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Angela Zucconi.qxp - Fondazione Adriano Olivetti

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gente verso ogni forma di autorità, sia locale che statale, e per il<br />

tipo di “bene” che da queste può loro derivare; a volte la gente<br />

pensa che gli assistenti sociali vadano da loro di nascosto […]; a<br />

volte venivano presi per dei perdigiorno, quando non per pazzi 330 ”<br />

[Gazzola, 1960[?]: 10].<br />

Nel corso delle visite domiciliari gli assistenti sociali si presentavano<br />

come operatori del Progetto Pilota, spiegando senza ambiguità la sua<br />

natura educativa, perché fosse chiaro che non si trattava dell’ennesimo<br />

programma “distributivo” di aiuti materiali, e precisando le proprie funzioni<br />

e i mezzi a propria disposizione. È probabile che la rivelazione di<br />

un progetto pensato per suscitare e accompagnare l’iniziativa autonoma<br />

delle gente avesse scosso alla radice il tradizionale atteggiamento di<br />

“autodifesa”[Silone, 1961: 390] contadina; quel che è certo è che le persone,<br />

superato un iniziale momento di diffidenza, si disponevano di<br />

buon grado a discutere con gli operatori dei tanti problemi dei loro piccoli<br />

paesi: la miseria, l’emigrazione, la casa, la terra, la disoccupazione,<br />

la scuola, i rapporti con le autorità locali e la vita comunitaria 331 .<br />

Le visite domiciliari in questa fase iniziale non erano rivolte soltanto a<br />

“rompere il ghiaccio”: l’obiettivo, infatti, era quello di cominciare a<br />

individuare le famiglie-pilota che avrebbero potuto collaborare, e ricostruire,<br />

tramite le numerose interviste, uno “studio d’ambiente” da una<br />

prospettiva “interna” alla comunità, che le ricerche preliminari degli<br />

esperti non erano stati in grado di cogliere (né del resto avrebbero<br />

potuto farlo). Quali erano i problemi che la comunità percepiva come<br />

tali, e come li valutava? Cosa sapeva di essi e quali soluzioni prospettava?<br />

E cosa era disposta a fare? Queste le domanda di ricerca che<br />

orientarono le interviste, poi ricomposte, raccolte e ordinate in un<br />

unico volume a costituire un affresco della vita rurale dei comuni del<br />

comprensorio, “raccontata” dalla viva voce della comunità stessa, nella<br />

consapevolezza che qualche conoscenza generale sul profilo socioeconomico<br />

della zona, carta topografica, statistica o stato di famiglia<br />

non bastavano certo a poter arrogare a un operatore “esterno” la convinzione<br />

di essere arrivato a conoscerla veramente 332 .<br />

330 cfr. <strong>Zucconi</strong>, 1958e e <strong>Zucconi</strong>, 2000<br />

331 cfr. <strong>Zucconi</strong>, 1958e, Gazzola, 1960[?], <strong>Zucconi</strong> (a cura di), 1960, <strong>Zucconi</strong>, 1965 e <strong>Zucconi</strong>, 2000<br />

332 cfr. <strong>Zucconi</strong> (a cura di), 1960, <strong>Zucconi</strong>, 1965 e <strong>Zucconi</strong>, 2000<br />

237<br />

I temi discussi nei primi<br />

approcci erano la miseria,<br />

l’emigrazione, la casa, la<br />

terra, la disoccupazione, la<br />

scuola, i rapporti con le<br />

autorità locali e la vita<br />

comunitaria

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