il chimico italiano - Consiglio Nazionale dei Chimici
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INTERVISTA<br />
Il Chimico Italiano • n. 2 mar/apr 2007<br />
no, ovviamente dedicato ai soci, ed uno esterno<br />
interessante la società in senso lato.<br />
Nei confronti <strong>dei</strong> primi ha già messo in cantiere<br />
soluzioni innovative; cito a caso: news letters,<br />
linea diretta con Presidente ed Organi della SCI,<br />
valorizzazione del ruolo delle Sezioni.<br />
Sul fronte esterno Luigi ha prefigurato un nuovo<br />
scenario: aprire una finestra confidenziale da cui<br />
si affacci una nuova figura professionale e profondamente<br />
umana: quella del <strong>chimico</strong> amico<br />
del cittadino, disponib<strong>il</strong>e a dividere <strong>il</strong> suo sapere,<br />
in maniera spicciola ed accessib<strong>il</strong>e, senza toga e<br />
sicumera, sui problemi che oggi lo angustiano:<br />
frodi alimentari, limitazione del traffico veicolare,<br />
uso improprio di farmaci e presidi sanitari.<br />
Ed i politici? Abbisognano al pari di una adeguata<br />
consulenza specialistica, che intende instaurare<br />
e consolidare. Un problema su tutti. Forse <strong>il</strong><br />
più cogente; certo <strong>il</strong> più attuale: la regolamentazione<br />
del particolato atmosferico nell’ambiente.<br />
Altri poli da non disdegnare sono l’industria, gli<br />
enti di ricerca, la scuola. Su questo versante l’intervistato<br />
appare motivato: sottolinea con enfasi<br />
che la SCI non è, e non deve assolutamente<br />
essere, la società benemerita <strong>dei</strong> Professori universitari<br />
di chimica. In questo senso <strong>il</strong> primo<br />
sforzo di aggregazione deve (sottolinea con<br />
durezza “deve”) riguardare la ricerca extra-universitaria,<br />
la scuola primaria e secondaria, l’industria.<br />
Con motivato orgoglio inizia a parlare del<br />
progetto “Missione chimica”, che ha avviato<br />
nella città eterna: manifestazione di cui mena<br />
vanto, gestita da Università, Enti di ricerca,<br />
Industria. Lo osservo mentre parla di questa<br />
Missione, sconosciuta purtroppo ai più, anche<br />
fra gli addetti ai lavori. Colgo dalla mimica, dalla<br />
gestualità, dal timbro vocale, la certezza che<br />
possa divenire appuntamento nazionale, con<br />
l’auspicio che le “Settimane della Cultura<br />
Scientifica“ possano trasformarsi in preziose<br />
occasioni per la diffusione della scienza e della<br />
cultura, binomio inscindib<strong>il</strong>e, quasi una fissa del<br />
suo pensiero, come posso cogliere passando a<br />
discutere di una sua ulteriore creatura: “MUSIS”.<br />
La parola, di vaga etimologia latineggiante, mi<br />
incuriosisce, anche al di là della sua significazione<br />
ermetica (è acronimo per: ”Museo multipolare<br />
della scienza e della informazione scientifica”).<br />
La mia curiosità non è certo infondata; i Media<br />
hanno manifestato interesse e dedicato spazio a<br />
questo insolito Museo. Ne parliamo rivisitando i<br />
concetti base della iniziativa, già espressi a giornalisti,<br />
politici, colleghi, uomini di Scienza. Tutto<br />
parte da una considerazione storico-f<strong>il</strong>osofica:<br />
l’Italiano, pure prodotto da una nob<strong>il</strong>e e fert<strong>il</strong>e<br />
terra che ha espresso Gal<strong>il</strong>ei e Marconi, ha sem-<br />
pre manifestato nei secoli maggiore passione per<br />
l’arte, piuttosto che per la scienza. Affermazione<br />
che condivido nella visione del cittadino modello,<br />
infatti non di rado, nella vita di tutti i giorni,<br />
ci siamo più dimostrati figli di Machiavelli, piuttosto<br />
che di Cicerone o Michelangelo. Ma certamente<br />
<strong>il</strong> Professor Campanella ha ragione da<br />
vendere nel sottolineare questa profonda dicotomia,<br />
peraltro ascrivib<strong>il</strong>e a ben definiti stimoli<br />
ed interessi che sempre hanno fermentato nella<br />
terra che fu di Dante e di Raffaello.<br />
Di contro negli ultimi tempi si è assistito ad una<br />
ricomposizione culturale al punto che oggi si<br />
parla di scienza ed arte (non più scienza od arte).<br />
Il Museo della scienza si può a buona ragione<br />
inquadrare in questa politica di superamento<br />
della barriera fra arte e scienza. Due espressioni<br />
della mente umana che hanno sempre marciato<br />
su binari paralleli e mai contrappuntistici.<br />
Dunque, giocando sul f<strong>il</strong>o del paradosso, <strong>il</strong><br />
M.U.S.I.S. è un’invenzione intesa come ricerca di<br />
novità, è speranza rivolta al mondo scolastico<br />
della Capitale, è insomma l’”invenzione museale”<br />
più vicina al quotidiano lavoro di un insegnante,<br />
poiché svolge un programma di didattica delle<br />
scienze, ma correlando fra loro, e quasi vivificandoli,<br />
i luoghi di scienza della città di Roma: piccoli<br />
musei, scuole, laboratori, che vengono messi<br />
in rete per costituire tanti Poli di questo affascinante<br />
Museo.<br />
Grazie anche al giovan<strong>il</strong>e entusiasmo di<br />
Campanella M.U.S.I.S. avrà in concessione dal IV<br />
Municipio un Centro organizzativo per la cultura<br />
e le attività scientifiche <strong>dei</strong> diversamente ab<strong>il</strong>i;<br />
esso ospiterà anche una mappa della città con<br />
tutti i Poli museali e gli itinerari scientifici.<br />
Il lungo colloquio volge al termine; vorrei parlare<br />
anche <strong>dei</strong> problemi legati al traffico veicolare,<br />
argomento di mio interesse professionale, su cui<br />
ha scritto e dibattuto a lungo: ricordo la Sua interessante<br />
relazione in materia, presentata nel corso<br />
del Convegno organizzato dall’Ordine del Lazio<br />
nel 2004 presso la nostra Facoltà. Non mancherà<br />
occasione di riparlarne, visto che prefigurava una<br />
interessante, e per certi versi inedita, evoluzione<br />
temporale della caratterizzazione dell’inquinamento<br />
ricadente dal fenomeno “traffico”.<br />
Arrivederci dunque a presto, Luigi; immarcescib<strong>il</strong>e<br />
trentenne di settanta anni, intento, oggi come<br />
allora, a rincorrere un pallone; non più all’impazzata,<br />
ma con genio e raziocinio, per l’impagab<strong>il</strong>e<br />
piacere di scagliarlo in rete e gridare “Goal”