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il chimico italiano - Consiglio Nazionale dei Chimici

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2<br />

EDITORIALE<br />

La presenza nel DDL Governativo<br />

di un numero elevato di deleghe,<br />

oltre al contenuto dello stesso<br />

ritenuto lesivo degli interessi<br />

delle professioni e degli utenti, ha<br />

costretto <strong>il</strong> CUP ad elaborare e<br />

presentare una proposta di legge<br />

in materia di riforma delle professioni.<br />

L’intervento confronta i due testi<br />

più in profondità sottolineando le<br />

contraddizioni presenti nel testo<br />

Governativo e la corrispondenza<br />

del sistema Ordinistico Italiano a<br />

quello Europeo.<br />

La risposta che daranno i<br />

Professionisti ed i Cittadini con la<br />

propria firma rappresenterà <strong>il</strong><br />

contributo per l’emanazione di<br />

una riforma condivisa.<br />

Il nostro impegno nel territorio<br />

darà ulteriore visib<strong>il</strong>ità anche alla<br />

nostra professione.<br />

1<br />

Art. 3 proposta C.U.P.<br />

2<br />

Art. 4, idem<br />

3<br />

Capo II, Art. 5, idem<br />

4<br />

Art.199-200 C.P.Penale e art. 249<br />

C.P.Civ<strong>il</strong>e<br />

5<br />

Art. 9 proposta C.U.P.<br />

6<br />

Art. 33, V co. Cost.ne<br />

7<br />

Legge 25 apr<strong>il</strong>e 1938, art.1<br />

Il Chimico Italiano • n. 2 mar/apr 2007<br />

La proposta del C.U.P. a tutela <strong>dei</strong><br />

“saperi” e del Cittadino<br />

di Antonio Ribezzo<br />

Cari Colleghi, è giunto <strong>il</strong> tempo di far sentire la<br />

nostra voce procedendo alla raccolta delle<br />

firme per la presentazione al Parlamento<br />

Italiano del disegno di legge di iniziativa popolare<br />

relativo alla riforma delle professioni.<br />

In tutte le democrazie parlamentari è ammessa<br />

la partecipazione <strong>dei</strong> diretti interessati alla formazione<br />

di norme condivise che tengano conto<br />

delle opinioni ed aspettative <strong>dei</strong> soggetti coinvolti.<br />

Lo vogliono i professionisti italiani, che mai si<br />

sono sottratti al confronto con l’esecutivo e le<br />

forze politiche, lo vogliono i cittadini.<br />

Mi sembra opportuno ritornare sui contenuti<br />

della riforma e sulle proposte del C.U.P., proposte<br />

effettuate al solo scopo di contribuire<br />

migliorando i testi presentati nonché di stimolare<br />

<strong>il</strong> confronto in sede parlamentare.<br />

Sono ventotto le attività intellettuali per le<br />

quali è stato riconosciuto lo status di professione<br />

protetta e quindi l’esistenza dell’Ordine<br />

Professionale a fronte di oltre trecento associazioni<br />

professionali private liberamente<br />

costituite.<br />

Ricordo che l’Ordine è un Ente pubblico preposto<br />

alla tutela dell’esercizio professionale nel<br />

rispetto della concorrenza, che deve fornire<br />

pareri se richiesti dalla P.A., che deve esercitare<br />

la giurisdizione e partecipare in senso lato alla<br />

crescita culturale della categoria, nel nostro<br />

caso, <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong>.<br />

Quanto sopra a tutela del cittadino, diversamente<br />

dalle associazioni professionali che, in<br />

quanto privatamente e liberamente costituite<br />

dagli aderenti, devono garantire prioritariamente<br />

i diritti degli stessi iscritti a fronte di statuti<br />

che riportano le finalità più diverse.<br />

Ebbene, con la riforma delle professioni di<br />

parte Ministeriale mentre si vuole, tra l’altro,<br />

riconoscere le associazioni, si vogliono ridurre<br />

nel contempo gli Ordini, ovvero accorparli.<br />

Stranezze della riforma, ma non è la sola.<br />

Anche per quanto riguarda la “formazione” <strong>il</strong><br />

DDL medesimo non dà abbastanza importanza<br />

alla formazione universitaria.<br />

Come abbiamo visto nel numero precedente de<br />

Il Chimico Italiano, la proposta si basa sulla<br />

presenza di deleghe al Governo che di fatto<br />

rimandano <strong>il</strong> rinnovamento a tempi lunghi creando<br />

non pochi ostacoli allo stesso.<br />

Diversamente da ciò la proposta di iniziativa<br />

popolare del C.U.P. interviene innanzitutto a<br />

definire <strong>il</strong> concetto di professione intellettuale,<br />

di professionista libero o dipendente, di<br />

categoria, di esercizio professionale, di ordinamento<br />

professionale, ovvero, delle disposizioni<br />

che disciplinano le professioni ed <strong>il</strong><br />

modo di esercitarle 1 .<br />

Disciplina le competenze legislative delle<br />

Regioni e delle Province autonome 2 che nell’esercizio<br />

della potestà normativa in materia di<br />

legislazione concorrente, sono tenute al rispetto<br />

della normativa statale sulle professioni.<br />

Interviene a tutela della clientela mediante l’applicazione<br />

di ordinamenti ad hoc 3 elaborati nel<br />

rispetto del Codice di Procedura Civ<strong>il</strong>e e Penale 4<br />

nonché dell’obbligo della presenza di una assicurazione<br />

per la responsab<strong>il</strong>ità professionale 5 .<br />

A fronte di tutto ciò appare evidente che<br />

l’obiettivo del DDL Governativo invece di dar<br />

corso alla annunciata “liberalizzazione” finisca<br />

per essere una “punizione” nei confronti degli<br />

Ordini professionali nel momento in cui dichiara<br />

esplicitamente la loro soppressione, ovvero<br />

riduzione e la forte limitazione delle attività<br />

riservate che, conseguentemente, porta ad uno<br />

scadimento sia del decoro che della qualità<br />

della professione intellettuale con grave danno<br />

proprio per colui che si dichiara di voler tutelare:<br />

<strong>il</strong> cittadino fruitore.<br />

Il DDL parla di libertà di accesso alle professioni<br />

dimenticandosi che in Italia le professioni<br />

sono libere per definizione essendo sottoposte<br />

unicamente alla frequenza di un regolare corso<br />

di studi che si completa con l’esame di Stato 6 e<br />

l’iscrizione all’albo 7 .

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