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Crash - James G. Ballard.pdf - Autistici/Inventati

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poco più di un bambino troppo cresciuto, avesse l'età necessaria alla qualificazione professionale.<br />

Un'inquieta euforia mi trasportò verso l'ospedale. Vomitai sul volante, semiconsapevole di una serie di<br />

sgradevoli fantasie. Due pompieri tagliarono la portiera ai gangheri; poi, gettatala sulla strada,<br />

abbassarono lo sguardo su di me come assistenti di un torero sventrato. I loro movimenti, anche i più<br />

piccoli, sembravano formalizzati; le mani che calarono su di me si espressero in una serie di gesti<br />

codificati. Se uno di loro si fosse sbottonato i calzoni di saia ruvida per mettere a nudo i genitali, e mi<br />

avesse premuto il pene nell'incavo insanguinato dell'ascella, quest'atto bizzarro sarebbe stato<br />

accettabile anch'esso, in quel quadro di violenza e soccorso stilizzati. Aspettavo che qualcuno mi<br />

rassicurasse, mentre me ne stavo là, vestito del sangue di un altro uomo, mentre l'urina della sua<br />

giovane vedova formava arcobaleni attorno ai piedi dei miei soccorritori. In base a questa medesima<br />

logica da incubo, i pompieri in corsa verso le carcasse in fiamme di apparecchi precipitati avrebbero<br />

potuto tracciare motti osceni o umoristici sul cemento ardente coi loro estintori a biossido di carbonio, e<br />

i giustizieri vestire le loro vittime in costumi grotteschi. In cambio, le vittime avrebbero stilizzato il loro<br />

ingresso sulla scena dell'esecuzione con gesti ironici, magari baciando solennemente i calci dei fucili dei<br />

giustizieri e offendendo immaginarie bandiere. I chirurghi, dal canto loro, avrebbero potuto tagliarsi<br />

spensieratamente prima delle prime incisioni, le mogli mormorare casualmente i nomi degli amanti nel<br />

momento dell'orgasmo dei mariti, la puttana succhiante il pene del cliente morder via, senza animosità,<br />

un cerchiolino di tessuto dalla curvatura superiore del glande. Questo tipo di morso doloroso, da me<br />

ricevuto una volta da una prostituta stanca e irritata dalla mia esitante erezione, mi ricorda i gesti<br />

stilizzati degli addetti alle ambulanze e del personale delle stazioni di servizio, ciascuno col rispettivo<br />

repertorio di movimenti personali.<br />

In seguito appresi che Vaughan collezionava, per i suoi album fotografici, le smorfie delle infermiere<br />

addette alle vittime di incidenti. Le pelli scure di queste infermiere mediavano tutta la furtiva sessualità<br />

suscitata in loro da Vaughan. I pazienti di queste infermiere morivano nell'intervallo fra un morbido,<br />

elastico passo e l'altro, nei mutevoli contorni delle cosce che si toccavano l'un l'altra nel passaggio delle<br />

porte dei pronto soccorso.<br />

I poliziotti mi sollevarono dalla macchina e mi guidarono, con mano ferma, alla barella. Già mi sentivo<br />

isolato dalla realtà dell'incidente. Cercai di alzarmi a sedere sulla barella, ruotando le gambe di lato, ma<br />

il giovane medico mi spinse indietro, colpendomi il petto col palmo della mano. Sorpreso dall'irritazione<br />

che gli si leggeva negli occhi, mi lasciai andare passivamente.<br />

Il corpo del morto, avvolto in una coperta, fu sollevato dal cofano della mia macchina. Seduta come una<br />

madonna inebetita fra le porte della seconda ambulanza, la moglie fissava con sguardo vacuo il traffico<br />

serale. La ferita alla guancia destra le stava lentamente deformando il viso, a misura che i tessuti contusi<br />

si tumefacevano nel loro stesso sangue. E io mi resi conto che le griglie intrallacciate dei nostri radiatori<br />

formavano il modello di un'ineluttabile e perversa unione fra i nostri corpi. Fissai i contorni delle sue<br />

cosce, sulle quali la coperta grigia disegnava una graziosa duna. Sotto quel monticello giaceva il tesoro<br />

del suo pube. La nettezza della sua sporgenza e della sua inclinazione, la sessualità intoccata di quella<br />

donna intelligente, presiedevano ai tragici eventi della serata.<br />

3<br />

Le crude luci azzurre della macchina della polizia continuarono a girarmi nella testa durante le tre<br />

settimane in cui fui ospite di un reparto vuoto del pronto soccorso vicino all'aeroporto di Londra. In<br />

quella tranquilla zona di mercati di auto usate, di bacini idrici e di centri di custodia preventiva per<br />

minori, cui fanno corona i complessi autostradali che servono l'aeroporto, cominciai la mia guarigione.<br />

Due reparti di ventiquattro letti — corrispondenti al numero massimo di superstiti previsti — erano<br />

riservati in permanenza alle possibili vittime di un disastro aereo. Un reparto era temporaneamente<br />

occupato da vittime di incidenti stradali.<br />

Non tutto il sangue che mi copriva apparteneva all'uomo da me ucciso. I medici asiatici del pronto<br />

soccorso scoprirono che mi ero fratturato entrambe le rotule contro il cruscotto. Lunghe fitte di dolore,<br />

come fini cateteri d'acciaio infilati nelle vene delle gambe, mi salivano all'inguine attraverso la superficie<br />

interna delle cosce.<br />

Tre giorni dopo la prima operazione ai ginocchi, contrassi un'infezione ospedaliera di poco conto. Solo<br />

nel reparto vuoto, steso in un letto che apparteneva di diritto a una vittima di incidente aereo, pensavo

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