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domenica 28 agosto 2011 23<br />

Focus volta vedrà un acceleratore di particelle al servizio degli studi sul cambiamento climatico<br />

Vento solare e atmosfera<br />

Nello spazio i segreti del cielo<br />

Alessio Nannini<br />

I<br />

n che modo l’atmosfera<br />

terrestre subisce l’influenza<br />

dell’universo? E anzitutto,<br />

è possib<strong>il</strong>e una correlazione<br />

fra <strong>il</strong> clima e ciò che investe<br />

<strong>il</strong> nostro pianeta nel suo peregrinare<br />

nel cosmo e intorno<br />

al Sole? A queste due domande<br />

sta cercando una risposta <strong>il</strong><br />

progetto Cloud, acronimo molto<br />

indovinato (in inglese sta infatti<br />

per “nuvola”) per Cosmic<br />

Leaving Outdoor Droplets, che<br />

gli scienziati del Cern di Ginevra<br />

stanno portando avanti ormai<br />

dal 2006. A sei anni di distanza,<br />

è possib<strong>il</strong>e tirare un<br />

primo b<strong>il</strong>ancio, sebbene i lavori<br />

siano destinati a proseguire,<br />

e lo facciamo con Teodoro<br />

Georgatis, biometeorologo del<br />

Cnr con <strong>il</strong> quale andiamo ad affrontare<br />

la questione degli effetti<br />

sull’ambiente delle radia-<br />

zioni provenienti<br />

dallo spazio.<br />

Partiamo proprio<br />

dal principio, e<br />

cioè dall’ipotesi<br />

che ci sia un rapporto<br />

fra ciò che<br />

accade nei nostri<br />

cieli e le particelleextraterrestri<br />

che investono<br />

<strong>il</strong> nostro pianeta.<br />

Come nasce questa idea?<br />

Nasce perché fondamentalmente<br />

<strong>il</strong> clima non è altro che<br />

la partizione dell’energia solare<br />

sulla superficie terrestre<br />

mediante determinati processi<br />

di tipo energetico: per esempio<br />

l’aumento <strong>della</strong> temperatura<br />

oppure l’evaporazione delle acque.<br />

Tutti questi sono processi<br />

di trasformazione dell’energia<br />

solare. Le nubi, in particolare,<br />

svolgono una funzione modulatrice<br />

<strong>della</strong> quantità di ingresso<br />

<strong>della</strong> radiazione solare sulla<br />

superficie. Ovvero agisce come<br />

un f<strong>il</strong>tro: le nubi basse, ossia i<br />

grandi cumuli, quando sono<br />

presenti tendono a raffreddare<br />

perché bloccano l’ingresso<br />

<strong>della</strong> radiazione solare; quando<br />

ci troviamo invece in presenza<br />

di nubi alte, come i cirri<br />

e gli stratocirri, che sono molto<br />

più sott<strong>il</strong>i, la quota di radiazione<br />

passa quasi interamente.<br />

La conseguenza in questo caso<br />

è di effetto serra, in quanto poi<br />

retro-riflettono la radiazione.<br />

Dunque, a seconda del tipo di<br />

nuvola, si hanno effetti climatici<br />

diversi, e quante più nuvole<br />

si formano, tanto più incidono<br />

sulla quota totale di radia-<br />

Incontro con<br />

<strong>il</strong> bioclimatologo<br />

Georgatis: “Sarà<br />

un primo passo<br />

importante per<br />

capire come <strong>il</strong><br />

cosmo influisce<br />

nella formazione<br />

delle nubi”<br />

Focus I ricercatori del Cern di Ginevra stanno lavorando al progetto Cloud, che per la prima<br />

zione entrata o<br />

retroriflessa.<br />

Dunque un<br />

aspetto importante<br />

è quella<br />

alla base <strong>della</strong><br />

formazione delle nuvole. Come<br />

avviene?<br />

Affinché si formi una nube si<br />

ha bisogno di tre elementi: ovviamente<br />

occorre <strong>il</strong> vapore, poi<br />

è necessario un abbassamento<br />

di temperatura che permetta<br />

la condensazione di questo<br />

vapore. Infine ce n’è un terzo,<br />

molto importante, senza del<br />

quale la condensazione non<br />

sarebbe possib<strong>il</strong>e: è <strong>il</strong> nucleo<br />

di condensazione, che può essere<br />

una qualunque cosa: una<br />

particella, uno ione carico, e<br />

soprattutto ciò che abbiamo<br />

molto presente in atmosfera,<br />

gli aerosol.<br />

E come incide, se incide, lo<br />

spazio nella formazione delle<br />

nuvole?<br />

Per via dei raggi cosmici, che<br />

sono particelle cariche che arrivano<br />

sulla Terra anche a livello<br />

galattico, dunque da altri<br />

sistemi solari, che impattano<br />

con ciò che è presente in atmosfera<br />

dando luogo a delle ionizzazioni<br />

che possono contribuire<br />

a formare aerosol, e quindi<br />

a dare vita alle nubi. Diciamo<br />

che in presenza di flussi di<br />

raggi cosmici dovremmo avere<br />

>>Scienza>><br />

un aumento di condensazione.<br />

Sotto l’espressione “raggi cosmici”<br />

si intende tutto, dalle<br />

radiazioni solari alle particelle<br />

provenienti da galassie<br />

remote?<br />

Sì, si intende ogni cosa: le particelle<br />

in questione sono generate<br />

da molti fenomeni,<br />

dall’esplosione di una supernova<br />

alle galassie più remote... tutto<br />

ciò che permea lo spazio può<br />

arrivare a noi. Ma è fondamentale<br />

sottolineare l’importanza<br />

dell’attività solare che, avendo<br />

al suo interno reazioni termonucleari<br />

come ogni stella,<br />

emette flussi di particelle conosciuti<br />

come vento solare. O anche<br />

le macchie solari, anch’esse<br />

legate all’attività magnetica del<br />

Sole e che hanno una variab<strong>il</strong>ità<br />

circa undecennale e modulano<br />

<strong>il</strong> campo magnetico solare e<br />

l’intensità del vento solare.<br />

Come agisce <strong>il</strong> vento solare<br />

sulla Terra?<br />

Attualmente è in studio un’ipotesi<br />

secondo la quale durante<br />

i periodi di forte vento solare,<br />

questo proteggerebbe la Terra<br />

dai raggi cosmici, andando<br />

di fatto a formare un guscio<br />

protettivo per deviare le particelle<br />

di provenienza galattica.<br />

Quindi, in presenza di un’attività<br />

solare di questo tipo, si<br />

potrebbero registrare temperature<br />

più elevate a causa del-<br />

la minore formazione di nubi.<br />

E c’è una corrispondenza?<br />

Per poter parlare di corrispondenza<br />

dovremmo avere un<br />

meccanismo di tipo statistico.<br />

Possiamo dire che una teoria<br />

di questo tipo potrebbe trovare<br />

qualche consonanza. Ma sono<br />

processi di conoscenza in<br />

divenire.<br />

Questo è anche uno dei risultati<br />

che <strong>il</strong> progetto Cloud<br />

si prefigge di raggiungere. In<br />

che modo?<br />

Il progetto Cloud è tecnicamente<br />

la creazione di una camera<br />

dove sia possib<strong>il</strong>e avere dei fasci<br />

di alta energia. Per questo si<br />

sta svolgendo al Cern, che è <strong>il</strong><br />

posto ideale in virtù delle tecnologie<br />

presenti: lì, usando un<br />

acceleratore di particelle, si<br />

vuole riscontrare la formazione<br />

di nuclei che in qualche modo<br />

diano poi origine alle nubi.<br />

A circa cinque anni dall’avvio<br />

dei lavori, si è avuto qualche<br />

riscontro?<br />

Sì, <strong>il</strong> progetto sta dando risultati<br />

che sembrano confermare<br />

questa possib<strong>il</strong>ità. Ma, ald<strong>il</strong>à<br />

<strong>della</strong> speculazione scientifica,<br />

se vogliamo trasferire <strong>il</strong> discorso<br />

a livello climatologico,<br />

è necessario ancora altro tempo,<br />

perché anche se stab<strong>il</strong>iamo<br />

che i raggi possano effettivamente<br />

dare un significati-<br />

vo contributo alla formazione<br />

delle nuvole, abbiamo ancora<br />

una conoscenza lacunosa<br />

per quanto riguarda le stesse<br />

nubi. C’è ancora tantissimo<br />

da studiare. Basti ricordare<br />

che fino a non molto tempo fa<br />

le osservazioni sulla formazione<br />

e sulle caratteristiche delle<br />

nubi erano offerte da un osservatore<br />

diretto, cioè un aviere<br />

che usciva e registrava su<br />

un brogliaccio ciò che vedeva<br />

ed esprimendo così un’analisi<br />

delle coperture. E prima ancora<br />

erano stati gli abati nei conventi<br />

a misurare tali fenomeni.<br />

Oggi abbiamo certamente più<br />

strumenti, ma la rete di osservazioni<br />

è diversa da continente<br />

a continente. Le nostre osservazioni<br />

sul clima sono buone<br />

in Europa e negli Stati Uniti,<br />

ma non altrove, per esempio in<br />

Africa. Da noi la distanza media<br />

delle stazioni meteorologiche<br />

è di dieci ch<strong>il</strong>ometri, in altre<br />

parti del mondo questa distanza<br />

varia anche per migliaia<br />

di ch<strong>il</strong>ometri. C’è omogeneità<br />

di protocolli, ma non di rete<br />

e, occorre dirlo, di soldi.<br />

Quindi <strong>il</strong> risultato del progetto<br />

Cloud sarà una base teorica<br />

per futuri spunti.<br />

Sarà di grande importanza fenomenologica,<br />

ovvero potrà<br />

dirci come funzionano le nubi.<br />

Ma da qui a darci una statistica,<br />

<strong>il</strong> passo sarà più lungo.

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