dire qualcosa perché<br />
questo si riallaccia alla mia esperienza. Tu dici “li stavo viziando” e qu<strong>in</strong>di ti<br />
sei <strong>in</strong>iziato a sentire paradossalmente <strong>in</strong>utile, cioè come se non fossi più utile.<br />
Non era più f<strong>in</strong>alizzato quello che stavi facendo perché, per la sensazione<br />
che ho avuto io, era come se lo stessi facendo più per me che per loro. Io ho<br />
avuto questa sensazione perché ad un certo punto non ce la facevo più, ero<br />
stanca. Non è un sentimento esaltante, però ad un certo punto sembrava<br />
ripetitivo, sembrava quasi eccessivo, quello che stavo facendo, però, forse, a<br />
livello di co<strong>in</strong>volgimento emotivo si stava andando oltre quello che loro volevano<br />
da me, perché lo cercavo io, pure.<br />
- Infermiere Marvelli: Sì, mi è venuto <strong>in</strong> mente un detto di Leonardo<br />
da V<strong>in</strong>ci, il quale disse che il bravo pittore non si vede dalla sua capacità di<br />
dip<strong>in</strong>gere, ma dalla sua capacità di capire quando deve dire “stop”, ed è un<br />
po’ quello che è successo a me. Ad un certo punto ho fatto questa riflessione<br />
ed ho capito che non avrei potuto fare più nulla oltre a ciò che avevo già fatto,<br />
proprio perché ero vittima di questo senso di onnipotenza che mi portava<br />
ad avvic<strong>in</strong>are chiunque, a volte anche ad <strong>in</strong>ventare dei bisogni e non ad <strong>in</strong>tercettarne<br />
di reali. Questo è un problema <strong>in</strong> una maxi emergenza, perché<br />
un <strong>in</strong>fermiere deve lavorare aff<strong>in</strong>ché le persone colpite ritrov<strong>in</strong>o al più presto<br />
la loro autonomia, la loro auto-organizzazione, aff<strong>in</strong>ché siano appunto <strong>in</strong><br />
grado di occuparsi da soli delle loro cose. Quando si aiutano le persone bisogna<br />
stare attenti anche ...a non esagerare. Esagerare un aiuto, secondo me,<br />
equivale quasi a non darne nessuno.<br />
- Dott. Agresta: Beh, accade come per il furor sanandi del terapeuta, ovvero<br />
l’onnipotenza di poter curare tutti, tutto e tutti. In genere accade, appunto,<br />
nei terapeuti onnipotenti... e poco potenti, cioè poco bravi.<br />
Indirizzo dell’Autore: Lorenzo Marvelli-Infermiere 118 - Pescara
- 67 -<br />
RELAZIONE DELL’AVV. FABIO NIEDDU<br />
(Responsabile Comitato Prov<strong>in</strong>ciale Croce Rossa Italiana - Sez. Pescara)<br />
R<strong>in</strong>grazio il Dott. Agresta e tutti coloro che stanno partecipando e che<br />
<strong>in</strong>terverranno. Ho <strong>in</strong>teso partecipare a questa giornata per portare le testimonianze<br />
e soprattutto, visto che questo è un convegno f<strong>in</strong>alizzato a comprendere<br />
quelle che sono le d<strong>in</strong>amiche della psicologia delle emergenze, per<br />
portare quella che è la mia testimonianza diretta e quelle di tutti gli operatori<br />
della Croce Rossa che si sono avvicendati nel terremoto a L’Aquila, per<br />
dare un contributo scientifico a questa particolare branca della psicologia<br />
che è importantissima. Posso dirvi f<strong>in</strong> d’ora che è importantissima e noi ce<br />
ne siamo resi conto, appunto, <strong>in</strong> occasione del terremoto.<br />
In Croce Rossa noi abbiamo spesso problematiche di questo tipo, perché<br />
abbiamo a che fare con tantissime persone che hanno difficoltà a gestire<br />
la propria situazione personale, <strong>in</strong>dividuale. Interveniamo <strong>in</strong> situazioni difficili,<br />
questo ovviamente lo sapete tutti, e credo che uno degli ambiti applicativi<br />
della psicologia delle emergenze dovrebbe riguardare proprio quelli che<br />
sono gli operatori del settore, non soltanto le vittime. Vedete, l’assistenza diretta<br />
alle vittime è importantissima, quella secondaria ai parenti o ai testimoni<br />
di <strong>in</strong>cidenti catastrofici o situazioni di questo tipo lo è altrettanto, ma io<br />
penso che ancora più importante sia quella terziaria, quella cioè nei confronti<br />
degli operatori che <strong>in</strong>tervengono, perché vi posso assicurare che quando<br />
poi si ritorna, lo stress psichico dato da situazioni di emergenza è davvero<br />
pesante.<br />
Noi, nella prima emergenza, eravamo sul posto con tre ambulanze già<br />
alle 4.55 del 6 aprile, le prime tre che arrivavano dal versante di Pescara.<br />
Quelle persone, che erano su quelle ambulanze, hanno fatto tre <strong>in</strong>terventi,<br />
dopodiché sono dovute tornare, perché avevano visto delle scene spaventose.<br />
Al loro arrivo a Paganica, c’erano tutte le persone ammassate sulla strada<br />
perché non c’era nessun mezzo di emergenza f<strong>in</strong>o a quel momento ed essendo<br />
i primi ad arrivare si sono trovati di fronte ad una scena quasi<br />
apocalittica. Sono saliti f<strong>in</strong>o a S. Salvatore ma con grandi difficoltà, perché<br />
tutte le strade erano bloccate, non si poteva accedere. Arrivati a S. Salvatore<br />
hanno visto ulteriori scene drammatiche, tipo persone soccorse con le porte<br />
scard<strong>in</strong>ate delle palazz<strong>in</strong>e a mo’ di barella, ed hanno avuto crisi d’ansia e crisi<br />
di panico e sono dovuti rientrare; li abbiamo dovuti subito sostituire. Non<br />
si sono ripresi subito. Abbiamo <strong>in</strong>iziato una terapia, un’assistenza per questi<br />
ragazzi che, nonostante siano volontari del soccorso e abbiano visto numerose<br />
situazioni difficili, si sono trovati forse per la prima volta di fronte ad una<br />
situazione preventivata, ma non studiata. E’ questo il punto dove volevo arrivare.<br />
Noi abbiamo anche, <strong>in</strong> Croce Rossa, una squadra di soccorso psicologico,<br />
che è formata proprio per dare quel tipo di aiuto, cioè l’aiuto alle vittime<br />
ed ai parenti delle vittime (tant’è che adesso stiamo stipulando un protocollo<br />
con la Prefettura, sulla base di una circolare del M<strong>in</strong>istero, per il soccorso ai<br />
parenti delle vittime di <strong>in</strong>cidenti sul lavoro, che è una cosa molto importante<br />
e <strong>in</strong> cui la Croce Rossa svolgerà un ruolo primario con la propria squadra,<br />
composta da psicologi e da operatori formati con un corso apposito). Sul
- 68 -<br />
luogo del disastro, la squadra si è occupata naturalmente solo delle vittime.<br />
A mio avviso però dovrebbero essere approfonditi quelli che sono gli aspetti<br />
traumatici che ci sono tra gli operatori, perché vi assicuro che sono<br />
dirompenti. Questi ragazzi che sono tornati, di cui parlavo prima, per la<br />
maggior parte si sono ripresi dopo qu<strong>in</strong>dici giorni e volevano rientrare sullo<br />
scenario del terremoto, ma allo stesso tempo, <strong>in</strong> quelle due settimane, altri<br />
ragazzi sono tornati e presentavano gli stessi problemi di quelli che erano<br />
partiti per primi.<br />
Mi auguro qu<strong>in</strong>di che questo aspetto sia tenuto <strong>in</strong> considerazione, visto<br />
che questo convegno è mirato ad approfondire e sviluppare anche questo<br />
tema. Io non sono ovviamente un tecnico del settore, ma immag<strong>in</strong>o che così<br />
come avviene <strong>in</strong> tutti i convegni scientifici, si approfondisca il tema e si cerchi,<br />
anche grazie alle testimonianze di...<br />
- Dott.Agresta: se mi permette, la seconda parte del sem<strong>in</strong>ario è proprio<br />
<strong>in</strong>centrata sui disturbi post-traumatici, sono arrivati i relatori...<br />
- Avv. Nieddu: benissimo, perché molto spesso, ripeto, ci si trova di<br />
fronte all’impossibilità di gestire un’emergenza perché, quando è di queste<br />
dimensioni, gli operatori hanno grosse difficoltà di approccio. Vorrei aggiungere<br />
una cosa: il ruolo svolto dalle squadre di soccorso psicologico della CRI;<br />
è stato davvero <strong>in</strong>tenso, perché hanno organizzato e calibrato i loro <strong>in</strong>terventi<br />
sia nella fase precedente al fatto, facendo una sorta di formazione sugli<br />
operatori che <strong>in</strong>tervenivano, sia durante la fase critica di <strong>in</strong>tervento, <strong>in</strong> cui<br />
hanno prestato supporto agli operatori, sia nella fase post-critica, <strong>in</strong> cui hanno<br />
fatto degli <strong>in</strong>contri con i gruppi di lavoro per cercare di vedere se il lavoro<br />
fatto precedentemente era valido o se ci fossero delle rimodulazioni. Sul<br />
territorio sono <strong>in</strong>tervenuti <strong>in</strong> modo efficace sui parenti delle vittime, ci sono<br />
state delle scene difficili pers<strong>in</strong>o da descrivere e da raccontare. Penso e spero,<br />
qu<strong>in</strong>di, che queste squadre possano crescere ancora di più, perché <strong>in</strong> Croce<br />
Rossa abbiamo tantissime peculiarità, ma quella della squadra di soccorso<br />
psicologico, che è una delle ultime novità, spero che cresca bene, grazie all’entrata,<br />
nella nostra grande famiglia, di psicologi, aspiranti psicologi ed<br />
operatori del settore, per offrire un’assistenza ancora migliore, sia sul territorio<br />
sia agli operatori che <strong>in</strong>tervengono <strong>in</strong> situazioni di questo tipo.<br />
Colgo l’occasione per annunciare che a Febbraio <strong>in</strong>izieremo il nuovo<br />
corso prov<strong>in</strong>ciale per entrare <strong>in</strong> Croce Rossa; se qualcuno fosse <strong>in</strong>teressato<br />
può comunicare il proprio nom<strong>in</strong>ativo al Comitato Prov<strong>in</strong>ciale di Pescara,<br />
magari qualche professionista del settore potrebbe andare a potenziare queste<br />
squadre di soccorso psicologico di cui vi ho parlato.<br />
Grazie a tutti.
- 69 -<br />
IL TERREMOTO IN ABRUZZO:<br />
RIFLESSIONI DI UNA PSICOLOGA<br />
Sabr<strong>in</strong>a Di Virgilio°<br />
Il terremoto del 6 Aprile 2009 ha messo <strong>in</strong> g<strong>in</strong>occhio tutto l’Abruzzo e<br />
non lo ha ferito solo nel suo aspetto fisico-geografico, ma anche nel profondo<br />
del suo animo.<br />
Come abruzzese e come psicologa ho dato la mia disponibilità ad aiutare<br />
alcune persone della mia popolazione a risollevarsi dopo questo tragico evento.<br />
Con l’aiuto dell’Ord<strong>in</strong>e degli Psicologi della Regione Abruzzo (anch’esso,<br />
come Ufficio, duramente colpito) e della Asl di Pescara, sto lavorando negli Alberghi<br />
della costa pescarese dove sono ospitati le persone colpite dal sisma. Lì ho avuto<br />
modo di ascoltare bamb<strong>in</strong>i, adulti ed anziani, dopo pochi giorni la tragedia.<br />
Le persone ospiti erano facilmente riconoscibili nelle hall degli alberghi<br />
perché avevano formato già una piccola comunità, erano sempre <strong>in</strong>sieme, condividevano<br />
tutto: casa (sic!), cibo, abitud<strong>in</strong>i, dolore, sofferenza. C’era anche<br />
molta confusione e non nascondo le difficoltà che ho avuto per farmi accettare<br />
e cercare di costruire un “buon sett<strong>in</strong>g” nonostante mi trovassi <strong>in</strong> un albergo.<br />
Nei primi giorni <strong>in</strong> cui ho <strong>in</strong>iziato questo percorso nei loro occhi leggevo<br />
disperazione, angoscia, paura, rabbia. Mi vedevano come una persona che dovevano<br />
evitare per non parlare della loro sofferenza. Ricordo una signora che<br />
mi disse: “Dottoressa, ci scusi, ma noi siamo una popolazione chiusa rispetto a<br />
voi pescaresi, e tutta questa solidarietà non ce la aspettavamo; non siamo abituati<br />
ad avere tanta gente attorno, noi siamo proprio montanari!”<br />
Ho avuto modo di osservare diversi bamb<strong>in</strong>i i quali, non solo secondo<br />
me, sono quelli che hanno risentito di più questo tragico evento. Chiedevano<br />
cont<strong>in</strong>uamente agli adulti (ma si facevano domande anche fra loro):<br />
“Perché il terremoto ha distrutto la nostra casa?”. “Andremo <strong>in</strong> una nuova<br />
casa?”. “Il terremoto tornerà ancora?”. Di giorno, i bamb<strong>in</strong>i si riunivano<br />
nelle hall e la parola che pronunciavano di più era “terremoto”. Dai loro disegni<br />
emerge un tema pr<strong>in</strong>cipale “la casa rotta dal terremoto” come la chiamano<br />
loro. La notte, a detta dei genitori non dormono tranquillamente: hanno difficoltà<br />
ad addormentarsi e hanno cont<strong>in</strong>ui risvegli durante la notte.<br />
Ricordo il racconto di una giovane madre che durante il terremoto,<br />
mentre cadevano i calc<strong>in</strong>acci, è andata a prendere la figlia di quattro anni che<br />
dormiva nella sua cameretta e la figlia fortemente terrorizzata le ha detto:<br />
“Mamma, grazie di essere venuta a prendermi!”<br />
Tra gli adulti ho potuto evidenziare soprattutto s<strong>in</strong>tomi psicosomatici<br />
quali: vertig<strong>in</strong>i, nausea, vomito, tachicardia, attacchi di panico.<br />
Il racconto di una anziana signora mi ha colpito profondamente. Lei viveva<br />
con il marito che aveva difficoltà motorie e il figlio di quest’ultimo che<br />
aveva un ritardo mentale. La signora ha avuto alcune resistenze prima di venire<br />
a parlare con me e durante tutto il racconto era molto agitata, muoveva nervosamente<br />
le mani e raramente mi guardava negli occhi. Il suo viso era rosso<br />
ed a tratti, mentre il racconto, si faceva più doloroso, assumeva un colore simile<br />
al fuxcia e gli occhi si riempivano di lacrime. A volte c’erano lunghe pause
- 70 -<br />
di silenzio. Lei racconta che essendo l’unica a potersi muovere e cercare di salvare<br />
tutti ha dovuto fare tutto da sola. Ricorda che durante la “grande scossa”<br />
una parte della sua casa è completamente crollata e svegliatasi all’improvviso<br />
dal sisma (“sembrava un aereo che stava entrando dentro casa”), è scesa dal<br />
letto, scalza, e tra i calc<strong>in</strong>acci che cont<strong>in</strong>uavano a cadere e non sapeva chi soccorrere<br />
prima. La luce è subito andata via e la signora ha avuto molta difficoltà<br />
a raggiungere la camera del figlio il quale, <strong>in</strong> preda al panico, ha avuto una<br />
forte crisi, mentre sentiva le urla del marito dall’altra parte. In più, è arrivata<br />
davanti la porta d’<strong>in</strong>gresso per portare fuori il figlio, ma la porta era bloccata<br />
dai calc<strong>in</strong>acci caduti. In quei momenti, riferisce, ha pensato che non si sarebbero<br />
salvati e che si era sentita impotente e sola. Fortunatamente alcuni vic<strong>in</strong>i<br />
sono <strong>in</strong>tervenuti e sono riusciti a salvarsi tutti.<br />
Io ho potuto soltanto ascoltare: forse è semplicistico e retorico ma, <strong>in</strong><br />
quegli istanti, ho pensato alle mie esperienze con i G. Bal<strong>in</strong>t - organizzate dalla<br />
SIMP Pescarese: conduttori: Dott. K. Rohr e Dott. F. Agresta - <strong>in</strong> cui “stare<br />
ad ascoltare il “tuo” paziente è stato come stare ad ascoltare un po più sé stessi.<br />
Così ho cont<strong>in</strong>uato ad ascoltare empaticamente e ho lasciato scivolare ogni<br />
tipo di “<strong>in</strong>terpretazione”. La persona che mi stava di fronte aveva solo bisogno<br />
di “raccontare”, di “narrare” e di “sfogarsi”. E’ il primo passaggio ma, per uno<br />
psicologo, è fondamentale imparare sul campo ad ascoltare l’altro e a non fare<br />
troppe domande come diceva Bal<strong>in</strong>t: “Ascolta il tuo paziente, ti dirà la sua verità”.<br />
Il terremoto è un evento tragico e gli sviluppi negativi e speriamo sempre<br />
di ripresa rientrano negli auspici di tutti, ma è necessario fare l’esame di<br />
realtà e poi, se vogliamo, si potrà ricom<strong>in</strong>ciare a sognare...<br />
Un storia, uno spunto per una riflessione.<br />
Gemma racconta che quella notte tutti <strong>in</strong>sieme si sono messi <strong>in</strong> macch<strong>in</strong>a<br />
e hanno passato la notte lì <strong>in</strong> preda al terrore e al freddo con tutte le difficoltà<br />
<strong>in</strong>crementate anche dalla presenza di due persone <strong>in</strong>valide. Arrivati <strong>in</strong><br />
albergo, dice, anche se è più tranquilla la notte non riece a dormire. Riferisce<br />
che appena chiude gli occhi ha le vertig<strong>in</strong>i, la nausea e le ritornano <strong>in</strong> mente<br />
le immag<strong>in</strong>i del terremoto.<br />
Dice di non essere tornata più all’Aquila e non riesce ad immag<strong>in</strong>arsi<br />
come è adesso la sua casa e il suo paese. Non vuole vedere le immag<strong>in</strong>i che<br />
trasmettono alla televisione. Afferma di non volerci tornare per adesso e di<br />
non sapere quale sarà adesso il suo futuro.<br />
Per quanto riguarda il tema dei sogni che ho potuto raccogliere, ho trovavo<br />
come tratto <strong>in</strong> comune <strong>in</strong> tutte le persone che ho ascoltato quello di ritrovarsi<br />
durante il sisma che hanno vissuto, con tutte le difficoltà che hanno avuto,<br />
ma con la differenza di non riuscire a salvarsi.<br />
Concludo facendo una riflessione su quanto ho vissuto e sentito: il sisma<br />
ha notevolmente sconvolto le vite di queste persone ha scosso anche quelle di<br />
persone che non sono state colpite direttamente, creando una “psicosi generale”),<br />
l’angoscia di morte è tutt’oggi presente, anche se a dosi m<strong>in</strong>ori. Il camm<strong>in</strong>o<br />
sarà lungo e faticoso, ma tutti stiamo reagendo per superare <strong>in</strong>sieme questo<br />
tragico evento.<br />
°Sabr<strong>in</strong>a Di Virgilio è psicologa, specializzanda al 3° anno <strong>in</strong> Psicoterapia presso l’Istituto<br />
IPAAE (Istituto di Psicoterapia Analitica e Antropologia Esistenziale - Pe, dir. Dott.<br />
D. Romagnoli). Socio SIMP sez. Pescarese (Coord<strong>in</strong>atore dott. Fausto Agresta).
- 71 -<br />
TERREMOTO A L’AQUILA, ESPERIENZE NEL CAMPO.<br />
IL CROLLO DI UN EQUILIBRIO<br />
Fausto Agresta e Collaboratori°<br />
Testimonianza<br />
L’avvio della “macch<strong>in</strong>a dell’emergenza”, per il disastro del terremoto<br />
che ha colpito L’Aquila, è stato immediato. Il giorno successivo al sisma erano<br />
già stati pianificati gli <strong>in</strong>terventi a vari livelli. L’adesione dei volontari è stata<br />
massiccia e immediata. Decido immediatamente di far parte del gruppo di volontari,<br />
di una componente umanitaria della Protezione Civile, che partirà pochi<br />
giorni più tardi. Durante il viaggio di andata avevo molta paura perché<br />
non sapevo cosa avrei trovato e soprattutto perché non sapevo come avrei reagito<br />
alla vista dell’Aquila distrutta. Sulla lunga strada che collega Bussi a<br />
L’Aquila com<strong>in</strong>cio a scorgere, all’altezza di Navelli, la prima tendopoli. Il blu<br />
delle tende spiccava, prepotentemente, sul verde che ero abituata a vedere <strong>in</strong><br />
quei paesaggi. Pian piano che ci avvic<strong>in</strong>avamo alla meta, le tendopoli crescevano<br />
di numero e di <strong>in</strong>tensità. Arrivati allo stabilimento di una nota fabbrica di<br />
dolciumi, mi rendo conto del disastro che avrei potuto trovare.<br />
Mi giro sulla s<strong>in</strong>istra e vedo, anzi non vedo più ciò che ero abituata a<br />
vedere. Onna completamente distrutta. Soffoco un grido nella gola e le lacrime<br />
com<strong>in</strong>ciano a scendere senza controllo sulle mie guance f<strong>in</strong>o all’arrivo.<br />
All’entrata del campo dei militari ci chiedono i documenti, per la registrazione<br />
delle presenze. Sembrava di essere entrati <strong>in</strong> un territorio di guerra. L’atmosfera<br />
era strana. Giro lo sguardo <strong>in</strong>torno a me. La situazione è caotica, c’è<br />
tanto da fare e tanto da organizzare. La paura e il dolore che provavo f<strong>in</strong>o a<br />
pochi chilometri prima, erano spariti e sento crescere una forza <strong>in</strong>teriore che<br />
non mi aspettavo di avere. La razionalità prende il sopravvento sull’emotività.<br />
Il gruppo si mette subito a lavoro. Dopo poco, mentre ero <strong>in</strong>daffarata<br />
a preparare la distribuzione, si avvic<strong>in</strong>a una signora molto timidamente. In<br />
silenzio, mi osservava senza dire nulla. Alzo la testa e la guardo negli occhi.<br />
Le faccio un timido sorriso, poi le chiedo se potevo esserle utile. La signora,<br />
con fare goffo, mi dice: “NON VORREI DISTURBARTI, HAI TANTO DA<br />
FARE!”. Mi alzo e vado verso di lei. La rassicuro e le dico, nuovamente, che<br />
se le serviva aiuto poteva chiedermelo <strong>in</strong> qualsiasi momento. Mi r<strong>in</strong>grazia e<br />
si allontana.<br />
Dopo pochi m<strong>in</strong>uti torna di nuovo e quasi con le lacrime agli occhi mi<br />
chiede aiuto, perché non sapeva come portare la madre all’ospedale da campo<br />
per fare dei prelievi e le medicazioni, ma aveva bisogno di un ragazzo<br />
forte e di una ragazza, perché sua madre era molto riservata. Mi giro un secondo<br />
per “reclutare” qualcuno, ma A. era già a fianco a me perché aveva<br />
sentito il discorso e subito si era preparato. Mentre camm<strong>in</strong>avamo tra le tende<br />
la sensazione di impotenza era forte, ma la dovevamo governare per dare<br />
forza a queste persone che hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a ripartire.<br />
La signora (che chiameremo G.), nel frattempo, parlava di cosa sua madre,<br />
aveva bisogno, della malattia che l’aveva colpita e delle ferite che aveva riportato<br />
<strong>in</strong> seguito al crollo della sua casa. Più volte ho provato a guardarla
- 72 -<br />
negli occhi, ma il suo sguardo era perso, come le emozioni che non trasparivano<br />
dalle sue parole. Non c’era paura, non c’era dolore. Nel breve tratto di<br />
strada, ho percepito un blocco del tempo, una sensazione di immobilità paradossale<br />
rispetto a quello che accadeva <strong>in</strong>torno, perché la terra cont<strong>in</strong>uava<br />
a tremare, seppur <strong>in</strong> modo più lieve. Arrivati nella tenda la mamma di G., la<br />
signora C. 93 anni, ci accoglie con un sorriso, perché dal giorno del terremoto<br />
non ha più parlato. G. le dice che siamo lì perché la portiamo <strong>in</strong> ospedale<br />
e C. sorride nuovamente. Nel tragitto G. com<strong>in</strong>cia a chiederci da quale<br />
città venivamo, se avevamo sentito il terremoto e se le nostre case erano crollate.<br />
Mi rendo subito conto che G. aveva bisogno di parlare, così, mentre A.<br />
sp<strong>in</strong>geva la carrozzella con la signora C., io cerco di ascoltare G. senza <strong>in</strong>tervenire.<br />
Mi racconta degli attimi <strong>in</strong> cui ha dovuto sollevare sua madre e portarla<br />
sulle spalle per salvarla dal muro della sua stanza che stava crollando,<br />
del suo letto pieno di calc<strong>in</strong>acci, che vedeva attraverso un muro crollato, e<br />
pensa che se non si fosse alzata <strong>in</strong> tempo sarebbe morta.<br />
Un racconto lungo, ma contornato da tanti piccoli silenzi, tanti piccoli<br />
vuoti. Il tempo passava e la signora cont<strong>in</strong>uava a raccontare, chiedeva spiegazioni<br />
su ciò che era successo, sul perché era accaduto. Ma le nostre risposte<br />
non avrebbero mai potuto essere tanto esaustive. Ritornati <strong>in</strong> tenda, dopo<br />
le medicazioni e i prelievi della signora C., sentiamo nitidamente una scossa<br />
(di magnitudo 4.2). Sentire tremare la terra sotto i propri piedi è una sensazione<br />
disarmante. Il non poter far nulla, l’impotenza si impadronisce di te e<br />
diventa parte di te. Immediatamente tutti gli sfollati erano fuori dalle tende<br />
e <strong>in</strong> preda al panico piangevano, urlavano e si rivolgevano verso di noi cercando<br />
quasi una giustificazione a quello che stava accadendo, ma purtroppo<br />
non potevamo fare nulla e dire nulla. Dopo poco, ho realizzato che la situazione<br />
era abbastanza difficile, non bastava essere lì presenti, ma serviva farsi<br />
percepire come qualcuno di cui potersi fidare, una persona con la quale poter<br />
parlare senza chiedere nulla, una persona pronta ad ascoltare <strong>in</strong>condizionatamente.<br />
Questo è solo uno dei casi che si sono presentati durante la mia permanenza<br />
nel campo. Ho potuto constatare di quanto questo popolo sia dignitoso<br />
e di quanto, anche se immersi nella tragedia, si aiut<strong>in</strong>o tra di loro e cerch<strong>in</strong>o<br />
di sostenersi l’un l’altro. Tra le tende si respira un’aria di solidarietà,<br />
che mai nei miei anni di esperienza come volontaria, avevo visto e provato.<br />
La paura di disturbare i volontari è un altro punto che hanno <strong>in</strong> comune<br />
quasi tutti gli abitanti di questo campo, ma credo che questo fenomeno sia<br />
comune anche negli altri campi. Le conseguenze psicologiche degli abitanti<br />
di L’Aquila e dei paesi limitrofi che, da un giorno all’altro, hanno visto il loro<br />
mondo crollare <strong>in</strong>sieme alle loro case, sono decisamente traumatiche e pesanti.<br />
Sono frequenti le espressioni: “Ho perso tutto, famiglia, casa e tutto<br />
quello a cui ero legato, sono crollati i sacrifici di una vita” oppure: “Ho lavorato<br />
una vita <strong>in</strong>tera e ora non ho più niente”. Se consideriamo che “la casa”<br />
simbolicamente rappresenta la personalità di un <strong>in</strong>dividuo, il crollo della<br />
propria abitazione richiama <strong>in</strong>tensamente la possibilità di crollo <strong>in</strong>teriore;<br />
ma possiamo <strong>in</strong>tendere la casa anche come s<strong>in</strong>onimo del proprio rifugio sicuro<br />
e percepirla come possibile carnefice, <strong>in</strong>evitabilmente, crea una rottura<br />
nella percezione della realtà della persona. L’<strong>in</strong>coerenza tra l’idea della casa<br />
come posto sicuro e il vissuto della casa, causa di pericolo e m<strong>in</strong>accia per la
- 73 -<br />
propria vita, destabilizza la persona colpita dall’evento e la porta a sperimentare<br />
un conflitto <strong>in</strong>trapsichico caratterizzato da ansia, attacchi di panico<br />
e mancanza della gestione emotiva. In molti racconti si potevano r<strong>in</strong>tracciare<br />
i tre tipi di s<strong>in</strong>tomi caratteristici del disturbo post traumatico da stress:1) Difficoltà<br />
a dormire, <strong>in</strong>cubi, immag<strong>in</strong>i e pensieri drammatici di tipo ‘<strong>in</strong>trusivo’,<br />
anche nei sogni provocando improvvisi risvegli; 2) L’attuazione anche <strong>in</strong>volontaria<br />
di d<strong>in</strong>amiche di evitamento: “Cerchiamo di evitare a ogni costo luoghi<br />
o eventi che ci ricord<strong>in</strong>o il trauma”; 3) Inf<strong>in</strong>e, irritabilità e difficoltà a<br />
rispettare il ritmo sonno-veglia.<br />
L’<strong>in</strong>tervento degli psicologi volontari sul campo, esperti di emergenze,<br />
è stato immediato. Il primo passo è stato caratterizzato dall’accoglienza della<br />
popolazione colpita dal sisma con colloqui di gruppo per far emergere la<br />
forte emotività. L’obiettivo di questo <strong>in</strong>contro è stato di cercare di <strong>in</strong>iziare a<br />
rielaborare brevemente e collettivamente il significato dell’evento e a ridurre<br />
l’impatto dell’avvenimento traumatico, <strong>in</strong> modo tale da evitare che l’emotività<br />
rimanesse imprigionata nel profondo (defus<strong>in</strong>g). In un secondo momento<br />
è stato tracciato un bilancio di gruppo dell’accaduto, diviso <strong>in</strong> sette<br />
tappe e gestito da uno psicologo esperto nelle emergenze, allo scopo di elim<strong>in</strong>are<br />
o alleviare le conseguenze emotive spesso generate da questo tipo di<br />
esperienze andando a normalizzare la popolazione colpita:<br />
1. Introduzione (nel quale è stato spiegato il lavoro da fare rispetto al<br />
gruppo che si era composto); 2. Discussione dei Fatti (ricostruzione degli eventi<br />
occorsi, attraverso le “narrazioni” e le prospettive multiple dei partecipanti);<br />
3. Discussione dei Pensieri/Cognizioni (che i partecipanti hanno avuto durante<br />
l’evento); 4. Discussione delle Emozioni (condividendo quelle provate durante<br />
l’evento, e comprendendo così che è “legittimo e normale” sentirsi a disagio<br />
dopo un evento critico e che anche altri colleghi possano aver avuto emozioni<br />
simili alle proprie); 5. Discussione dei S<strong>in</strong>tomi (eventualmente provati nelle ore o<br />
nei giorni successivi all’evento critico); 6. Fornire Informazioni (sulle reazioni<br />
post-traumatiche e su eventuali “punti di contatto” <strong>in</strong> caso di necessità personali<br />
future); 7. Conclusioni. L’esperienza di debrief<strong>in</strong>g è stata chiusa spesso anche<br />
<strong>in</strong> modi <strong>in</strong>formali, bevendo e mangiando qualcosa <strong>in</strong>sieme per r<strong>in</strong>saldare<br />
i legami sociali di gruppo dopo l’evento critico e la “fatica emotiva”; <strong>in</strong>fatti<br />
dobbiamo pensare a ciò che è accaduto, soprattutto nelle comunità più piccole<br />
che hanno subito una violenta perdita delle relazioni, dei rapporti col vic<strong>in</strong>ato,<br />
cioè di tutte quelle abitud<strong>in</strong>i di una vita <strong>in</strong>tera.<br />
Dal punto di vista di un bamb<strong>in</strong>o, la situazione cambia notevolmente.<br />
Infatti la persona adulta possiede gli strumenti psicologici per razionalizzare<br />
l’accaduto traumatico, mentre un bamb<strong>in</strong>o vive l’evento soprattutto sotto<br />
l’aspetto emotivo. L’<strong>in</strong>tervento attuato con i bamb<strong>in</strong>i è stato di tipo psicoeducazionale.<br />
Si è lavorato molto attraverso colloqui mirati con i genitori, <strong>in</strong>terventi<br />
che hanno cercato di portare all’esternazione dell’evento traumatico<br />
con l’impiego della tecnica del disegno e alla creazione di favole che richiamavano<br />
l’accaduto, l’uso del gioco e della teatralità, per rivivere quei momenti<br />
<strong>in</strong> una prospettiva ludica.<br />
Per f<strong>in</strong>ire, esam<strong>in</strong>iamo le ripercussioni psicologiche, che l’evento catastrofico<br />
ha provocato nelle persone ormai anziane. L’ultima “stagione della<br />
vita” è caratterizzata da una ricerca di pace e tranquillità, la persona anziana<br />
è fragile e cagionevole, riuscire ad accettare di dover vivere, per non si sa
- 74 -<br />
quanto tempo, all’<strong>in</strong>terno di una tendopoli, per loro diviene quasi <strong>in</strong>sopportabile.<br />
Ma, cosa ancora più difficile, è riuscire ad accettare la perdita di un<br />
familiare, di un conoscente o di un giovane senza sentirsi <strong>in</strong> colpa per il semplice<br />
fatto di essere sopravvissuti. Il lavoro più difficile per gli psicologi è <strong>in</strong>fatti<br />
cercare di elim<strong>in</strong>are questo senso di colpa che gli anziani sentono nei<br />
confronti delle vittime.<br />
Concludo mettendo <strong>in</strong> evidenza una caratteristica che contraddist<strong>in</strong>gue<br />
gli esseri umani <strong>in</strong> situazioni catastrofiche come una guerra o come<br />
<strong>in</strong> questo caso un terremoto. In circostanze difficili esce fuori la vera natura<br />
umana, che non è quella che ci fanno credere <strong>in</strong> questi ultimi tempi, vale a<br />
dire quella di essere <strong>in</strong>dividualisti. Al contrario, per molti aspetti e per la solidarietà<br />
che sa dimostrare nelle catastrofi l’uomo è per sua natura un “animale<br />
sociale” che appena ne ha la possibilità si str<strong>in</strong>ge attorno ai suoi simili,<br />
facendo così emergere la propria umanità e generosità come ha dimostrato<br />
<strong>in</strong> Abruzzo.<br />
A cura della SIMP Pescarese (Coord<strong>in</strong>atore: Dott. Fausto Agresta)
- 75 -<br />
TESTIMONIANZE DI PERSONE CHE HANNO<br />
PERSO TUTTO<br />
L’Aquila, maggio 2009.<br />
Domenico Agresta e Collaboratori SIMP°<br />
Qui di seguito sono raccolte delle testimonianze di alcuni ragazzi che hanno<br />
perso tutto nel terremoto del 6 aprile a L’Aquila. I nomi dei testimoni non sono stati<br />
trascritti, i contenuti di queste testimonianze si basano su fatti reali.<br />
5 aprile 2009, ore 23: una scossa di magnitudo 4.1 scuote la città dell’Aquila.<br />
La maggior parte dei cittad<strong>in</strong>i esce dalle loro case perché la scossa è<br />
stata molto forte, mentre alcuni rimangono <strong>in</strong> casa perché ormai stanchi di<br />
scendere <strong>in</strong> strada ad ogni scossa che li fa tremare ormai da diversi mesi. Nel<br />
palazzo <strong>in</strong> via d’Ocre però la scossa si è sentita dist<strong>in</strong>tamente e spaventati.<br />
P. ed A. prendono il loro cagnolone Galileo e corrono immediatamente fuori<br />
casa nel loro giard<strong>in</strong>etto, come fanno ormai da mesi ad ogni scossa un po’<br />
più forte; li seguono immediatamente anche G. e R., i loro co<strong>in</strong>quil<strong>in</strong>i. Quasi<br />
tutti nel palazzo scendono impauriti. Mentre i quattro ragazzi sono fuori, i<br />
loro sguardi vengono catturati dal lampadario della cuc<strong>in</strong>a del loro appartamento<br />
che dondola <strong>in</strong>cessantemente. Dopo pochi istanti una voce li chiama<br />
dal piano superiore, mentre S., affacciata al balcone del primo piano (con<br />
addosso un pigiama con gli orsacchiotti), dice: “È stata forte questa, mamma<br />
mia, ho avuto paura!! Sono anche sola a casa, M. non c’è! Forse scendo a<br />
dormire con voi! Anzi no, fa freddo, rimango a casa! Però se ne fa un’altra<br />
scendo!!!”. P. le risponde: “Puoi scendere quando vuoi, però è meglio se non<br />
ti affacci al balcone quando senti una scossa, <strong>in</strong> genere sono le prime strutture<br />
che cedono”. Un saluto e poi la buonanotte. Dopo circa trenta m<strong>in</strong>uti tutti<br />
rientrano nelle proprie case.<br />
6 aprile, ore 3,32: una scossa di magnitudo presumibilmente 5.8 - 6.3<br />
colpisce nel sonno i 70.000 abitanti dell’Aquila. Il boato è fortissimo, quasi<br />
tutti si svegliano, ma non tutti riusciranno a scappare, 28 secondi d’<strong>in</strong>ferno...<br />
P. ed A. vengono svegliati dalla polvere che cade sui loro visi, ben presto si<br />
rendono conto che quella polvere viene dal soffitto sopra di loro; capiscono<br />
che il loro palazzo sta crollando su se stesso e su di loro e che quella non è<br />
una scossa come le altre. Di corsa, come mai avevano fatto, P. ed A. cercano<br />
di uscire dalla loro casa; A. è ostacolato dal muro della stanza affianco che è<br />
crollato, ma riesce comunque a passare. P. si trova di fronte la scrivania che le<br />
blocca il passaggio ed è costretta a scavalcarla per salvarsi; G. si alza dal letto<br />
e chiama R., che però non riesce ad alzarsi perché i sussulti del letto sono<br />
talmente violenti che deve “aspettare il rimbalzo giusto” per riuscire a “saltare”;<br />
poco dopo, però, G. e R. corrono <strong>in</strong>sieme verso la f<strong>in</strong>estra della cuc<strong>in</strong>a.<br />
Ad un tratto il solaio sotto i loro piedi si sgretola. G. riesce ad aggrapparsi a<br />
qualcosa e, mentre vede sprofondare il frigorifero sulla sua s<strong>in</strong>istra, lo usa<br />
come scal<strong>in</strong>o mettendoci un piede sopra e si ritrova fuori casa; si sposta subito<br />
e si volta per aiutare R., ma R. non c’è, è precipitato giù. Attimi di terrore<br />
e di paura. G. <strong>in</strong>izia a gridare, il buio e la polvere oscurano la percezione, ma
- 76 -<br />
R. non risponde. La paura è dip<strong>in</strong>ta sui volti dei ragazzi. Passano <strong>in</strong>tanto i<br />
m<strong>in</strong>uti, colmi di angoscia, di lacrime e di disperazione. Anche A. chiama <strong>in</strong>cessantemente<br />
R. ed anche il suo fido Galileo, ma neanche lui risponde.<br />
Dopo circa un’ora arriva V., un ex vigile del fuoco, padre di P.; V. si accerta<br />
che la figlia e gli altri ragazzi stiano bene, ma subito si accorge che R. non è<br />
tra loro; <strong>in</strong> un gesto folle e disperato, V. entra tra le macerie della casa per<br />
cercarlo. La situazione è drammatica. Il solaio dell’appartamento è sprofondato<br />
e R. si trova lì sotto. R. racconta: “Mi sono sentito come risucchiato,<br />
sono scivolato al piano di sotto <strong>in</strong>sieme al lavand<strong>in</strong>o e al frigorifero e poi è<br />
caduta una lastra di marmo che mi immobilizzava, mentre le tubature - completamente<br />
rotte - mi buttavano <strong>in</strong> faccia acqua gelata che non mi permetteva<br />
di urlare”. I suoi ricordi sono annebbiati. “Sentivo l’acqua fredda che scorreva,<br />
ma non sentivo più le mani e le gambe, avevo freddo al viso e per sentire<br />
un po’ di calore con l’alito scaldavo la lamiera del frigorifero che avevo<br />
alla mia destra e ci appoggiavo la guancia; non riuscivo a pensare, però avevo<br />
un’unica idea <strong>in</strong> testa, ero conv<strong>in</strong>to che di lì a poco sarei morto, ma mi<br />
importava poco perché pensavo che anche tutti gli altri e i miei cari amici<br />
sarebbero morti e poi vedevo i pezzi di cemento e i mobili che cadevano dai<br />
piani superiori e aspettavo quello che mi sarebbe caduto addosso dandomi il<br />
colpo decisivo”. Ma ad un tratto una voce lo risveglia dal torpore nel quale<br />
sta sprofondando: è V. che, calandosi f<strong>in</strong>o al piano terra e scavando tra le<br />
macerie, è riuscito a trovarlo ed ora lo avrebbe tirato fuori. È salvo!! Subito<br />
viene trasportato <strong>in</strong> ambulanza verso l’ospedale di Avezzano. Il giorno com<strong>in</strong>cia<br />
a fare capol<strong>in</strong>o e la luce del sole illum<strong>in</strong>a la città. Il disastro è totale: il<br />
palazzo è crollato quasi completamente, la struttura ha ceduto <strong>in</strong> tutta la sua<br />
parte <strong>in</strong>feriore. Primo e secondo piano sono diventati un piano solo. Un palazzo<br />
di c<strong>in</strong>que piani è ridotto a due piani, poche ore dopo A. dovrà fare il<br />
riconoscimento di alcune persone del palazzo. Su una non ha dubbi: il pigiama<br />
con gli orsacchiotti è quello di S. Il dolore è fortissimo, la disperazione li<br />
avvolge <strong>in</strong> un silenzio totale. Non più grida, non più gesti forsennati. Il loro<br />
palazzo non esiste più. Sono morte sette persone - due delle quali erano loro<br />
carissimi amici - ed anche Galileo non c’è più. I giorni successivi sono drammatici.<br />
Quando P., A., R. e G. tornano nella loro città natale e li <strong>in</strong>contro, sento<br />
una fitta al cuore e le lacrime scendono veloci e <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente dai<br />
miei occhi, un abbraccio che sembra non volersi sciogliere. La felicità di aver<br />
potuto riabbracciare quegli amici cari si mescola con il dolore della perdita<br />
di altri cari che non si potranno più abbracciare. Anche la mancanza di G. è<br />
pesante, abituata com’ero ad essere salutata da quel cucciolone simpatico e<br />
rivoluzionario. Infatti, la prima cosa che i ragazzi mi dicono è che Galileo<br />
non c’è più e che devo rassegnarmi. Dopo un primo momento di commozione<br />
generale, ci sediamo tutti <strong>in</strong>torno al tavolo e subito com<strong>in</strong>ciano a raccontare<br />
la loro storia. La sensazione di precarietà è fortissima. Li percepisco<br />
come svuotati. Giorni duri, giorni difficili. Osservandoli mi accorgo che le<br />
loro lacrime non riescono ad uscire, sono “cementate”, come i loro capelli<br />
ancora pieni di calc<strong>in</strong>acci (nonostante i vari lavaggi) e i loro visi che sembrano<br />
aver preso un colorito grigiastro. Hanno parlato per molto tempo di<br />
quello che hanno vissuto, della paura costante e del loro sentirsi impotenti,<br />
dell’aver visto con i propri occhi la morte, anche se – fortunatamente – sono
- 77 -<br />
riusciti a salvarsi. La loro casa, che doveva proteggerli, avrebbe potuto ucciderli.<br />
Oggi, dopo circa due mesi, mi raccontano della loro difficoltà ad addormentarsi,<br />
poiché non si sentono al sicuro. Non riescono a stare <strong>in</strong> spazi<br />
chiusi con tanta gente. I loro sogni sono <strong>in</strong>trisi di paura e il tema ricorrente<br />
è LUI, il terremoto. Quando li ascolto mi rendo conto di come, nei loro racconti,<br />
manch<strong>in</strong>o dei tasselli che ritrovano piano piano sulla strada della memoria<br />
- come i sassol<strong>in</strong>i messi da Hansel e Gretel sulla via <strong>in</strong> mezzo al bosco.<br />
Ma tutto sommato, la situazione per P. e A. sembra stia migliorando; anche<br />
se i loro volti non appaiono più grigi, come quando li ho riabbracciati la prima<br />
volta - dopo circa due mesi da quel tragico giorno - mi raccontano di<br />
come sia ancora difficile per loro dormire la notte. Di come qualsiasi rumore<br />
forte possa provocare <strong>in</strong> loro una forte paura. Mi rendo conto che un trauma<br />
come il terremoto <strong>in</strong> Abruzzo lascerà dei “segni” molto profondi nelle persone<br />
- come la sensazione cont<strong>in</strong>ua di sentirsi m<strong>in</strong>acciati, comportandosi <strong>in</strong><br />
modo vigile ed ansioso anche di fronte a pericoli poco significativi, che <strong>in</strong><br />
precedenza avrebbero ignorato. La rassegnazione di P., A., G. e R. è evidente,<br />
ma hanno una gran forza per andare avanti. Sono giovani. La vita ha ancora<br />
voglia della loro compagnia e loro hanno ancora tanta voglia di vivere.<br />
Indirizzo dell’Autore: Dott. Domenico Agresta e Collaboratori SIMP
- 78 -<br />
“FELICE, TRISTE, ANNOIATO”...<br />
CE LO DICE LA NOSTRA VOCE<br />
Giovanni Gullì °<br />
Voglia di piangere senza riuscirci; un nodo alla gola sopraggiunge, la<br />
voce non esce: cosa sta succedendo, perché non si riesce a fonare quando si<br />
ha un nodo alla gola? Viene a mancare l’aria, il respiro si fa più lento ed a<br />
tratti affannoso per paura di non poter più respirare, la tensione muscoloscheletrica<br />
della lar<strong>in</strong>ge è forte, dolorosa, la bocca è umida ma non si riesce<br />
più ad <strong>in</strong>goiare, la lar<strong>in</strong>ge è rigida, nel mezzo del collo sembra di avere un<br />
pezzo di legno stagionato. La notizia appena appresa è di quelle che ti lascia<br />
senza respiro, <strong>in</strong> apnea per lunghi tratti ed ecco improvvisamente il pianto:<br />
adesso tutto diventa semplice, si riesce nuovamente a respirare ed a parlare<br />
(fonare), la lar<strong>in</strong>ge è morbida, scocca a destra e a s<strong>in</strong>istra, nel collo i muscoli<br />
di sospensione sono ridiventati morbidi, lei, la voce, non si spezza più.<br />
E’ complicato def<strong>in</strong>ire la normalità della voce umana così come è altrettanto<br />
tortuoso spiegarne l’<strong>in</strong>adeguatezza della sua evoluzione che ci porta<br />
a volte <strong>in</strong>consapevolmente al limite di una vera e propria patologia<br />
fonatoria e di conseguenza ad una stanchezza vocale cont<strong>in</strong>ua e persistente<br />
nel tempo. Questo mio breve scritto cercherà, di far conoscere la voce come<br />
strumento di proiezione delle nostre emozioni. Alla f<strong>in</strong>e verranno descritti<br />
due casi esemplificativi.<br />
La voce è il nostro termometro emozionale; tutte le nostre emozioni<br />
passano attraverso di essa. Con la voce esprimiamo dolore, gioia, tristezza<br />
ecc.... grazie alle modulazioni che essa ci permette. La voce nei nostri richiami<br />
di amore diventa sottile, dolce; la frequenza fondamentale si abbassa per<br />
paura di essere sgradevoli, l’orecchio, attento alle pause ed ai cambiamenti<br />
melodici e di enfasi, ascolta i segreti di quella voce <strong>in</strong>namorata, cercando<br />
d’<strong>in</strong>terpretarne i sentimenti più celati.<br />
Alcuni autori hanno registrato e studiato le modulazioni della frequenza<br />
fondamentale delle voci <strong>in</strong> base alle loro emozioni. Una frequenza di voce<br />
alta è associata a felicità, gioia e collera (Eldred, 1958; Lev<strong>in</strong>, 1975; Stevens,<br />
1969). Una frequenza bassa è <strong>in</strong>dicatore di <strong>in</strong>differenza, disprezzo, dolore e<br />
noia (Price, 1958; Sychra, 1973). Estensioni di frequenze si hanno nella paura<br />
(Pronovost, 1939; Huttar, 1968). Una dim<strong>in</strong>uzione della variabilità della<br />
frequenza si ha nell’<strong>in</strong>differenza (Fairbanks, 1939). Intensità alte corrispondono<br />
a felicità e gioia (Huttar, 1968; Zuberbier, 1957). Intensità bassa è associata<br />
a noia e tristezza (Price, 1958; Huttar, 1968). Flusso fonatorio rapido è<br />
correlabile con gioia e felicità (Moagl<strong>in</strong>, 1941; Shere, 1973). Invece un flusso<br />
fonatorio lento è associato a noia e tristezza (Markel, 1963; Stevens, 1969).<br />
Le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i odierne sulla voce si completano con le analisi strumentali<br />
quali la videostroboscopia, la lar<strong>in</strong>goscopia e la fonetografia (Dejonckere,<br />
2001).<br />
E’ bene, a questo punto, fare un breve accenno alla fisiologia della voce.<br />
Agli <strong>in</strong>croci della vita c’è il lar<strong>in</strong>ge, come già detto un barometro della nostra<br />
salute fisica e mentale, sia perché esso è una via d’uscita e d’entrata d’aria
- 79 -<br />
che ci dà la vita, sia perché è una valvola che protegge i nostri polmoni<br />
dall’<strong>in</strong>gestione di corpi estranei. E’ qui che si genera la voce; dietro il pomo<br />
d’Adamo sono racchiuse le corde vocali che accollandosi tra di loro e vibrando<br />
generano il suono della nostra voce e questa, passando poi per le vie aeree<br />
superiori, ne assume le caratteristiche spettrali <strong>in</strong>dividuali di ognuno di<br />
noi. D’altronde, le ultime ricerche concordano con i primi studi di autori qui<br />
citati. L’amplificazione di alcune frequenze denom<strong>in</strong>ate “frequenze formanti”<br />
(De Colle, 2002) che seguono l’evoluzione spettrale della frequenza portante<br />
(Di Nicola, 2002; Urs<strong>in</strong>o, 2002), def<strong>in</strong>iscono la sua unicità facendone<br />
una “impronta digitale”.<br />
Pur essendoci dei range di frequenza per i vari tipi di voce (maschi<br />
adulti, donne adulte, bamb<strong>in</strong>i e anziani), è la struttura formantica che ci differenzia<br />
l’uno dall’altro con assoluta precisione.<br />
Grafici illustrativi tratti da A. Genre - M. Cont<strong>in</strong>i - L. Boe, 1982
- 80 -
- 81 -<br />
Diagramma FI-F2 delle zone di esistenza delle vocali di 25 soggetti maschili italiani.
- 82 -<br />
Diagramma FI-F2 delle zone di esistenza delle vocali di 25 soggetti femm<strong>in</strong>ili italiani.
- 83 -
- 84 -<br />
Ci sono voci di bamb<strong>in</strong>i, di ragazze, di ragazzi, di donne, di uom<strong>in</strong>i, di<br />
persone anziane e così via. In ognuna di queste voci può essere ritrovata sia<br />
quella normale che patologica. La delimitazione della soglia che separa l’una<br />
dall’altra è giudicata dall’ascoltatore sulla base dei suoi standard culturali,<br />
dall’educazione, dall’ambiente, dall’esperienza vocale e da fattori similari. A<br />
tutt’oggi non si conoscono con esattezza le modalità di vibrazioni delle corde<br />
vocali; quattro sono le teorie che cercano di spiegarci questo fenomeno: le<br />
cito senza entrare <strong>in</strong> merito allo sp<strong>in</strong>oso problema. Di queste quattro le più<br />
accreditate sono la teoria aereod<strong>in</strong>amica (Van den Berg, 1958) e la teoria<br />
neurocronassica (Husson, 1953).<br />
Come affermato da Johnson (1956), e poi confermato dai recenti studi<br />
strumentali come l’elettroglottografia, la lar<strong>in</strong>goscopia, la videostroboscopia<br />
e l’analisi spettrale (Dejonckere, 2001; Urs<strong>in</strong>o, 2002; Salviera, 2003),<br />
aff<strong>in</strong>chè una voce possa considerarsi normale deve avere:<br />
1. qualità piacevole - criterio che implica musicalità e assenza di disturbo e atonalità;<br />
2. livello d’altezza adeguato all’età ed al sesso - criterio che implica il range frequenziale<br />
preferenziale di ogni <strong>in</strong>dividuo;<br />
3. <strong>in</strong>tensità appropriata - criterio che implica un volume adeguato all’ambiente non<br />
eccessivamente forte o eccessivamente debole (voce di conversazione di circa 70 db);<br />
4. flessibilità adeguata con variazioni dell’<strong>in</strong>tensità e dell’altezza che aiutano nell’espressioni<br />
l’enfasi ed <strong>in</strong>dicando f<strong>in</strong>emente i sentimenti dell’<strong>in</strong>dividuo.<br />
Tra i fattori esterni fondamentale per un buon controllo della propria<br />
voce, è il rapporto che essa ha con l’ambiente <strong>in</strong> una diretta d<strong>in</strong>amica<br />
<strong>in</strong>terattiva col proprio feed-beack acustico (Salviera, 2003).<br />
Da questo piccolo schema si possono estrapolare degli elementi utili<br />
per <strong>in</strong>dicare una anomalia della voce (disfonia) con stanchezza vocale e<br />
diplofonia per raggiungere nei momenti di maggiore tensione una vera e<br />
propria afonia con conseguenti attacchi di panico per il mal capitato.<br />
Si ev<strong>in</strong>ce da quanto suddetto, che la voce è sotto il controllo diretto del<br />
nostro orecchio (Gullì, 2001) ed è esso a proiettarla nei meandri della<br />
quotidianità veicolando le nostre emozioni.<br />
Descrizione di due casi<br />
Andrea, anni 44, gemello, cultura medio superiore, professionista affermato,<br />
padre di due figli, economicamente benestante, giunge alla mia osservazione<br />
dopo una lunga serie di tentativi risultati vani per scoprire la sua reale<br />
voce che f<strong>in</strong>o ad allora non aveva ancora conosciuto.<br />
All’analisi spettrale, la sua voce si presentava <strong>in</strong>nalzata di circa 100 hz,<br />
con rotture durante gli eloqui spontanei, <strong>in</strong>costante nell’<strong>in</strong>tensità e<br />
diplofonica; <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi egli presentava una <strong>in</strong>sicurezza vocale che gli causava<br />
disagio sia nei rapporti professionali che familiari.<br />
Nel colloquio <strong>in</strong>iziale egli mi riferisce della voce forte e sicura di suo fratello<br />
gemello, fisicamente uguale a lui ma diverso nella voce, al punto che le persone<br />
per dist<strong>in</strong>guerli li facevano parlare e lui quasi sempre si rifiutava di farlo perché<br />
la sua voce era “troppo sottile”. Sicuramente egli viveva un dramma. Gli<br />
chiesi di ascoltarmi e di non parlare e lui mi ascoltò con molta attenzione.<br />
A. poi, mi disse: “Io non so più cosa fare, mi vergogno di parlare, sto sempre<br />
zitto, perché la voce che mi esce non è la mia!”. Lo esortai a non parlare e a fare<br />
silenzio, dicendogli :”Io adesso le leggerò un brano, lo ascolti attentamente, poi
- 85 -<br />
le darò una cuffia per ascoltare un po’ di musica classica, tanto per farla sentire a<br />
suo agio; prima però dovrò fare delle manovre al suo lar<strong>in</strong>ge <strong>in</strong> quanto c’è una<br />
certa tensione muscolo-scheletrica nella regione anteriore del suo collo”. Eseguo<br />
le manovre con delicatezza, dopo circa c<strong>in</strong>que m<strong>in</strong>uti, gli chiedo di leggere dei<br />
brani senza mai fermarsi mentre cont<strong>in</strong>uava ad ascoltare la musica <strong>in</strong> cuffia, per<br />
mascherare la produzione della sua voce. Dopo circa venti m<strong>in</strong>uti Andrea abbassa<br />
spontaneamente la sua frequenza fondamentale riportandola sui valori normali;<br />
la fonazione adesso non si spezza più: questa è la sua vera voce. A questo<br />
punto tolgo il mascheramento e Andrea si ascolta restando stupito ed esclama:<br />
“Questa voce è uguale a quella di mio fratello”. Ora il suo orecchio deve semplicemente<br />
abituarsi ad ascoltare questa voce ma non sarà un sacrificio. A distanza<br />
di tempo mi telefonò la moglie r<strong>in</strong>graziandomi ed <strong>in</strong>vitandomi a cena per conoscere<br />
anche l’altro fratello. Accettai ben volentieri, e fu difficile dist<strong>in</strong>guerli anche<br />
quando parlavano. Adesso c’e un nuovo problema, sicuramente molto più<br />
simpatico!<br />
Il secondo caso di cui voglio parlare riguarda Tony, una persona di circa<br />
60 anni, di cultura elevata, professionista affermato e molto stimato <strong>in</strong> campo<br />
scientifico, che presentava una frequenza fondamentale molto bassa con<br />
rotture della voce, stanchezza vocale e tensione muscolare anche durante<br />
l’atto deglutitorio. Egli, <strong>in</strong> seguito ad una diagnosi medica di disturbi relativi<br />
al reflusso gastro-esofageo (con far<strong>in</strong>gite e lar<strong>in</strong>gite che avevano accentuato<br />
l’<strong>in</strong>fezione alle corde vocali e conseguente terapia farmacologica), aveva abbassato<br />
notevolmente la frequenza fondamentale per proteggersi dalle anomalie<br />
e dalle “bizzarie” della sua voce. Che, all’analisi spettrale, presentava<br />
una frequenza fondamentale più bassa di circa 50 hz e l’<strong>in</strong>tensità molto fluttuante<br />
f<strong>in</strong>o ad arrivare a stanchezza vocale durante gli eloquii spontanei.<br />
Egli non aveva più la sua “propria” voce da più di trent’anni. Gli chiedo quale<br />
fosse il suo problema. T.: “Ho difficoltà a parlare”. Dopo un primo periodo<br />
di esercizi respiratori, <strong>in</strong>iziamo con il rilassamento del lar<strong>in</strong>ge e dei muscoli<br />
sospensori di esso. Dopo un primo periodo egli mi riferisce: “Mi sento<br />
più sicuro, la mia voce sta cambiando...”. Rispondo: “Bene cont<strong>in</strong>uiamo così,<br />
accetti questi cambiamenti e soprattutto li ascolti”.<br />
Oggi Tony ha ritrovato la sua “propria” voce imparando ad autoascoltarsi<br />
<strong>in</strong> profondità, a “sp<strong>in</strong>gere” di più con diaframma, evitando tutte le<br />
tensioni legate al “parlare con la gola”. E’ significativo il fatto che la voce si<br />
possa riscoprire a tutte le età: il divenire cont<strong>in</strong>uo delle nostre emozioni sono<br />
espresse dalla nostra voce.<br />
Essa non ci può mai <strong>in</strong>gannare: è visceralmente nostra.<br />
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° Giovanni Gullì si è formato ed ha conseguito il titolo di Logopedista presso l’Università degli<br />
Studi di Mess<strong>in</strong>a e svolge l’attività professionale presso un Centro Accreditato dal M<strong>in</strong>istero<br />
della Salute ma soprattutto <strong>in</strong> forma privata. Di formazione culturale poliedrica, <strong>in</strong>segna<br />
tecniche di comunicazione per attori presso teatri comunali e laboratori privati. Disegna<br />
opere a carattere sociale che ha presentato a mostre s<strong>in</strong>gole e collettive e che ha anche<br />
pubblicato. Attualmente dedica la parte maggiore del suo tempo all’<strong>in</strong>segnamento agli<br />
attori e a disegnare le sue storie.<br />
Indirizzo dell’Autore: Giovanni Gullì<br />
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- 87 -<br />
CSPP<br />
CENTRO STUDI DI PSICOLOGIA, PSICOSOMATICA CLINICA,<br />
PSICOTERAPIA ANALITICA<br />
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(Direttore: Dott. Fausto Agresta - Pescara)<br />
Sede Direzionale: Via Bologna, 35/ 65121 Pescara<br />
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ATTIVITA’ ANNO 2009<br />
In Collaborazione con:<br />
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di <strong>Psicologia</strong> Cl<strong>in</strong>ica (Prof. M. Fulcheri)<br />
Patroc<strong>in</strong>i:<br />
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Cattedra di Medic<strong>in</strong>a Sociale (Tit. Prof. W. Nicoletti, Dipartimento di Medic<strong>in</strong>a<br />
Legale)<br />
I Facoltà di Medic<strong>in</strong>a e Chirurgia Università “La Sapienza” di Roma -<br />
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Scuola di Specializzazione <strong>in</strong> Psicoterapia IPAAE – Pescara<br />
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Attività PRINCIPALI del Centro Studi: Ricerche, Pubblicazioni. Inoltre SE-<br />
MINARI DI PSICOSOMATICA; GRUPPI BALINT; TRAINING AUTO-<br />
GENO CON VISUALIZZAZIONI GUIDATE; MATRICE DI SOCIAL<br />
DREAMING; GIOCHI DI RUOLO; SUPERVISIONE CLINICA INDIVI-<br />
DUALE E DI GRUPPO; FORMAZIONE PSICODINAMICA - PSICOSO-<br />
MATICA INDIVIDUALE E DI GRUPPO.<br />
E’ IN ATTO UN CORSO AD ALTA FORMAZIONE IN PSICODIAGNOSTICI<br />
TEORIA E CASI CLINICI PER OGNI TEST<br />
I - ANNO<br />
Docenti: Fausto Agresta, Giuseppe Bontempo, Stefania Cicchillitti,<br />
Tancredi Di Iullo<br />
Il Gruppo Bal<strong>in</strong>t: creato da Michael Bal<strong>in</strong>t, è una tecnica consolidata -<br />
gruppo di Formazione eterocentrato di <strong>in</strong>dirizzo analitico - che consiste<br />
nell’analizzare il controtransfert manifesto dell’operatore <strong>in</strong>torno alle<br />
problematiche che si manifestano <strong>in</strong> ogni situazione esperienziale/cl<strong>in</strong>ica<br />
(presentazione di un caso cl<strong>in</strong>ico). Il tipo di relazione che il paziente e<br />
l’operatore hanno vissuto nel lì e allora del loro <strong>in</strong>contro, si ripropone nella<br />
situazione gruppale del qui e ora. In questo modo, l’operatore diviene
- 89 -<br />
cosciente dei propri automatismi e delle proprie sovrastrutture comunque<br />
presenti e necessarie nella relazione d’aiuto che sta vivendo. Non è un<br />
gruppo di terapia né di supervisione. Il f<strong>in</strong>e di questa prassi formativa è la<br />
modificazione, seppur parziale, della propria personalità. Dest<strong>in</strong>ato ad<br />
operatori socio – sanitari, ma ultimamente anche ad <strong>in</strong>segnanti, il G.B. si<br />
può def<strong>in</strong>ire, perciò, come gruppo di addestramento al rapporto<br />
<strong>in</strong>terpersonale.<br />
Il Tra<strong>in</strong><strong>in</strong>g Autogeno con V. G.: è una tecnica distensiva e di rilassamento<br />
psicofisico <strong>in</strong>ventata da J. H. Schultz, che ha lo scopo di “addestrare” il<br />
soggetto ad ascoltare il proprio corpo, a rilassarlo autonomamente e a<br />
percepire le sensazioni e le emozioni che si canalizzano nel corpo. Nella<br />
visione globale dell’unità mente-corpo col T.A. vengono esplicitati emozioni<br />
e vissuti sopiti e somatizzati. Un altro scopo è quello di favorire la<br />
desomatizzazione dei conflitti <strong>in</strong>consci. La Visualizzazione Guidata facilita<br />
il riequilibrio dell’unità mente – corpo e favorisce la creatività. Nell’<strong>in</strong>sieme<br />
questa tecnica affianca, nei disturbi psicosomatici, le psicoterapie verbali<br />
facilitando il processo di mentalizzazione e di presa di coscienza nonché<br />
il riaffioramento delle proprie emozioni mai verbalizzate (alessitimia).<br />
Il T.A. con V.G. è proposto sia <strong>in</strong>dividualmente che <strong>in</strong> gruppo.<br />
Matrice di Social Dream<strong>in</strong>g: Gordon Lawrence, che ha scoperto questa<br />
tecnica, afferma che i sogni contengono <strong>in</strong>formazioni fondamentali sulla<br />
situazione <strong>in</strong> cui le persone stanno vivendo nel momento <strong>in</strong> cui sognano.<br />
Il “Social Dream<strong>in</strong>g”, qu<strong>in</strong>di, potrebbe essere def<strong>in</strong>ito un metodo di lavoro<br />
con i sogni (gruppo di educazione), secondo il quale i sogni stessi vengono<br />
condivisi <strong>in</strong> un gruppo di persone che si riunisce per questo motivo.<br />
Si può ipotizzare che il SD ha, per sua natura, una caratteristica sistemica,<br />
d<strong>in</strong>amica e analitica. Durante le matrici, i partecipanti presentano sogni<br />
che sono offerti al gruppo <strong>in</strong> modo che sia possibile stabilire legami e connessioni<br />
e la nascita di nuovi processi di pensiero creativo e di riflessione.<br />
Nel SD non è importante il sognatore e/o le sue problematiche (patologiche)<br />
<strong>in</strong>consce, ma il sogno offerto alla Matrice (sett<strong>in</strong>g); per questo motivo,<br />
non si <strong>in</strong>terpreta, ma si associa liberamente ai sogni secondo ciò che la<br />
Matrice stessa propone ai partecipanti.<br />
Gioco di Ruolo (Role Play<strong>in</strong>g): è una tecnica di modificazione del comportamento<br />
usata talvolta per f<strong>in</strong>i terapeutici. L’<strong>in</strong>terpretazione di un ruolo<br />
contribuisce a modificare gli atteggiamenti del soggetto nel senso delle<br />
aspettative associate con il ruolo stesso. Il role play<strong>in</strong>g è un metodo basato<br />
sulla simulazione di una situazione, di un evento, sulla messa <strong>in</strong> scena: si<br />
tratta, qu<strong>in</strong>di, di rappresentazioni <strong>in</strong>terattive ed improvvisate. In organizzazione<br />
è usato pr<strong>in</strong>cipalmente per: • Addestrare. Per esempio per dare<br />
istruzioni su come condurre la vendita di un prodotto. Può essere simulata<br />
l’<strong>in</strong>terazione cliente-venditore. • Selezionare. I candidati possono essere<br />
valutati <strong>in</strong> sede di selezione <strong>in</strong> base al comportamento mostrato <strong>in</strong> scenari<br />
possibili della vita organizzativa. • Formare. In questo caso l’<strong>in</strong>teresse è rivolto<br />
ad aspetti meno prescrittivi e più personali che lasc<strong>in</strong>o emergere<br />
non solo il ruolo, le norme comportamentali, ma la persona con la sua<br />
creatività.
- 90 -<br />
Gruppo di Supervisione Cl<strong>in</strong>ica: è una tecnica che si può <strong>in</strong>tegrare col<br />
Role Play<strong>in</strong>g e che può essere proposta ad operatori socio-sanitari. La<br />
supervisione di gruppo costituisce parte <strong>in</strong>tegrante del tra<strong>in</strong><strong>in</strong>g di un professionista.<br />
Viene effettuata <strong>in</strong> piccolo gruppo e ha come obiettivo<br />
l’acquisizione di strumenti operativi metodologici basati sull’esperienza<br />
cl<strong>in</strong>ica diretta. Lo sviluppo e il lavoro del gruppo sono legati al tipo di formazione<br />
del Conduttore e alla sua tecnica psicoterapeutica. Il gruppo può<br />
lavorare attivamente sulla tecnica, sulle emozioni e su tutto ciò che il Conduttore<br />
ritiene utile a sviluppare la “creatività” e il cambiamento nel gruppo<br />
migliorando la conoscenza metodologica e di <strong>in</strong>tervento. Si tende a tenere<br />
il gruppo abbastanza lontano dalla “autocentratura” anche se il taglio<br />
che è proposto dai nostri Leaders è di tipo “d<strong>in</strong>amico psicosomatico e<br />
gruppoanalitico”.<br />
CENTRO STUDI DI PSICOLOGIA E PSICOSOMATICA CLINICA<br />
(CSPP)<br />
I Conduttori dei gruppi sono: F. Agresta, D. Agresta, G. Bontempo, M.<br />
Fulcheri, A. M<strong>in</strong>erv<strong>in</strong>o, C. Pelusi, D. Romagnoli, A. M. Rotondo, A.<br />
Serroni, F. N. Vasta (e altri che si avvicenderanno a seconda delle richieste e<br />
delle competenze di conduttore di gruppi).<br />
Alcune di queste attività (G. Bal<strong>in</strong>t e T. A. e Supervisioni) sono frutto di anni<br />
di studio e di ricerche che il Dott. F. Agresta, <strong>in</strong>sieme con i suoi Collaboratori<br />
- e con il Patroc<strong>in</strong>io e con la collaborazione della SIMP (da F. Antonelli a M.<br />
Biondi) e, ultimamente, del Gruppo per la Ricerca <strong>in</strong> Psicosomatica (M.<br />
Biondi, M. Reda, G. Fava, R. Delle Chiaie) - ha portato avanti da circa ventic<strong>in</strong>que<br />
anni <strong>in</strong> una prospettiva d<strong>in</strong>amico-psicosomatica. Ci piace sottol<strong>in</strong>eare<br />
i molti contributi scientifici delle molte “Personalità” che hanno saldato e<br />
r<strong>in</strong>forzato le nostre ricerche e la nostra formazione – mi riferisco alla più che<br />
ventennale vita di pubblicazioni di <strong>Prospettive</strong> <strong>in</strong> <strong>Psicologia</strong> e alla <strong>Rivista</strong> di<br />
Medic<strong>in</strong>a Psicosomatica – ai lunghi e variegati periodi di Collaborazione e di<br />
Formazione con molti “Psicoterapeuti” e con Leader di Scuole d’avanguardia:<br />
S. Erba per il Ruolo Terapeutico, e L. Cofano, A. D’Amico e P.L..<br />
Sommaruga per la Società Italiana di Gruppoanalisi, entrambe di Milano.<br />
Ricordiamo la collaborazione pionieristica con il gruppo di Riza Psicosomatica,<br />
quando condividevamo alcuni sostanziali approcci alla “Psicosomatica<br />
simbolica”: R. Morelli e P. Parietti, con l’appoggio di G. Lai e di P.<br />
Lavanchy. Ricordiamo con affetto e orgoglio altri “Maestri” diretti di F.<br />
Agresta: R. Di Donato, <strong>in</strong> particolare, L. Tremelloni F. Antonelli, e<br />
Psicoterapeuti Internazionali come B. Luban – Plozza, M. Sapir, P. Sifneos.<br />
Per la squisita disponibilità e per riconoscimento professionale un pensiero<br />
affettuoso va a L. Ancona, M. Baldassarre, G. Lai, P. Lavanchy, A. M<strong>in</strong>erv<strong>in</strong>o,<br />
P. Petr<strong>in</strong>i. Un ricordo particolare per E. Gilliéron e per K. Rohr, per tutto ciò<br />
che di orig<strong>in</strong>ale e di <strong>in</strong>ternazionale hanno dato. Innumerevoli e preziosi<br />
sono stati i Sem<strong>in</strong>ari di Formazione gestiti per la SIMP Pescarese, per la prima<br />
volta <strong>in</strong> Italia, a com<strong>in</strong>ciare dal 1988: c’è stata una formazione cont<strong>in</strong>ua-
- 91 -<br />
tiva e cont<strong>in</strong>ua alla Psicoterapia Analitica Breve e ai Gruppi Bal<strong>in</strong>t nelle città<br />
di Pescara, Chieti, Roma, Padova, Bologna, Verona, Milano, e, <strong>in</strong> Svizzera, ad<br />
Ascona, Lucerna, Losanna.<br />
Dallo scorso anno, il Prof. M. Fulcheri ha contribuito con un impulso vitale<br />
ed affettivo all’ulteriore sviluppo della nostra storia professionale e umana<br />
offrendoci, tra l’altro, la Collaborazione della Cattedra di <strong>Psicologia</strong> Cl<strong>in</strong>ica<br />
di cui è Titolare. Così questa “passione”, sotto l’Egida della Società Italiana<br />
di Medic<strong>in</strong>a Psicosomatica, del Gruppo per la Ricerca <strong>in</strong> Psicosomatica e con<br />
la Collaborazione di N. <strong>Prospettive</strong> <strong>in</strong> <strong>Psicologia</strong>, si è concretizzata nella creazione,<br />
a Pescara, del<br />
“CENTRO STUDI DI PSICOLOGIA E PSICOSOMATICA CLINICA<br />
(CSPP)”<br />
Diretto dal Dott. Fausto Agresta.<br />
Attraverso i Convegni, i Sem<strong>in</strong>ari e i Gruppi di Ricerca e di Formazione del<br />
CSPP verranno approfonditi, di volta <strong>in</strong> volta, vari aspetti della <strong>Psicologia</strong><br />
Cl<strong>in</strong>ica e della Cl<strong>in</strong>ica Psicosomatica come visione “trasversale” di ogni <strong>in</strong>dirizzo<br />
psicologico e psicoterapeutico presente nelle relazioni d’aiuto, nella<br />
Formazione al rapporto <strong>in</strong>terpersonale nei vari sviluppi della vita di ogni <strong>in</strong>dividuo:<br />
dalla prima <strong>in</strong>fanzia alla vecchiaia, dalle patologie del corpo alle<br />
difficoltà nei rapporti <strong>in</strong>terpersonali, <strong>in</strong> una visione olistica e di unità mente<br />
– corpo. Maggiore visibilità verrà data al l<strong>in</strong>guaggio del corpo, valorizzando<br />
proprie le psicoterapie corporee di <strong>in</strong>dirizzo analitico e psicosomatico.<br />
°La Formazione Professionale psicologica e psicoterapeutica del Centro è<br />
riservata ai Medici, Psicologi e Psicoterapeuti.<br />
°°Tutte le altre Esperienze di Formazione “personale” sono aperte a tutti gli<br />
operatori socio sanitari, a docenti, a manager e studenti, con lo scopo di migliorare<br />
la loro qualità di vita e dei rapporti umani e professionali.<br />
°°°Le ricerche e i Sem<strong>in</strong>ari più significativi del Comitato Scientifico e dei<br />
Soci verranno pubblicati su: “Quaderni del CSPP”, <strong>Rivista</strong> “Medic<strong>in</strong>a<br />
Psicosomatica”, “N. <strong>Prospettive</strong> <strong>in</strong> <strong>Psicologia</strong>” ed <strong>in</strong> altre Collane scientifiche.<br />
ATTIVITA’ DI FORMAZIONE E DI RICERCA<br />
DEL CENTRO STUDI DI PSICOLOGIA<br />
E PSICOSOMATICA CLINICA (CSPP) ANNO 2008<br />
GRUPPI BALINT (bisettimanali / mensili)<br />
TRAINING AUTOGENO CON VISUALIZZAZIONI GUIDATE (bisettimanali):<br />
Tre livelli di n. 30 <strong>in</strong>contri per Livello (più n.3 <strong>in</strong>iziale): Durata<br />
circa due anni.
- 92 -<br />
GRUPPI DI SUPERVISIONE DI CASI CLINICI (bisettimanali / mensili)<br />
GIOCHI DI RUOLO E PSICODRAMMA ANALITICO (bisettimanali /<br />
mensili)<br />
MATRICI DI SOCIAL DREAMING (SEMINARI)<br />
TECNICHE PREVENZIONE “Burn out” (Defus<strong>in</strong>g e Debref<strong>in</strong>g)<br />
CORSI MONOTEMATICI DI PSICOSOMATICA CLINICA NELLE<br />
MOLTEPLICI FORME DI SOMATIZZAZIONE E NELLE COSIDDETTE<br />
MALATTIE PSICOSOMATICHE SECONDO UNA VISIONE OLISTICA E<br />
NELL’UNITA’ MENTE – CORPO<br />
Il CORPO E IL CIBO: ANORESSIA / BULIMIA, VARIE DIPENDENZE<br />
NELLA VISIONE PSICODINAMICA- PSICOSOMATICA<br />
TRATTAMENTO DELLE PROBLEMATICHE COMUNICAZIONALI E<br />
DEI DISTURBI RELATIVI ALLA SESSUALITA’<br />
SEMINARI SUI PRIMI COLLOQUI: TEORIA E TECNICA DI INTER-<br />
VENTO DEI PRIMI COLLOQUI IN ACCORDO CON LA TECNICA DI<br />
E. GILLIÉRON (SCUOLA DI LOSANNA – IREP- ROMA; CSPP e SIMP:<br />
F. AGRESTA)<br />
SEMINARI SUI SOGNI: DALLA CLINICA ALLA TEORIA (dai bamb<strong>in</strong>i/<br />
adolescenti, agli adulti, coppie, famiglie, gruppi)<br />
SEMINARI TEORICI SULLA GRUPPOANALISI E PSICOSOMATICA<br />
CLINICA<br />
CORSI ANNUALI IN TEORIA E TECNICA DEI TESTS (Cognitivi,<br />
proiettivi e questionari vari) <strong>in</strong> Coll. Univ. Cattolica Roma<br />
L’USO DEI TESTS IN PSICODIAGNOSI E IN PSICOTERAPIA<br />
IL DISEGNO IN CHIAVE PROIETTIVA E COGNITIVA: ASPETTI<br />
PSICODIAGNOSTICI, PSICOTERAPEUTICI E RIABILITATIVI<br />
IL GIOCO, IL DISEGNO, LA MUSICOTERAPIA E ARTETERAPIA<br />
CON I BAMBINI<br />
SEMINARI TEORICO – CLINICI SULLA PSICOLOGIA DELL’HANDI-<br />
CAP E RIABILITATIVA (handicap, pazienti psichiatrici, geriatrici)<br />
SEMINARI ED INCONTRI SPECIFICI PER LE DIVERSE FIGURE PRO-<br />
FESSIONALI NELL’AREA DELL’INTERVENTO RELAZIONALE E<br />
INTERPERSONALE E DI GRUPPO (Medici, Psicologi, Psicoterapeuti, Infermieri,<br />
Fisioterapisti, Terapisti della Riabilitazione, Assistenti Sociali,<br />
Educatori di Comunità, Dirigenti, Docenti, Manager, ecc.)<br />
GRUPPI DI INCONTRO E DI RIFLESSIONE SULLA PSICOLOGIA E<br />
SULLA PSICOPATOLOGIA DELL’ETA’ EVOLUTIVA E DELL’ADOLE-<br />
SCENZA PER GENITORI E INSEGNANTI.
- 93 -<br />
FORMAZIONE ANTISTRESS E ALLE RELAZIONI INTERPERSONALI<br />
E PER MANAGER E DIRIGENTI.<br />
°CORSI BIENNALI DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA E<br />
PSICOSOMATICA CLINICA PER PSICOTERAPEUTI (bamb<strong>in</strong>o/adolescente,<br />
adulto, coppia, famiglia, gruppo), Condotto dai Docenti: F. Agresta,<br />
G. Bontempo, A. M<strong>in</strong>erv<strong>in</strong>o, C. Pelusi, D. Romagnoli, A. M. Rotondo,<br />
A. Serroni, S. Iansante et alii.<br />
**CORSI BIENNALI DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA<br />
ANALITICA BREVE PER PSICOTERAPEUTI (secondo la metodica<br />
F. Agresta / E. Gilliéron). Docenti e Didatti: F. Agresta, G. Bontempo,<br />
M. Fulcheri, A. M. Rotondo, P. Petr<strong>in</strong>i (et alii).<br />
Comitato Organizzatore. Iscrizioni e organizzazione dei gruppi:<br />
INFORMAZIONI GENERALI: Dott.ssa Alessandra D’Amato<br />
cell. 349-6940474 - E-mail: damatoale@hotmail.it;<br />
Comitato Organizzatore: Redazione, Atti e Convegni:<br />
Dott.ssa S. Di Virgilio, Dott. A. Mosca / Dott.ssa E. Sigillo/ Dott.ssa R. De<br />
Luca / Dott.ssa M.A. Martelli<br />
Direzione del C.S.P.P.: Dott. F. Agresta, Via Bologna 35, 65121, Pescara; tel.<br />
085/28354; fagresta@hotmail.com ; www.prospettive<strong>in</strong>psicologia.com / cod.<br />
fiscale: 910 866 006 80<br />
Riepilogo Attività del Centro: TIROCINIO: accreditato dall’ Ord<strong>in</strong>e degli<br />
Psicologi d’Abruzzo.<br />
Sem<strong>in</strong>ari Psicoanalitici e Psicosomatici sulle “Malattie Psicosomatiche” e sulle<br />
diverse somatizzazioni e i disturbi corporei; Sem<strong>in</strong>ari sull’uso del sogno <strong>in</strong><br />
psicoterapia; Sem<strong>in</strong>ari di Matrici di “Social Dream<strong>in</strong>g”; Sem<strong>in</strong>ari sulle<br />
Psicoterapie Psicoanalitiche di Coppia e di Famiglia; Sem<strong>in</strong>ari sulla Teoria e<br />
Tecnica della Gruppoanalisi; Teoria Tecnica dei Tests: <strong>in</strong>tellettivi, proiettivi e<br />
questionari vari sullo studio della Personalità; Ricerche sulle Famiglie<br />
Psicosomatiche; Tra<strong>in</strong><strong>in</strong>g Autogeno con Visualizzazioni Guidate; Rilassamento<br />
Analitico; Teoria e Tecnica dello Psicodramma Analitico; Teoria e Tecnica<br />
dei Primi Colloqui di Consultazione e <strong>in</strong> Psicosomatica Cl<strong>in</strong>ica nei diversi<br />
contesti (<strong>in</strong>dividuale, coppia, familiare e di gruppo); <strong>Psicologia</strong> dell’handicap<br />
e della Riabilitazione; <strong>Psicologia</strong> e Scuola; <strong>Psicologia</strong> del lavoro; Psiconcologia;<br />
La Formazione dei Manager, Dirigenti, Docenti ed Educatori di Comunità;<br />
La Formazione degli Operatori socio – sanitari (Medici, Psicologi,
- 94 -<br />
Infermieri, Fisioterapisti, Terapisti della Riabilitazione, Assistenti sociali,<br />
ecc); Corsi di Formazione alla “Funzione Genitoriale” (ad altre attività).<br />
***Ogni anno sono previsti un Sem<strong>in</strong>ario cl<strong>in</strong>ico per piccoli gruppi (40/60<br />
partecipanti) e un Convegno Nazionale Mente - Corpo su “aree” specifiche<br />
della personalità “complessa”. La giornata sarà suddivisa <strong>in</strong> una parte Teorica<br />
(matt<strong>in</strong>o: con relazioni e dibattiti sul tema) e <strong>in</strong> una seconda parte Pratica<br />
(pomeridiana) con Gruppi Bal<strong>in</strong>t, Tra<strong>in</strong><strong>in</strong>g Autogeno con V. G., Gruppi di<br />
Supervisione e Giochi di ruolo, Matrice di Social Dream<strong>in</strong>g. Entro la f<strong>in</strong>e di<br />
quest’anno è previsto il Sem<strong>in</strong>ario dal tema: “Psicopatologia del bamb<strong>in</strong>o,<br />
dell’adolescente e del disabile”.<br />
Il Direttore del CSPP<br />
Dott. FAUSTO AGRESTA<br />
Psicologo, Psicoterapeuta analista <strong>in</strong>dividuale e di gruppo<br />
Docente e Didatta IPAAE<br />
Docente a contratto Facoltà di <strong>Psicologia</strong><br />
Università “G. d’Annunzio” Chieti
- 95 -<br />
PROSPETTIVE IN LIBRERIA<br />
J. ALTOUNIAN, P. FONAGY, G.O. GABBARD, J.S. GROSTEIN, R.D. HINSHELWOOD,<br />
J.P. JIMENEZ, O.F. KERNBERG, S. RESNIK<br />
LA PSICOANALISI E I SUOI CONFINI<br />
(a cura di G. Leo)<br />
Casa Editrice Astrolabio, (2009), Roma, pagg. 223, Euro20,00<br />
La psicoanalisi a seconda del punto di vista da cui la si osserva, conf<strong>in</strong>a con molti territori<br />
diversi. Come uno stato delimitato da conf<strong>in</strong>i geografici, culturali ed amm<strong>in</strong>istrativi, questa<br />
discipl<strong>in</strong>a acquista la sua specificità grazie a ciò che la dist<strong>in</strong>gue, ma anche che la avvic<strong>in</strong>a<br />
ai territori conf<strong>in</strong>anti: il conf<strong>in</strong>e è qui dunque <strong>in</strong>teso nella sua duplice accezione di<br />
dist<strong>in</strong>zione di transizione. Questo volume raccoglie i saggi di otto rappresentanti di spicco<br />
della psicoanalisi contemporanea, ognuno dei quali getta luce su aree tematiche cruciali<br />
del territorio psicoanalitico, creando dialogo e confronto con discipl<strong>in</strong>e solo apparentemente<br />
<strong>in</strong>compatibili tra loro.<br />
* * *<br />
C. LORIN<br />
UN NUOVO SGUARDO SULL’ ANORESSIA<br />
La danza come soluzione possibile<br />
Edizioni scientifiche Ma. Gi., (2009), Roma, pagg.189, Euro18,00<br />
Questo volume tratta una impostazione rivoluzionaria dei metodi di cura dell’anoressia.<br />
L’autore, discostandosi dalla visione rigidamente circoscritta all’ambiente familiare che<br />
colpevolizza <strong>in</strong> modo eccessivo la madre, suggerisce a chi ha problemi di comportamento<br />
alimentare di praticare la danza. Danzare significa utilizzare <strong>in</strong> modo positivo le preoccupazioni<br />
alimentari: la danza può trasformare la malattia <strong>in</strong> qualcosa di sacro, perché implica<br />
la sublimazione di tutto ciò è corpo, slancio vitale, desiderio e passione. Un’impostazione<br />
che non r<strong>in</strong>uncia tuttavia alla pratica psicoterapeutica, ma che anzi viene <strong>in</strong>tegrata<br />
con la teatroterapia e con la danza.<br />
* * *<br />
A. D’ONOFRIO<br />
IL TRAGHETTO<br />
La formazione psicologica degli <strong>in</strong>segnanti con i Gruppi Bal<strong>in</strong>t<br />
Edizioni Psiconl<strong>in</strong>e, (2009), Francavilla al mare, pagg.108, Euro14,00<br />
Teoria e tecnica unite per parlare a tutti. Formazione come viaggio. E il viaggio come si sa<br />
può presentare imprevisti, disorientamenti, ma apre anche spazi nuovi, consente nuovi <strong>in</strong>contri,<br />
nuove esperienze, <strong>in</strong>somma <strong>in</strong> qualche modo ci cambia. Da un lato c’è il desiderio<br />
di cambiare, ma c’è anche il rovescio della medaglia, ossia la paura di tale cambiamento e<br />
il timore di non sapere cosa accadrà dopo. Un libro per gli addetti ai lavori che costantemente<br />
si rapportano con la materia e quotidianamente la vivono e la costruiscono.
- 96 -<br />
NOTIZIE<br />
Si è svolto a Pescara, nella giornata di SABATO 21 NOVEMBRE 2009, il<br />
Convegno nazionale:<br />
“Le AFASIE: problematiche comunicative, relazionali e sociali”<br />
PESCARA: Centro Adriatico, Via Papa Giovanni XXIII<br />
Organizzato dall’A.IT.A. (Associazioni Italiane Afasici)<br />
e dalla SIMP - sezione pescarese<br />
Il Convegno si è occupato di far conoscere l’Afasia (disturbo del l<strong>in</strong>guaggio dovuto<br />
ad una lesione cerebrale) e soprattutto di mettere <strong>in</strong> evidenza le difficoltà che<br />
un paziente afasico e la sua famiglia si trovano ad affrontare nella vita di tutti i<br />
giorni a causa della condizione di <strong>in</strong>comunicabilità, spesso associata anche ad<br />
altri deficit, <strong>in</strong> cui ci si può ritrovare dopo un ictus o un trauma cranico. Si calcola<br />
che <strong>in</strong> Italia circa 120.000 persone vengano colpite ogni anno da ictus; di queste<br />
almeno 15.000 hanno ancora importanti disturbi del l<strong>in</strong>guaggio dopo un anno. Attualmente<br />
il numero di persone afasiche <strong>in</strong> Italia <strong>in</strong> seguito a malattie<br />
cerebrovascolari si aggira attorno a 150.000; a queste si devono aggiungere le<br />
persone che presentano disturbi del l<strong>in</strong>guaggio <strong>in</strong> seguito ad altre patologie. Durante<br />
i primi mesi dopo l’evento morboso, il disturbo del l<strong>in</strong>guaggio tende a migliorare<br />
spontaneamente nella maggior parte delle persone afasiche. A volte<br />
l’evoluzione è molto favorevole e il disturbo regredisce completamente o quasi<br />
nel giro di qualche mese; nella maggior parte dei casi, tuttavia, il recupero è parziale.<br />
Il miglioramento è sempre lento e graduale ma può essere accelerato e potenziato<br />
da un <strong>in</strong>tervento riabilitativo adeguato. Le persone affette da afasia, colpite<br />
nella capacità di comunicare e spesso limitate anche nella loro autonomia<br />
fisica, si trovano isolate, <strong>in</strong>capaci di far sentire la propria voce, “scompaiono”.<br />
Non sono <strong>in</strong> grado di <strong>in</strong>teragire normalmente con i propri familiari, di re<strong>in</strong>serirsi<br />
nell’ambiente lavorativo; spesso vengono escluse o si auto-escludono dal proprio<br />
ambito sociale e rimangono isolate nella loro sofferenza.<br />
L’Associazione A.IT.A.-onlus, offre dei luoghi di <strong>in</strong>contro per le persone afasiche<br />
ed i loro familiari, promuove i contatti tra le persone afasiche, i loro familiari e il<br />
loro ambiente, organizza attività sociali, <strong>in</strong>contri e sem<strong>in</strong>ari per le famiglie, fa<br />
opera di <strong>in</strong>formazione sull’afasia e, <strong>in</strong> generale, contribuisce a sostenere le persone<br />
afasiche nella loro vita quotidiana.<br />
Hanno partecipato come relatori:<br />
Prof.ssa Anna Basso: Neuropsicologa, Presidente Nazionale A.IT.A.<br />
Dott.ssa Luciana Modena: Logopedista, Presidente A.IT.A. – Emilia Romagna<br />
Dott. Armando Manc<strong>in</strong>i: Neurologo, Responsabile Reparto Stroke Unit - O. C. Pescara<br />
Dott. Fausto Agresta: Psicologo, Psicoterapeuta, Professore a.c. di Psicosomatica e<br />
Compiti Vitali – Università di Chieti. Coord<strong>in</strong>atore sezione Pescarese della SIMP<br />
Dott.ssa Anna Maria Rotondo: Medico, Psicoterapeuta, socio SIMP<br />
Alessio Bianconi