Il Tabloid del festival Time in Jazz 2006

E’ un progetto perfettamente in tema
con questa edizione del festival, la
produzione originale del batterista
Paolo Vinaccia The recipe, di scena la
sera del 12 in Piazza del Popolo. Il
rapporto tra musica e gusto trova qui
infatti la sua espressione più tangibile:
sul palco, oltre allo stesso
Vinaccia, due musicisti, Arve
Henriksen alla tromba e Jan Bang ai
sampler, e due attori sardi, Jana
Angioy e Giampaolo Loddo, chiamati
a cucinare in diretta “sa cassola”, la
tipica zuppa di pesce di Cagliari e
dintorni. Diretti dal regista Enzo
Parodo, vestiranno i panni di una coppia
litigiosamente divisa su ingredienti
e dosi della ricetta (in inglese “the
recipe”, appunto) e faranno da contraltare
scenico alle sonorità prodotte
dai musicisti. Il copione prevede
un’articolazione in tre momenti,
ognuno scandito da una fase del lungo
dibattimento tra marito e moglie sulla
preparazione de “sa cassola”: dalla
scelta degli ingredienti, ai tempi e le
modalità di cottura, sino alla maniera
Paolo Vinaccia
più idonea per servire il gustoso piatto agli ospiti. Alla fine, la
zuppa di pesce dovrebbe andare in porto, consentendo a
Vinaccia e agli altri due musicisti di assaggiarla per primi alla
fine del concerto.
Paolo Vinaccia è un percussionista che da tempo lavora in
Norvegia; non a caso ha scelto per questo progetto altri due
musicisti in arrivo dalle stesse latitudini scandinave (Jan Bang è
nato a Denver, ma da tempo risiede nel paese nordico), reduci
I brindisi più noti della
lirica sono lo spunto tematico
de Il vino all’opera,
progetto speciale firmato
dal P.A.F. Trio, in programma
la sera del 12:
Paolo Fresu (tromba e flicorno),
Antonello Salis
(pianoforte e fisarmonica)
e Furio Di Castri (contrabbasso)
renderanno un giocoso
omaggio al nettare di
Bacco pescando dalle
pagine musicali scritte sul
tema da grandi classici
come Donizetti, Rossini,
Mascagni e Verdi, trovando
un degno complemento
visivo nelle immagini
create all’impronta dall’artista
Alex Pinna con la
sua tavoletta grafica.
Dopo avere suonato per
anni insieme in varie formazioni,
Paolo Fresu e
Furio di Castri iniziano a
suonare in duo nel 1990,
seguendo l'idea di esplorare
le relazioni tra musica
acustica ed elettronica
con due strumenti "fisici" come la tromba e il
contrabbasso, e attraverso un repertorio di
composizioni originali, standards e creazioni
estemporanee.
Il grande interesse cresciuto intorno a questo progetto
è testimoniato dalla produzione di cinque
cd, da centinaia di concerti in Italia, in Europa, in
Cina e Giappone, e dalla produzione di molti
lavori in contesti multimediali (danza, cinema,
teatro, video, arte contemporanea, ambiente).
Concepito come un progetto aperto, il duo si è
spesso aperto alla partecipazione di ospiti speciali
come musicisti, attori, mimi e danzatori. Tra le
collaborazioni più singnificative, quelle con il pianista
inglese John Taylor e con il norvegese Jon
Balke, con il percussionista svizzero Pierre Favre
sabato 12 agosto 2005
Paolo Vinaccia presenta “The receipe”, e sul palco compaiono pentole e fornelli
Zuppa di pesce in musica, ecco la ricetta
dal concerto che terranno in duo la sera prima a Ozieri.
Arve Henriksen è uno dei maggiori strumentisti norvegesi, maestro
della tromba e fine ricercatore di suoni. Professionista dal
1989, conta numerose e prestigiose collaborazioni in ambito jazzistico,
ma la sua ricerca musicale si è spinta oltre, in particolare
verso l’utilizzo di strumenti orientali, dal Giappone
all’Armenia, dall’Indonesia all’India, e verso la traslazione delle
loro tecniche e sonorità sulla sua tromba.
Quando il vino si
mette all’opera
Il P.A.F. trio e Alex Pinna brindano
ai grandi classici della lirica
Paf Trio (Raffaella Cavalieri Iguana Press)
e con il compianto Naco.
L'incontro con Antonello
Salis avviene nel 1995 e
segna l’inizio di una
nuova avventura musicale.
In poco più di un
anno i tre tengono una
lunga serie di concerti in
ambiti jazzistici con
qualche sconfinamento
lungo le frontiere con la
poesia, la danza e l'arte
contemporanea.
Emblematici di questa
direzione il cd-rom interattivo
su un’opera dello
scultore Flavio Piras (il
primo del genere mai
realizzato in Italia) e la
collaborazione al filmconcerto
Sonos e
Memoria. Nel 1998 la
Splasc(h) Records pubblica
un album registrato
dal vivo a Capodistria,
che testimonia l’altissima
caratura del trio,
sempre più apprezzato
anche oltre i confini
nazionali. Occorrrà
attendere sei anni per il bis: è nel 2004, infatti,
che la francese Label Bleu licenzia Morph, stavolta
inciso in studio. E si tratta di un dettaglio
non secondario per una formazione che soprattutto
dal vivo sa trovare i suoi migliori momenti
di interpaly e di intesa fra i suoi componenti,
come anche questa serata Berchiddese saprà certamente
dimostrare.
Jan Bang ha iniziato la carriera fondando
nel 1986 la Pan M Records,
con Erik Honoré, ma decisivo è
stato per lui l’incontro, nel 1997,
con Bugge Wesseltoft, grazie al
quale si è inserito nel mondo dell’improvvisazione
norvegese, lavorando
a fianco di musicisti della
levatura di Audun Kleive, Nils
Petter Molvaer e Sidsel Endresen.
La sua poliedricità musicale lo
porta nel mondo della musica classica,
dove collabora con diversi
musicisti, orchestre e cantanti lirici
(attualmente lavora ad un progetto
di remix di musica di Wagner).
Giampaolo Loddo è invece un artista
cagliaritano che il pubblico del
grande schermo ha potuto apprezzare
come attore nei film Pesi leggeri,
di Enrico Pau, e Ballo a tre
passi, di Salvatore Mereu. Classe
1930, nasce in realtà come chitarrista
e cantante, e alla musica è
legata infatti tanta parte di una carriera
artistica fatta di sale da ballo,
nigth, piazze di tutta la Sardegna e
qualche tournée fuori dall’Isola. L’altro versante è invece quello
votato alla scena come cabarettista, attore e autore di testi teatrali
(sua una divertente versione in salsa sarda dell’Iliade). Fa
parte da tempo della compagnia cagliaritana Teatro Studio,
diretta da Enzo Parodo, che pochi giorni fa ha debuttato con
Rimas de Casteddu, uno scorcio attraverso canti, poesie e racconti
sulla “cagliaritanità” più verace, la stessa del suo interprete
principale, Giampaolo Loddo.
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Furio Di Castri
un doveroso
omaggio al vino
Il contrabbassista spiega il
senso del “Vino all’Opera”
La vita di un musicista è come la vita di un viaggiatore.
Per ogni concerto dobbiamo macinare
centinaia o migliaia di chilometri - viaggi estenuanti
in ogni stagione e con i mezzi più disparati,
aerei, treni, automobili o pullman. In ogni paese
ci proiettiamo per poche ore in un nuovo universo
e l’immagine di un paesaggio, di un volto o di una
luce resterà impressa nella nostra memoria insieme
a quella del sapore di una sosta ristoratrice faticosamente
conquistata e di una buona bottiglia di
vino degustata come fosse ambrosia.
La memoria dei viaggi e dell’invenzione musicale
si mescola indissolubilmente con i ricordi
dei buoni sapori. E così i cieli cristallini e aperti
del sud della Francia in estate riaffioreranno
ad ogni sorso di Chateauneuf du Pape e il profilo
dei castelli delle Alpi in ogni bicchiere di
Blauburgunder - magari insieme a uno stufato
di cervo con la marmellata di ribes.
Per questo abbiamo pensato che l’idea di ricostruire
la storia del brindisi nell’opera fosse un
modo originale, un po’ trasversale forse, di
celebrare un doveroso tributo al vino, che
infonde così tanta forza ed energia alla nostra
vita errabonda. Lo vogliamo fare sotto forma di
un gioco divertente per ripercorrere l’origine
della comunicazione e dell’arte: infatti che
cosa potrebbe mai raccontare un musicista che
non apprezzi il senso della convivialità?
Furio di Castri