Scarica il quotidiano - Consorzio della Quarantina
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domenica 28 agosto 2011<br />
Agricoltura<br />
No lobby, no business<br />
La lezione <strong>della</strong> rete ligure<br />
F<br />
are rete per sopravvivere:<br />
è questo <strong>il</strong> principio guida<br />
del <strong>Consorzio</strong> <strong>della</strong> <strong>Quarantina</strong>,<br />
nato in Liguria agli<br />
inizi degli anni ’90. «La preistoria<br />
del <strong>Consorzio</strong> nasce una trentina<br />
d’anni fa, con una mia ricerca<br />
dell’82, quando avevo iniziato a<br />
ricercare nelle vallate interne del<br />
genovesato le qualità di frutta e<br />
verdura, di ortaggi che erano rimaste<br />
e si trovavano ancora nelle<br />
mani dei contadini». Inizia così<br />
Massimo Angelini, dopo anni di<br />
ricerca casa per casa, contadino<br />
per contadino scopre che molte<br />
delle varietà date per disperse<br />
non erano tali e che la montagna<br />
e gli stessi agricoltori possedeva-<br />
no molte più varietà di<br />
quanto supponessero.<br />
Una volta trovate <strong>il</strong><br />
problema era cosa farsene<br />
per fronteggiare<br />
la concorrenza. «La<br />
domanda che mi ponevo<br />
era: come si fa a fare<br />
economia sui monti in<br />
agricoltura quando si<br />
deve fronteggiare la competizione<br />
con la pianura e oggi magari anche<br />
con la Pannonia con la Polonia<br />
piuttosto che con la Bulgaria?<br />
La proposta che ho provato ad avviare<br />
con la gente, con la quale ho<br />
passato questi anni è stata facciamo<br />
una scommessa con le varietà<br />
locali, usiamole come piccolo motore<br />
economico per fare qualcosa<br />
sulla quale non si potesse fare<br />
competizione semplicemente<br />
perché gli altri non ce l’hanno ed è<br />
lì che è nata l’idea del consorzio».<br />
Ne è venuto fuori un consorzio<br />
che raccoglie tutte le varietà di<br />
montagna, quelle di ciclo corto<br />
che si seminano un po’ più tardi e<br />
si raccolgono un po’ prima. <strong>Quarantina</strong>,<br />
infatti significa corto.<br />
L’altra sfida, quella di commercializzarle<br />
senza istituti di marketing<br />
l’hanno vinta così: «Ci siamo detti<br />
troviamo <strong>il</strong> modo perché questo<br />
valore ricada sui produttori e nel<br />
territorio, senza mediazioni. Il che<br />
significa senza processi di certificazione,<br />
che presuppongono che<br />
io pago qualcuno perché dica che<br />
io dico la verità e in qualche modo<br />
presuppongono che se io non pago<br />
<strong>il</strong> certificatore, sono un bugiardo».<br />
Quindi, prosegue Angelini, «abbiamo<br />
incoraggiato i contadini<br />
a fare autocertificazione, a dire<br />
dall’inizio alla fine quello che<br />
fanno, come e quando seminano,<br />
cosa usano durante la coltura,<br />
come quando raccolgono,<br />
che concime hanno usato, che<br />
cosa c’era in quella coltivazione.<br />
Non importa che facciano<br />
biologico o meno, l’importante<br />
è che lo dicano». Il principio è:<br />
>>Green<br />
Agricoltura Autocertificazione e responsab<strong>il</strong>ità. Il network promosso dal <strong>Consorzio</strong> <strong>della</strong><br />
<strong>Quarantina</strong> tutela produttori e consumatori di molte specie vegetali che si credevano estinte<br />
Salvaguardia,<br />
tecnica, ricerca.<br />
Dove, in Italia,<br />
si impara<br />
un nuovo modo<br />
di guardare<br />
alla terra Una rete per riscoprire le varietà vegetali e una scuola sull’uso degli animali in azienda<br />
«da galantuomini diciamo quello<br />
che facciamo e facciamo quello<br />
che diciamo». In questo modo è<br />
stato possib<strong>il</strong>e creare una f<strong>il</strong>iera<br />
fondata sull’autocertificazione<br />
e sul controllo reciproco. Spiega<br />
Angelini: «Qui tutti si conoscono<br />
e si è creata una rete. In 15 anni<br />
è successo 2 volte che qualcuno<br />
abbia fatto delle scorrettezze, si<br />
è saputo e questa persona è stata<br />
Ogni anno frequentano i<br />
suoi corsi dalle 300 alle<br />
400 persone, non solo<br />
agricoltori ma anche<br />
cittadini che vogliono capirne<br />
di più e magari trovare lo spunto<br />
per cambiar vita. Il regno<br />
d’Ivo Bertaina si trova a Cissone,<br />
nel cuore delle Langhe, è qui<br />
che che guida <strong>il</strong> centro Agribio<br />
(www.agribio.it). I suoi genitori,<br />
agricoltori, avrebbero voluto<br />
che <strong>il</strong> figlio facesse qualsiasi<br />
cosa, tranne che <strong>il</strong> contadino.<br />
Lui ha fatto <strong>il</strong> musicista per<br />
vent’anni – è fisarmosicista -,<br />
poi non ha resistito ed è tornato<br />
alla terra, con un nuovo input,<br />
subito svergognata tutti quelli che<br />
lavorano sanno quanto ci vuole a<br />
farsi un bel nome e quanto poco<br />
ci vuole a distruggerlo».<br />
Il consorzio comprende 480 soci:<br />
60 produttori, 70 negozianti e ristoratori,<br />
circa 200 soci sostenitori,<br />
che sono appassionati d’orto<br />
o di mondo rurale e famiglie interessate<br />
a sostenere questo circuito.<br />
Sono tutti soci dello stesso organismo<br />
e questo genera un sorta di<br />
effetto “lobby”: i produttori infatti<br />
vendono solo ai loro soci, negozi<br />
e ristoranti compresi. In questo<br />
modo è possib<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire un prezzo<br />
che viene accettato. Spesso più<br />
alto che altrove, ma negozianti e<br />
ristoratori hanno tutto l’interesse<br />
anche a pagare un po’ di più, perché<br />
ne hanno un ottimo ritorno in<br />
immagine. Non solo. Entrare nella<br />
cooperativa non è fac<strong>il</strong>e, bisogna<br />
passare un accurato periodo di<br />
osservazione, e come tutte le cose<br />
diffic<strong>il</strong>i da ottenere, la possib<strong>il</strong>ità<br />
di associarsi è molto ambita<br />
«Molti ristoratori o negozianti<br />
aspettano diversi anni prima di<br />
entrare, li esaminiamo, li visitiamo<br />
diciamo che gliela facciamo un po’<br />
desiderare», conclude Angelini.<br />
Agribio In provincia di Cuneo un’associazione di formazione per <strong>il</strong> biologico e la biodinamica<br />
insegna come trovare l’equ<strong>il</strong>ibrio tra agricoltura e zootecnia: «L’animale è l’anima di una fattoria»<br />
La scuola di Cissone prende<br />
<strong>il</strong> terreno per le corna<br />
quello di rivitalizzare l’agricoltura<br />
in declino proponendosi<br />
come centro di formazione per<br />
la diffusione <strong>della</strong> biodinamica.<br />
Oggi ha 1.000 soci in Piemonte<br />
e strutture collegate in quasi<br />
tutta Italia.<br />
Cos’è Agribio?<br />
è un ente di formazione per<br />
l’agricoltura biologica e biodinamica,<br />
ma in particolare di<br />
biodinamica perché la ritengo<br />
più completa e moderna rispetto<br />
al biologico. La biodinamica<br />
parte dal presupposto che la<br />
terra sta invecchiando è malata<br />
e va guarita, mentre con <strong>il</strong><br />
biologico presuppone sempli-<br />
Pagine a cura di Donatella Pavan<br />
cemente che si possa coltivare<br />
come un tempo. Abbiamo un<br />
ufficio, un punto vendita e una<br />
piccola casa editrice.<br />
Come si svolgono i vostri corsi?<br />
C’è un corso che facciamo da<br />
9 anni, suddiviso, quest’anno,<br />
in 45 seminari settimanali di<br />
16 ore: si parte dalle basi, come<br />
l’allestimento dei preparati biodinamici<br />
e si arriva trattare<br />
singoli argomenti, come l’uso<br />
dell’omeopatia e degli animali<br />
in agricoltura.<br />
L’uso degli animali in agricoltura<br />
è centrale per creare la<br />
giusta sinergia tra regno animale<br />
e vegetale, ma la zoo-<br />
tecnia è in grossa crisi, le rese<br />
sempre minori e i costi sono<br />
sempre più alti: oggi la maggior<br />
parte delle aziende lavora<br />
senza animali. Nella biodinamica<br />
l’animale è l’anima <strong>della</strong><br />
fattoria, non a caso una volta<br />
l’azienda agricola misurava la<br />
sua ricchezza in base agli animali<br />
che possedeva, proprio<br />
perché fornivano nutrimento<br />
alla terra e la rendevano autonoma.<br />
Ora questo non si può<br />
più fare singolarmente ma ci si<br />
può organizzare in più aziende<br />
e collaborare. Non è detto che<br />
un’azienda abbia tutto ma lavorando<br />
insieme si può avere