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Angela Zucconi.qxp - Fondazione Adriano Olivetti

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marsi del processo democratico in un paese radicalmente diviso in classi<br />

oltre che in ricchi e poveri, e nel Sud in "baroni e contadini" secondo<br />

le inchieste di Giovanni Russo. In città e campagna, in industria e<br />

agricoltura, in alfabeti e analfabeti, nonché in uomini e donne se si considera<br />

quanto sia stato lento il percorso per l'uguaglianza dei diritti. E a<br />

questo proposito va senz'altro ricordata la preponderanza nel "lavoro<br />

sociale" di quegli anni di grandi figure femminili, in un tempo in cui alle<br />

donne era riservata, semmai, una carriera politica sottoposta alla leadership<br />

maschile. L'emancipazione sociale delle comunità non era particolarmente<br />

apprezzata dal maggior partito politico della sinistra e neanche<br />

dal principale partito di governo, espressione di una ideologia cattolica<br />

più paternalista che radicalmente democratica. Il lavoro di comunità<br />

superava gli steccati della politica, e per questo la politica non l'ha<br />

amato.<br />

La terza cosa è l'attualità di questo saggio per il confronto che esso stimola<br />

e in certi passi quasi impone tra il lavoro sociale (e la figura del<br />

social worker) di allora con quello di oggi. Proprio di oggi, nel tempo<br />

della crisi radicale di tutto un sistema economico e, di conseguenza,<br />

politico.<br />

E' dalla comunità che occorre ripartire, per ricostruire specialmente in<br />

Italia - dopo due o tre decenni di sonno della ragione, di castrazione<br />

volontaria, "partecipata", dell'intelligenza popolare - un tessuto socialmente<br />

vivo, di partecipazione nuova alla cosa pubblica. Ed è dal passato<br />

che possiamo ricavare esempi di intervento convincenti e produttivi.<br />

Non penso soltanto al lavoro di comunità come inteso da Alinsky e<br />

dalla nostra <strong>Angela</strong>, penso che si debba cercare anche più indietro perché<br />

siamo messi molto peggio che negli anni cinquanta del Novecento<br />

in cui le loro iniziative furono pensate e fiorirono; penso alla varietà di<br />

esperienze che va storicamente sotto il nome di mutuo appoggio e che<br />

appartiene alla storia del primo socialismo, della Prima Internazionale.<br />

E penso all'incrocio di esperienze di base, di auto-organizzazione e<br />

cooperazione, di produzione e di scambio di quei tempi e all'esempio<br />

contrapposto che venne offerto dalla verticalità autoritaria delle grandi<br />

organizzazioni che le soffocarono o incanalarono e controllarono,<br />

penso a nuove forme di radicamento dentro un presente più vasto e<br />

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