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Angela Zucconi.qxp - Fondazione Adriano Olivetti

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5.2. Partecipazione, educazione, potere: un’analisi di alcune parole<br />

chiave dell’ethos democratico nei metodi di Alinsky e di <strong>Zucconi</strong><br />

Chiarite le più significative differenze e introdotti alcuni degli elementi<br />

che varranno da cornice teorica per gli argomenti sviluppati nelle<br />

prossime pagine, passiamo ora ad analizzare le profonde analogie e le<br />

interessanti complementarietà metodologiche che - a mio parere -<br />

caratterizzano i due approcci.<br />

5.2.1. Democrazia partecipativa<br />

L’aspetto che più di ogni altro accomuna i metodi di Alinsky e <strong>Zucconi</strong><br />

è indubbiamente la priorità da essi attribuita al momento partecipativo<br />

della democrazia, inteso come esercizio quotidiano di cittadinanza attiva<br />

nelle piccole e piccolissime questioni della vita collettiva, al di fuori<br />

degli angusti spazi istituzionalizzati del voto.<br />

A partire da questa prospettiva, entrambi affrontarono di petto la questione<br />

del difficile rapporto tra autorità locali e cittadinanza. Entrambi<br />

elessero la comunità locale a luogo per eccellenza del funzionamento<br />

democratico. Entrambi si posero il problema di come stimolare la partecipazione<br />

e articolare le rivendicazioni dei cittadini in sede istituzionale,<br />

consentendo loro di penetrare gli ingranaggi del potere e incidere<br />

sul processo decisionale. Entrambi si preoccuparono di come favorire<br />

l’empowerment della comunità, e con esso stemperare quel senso<br />

di impotenza e apatia politica che costituisce - come ci insegna Alexis<br />

de Tocqueville - il “tarlo” delle moderne democrazie.<br />

Questa sensibilità democratica informa e sostanzia direttamente dalla<br />

prima all’ultima delle loro comuni indicazioni metodologiche [si veda<br />

in proposito la Figura 4].<br />

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