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IV<br />

domenica 28 agosto 2011<br />

La società civ<strong>il</strong>e<br />

afgana e <strong>il</strong> suo<br />

lungo cammino<br />

Una ricerca sul campo frutto di tre mesi di lavoro racconta in un lungo dossier come<br />

noi la consideriamo e come gli afgani si percepiscono. Decine di interviste assemblate<br />

a un’attenta analisi tentano di descrivere una realtà ancora sotto stimata o ignorata<br />

Battiston da pagina IV dell’ AIHRC: “In molti casi, <strong>il</strong> fatto sono le organizzazioni di donne,<br />

che le organizzazioni <strong>della</strong> so- che si sono mob<strong>il</strong>itate contro l’ap-<br />

“Il termine società civ<strong>il</strong>e – spiecietà civ<strong>il</strong>e siano dipendenti dai provazione <strong>della</strong> legge di famiglia<br />

ga Mirwais Wardak del CPAU di donor e dalle organizzazioni non sciita, contro le ambiguità del<br />

Kabul - è appropriato per descri- governative internazionali impli- processo di riconc<strong>il</strong>iazione e revere<br />

le organizzazioni che opeca che seguano le agende dei loro clamando la salvaguardia dei dirano<br />

in Afghanistan. L’errore sta finanziatori. Ciò indebolisce lo ritti delle donne. Sono gruppi che<br />

piuttosto nel credere - come è status delle organizzazioni del- possiedono <strong>il</strong> potenziale neces-<br />

stato fatto finora - che la sociela società civ<strong>il</strong>e e fa perdere loro sario per produrre cambiamenti<br />

tà civ<strong>il</strong>e sia rappresentata solo sovranità e indipendenza”. Il suo significativi”<br />

dalle Ong, perché vorrebbe dire collega Nader Nadery spiega che: La preferenza accordata alle as-<br />

attribuirgli un ruolo eccessivo. Il “Le organizzazioni di tipo formasociazioni che sottoscrivono la<br />

fenomeno delle Ong è nato negli le, come quelle di aiuto umanita- strategia dei paesi donatori è <strong>il</strong><br />

anni Ottanta e Novanta, e in quel rio con uno statuto definito, sono risultato di alcune caratteristiche<br />

periodo <strong>il</strong> loro compito era for- un fenomeno piuttosto recente, generali. Quella che è stata definire<br />

servizi di base. Ancora oggi inaugurato negli anni Ottanta nita “l’interpretazione burocra-<br />

molte Ong continuano a limitarsi del secolo scorso, ed hanno avuto tica” <strong>della</strong> società civ<strong>il</strong>e, infatti,<br />

a questo, affidandosi a finanzia- una forte espansione soprattutto non riguarda solo l’Afghanistan,<br />

menti esterni, realizzando pro- a partire dal 2001-2. Si tratta di ed è piuttosto un fenomeno cagetti<br />

decisi altrove e dimentican- associazioni molto strutturate, ratteristico del connubio stab<strong>il</strong>ido<br />

l’aspetto dell’advocacy sui temi che forniscono servizi di diversa to a partire dagli anni Novanta,<br />

socialmente r<strong>il</strong>evanti. Oltre alle natura, e tendenzialmente non nelle politiche allo sv<strong>il</strong>uppo, tra<br />

Ong esistono molti altri gruppi”. sono gruppi di base, né sono l’agenda <strong>della</strong> good governance<br />

“Con tutti i m<strong>il</strong>ioni di dollari che molto attivi nella mob<strong>il</strong>itazione e la progressiva ri-affermazione<br />

arrivano in Afghanistan, con un su questioni di r<strong>il</strong>evanza sociale. del discorso sulla società civ<strong>il</strong>e:<br />

governo debole, con un settore Per essere più precisi, potremmo sulla spinta dell’ideologia neoli-<br />

privato che non capisce davvero dividere questa categoria in due berista, si è cercato di liberare <strong>il</strong><br />

cosa significhi sv<strong>il</strong>uppo e che la- sottogruppi: uno che si occupa, ramo esecutivo dello Stato dalla<br />

vora esclusivamente per sé - dice<br />

Seema Ghani del Khorasan orphanage<br />

di Kabul - le Ong sono<br />

state le uniche organizzazioni su<br />

cui la comunità internazionale<br />

ha potuto fare affidamento, soprattutto<br />

all’inizio. Il guaio è che<br />

questa attenzione le ha snaturate:<br />

stanno diventando sempre di<br />

“L’errore sta<br />

nel credere - come è<br />

stato fatto finora - che<br />

sia rappresentata solo<br />

dalle Ong perché ciò<br />

attribuisce loro<br />

un peso eccessivo”<br />

sua responsab<strong>il</strong>ità sociale e dalla<br />

sua responsività nei confronti dei<br />

cittadini, trasferendo funzioni e<br />

servizi dalla macchina burocratica<br />

statale, considerata inefficace<br />

ed elefantiaca, alle Ong, giudicate<br />

più “snelle” e capaci di attuare<br />

politiche di compensazione<br />

sociale senza sollevare obiezioni<br />

più dei semplici project-imple-<br />

di carattere politico. Con la privamentors,<br />

lavorano come delle appunto, di fornire servizi, assetizzazione dei sistemi di welfare<br />

aziende, aspettando che i donor condando le indicazioni di budget state e dei servizi delle infrastrut-<br />

annuncino nuovi progetti. Per definite dai paesi donatori, riemture, alle Ong sono stati dunque<br />

questo sono molto critica verso piendo quel vuoto nella fornitura assegnati compiti operativi e di<br />

le Ong che si orientano in base di servizi che non è colmato né supplenza, soprattutto nei casi<br />

alle richieste dei paesi donatori dal settore pubblico né da quello in cui la debolezza statale era<br />

piuttosto che ai bisogni <strong>della</strong> gen- privato. In linea generale, in que- particolarmente grave. E a parte.<br />

Le Ong sono legate alle strasti anni hanno assicurato servizi tire dagli anni Novanta, con l’aftegie<br />

e alle politiche dei donor, anche importanti, ma non hanfermazione dell’interventismo<br />

che non necessariamente conono rafforzato la società civ<strong>il</strong>e in umanitario, anche diverse funscono<br />

<strong>il</strong> paese o hanno compiuto quanto tale. Esistono però anche zioni di peacebu<strong>il</strong>ding sono state<br />

le indagini necessarie. Le cose altri gruppi, anch’essi strutturati, trasferite al settore privato e alla<br />

dovrebbero andare al contrario: che lavorano su tematiche social- società civ<strong>il</strong>e. Una tendenza che<br />

bisognerebbe creare dei gruppi mente e politicamente r<strong>il</strong>evanti, in Afghanistan viene considera-<br />

di pressione forti, consapevoli del per cambiare lo stato delle cose ta ormai inappropriata, perché<br />

proprio ruolo, capaci di compiere attraverso azioni collettive. Sono “deve essere tenuto a mente che<br />

indagini empiriche, che poi vada- soprattutto piattaforme, network le organizzazioni <strong>della</strong> società cino<br />

dai donor dicendo: ‘bene, voi di gruppi, più che singole assov<strong>il</strong>e non devono mai agire come<br />

avete i soldi, ma noi conosciamo ciazioni. Anche se realizzano i un’alternativa allo Stato nell’im-<br />

i bisogni <strong>della</strong> gente’. Le Ong non programmi dei paesi donatori, plementare i servizi”.<br />

fanno così, e non sono per niente non dimenticano mai l’aspetto<br />

attive. Tranne che nell’accaparrar- dell’advocacy generale. Un esem- La semplice equazione tra sociesi<br />

i soldi”. Aggiunge Seema Samar pio particolarmente significativo tà civ<strong>il</strong>e e organizzazioni non go-<br />

vernative è frutto dell’applicazione<br />

miope di una griglia analitica<br />

che identifica come società civ<strong>il</strong>e<br />

solo le forme associative fam<strong>il</strong>iari<br />

dal punto di vista occidentale,<br />

soprattutto le Ong di soccorso ed<br />

emergenza, e che marginalizza<br />

altre forme locali di associazionismo.<br />

Il fenomeno rientra però<br />

- come abbiamo visto - in una<br />

tendenza più generale, come dimostrano<br />

tutti i principali documenti<br />

di strategia allo sv<strong>il</strong>uppo<br />

elaborati dal governo afgano in<br />

partnership con i paesi donatori.<br />

In questi documenti, è stato<br />

notato, allo Stato viene affidato<br />

<strong>il</strong> compito di creare le condizioni<br />

favorevoli alla libera circolazione<br />

delle merci, subappaltando <strong>il</strong><br />

welfare sociale a una schiera di<br />

attori privati e alle Ong, e formalizzando<br />

le funzioni meramente<br />

manageriali dell’apparato statale.<br />

A ciò vanno aggiunti almeno altri<br />

tre fattori:<br />

a) <strong>il</strong> fatto che “in un contesto caratterizzato<br />

da una forte fram-<br />

Esiste un’evidente<br />

e marcata<br />

preferenza verso quelle<br />

associazioni<br />

che sottoscrivono<br />

le strategie<br />

dei Paesi donatori<br />

mentazione politica (al livello<br />

locale, nazionale e regionale), era<br />

diffic<strong>il</strong>e individuare quali attori<br />

potessero avere la necessaria<br />

autorità e legittimità per agire<br />

come interlocutori per stab<strong>il</strong>ire<br />

gli accordi di aiuto allo sv<strong>il</strong>uppo”,<br />

subito dopo l’intervento m<strong>il</strong>itare<br />

del 2001.<br />

b) <strong>il</strong> fatto che nei casi di postconflitto,<br />

o di conflitto a bassa<br />

intensità, gli imperativi urgenti<br />

<strong>della</strong> ricostruzione possono ridurre<br />

la possib<strong>il</strong>ità di mo<strong>della</strong>re<br />

i programmi di sv<strong>il</strong>uppo sulle<br />

realtà locali, anteponendo la<br />

più fac<strong>il</strong>e trasferib<strong>il</strong>ità di lezioni<br />

tecnocratiche e organizzative<br />

al complicato radicamento di<br />

strategie politico-culturali (strategie<br />

necessarie per garantire<br />

un buon funzionamento <strong>della</strong><br />

società civ<strong>il</strong>e).<br />

>>Speciale<br />

c) <strong>il</strong> mo<strong>della</strong>mento derivato dalla<br />

prominenza dell’agenda <strong>della</strong> sicurezza<br />

su quello dello sv<strong>il</strong>uppo<br />

e dell’assistenza umanitaria. Un<br />

aspetto che merita qualche dettaglio<br />

ulteriore.<br />

Sicurezza e aiuti umanitari<br />

In Afghanistan, la promiscuità tra<br />

aiuto allo sv<strong>il</strong>uppo, sostegno alla<br />

società civ<strong>il</strong>e, operazioni m<strong>il</strong>itari<br />

e interessi di politica estera dei<br />

paesi donatori è particolarmente<br />

evidente. La novità non sta tanto<br />

nella politicizzazione degli aiuti,<br />

sia b<strong>il</strong>aterali sia mult<strong>il</strong>aterali, che<br />

nel paese centroasiatico - come<br />

altrove - sono sempre stati legati<br />

a obiettivi di politica estera, ma<br />

nella tendenza dei donatori, subito<br />

dopo la caduta del regime talebano,<br />

a canalizzare gli aiuti allo<br />

sv<strong>il</strong>uppo e umanitari attraverso<br />

le agenzie dell’Onu e le Ong, a<br />

causa dell’assenza di uno Stato<br />

funzionante, di una leadership<br />

politica riconoscib<strong>il</strong>e e dell’iniziale<br />

r<strong>il</strong>uttanza degli stessi donor<br />

a impegnarsi nello state-bu<strong>il</strong>ding.<br />

Una tendenza che ha contribuito<br />

a mo<strong>della</strong>re la mappa associativa

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