Periodico di matematiche - Mathesis
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Aspettando Achille<br />
Carlo Toffalori<br />
1 La perpetua corsa <strong>di</strong> Achille e della tartaruga<br />
Un “gioiello . . . immortale”: così Borges definisce il paradosso <strong>di</strong> Zenone su<br />
Achille e la tartaruga. Dunque, anche se a riguardo <strong>di</strong> quell’antico argomento tutto<br />
sembra ormai detto e stradetto, è lecito sognare che esso nasconda ancora qualche<br />
riflesso inatteso o bagliore imprevisto. È a questa illusione che è de<strong>di</strong>cata questa nota:<br />
la quale tratta appunto del paradosso e ripete su <strong>di</strong> esso molte osservazioni arcinote,<br />
ma aspira pure ad aggiungere qualche postilla originale.<br />
Proce<strong>di</strong>amo comunque con or<strong>di</strong>ne. È infatti giusto ricordare anzitutto chi fu<br />
Zenone <strong>di</strong> Elea: filosofo del V secolo avanti Cristo, <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Parmenide, con<strong>di</strong>vise<br />
col maestro la teoria “monista” <strong>di</strong> un tutto univoco, immobile e in<strong>di</strong>viso. Venne inserito<br />
da Platone tra i protagonisti del <strong>di</strong>alogo de<strong>di</strong>cato appunto a Parmenide, dove fa da<br />
interlocutore a un giovane Socrate e viene descritto “<strong>di</strong> notevole statura e gradevole a<br />
vedersi”. A sostegno del suo credo e a critica dell’idea opposta <strong>di</strong> una realtà molteplice<br />
e mutevole, Zenone compose i suoi quattro paradossi, i quali, in verità, sono arrivati<br />
ai giorni nostri non <strong>di</strong>rettamente, ma tramite il filtro <strong>di</strong> Aristotele, che ce li riferisce<br />
nella Fisica. È lì infatti che leggiamo: “quattro sono gli argomenti <strong>di</strong> Zenone intorno<br />
al movimento che offrono <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> soluzione. Primo, quello sulla inesistenza del<br />
movimento, per la ragione che il mosso deve giungere prima alla metà che non al<br />
termine. Il secondo argomento <strong>di</strong> Zenone è quello chiamato <strong>di</strong> Achille. Ragiona che il<br />
più lento non sarà raggiunto dal più veloce perché l’inseguitore deve passare per il<br />
luogo che l’inseguito ha appena abbandonato, <strong>di</strong> modo che il più lento ha sempre un<br />
certo vantaggio”. Seguono gli altri due paradossi, quello della freccia e quello dello<br />
sta<strong>di</strong>o. Come si vede, il resoconto aristotelico è rapido e stringato, senza concessione<br />
alcuna a <strong>di</strong>gressioni aneddotiche e favolistiche: per esempio il piè veloce Achille<br />
è accennato solo <strong>di</strong> sfuggita e la tartaruga nemmeno nominata. Molti secoli dopo,<br />
Borges pare quasi rammaricarsene e in Metempsicosi della tartaruga si domanda chi<br />
fu l’antico poeta — forse lo stesso Zenone? — che arricchì l’argomento filosofico<br />
dei due personaggi “<strong>di</strong> un eroe e <strong>di</strong> una tartaruga”. Lo stesso Borges provvede nella<br />
stessa sede a riparare all’omissione aristotelica e a riproporci il paradosso, caricandolo<br />
<strong>di</strong> un minimo <strong>di</strong> tensione e <strong>di</strong> pathos.<br />
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