Periodico di matematiche - Mathesis
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46 <strong>Perio<strong>di</strong>co</strong> <strong>di</strong> <strong>matematiche</strong> 1/2011<br />
46 <strong>Perio<strong>di</strong>co</strong> <strong>di</strong> <strong>matematiche</strong> 1/2011<br />
non si fanno scoraggiare dall’intoppo, trovano facilmente una via d’uscita e prendono<br />
a pre<strong>di</strong>care che perfino il semplice abbozzo <strong>di</strong> un tentativo <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione al polo —<br />
un comodo viaggio verso la tappa interme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Londra, oppure, perché no?, una<br />
passeggiata domenicale nel parco o ad<strong>di</strong>rittura il solo anelito a compierlo — è già un<br />
passo decisivo verso la salvezza.<br />
Il paradosso <strong>di</strong> Kierkedgaard è citato da Borges in Altre <strong>di</strong>squisizioni, nel saggio<br />
de<strong>di</strong>cato a Kafka e i suoi precursori, dove ulteriori trasposizioni letterarie <strong>di</strong> Zenone,<br />
dovute per esempio a Léon Bloy e Lord Dunsany, sono citate e confrontate. Né<br />
l’elenco si esaurisce qui, altri autori si potrebbero aggiungere al proposito, come Carlo<br />
Emilio Gadda e la personalissima cronaca ch’egli re<strong>di</strong>ge della rincorsa <strong>di</strong> Achille nel<br />
Primo libro delle favole.<br />
Ma lo scrittore che più facilmente si accosta a Zenone è ovviamente Franz Kafka.<br />
Dice Borges sempre in Kafka e i suoi precursori, a proposito del paradosso della<br />
tartaruga, che “la forma <strong>di</strong> questo illustre problema è, esattamente, quella del Castello,<br />
e il mobile e la freccia e Achille sono i primi personaggi kafkiani della letteratura”. In<br />
effetti l’agrimensore K. — il protagonista del romanzo, il quale anela senza successo <strong>di</strong><br />
accedere al Castello che pure l’ha convocato — rivive gli stessi imbarazzi dell’antico<br />
“mobile” <strong>di</strong> Zenone, così come sibillini, criptici e inconcludenti sono i messaggi che<br />
dal Castello dovrebbero arrivargli e i latori che dovrebbero recapitarglieli. Il tema<br />
della lettera che non arriva, nell’ambasciatore che non sa <strong>di</strong>stricarsi dagli infiniti<br />
ostacoli che lo bloccano, compare del resto già nell’altro famoso racconto kafkiano<br />
dal titolo Il messaggio dell’imperatore, e viene anzi ripreso in Durante la costruzione<br />
della grande muraglia cinese dove anzi si congiunge a molteplici varianti dei vecchi<br />
paradossi, tant’è vero che Borges, nel suo Prologo de<strong>di</strong>cato a Kafka: la metamorfosi,<br />
ne compen<strong>di</strong>a il contenuto nel modo che segue:<br />
“per arrestare l’avvicinarsi <strong>di</strong> eserciti infinitamente lontani, un imperatore<br />
infinitamente remoto nel tempo e nello spazio comanda che infinite<br />
generazioni costruiscano una muraglia infinita che circoscriva il suo<br />
infinito impero”.<br />
Echi kafkiani <strong>di</strong> Zenone si colgono in Una confusione quoti<strong>di</strong>ana, dove due vicini si<br />
rincorrono inutilmente senza riuscire mai a incontrarsi; oppure nel Prossimo villaggio,<br />
dove si tratta il tempo smisurato e inaccessibile che si impone per raggiungere a cavallo<br />
il paese vicino; oppure, finalmente, in Davanti alla legge, racconto che viene ripreso<br />
e ampliato anche nel finale del Processo. In esso si immagina che il protagonista<br />
consumi l’intera vita seduto su uno sgabello, nell’inutile attesa <strong>di</strong> accedere appunto alla<br />
legge. In tutti questi casi gli antichi paradossi <strong>di</strong>ventano lo spunto per simboleggiare,<br />
più che l’impossibilità del movimento, il dramma umano dell’incomunicabilità e<br />
dell’esclusione, la ricerca angosciata e inconclusa <strong>di</strong> un senso della propria vita.<br />
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