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Si, la combinazione del <strong>di</strong>segno sul dorso della carta. In una c<strong>it</strong>tà, <strong>di</strong> cui non<br />
voglio fare il nome, c’è un uomo onorato che non si de<strong>di</strong>ca ad altro che a questo.<br />
Ogni anno riceve da Mosca centinaia <strong>di</strong> mazzi – da chi non si sa, è un mistero 39<br />
Così <strong>di</strong>cendo l’autore, per bocca del personaggio, sembrerebbe far<br />
riferimento ad una persona del tutto rispettabile, un eroe romantico avvolto dal<br />
mistero come poteva esserlo il protagonista <strong>di</strong> Dama <strong>di</strong> picche. Invece,<br />
proseguendo è molto facile comprendere che Gogol’ alludesse ad un semplice<br />
truffatore. In Igroki la classica figura dello sconosciuto romantico (come poteva<br />
essere quella creata da Puškin) viene sovrapposta a quella <strong>di</strong> un baro con un<br />
nome, un cognome, e persino una professione: Zamuchryškin – impiegato. Questa<br />
sovrapposizione cost<strong>it</strong>uisce una delle accuse <strong>di</strong> Gogol’ al cambiamento avvenuto<br />
nella società del suo tempo. Riprendendo ancora una volta all’idea della cr<strong>it</strong>ica<br />
Višnevskaja l’ipotesi è: da eroi romantici a sporchi truffatori?<br />
Gogol’ mira ad un rinnovamento dei temi e del linguaggio e decide <strong>di</strong><br />
perseguire il suo obiettivo proprio operando violenza su <strong>di</strong> essi: nel Revisore,<br />
facendo adottare al protagonista un vocabolario <strong>di</strong> matrice romantica, fa in modo<br />
che la fraseologia sentimentalista risulti per sempre compromessa e gradatamente<br />
abbandonata. L’ironia sul linguaggio sentimentalista si fa ancora più pungente in<br />
Igroki dove un marcato scambio <strong>di</strong> convenevoli tra i bari lascia trasparire la natura<br />
irrisoria delle battute: “Vi prego <strong>di</strong> perdonarmi. La camera, come vedete, non è<br />
certo una reggia: ci sono soltanto quattro se<strong>di</strong>e.” 40 E risponde il truffatore<br />
Uteš<strong>it</strong>el’nyj: “L’amabil<strong>it</strong>à del padrone <strong>di</strong> casa vale più <strong>di</strong> ogni como<strong>di</strong>tà.” 41 E,<br />
facendo da eco, Švochnëv: “Non è la casa che conta, ma chi la ab<strong>it</strong>a” 42 . La<br />
39 Ibid. , p. 780.<br />
40 Ibid. , p. 772.<br />
41 Ibid. , p. 773.<br />
42 Ibid. , p. 773.<br />
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